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"Viaggiando nella Bibbia" Riassunto Generale

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2014 10:41
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[SM=g6198] [SM=g6198] INTRODUZIONE [SM=g6198] [SM=g6198]



parte prima:



La gioia nasce dalla vita del popolo.

Uno studioso di bibbia riscopre la buona novella entrando a far parte dell'allegria del popolo, e si incarica di raccontarlo a chi non lo sa.






LA STORIA DEL LIBRO SOTTO FORMA DI PARABOLA

La parabola della porta:


Nel paese c'era una casa.

Era molto antica e ben costruita.

La porta era bella, larga e si apriva sulla strada, dove passava la gente.

Era una porta strana.

La soglia confondeva la strada con la casa, tanto che chi entrava aveva l'impressione di stare ancora fuori.

A chiunque passasse per quella strada sembrava di entrare e di essere accolto in quella casa.

Mai nessuno si era preoccupato di questo fatto, naturale come la luce quando il sole brilla in cielo.

La casa faceva parte della vita del popolo, grazie a quella porta che univa la casa al paese e la gente del paese alla casa.

Era come il crocicchio dove si svolge la vita, dove ci si ferma a discutere e la gente si incontra.

Quella porta restava sempre aperta, giorno e notte.

La soglia era consumata dall'uso.

Tanta gente, anzi tutti, passavano di lì.

Un bel giorno ci arrivarono due studiosi.
Venivano da lontano.
Erano stranieri.
Non conoscevano la casa.

Avevano sentito dire che era antica e bella.

Erano professoroni che si intendevano di cose antiche.

Appena videro la casa la giudicarono di grande valore.

Cercarono la porta e ne trovarono una laterale.

Di lì cominciarono ad entrare ed uscire per ragioni di studio.

Non volevano che il rumore li disturbasse;
il rumore che faceva il popolo sulla porta della strada.

Volevano starsene in pace per riflettere.

Se ne stavano dentro casa, lontani dalla porta del popolo, in un angolo buio, tutti assorti a studiare il passato di quella casa.

Il popolo, entrando nella sua casa, vedeva quei due con i loro libroni e con le loro macchine complicate.

Vicino a loro la povera gente ammutoliva.

Se ne stava zitta per non disturbarli.

Li ammirava tanto e diceva:
«Stanno studiando la bellezza e la storia di casa nostra.
Sono scienziati! ».

Gli studi progredivano.
I due scoprivano cose che il popolo ignorava (anche se tutti i giorni le vedeva nella sua casa).

Ottennero il permesso di raschiare qualche parete e scoprirono pitture antiche che illustravano la storia e la vita del popolo, una storia che il popolo ignorava.

Scavarono vicino alle colonne e riuscirono a ricostruire la storia della casa, una storia di cui nessuno si ricordava.

Il popolo non conosceva la storia della sua vita e della sua casa, perché il suo passato se lo portava dentro, nel fondo degli occhi che non possono vedere se stessi, ma che vedono tutto il resto, orientando ogni cosa verso la direzione giusta:
in avanti.

Quando, di notte, il popolo si riuniva a veglia, i due studiosi si univano alla gente per raccontare le loro scoperte.

Il popolo ammirava sempre più i due studiosi e il loro lavoro.

I due circolavano per la casa.

Il popolo, oramai, quando entrava in casa, ammutoliva.

Una casa cosi nobile e ricca meritava rispetto.

La vita povera della strada che le passava accanto, era tutt'altra cosa.

Là dentro non si poteva vociare e danzare.
Lo dicevano tutti.
Tutti oramai pensavano così.


C'era gente del popolo che non entrava nemmeno più per la porta chiassosa che dava sulla strada! Preferivano il silenzio della porta laterale, quella degli studiosi.

Schivavano il chiasso del popolo.

Adesso entravano in casa non più per incontrarsi, per parlare tra di loro, ma per conoscere meglio la bellezza della loro casa, la casa del popolo.

Ricevevano spiegazioni dagli studiosi sulla casa che pur conoscevano cosi bene (era loro!), e che tuttavia avevano l'impressione di non aver mai conosciuto.

A poco a poco la casa del popolo non fu più del popolo.

Tutto il popolo preferiva la porta degli scienziati.

All'ingresso, ciascuno riceveva una piccola guida con tutte le spiegazioni sulle rarità e scoperte della casa.

Il popolo si convinse di essere proprio ignorante.

Gli scienziati - quelli si - sapevano conoscere le cose del popolo meglio dello stesso popolo.

Tutti finirono col pensare così.

Oramai, entrando nella casa, che era sua, il popolo restava muto e vergognoso.

Come se stesse in casa d'altri e di altri tempi a lui sconosciuti.

Guardava e studiava, seguendo la guida, in piccoli gruppi, aggirandosi per la casa, nella semioscurità.

Non si ricordava più dei bei tempi passati, quando tutti insieme giocavano e danzavano, proprio lì dove adesso si studiava soltanto, con cipiglio, alla maniera degli scienziati, col libro in mano, recitando la lezione.

A poco a poco nessuno più si ricordò della porta sulla strada.

Un turbine di vento addirittura la chiuse.

Nessuno se ne accorse.

Ma non la chiuse del tutto.

Ci rimase una fessura.

L'erba ci crebbe davanti.

Le erbacce si fecero alte fino a coprirne l'entrata;
oramai non ci passava più nessuno.

Perfino la strada cambiò d'aspetto.

Adesso era solo strada, niente altro.

Una strada triste e deserta, un vicolo senza uscita, senza gente del popolo che passando di lì si potesse incontrare.

La porta laterale accoglieva il popolo che andava a visitare la casa e ne restava estasiato.

Quante ricchezze che non conosceva!

L'interno si fece sempre più buio perché mancava la luce che veniva dalla strada.

Fu necessario accendere le candele.

Ma la luce artificiale alterava i colori.

Il tempo passava.

L'euforia della scoperta si afflosciava.

Diventava sempre più rara la processione della gente che andava a visitare la casa entrando dalla porta laterale.

La porta del popolo che dava sulla strada non esisteva più.

Nessuno più se ne ricordava.

Il popolo sapiente, un ristretto gruppo di persone e qualche illustre visitatore venuto di fuori, continuava a frequentare la casa del popolo, passando dalla porta dei dottoroni.

Là dentro teneva le sue riunioni, discutendo sulle cose antiche della casa, cose che appartenevano al passato.

La casa del popolo non era più del popolo.

Il popolo dei poveracci passava soltanto per la strada, divenuta deserta e triste.

A loro non interessavano le antichità.

Il popolo viveva la vita:
ecco tutto.

Eppure qualcosa sembrava mancargli.

Non avrebbe saputo dire che cosa, perché non se lo ricordava.

Gli mancava una casa che fosse del popolo.

I due studiosi, felici per la scoperta, continuavano a studiare.

Aprirono perfino una scuola per educare i bambini del paese, insegnando loro le cose del passato.

Ma uno dei due studiosi incominciò a preoccuparsi per la crescente mancanza d'interesse del popolo.

Non si vedeva quasi più nessuno.

Si accorse che la vita del paese non era più quella.

Erano tutti meno contenti.

Non era come quando loro erano arrivati lì.

Adesso ognuno pensava solo per sé.

Non c'erano più gli incontri di allora.

È vero che c'erano stati dei tentativi di incontrarsi in altri luoghi.
Ma tutto era finito in una bolla di sapone.

Gli incontri programmati si erano insabbiati, perché non c'era intesa tra loro...
Qualcosa, evidentemente, ci mancava.

Neppure lui sapeva quale.
Si propose di scoprirlo.
Si chiedeva fra sé:

«Chissà perché il popolo non viene più nella sua casa?

Chissà perché non vengono più qui a conoscere le cose che noi due abbiamo scoperto per loro?

Perché mai non vengono più in questa casa per conversare, incontrarsi, danzare e giocare, parlare e cantare? ».

E non trovava risposta ai suoi interrogativi.

L'altro studioso non aveva notato niente di tutto ciò, assorto com'era nei suoi studi sul passato.

Anzi rimproverava il suo collega dicendo:
«Ma tu ti distrai troppo!».

Voleva che si applicasse di più allo studio del passato e si curasse meno del popolo della strada.

Alla fine, poi, chi comandava la spedizione era lui!

Un bel giorno un poverello, senza casa né tetto, si rifugiò tra i cespugli che crescevano al margine della strada, in cerca di riparo.

Tutt'a un tratto si accorse che c'era una fenditura, come una porta, e vi entrò. Davanti a lui apparve una' casa enorme.

Una casa così accogliente che si sentì subito a suo agio.

Gli sembrava di stare per la strada e intanto stava al riparo.

Il giorno dopo ci tornò.
Ci tornò sempre.
Lo raccontò agli amici, poveri come lui.

Confidava loro la scoperta come fosse un segreto.
Altri poveri andarono con lui.

Entrarono tutti, in fila indiana, attraverso la stretta fenditura della porta che dava sulla strada, quella porta che un giorno il vento aveva sbatacchiato senza chiudere del tutto.

Quell'andirivieni di entrare e uscire per la porta della strada fece seccare l'erba calpestata.

Per terra si formò un sentiero stretto, battuto.
Si aprì un nuovo cammino.

Erano così numerosi oramai gli amici che volevano entrare che un giorno dettero una spallata alla porta e quella cedette.

L'entrata diventò un po' più larga di prima, e il popolo e la luce inondarono la casa.

La casa si illuminò tutta, diventò anche più bella.
Ci si stava anche meglio.
Il popolo ne era felice.

La scoperta corse di bocca in bocca e tutti i poveri ne parlavano.

Ma il segreto se lo tenevano per sé.
Riguardava solo la gente umile.

«Quella casa è nostra» andavano dicendo.

La cosa non poteva tuttavia restare nascosta.

L'avrebbe potuto supporre solo il popolo ingenuo e semplice che riflette poco e non ha malizia.

Ogni mattina, quando l'orologio scoccava l'ora di apertura della porta laterale per ricevere gli illustri visitatori, gli spazzini trovavano là dentro i segni della presenza dei poveri.

Si udivano perfino le loro risatone e i loro discorsi;
discorsi di gente contenta, realizzata, che non si interessava né delle pitture né dell'arte, e che per entrare non pagava niente;

risatone di gente che si sentiva bene in casa sua, in quella casa che ricominciava ad essere la «casa del popolo».

La notizia arrivò all'orecchio dei due studiosi.

Uno di loro si adirò, l'altro tacque.

Il primo gridò:
«Ma quando mai si è vista tanta ignoranza!
Finiranno col profanare e rovinare la nostra casa!
Dove va a finire tutto il nostro lavoro?

Lo studio di tanti anni andrà dunque perduto?».

Parlava come se il padrone della casa fosse lui!...

L'altro rimbeccò:
«La casa non è tua»!
I due litigarono a causa del popolo.


Una notte, il secondo studioso si nascose in un angolo della casa.

Vide il popolo che entrava senza domandare il permesso a nessuno e si metteva a parlare, a danzare, a giocare e tutti si sentivano a loro agio e si incontravano tra loro.

Gli fece tanto piacere la loro allegria che si scordò delle ricchezze.

Si entusiasmò tanto che entrò anche lui nel circolo dei poveri e si mise a danzare con loro.

Danzò, giocò, conversò tutta la notte.

Quanto tempo era che non faceva più simili cose!
Mai si era sentito casi felice di vivere!

Per lui, poi, la gioia era ancora maggiore, perché lui sapeva qual fosse il valore e la bellezza della casa.

Aveva scoperto solo allora che tutto quello che lui aveva studiato era nato dal popolo, ed era nato affinché il popolo sentisse la gioia di vivere.

Si accorse che erano queste le risposte alle domande che si era posto prima.

Lo sbaglio stava nella porta' laterale che aveva sviato il popolo dalla porta della strada, separando la strada dalla casa e la casa dalla strada;

quella porta aveva reso la casa più scura, più triste, sconosciuta al popolo;
aveva reso la strada un vicolo cieco, deserto e triste.

Anche lui, adesso, entrava dalla porta della strada.

E cosi continuò a fare tutte le notti.

Il popolo lo accoglieva e già incominciava a conoscerlo, perché il popolo non fa distinzione di persona tra quelli che si uniscono a lui.

Anche lui era uno del popolo.

Ogni volta che entrava dalla porta della strada, vedeva la ricchezza e la bellezza della casa sotto una luce che non aveva mai conosciuto fino ad allora;

quella che veniva dalla strada. La gioia del popolo, la bellezza e la ricchezza della casa gli rivelavano quello che i libri non gli avevano insegnato mai.

Era come quando, sul finir del giorno, il sole che tramonta
improvvisamente lancia i suoi raggi gratuiti, rosso-d'oro sul dorso
maestoso di una montagna, bagnandola di luce smagliante.

Tutto era cambiato per lui, anche se tutto continuava come prima.

Niente era cambiato.


Ma da quel giorno studiava i suoi libri con occhi nuovi e vi scopriva cose che il suo collega non si sognava neppure.

Stava in mezzo al popolo, partecipava alla sua allegria, via via che gli se ne offriva l'opportunità.

Parlava col popolo delle ricchezze della casa, viste alla luce che veniva dalla strada e dalla gioia del popolo.

La sua voce non era pesante e non umiliava nessuno.

Non faceva azzittire la gente col peso della scienza e del sapere.

Educava il popolo, tra la gioia di tutti e faceva crescere in tutti il gusto di vivere.

Era l'anno ????.

Che cosa speriamo per il futuro:

... che si riscopra la porta della strada, abbattendo le erbacce che l'hanno sepolta, che se ne spalanchino i battenti, che si restituisca al popolo la gioia perduta, che si restituisca al popolo quello che era suo.

... che torni a cambiare l'aspetto della strada, che la porta spalancata le restituisca la bellezza di un tempo, che la luce della strada ritorni ad invadere la Casa del Popolo perché riappaia la sua autentica bellezza, e svanisca ogni colore artificiale.

... che si chiuda la porta laterale, non perché sia cattiva, ma perché tutti, studiosi e visitatori, popolo sofferente e sapiente, tutti insieme, possano gustare la vera gioia di una casa, che è casa di tutti.

... che si entri di nuovo dalla strada, che gli studiosi passino da questa entrata, insieme al popolo, mescolati col popolo, affinché la conoscenza delle ricchezze della casa non allontani il popolo, e gli alunni educati alla scuola dei dottori non si dimentichino di appartenere al pOpolo e sappiano restituire al popolo la vita e la gioia che hanno ricevuto da lui.

...che si facciano pure studi più profondi sulla bellezza e sulla ricchezza della casa del popolo, ma che si facciano alla luce che viene dalla strada e dalla gioia del popolo, in modo che contribuiscano ad aumentare ancora di più l'allegria che nasce dalla vita di oggi, dalla vita che il popolo vive, dalla vita di ieri, studiata dagli scienziati, dalla vita di domani che tutti speriamo.


Ci resta un solo problema:
lo studioso che si è arrabbiato col popolo e che si crede il padrone della casa.

Il collega che è entrato a far parte dell'allegria del popolo si è impegnato ad andarci a parlare per dirgli: «... senza il popolo, tu non saresti nato...».

Questa è la parabola della porta che racconta la storia del libro, facendo vedere come è nato e dove sono le sue fonti di informazione.


È nato di notte, tra la gioia del popolo.
È nato di giorno, sulla strada triste e deserta.

È nato di notte e di giorno, insieme ai libri e alle macchine complicate, nell'angolo oscuro della casa del popolo.


Carlos Mesters 7 marzo 1972 Festa di San Tommaso D'Aquino


SEGUE....


[SM=g6198] [SM=g6198] [SM=g6198] [SM=g6198] INTRODUZIONE [SM=g6198] [SM=g6198] [SM=g6198] [SM=g6198]

parte finale





Dio dove sei?



La domanda non è solo di oggi.

Molta gente se l'è posta prima di noi.

La risposta decide della direzione che si dà alla vita.

Ecco perché non è superfluo trovare qualcuno che ci orienti nella ricerca della risposta giusta.

Tra le molte che sono state date fino ad oggi, ce n'è una che la storia ha registrato e che sempre ci impressiona.

È la risposta della Bibbia, tradotta in più di mille idiomi, «best-seller» mondiale, con più di un miliardo di copie vendute.





1


La Bibbia è come l'album di fotografie di una famiglia;
c'è un po' di tutto.

Le fotografie importanti del matrimonio, del battesimo dei figli, della
casa nuova, ed anche fotografie a prima vista senza alcuna importanza, come quelle di una scampagnata occasionale, in un sabato qualsiasi, perfino senza data.

I criteri per cui una fotografia è importante e un' altra no sono sempre
relativi.

La fotografia, scattata con una macchinetta da quattro soldi, del ragazzino tutto sporco ma sorridente, può essere più importante di un'altra fotografia ufficiale, molto costosa, fatta nello studio di un fotografo.

Nessuna delle due, del resto, serve per il libretto di lavoro.

Sarebbero proprio inutili.

Mentre per l'album di famiglia tutto è importante, tutto ha valore.

Là dentro c'è di tutto, in un disordine intenzionale che segue il ritmo della vita di famiglia, di cui la raccolta ti dà il ritratto fedele.

Che allegria per i figli e per i nipoti sfogliare quelle pagine!
imparano chi sono e da dove vengono.

Ecco perché tutte le fotografie sono importanti, anche quelle che non lo sembrano affatto.

Così succede per la Bibbia.

C'è dentro di tutto:
fotografie ufficiali e di rito, fotografie occasionali di episodi insignificanti senza neppure la data.

Alcune furono fatte con lo scopo di documentare gli avvenimenti, altre servono solo a strappare un sorriso dalle labbra di chi le guarda.

È il ritratto fedele di un popolo, conservato in un disordine intenzionale.

I figli e i nipoti sfogliano, via via, quelle pagine ingiallite dal tempo per sapere chi sono e per prendere coscienza di appartenere a un popolo.






2


Ma perché un album di questo genere è così importante per noi?

Non ci basta la storia d'Italia così simile ad un album pieno di contrasti?

Certo!

Solo che nessuno ci leva dalla testa una domanda fondamentale, alla quale nessuna pagina del nostro album è capace di rispondere esaurientemente:

Dio dove sta?

Che c'entra Dio con la storia d'Italia?

Se Dio è presente in tutta questa storia, quali sono i criteri per riconoscerlo?

Come fare per dare una direzione sicura alla rotta della storia che noi stessi costruiamo?

Ognuno di noi ha le sue idee sul futuro.

Dove troveremo il criterio per il discernimento degli spiriti, affinché possiamo essere sicuri di quello che vogliamo costruire?

Sono queste le domande che martellano in testa a chi riflette sulla vita, e sono domande serie.

Dalla risposta che daremo, dipenderà tutto il senso della vita.

Le stesse domande se le pose il popolo della Bibbia, rispetto alla propria situazione storica, e tentò di rispondervi.

Le risposte che trovò determinarono la direzione della sua vita.

Così si mise in cammino e - incredibile a dirsi - arrivò al termine del suo pellegrinaggio:

la Risurrezione di Cristo.

Le fotografie conservate nell'album della Bibbia documentano il percorso di questo cammino, dandocene la traccia, dal principio alla fine.

Molta gente (e siamo noi cristiani) crede che il cammino fatto dal popolo della Bibbia sia proprio quello giusto, quello di Dio.

Ecco perché i cristiani presentano e leggono la Bibbia come sussidio
indispensabile alla riflessione, all'analisi della realtà e alla ricerca di risposta per gli interrogativi che nascono dalla vita.

Noi consideriamo la storia del popolo biblico quasi come modello di una azione bene indirizzata e che ha ricevuto la conferma di Dio.

Studiamo, quindi, la Bibbia non solo per sapere come andarono le cose,
là, in quel tempo antichissimo, ma anche e soprattutto per penetrare,
attraverso le informazioni che la Bibbia ci offre, il senso e il valore
di quello che sta succedendo oggi, qui, intorno a noi, dentro la nostra storia.

È questo il carattere dello studio biblico che si sta affermando oggi, con sempre maggiore evidenza.






3

Gli studi storici per spiegare la Bibbia non sono stati mai così profondi come negli ultimi cento anni.

Possiamo dire addirittura che non c'è frase né parola che non sia stata sottoposta ad un'accurata analisi per svelarne il senso, fino in fondo.

Ne è risultata una letteratura così vasta che si è sentito il bisogno di specializzazione in questo o in quel settore dell'esegesi.

Esistono, per esempio, specialisti solo per spiegare il libro del profeta Isaia.

Eppure, questo colossale tesoro scientifico, con tutti i suoi rami di specializzazioni, accumulato durante più di un secolo, ci si presenta, a volte, come un calcolatore elettronico che non funziona, a causa di certi difetti che i tecnici non riescono a identificare.






4

Si formulavano le domande, si spingeva il bottone, ma il calcolatore non dava la risposta.

In realtà il difetto era semplice.

Il calcolatore era slegato dalla presa di corrente.

Ma non passava neppure per la testa dei tecnici che il guasto si riducesse solo a un difetto così elementare e così essenziale allo stesso tempo!

Esaminarono tutti i congegni.

Non restava più nulla da controllare, eppure non si riusciva a scoprire il guasto.

Lo scoprì l'uomo di fatica, mentre scopava la stanza, la mattina di un giorno nuovo.

Lo stesso è accaduto alla spiegazione della Bibbia.

C'è qualcosa che non funziona bene nella macchina complicata.

Si spinge il bottone, ma la risposta "alla domanda della vita non viene fuori.

I tecnici si mettono alla ricerca del guasto;
basta vedere l'inflazione dei libri che oggi si stampano su:
«Come leggere la Bibbia».

E tuttavia, qui, come là, il difetto è elementare ed essenziale allo stesso tempo:

la spiegazione della Bibbia è slegata dalla vita, quasi esclusivamente preoccupata del passato, preoccupata di raccontarci i fatti per filo e per segno, senza rivelarcene il senso, in rapporto a quello che oggi succede a noi.

È come se un tale avesse avuto in regalo un microscopio e passasse tutta la vita ad esaminare come funziona, senza mai analizzare neppure un microbo.

Se si trattasse solo di conoscere il passato, non ci sarebbe bisogno della Bibbia, perché tante cose sono successe nel passato e nessuno se le ricorda.

Se ci interessa quello che successe al popolo della Bibbia è perché quel popolo lì, per la sua esperienza di vita, ha qualcosa da dire a noi, oggi, sulla nostra vita.

Questo mi sembra il fine specifico della spiegazione della Bibbia:
studiare il passato in modo tale da coglierne il messaggio latente, affinché eserciti la sua influenza sulla vita di oggi e presti il servizio che gli è proprio, nella ricerca di risposta alle domande che ci poniamo sull'esistenza.







5

Come nel caso del calcolatore elettronico, in quello analogo della spiegazione della Bibbia il guasto lo sta scoprendo il popolo semplice, mentre scopa la stanza della vita, la mattina di un giorno nuovo, con le osservazioni scaturite dalla sua sapienza, dimostrandoci così che a poco o nulla serve per la vita limitare la spiegazione della Bibbia esclusivamente allo studio del passato.

Spetta al popolo collocare all'esegesi la domanda, così semplice e così importante allo stesso tempo:
«che c'entra tutto questo con la nostra vita oggi?».

Infila, così, la spina nella presa, e lega la macchina alla corrente della vita.

Perciò la preoccupazione principale di “questo libro” non sarà tanto illustrare i fatti che sono accaduti, quanto cercare attraverso uno studio dei fatti accaduti una risposta alle domande che oggi ci poniamo sulla vita;

restituire alla parola di Dio la funzione di luce ai nostri passi che deve e vuole avere, offrire un sussidio per l'analisi della nostra complessa realtà;

contribuire, nei limiti del possibile, perché la vita si orienti verso la resurrezione, in cui crediamo e la cui forza opera in coloro che in essa credono (cf. Ef. 1,19-23).







6

Constatiamo che oggi esiste una mancanza di comunicazione, una specie di corto circuito fra noi e la Bibbia.

Non ci capiamo più!

La Bibbia parla e la sua parola ci suona estranea.

Di chi la colpa?

Nostra o della Bibbia?

Quando due persone non si intendono più succede sempre che una butta sull'altra la colpa della mancata comunicazione.

Lo stesso facciamo noi con la Bibbia.

I metodi in circolazione partono, generalmente, dal preconcetto che la colpa è della Bibbia e non nostra.

Dal momento che la Bibbia, è un libro tanto difficile, è lei che provoca la nostra ignoranza e la nostra incapacità a capirla.

Stando così le cose, l'iniziazione alla lettura della Bibbia dovrebbe proporsi, anzi tutto, di illuminare il popolo sulle cose difficili che la Bibbia racconta, per ristabilire così la comunicazione interrotta.

Ma noi pensiamo proprio l'opposto.

La colpa principale non è della Bibbia, ma nostra, della nostra maniera di intendere la Bibbia.

Noi non ci proponiamo di illuminare il lettore sulle cose difficili raccontate dalla Bibbia.

Ci sono tanti buoni libri che lo possono fare.

Noi ci proponiamo di correggere i difetti della nostra ottica:
si tratta di cambiare il colore delle lenti con cui leggiamo la Bibbia, Si tratta di togliere la trave che sta nei nostri occhi e dimostrare che quella trave che attribuivamo alla Bibbia, cioè quelle cose difficili raccontate dalla Bibbia, sono soltanto una pagliuzza (cf. Mt. 7, 3).







7

Abbiamo fatto l'esperienza della persona timida ed inibita che attribuiva la causa della sua timidezza alla resistenza aggressiva degli altri.

Poco per volta, l'esperienza quotidiana e la convivenza con gli altri le hanno fatto capire che la causa di tutto era proprio lei.

Così la realtà della vita e la convivenza con gli altri ci hanno portato a scoprire che la causa della mancanza di comunicazione tra noi e la Bibbia non risiede soltanto né anzitutto nella Bibbia, ma anche e soprattutto in noi.

L'abbiamo imparato' dal popolo e al popolo lo restituiamo con infinita gratitudine, in “questo libro”.

C'è successa una cosa curiosa:
siamo entrati nel mondo della Bibbia per la porta che ci hanno insegnato durante lunghi anni di studio.

Ma la convivenza col popolo ce ne ha indicata un'altra, molto antica,
molto usata dai Santi Padri della Chiesa;
oggi però, per lo più è chiusa e dimenticata.

Questa porta ci introduce direttamente a scoprire quello che la Bibbia ci vuole rivelare.

Con “questo libro” vorremmo riuscire a consegnarne la chiave al lettore.

La soglia di questa porta è corrosa dall'uso di tante generazioni cristiane, nei tempi passati.

A noi questa porta ha rimesso in luce tutto quello che abbiamo studiato, dandogli un valore nuovo.

Niente è andato perduto.

Lo studio fatto in passato era valido.

Aveva solo un difetto:
la grande stanza della vita era buia;
oggi, invece, è irradiata dalla vita e dalla fede di un popolo.

Noi abbiamo avuto poco da fare:
solo aprire gli occhi, le orecchie, tutti i nostri sensi, per sentire, ascoltare, guardare, convivere, lasciando entrare liberamente la realtà,
così com'è, sia quella del nostro mondo e della nostra vita, come quella del mondo e della vita del popolo della Bibbia.

Ci siamo accorti che, nonostante le differenze, la radice è la stessa e le domande che ne derivano sono le stesse.

La vita ci ha aiutato a capire meglio la Bibbia e la Bibbia ci ha fatto capire meglio la vita.

Abbiamo cercato di filtrare le informazioni della vita di oggi alla luce che scaturisce dalla vita del popolo biblico.

Ne è risultato “questo libro”.
Esso è nato da molti incontri e riflessioni col popolo.








8

«Dio dove sei?» - «Io sono qui. Noi siamo qui».

Prima di sapere qualcosa su Dio, cerchiamo di sapere un po' chi siamo noi.

Cerchiamo di conoscere la zolla di terra che calpestiamo;
di indagare la situazione concreta che suscita le domande:
«Noi siamo qui» provoca la domanda: «Dio dove sei?».

Il dialogo con Dio parte da questa nostra realtà concreta;
ed anche la riflessione contenuta in “questo libro”.

Nei diciassette capitoli abbiamo passato in rivista diciassette aspetti della realtà viva di «quel» popolo, che sono pure gli aspetti reali della nostra vita.

Ci rendiamo conto che il popolo, benché con i piedi affondati nella melma e la testa perduta fra le nuvole, ha saputo entrare in sintonia e cogliere gli appelli di Dio, latenti nella realtà.

E li ha tradotti in vita.

Ne ha fatto la sua bussola, dando alla vita una direzione sicura, ed è arrivato alla risurrezione.

L'esempio può servire ad aiutarci ad entrare in sintonia anche noi con l'appello di Dio, che si sprigiona oggi da questa nostra realtà e che, se diventa la nostra vita, possiede la forza di portarci ad una vera risurrezione;

garantita dalla risurrezione di Gesù Cristo.

Elenchiamo i diversi aspetti della realtà contenuti in “questo libro”.

Posero degli interrogativi al popolo della Bibbia e li pongono tutt'oggi, anche a noi.

Quel popolo seppe dare una risposta valida;
anche noi siamo sfidati a rispondervi.


1) Ambivalenza di tutto ciò che esiste e oppressione in ogni aspetto della vita.

2) Ricerca di un valore assoluto e impegno di trovare il cammino giusto della vita.

3) Coscienza progressiva dell'oppressione in cui viviamo, da cui si scatena il processo che tenta la liberazione.

4) Persone contraddittorie niente affatto sante, che si distinguono sulla scena del mondo, esaltate da molti e da molti calunniate.

5) Inversione dei valori, che mette la religione al servizio della sicurezza umana.

6) Sforzo di riformare e rinnovare la vita del popolo secondo un progetto che non tiene conto e non rispetta l'opinione del popolo.

7) Uomini solitari, attaccati da tutti che, in una lotta senza precedenti, si sono messi al servizio del popolo.

8) La scienza che interpella la religione pretendendo risolvere i problemi della vita.

9) Il conflitto tra quello che la coscienza detta e quello che ordina la tradizione.

10) La preghiera e la ricerca di comunicarsi con Dio.

11) Strutture senza vita, ridotte a vuote convenzioni soociali, perché strappate dalla radice da cui ebbero origine.

12) Fede in Dio e in Cristo: che cosa è?

13) Come scoprire il divino nell'umano?

14) Dove trovare un barlume del futuro che speriamo e per il quale lottiamo?

15) Qual è il senso delle crisi che incontriamo lungo la vita?

16) Le contraddizioni della Chiesa rinnovata; chi agisce in un modo chi in un altro.

17) La forza che vince, che sostiene la fede, suscita speranza e provoca il dono di sé.







THE END…..


con questo termino di postare il:

"lungo viaggio" all'interno delle Sacre Scritture, partendo dalla
cosidetta Creazione Adamica!


[SM=g7958] [SM=g7958] fatene Buon Uso... [SM=g7958] [SM=g7958]

Ringrazio tutti..


ciao con una stretta di [SM=g1902224]



Piero




[SM=x2515800] [SM=x2515801] [SM=x2515802] [SM=x2515800] [SM=x2515801] [SM=x2515800] [SM=x2515802] [SM=x2515800] [SM=x2515801] [SM=x2515800]







contatto skype: missoltino 1
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