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Gli ex Testimoni si raccontano...

Ultimo Aggiornamento: 28/12/2011 20:31
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Varie testimonianze di ex-tdg riportate in un libro di Lorita Tinelli "Tecniche di persuasione tra i Testimoni di Geova"

Un'infanzia vissuta fra tanti divieti
(La storia di Sergio)

Sergio, 37 anni, primogenito di 4 fratelli, proviene da una famiglia in cui si professa la fede geovista.

Egli è un ragazzo di bell'aspetto e dallo sguardo vivace. Ha una buona dialettica e si mostra disponibilissimo al dialogo. L'intervista Si è svolta in una zona del negozio di sua proprietà adibita a studio. In esso Sergio ha disposto uno scaffale pieno dei Libri dei TdG, che utilizza durante le varie interviste che rilascia a interessati dell'argomento, per dimostrarne le incongruenze dottrinali.

Con tono di voce deciso racconta tutte le problematiche che un ragazzino deve affrontare vivendo in una condizione di emarginazione e di terrore, imposta da quel tipo di cultura religiosa.

Egli, sin da piccolo, impara a considerarsi diverso dagli altri bambini appartenenti al mondo e a stare lontano da essi. Si sente quasi un eletto perché appartenente alla pura Organizzazione di Dio, l'unica che si sarebbe salvata dopo la grande distruzione, che avrebbe coinvolto tutto il resto del mondo.

A rafforzare quest'area di segregazione e di paura contribuisce la lettura di un libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato, che suo padre propone ogni sera a Sergio e agli altri suoi fratelli, in cui sono espresse e illustrate in maniera dettagliata le varie forme di distruzione possibili.

Tale bagaglio segna il normale sviluppo del bambino che si vede circondato da compagni di scuola che presto saranno annientati, come carne da macello. Ricorda, perciò, la sua infanzia, stretto nella morsa dei vari obblighi e divieti. Deve frequentare tutte le adunanze, limitando al massimo i segni di irrequietezza per evitare possibili punizioni; deve partecipare all'attività di predicazione nelle ore libere: «La domenica mattina... forse l’unico giorno che bisognava essere un po’ più liberi, alle sei e mezzo arrivava mio padre che ci faceva vestire per portarci con lui in predicazione».

Come ogni altro bambino TdG, non può giocare a scacchi o a dama, considerati giochi militareschi, non può collezionare francobolli per evitare di poter considerare idoli i personaggi stampati su di essi, non può partecipare a gare scolastiche; non può essere eletto capoclasse né può leggere un Topolino. Non può mangiare una torta preparata per un compleanno e a tal proposito ricorda un episodio in cui, avendone accettato un pezzo offerto dalla nonna, Sergio e i suoi fratelli furono costretti dal padre a vomitarla.

Ma la voglia di trasgredire alle regole è tanta. Sergio, infatti, racconta che insieme al fratello e con la complicità di un amichetto, anche lui TdG, un giorno partecipa ad una gara sportiva fra classi scolastiche. Quando il padre viene a conoscenza dell'inganno subito si reca immediatamente a scuola, prendendo i suoi figli per le orecchie e portandoli fuori dal campo. I due ragazzi provano una profonda umiliazione per quell'atto e guardano, invece, con invidia ai loro compagni che hanno genitori fieri delle loro capacità sportive. Purtroppo, però, bisogna adeguarsi a quelle regole imposte da quel Dio, una specie di Molok assetato di sangue, pronto lì a distruggere tutto e tutti.

All’istruzione scolastica, considerata un emendamento di Satana, Sergio non dà tanta importanza e termina le scuole dell’obbligo in maniera superficiale, tanto... la cosa più importante è imparare a leggere e a scrivere per poter far carriera all'interno dell'Organizzazione. «Mia mamma mi vedeva già con la "borsa" e quando parlava con le altre Testimoni di Geova, presentava i suoi figli come probabili Pionieri».

Le varie disposizioni della Società compromettono anche la nascita di spontanee amicizie all'interno dello stesso gruppo religioso, specie con persone dell'altro sesso. Sergio sostiene che all’interno dell'Organizzazione ognuno è il delatore dell'altro, cioè ognuno è la potenziale spia dell'altro.

All'età di 16-17 anni vive il periodo della grande spasmodica attesa della fine del mondo profetizzata per il 1975. «I Testimoni di Geova - ricorda - erano convintissimi che nell'ottobre del ‘75 dovesse avvenire la fine del mondo e io mi trovavo proprio di fronte a queste stranezze». Tutti fanno provviste e disegnano delle mappe con i luoghi in cui potersi riparare durante la grande distruzione.

Passato quell'anno, però improvvisamente, come se nulla fosse accaduto, la Società Watch Tower si rimangiò tutto, dicendo che molto probabilmente Dio aveva ritardato il tempo per amore del genere umano. Leggendo un Annuario della Società apprende che anche nel 1914 e nel 1925 i Testimoni hanno profetizzato la fine del mondo. Nonostante la sua giovane età Sergio rimane perplesso davanti a questi cambiamenti.

Il suo carattere reattivo lo porta sempre più a mal sopportare i vari divieti imposti nel gruppo. Giunto all'età di 18 anni si trova ad affrontare il dilemma se prestare o meno il servizio militare. Nonostante il parere contrario dell'Organizzazione, Sergio indossa la divisa e da quel momento viene scomunicato da TdG.

Ritorna a casa solo dopo essersi congedato, «Perché era inutile - sostiene - andare in licenza, avrei creato solo problemi a casa». Ormai è considerato una preda di Satana e per ovviare al clima teso creatosi in casa, Sergio comincia a rientrare tardi, a volte sparisce per intere settimane. I suoi genitori non mostrano alcun interesse per le sue uscite. Dopo un periodo di netto sbandamento gli torna l'interesse per la religione. Per circa un anno così frequenta i Mormoni. Questa esperienza è ricordata come molto veloce, e nata da un desiderio di chiarezza.

Fra i Mormoni gli vengono, infatti, delucidati alcuni punti ma Sergio considera la loro dottrina una favola. Ha 22-23 anni quando abbandona i Mormoni e con essi ogni interesse per una ulteriore ricerca. Nel frattempo si sposa e per 6-7 anni si dedica esclusivamente al lavoro fino a diventare ateo.

Dopo aver raggiunto un po’ di tranquillità interiore, incontrando un suo amico, che sta diventando TdG, comincia a notare dall'esterno i cambiamenti che si vanno verificando in lui. Questi comincia ad evitarlo per strada, a non salutarlo più e alla richiesta di spiegazioni da parte di Sergio del suo nuovo atteggiamento risponde che non gli è permesso mantenere relazioni con fuorusciti. «Io mi chiedevo - afferma Sergio - come si poteva rompere, come un relé, accendere e spegnere la luce, un rapporto di amicizia che era durato tanto tempo. Eravamo veramente amici, ci vedevamo tutti i giorni, parlavamo, poi improvvisamente, come un interruttore, si era chiuso tutto».

Attraverso un cammino catecumenale, durato 4-5 anni, giunge a battezzarsi secondo il rito cattolico. Sostiene che la ricerca è stata lenta e opportunamente oculata, e la scelta di aderire alla Chiesa Cattolica non è stata dettata dall'emozione. «Adesso - conclude - sono molto rilassato, sono un cattolico praticante, ma non fanatico» e guarda al suo passato come se si fosse trattato di un sogno.

Concludendo, Sergio sostiene di non essersi mai adeguato al sistema di credenze dei TdG, racconta di aver vissuto la sua esperienza di Testimone come qualcosa di imposto, più che dettata da un'esigenza interiore.


I Testimoni di Geova mi hanno ingannato
(La Storia di Umberto)

Umberto è un uomo di cultura superiore, infatti è laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche. Ha 57 anni è sposato e ha 4 figli Insegna Diritto Costituzionale a livello universitario ed esercita la professione di procuratore legale.

Il suo racconto è contrassegnato da un atteggiamento marcatamente oppositivo nei confronti dei TdG, dai quali sente di essere stato circuito per 10 anni.

Sua moglie, per prima, ha dei contatti con una coppia di TdG e intraprende uno studio biblico con loro. Subito Umberto rileva dei cambiamenti nel suo comportamento. L'unico interesse della moglie diventa lo studio delle riviste dei TdG. Ella, alla luce delle nuove conoscenze, considera le dottrine della Chiesa Cattolica infedeli. Nel frattempo cerca di convincere suo marito sulla veridicità di ciò che apprende: gli fa trovare ovunque le riviste della Società, invita qualcuno a casa con cui egli possa avere dei colloqui, ecc.

Inizialmente Umberto appare indifferente alle richieste della moglie e giudica con noncuranza i TdG, «li ritenevo un po’ inferiori alla mia cultura » riferisce. Gradualmente la situazione in casa diventa insostenibile e i contrasti, fra marito e moglie, violenti, tanto che si comincia a parlare di separazione.

Uno dei figli, preoccupato dell'evolversi delle cose, consiglia Umberto di esaminare attentamente quella religione prima di prendere rigide posizioni di cui potrebbe pentirsi. Così Umberto si decide ad approfondire le dottrine propostegli da sua moglie: comincia a frequentare le adunanze nella Sala del Regno, dove viene accolto con grande ospitalità e intraprende uno studio biblico. «A casa alternativamente venivano persone che loro ritenevano di una certa cultura, un certo grado di istruzione per poter cucinarmi bene»

Nonostante non riesca ad accettare appieno tutti i dettami della Società («Mi ricordo benissimo che sulla questione del sangue, sulla trasfusione del sangue sono stato molto tempo»), nell'87-88, insieme a sua moglie, decide di battezzarsi. Il battesimo avviene dopo 6 anni circa dal loro primo incontro con i TdG, «perché secondo loro non avevamo idoneità a battezzarci subito... un po’ perché facevamo tardi alle adunanze e un po’ perché io non ero molto zelante nella predicazione... ». Esso rappresenta una grandissima delusione in quanto appare più simile a un giuramento di fedeltà all'Organizzazione piuttosto che a un atto puramente spirituale.

L'adesione alla fede dei TdG comporta delle scelte da compiere. I rapporti con le persone del mondo, specie con i parenti, diventano disastrosi,, in quanto con loro non possono essere più condivisi i vari festeggiamenti. Dal podio in Sala è continuamente ripetuta la frase «Noi siamo diversi» e tale diversità viene puntualizzata anche con il tipico modo di vestirsi dei Testimoni di Geova: borsa, cravatta...

I rapporti sociali, perciò, si rarefanno ed egli riferisce di essersi sentito, per tutto quel periodo, ghettizzato. Evita accuratamente di leggere letteratura non geovista, e nel frattempo si sbarazza di alcuni oggetti, simboli della falsa religione, che possiede: un icona, medaglie, una collanina con la croce, ecc. Evita, inoltre, di assistere o partecipare a competizioni sportive, pur avendo una passione per il calcio.

Malgrado tutto Umberto non riesce a realizzare la pace in famiglia, infatti i rapporti con i figli diventano burrascosi, in quanto questi ultimi non hanno nessun interesse a divenire TdG. «Veniva in Sala soltanto la ragazza che ancora oggi è rimasta, che aveva appena 9 anni» afferma con amarezza.

I primi dubbi che l'hanno portato poi a decidere di fuoriuscire dal gruppo, sorgono in seguito a una banalità. Un suo amico gli chiede come mai egli non risponde agli auguri che gli ha fatto. Non potendo dare una risposta, perché non scritta da nessuna parte, né riuscendo a trovare una giustificazione plausibile, comincia a informarsi presso gli anziani della Congregazione. Per la prima volta comincia a porsi delle domande sugli aspetti organizzativi e giuridici della Società Watch Tower. Scopre l'esistenza di uno Statuto dei TdG. Afferma: «Chi è associato ha personalità giuridica quindi il CD [Consiglio Direttivo] ha l’obbligo di far conoscere lo Statuto agli associati; così uno lo legge e vede che ricalca fedelmente un'associazione di tipo società per azioni, dove c'è il bilancio, c'è l'approvazione del bilancio, ci sono soci aderenti e soci effettivi, il patrimonio. E in me incominciarono questi dubbi, per cui uno capisce che è stato strumentalizzato sotto questo aspetto, e che in effetti è stato circuito e turlupinato».

Comincia a rendersi conto inoltre della incompatibilità tra la legislazione vigente e quanto dettato dal CD: «Ciò che insegnavo era in contrasto con ciò che facevo, c'era un contrasto stridente con quello che insegnavo. Molte volte mi interrogavo se effettivamente ero diventato cattivo docente; insegnavo qualcosa di ipocrita, insomma, dicevo qualcosa che invece non mettevo in pratica. L'articolo 48 parla del voto...e io non andavo a votare... L'articolo 31 parla dei trattamenti sanitari...e invece non dovevo fare emotrasfusioni».

Successivamente, insieme alla moglie, scopre una serie di infedeltà bibliche con gli occhi non più velati, di cattive traduzioni e interpretazioni delle scritture effettuate dal CD. Un giorno, durante un'adunanza, Umberto riprende un Anziano dal podio che ha denominato spazzatura tutti i non appartenenti al gruppo dei TdG: «Non ti azzardare più di dire... che quelli del mondo sono spazzatura... quando io ho dei figli che non sono dei testimoni di Geova che non sono spazzatura... non ti autorizzo a dire più una cosa del genere».

In seguito a questo episodio, ed avendo saputo delle ricerche Umberto sta facendo sul gruppo, gli Anziani cominciano a pressarlo, e per punizione gli impediscono di partecipare alla preghiera che si tiene durante le adunanze. Piano piano Umberto e sua moglie diradano la frequentazione della Sala, fino a non andarci più.

Così due Anziani vanno a trovarli in casa per chiedere spiegazioni del loro comportamento. Umberto si sente insultato dall’atteggiamento dei due Anziani, che egli ritiene ironico. Sentendosi sotto interrogatorio, per reazione pretende egli stesso dagli Anziani delle spiegazioni sulle incongruenze che ha scoperto. «Dissi: "Voi dovete rispondere ai miei perché... io ho tanti dubbi, rispondetemi...". "Prendiamo il libro RAGIONIAMO [Ragioniamo facendo uso delle scrittura, Italia 1990] “ e io dissi: "No: il libro RAGIONIAMO non lo potete prendere, perché mi dovete rispondere con la Bibbia... con la Bibbia mi avete detto che... bisognava studiare... e con la Bibbia mi dovete rispondere... io vi faccio delle domande e voi delle risposte sulla Bibbia". Siccome non potevano darmi delle risposte sulla Bibbia... non c'erano queste cose... allora ritennero... di andare via».

Subito dopo, sapendo che comunque presto sarebbero stati espulsi da] gruppo, Umberto e sua moglie spediscono una lettera di dissociazione dal gruppo. Uno degli Anziani più importanti cerca di convincerlo a tornare nel gruppo (dato che Umberto comunque occupa una posizione di prestigio nella società), mostrandosi disposto addirittura ad espellere dal gruppo l'eventuale Anziano che l'ha irretito. Egli rifiuta drasticamente l'invito «Dissi "Vuoi colpire un qualcuno... invece io colpirò la vostra organizzazione…". Quando vennero gli anziani mi pregarono: "Non dire niente in giro...". Io risposi: "Da oggi in poi combatterò, fra virgolette, non veramente con le armi, combatterò... contro la vostra Organizzazione"».

Al momento dell'uscita dal gruppo rimane colpito dal senso di libertà provato da sua figlia di dieci anni. «La mia bambina quando siamo usciti di lì... ha detto: "Papà, finalmente adesso sono una vera bambina... adesso mi sento veramente libera!...". Una bambina che ti dice una cosa del genere... è come qualcosa... che ti senti talmente male… per aver strumentalizzato anche una bambina».

Il rientro nella Chiesa Cattolica è avvenuto immediatamente e spontaneamente. Oggi si chiede come abbia fatto a non accorgersi, durante la sua appartenenza al gruppo, delle tante menzogne promulgate dal CD: «Allora io mi chiedo: "Com'è possibile che uno sta... in quella associazione... e non riesce a vedere la verità... che invece vede quello che esce?..." Allora devo capire e arguire che cosa?... che sono stato circuito, turlupinato all'inizio... con un bombardamento psicologico... con delle notizie che mi venivano sempre propinate con un plagio sottilissimo, è come se uno si mettesse degli occhiali oscuri e non vede più nulla. Poi quando si esce... si sente come se ci si è scrollato di dosso un qualcosa».

Ripensando alla sua esperienza Umberto riferisce di non esser mai stato un vero TdG, non essendo riuscito mai del tutto ad adeguarsi alle regole, «per esempio quando si faceva rapporto di servizio non sapevo nemmeno quante ore facevo al mese».

L'unico rammarico è rappresentato dall'aver ancora una figlia all’interno del gruppo dei Testimoni di Geova che non ha alcun interesse ad abbandonarlo.


Testimoni di Geova?... Una grande delusione
(La storia di Irene)

Irene ha 48 anni. È coniugata e ha tre figli, due maschi e una ragazza. Si presenta come una persona molto curata nell'aspetto, con modi raffinati e particolarmente eleganti.

Nonostante il suo basso grado di scolarizzazione possiede un linguaggio preciso e ricco.

Nell'ambito della sua famiglia Irene è stata la prima ad aver avuto i contatti con i TdG. Ella al momento del primo contatto era immigrata da qualche tempo, insieme a suo marito, per lavoro, in una città del nord. Aveva, inoltre, perso da poco due figli gemelli e il suo lavoro di casalinga lontana da parenti e amici, rimasti nel suo paese d'origine, non permetteva alcuna distrazione dal tragico accaduto.

Nel 1971 due TdG bussano alla porta di casa ed ella, scambiandoli per rappresentanti della Chiesa Cattolica li fa accomodare. «All’epoca – sostiene - erano proprio sconosciuti». Essi le offrono una copia della Bibbia e un libro da loro redatto e la invitano ad andare nel loro luogo di culto.

Irene racconta l'accaduto a suo marito, appena rientrato, il quale appare contrariato e reagisce con decisione. «Lui mi disse: “Si tratta di un'altra religione", quindi mi buttò il libro e la Bibbia».

In seguito, nel 1973 i TdG ritornano a predicare nel suo palazzo e bussano nuovamente alla sua porta. Irene si offre ancora una volta disponibile al dialogo e acquista addirittura da loro un libro Il grande insegnante, per poter leggere qualche storiella di Gesù al suo bambino di tre anni. Non appena sanno che lei ha perso due gemelli, i TdG le propongono il messaggio della risurrezione per l'instaurazione del paradiso terrestre e, quindi, inducono in lei un sentimento di speranza di poter rivedere i suoi figli nel paradiso terrestre. «La cosa mi risultò molto nuova, ma nello stesso tempo molto gradita - afferma Irene - perché per una mamma che perde un figlio, sapere che un giorno lo potrà rivedere e crescerlo, è una cosa molto allettante». il messaggio ricevuto ha la funzione di guarire il suo dolore e il suo senso di solitudine.

Infine, i TdG le propongono di continuare successivamente la conversazione attraverso uno studio biblico. Durante l'incontro seguente viene nuovamente discusso il tema della risurrezione. Le viene fatto notare un versetto della Apocalisse in cui si parla del prossimo annullamento della morte. Quindi incominciò un addestramento martellante riguardo alla morte e alla risurrezione. Inizialmente Irene nasconde questi suoi incontri a suo marito, in seguito, quando viene nuovamente invitata ad andare in Sala, è costretta a renderlo partecipe delle sue decisioni. «Prima ho dovuto bisticciare tantissimo con mio marito» afferma Irene, egli infatti pensava che la Sala corrispondesse a una «sala da ballo», un luogo di divertimento, più che di preghiera. «Poi mi presi il bambino e andai».

La speranza di poter finalmente rivedere i propri figli morti anima a tal punto Irene facendole raggiungere un'aggressività, in stridente contrasto con la manifesta dolcezza del suo carattere, nei confronti di suo marito che si opponeva alla continuazione di questa esperienza. Da quel momento comincia uno studio biblico vero e proprio che la porta dopo cinque mesi a dedicarsi completamente a quella Organizzazione attraverso il rito del battesimo. «Mi battezzai in Val d'Aosta nel marzo del ‘74 e in quella occasione lì venne anche mio marito, e da quel momento in poi anche lui fu colpito dalle Scritture che venivano citate e dai ragionamenti che venivano fatti, era tutto concorde...».

Irene si convince presto che deve adempiere al suo compito di predicazione: «Mi dissero: "Se tu ami Dio, come noi abbiamo avuto la pazienza e la buona volontà di venire a trasmetterti questo messaggio per amore verso il prossimo, anche tu devi fare quest’opera che d'altronde è l’opera che Cristo ha fatto!"».

Sostiene che nei venti anni di adesione al gruppo, nella sua famiglia non si sono verificati notevoli cambiamenti: «Non avevamo vizi di nessun tipo, eravamo prima una famiglia tranquilla, cattolica osservante e praticante, da Testimoni eravamo persone tranquille, osservanti e praticanti...».

'L'inizio del distacco dai TdG suo e della sua famiglia avviene quando suo figlio, ormai maggiorenne, comincia ad approfondire gli studi sul gruppo per chiarirsi i suoi dubbi. Egli convince Irene a leggere, comincia a leggere il libro I tempi dei Gentili; la profezia senza fine dei Testimoni di Geova [Aut., Jonsson C. Olof, Ed. Dehoniane, 1989] contenente studi approfonditi sull’autenticità delle date storiche proposte dai TdG. Nota così una serie di incongruenze: «Parlando di questo libro, mi ha fatto notare che c’erano molte cose che non erano d'accordo con la Torre di Guardia... e personalmente ho visto che era così... anche con riferimenti alla storia della caduta di Gerusalemme sulla cui data c'è una differenza di 20 anni…Come mai la storia attesta una data, mentre la Torre di Guardia attesta un'altra?… Allora se hanno sbagliato... hanno sbagliato gli storici tutti gli studiosi? Come mai solo la Torre di Guardia mette quella data? Possibile che solo la Torre di Guardia che esiste solo da 120 anni è veramente ispirata da Dio? E tutti quegli altri che sono venuti prima, possibile che di Dio non avevano niente?... Cioè tu, quando sei lì, non rifletti... ti presentano l'informazione e tu l'accetti per quella che è, per buona... però soltanto dopo ti accorgi, perché rifletti, guardi, perché studi…incominci a dire: “Allora qui c'è stata una burla bella e buona».

Le reazioni emotive che accompagnano la sua fuoriuscita dal gruppo sono tremende. Attraversa un periodo di profonda crisi, in quanto tutto il suo mondo per venti anni è stato rappresentato da quel gruppo, a cui si è dedicata anima e corpo, riducendo l'attenzione i suoi figli e allontanandosi dai suoi parenti, con i quali non aveva più affinità religiosa: «La crisi da superare è grande, perché lì non si tratta semplicemente della rabbia interiore, di essere stati presi in giro per 20 anni... lì si tratta anche di dire: "Ho dato tutte le mie risorse, tutto il mio tempo... tolto l'affetto ai miei figli; ho tolto l'affetto alla mia famiglia... ho staccato con molti parenti, perché non avevamo più le stesse inclinazioni o gli stessi pensieri religiosi... perché non festeggi più con loro quindi sei completamente fuori rotta"».

All'improvviso si ritrova sola, disprezzata e abbandonata da tutti i suoi ex fratelli di fede: «Per la Torre di Guardia, per i suoi componenti sei una persona proprio da scansare sotto tutti gli aspetti, sei morta. Addirittura una signora a cui io facevo lo studio [studio biblico] e che abita nel mio palazzo, quando per caso capitava che ci incontravamo sotto il portone, scappava... andava da un'altra parte del marciapiede, quindi attraversava uno spartitraffico di 10 metri... per non dover camminare insieme a me sullo stesso marciapiede».

Il ritorno nella Chiesa Cattolica è stato lento, in quanto non riesce a liberarsi facilmente dall'immagine negativa che le è stata inculcata per anni: «Per me era come loro ci avevano insegnato, che la Chiesa è satanica... quindi la prima volta che mi sono affacciata ne sono immediatamente uscita, perché il lavaggio del cervello era in atto ancora...».

Infine i suoi figli hanno manifestato l'intenzione di aderire a tutti gli effetti alla Chiesa Cattolica e così c'è stato il rientro in essa di tutta la famiglia. Oggi Irene appare tranquilla e serena. È felice che la sua famiglia sia rimasta ancora unita, al contrario di molte altre che nel passaggio da una religione all'altra spesso si disgregano. Le rimane un unico cruccio, quello di aver vissuto un'esperienza deludente.


L'altra faccia della medaglia dei Testimoni di Geova
(La storia di Alfonso)

Alfonso, un uomo di mezza età, nato e cresciuto in un paese del Sud, si è trasferito poi al Nord per motivi di lavoro. È sposato con Irene e ha tre figli.

Egli ha una cultura elementare e ha un modo di esprimersi modo simile a quello utilizzato dagli oratori nelle Sale del Regno (struttura della frase, intercalari, tonalità della voce). Ciò evidenzia la sua lunga carriera di oratore nell'ambito del gruppo dei TdG. Ha fatto parte dei TdG per circa vent'anni ricoprendo incarichi importanti all'interno dell'Organizzazione: «Fu proprio questo - sostiene - che mi ha permesso di vedere l'altra faccia della medaglia geovista».

Racconta che sua moglie ebbe i primi contatti con i TdG e con loro intraprese uno studio biblico che la portò subito al battesimo. Provenendo da famiglia di tradizione cattolica si oppose energicamente al cammino di fede intrapreso dalla moglie. «Arrivai al punto di dire a mia moglie: "Scegli me o Geova!"' » sostiene con tono di voce deciso.

Nel tentativo di portar fuori la moglie da quel gruppo si reca da un sacerdote, da un mormone, dagli evangelisti e presso altri gruppi religiosi per avere delucidazioni circa questa nuova fede. Non riceve però alcuna risposta soddisfacente. Segue, comunque, con scetticismo la moglie che deve battezzarsi durante un'Assemblea in Val d'Aosta. «Mi farò una gita in montagna invece di ascoltare loro» pensa.

Viene, però, colpito dall'amore, dalla fratellanza, dal calore e dalla giustizia che esiste tra loro e da alcuni passi della Bibbia che essi citano nel loro discorso pubblico. Rimane, inoltre, coinvolto dall'analogo messaggio di risurrezione proposto a sua moglie, inizialmente. Anch’egli, quindi, vede nell'adesione al culto la possibilità di far fronte al dolore causato dalla perdita dei suoi due figli.

Anch'egli intraprende lo studio, ma il suo scopo è quello di mettere per un po’ in difficoltà i TdG e poi tirar fuori la moglie. Le dottrine che man mano apprende, gli fanno modificare i suoi piani: «Mi avevano detto che presto ci sarebbe stato il Regno di Dio, avrebbe spazzato via tutti i governi della terra, che avrebbe eliminato 'tutta la malvagità che c'era sulla terra, che le malattie le avrebbe spazzate via, che si doveva vivere sempre nel paradiso terrestre».

Undici mesi dopo aver iniziato Io studio anche Alfonso è pronto al battesimo. Impiega sempre più tempo nella lettura della Bibbia e soprattutto nell'opera di proselitismo, per questo viene nominato Servitore di Ministero e dopo cinque anni diviene Anziano di Congregazione. Ricopre il ruolo anche di Sorvegliante di Servizio, Sorvegliante della Scuola di Ministero Teocratico, di oratore pubblico, Ministro di libro. Per una persona che ha un basso grado di scolarizzazione, questo potrebbe rappresentare un grande stimolo, in quanto appaga il desiderio di occupare un ruolo importante.

Occupare certi incarichi di responsabilità, inoltre, gli permette di conoscere meglio il tipo di organizzazione di cui fa parte. Nel suo lungo monologo comunica spesso amarezza per le infelici vicende cui ha assistito e che lo hanno coinvolto in prima persona. Racconta, infatti alcuni episodi che gli hanno confermato che quella dei TdG non è I'Organizzazione pura per eccellenza. Ricorda, per esempio, che una volta fu scoperta una relazione che durava da cinque mesi fra un Anziano di Congregazione e una ragazza di diciotto anni. Fu costituito un Comitato Giudiziario allo scopo di giudicare entrambi per quella condotta immorale, ma i due si pentirono e invece dì essere dissociati, secondo le regole geoviste, furono solo disciplinati.

Per un uomo come Alfonso, che ama la giustizia e che ha aderito al movimento proprio perché ritiene che si fondi su tale principio, questa soluzione rappresenta un vero e proprio smacco. Egli sostiene: «Secondo me erano da cacciare fuori dall’Organizzazione, primo perché lui era un Anziano di Congregazione, quindi per la responsabilità o per quello che rappresentava nella Congregazione, poi perché era un fatto che durava da cinque mesi».

Un altro avvenimento che l'ha turbato profondamente riguarda la posizione che la sua congregazione ha adottato nei confronti di una donna di trentuno anni, madre di tre figli, abbandonata dal marito TdG, sfrattata dal padrone di casa, anche lui Testimone, e in condizioni economiche disagevoli. «Siccome questa donna - racconta Alfonso - non aveva la possibilità, proprio a motivo del problema che si era creato nella sua famiglia, di andare a predicare regolarmente come fanno tutti i Testimoni di Geova, di venire alle nostre adunanze regolarmente, secondo gli altri anziani questa donna non era una donna "spirituale" perciò non fu aiutata».

Un altro episodio che ha messo in crisi Alfonso si è verificato quando fu interpellato da un Comitato Speciale di Servizio per indagare su un suo amico accusato di presunta apostasia: «Ricevetti una telefonata da un Sorvegliante di circoscrizione che mi disse che desiderava parlarmi. Io pensavo che mi voleva assegnare una parte in un assemblea, gli dissi di parlarmene per telefono, mi disse che non poteva, quindi indicò una Congregazione di un paese vicino Torino, dove andai il giorno dopo per un appuntamento. A mia insaputa mi trovai davanti tre uomini, tre capi geovisti; erano un Sorvegliante di distretto e due Sorveglianti di circoscrizione. A un certo punto incominciarono a interrogarmi, quindi era un Comitato Speciale di Servizio preparato dalla sede centrale di Roma dove si cercava di indagare sulla vita privata di un uomo che aveva militato 41 anni nei TdG. Quest'uomo era accusato di presunta apostasia; qualcuno potrà chiedersi, perché hanno chiamato te? Ecco spiegherò anche questo motivo! Ci conoscevamo proprio da oltre 22 anni con questa persona. Mio figlio, il grande, frequentava la casa di quest 'uomo anche perché era amico dei suoi figli… quindi si dovevano servire di me per indagare sulla vita privata di questa persona. A questo punto dissi loro che sarebbe stato saggio, secondo le Scritture in Matteo, capitolo 7: “Se hai qualcosa verso tuo fratello, chiama tuo fratello e chiarisci la questione", e non servirsi di me per indagare sulla vita privata di questa persona. A questo punto si alzò in piedi con arroganza...il Sorvegliante di distretto e mi disse queste parole: “Fratello… controllati, le domande le facciamo noi; sei davanti all'organizzazione e quindi essendo tu un Anziano devi collaborare". Mi lasciarono inorridito perché non sapevo che cosa dire. La discussione finì dopo un’ora e un quarto circa. Mi tempestarono di domande ed al termine fui invitato da loro a frequentare la casa di questa persona... così da ascoltare i suoi ragionamenti; cosa faceva, cosa non faceva... se arrivavano altri Testimoni a casa sua, quali erano i ragionamenti e poi riferirlo a loro e mi dissero anche di non parlare con nessuno... neanche con gli altri Anziani, questa era una cosa privata... fra me e loro.»

Rimane molto turbato da questo incontro, sia perché ritiene non cristiano il metodo di indagine impostogli dai Sorveglianti, sia per la grande stima che nutre nei confronti della persona indagata. Così il giorno dopo, disubbidendo per la prima volta all'organizzazione, anziché indagare a sua insaputa avvisa il suo amico di quello che stava succedendo alle sue spalle: «Gli dissi "Guarda che alle tue spalle stanno tramando... un Comitato Giudiziario... che ti accusa di presunta apostasia"». L'amico, sentitosi tradito ed umiliato dall'Organizzazione, decide, a sua volta, di dissociarsi. Quest'ultimo avvenimento gli fa prendere la decisione di dimettersi come Anziano e lo fa pubblicamente in Sala. La cosa provoca scompiglio nell'ambito dell'intera Congregazione, in quanto secondo le norme geoviste le dimissioni si danno per iscritto e accentarle o meno è a discrezione del Corpo degli altri Anziani. Questi ultimi allora si vendicano di quell'atto incolpando il suo primogenito di condotta dissoluta e presunta apostasia per aver continuato a frequentare la casa dell'amico dissociato.

Durante la successiva adunanza, a cui ormai Alfonso non partecipa, egli e suo figlio vengono pubblicamente denigrati e ritenuti figli del diavolo. Alfonso invia una lettera di denuncia dei comportamenti scorretti degli Anziani a cui aveva assistito alla sede centrale di Roma dei TdG. Così padre e figlio vengono richiamati e sottoposti a tre udienze di tre ore e mezzo l'una, gestite da un Comitato di Servizio indetto dalla Congregazione centrale di Roma. Durante le udienze riescono a dimostrare la loro innocenza. A questo punto Alfonso pretende pubbliche scuse da parte dell’Anziano che pubblicamente l'aveva denigrato: «Questo comitato obbligò il Corpo degli Anziani della Congregazione dove io servivo da Anziano, a fare le scuse in privato... Fecero le scuse in privato, ma io intendevo avere le scuse in pubblico... perché fui denigrato sia io che mio figlio pubblicamente e, pubblicamente, volevo le mie scuse. Mi avevano detto che dovevano scrivere a Roma... e chiedere se dovevano fare le scuse o meno... la mia risposta fu: “Però quando avete denigrato non avete preso nessun permesso da Roma se potevate farlo o no". Così avendo visto che i testimoni di Geova e l'organizzazione usano due pesi e due misure diversi abbandonai tutte le attività spirituali».

Ormai sempre più deluso dal gruppo, comincia ad approfondire l'aspetto dottrinale dei TdG: legge un libro, Crisi di coscienza di Raymond Franz, quindi conosce alcune persone abbastanza preparate sull'argomento, che gli fanno notare una serie di idiosincrasie nella dottrina. «Ora è chiaro che tutti i dogma geovisti sono antibiblici; cioè in contrasto con le Sacre Scritture» sostiene.

È per questo che decide definitivamente di dissociarsi, insieme sua famiglia. Abbandonare dopo circa venti anni quel gruppo non è stato facile. Ha dovuto rinunciare alle amicizie che si è creato nel corso degli anni. Con dispiacere ripensa a quello a cui ha dovuto rinunciare per seguire questa fede: «Ho perso dei lavori validi proprio per mandare avanti l’opera che mi ero prefissato di fare, convinto che tutto quello che facevo lo facevo per Dio. Oggi mi sono reso conto che non ho servito Dio, ma ho servito la Società Watch Tower di Brooklyn».


Oggi seguo la religione scritta nei cuori
(La storia di David)

David ha venticinque armi. È primogenito di tre fratelli. Suo padre è un operaio e sua madre casalinga. Pur avendo raggiunto una posizione economica indipendente vive ancora in famiglia. Ha capelli lunghi quasi a puntualizzare il suo distacco dalle regole geoviste. Presenta un buon livello di intelligenza e sensibilità, elementi che gli hanno permesso il recupero della propria autonomia. Attraverso il racconto riesce a delineare con molta tranquillità il suo personale vissuto. Riferisce di essere stato introdotto nel gruppo dei TdG all'età di tre anni, periodo in cui i suoi genitori hanno preso la decisione di abbracciare quella fede. Man mano che cresce sorgono in lui i primi dubbi su alcuni punti della dottrina geovista che però David ricaccia pensando siano dovuti alla poca applicazione, da parte sua, allo studio della Bibbia. «Era proprio un blocco psicologico» riferisce.

All'età di quindici anni decide di battezzarsi e perciò dedicarsi completamente al servizio di Geova. Sostiene: «Tutti i miei amici erano diventati Testimoni di Geova, quindi era chiaro che anch’io dovevo seguire quella strada lì».

Giunto all'età della leva chiede di svolgere il «servizio sostitutivo di affidamento in prova» che in pratica è uguale e identico al servizio civile, solo che si passa dal carcere, in conformità ai principi che segue. «Ciò non mi ha creato problemi psicologici - riferisce David perché ci credevo!». Ma in quell'occasione ha la possibilità di confrontare alcuni punti della Costituzione italiana con i dettami del suo credo, notando delle incongruenze: «Essendo stato collaboratore del sindaco del Comune di L. sono stato a contatto anche con certe leggi; ed essendo l’unico Testimone appunto che era nel Comune... mi sono occupato anche di sbrigare delle faccende di altri miei colleghi Testimoni di Geova. Sono venuto a conoscenza di specifiche leggi e allora cominciavo a vedere Mah! in questo caso noi ci comportiamo così, ma la legge direbbe in quest'altro modo!... e allora visto che le cose che avevo visto non andavano bene, ma più di una, e collegandole a precedenti punti interrogativi che avevo mi sono reso conto che fosse il caso di approfondire un attimo».

Decide così, terminato il militare, che sia giunto il momento di approfondire tutti gli «interrogativi» che lo assillano. David investe buona parte delle sue energie nel tentativo di affrontare tali problematiche, ma viene ostacolato da alcuni dirigenti locali: «Ho cominciato a studiare un po’ più profondamente quelli che erano i testi delle Sacre Scritture, con l'ausilio addirittura degli scritti originali, dal greco. Quando io ho fatto questo l’ho fatto sinceramente, non perché volevo creare contrasti all'interno della Società Watch Tower, ma semplicemente perché avevo i miei dubbi e volevo fare quello che dice la Società Watch Tower: "Accertatevi di ogni cosa per poter arrivare a dare una risposta”. Eh! quando alcuni dirigenti locali sono venuti a sapere che io facevo questo studio comparativo con il greco mi hanno scoraggiato in maniera anche energica... "Come ti permetti tu di studiare?”. "Come, come ti permetti? Uno studio!... mica voglio arrivare... voglio vedere!". "Eh! Ma lo fa già la Società!". "D'accordo io... non lo metto in dubbio che lo faccia la Società.. in questo momento voi avete dei libri che vi possono garantire sul lavoro che ha fatto la Società. Se ce l'avete anche in mano... datemeli, perché è una cosa che mi serve subito". "No, non possiamo!". "E allora io faccio questo, tanto se è uguale, io arriverò alle stesse conclusioni a cui è arrivata la Società WatchTower"».

Lo studio prosegue. Il primo dubbio da risolvere riguarda la sua personale « chiamata da parte di Dio per poter diffondere la Sua parola. Analizzando prime parole della lettera dell'apostolo Paolo ai Romani nota il termine «separato» che dal greco significa «appartato da Dio» per un compito specifico. A quel punto David si chiede se egli sia stato scelto direttamente da Dio per questa missione, e giunge ad una risposta negativa.

Altro dubbio: leggendo una dichiarazione del Corpo Direttivo, scopre che essi si definiscono non ispirati e che perciò interpretano le Scritture grazie allo studio e alla preghiera. «Allora mi sono fatto questa domanda... Cerchi di interpretare come? Mi dici che non sei ispirato, quindi vuoI dire che quello che esce fuori proviene dal tuo studio personale, quindi ha gli stessi errori che potrei fare io... e quindi ha l’influenza di quello che è l’uomo, di conseguenza il messaggio che mi dà un Testimone di Geova sulla Bibbia è un messaggio umano, non è messaggio che viene da Dio. Se questo messaggio che viene da Dio, in realtà non viene da Dio e io stesso non sono stato chiamato da Dio per dire questo messaggio... è inutile che io vada a suonare i campanelli. Questo mi ha messo proprio in forte contrasto con l’ideologia principale dei Testimoni di Geova.»

Inoltre comprende che la natura del messaggio proposto da un TdG è in netto contrasto con quello proposto dai primi apostoli. «Mentre i primi apostoli predicavano la morte e la risurrezione di Gesù, i Testimoni di Geova predicano che questo mondo dovrà finire e che sarà sostituito dal regno di Dio».

Un'ulteriore indagine ha riguardato la cronologia sostenuta dai testimoni, che risulta falsata in molti punti. « Mi son chiesto, ma vediamo un po’ da dove le vanno a prendere le date cui fanno riferimento? E noto incoerenze storiche perché essi partono dall'anno della distruzione di Gerusalemme, nel periodo neo-babilonese, che loro stabiliscono nel 607 avanti Era Volgare o avanti Cristo. Io scopro che questa data non è segnata in nessuno dei libri di storia, ma l'evento risale a 20 anni più tardi. Tra l'altro facendo poi delle ricerche sulla stessa Bibbia dei Testimoni di Geova io arrivo a una data approssimativamente uguale e identica a quella dei libri di storia. Quindi, dico, qui c’è un errore voluto perché se io arrivo alla stessa conclusione cui arriva qualsiasi libro di storia con la documentazione dei Testimoni di Geova vuoI dire che quell'errore che fanno è voluto perché ci potrebbero arrivare benissimo anche loro, visto che stanno dalla mattina alla sera a leggere le Scritture».

Tali scoperte gli fanno prendere la decisione di allontanarsi dai TdG: «E sono stato per due anni circa a fare la mia vita normale - sostiene David, - andavo con gli amici, lavoravo». La situazione si fa tesa in casa, però, in quanto il padre di David è un Anziano TdG e riceve continuamente pressioni dal resto del Corpo degli Anziani per indagare sul comportamento poco spirituale di suo figlio.

David viene sottoposto a un Comitato Giudiziario e infine dichiarato innocente dalle accuse che gli sono state mosse. «È uno scontro che prima o poi devi fare. Io da questo scontro sono uscito innocente ed è stata una vittoria, perché le famose tecniche psicologiche io le ho provate di persona. Volevano per forza togliermi dalla bocca che io la pensavo diversamente. Effettivamente era vero, solo che non avendone fatta parola con alcuno non vedevo perché dovevo dire loro quello che erano i miei pensieri. I miei pensieri rimangono i miei pensieri! Il Comitato Giudiziario non avendo più nessun appiglio per cui accusarmi si è attaccato al fatto che avevamo scritto con mio padre due lettere alla Società Watch Tower ma avevamo usato delle macchine da scrivere diverse. Allora cominciarono a chiedermi: "Chi è che ti ha dato la prima macchina da scrivere?... Chi è che ti ha dato la seconda?..." poi se io ero dattilografo... perché avevano notato che nello stendere la linea c'erano dei modi diversi di usare la macchina. "Ma che cosa c'entra questo?" vuoi sapere il modello della macchina? Una è una macchina... una Olivetti che è reperibile in 350 uffici della USL oppure nell'ufficio del comune, oppure in due milioni di case degli italiani... Non so, vogliamo fare questo discorso? Cioè ho dovuto smontarli in questo modo: semplicemente avevo finito l’inchiostro e abbiamo usato un'altra macchina. Che problema c’è? Cioè capisci? si arriva poi sul ridicolo».

Col tempo si rende conto di non avere nulla in comune con i TdG: «Se quello che faccio non ha niente a che vedere con quello che dicono loro, in più il mio pensiero era completamente diverso, allora basta! Almeno sono libero anche di fare quello che più mi piace. Avevo degli amici che erano usciti dal gruppo, io dovevo fare attenzione a non farmi vedere con loro perché ciò poteva essere motivo di espulsione... e allora ho detto è assurdo che devo guardarmi davanti e di dietro, chi c'è, chi non c’è, chi posso frequentare... Ma io frequento chi voglio! Però a questo punto preferisco chiudere con voi e non avere più niente a che fare!». Quindi decide di dissociarsi.

Nel frattempo anche la situazione in casa si appiana, in quanto il resto della famiglia si rende conto di tutte le infedeltà dottrinali apprese.

David sostiene che negli anni in cui è stato TdG ha vissuto in modo tranquillo, quasi una «doppia vita», dividendosi cioè fra gli schematismi proposti dal suo gruppo religioso e la libertà che offriva «il mondo», ricevendo di tanto in tanto richiami a rispettare una certa linea di condotta da parte dei dirigenti locali. Grazie al suo carattere «flessibile» non ha risentito della «diversità» con i ragazzi esterni all'Organizzazione.

L'esperienza vissuta, pur non avendogli provocato « troppi traumi, l'ha portato ad allontanarsi da ogni tipo di organizzazione religiosa. «Ritengo che comunque una qualsiasi struttura ha anche quella minima parte che è dell'uomo».

Prova dispiacere per aver perso, oggi, la maggior parte delle amicizie createsi negli anni in cui frequentava il gruppo dei TdG: «Il fatto che avessi una compagnia di cui il 90% adesso non mi guarda neanche più in faccia, neanche se sono per terra che sto morendo, fa male».

In compenso David si sente oggi vicino a tutti coloro che seguono la linea universale, che non ha bisogno di regole scritte, perché è quella del cuore!


Fra i Testimoni si rinuncia alla propria personalità
(La storia di Aldo)

Aldo è un giovane di trentadue anni. Primogenito di quattro fratelli, vive ancora con sua madre, rimasta vedova quando egli era ancora piccolo. Ha conseguito, frequentando una scuola serale, il diploma di Perito Industriale e nel frattempo ha lavorato in qualità di impiegato.

Quando aveva circa un anno sua madre è diventata TdG, coinvolgendo gradualmente la sua famiglia acquisita e quella d'origine. «Quindi ci siamo trovati una famiglia di praticamente quasi cinquanta persone, Testimoni di Geova» riferisce Aldo. L'adesione a quella religione è avvenuta per via del tutto naturale. Ha imparato ad andare subito in predicazione con la mamma, che lo porta mano a mano. Poi è uscito con i cugini: «Sai c’era la gara a chi faceva meglio!»

A diciotto anni giunge al battesimo. « È stata una cosa emotiva - racconta - spinta dai cugini anche perché poi chi si battezza in qualche maniera ha qualche vantaggio anche a conoscere gente, ragazze...».

Il battesimo è una pubblica dedicazione a Geova, perciò con esso aumentano le sue responsabilità verso l'Organizzazione. «Prima senza battesimo potevi anche non uscire in servizio - sostiene Aldo - col battesimo poi devi fare il rapportino a fine mese e devi segnare il servizio, per cui devi rendere conto, in qualche maniera, non puoi né deluderti né deludere...».

La sua esperienza di Testimone di Geova è vissuta anche con forti sensi di colpa per le sue eventuali mancanze. «Là ti spingono a studiare, a leggere, e quando magari qualche volta capita che non ti va o che non riesci per il lavoro, perché sei stanco o semplicemente perché non ti va, allora c’è questo sentimento di colpa »

Essere TdG, inoltre, comporta tante rinunce. Una fra tutte e la più importante per Aldo, riguarda il non poter avere esperienze sessuali. Un altro problema è quello di non poter frequentare la gente del mondo invidiata da Aldo per la libertà d'azione che possiede. Questo comando non scritto lo costringe a frequentare solo TdG. «Il tuo mondo circola solo lì all’interno » sostiene.

Aldo riferisce che nell'ambito dell'Organizzazione non è possibile dissentire su alcun principio. Non esistono decisioni individuali, il gruppo ti carica nel farti scegliere le soluzioni giuste per la Società. Questo porta ad un appiattimento della personalità: «Chi entra in quella religione è costretto a non usare la sua mente, per cui deve necessariamente dire sempre sì, e quindi ciò costituisce una rinuncia alla propria personalità».

Le perplessità di Aldo si moltiplicano e si rafforzano fino a sfociare in una crisi depressiva: «Lì incominciai a pesare le cose per quelle che sono, per cui incominciai a pensare... anche al suicidio. Io sono attaccato alla vita, per cui l'unica maniera per continuare a vivere e continuare ad essere me stesso... era quello di uscire fuori».

Così, intorno ai 24-25 anni, gradualmente comincia a non essere più un TdG attivo. Per il suo atteggiamento riceve una reprensione pubblica, per cui viene considerato additato come un individuo da non frequentare dal resto del gruppo. Sostiene di non avere ancora ufficializzato la sua fuoruscita attraverso una lettera di dissociazione perché teme di ritrovarsi tutta la sua famiglia contro. «Già adesso ci sono parenti che mi evitano... » sostiene. Proprio per evitare che la sua famiglia venga a conoscenza dei suoi sentimenti, accetta di essere intervistato in un angolino di un parco, dall'altra parte della città rispetto al suo luogo di abitazione. Entrare a far parte del mondo non è stato facile per Aldo. «In certi periodi - riferisce - sono stato proprio solo e sono uscito da solo.» Gradualmente si è formato delle amicizie.

Oggi sostiene che il rapporto che prima aveva con Dio e che sentiva eccessivo, si è spezzato. «Ho proprio messo da parte il discorso «Dio», «religione», se c’è... se non c’è e che vuole da me, perché in ogni caso io ho staccato. Questa situazione non mi appagava realmente, per cui adesso non mi interessa perché non mi dà nulla.


Ho appartenuto per 15 anni ad una «Società» truffaldina
(La storia di Filippo)

Filippo ha 64 anni. Prima di divenire pensionato ha svolto un mestiere artigianale. Proviene da una famiglia abbastanza numerosa, composta da 8 persone. Si è sposato e dal suo matrimonio sono nati 5 figli. Attualmente è divorziato.

Ha conseguito il Diploma di scuola media inferiore e oggi è iscritto all'Istituto Superiore della Cultura Cristiana allo scopo di approfondire la religione cattolica. Mostra con certo orgoglio il suo libretto su cui sono registrati gli ottimi voti dei suoi esami.

In un lungo monologo e con tono spesso concitato racconta di aver conosciuto i TdG negli anni '54-'55, mentre svolgevano il loro giro di predicazione. «Mi parlarono per la prima volta della Bibbia» riferisce.

Filippo sin da bambino si sente attratto verso Dio e desidererebbe essere tutt'uno con Lui. È un attivo e forte cattolico, ma ricorda che a quei tempi non era così facile parlare di Bibbia con un prete. Questa mancanza di stimoli e di riscontri lo porta comunque a partecipare a tutte le Messe, ma sostiene: «Vuoto entravo, vuoto ne uscivo. La parola di Dio non aveva accesso in me».

Il messaggio dell'imminente fine del mondo, invece, proposto dai TdG, lo coinvolge al punto da fargli decidere di aderire a quel gruppo. «Comunque a quell'età, 24 anni circa, si fanno degli sbagli ed io feci lo sbaglio di entrare nei Testimoni di Geova» si giustifica oggi Filippo. La reazione della sua famiglia non fu buona: sua madre subì un colpo forte, i suoi 5 fratelli sostennero che quella religione fosse un «trucco» e suo padre, avendo vissuto per qualche anno proprio a Brooklyn, conosceva queste persone e sapeva che erano solo degli affaristi che approfittavano dell’ignoranza della gente.

Filippo, nonostante tutto, persiste nella sua decisione. Si battezza («Feci il bagno con i Testimoni di Geova» afferma ridendo) e nel '56 sposa una ragazza, anche lei Testimone. Inizialmente la vita va avanti normalmente. Nell'ambito del gruppo diviene Pioniere. Dopo un mese di matrimonio, però, mentre svolge il suo servizio di campo gli sorgono i primi dubbi. «Ebbi una specie di illuminazione - sostiene Filippo - un giorno, mentre ero in predicazione, in preda allo sconforto, mi sedetti su una panchina e chiesi a me stesso: che cosa sto facendo? Io sto vendendo solo carte! Non so chi sono quete persone, non conosco i loro proponimenti né il loro passato!"». Smette, così, di fare il Pioniere, ma continua a rimanere TdG, ricoprendo anche il ruolo di Servitore di Circoscrizione. I dubbi aumentano, ma gli altri Anziani cercano di dissolverli accusandolo di fermarsi troppo a guardare il passato: «Quando ero Servitore di circoscrizione cercavo di avere qualche notizia sul passato loro, cioè questi da quando esistono? Qual è il loro statuto? Qual è il loro fine? Chi sono i capi? O i dirigenti? Tutte le volte che facevo queste domande, a cui loro non potevano dare una risposta, mi veniva detto che ero uno non voleva guardare avanti, che ero simile alla moglie di Lot....che guardò indietro e divenne una statua di sale. I cristiani dovevano guardare avanti; dicevano, non dietro».

I dubbi di Filippo restano irrisolti, così egli comincia a dedicarsi esclusivamente al suo lavoro e alla sua famiglia, non frequentando più le adunanze. Decide che nella sua casa non avrebbe condotto nessun tipo di «studio biblico familiare» e contrariamente agli altri TdG permette ai suoi figli di proseguire negli studi secolari.

Questi ultimi, però, continuano a ricevere l'influenza religiosa da parte della mamma e degli altri parenti TdG. L'Organizzazione lo tiene sotto controllo, fino a dissociarlo in occasione di un litigio che Filippo ha con la moglie di un Sorvegliante: «L'ultima lite che ho fatto fu con la moglie di un Sorvegliante di Circoscrizione che mi disse: “Tu credi che verrà la fine del mondo?" “Sì, ci credo!". "E in che modo? - disse lei - se tu possiedi questo appartamento... quell'altro... quel suolo?" "Ci credo come ci crede la Società Watch Tower, che dice agli altri di vendere perché domani deve venire la fine del mondo, e lei compera. Io lavoro e alla Torre di Guardia non do niente! Lavoro, mando i miei figli a scuola e con quel che guadagno, se posso, compero... Proprio come fa la Torre di Guardia!... Io credo come crede la Torre di Guardia!... Non come dice la Torre di Guardia!».

In Sala viene ufficialmente accusato di non adempiere alle regole del gruppo. Intanto fra i suoi fratelli di fede si vocifera che sia stato disassociato per aver commesso delle immoralità: «Quando ti disassociano non è che tu ne esci in modo pulito. Di me si è sparsa la voce che avevo approfittato di una ragazza, fatto che non esiste perché c’è stato un processo che ha attestato il contrario... perché i veri malfattori hanno avuto 10 anni di carcere».

Dopo la sua espulsione dal gruppo Filippo cerca di spiegare ai propri figli come stanno le cose fra i TdG, scatenando furiose liti in famiglia. La situazione in casa degenera giorno dopo giorno, fino a che, seguendo le disposizioni dell'Organizzazione, sua moglie chiede il divorzio.

Oggi Filippo non ha più alcun contatto né con sua moglie né con i suoi figli. Sostiene che fra i Testimoni di Geova l'affetto paterno o materno viene stroncato quando c'è di mezzo un fuoriuscito. «Il Testimone di Geova è una pianta senza radici – sostiene - non ha né padre né madre, né patria né chiesa. Niente! Niente! Niente! Allo Stato dice che è ambasciatore di un regno diverso.. non è vero! Dallo Stato loro vogliono soltanto l’8 per mille, ma non vogliono però votare, non vogliono fare il militare, perché questo significa servire Io Stato...lo Stato allora deve soltanto dare».


Ho pagato con la perdita della salute la mia adesione ai TdG
(La storia di Raffaele)

Raffaele è un giovane trentacinquenne, non sposato. È figlio unico e vive ancora con i suoi genitori. Ha conseguito una laurea in Lettere ed una in Filosofia, ma attualmente non esercita alcun tipo di professione.

Ha fatto parte dei TdG per 10 anni ricoprendo il ruolo di Proclamatore. Rivisita in un lungo monologo, interrotto da molti scarichi analogici, i momenti essenziali della propria esperienza come TdG, evidenziando quei dati che, secondo lui, gli hanno provocato il disagio che vive attualmente.

All'età di 15 anni conosce un simpatico signore di circa 65 anni che abita nel quartiere in cui Raffaele gioca a pallone con i suoi amici. Questo signore, TdG, suscita il suo interesse per tre motivi:

Innanzitutto gli si rivolge dandogli del «lei» nonostante la sua giovane età;

Gli mostra il nome di Dio sulla Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, sostenendo che tutte le altre Bibbie lo sostituiscono con il termine Signore;

Gli assicura, per ultimo, che mentre della Chiesa Cattolica fanno parte anche i cristiani non puri, fra i TdG ciò non accade. «A noi non sfugge niente! » disse.

Raffaele viene invitato a frequentare la Sala del Regno. Riesce ad andarci qualche volta, ma subito suo padre glielo impedisce. Quell'ordine, quella precisione, quel particolare modo di accogliere gli estranei, proprio dei TdG però, fanno breccia nel cuore di un giovane abituato a un certo rigore.

Dopo qualche tempo ha l'occasione di riparlare con un TdG e ritorna a frequentare le adunanze. Nuovamente viene colpito dalla premurosa accoglienza che i TdG gli mostrano. «Tutti mi salutavano e avevano premura nei miei confronti e per un figlio unico, cresciuto con una solitudine accentuata, era veramente tanto» riferisce.

Vivere in questo clima ovattato gli procura inizialmente molta soddisfazione. «Tutto cominciò ad andare per il verso giusto, a scuola prima avevo problemi un po’ con alcune materie, quando ero Testimone di Geova tutto andò bene. Ero più allegro anche in casa e i miei genitori notarono questo cambiamento - sostiene Raffaele -. Una volta testimone di Geova diventai letteralmente, non lo dico in senso negativo in questo caso, una pecora... nel senso di Buon giorno! Buona sera! Che posso fare? Che cosa non posso fare? Ero veramente responsabile in questo senso... Cioè mi avevano messo in riga senza che io me n’ero accorto, ma io lo volevo, questa è la cosa più importante... io lo volevo, volevo essere messo in riga, non nel senso di ordine, volevo stare in un posto dove finalmente ci si riunisce per parlare solo ed esclusivamente di Dio. Non ne potevo più di ciò che vedevo io all'epoca in giro. Volevo stare veramente con gente che diceva di conoscere la Bibbia, la conosceva e l'applicava».

In occasione dell'inaugurazione di una Sala del Regno riesce a convincere suo padre ad accompagnarlo, promettendogli che se quell'ambiente non fosse stato di suo gradimento non lo avrebbe più frequentato. Da quel giorno anche suo padre comincia a frequentare le adunanze dei TdG e giunge al battesimo due anni dopo di Raffaele.

Finalmente Raffaele sente di aver raggiunto ciò che desidera: ordine, silenzio e tranquillità. Ma questo clima idilliaco viene sconvolto quando comincia a rendersi conto che la vita fra i TdG non è sempre perfetta. Assiste infatti ad una bega fra alcuni anziani della Congregazione di cui fa parte. Quindi quel mondo così tranquillo possedeva un tarlo.

Successivamente nota che quei modi calorosi propri dei TdG nella fase di accoglienza, si trasformano in un atteggiamento di rifiuto per chi se ne va: «È un sintomo di lieve fastidio o angoscia, a che cosa mi riferisco?…Al fatto di non poter salutare gente disassociata. Cominciai per la prima volta a notare che cosa si provava guardando una persona con cui parlavi e hai parlato fino a un giorno prima, e che non potevi salutare, in base alla Scrittura della 2° lettera di Giovanni che diceva che chiunque va avanti e non porta l'insegnamento che ha ricevuto non deve meritare più il saluto. Ecco quel sorriso che diventava rifiuto mentale della persona che se ne andava».

Tali piccole crisi vengono superate perché è ancora forte la convinzione di far parte dell'unica, vera, santa e approvata Organizzazione di Dio.

Dovendo trovare una valvola di sfogo a tutte le imposizioni del gruppo, comincia a comportarsi in modo reattivo: «Il mio comportamento cominciò a farsi esuberante, perché chiaramente io potevo paragonarmi ad una pentola a pressione che non veniva mai aperta. Cominciai a questo punto a sfogarmi in un'altra direzione, cominciai ad esempio a difendere, nel senso che andavano capiti, i drogati, gli omosessuali, gli infelici. Finché parlavi di infelici, al limite potevi essere capito, quando parlavi di drogati e di omosessuali i Testimoni di Geova si scatenavano. C'era un odio feroce, un odio puro, specialmente contro quest’ultima categoria».

Ma il timore di abbandonare l'Organizzazione di Dio, che offre tutto ciò di cui un uomo ha bisogno, e di ritrovarsi nuovamente sperduto e solo, gli fa ancora chiudere gli occhi e accettare tutto incondizionatamente. In conformità con i principi di neutralità proposti dalla Società Watch Tower decide di non svolgere il servizio militare e di andare, invece, in carcere.

Durante il periodo di reclusione ha modo di riflettere sulla sua vita sue scelte. All'uscita dal carcere, tronca la relazione instaurata in precedenza con una ragazza TdG subendone un trauma. Qualcosa comincia a cambiare in Raffaele. Si sente sempre più stretto nella morsa delle regole. Vive un rapporto tormentato con un Dio sempre presente e pronto a punire tutti i trasgressori.

Dopo un diverbio con gli Anziani della sua Congregazione, perché Raffaele aveva preso le difese di un omosessuale, viene processato e infine espulso. «Dissi: Sentite, se non dà fastidio possiamo tenerlo nella Sala, non è battezzato... comunque può venire! Purtroppo lo difesi a spada tratta, e loro rivoltarono la matassa e dissero: “Chi difende queste persone è come loro!...". A quel punto io per dispetto risposi: “E se lo fossi, che vi interessa?". Non potevo rispondere così!... Non dovevo permettervi di rispondere una cosa del genere. Loro presero la palla al balzo...e letteralmente fui umiliato, fui trattato come un perfetto imbecille… ma che dico imbecille? Non esistevo più, tutte le volte che tentavo di parlare… ”Qui non siamo all'Università!... Qui non siamo ad una conferenza stampa... Qui siamo davanti all'Organizzazione!.. O tu rispondi in base a quello che sai o tutto ciò che dici noi non lo teniamo minimamente in considerazione!"

Attraversa un periodo estremamente critico, una generica sofferenza lo imprigiona e lo ostacola nella conduzione della sua quotidianità. Sviluppa, quindi, un quadro di marca nevrotica con sintomi ossessivo-compulsivi. «Cominciavo per esempio a uscire sempre col piede sinistro - riferisce - poi se dovevo toccare una cosa la toccavo 6-7 volte. Non salivo sul tram numero 17». Vive una situazione di disagio e di sofferenza che lo porta a eccedere nell'uso dell'alcool.

Ricorda le parole continuamente ripetute in Sala («Dove andrete fuori di qua?») e sprofonda nei sensi di colpa per aver abbandonato quella organizzazione. «Dal punto di vista spirituale ero solo, solo e diverse volte ho pensato al suicidio» sostiene Raffaele.

Si allontana per un po’ dalla religione diventando ateo fino a quando, nel '91 ricomincia a frequentare il gruppo su invito della Congregazione: «Io stavo rientrando di nuovo nel ‘91. In quell'anno fui invitato di nuovo perché il CD pubblicò una circolare interna e anche pubblica in cui si diceva che i fuoriusciti che non avevano parlato male dei Testimoni di Geova potevano essere reintegrati. Chi parla è chiamato apostata. I Testimoni di Geova ce l'hanno con gli apostati... sono quelli che scoprono le loro magagne bibliche... e loro non permettono di parlare. Difatti l'imposizione di non parlare è un trucco vero e proprio, perché è un sistema di difesa... Loro non permettono che qualcuno possa scalfire sia pur di poco la loro parola».

Nello stesso periodo acquista un libro in cui venivano menzionati i passi biblici falsificati dalla Società Watch Tower. Quando Raffaele si rende conto che molti passi biblici erano stati effettivamente modificati, decide definitivamente di allontanarsi dai TdG: « Quando mi accorsi che i passi erano cambiati, opportunamente cambiati, ebbi come un'illuminazione... dissi Dio, a chi mi sono dato io? Scoprirlo mi fece stare ancora più male». Dopo qualche tempo Raffaele è entrato nella Chiesa Cattolica.

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Mauro


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