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“COMPRENSIONE” CRISTIANA, fino a che punto?

Ultimo Aggiornamento: 06/06/2012 22:15
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RIPORTO UN PROSEGUO ""SNATURATO"" DI UN 3D NATO IN QUESTO FORUM!!
PS.
che per ora inutile commentarlo........

vedi link:


aiconfinidelsapere.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10246521&...



Elyy.
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22/05/2012 17.12










IP: Nascosto
Re: Risposta di Cavdna il 19/5/2012
Per Cavdna

Ciao Michele,
ora tenterò di esprimere la mia opinione su quanto hai detto anche se col tuo commento tocchi un'esperienza vissuta da te personalmente, ma anche da questa tutti possiamo cercare di capire e di imparare qualcosa

francocoladarci, 19/05/2012 12.15:
R I S P O S T A

mi scuso se solo oggi giungo alla lettura ed a una eventule risposta

io per esempio, per esperienza personale
dopo aver ricevuto/assaporato aggressioni verbali e quant'altro (ovviamente non in questo ambito, mi riferisco ad altri FORUM), e dopo aver ricevuto ADDIRITTURA indicazioni di cambiare la mia personalità.....
ho deciso che non essendo più il bene accetto in quei "lidi" - non si tollerava più la mia presenza (ho salutato e sono uscito)
a cosa sarebbe servito rimanere???


Visto che in questo 3d ci si chiede fino a che punto è giusto perdonare, mi chiedo se questa tua reazione può essere annoverata con "perdono" o "abbandono del campo"
Inoltre vorrei anche chiederti se hai mai pensato alla possibilità che chi ti ha avanzato quelle determinate critiche non l'abbia fatto con la sincera intenzione di farti sapere dove potresti migliorare nel tuo rapporto con gli altri.
Se un amico ti dice "guarda che se parli in questo modo, se usi questi termini, se ti poni sempre un gradino sopra di me quando mi vuoi far capire qualcosa, il risultato che otterrai è il contrario di quello che vorresti ottenere" tu, invece di offenderti e abbandonare l'amico, dovresti prendere atto e cercare umilmente di analizzare le parole dell'amico e vedere se davvero non ci sia qualcosa da cambiare nella metodica da te usata per comunicare con gli altri.
E' ovvio poi che non siamo tutti uguali. C'è chi è più umile e ascolta le tue parole cercando di approfondire gli spunti che proponi ragionandoci sopra, ma c'è anche chi non pensa di dover imparare qualcosa da te per cui reagisce come reagirebbe uno schiavo quando un altro schiavo tenta di dargli ordini o direttive.
Per questo, invece di adombrarti, tu per primo che ti ritieni cristiano doc, dovresti analizzare i tuoi metodi alla luce degli imput che ti vengono dati e solo DOPO questa analisi, se ne venissi fuori comunque pulito ed esente da modifiche, dovresti, da buon cristiano, cercare disperatamente il modo di farti accettare e ascoltare anche dai più coriacei e per far questo dovesti piuttosto abbassarti tu al loro livello, come fece Gesù parlando e mangiando coi peccatori, pur di guadagnarne qualcuno.
Quindi, se invece di porre domande come farebbe un professore coi suoi alunni esponessi senza tanti giri di parole il tuo pensiero, credo che otterresti maggiori risultati anche perchè così facendo daresti modo a chiunque di prendere atto del tuo pensiero e in cuor suo condividerlo oppure rigettarlo, senza essere obbligati a rispondere come succede quando tu poni determinate domande (a volte anche di difficile comprensione) pretendendo un'immediata risposta e rinfacciando l'inadempienza nel caso le tue domande venissero ignorate.


così, come non è giusto imporre a nessuno il cambio personalità
è altro e tanto giusto non imporre a nessuno una presenza non gradita


Non è giusto imporre un cambio di personalità ma è giusto far notare quali metodiche danno fastidio o indispongono l'interlocutore/i.
La tua presenza è senz'altro gradita quando ti poni in mezzo agli altri e non al di sopra, cosa che so non vuoi che si pensi, perchè in cuor tuo così non è, ma è il tuo modo di fare che lo fa credere e gli altri hanno tutto il diritto di dirtelo.


R I S P O S T A
si, certo, gli errori tutti li commettiamo, nessuno può ritenersi esenti da "inciampi"- - - -ma!.....

porgere l'altra guancia sta ha indicare di accogliere la sfida, sta ad indicare di accettare un confronto
e non farsi prendere a sberle dal primo che ......


Ma davvero?? Io invece pensavo che porgere l'altra guancia significasse NON accettare la sfida e NON perpretare un contenzioso.
Il confronto va bene, ma che sia ad armi pari e allo stesso livello e non certo tra uno che sta a terra munito di bastone e l'altro che sta in una posizione elevata con un fucile munito di puntatore al laser

per quella che è stata la mia personale esperienza in alcuni "lidi",
io mi sono sempre ritrovato messo all'angolino o estromesso,
pertanto non è esempre possibile accettare la sfida o un confronto
ad alcuni poco interessa il Tuo pensiero o la Tua persona
alcuni hanno solo l'interesse di estromettere e di attaccare per il solo gusto di non leggerti e di non incontrarti virtualmente


Come già detto non è proprio così anche se dal tuo punto di vista potresti vederla così, ma si sa, quando alcuni attacchi vengono rivolti alla propria persona l'amor proprio li ingigantisce e li trasforma in grandi offese e mancanza di rispetto mentre invece, forse, sono i nostri metodi che bisognerebbe addolcire o modificare. Il tuo pensiero sarebbe (e lo è) interessantissimo se esposto diversamente, senza domande, ma semplice esposizione dei concetti.
Tu invece con le tue domande costringi gli interlocutori a percorrere il tragitto(di ragionamento) da te tracciato e non dai la possibilità di deviare nè a destra nè a sinistra, ma le deviazioni avvengono sempre(avendo tutti un cervello pensante), da qui le incomprensioni e le intolleranze.

DAlla tua esperienza quindi, imparo anch'io una lezione cioè di cercare vedere le cose anche dal punto di vista degli altri e non solo dal mio. Ciò si può fare solo quando entrambi gli interlocutori espongono con ragionevolezza i propri punti di vista con la speranza che l'uno comprenda l'altro anche se forse non ne condividerà le idee, ma per comprendere bisogna ASCOLTARE CON ATTENZIONE e non chiudere la propria mente tenendosi stretto solo il proprio punto di vista pensandolo l'unico giusto e plausibile.


Con affetto sincero
Ely




Elyy.
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22/05/2012 17.20










IP: Nascosto
Re: Re: Risposta di Cavdna il 19/5/2012
lovelove84, 21/05/2012 09.49:



il perdono va dato tutte le volte possibili...basta che non toccano la dignità e l intelligenza...cioè fino a che non provocano un danno interiore... il resto, alcune cose anche con il tempo... si potranno perdonare o riappacificarsi..







Però, stando alle parole di Gesù Cristo, bisognerebbe perdonare sempre, anche in questi casi, e allora come la mettiamo?
Applichiamo la legge perfetta dell'amore additata da Cristo o ci lasciamo prendere dai nostri sentimenti che pongono un limite al perdono?

Io la risposta ce l'avrei ed è questa: non siamo perfetti quindi a tutto c'è un limite, soprattutto alla nostra pazienza che non è quella di Dio

Ely


Elyy.
*******

Post: 163
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22/05/2012 17.54










IP: Nascosto
Re: Approfondimenti sulla tematica del perdono.
francocoladarci, 21/05/2012 17.08:


07/05/2007
Perdono e perdonismo
Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano


“No, mai!” ha urlato in chiesa la mamma di Vanessa Russo, quando il sacerdote ha invitato a perdonare le colpevoli dell’assassinio della figlia.....

Franco



Premesso che in questo articolo si parla del perdono a persone che hanno commesso atti di cattiveria gratuita, efferati e ingiustificati, voglio evidenziare questo pensiero:

"Perché il perdono non può essere richiesto né imposto, né tanto meno diventare un comodo slogan? Perché è un gesto grande, divino per eccellenza. Richiede un nobile cuore, una capacità di sublimare il dolore, un lungo e faticoso travaglio interiore, in chi lo dà. Richiede statura morale, nonostante tutto, anche in chi lo riceve: perché, nella sua essenza, può catalizzare la capacità di cambiare, di crescere eticamente, quando lo si sia ricevuto, anche dopo una colpa gravissima. Questa capacità persuasiva del perdono, che induce al bene, è stata storicamente una delle sue più grandi forze, anche nell’educare a scegliere una vita migliore."

"nella sua essenza può catalizzare la capacità di cambiare.."

Nel condividere questo pensiero devo però precisare che per far sì che il perdono abbia un tale effetto benefico sul perdonato, quest'ultimo deve rendersi conto degli errori commessi perchè se è convinto di non aver commesso nessun errore o niente che debba essere perdonato, il perdono servirà solo a schiacciare la dignità di chi lo concede, a quel punto direi che il perdono NON SI PUO' concedere a chi non riconosce i propri errori in quanto concedendoglielo non si otterrebbe di certo un cambiamento in meglio ma il perpetrare della cattiva condotta


Esempio: se una mia amica fa qualcosa di sbagliato che mi ferisce (e magari ha sbagliato senza nemmeno rendersene conto, senza malizia) e dopo averglielo fatto notare invece di dire per esempio "è vero, ho agito senza pensare a come l'avresti presa, non ho avuto considerazione per te e ho agito d'impulso sbagliando, scusami" comincia invece a dire bugie e giri di parole per far credere che la sua azione è stata giusta e comunque non così grave, il perdono contribuirebbe a consolidare e a perpetrare questo comportamento perchè farebbe pensare che dicendo bugie si può uscirne puliti e vincenti sempre, tanto l'altra perdonerà e dimenticherà sempre...

E allora quando si è, direi, obbligati a perdonare?
Escludendo casi come quello di Vanessa, solo quando la persona che ha sbagliato riconosce il proprio errore e dimostra con le azioni il pentimento sforzandosi di non ricadere più negli stessi errori.
In questo caso non c'è perdonismo, ma sincero perdono.


Ely








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Piero







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