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L'illusione dell'ateismo

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2012 23:07
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19/03/2012 19:51
 
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Probabilmente avevo già aperto un thread con questo titolo, ma non ho voglia di cercarlo quindi scrivo qui un altro brano tratto dal libro omonimo di Roberto Giovanni Timossi


Ma se davvero tra i miliardi di miliardi di universi possibili fosse casualmente scaturito proprio il nostro, si tratterebbe di una coincidenza assolutamente straordinaria, assai più vicina al miracolo che al determinismo delle leggi naturali, essendo la sua probabilità statistica quasi pari a zero. Affinchè il nostro mondo venga a esistenza, il fine tuning, la regolazione fine di tutte le costanti, di tutti i valori quantitativi dell’energia-materia e di tutte le condizioni iniziali a noi note, dovrebbe infatti risultare di una precisione talmente elevata da renderla statisticamente pressoché impossibile. Come ha scritto l’astronomo Trinh Xuan Thuan, “si potrebbe paragonare la precisione di questa regolazione all’abilità di un bersaglio di un centimetro quadrato da una distanza di 15 miliardi di anni-luce, l’età del cosmo”.

Ha aggiunto inoltre il fisico matematico Roger Penrose:
“La precisione che si richiede alla mira del Creatore dipende dall’entropia dell’universo che deve essere creato. Sarebbe relativamente facile produrre un universo ad alta entropia … Ma per dare origine ad un universo in uno stato di bassa entropia (come il nostro), il Creatore deve mirare a un volume dello spazio delle fasi (quello da cui scaturisce il cosmo) molto più piccolo”.

Detta in modo semplice, è estremamente più facile che un bambino analfabeta messo a occhi bendati davanti a una tastiera di computer riesca in poco tempo, battendo a caso i tasti, a riscrivere senza errori tutte le opere di Shakespeare piuttosto che il nostro Universo sia il prodotto del puro caso.

Certo, altamente improbabile non vuol dire impossibile; tuttavia gli scienziati più avveduti sanno bene che i fenomeni a bassissima probabilità rasentano di fatto l’impossibilità. Nella teoria quantistica, per esempio, in base all’effetto tunnel non è impossibile che un razzo lanciato contro una montagna passi indenne attraverso di essa, ma si tratta di un caso talmente improbabile che sulla sua eventualità nessuno sarebbe disposto a scommettere neppure un centesimo.
Lo stesso vale per la cosiddetta “freccia del tempo” che nel mondo macroscopico si muove dal passato verso il futuro. Secondo la maggior parte dei fisici, infatti, la direzione della freccia temporale non sarebbe irreversibile, sarebbe cioè assolutamente possibile un’inversione della sua direzione con orientamento dal presente al passato come in una pellicola di un film fatta girare all’indietro (uno specchio rotto in mille pezzi si compone; una mela caduta dall’albero torna al suo posto sul ramo, eccetera), anche perché il fenomeno della reversibilità è certamente presente nella dimensione microscopica della materia: due particelle subatomiche possono interagire sia in un senso sia in un senso inverso, senza distinzione tra passato e futuro.
L’inversione della freccia del tempo nella realtà ordinaria è però tanto improbabile da non verificarsi mai, e difatti nessuno si aspetta che uno specchio rotto magicamente si ricomponga o che una mela si riattacchi alla pianta da cui si è staccata. Per questi eventi si richiama spesso il secondo principio della termodinamica o legge di entropia, che statisticamente stabilisce l’alta probabilità di una freccia temporale orientata verso l’aumento del disordine in un sistema chiuso (lo specchio che si rompe e non si ricompone) e l’esigua probabilità del processo inverso, ossia di un passaggio dal disordine all’ordine.

Con queste premesse, l’estrema aleatorietà che un fenomeno del tutto casuale stia alla base del nostro straordinario ordine cosmico e la gigantesca improbabilità che l’attuale Universo si sia formato per una incredibile concomitanza di peculiari condizioni iniziali rendono ragionevole ammettere la possibilità dell’unica alternativa opposta al caso: quella dell’intervento di una causa esterna, quella di Dio.

A questo punto dobbiamo spostare l’attenzione sulla seconda affermazione di Dawkins: quella secondo cui l’ipotesi di Dio (o di un’Intelligenza creatrice) è statisticamente più improbabile delle teorie del Multiverso.

Qui il fanatismo scientista e l’ateismo radicale giocano decisamente a Dawkins un brutto scherzo, portandolo – dal punto di vista della scienza – letteralmente “fuori dal seminato”.
Come ha rilevato con lucidità e franchezza l’astrofisico Italo Mazzitelli, è infatti quantomeno da persona superficiale “innescare una prova statistica della non esistenza di Dio … Se poi questo superficiale è pure uno scienziato, va solo a peggiorare la situazione, poiché l’argomento viaggia su un binario morto, e si schianta subito contro il muro della logica stessa … Dov’è l’errore logico? Facilissimo: nell’assegnazione a priori delle probabilità, e uno scienziato dovrebbe saperlo bene. … La statistica va applicata a posteriori e non a priori”. Insomma, le affermazioni di Richard Dawkins non fanno molto onore a uno scienziato e tantomeno alla scienza, perché il suo concetto di improbabilità non è basato su valutazioni scientifiche, ma “è solo un’opinione personale”.

D’altro canto, non pare neppure tanto semplice definire in termini probabilistici la valenza dell’ipotesi degli universi multipli, dal momento che non abbiamo accesso ad altro universo che al nostro. E’ per contro proprio l’estrema improbabilità statistica (scientifica, in quanto definita a posteriori) della formazione casuale del nostro ordine cosmico a rendere plausibile e non confutabile l’argomento teologico-filosofico dell’esistenza, quale creatore del mondo, di un Ente trascendente non sottoposto ai limiti dell’energia-materia.




[SM=x2702835] Ely


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19/03/2012 22:52
 
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La statistica va applicata a posteriori e non a priori”. Insomma, le affermazioni di Richard Dawkins non fanno molto onore a uno scienziato e tantomeno alla scienza, perché il suo concetto di improbabilità non è basato su valutazioni scientifiche, ma “è solo un’opinione personale”.



Quest'affermazione che condivido smonta di fatto molte teorie, compresa quella più famosa dell'evoluzione.

Partiamo da un assunto, un "Fatto" è un fatto quando non è contestabile, la Terra è rotonda questo è un fatto, nessuno si sognerebbe di dire che è quadrata, ora quando si parla di fatti si procurano le prove, la scienza per accettare un "Fatto" pone il medesimo a quello che è il "Metodo Scientifico", in questo metodo tra i vari requisiti ve ne sono due che si solito troncano le gambe a vari teorie.

OSSERVABILITÀ'.
L'oggetto in esame deve essere osservabile.

RIPETIBILITÀ.
L'oggetto in questione deve essere ripetibile.

Quando questi due parametri vengono a mancare allora si rimane nel campo delle congetture delle ipotesi, ma se si rimane in questo frangente non si può "SPACCIARE" per verità ciò che verità non è e questo a prescindere se tale ipotesi sia accettata da molti scienziati come un "Fatto".

Ricordo una trasmissione su Rai 2 dove si parlava di un certo "Miracolo", un rappresentante del CICAP disse che affinché la scienza riconosca questo avvenimento esso deve superare l'esame del metodo scientifico, su questa affermazione io concordo, però se usiamo questo metro per esaminare l'ipotesi del miracolo il quale tra l'altro non è osservabile ne ripetibile dovremmo usare lo steso metro nell'esaminare altre teorie, non farlo significa scorrettezza intellettuale (eufemismo).

Comunque ho trovato l'articolo molto corretto.
Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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19/03/2012 23:07
 
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Interessanti osservazioni, che naturalmente condivido.

Appena possibile cercherò di aggiungere altri brani di questo libro molto interessante anche se in certi punti un pò complicato.

[SM=g10058] Ely


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