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“COMPRENSIONE” CRISTIANA, fino a che punto?

Ultimo Aggiornamento: 06/06/2012 22:15
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06/04/2012 11:28
 
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Stavo facendo una riflessione in questi giorni e vediamo se riesco a coinvolgere almeno qualcuno di voi perché le opinioni degli altri mi servono per non fossilizzarmi nella mia.
Dunque, riflettevo sul limite al quale può arrivare la comprensione dei cristiani verso quelli che si comportano male nei confronti del loro prossimo. Io capisco che bisogna cercare sempre di capire il motivo per cui una persona si comporta male, risponde male, si esprime con epiteti offensivi, mente o parla con violenza verbale, senza concentrarci troppo sulla forma usata, ma fino a che punto si dovrebbe fare ciò?

La comprensione cristiana dovrebbe essere illimitata tanto da permettere a tali persone di dire o fare ciò che vogliono sempre e comunque, perché tanto noi li dovremmo “comprendere”??

Se vogliamo ritenerci cristiani, dovremmo sempre lasciar correre e sempre cercare di “scusare” sforzandoci di discernere il motivo intrinseco di un certo comportamento violento o offensivo?

E se cercassimo di far capire al o agli interessati dove sta l’errore, palesando senza mezzi termini il nostro disappunto verso un certo comportamento a nostro avviso errato, qualcuno avrebbe il diritto di considerarci “poco cristiani” o addirittura per nulla cristiani??

Qualcuno dice che per essere cristiani bisogna sempre “porgere l’altra guancia” ma cosa significa porgere l’altra guancia? Cosa intendeva dire Gesù quando disse queste parole??

Chiedo scusa per le tante domande ma non sono riuscita ad esprimermi diversamente anche perché in realtà vorrei delle risposte per confrontarle col mio concetto di cristianità e sviscerarne la vera essenza, se possibile.


Ely



06/04/2012 17:29
 
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penso che essere cristiani non voglia comunque dire perdonare chi continua a comportarsi male o stare li a prenderle o farsi insultare senza difendersi
Gesu' scappo' quando i farisei volevano ucciderlo sapendo che quello non era il momento,poi li rimprovero' con dure parole quando erano ipocriti e scaccio con forza i mercanti nel tempio
rimprovero' anche Pietro e Giuda
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06/04/2012 18:03
 
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La penso allo stesso modo [SM=x2610547]

Ma allora qui sorge spontanea la domanda: fino a che punto, qual è il limite, fino a quante volte bisogna perdonare? fino a sette volte?

Inoltre, se notiamo un comportamento errato da parte di un nostro amico (chiamiamolo pure, cristianamente, fratello) il quale però non è rivolto a noi bensì a terzi, sarebbe giusto lasciarlo fare perchè "non sono fatti nostri"? Ma se il nostro senso di giustizia e il nostro "amore" per il fratello ci spinge a dirgli qualcosa, a riprenderlo, ci comporteremmo da NON cristiani??


Ely


[Modificato da Elyy. 06/04/2012 18:10]
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06/04/2012 18:20
 
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Re:
Elyy., 06/04/2012 18.03:


La penso allo stesso modo [SM=x2610547]

Ma allora qui sorge spontanea la domanda: fino a che punto, qual è il limite, fino a quante volte bisogna perdonare? fino a sette volte?

Inoltre, se notiamo un comportamento errato da parte di un nostro amico (chiamiamolo pure, cristianamente, fratello) il quale però non è rivolto a noi bensì a terzi, sarebbe giusto lasciarlo fare perchè "non sono fatti nostri"? Ma se il nostro senso di giustizia e il nostro "amore" per il fratello ci spinge a dirgli qualcosa, a riprenderlo, ci comporteremmo da NON cristiani??


Ely






Ma se il nostro senso di giustizia e il nostro "amore" per il fratello ci spinge a dirgli qualcosa, a riprenderlo, ci comporteremmo da NON cristiani??



In questo caso la risposta è, ci si comporterebbe da VERI cristiani, anche perchè è proprio il nostro amore a spingerci a fare ciò, a fargli capire dove sbaglia e cercare di correggerlo ed aiutarlo magari a non farlo ricadere negli stessi errori. Quindi, da tutto ciò, la risposta sarebbe "sono fatti nostri".

Mauro

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06/04/2012 18:38
 
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Grazie Mauro, la penso anch'io così [SM=x2610547]

Comunque rimane ancora la domanda: fino a che punto?

Inoltre, al giorno d'oggi, è giusto dare un significato letterale all'espressione "porgi l'altra guancia" oppure "perdona 77 volte 7" cioè all'infinito???? Se no, che significato si potrebbe dare, oggi, a queste espressioni?

Ci vorrebbe un esegeta.. anche se nella nostra testa le risposte ce le abbiamo già, ma sarebbe interessante sentire il parere di un biblista o comunque un addetto ai lavori, che purtroppo qui non abbiamo.

Possiamo però, come stiamo facendo, parlarne fra noi per capire se ci comportiamo - secondo il senso di giustizia comune che però cambia nei secoli mentre la parola di Dio non cambia mai - nel giusto modo oppure no.

E poi rimangono le domande poste nel mio primo intervento, tra le quali questa: è giusto non badare alla forma espressiva usata dal nostro fratello, anche se questa è violenta o offensiva o diffamatoria, solo perchè vive una situazione difficile che lo porta ad avere tale stato d'animo aggressivo?
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06/04/2012 19:48
 
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Questa è una minima parte degli esami dati a Febbraio sulla Teologia Morale (inserisco ciò che interessa) e l'argomento in questione ricade sulla Morale.


Gli atti morali

La libertà che la persona è, e che le virtù esprimono eticamente, si attualizza nelle azioni: gli atti morali. La moralità, da una parte, designa la rilevanza etica di un atto, per cui se ne devono individuare le condizioni. Dall’altra, designa la bontà/malizia di un atto, per cui si devono determinare gli elementi che concorrono a costituirla.

1. Condizioni della moralità di un atto

L’agire morale è agire umano. Solo l’essere umano agisce moralmente. L’animale no: il suo agire è pre-morale. Ma non ogni agire umano è morale. Occorre pertanto determinare le condizioni dell’agire morale dell’uomo. Ribadiamo che morale non designa qui la bontà di un atto, ma la qualità dell’agire propriamente umano. Il suo contrario infatti in questo caso non è immorale ma pre-morale: l’atto che sta fuori dell’agire propriamente morale; che perciò non ha rilevanza sotto il profilo etico. Si tratta allora di far emergere la linea di demarcazione tra l’agire pre-morale e quello morale.

1.1. Conoscenza e volontà

La morale tradizionale ha distinto tra actus humanus e actus hominis. Il primo è atto morale. Il secondo è atto pre-morale. L’atto umano è un agire libero e perciò propriamente umano. L’atto dell’uomo è un agire istintivo/sensitivo e perciò più simile al comportamento animale: per esempio, il grido di dolore in reazione a una scottatura.
Le condizioni della moralità, della qualità etica, di un atto sono dunque quelle della libertà. E cioè l’elemento volitivo: il consenso, il volere un’azione; preceduto dall’elemento intellettivo: la conoscenza. Niente, infatti, può essere voluto se non è prima conosciuto: nihil volitum nisi praecognitum.
La conoscenza concerne l’atto e nella sua entità fisica e nella sua qualità morale. Si tratta cioè di sapere in che cosa realmente consiste un’azione e qual è il significato etico: conoscere, per esempio,che l’aborto è azione soppressiva di una vita umana e moralmente cattiva. Oltre la scienza, la conoscenza comprende anche l’avvertenza: l’attenzione con cui un atto è compiuto.
Ne consegue che un agire ignaro per ignoranza invincibile, per errore o per inavvertenza ed un’agire costretto per timore, per pressione o per violenza, ed in ragione dell’incidenza di questi, è un agire pre-morale .
L’agire morale è sotto l’istanza della responsabilità. Il che significa che il soggetto risponde dei suoi atti, rendendone ragione e subendone le conseguenze. Risponde davanti a Dio, origine prima e fine ultimo dell’essere e del dover-essere umano; davanti a se stesso: alla propria coscienza etica; e davanti agli altri, su cui rimbalza il bene o il male compiuto. In ragione della responsabilità, un atto eticamente cattivo è colpevole: è imputabile come male alla persona.

1.2. L’atto volontario

La teologia morale chiama volontario l’atto deliberato dalla volontà, previa la debita conoscenza e avvertenza; o anche l’atto riconosciuto e presentato dall’intelletto alla volontà, che lo approva e lo realizza . Lo chiama volontario non per sottovalutazione del conoscere ma in quanto considera questo previo al volere, in base al principio già enunciato: nihil volitum nisi praecognitum. Involontario è l’atto che non procede dalla volontà informata dall’intelligenza. Dire pertanto atto libero, atto morale, atto volontario è dire l’atto conosciuto e voluto: l’atto propriamente umano (actus humanus) e di cui il soggetto è responsabile.

Quanto alla deliberazione l’atto volontario può essere perfetto o imperfetto. Perfettamente volontario è l’atto deliberato con piena consapevolezza e compiuto assenso. Imperfettamente volontario è l’atto in certo modo e misura inficiato da ignoranza, errore o inavvertenza, e/o da costrizione o timore.

Quanto alla consapevolezza l’atto volontario può essere attuale o virtuale. Attualmente volontario è l’atto deciso e compiuto con consapevolezza riflessa: con deliberazione esplicita qui e adesso. Virtualmente volontario invece è quello compiuto con consapevolezza irriflessa della deliberazione presa. La consapevolezza c’è ma non emerge alla coscienza qui e adesso: perdura una deliberazione precedente o abituale che la persona non ha mai ritrattato. E’ qui la volontarietà di un atto virtuoso, procedente cioè dalla virtù, come pure di un atto procedente dal vizio acquisito. La virtù suscita la fedeltà, la quale rende permanente l’atto di libertà e perciò del conoscere e del volere che sta alla base. La stessa cosa deve dirsi, al contrario, del vizio.

Così, per esempio, attualmente volontario è l’atto esplicito alla coscienza di voler aiutare ed aiutare di fatto un bisognoso. Virtualmente volontario è l’atto spontaneo di soccorrere un bisognoso, attuato con consapevolezza irriflessa ma reale, a motivo della virtù (l’amore, la carità, la misericordia) che muove ad agire o di una deliberazione antecedente ed ancora permanente.
Attualmente volontaria è la bestemmia consapevolmente pronunciata qui e ora. Virutalmente volontaria è quella pronunciata senza pensarci a motivo del vizio acquisito.

Quanto all’effetto l’atto volontario può essere diretto o indiretto. Direttamente volontario è l’atto il cui effetto costituisce lo scopo dell’azione: ciò che la gente intende compiere. Indirettamente volontario invece è l’atto il cui effetto non è quello inteso e perseguito come fine dell’azione: è un secondo effetto o conseguenza dello scopo/effetto direttamente voluto. In realtà di volontario indiretto in morale si parla relativamente all’atto a doppio effetto, uno buono e l’altro cattivo, in ordine alla permissibilità etica di quest’ultimo. Noi sappiamo che l’atto è normalmente qualificato dal suo oggetto. Ora nel caso in cui l’effetto cattivo non entra nel costitutivo morale dell’atto, così da modificarne l’essenza, rimane eticamente irrilevante . Come tale il male che esso configura non è morale e perciò un peccato, ma fisico e perciò permissibile. Il che è precisato dal principio del doppio effetto: nel caso in cui un atto buono comporta anche un effetto cattivo, previsto sì ma non voluto né come fine né come mezzo per conseguire il fine, semplicemente tollerato come conseguenza seconda e inevitabile, tale atto si può compiere. Non essendo l’effetto cattivo né il fine oggettivo dell’atto né il fine soggettivo dell’agente non entra nel costitutivo etico dell’atto. Come tale non costituisce un male morale ma fisico. L’atto -specificato dal suo fine diretto (oggetto proprio), che è quello inteso e voluto- è moralmente buono e volontario. L’effetto cattivo è indiretto: come tale ininfluente sulla moralità dell’atto.

Così, per esempio, distinguiamo un’eutanasia diretta da una indiretta. E’ direttamente eutanasico l’atto con cui, somministrando dei farmaci, si causa la morte di un malato. E’ indirettamente eutanasico l’atto di somministrare degli analgesici lenitivi del dolore in un malato terminale, sebbene comporti come effetto secondario l’anticipazione della morte. Direttamente l’atto è terapeutico: mira all’umanizzazione del morire. Solo indirettamente comporta l’abbreviazione della vita. Altro esempio è l’aborto indiretto: la perdita di una vita embrionale o fetale, connessa ad un inevitabile intervento curativo della gestante. Qui l’aborto non è il fine dell’atto né il mezzo per conseguire il fine. E’ una conseguenza, prevista ma non voluta, di un atto in sé buono e inevitabile. L’atto, specificato dall’oggetto/fine, è direttamente terapeutico. Solo indirettamente è abortivo. Non può dirsi indiretto invece l’aborto procurato per curare o prevenire un male della gestante.

Quanto all’imputabilità l’atto volontario può essere “in sé” o “in causa”. Volontario in sé è l’atto compiuto con consapevolezza e consenso in atto: l’azione è responsabile e imputabile nel suo svolgersi. Volontario in causa invece è l’atto carente o privo di deliberazione nel suo svolgersi, ma delle cui conseguenze l’agente è responsabile per così dire a monte: là dove e quando egli ha posto le premesse del loro verificarsi. Tali conseguenze sono a lui imputabili a motivo di deliberazioni od omissioni pregresse, da cui l’effetto procede come da causa. Un atto moralmente cattivo può essere imputabile in causa in ragione di ignoranza e disattenzione vincibili, di cattive disposizioni e abitudini, di negligenze, abusi o pigrizie.

Così, per esempio, è volontario in sé un incidente stradale per deliberato eccesso di velocità. E’ volontario in causa l’incidente stradale in stato di ebbrezza o per ignoranza del codice della strada. Degli effetti cattivi dell’incidente si è responsabili o colpevoli prima: rispettivamente nell’atto di ubriacarsi e di non darsi cura delle norme stradali. Del sonno che lo sorprende e delle sue conseguenze –è un altro esempio- un soggetto può essere imputato in causa: là dove e quando ha preferito spendere il tempo del riposo per il divertimento.

2. Elementi della moralità di un atto

Oltre a designare l’agire propriamente umano, da cui dipende la responsabilità e perciò il merito e il demerito, l’imputabilità e la colpevolezza degli atti, la moralità designa pure la qualità o consistenza etica dell’agire umano: la bontà o malizia degli atti e del soggetto che li compie . Ne delineiamo qui gli elementi che concorrono a costituirla. Dalla teologia morale tradizionale tali elementi vengono chiamati fonti della moralità. Evidentemente non si tratta dei fondamenti ultimi del dovere etico o norma morale (questione metaetica). Si tratta delle fonti immediate dei singoli atti, da cui questi derivano la qualità etica.
Ogni atto è un mezzo relativo a un fine, da cui è contrassegnata la moralità dell’atto. C’è un fine dell’atto: l’oggetto suo proprio; a sua volta specificato dalle circostanze in cui è posto. Ed il fine dell’agente: l’intenzione. Oggetto, circostanze e intenzioni sono gli elementi che concorrono alla moralità di un atto.

2.1. L’oggetto

Anzitutto c’è il fine immanente dell’atto, che ne esprime l’essenza, la struttura propria: il suo obiettivo intrinseco. La moralità dell’atto umano dipende anzitutto e fondamentalmente dall’oggetto ragionevolmente scelto dalla volontà deliberata .
Il finis operis o oggetto dell’atto, sotto il profilo morale, può essere buono, cattivo o, almeno astrattamente considerato, indifferente. Così, per esempio, il ringraziare è un atto buono, il mentire è un atto cattivo, il camminare è un atto indifferente.
L’oggetto sta a designare l’ordinabilità di un atto al fine ultimo e perciò al vero bene della persona: L’agire è moralmente buono quando attesta ed esprime l’ordinazione volontaria della persona al fine ultimo e la conformità dell’azione concreta con il bene umano come viene riconosciuto nella sua verità dalla ragione. Se l’oggetto dell’azione concreta non è in sintonia con il bene vero della persona, la scelta di tale azione rende la nostra volontà e noi stessi moralmente cattivi e, quindi, ci mette in contrasto con il nostro fine ultimo, il bene supremo, cioè Dio stesso .

2.2. Le circostanze

Un atto però non va solo considerato nel suo in sé astratto, ma nel suo porsi circostanziato. Nella concretezza del vissuto l’atto è specificato dalle circostanze (circumstantiae da circum stare: stare attorno), ossia dalle condizioni di fatto in cui viene posto. Queste vengono tradizionalmente così elencate e comprese: quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando (chi, che cosa, dove, con quali mezzi, perché, come, quando). Tra le circostanze sono da annoverare e ascrivere le conseguenze (effetti o risultati) di un atto.
L’incidenza delle circostanze sull’atto può essere sostanziale o accidentale. Nel primo caso esse modificano la struttura interna dell’atto e quindi la consistenza etica oggettiva: qui le circostanze passano a far parte dell’oggetto dell’atto. Così, per esempio, un atto di fornicazione compiuto da una persona sposata è un adulterio, compiuto su un figlio è incesto; un furto perpetrato in chiesa è un sacrilegio; la violenza contro l’aggressore è legittima difesa; la mutilazione terapeutica è cura della salute; la maldicenza che mente è calunnia .
Nel secondo caso invece le circostanze aumentano o diminuiscono la bontà/malizia di un atto oggettivamente buono/cattivo e fanno assumere valenza etica a un atto oggettivamente indifferente. Vi sono anche circostanze irrilevanti, incidenti sotto il profilo etico dell’atto.

2.3. L’intenzione

Oltre il fine dell’atto c’è anche il fine dell’agente: il finis operantis. E’ lo scopo inteso dal soggetto nel porre un determinato atto: l’intenzione soggettiva dell’azione. Il fine soggettivo può concordare con il fine oggettivo dell’atto (espresso dall’oggetto con le sue circostanze) o discordare.
Nel primo caso la moralità dell’atto è data dalla finalità oggettiva soggettivamente intenzionata: qui la volontà non ha di mira niente altro dell’oggetto dell’atto. E se questo fosse in sé indifferente assume la moralità del volere soggettivo.
Nel secondo caso invece si determinano due fonti immediate diverse di moralità. Queste possono convergere nella stessa linea del bene o del male. In questo caso il fine soggettivo potenzia la bontà/malizia oggettiva di un atto. Un atto buono diventa migliore: per esempio, studiare per aiutare il prossimo. Un atto cattivo diventa peggiore: per esempio, rubare per comprare armi.
Le due fonti (oggetto e intenzioni) possono anche divergere. In tal caso un fine soggettivo cattivo rende cattivo un atto oggettivamente buono . Per esempio, fare un’opera di beneficienza per mettersi in mostra, oppure studiare per imbrogliare il prossimo, sono azioni non buone, eticamente cattive. Ma un fine soggettivo buono non rende buono un atto oggettivamente cattivo . Per esempio, mentire per aiutare il prossimo, oppure rubare per fare della beneficienza non diventano azioni buone. Un’intenzione di bene infatti non può prescindere dalla struttura interna dell’atto, da cui proviene la prima moralità: non sarebbe più un’intenzione di bene, ma un arbitrio soggettivo. Questo vuol dire l’assioma che il fine non giustifica i mezzi.
Il bene morale è uno e indivisibile. Basta la malizia di una sola componente (oggetto, circostanza, intenzione) per il suo venir meno e il subentrare del contrario: il male morale. Perché si abbia il bene devono essere buoni tutti i fattori della moralità di un atto. Per il male invece è sufficiente il venir meno, la cattiveria cioè di uno solo. E’ l’insegnamento espresso in Teologia morale dall’assioma classico: bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu.

2.4. Disordine oggettivo e colpa soggettiva

Le migliori intenzioni non possono cambiare la natura oggettiva di un atto. Lo stesso dicasi delle circostanze e, tra queste, dei risultati o conseguenze dell’atto. E’ da respingere quindi la tesi, propria delle teorie teleologiche e proporzionaliste, secondo cui sarebbe impossibile qualificare come moralmente cattiva secondo la sua specie –il suo “oggetto”- la scelta deliberata di alcuni comportamenti o atti determinati prescindendo dalla intenzione per cui la scelta viene fatta o dalla totalità delle conseguenze prevedibili di quell’atto per tutte le persone interessate . Si danno azioni in sé oggettivamente cattive, che non si possono mai fare per nessun motivo, con nessuna buona intenzione e malgrado la perdita o il non-conseguimento di beni non-morali. Sono gli atti che, nella tradizione morale della Chiesa, sono stati denominati “intrinsecamente cattivi” (intrinsece malum): lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze .

Non ci sono dunque intenzioni buone o conseguenze o effetti buoni che possono mutare la verità etica di un atto cattivo secondo il suo oggetto. Circostanze e intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto “soggettivamente” onesto e difendibile come scelta . Il che non è un’invenzione o un’opinione dei teologi o del magistero, come taluni oggi ritengono e inducono a ritenere. Appartiene invece alla sapienza e all’intelligenza etica, cui le coscienze possono essere culturalmente più o meno aduse, possono cioè essere più o meno favorite e disposte dall’habitat socio-culturale. Già Aristotele scriveva nell’Etica a Nicomaco: Non ogni azione né affezione ammette lo stato intermedio. Alcune infatti implicano già nel nome la malvagità: come, ad esempio, la malevolenza, la spudoratezza, l’invidia e, tra le azioni, l’adulterio, il furto, l’omicidio. Tutte queste cose e quelle del medesimo genere derivano il loro nome dal fatto di essere cattive in se stesse e non perché siano cattivi il loro eccesso o il loro difetto. Dunque, riguardo ad esse, non c’è mai un comportamento giusto ma sempre solamente uno sbagliato; e il bene e il male in tali cose non stanno nelle circostanze, come se, ad esempio, nell’adulterio ci si chiedesse con chi, quando e come esso fosse lecito, bensì il semplice fatto di compiere una di quelle azioni costituisce un errore .

Con questo non si vuol dire che intenzioni, circostanze e conseguenze siano indifferenti e in inincidenti nella valutazione della malizia e della colpa soggettiva di un atto oggettivamente cattivo: Sono da prendere in grande considerazione sia l’intenzione sia i beni ottenuti sia i mali evitati a seguito di un atto particolare . Uno stesso atto può essere compiuto con intenzioni, in circostanze e in previsione di conseguenze assai diverse. Se intenzioni, circostanze e conseguenze non possono cambiarne la verità oggettiva, non possono cioè mutare un atto oggettivamente cattivo in un atto buono, possono però incidere sul grado di malizia e pertanto sulla responsabilità e colpevolezza soggettiva dell’atto: Se gli atti sono intrinsecamente cattivi, un’intenzione buona o circostanze particolari possono attenuarne la malizia, ma non possono sopprimerla . In particolare le conseguenze prevedibili appartengono a quelle circostanze dell’atto, che se possono modificare la gravità di un atto cattivo, non possono però cambiarne la specie morale , cioè il suo oggetto .

Eventualmente si può ampliare qualche aspetto che è poco chiaro, ed in questo ambito possiamo collocare il "Porgi l'altra guancia" e "Perdonare settanta volte sette"
Ciao
Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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Re:
Elyy., 06/04/2012 18.38:



Grazie Mauro, la penso anch'io così [SM=x2610547]

Comunque rimane ancora la domanda: fino a che punto?

Inoltre, al giorno d'oggi, è giusto dare un significato letterale all'espressione "porgi l'altra guancia" oppure "perdona 77 volte 7" cioè all'infinito???? Se no, che significato si potrebbe dare, oggi, a queste espressioni?

Ci vorrebbe un esegeta.. anche se nella nostra testa le risposte ce le abbiamo già, ma sarebbe interessante sentire il parere di un biblista o comunque un addetto ai lavori, che purtroppo qui non abbiamo.

Possiamo però, come stiamo facendo, parlarne fra noi per capire se ci comportiamo - secondo il senso di giustizia comune che però cambia nei secoli mentre la parola di Dio non cambia mai - nel giusto modo oppure no.

E poi rimangono le domande poste nel mio primo intervento, tra le quali questa: è giusto non badare alla forma espressiva usata dal nostro fratello, anche se questa è violenta o offensiva o diffamatoria, solo perchè vive una situazione difficile che lo porta ad avere tale stato d'animo aggressivo?




Comunque rimane ancora la domanda: fino a che punto?



A tutto c'è un limite, se una persona viene ripresa, ma invece di porgere l'altra guancia e, non capisce che magari si tenta di fargli capire gli errori, ha un comportamento aggressivo e violento, allora a questo punto è meglio lasciar perdere.

Mauro


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06/04/2012 21:06
 
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Ringrazio Franco per la sua lunga e profonda esposizione, la cui morale, se non ho sbagliato a capire è questa: ci sono molti fattori che spingono un uomo al vizio o alla malizia, ma nessun fattore attenua il male che si ottiene con le sue azioni quindi il fine non giustifica i mezzi.

Allora deduco che non è giusto "lasciar perdere" se si vede un amico fare qualcosa di malvagio perchè, a prescindere dai "motivi" o dalle circostanze, quel che di malvagio ottiene, malvagio rimane, senza se e senza ma.

Ora, rispondendo anche a Mauro, è vero che se dopo aver fatto notare la cosa all'amico questi invece di smetterla peggiora sempre più la sua aggressività, la sua violenza verbale, le sue azioni dannose per sè e per gli altri soprattutto i destinatari dei suoi attacchi, è anche vero che almeno qualche tentativo bisogna pur azzardarlo e solo DOPO, vedendo l'inutilità dell'aiuto che si vuole dare, è meglio lasciar perdere. Non per questo bisogna essere considerati poco cristiani se si fanno dei tentativi.

Per tornare a Franco: colleghiamo pure i due concetti: porgere l'altra guancia e perdono. Fino a che punto bisogna porgere l'altra guancia, e fino a che punto, cristianamente parlando, si deve perdonare l'offensore? soprattutto considerando il fatto che il perdono, se concesso sempre, potrebbe danneggiare più che aiutare chi sbaglia.


Ely

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07/04/2012 00:04
 
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Re:
Elyy., 06/04/2012 21.06:



Ringrazio Franco per la sua lunga e profonda esposizione, la cui morale, se non ho sbagliato a capire è questa: ci sono molti fattori che spingono un uomo al vizio o alla malizia, ma nessun fattore attenua il male che si ottiene con le sue azioni quindi il fine non giustifica i mezzi.

Allora deduco che non è giusto "lasciar perdere" se si vede un amico fare qualcosa di malvagio perchè, a prescindere dai "motivi" o dalle circostanze, quel che di malvagio ottiene, malvagio rimane, senza se e senza ma.

Ora, rispondendo anche a Mauro, è vero che se dopo aver fatto notare la cosa all'amico questi invece di smetterla peggiora sempre più la sua aggressività, la sua violenza verbale, le sue azioni dannose per sè e per gli altri soprattutto i destinatari dei suoi attacchi, è anche vero che almeno qualche tentativo bisogna pur azzardarlo e solo DOPO, vedendo l'inutilità dell'aiuto che si vuole dare, è meglio lasciar perdere. Non per questo bisogna essere considerati poco cristiani se si fanno dei tentativi.

Per tornare a Franco: colleghiamo pure i due concetti: porgere l'altra guancia e perdono. Fino a che punto bisogna porgere l'altra guancia, e fino a che punto, cristianamente parlando, si deve perdonare l'offensore? soprattutto considerando il fatto che il perdono, se concesso sempre, potrebbe danneggiare più che aiutare chi sbaglia.


Ely





Ora, rispondendo anche a Mauro, è vero che se dopo aver fatto notare la cosa all'amico questi invece di smetterla peggiora sempre più la sua aggressività, la sua violenza verbale, le sue azioni dannose per sè e per gli altri soprattutto i destinatari dei suoi attacchi, è anche vero che almeno qualche tentativo bisogna pur azzardarlo e solo DOPO, vedendo l'inutilità dell'aiuto che si vuole dare, è meglio lasciar perdere. Non per questo bisogna essere considerati poco cristiani se si fanno dei tentativi.



[SM=x2502117]

Mauro


19/05/2012 00:14
 
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Re: la mia esperienza personale nel WEB, per esempio????
vi saluto in CRISTO SIGNORE

mia cara sorella
Elyy., 06/04/2012 11.28:


Stavo facendo una riflessione in questi giorni e vediamo se riesco a coinvolgere almeno qualcuno di voi perché le opinioni degli altri mi servono per non fossilizzarmi nella mia.
Dunque, riflettevo sul limite al quale può arrivare la comprensione dei cristiani verso quelli che si comportano male nei confronti del loro prossimo. Io capisco che bisogna cercare sempre di capire il motivo per cui una persona si comporta male, risponde male, si esprime con epiteti offensivi, mente o parla con violenza verbale, senza concentrarci troppo sulla forma usata, ma fino a che punto si dovrebbe fare ciò?

La comprensione cristiana dovrebbe essere illimitata tanto da permettere a tali persone di dire o fare ciò che vogliono sempre e comunque, perché tanto noi li dovremmo “comprendere”??

Se vogliamo ritenerci cristiani, dovremmo sempre lasciar correre e sempre cercare di “scusare” sforzandoci di discernere il motivo intrinseco di un certo comportamento violento o offensivo?




R I S P O S T A

mi scuso se solo oggi giungo alla lettura ed a una eventule risposta

io per esempio, per esperienza personale
dopo aver ricevuto/assaporato aggressioni verbali e quant'altro (ovviamente non in questo ambito, mi riferisco ad altri FORUM), e dopo aver ricevuto ADDIRITTURA indicazioni di cambiare la mia personalità.....
ho deciso che non essendo più il bene accetto in quei "lidi" - non si tollerava più la mia presenza (ho salutato e sono uscito)
a cosa sarebbe servito rimanere???

così, come non è giusto imporre a nessuno il cambio personalità
è altro e tanto giusto non imporre a nessuno una presenza non gradita


Elyy., 06/04/2012 11.28:

E se cercassimo di far capire al o agli interessati dove sta l’errore, palesando senza mezzi termini il nostro disappunto verso un certo comportamento a nostro avviso errato, qualcuno avrebbe il diritto di considerarci “poco cristiani” o addirittura per nulla cristiani??

Qualcuno dice che per essere cristiani bisogna sempre “porgere l’altra guancia” ma cosa significa porgere l’altra guancia? Cosa intendeva dire Gesù quando disse queste parole??

Chiedo scusa per le tante domande ma non sono riuscita ad esprimermi diversamente anche perché in realtà vorrei delle risposte per confrontarle col mio concetto di cristianità e sviscerarne la vera essenza, se possibile.
Ely




R I S P O S T A
si, certo, gli errori tutti li commettiamo, nessuno può ritenersi esenti da "inciampi"- - - -ma!.....

porgere l'altra guancia sta ha indicare di accogliere la sfida, sta ad indicare di accettare un confronto
e non farsi prendere a sberle dal primo che ......

per quella che è stata la mia personale esperienza in alcuni "lidi",
io mi sono sempre ritrovato messo all'angolino o estromesso,
pertanto non è esempre possibile accettare la sfida o un confronto
ad alcuni poco interessa il Tuo pensiero o la Tua persona
alcuni hanno solo l'interesse di estromettere e di attaccare per il solo gusto di non leggerti e di non incontrarti virtualmente

grazie [SM=g9495] [SM=x2610547] [SM=g9495]

vi saluto in CRISTO RISORTO
[Modificato da cavdna 19/05/2012 00:23]
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19/05/2012 11:16
 
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Ringrazio Cavdna per la sua risposta, è sempre un piacere leggerti.

Ogni persona è unica, unica nel pensiero nel proprio Io ed unica nel relazionarsi con se stessa, tale unicità prescinde dagli altri enti, ed ecco allora l'accettazione del suo modo di relazionarsi la quale può anche non essere in linea con il nostro modo di "esprimersi", ma è in linea con il suo modo di esprimersi, sono sicuro che il mio modo di sprimermi può non essere condiviso dagli altri (pochi o assai che siano) forse può non essere compreso ma è il "mio" modo, non quello degli altri, ed è più che evidente la necessità di comprendere questo fatto il quale una volta compreso permette l'accettazione della personalità altrui.

Ed è proprio in questa diversità di espressione che vi è un arricchimento individuale,il quale impone una chiarificazione su ciò che non si è capito in modo riservato poiché ciò che per me potrebbe essere incomprensibile potrebbe non esserlo per gli altri


In merito al perdono per rispondere brevemente a Ely e Mauro (che purtroppo si è cancellato dal forum), vi è da fare un distinguo tra quello che è il Perdono da quello che è il "Perdonismo" (ciò che finisce con "Ismo" è degenerativo), il perdono per essere dato deve essere anche motivato, il motivo è la base, il fondamento del perdono senza la quale non può sussistere il medesimo.

Ciò non è una opinione personale ma bensì Teologica, la quale richiederebbe una trattazione abbastanza esaustiva, che purtroppo in questo momento non ho il tempo per farla, ma la farò appena possibile.

Franco

[Modificato da francocoladarci 19/05/2012 11:18]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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Re:
francocoladarci, 19/05/2012 11.16:

Ringrazio Cavdna per la sua risposta, è sempre un piacere leggerti.

Ogni persona è unica, unica nel pensiero nel proprio Io ed unica nel relazionarsi con se stessa, tale unicità prescinde dagli altri enti, ed ecco allora l'accettazione del suo modo di relazionarsi la quale può anche non essere in linea con il nostro modo di "esprimersi", ma è in linea con il suo modo di esprimersi, sono sicuro che il mio modo di sprimermi può non essere condiviso dagli altri (pochi o assai che siano) forse può non essere compreso ma è il "mio" modo, non quello degli altri, ed è più che evidente la necessità di comprendere questo fatto il quale una volta compreso permette l'accettazione della personalità altrui.

Ed è proprio in questa diversità di espressione che vi è un arricchimento individuale,il quale impone una chiarificazione su ciò che non si è capito in modo riservato poiché ciò che per me potrebbe essere incomprensibile potrebbe non esserlo per gli altri


In merito al perdono per rispondere brevemente a Ely e Mauro (che purtroppo si è cancellato dal forum), vi è da fare un distinguo tra quello che è il Perdono da quello che è il "Perdonismo" (ciò che finisce con "Ismo" è degenerativo), il perdono per essere dato deve essere anche motivato, il motivo è la base, il fondamento del perdono senza la quale non può sussistere il medesimo.

Ciò non è una opinione personale ma bensì Teologica, la quale richiederebbe una trattazione abbastanza esaustiva, che purtroppo in questo momento non ho il tempo per farla, ma la farò appena possibile.

Franco





In merito al perdono per rispondere brevemente a Ely e Mauro (che purtroppo si è cancellato dal forum)



Ma io non mi sono cancellato dal forum!


il perdono per essere dato deve essere anche motivato



Beh, questo è chiaro.

Mauro




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RIPORTO UN PROSEGUO ""SNATURATO"" DI UN 3D NATO IN QUESTO FORUM!!
PS.
che per ora inutile commentarlo........

vedi link:


aiconfinidelsapere.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10246521&...



Elyy.
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Re: Risposta di Cavdna il 19/5/2012
Per Cavdna

Ciao Michele,
ora tenterò di esprimere la mia opinione su quanto hai detto anche se col tuo commento tocchi un'esperienza vissuta da te personalmente, ma anche da questa tutti possiamo cercare di capire e di imparare qualcosa

francocoladarci, 19/05/2012 12.15:
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mi scuso se solo oggi giungo alla lettura ed a una eventule risposta

io per esempio, per esperienza personale
dopo aver ricevuto/assaporato aggressioni verbali e quant'altro (ovviamente non in questo ambito, mi riferisco ad altri FORUM), e dopo aver ricevuto ADDIRITTURA indicazioni di cambiare la mia personalità.....
ho deciso che non essendo più il bene accetto in quei "lidi" - non si tollerava più la mia presenza (ho salutato e sono uscito)
a cosa sarebbe servito rimanere???


Visto che in questo 3d ci si chiede fino a che punto è giusto perdonare, mi chiedo se questa tua reazione può essere annoverata con "perdono" o "abbandono del campo"
Inoltre vorrei anche chiederti se hai mai pensato alla possibilità che chi ti ha avanzato quelle determinate critiche non l'abbia fatto con la sincera intenzione di farti sapere dove potresti migliorare nel tuo rapporto con gli altri.
Se un amico ti dice "guarda che se parli in questo modo, se usi questi termini, se ti poni sempre un gradino sopra di me quando mi vuoi far capire qualcosa, il risultato che otterrai è il contrario di quello che vorresti ottenere" tu, invece di offenderti e abbandonare l'amico, dovresti prendere atto e cercare umilmente di analizzare le parole dell'amico e vedere se davvero non ci sia qualcosa da cambiare nella metodica da te usata per comunicare con gli altri.
E' ovvio poi che non siamo tutti uguali. C'è chi è più umile e ascolta le tue parole cercando di approfondire gli spunti che proponi ragionandoci sopra, ma c'è anche chi non pensa di dover imparare qualcosa da te per cui reagisce come reagirebbe uno schiavo quando un altro schiavo tenta di dargli ordini o direttive.
Per questo, invece di adombrarti, tu per primo che ti ritieni cristiano doc, dovresti analizzare i tuoi metodi alla luce degli imput che ti vengono dati e solo DOPO questa analisi, se ne venissi fuori comunque pulito ed esente da modifiche, dovresti, da buon cristiano, cercare disperatamente il modo di farti accettare e ascoltare anche dai più coriacei e per far questo dovesti piuttosto abbassarti tu al loro livello, come fece Gesù parlando e mangiando coi peccatori, pur di guadagnarne qualcuno.
Quindi, se invece di porre domande come farebbe un professore coi suoi alunni esponessi senza tanti giri di parole il tuo pensiero, credo che otterresti maggiori risultati anche perchè così facendo daresti modo a chiunque di prendere atto del tuo pensiero e in cuor suo condividerlo oppure rigettarlo, senza essere obbligati a rispondere come succede quando tu poni determinate domande (a volte anche di difficile comprensione) pretendendo un'immediata risposta e rinfacciando l'inadempienza nel caso le tue domande venissero ignorate.


così, come non è giusto imporre a nessuno il cambio personalità
è altro e tanto giusto non imporre a nessuno una presenza non gradita


Non è giusto imporre un cambio di personalità ma è giusto far notare quali metodiche danno fastidio o indispongono l'interlocutore/i.
La tua presenza è senz'altro gradita quando ti poni in mezzo agli altri e non al di sopra, cosa che so non vuoi che si pensi, perchè in cuor tuo così non è, ma è il tuo modo di fare che lo fa credere e gli altri hanno tutto il diritto di dirtelo.


R I S P O S T A
si, certo, gli errori tutti li commettiamo, nessuno può ritenersi esenti da "inciampi"- - - -ma!.....

porgere l'altra guancia sta ha indicare di accogliere la sfida, sta ad indicare di accettare un confronto
e non farsi prendere a sberle dal primo che ......


Ma davvero?? Io invece pensavo che porgere l'altra guancia significasse NON accettare la sfida e NON perpretare un contenzioso.
Il confronto va bene, ma che sia ad armi pari e allo stesso livello e non certo tra uno che sta a terra munito di bastone e l'altro che sta in una posizione elevata con un fucile munito di puntatore al laser

per quella che è stata la mia personale esperienza in alcuni "lidi",
io mi sono sempre ritrovato messo all'angolino o estromesso,
pertanto non è esempre possibile accettare la sfida o un confronto
ad alcuni poco interessa il Tuo pensiero o la Tua persona
alcuni hanno solo l'interesse di estromettere e di attaccare per il solo gusto di non leggerti e di non incontrarti virtualmente


Come già detto non è proprio così anche se dal tuo punto di vista potresti vederla così, ma si sa, quando alcuni attacchi vengono rivolti alla propria persona l'amor proprio li ingigantisce e li trasforma in grandi offese e mancanza di rispetto mentre invece, forse, sono i nostri metodi che bisognerebbe addolcire o modificare. Il tuo pensiero sarebbe (e lo è) interessantissimo se esposto diversamente, senza domande, ma semplice esposizione dei concetti.
Tu invece con le tue domande costringi gli interlocutori a percorrere il tragitto(di ragionamento) da te tracciato e non dai la possibilità di deviare nè a destra nè a sinistra, ma le deviazioni avvengono sempre(avendo tutti un cervello pensante), da qui le incomprensioni e le intolleranze.

DAlla tua esperienza quindi, imparo anch'io una lezione cioè di cercare vedere le cose anche dal punto di vista degli altri e non solo dal mio. Ciò si può fare solo quando entrambi gli interlocutori espongono con ragionevolezza i propri punti di vista con la speranza che l'uno comprenda l'altro anche se forse non ne condividerà le idee, ma per comprendere bisogna ASCOLTARE CON ATTENZIONE e non chiudere la propria mente tenendosi stretto solo il proprio punto di vista pensandolo l'unico giusto e plausibile.


Con affetto sincero
Ely




Elyy.
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22/05/2012 17.20










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Re: Re: Risposta di Cavdna il 19/5/2012
lovelove84, 21/05/2012 09.49:



il perdono va dato tutte le volte possibili...basta che non toccano la dignità e l intelligenza...cioè fino a che non provocano un danno interiore... il resto, alcune cose anche con il tempo... si potranno perdonare o riappacificarsi..







Però, stando alle parole di Gesù Cristo, bisognerebbe perdonare sempre, anche in questi casi, e allora come la mettiamo?
Applichiamo la legge perfetta dell'amore additata da Cristo o ci lasciamo prendere dai nostri sentimenti che pongono un limite al perdono?

Io la risposta ce l'avrei ed è questa: non siamo perfetti quindi a tutto c'è un limite, soprattutto alla nostra pazienza che non è quella di Dio

Ely


Elyy.
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22/05/2012 17.54










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Re: Approfondimenti sulla tematica del perdono.
francocoladarci, 21/05/2012 17.08:


07/05/2007
Perdono e perdonismo
Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano


“No, mai!” ha urlato in chiesa la mamma di Vanessa Russo, quando il sacerdote ha invitato a perdonare le colpevoli dell’assassinio della figlia.....

Franco



Premesso che in questo articolo si parla del perdono a persone che hanno commesso atti di cattiveria gratuita, efferati e ingiustificati, voglio evidenziare questo pensiero:

"Perché il perdono non può essere richiesto né imposto, né tanto meno diventare un comodo slogan? Perché è un gesto grande, divino per eccellenza. Richiede un nobile cuore, una capacità di sublimare il dolore, un lungo e faticoso travaglio interiore, in chi lo dà. Richiede statura morale, nonostante tutto, anche in chi lo riceve: perché, nella sua essenza, può catalizzare la capacità di cambiare, di crescere eticamente, quando lo si sia ricevuto, anche dopo una colpa gravissima. Questa capacità persuasiva del perdono, che induce al bene, è stata storicamente una delle sue più grandi forze, anche nell’educare a scegliere una vita migliore."

"nella sua essenza può catalizzare la capacità di cambiare.."

Nel condividere questo pensiero devo però precisare che per far sì che il perdono abbia un tale effetto benefico sul perdonato, quest'ultimo deve rendersi conto degli errori commessi perchè se è convinto di non aver commesso nessun errore o niente che debba essere perdonato, il perdono servirà solo a schiacciare la dignità di chi lo concede, a quel punto direi che il perdono NON SI PUO' concedere a chi non riconosce i propri errori in quanto concedendoglielo non si otterrebbe di certo un cambiamento in meglio ma il perpetrare della cattiva condotta


Esempio: se una mia amica fa qualcosa di sbagliato che mi ferisce (e magari ha sbagliato senza nemmeno rendersene conto, senza malizia) e dopo averglielo fatto notare invece di dire per esempio "è vero, ho agito senza pensare a come l'avresti presa, non ho avuto considerazione per te e ho agito d'impulso sbagliando, scusami" comincia invece a dire bugie e giri di parole per far credere che la sua azione è stata giusta e comunque non così grave, il perdono contribuirebbe a consolidare e a perpetrare questo comportamento perchè farebbe pensare che dicendo bugie si può uscirne puliti e vincenti sempre, tanto l'altra perdonerà e dimenticherà sempre...

E allora quando si è, direi, obbligati a perdonare?
Escludendo casi come quello di Vanessa, solo quando la persona che ha sbagliato riconosce il proprio errore e dimostra con le azioni il pentimento sforzandosi di non ricadere più negli stessi errori.
In questo caso non c'è perdonismo, ma sincero perdono.


Ely








[SM=x2610547]



Piero







contatto skype: missoltino 1
I nostri amici





23/05/2012 23:11
 
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vi saluto in CRISTO SIGNORE

miei cari fratelli e sorelle

cerco brevemente di fare un sunto

dispiace molto vedermi "tirato" proprio come una piccola coperta (sicuramente insufficiente per coprire il necessario)

certo che E' una situazione molto arzigogolata (ingarbugliata), ma può anche essere che mi sbagli


premetto che non mi ero neanche reso conto della CANCELLAZIONE da parte della cara sorella "Elyy" e sono davvero sconcertato

se non ricordo male, Lei era oltre ad una valida Utente di questo spazio (così come anche in tutti gli altri spazi/Forum) ricopriva anche mansioni/incarichi.... di alta responsabilità proprio in questo spazio (credo che con il linguaggio da TdG si dovrebbero chiamare privileggi????)

ed ora mi rendo conto che non E' più????

mia cara sorella, oovviamente cercherò di contattarti in pvt

ma deve essere accaduto qualcosa di veramente grande per questa Tua decisione,
ed allora proprio in considerazione di quelle Tue affermazioni:
mlp-plp, 22/05/2012 22.10:


RIPORTO UN PROSEGUO ""SNATURATO"" DI UN 3D NATO IN QUESTO FORUM!!
PS.
che per ora inutile commentarlo........

vedi link:

aiconfinidelsapere.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10246521&...


Elyy.
Visto che in questo 3d ci si chiede fino a che punto è giusto perdonare, mi chiedo se questa tua reazione può essere annoverata con "perdono" o "abbandono del campo" Ely




io a differenza Tua non bo chiesto la cancellazione, anche se a PIU' di qualcuno potrebbe far piacere (non credi [SM=g10324] )
mentre Tu cosa hai fatto???
pensi che serva andare oltre su questo spostamento "AD PERSONAM"???? (devi solo darmi un segno)

mentre,
quando affermi:

mlp-plp, 22/05/2012 22.10:


RIPORTO UN PROSEGUO ""SNATURATO"" DI UN 3D NATO IN QUESTO FORUM!!
PS.
che per ora inutile commentarlo........


Elyy.
Ma davvero?? Io invece pensavo che porgere l'altra guancia significasse NON accettare la sfida e NON perpretare un contenzioso.
Il confronto va bene, ma che sia ad armi pari e allo stesso livello e non certo tra uno che sta a terra munito di bastone e l'altro che sta in una posizione elevata con un fucile munito di puntatore al laser





io Ti rimando al seguente link:

forum.infotdgeova.it/search.php?t=5037
ove mi auguro che Tu possa approfondire meglio cosa significhi "porgere l'altra guancia"
di polymetis26/10/2010, 12:17 come anche l'intero 3D???

mentre, per tutte le Tue altre affermazioni:

mlp-plp, 22/05/2012 22.10:


RIPORTO UN PROSEGUO ""SNATURATO"" DI UN 3D NATO IN QUESTO FORUM!!
PS.
che per ora inutile commentarlo........

Elyy.
Inoltre vorrei anche chiederti se hai mai pensato alla possibilità che chi ti ha avanzato quelle determinate critiche non l'abbia fatto con la sincera intenzione di farti sapere dove potresti migliorare nel tuo rapporto con gli altri.
Se un amico ti dice "guarda che se parli in questo modo, se usi questi termini, se ti poni sempre un gradino sopra di me quando mi vuoi far capire qualcosa, il risultato che otterrai è il contrario di quello che vorresti ottenere" tu, invece di offenderti e abbandonare l'amico, dovresti prendere atto e cercare umilmente di analizzare le parole dell'amico e vedere se davvero non ci sia qualcosa da cambiare nella metodica da te usata per comunicare con gli altri.
E' ovvio poi che non siamo tutti uguali. C'è chi è più umile e ascolta le tue parole cercando di approfondire gli spunti che proponi ragionandoci sopra, ma c'è anche chi non pensa di dover imparare qualcosa da te per cui reagisce come reagirebbe uno schiavo quando un altro schiavo tenta di dargli ordini o direttive.
Per questo, invece di adombrarti, tu per primo che ti ritieni cristiano doc, dovresti analizzare i tuoi metodi alla luce degli imput che ti vengono dati e solo DOPO questa analisi, se ne venissi fuori comunque pulito ed esente da modifiche, dovresti, da buon cristiano, cercare disperatamente il modo di farti accettare e ascoltare anche dai più coriacei e per far questo dovesti piuttosto abbassarti tu al loro livello, come fece Gesù parlando e mangiando coi peccatori, pur di guadagnarne qualcuno.
Quindi, se invece di porre domande come farebbe un professore coi suoi alunni esponessi senza tanti giri di parole il tuo pensiero, credo che otterresti maggiori risultati anche perchè così facendo daresti modo a chiunque di prendere atto del tuo pensiero e in cuor suo condividerlo oppure rigettarlo, senza essere obbligati a rispondere come succede quando tu poni determinate domande (a volte anche di difficile comprensione) pretendendo un'immediata risposta e rinfacciando l'inadempienza nel caso le tue domande venissero ignorate. etc...... etc.............




continuo a chiedermi
ma i forum ai quali partecipo
sono per caso sedute di psicoterapia, ove bisogna correggere le personalità e ......
oppure sono ambiti nei quali si possono e si devono discutere le opinioni i pensieri???

perchè mai dovrei io abbattere la mia personalità, mentre altri (giustamente dico io) continuano a parlare del loro geova etc. etc., per non menzionare che ognuno ho un proporio stile di scrittura di formulazione etc... etc... [SM=g10324]

anzichè evidenziare i preconcetti e i pregiudizi (dei quali si è vittima), non sarebbe meglio entrare nel merito dei miei contenuti [SM=g10324]
oppure se non interessati o meglio, se non si condivide il "MODO di porgermi", perchè si discute la mia personalità anzichè i miei pensieri???
chi è il predicatore, chi è il disturbatore, chi E'......????? [SM=g10324]


per il caro fratello in CRISTO "francocoladarci" che stimo
gli chiedo cosa abbia fatto Lui per riconciliare la cara sorella "Elyy" con questo spazio

grazie a presto [SM=g9495] [SM=x2610547] [SM=g9495]

vi saluto in CRISTO RISORTO

[Modificato da cavdna 23/05/2012 23:15]
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24/05/2012 09:51
 
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per il caro fratello in CRISTO "francocoladarci" che stimo
gli chiedo cosa abbia fatto Lui per riconciliare la cara sorella "Elyy" con questo spazio

concordo con te che nessuno può decidere se una persona deve cambiare modo di scrivere...ma hai chiuso male.....come mai ti rivolgi solo al Franco? se non sai nulla???e come fai a dire che Franco non ha fatto nulla(letto tra le righe)??devo pensare (ma lo penso già)che c'è lo zampino di qualcuno?
ti dico che Franco HA FATTO ma la scelta aspetta solo la persona colpita..o bisogna fare quello che dicono gli altri???

un abbraccio...e scusatemi ma ho visto un po di malizia/furbizia in questo post!
--------------------------------------------------
AVER PAURA DEL DIAVOLO E' UNO DEI MODI DI DUBITARE DI DIO ...
24/05/2012 23:58
 
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Re:
ti saluto in CRISTO SIGNORE

mia cara sorella


lovelove84, 24/05/2012 09.51:

come mai ti rivolgi solo al Franco? se non sai nulla???



R I S P O S T A


forse perchè è stato "Franco" ad aver aperto il 3D nel Suo Forum per poter dare continuità [SM=g10324]

inoltre:

lovelove84, 24/05/2012 09.51:

e come fai a dire che Franco non ha fatto nulla(letto tra le righe)??



R I S P O S T A

e dove hai letto simile affermazione?????
già Tu dici tra le righe.....
quindi confermi la "TEORIA" che i pregiudizi e i precocetti hanno il sopravvento su tutto [SM=g10324]
possibile mai che si debba continuare con i processi alle intenzioni [SM=g10324]
possile che non debba servire a nulla scrivere e rimanere al contenuto di quello che si E' scritto [SM=g10324]

inoltre:
lovelove84, 24/05/2012 09.51:

devo pensare (ma lo penso già)che c'è lo zampino di qualcuno?



R I S P O S T A

vedo che anche Tu usi la sfera di cristallo (scusa l'ironia)
e come già detto, possibile che si debba sempre andare oltre a quello che si legge???

oppure sei Tu che conoscendo alcuni retroscene ... di conseguenza giungi a simili conclusioni???? [SM=g10324]

inoltre:
lovelove84, 24/05/2012 09.51:


ti dico che Franco HA FATTO ma la scelta aspetta solo la persona colpita..o bisogna fare quello che dicono gli altri???
un abbraccio...e scusatemi ma ho visto un po di malizia/furbizia in questo post!



R I S P O S T A


infatti con questa affermazione mi stai dando la conferma che alcuni retroscene sono di Tua conoscenza
ma la mia era una semplice domanda senza alcuna malizia e senza secondi fini
ma evidentemente così come dicevo
i pregiudizi e i preconcetti devono essere contaggiosi

un abbraccio anche a Te

grazie [SM=g9495] [SM=x2610547] [SM=g9495]

vi saluto in CRISTO RISORTO




[Modificato da cavdna 25/05/2012 00:13]
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forse perchè è stato "Franco" ad aver aperto il 3D nel Suo Forum per poter dare continuità



si so i retroscena...e per questo ho pensato quello che dovevo pensare...per il fatto che Franco ha aperto il 3d sul suo forum, non può esser stato che è stata la Elyy a chiederlo visto che qui non c'è piu?

visto che dopo questi pochi anni un po ti ho capito...credo che il tuo puntare il ditino non è da te, è che tu sei stato un po influenzato e contagiato da pregiudizi.....

se non è così, e che sono solo andata piu in la del mio naso....ti chiedo scusa.... [SM=g2870564]

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Re:
vi saluto in CRISTO SIGNORE

mia cara sorella

lovelove84, 25/05/2012 09.28:


R I S P O S T A


forse perchè è stato "Franco" ad aver aperto il 3D nel Suo Forum per poter dare continuità



si so i retroscena...e per questo ho pensato quello che dovevo pensare...per il fatto che Franco ha aperto il 3d sul suo forum, non può esser stato che è stata la Elyy a chiederlo visto che qui non c'è piu?



R I S P O S T A

mia cara sorella

anzichè pensare, non sarebbe stato meglio leggere e rispondere allo scritto??

già evidentemente non serve lo scritto E' (SONO) sufficiente pregiudizi e preconcetti
ovvero i processi alle intenzioni,
proprio lo stesso atteggiamento e la stessa modalità di lettura di sempre
contenti voi di continuare a fare i processi alle intenzioni (ma vi rendete conto che sono le vostre intenzioni che processate e non i miei scritti????)
inoltre,
se come dici : "non può esser stato che è stata la Elyy a chiederlo visto che qui non c'è piu?"
sarebbe stato sufficiente da parte del caro fratello in CRISTO "FRACO" dirlo anche solo in Privato, visto che gli ho inviato una comunicazione privata
invece NO! silenzio assoluto
silenzio anche nella condizione di Mod.... (e da Mod. sa benissimo che il Regolamento pone la condizione di risolvere le DIATRIBE in maniera riservata) ed invece NIENTE
il caro fratello E' LATITANTE
devo ammettere con tutta sincerità sono molto rammaricato da tale atteggiamento
ancora,
è anche vero, il sottoscritto in questi giorni è stato impegnato per alcune attività Parrocchiali (PENTECOSTE), motivo per cui sono stato assente dai Forum
ma nonostante ciò, leggo la presenza in pubblico (in ambito Forum) del caro FRANCO,
ma EGLI rimane assente e silenzioso ai miei interrogativi.

lovelove84, 25/05/2012 09.28:

visto che dopo questi pochi anni un po ti ho capito...credo che il tuo puntare il ditino non è da te, è che tu sei stato un po influenzato e contagiato da pregiudizi.....

se non è così, e che sono solo andata piu in la del mio naso....ti chiedo scusa.... [SM=g2870564]





R I S P O S T A

mi hai capito??? (questa E' davvero bella!)
no!, mia cara Tu non hai capito un bel niente
accetti un consiglio???? [SM=g10324] ,
smettila di giudicare e soffermati semplicemente ai contenuti
sarebbe troppo facile e semplice, giungere alle conclusioni di poter ritenere di conoscere qualcuno solo perchè si è pensato di leggere un suo qualche pensiero, se poi quello che si va a leggere viene travisato dagli stessi preconcetti e pregiudizi allora tirene TU le conclusioni..

OK -- sappi che accetto le Tue scuse

grazie [SM=g9495] [SM=x2610547] [SM=g9495]

vi saluto in CRISTO RISORTO

[Modificato da cavdna 28/05/2012 21:57]
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A proposito dello "Snaturato"

Se il 3D è risultato “snaturato” ciò è dovuto all’assenza di Ely a cui mi avevo riferito, il mio post sul tuo forum è stato un errore, a dimostrazione di ciò ho detto a Mauro “si era cancellato sul forum”, convinto di inserire il post sul Mio forum ove Mauro si è cancellato ma per sbaglio ho inserito nel tuo, è evidente allora che la risposta Ely non poteva leggerla perché non più utente nel tuo forum, quindi ho deciso di copiare tutta la discussione sul mio affinché chi avrebbe letto poteva comprendere di cosa si stava parlando.

Lungi da me copiare ed incollare le altrui discussioni, poiché non c’è nessun motivo di farlo.
Comunque bastava interpellarmi e la cosa si sarebbe chiarita subito senza fare un bis o un tris di polemiche, se poi la Ely ritornasse sul forum i nostri amici non ho nessuna difficoltà a cancellare la discussione in quanto non sussisterebbero più i motivi di tenerla nel mio forum.

Per Cavdna il quale dice.

per il caro fratello in CRISTO "francocoladarci" che stimo
gli chiedo cosa abbia fatto Lui per riconciliare la cara sorella "Elyy" con questo spazio



Io ho esternato il mio pensiero sulla questione, ma la decisione non spetta a me, ogni persona decide secondo la sua coscienza, in merito poi al forum di Info il medesimo non è gestito esclusivamente da me bensì da altri moderatori e amministratori, ed anche in quello si rispetta la volontà della maggioranza, ciò che si discute rimane riservato, e quando alla fine si prende una decisione la medesima è presa nella sua collegialità, non entro nel merito della questione, poiché ritengo dal mio punto di vista la convenienza di astenermi.
Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
06/06/2012 00:47
 
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Re:
vi saluto in CRISTO SIGNORE

mio caro fratello in CRISTO:
francocoladarci, 28/05/2012 23.27:

A proposito dello "Snaturato"
Per Cavdna il quale dice.

per il caro fratello in CRISTO "francocoladarci" che stimo
gli chiedo cosa abbia fatto Lui per riconciliare la cara sorella "Elyy" con questo spazio



Io ho esternato il mio pensiero sulla questione, ma la decisione non spetta a me, ogni persona decide secondo la sua coscienza, in merito poi al forum di Info il medesimo non è gestito esclusivamente da me bensì da altri moderatori e amministratori, ed anche in quello si rispetta la volontà della maggioranza, ciò che si discute rimane riservato, e quando alla fine si prende una decisione la medesima è presa nella sua collegialità, non entro nel merito della questione, poiché ritengo dal mio punto di vista la convenienza di astenermi.
Franco





R I S P O S T A

grazie per i chiarimenti
se fossero giunti per tempo debito, avrebbero evitato una inutile diatriba tra il sottoscritto e la cara sorella "Lovelove"

PERO'!
anche io voglio riservarmi nel merito dei Tuoi silenzi un :
"non entro nel merito della questione, poiché ritengo dal mio punto di vista la convenienza di astenermi"

auguro ogni bene a Te e alla cara sorella "Elyy." [SM=x2610547] [SM=x2870448]

vi saluto in CRISTO RISORTO
[Modificato da cavdna 06/06/2012 00:47]
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