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VANGELI APOCRIFI

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2010 12:27
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PREMESSA
VANGELI APOCRIFI

Inizieremo una serie di post sui Vangeli Apocrifi, facendoli camminare insieme ai post di Alle Radici del Cristianesimo, ritengo importante esaminare anche schematicamente il loro contenuto, affinché possa esserci abbastanza chiaro il tentativo di introdurre insegnamenti contrari all’Ortodossia.

Si chiamano Apocrifi dal greco “Apocrypha” che significa “ nascosto, occulto”.

Perché nascosti?, e perché sono ricercati, letti, e scritti molti libri su di essi?, poiché essi narrano le avventure di Gesù dalla sua infanzia fino al suo battesimo, cercano di sopperire con informazioni ciò che mancano nei vangeli canonici, come esamineremo in seguito tali racconti sono “ fiabeschi, infantili” diciamo come alla “ Henry Potter”, come ho detto precedentemente fiume d’inchiostro è stato versato per scriverne dei libri, spacciando il loro contenuto per “ Verità nascosta”, causando a persone poco informate dubbi sulla dottrina cristiana.

Anni dopo la morte di Gesù circolavano tra i cristiani oltre una ventina di vangeli, lettere e apocalisse varie, la Chiesa catalogò solo quattro vangeli ufficiali rigettando tutti gli altri, con il tempo questi vangeli andarono perduti o furono distrutti, un contributo al contenuto di questi scritti fu dato nel Dicembre del 1945 quando furono ritrovati a Nag Hammadi, presso il monastero Cenobita(III IV secolo d. c) essi erano collocati inizialmente nella biblioteca, sicuramente i monaci li hanno occultati quando la Chiesa li considerò eretici.

Questo ritrovamento di papiri contiene XIII codici, la loro collocazione è stata datata verso il III IV secolo, questi codici contengono sia in parte che intere (come nel vangelo di Tommaso), quei scritti che nei primi secoli circolavano tra i cristiani e che furono in seguito rigettati.

Una caratteristica che accomuna questi vangeli è il loro contenuto in merito alla; nascita miracolosa di Maria; Matrimonio miracoloso con Giuseppe; Infanzia di Maria; Fuga in Egitto; Morte di Giuseppe; Infanzia di Gesù, e suoi miracoli dai cinque ai dodici anni.

Riporto per intero ciò che disse il Vescovo Eusebio da Cesarea, siamo alla fine del III secolo.


Le divine Scritture riconosciute autentiche e quelle che non lo sono
1. A questo punto ci pare giusto riepilogare gli scritti del Nuovo Testamento fin qui citati. In primo luogo è doveroso elencare la santa tetrade dei Vangeli, cui segue il libro degli Atti degli apostoli.

2. Vanno poi annoverate anche le Lettere di Paolo e, subito dopo, la prima attri-buita a Giovanni, come pure si deve confermare la prima lettera di Pietro. Bisogna poi aggiungere, se parrà opportuno, l'Apocalisse di Giovanni, di cui esporremo a tempo debito i giudizi relativi.

3. I suddetti vanno tra i libri riconosciuti autentici. Tra quelli discussi, ma tuttavia noti ai più, vi sono la lettera detta di Giacomo, quella di Giuda, la seconda di Pietro e le cosiddette seconda e terza di Giovanni, siano esse attribuite all'evangelista o a un altro, suo omonimo.

4. Tra gli spuri si elenchino invece il libro degli Atti di Paolo, il cosiddetto Pastore, e l'Apocalisse di Pietro, oltre alla lettera attribuita a Barnaba, all'opera chiamata Didaché degli apostoli e, come ho già detto, all'Apocalisse di Giovanni, se lo si riterrà opportuno: alcuni, ripeto, la respingono, mentre altri la comprendono fra i testi indiscussi.

5. Tra questi ultimi alcuni hanno anche catalogato il Vangelo secondo gli Ebrei, che piace soprattutto a quegli Ebrei che hanno accolto la dottrina di Cristo.

6. Tutti i suddetti sarebbero quindi fra i testi discussi; abbiamo però ritenuto necessario farne l'elenco separando le Scritture che, secondo la tradizione ecclesiastica, sono vere, autentiche e indiscusse, da quelle non testamentarie e discusse, ma tuttavia note alla maggior parte degli autori ecclesiastici. Avremo così modo di distinguere questi stessi testi da quelli che sono presentati dagli eretici con il nome degli apostoli, come comprendenti, cioè, i Vangeli di Pietro, Tomaso, Mattia ed altri ancora, gli Atti di Andrea, di Giovanni e degli altri apostoli, che nessuno di coloro che si succedettero nell'ortodossia considerò mai degni di menzione in alcuna delle loro opere.

7. Anche lo stile della frase differisce molto da quello caratteristico degli apostoli, e il pensiero e la dottrina enunciativi sono in netto contrasto con la vera ortodossia, dimostrando così chiaramente di essere falsificazioni di eretici. Non vanno perciò catalogati neppure tra gli spuri, ma devono essere respinti in quanto completamente assurdi ed empi.



Da notare che ancora si discute sulle lettere che poi faranno parte del canone, e dell’Apocalisse di Giovanni, che venne chiuso nel 397 nel concilio di Cartagine.

Franco







“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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VANGELO DI TOMMASO
PARTE I

Vangelo di Tommaso.
Fu trovato nel 1945 a Nag Hammadi, il suo contenuto è intero, è noto anche come V vangelo, o vangelo di Didimo Tomma, esso risale al IV secolo ed è composto in Copto contenente oltre cento loghia o frasi attribuite a Gesù, molte frasi in esso contenute sono simili ai vangeli ufficiali, facendo pensare che l’autore abbia preso le informazioni da una fonte comune.

Leggendo il contenuto si evince immediatamente la differenza delle frasi tra quelle che Gesù disse e quelle che l’autore inserì.

Non lo quoto affinchè si possa leggere meglio.





""Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente ha detto e Didimo Giuda Tommaso ha trascritto.""

<<1. Egli disse: "Chiunque trova la spiegazione di queste parole non gusterà la morte".
2. Gesù disse: "Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno commossi. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto."
3. Gesù disse, "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi.
Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa."
4. Gesù disse, "L'uomo di età avanzata non esiterà a chiedere a un bambino di sette giorni dov'è il luogo della vita, e quell'uomo vivrà.
Perché molti dei primi saranno ultimi, e diventeranno tutt'uno."
5. Gesù disse, "Sappiate cosa vi sta davanti agli occhi, e quello che vi è nascosto vi sarà rivelato. Perché nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato."
6. I suoi discepoli gli chiesero e dissero, "Vuoi che digiuniamo? Come dobbiamo pregare? Dobbiamo fare elemosine? Quale dieta dobbiamo osservare?"
7. Gesù disse, "Non mentite, e non fate ciò che odiate, perché ogni cosa è manifesta in cielo. Alla fine, nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato, e nulla di quanto è celato resterà nascosto."
8. Gesù disse, "Fortunato è il leone che verrà mangiato dall'umano, perché il leone diventerà umano. E disgraziato è l'umano che verrà mangiato dal leone, poiché il leone diventerà comunque umano."
9. E disse, "L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
10. Gesù disse, "Vedete, il seminatore uscì, prese una manciata e seminò. Alcuni semi caddero sulla strada, e gli uccelli vennero a raccoglierli. Altri caddero sulla pietra, e non misero radici e non produssero spighe. Altri caddero sulle spine, e i semi soffocarono e furono mangiati dai vermi. E altri caddero sulla terra buona, e produssero un buon raccolto, che diede il sessanta per uno e il centoventi per uno. "
11. Gesù disse, "Ho appiccato fuoco al mondo, e guardate, lo curo finché attecchisce. "
12. Gesù disse, "Questo cielo scomparirà, e quello sopra pure scomparirà.
13. I morti non sono vivi, e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiaste ciò che era morto lo rendeste vivo. Quando sarete nella luce, cosa farete? Un giorno eravate uno, e diventaste due. Ma quando diventerete due, cosa farete?"
14. I discepoli dissero a Gesù, "Sappiamo che tu ci lascerai. Chi sarà la nostra guida?"
Gesù disse loro, "Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra."
15. Gesù disse ai suoi discepoli, "Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono."
Simon Pietro gli disse, "Sei come un onesto messaggero."
Matteo gli disse, "Sei come un filosofo sapiente."
Tommaso gli disse, "Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli. "
Gesù disse, "Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell'acqua viva che ti ho offerto."
E lo prese con sé, e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero, "Cosa ti ha detto Gesù?"
Tommaso disse loro, "Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe."
16. Gesù disse loro, "Se digiunate attirerete il peccato su di voi, se pregate sarete condannati, e se farete elemosine metterete in pericolo il vostro spirito.
Quando arrivate in una regione e vi aggirate per la campagna, se la gente vi accoglie mangiate quello che vi offrono e prendetevi cura dei loro ammalati.
Dopo tutto, quello che entra nella vostra bocca non può rendervi impuri, è quello che viene fuori dalla vostra bocca che può rendervi impuri."
17. Gesù disse, "Quando vedrete uno che non è nato da una donna, prostratevi e adoratelo. Quello è il vostro Padre."
18. Gesù disse, "Forse la gente pensa che io sia venuto a portare la pace nel mondo. Non sanno che sono venuto a portare il conflitto nel mondo: fuoco, ferro, guerra.
Perché saranno in cinque in una casa: ce ne saranno tre contro due e due contro tre, padre contro figlio e figlio contro padre, e saranno soli."
19. Gesù disse, "Vi offrirò quello che nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito, nessuna mano ha toccato, quello che non è apparso nel cuore degli uomini."
20. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci, come verrà la nostra fine?"
Gesù disse, "Avete dunque trovato il principio, che cercate la fine? Vedete, la fine sarà dove è il principio.
Beato colui che si situa al principio: perché conoscerà la fine e non sperimenterà la morte."
21. Gesù disse, "Beato colui che nacque prima di nascere.
Se diventate miei discepoli e prestate attenzione alle mie parole, queste pietre vi obbediranno.
Perché vi sono cinque alberi per voi in Paradiso: non mutano, inverno ed estate, e le loro foglie non cadono. Chiunque li conoscerà non sperimenterà la morte."
22. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci com'è il Regno dei Cieli."
E lui disse loro, "È come un seme di mostarda, il più piccolo dei semi, ma quando cade sul terreno coltivato produce una grande pianta e diventa un riparo per gli uccelli del cielo."
23. Maria chiese a Gesù, "Come sono i tuoi discepoli?"
Lui disse, "Sono come bambini in un terreno che non gli appartiene. Quando i padroni del terreno arrivano, dicono, 'Restituiteci il terreno.' E quelli si spogliano dei loro abiti per renderglieli, e gli restituiscono il terreno.
Per questo motivo dico, se i proprietari di una casa sanno che sta arrivando un ladro staranno in guardia prima che quello arrivi e non gli permetteranno di entrare nella loro proprietà e rubargli i loro averi.
Anche voi, quindi, state in guardia nei confronti del mondo. Preparatevi con grande energia, così i ladri non avranno occasione di sopraffarvi, perché la disgrazia che attendete verrà.
Che fra voi ci sia qualcuno che comprenda.
Quando il raccolto fu maturo, lui arrivò subito con un sacco e lo mieté. Chiunque abbia due buone orecchie ascolti!"
24. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno."
E loro gli dissero, "Dunque entreremo nel regno come neonati?"
Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."
25. Gesù disse, "Sceglierò fra voi, uno fra mille e due fra diecimila, e quelli saranno come un uomo solo."
26. Dissero i suoi discepoli, "Mostraci il luogo dove sei, perché ci occorre cercarlo."
Lui disse loro, "Chiunque qui abbia orecchie ascolti! C'è luce in un uomo di luce, e risplende sul mondo intero. Se non risplende, è buio."
27. Gesù disse, "Amate il vostro amico come voi stessi, proteggetelo come la pupilla del vostro occhio."
28. Gesù disse, "Voi guardate alla pagliuzza nell'occhio del vostro amico, ma non vedete la trave nel vostro occhio. Quando rimuoverete la trave dal vostro occhio, allora ci vedrete abbastanza bene da rimuovere la pagliuzza dall'occhio dell'amico."
29. "Se non digiunate dal mondo, non troverete il Regno. Se non osservate il Sabato come Sabato non vedrete il Padre."
30. Gesù disse, "Ho preso il mio posto nel mondo, e sono apparso loro in carne ed ossa. Li ho trovati tutti ubriachi, e nessuno assetato. Il mio animo ha sofferto per i figli dell'umanità, perché sono ciechi di cuore e non vedono, poiché sono venuti al mondo vuoti, e cercano di andarsene dal mondo pure vuoti.
Ma nel frattempo sono ubriachi. Quando si libereranno dal vino, cambieranno condotta."
31. Gesù disse, "Se la carne fosse nata a causa dello spirito sarebbe una meraviglia, ma se lo spirito fosse nato a causa del corpo sarebbe una meraviglia delle meraviglie.
Eppure mi stupisco di come questa grande ricchezza si sia ridotta in tale miseria."
32. Gesù disse, "Dove ci sono tre divinità, esse sono divine. Dove ce ne sono due o una, io sono con lei."
33. Gesù disse, "Nessun profeta è benvenuto nel proprio circondario; i dottori non curano i loro conoscenti."
34. Gesù disse, "Una città costruita su un’alta collina e fortificata non può essere presa, né nascosta."
35. Gesù disse, "Quanto ascolterete con le vostre orecchie, proclamatelo dai vostri tetti ad altre orecchie.
Dopo tutto, nessuno accende una lampada per metterla in un baule, né per metterla in un posto nascosto. Piuttosto, la mette su un lampadario così che chiunque passi veda la sua luce."
36. Gesù disse, "Se un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in un fosso."
37. Gesù disse, "Nessuno può entrare nella casa di un uomo robusto e prenderla con la forza se prima non gli lega le mani. A quel punto uno può sottrargli la casa."
38. Gesù disse, "Non vi tormentate, dalla mattina alla sera, al pensiero di cosa indossare. "
39. I suoi discepoli dissero, "Quando ci apparirai, e quando tornerai a visitarci?"
Gesù disse, "Quando vi spoglierete senza vergognarvi, e metterete i vostri abiti sotto i piedi come bambini e li distruggerete, allora vedrete il figlio di colui che vive e non avrete timore."
40. Gesù disse, "Spesso avete desiderato ascoltare queste parole che vi dico, e non avevate nessuno da cui ascoltarle. Vi saranno giorni in cui mi cercherete e non mi troverete."
41. Gesù disse, "I Farisei e gli accademici hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Non sono entrati, e non hanno permesso a quelli che volevano entrare di farlo.
Quanto a voi, siate furbi come serpenti e semplici come colombe."
42. Gesù disse, "Una vite è stata piantata lontano dal Padre. Poiché non è robusta, sarà sradicata a morrà."
43. Gesù disse, "Chiunque ha qualcosa in mano riceverà di più, e chiunque non ha nulla sarà privato anche del poco che ha."
44. Gesù disse, "Siate come passanti."
45. I suoi discepoli gli dissero, "Chi sei tu per dirci queste cose?"
"Non comprendete chi sono da quello che dico.
Invece, siete diventati come i Giudei, che amano l'albero ma odiano i frutti, o amano i frutti ma odiano l'albero."
46. Gesù disse, "Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato, e chiunque bestemmia contro il figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro lo spirito santo non sarà perdonato, né sulla terra né in cielo."
47. Gesù disse, "L'uva non si coglie dai rovi, né i fichi dai cardi, poiché essi non danno frutti.
I buoni producono bene da quanto hanno accumulato; i cattivi producono male dalla degenerazione che hanno accumulato nei loro cuori, e dicono cose malvagie. Poiché dal traboccare del cuore producono il male."
48. Gesù disse, "Da Adamo a Giovanni il Battista, fra quanti nacquero da donna nessuno è tanto più grande di Giovanni il Battista da non dover abbassare lo sguardo.
Ma vi dico che chiunque fra voi diventerà un bambino riconoscerà il regno e diventerà più grande di Giovanni."
49. Gesù disse, "Un uomo non può stare in sella a due cavalli o piegare due archi.
E uno schiavo non può servire due padroni, altrimenti lo schiavo onorerà l'uno e offenderà l'altro.
Nessuno beve vino stagionato e subito dopo vuole bere vino giovane. Il vino giovane non viene versato in otri nuovi, altrimenti si guasta.
Non si cuce un panno vecchio su un abito nuovo, perché si strapperebbe."
50. Gesù disse, "Se due persone fanno pace in una stessa casa diranno alla montagna 'Spostati!' e quella si sposterà."
51. Gesù disse, "Beati coloro che sono soli e scelti, perché troveranno il regno. Poiché da lì venite, e lì ritornerete."
52. Gesù disse, "Se vi diranno 'Da dove venite?' dite loro, 'Veniamo dalla luce, dal luogo dove la luce è apparsa da sé, si è stabilita, ed è apparsa nella loro immagine.'
Se vi diranno, 'Siete voi?' dite, 'Siamo i suoi figli, e siamo i prescelti del Padre vivente.'
Se vi chiederanno, 'Qual è la prova che il Padre è in voi?' dite loro, 'È il movimento e la quiete.' "
53. I suoi discepoli gli dissero, "Quando riposeranno i morti, e quando verrà il nuovo mondo?"
Lui disse loro, "Quello che aspettate è venuto, ma non lo sapete."
54. I discepoli gli dissero, "è utile o no la circoncisione?"
Lui disse loro, "Se fosse utile, il loro padre genererebbe figli già circoncisi dalla loro madre. Invece, la vera circoncisione nello spirito è diventata vantaggiosa da ogni punto di vista."
55. Gesù disse, "Beato il povero, perché suo è il regno dei cieli."
56. Gesù disse, "Chi non odierà suo padre e sua madre non potrà essere mio discepolo, e chi non odierà fratelli e sorelle, e porterà la croce come faccio io, non sarà degno di me."
57. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto una carcassa, e di chiunque ha scoperto una carcassa il mondo non è degno."
58. Gesù disse, Il regno del Padre è come un uomo che ha dei semi. Il suo nemico di notte gli ha piantato erbacce fra i semi. L'uomo non ha voluto che i braccianti gli strappassero le erbacce, ma ha detto loro, 'No, altrimenti per strappare le erbacce potreste finire per strappare anche il grano.' Poiché il giorno del raccolto le erbacce saranno molte, e saranno strappate e bruciate."
59. Gesù disse, "Beato l'uomo che si è impegnato e ha trovato la vita."
60. Gesù disse, "Guardate colui che vive finché vivete, altrimenti potreste morire e poi cercare di scorgere colui che vive, e non ne sareste capaci."
61. Vide un samaritano che portava un capretto e andava in Giudea. Disse ai suoi discepoli, " Quell'uomo [...] del capretto." Loro gli dissero, "Così che possa ucciderlo e mangiarlo." Lui disse loro, "Non lo mangerà finché è vivo, ma solo dopo averlo ucciso e ridotto a cadavere. "
Loro risposero, "Non potrebbe fare altrimenti."
Lui disse loro, "E così pure voi, cercatevi un posto per riposare, o potreste diventare cadaveri e venire mangiati."
62. Gesù disse, "In due si adageranno su un divano; uno morirà, l'altro vivrà. "
Disse Salomè, "Chi sei tu signore? Sei salito sul mio divano e hai mangiato dalla mia tavola come se qualcuno ti avesse inviato."
Gesù le disse, "Sono quello che viene da ciò che è integro. Mi sono state donate delle cose di mio Padre."
"Sono tua discepola."
"Per questa ragione io ti dico, se uno è integro verrà colmato di luce, ma se è diviso, sarà riempito di oscurità."
63. Gesù disse, "Io rivelo i miei misteri a coloro che ne sono degni.
Che la vostra mano sinistra non sappia cosa fa la destra."
64. Gesù disse, "C'era un ricco che aveva molto denaro. Disse, 'Investirò questo denaro così che io possa seminare, mietere e riempire i miei magazzini con il raccolti, e che non mi manchi nulla.' Queste erano le cose che pensava in cuor suo, ma quella stessa notte morì. Chi fra voi ha orecchie ascolti!"
65. Gesù disse, "Un uomo organizzò un ricevimento. Quando ebbe preparato la cena, mandò il suo servo a invitare gli ospiti. Il servo andò dal primo e gli disse, 'Il padrone ti invita.' E quegli disse, 'Ci sono dei mercanti che mi devono dei soldi, e vengono da me stasera. Devo andare a dargli istruzioni. Lo prego di scusarmi ma non posso venire a cena.' Il servo andò da un altro e disse, 'Il padrone ti ha invitato.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una casa, e devo assentarmi per un giorno. Non avrò tempo per la cena.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Un mio amico si sposa, e devo preparargli il banchetto. Non potrò venire. Lo prego di scusarmi se non posso venire.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una proprietà, e sto andando a riscuotere l'affitto. Non potrò venire, Lo prego di scusarmi.' Il servo ritornò e disse al padrone, 'Quelli che avevi invitato a cena chiedono scusa ma non possono venire.' Il padrone disse al servo, 'Vai per la strada e porta a cena chiunque trovi.'
Acquirenti e mercanti non entreranno nei luoghi del Padre mio."
66. Lui disse, Un [...] uomo possedeva una vigna e l'aveva affittata a dei contadini, così che la lavorassero e gli cedessero il raccolto. Mandò il suo servo dai contadini per farsi consegnare il raccolto. Quelli lo afferrarono, lo picchiarono, e quasi l'uccisero. Poi il servo ritornò dal padrone. Il padrone disse, 'Forse non li conosceva.' Mandò un altro servo, e i contadini picchiarono anche quello. Quindi il padrone mandò suo figlio e disse, 'Forse verso mio figlio mostreranno un qualche rispetto.' Poiché i contadini sapevano che lui era l'erede della vigna, lo afferrarono e lo uccisero. Chi ha orecchie ascolti!"
67. Gesù disse, "Mostratemi la pietra scartata dai costruttori; quella è la chiave di volta."
68. Gesù disse, "Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto."
69. Gesù disse, "Beati voi, quando sarete odiati e perseguitati;
e non resterà alcun luogo, dove sarete stati perseguitati."
70. Gesù disse, "Beati quelli che sono stati perseguitati nei cuori: sono loro quelli che sono arrivati a conoscere veramente il Padre.
Beati coloro che sopportano la fame, così che lo stomaco del bisognoso possa essere riempito. "
71. Gesù disse, "Se esprimerete quanto avete dentro di voi, quello che avete vi salverà. Se non lo avete dentro di voi, quello che non avete vi perderà."
72. Gesù disse, "Distruggerò questa casa, e nessuno sarà in grado di ricostruirla [...]."
73. Un uomo gli disse, "Dì ai miei fratelli di dividere con me i loro averi."
Lui disse all'uomo, "Signore, e chi mi ha nominato spartitore?"
Si girò verso i discepoli e disse, "Non sono uno spartitore, vero?"
74. Gesù disse, "Il raccolto è enorme ma i braccianti sono pochi, perciò pregate il mietitore di mandare i braccianti nei campi."
75. Lui disse, "Signore, sono in molti attorno all'abbeveratoio, ma non c'è nulla nel pozzo. "
76. Gesù disse, "In molti si affollano davanti alla porta, ma sarà il solitario ad entrare nella camera nuziale."
77. Gesù disse, "Il regno del Padre è come un mercante che ricevette un carico di mercanzia e vi trovò una perla. Il mercante fu accorto; vendette la mercanzia e si tenne solo la perla.
Così anche voi, cercate il tesoro che è eterno, che resta, dove nessuna tarma viene a rodere e nessun verme guasta."
78. Gesù disse, "Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie.
Tagliate un ciocco di legno; io sono lì.
Sollevate la pietra, e mi troverete."
79. Gesù disse, "Perché siete venuti nella campagna? Per vedere una canna scossa dal vento? E per vedere un uomo vestito in abiti raffinati, come i capi e i potenti? Quelli sono vestiti in panni raffinati, e non sanno cogliere la verità."
80. Una donna nella folla gli disse, "Fortunato il grembo che ti generò e il seno che ti nutrì."
Lui le disse, "Fortunati coloro che hanno ascoltato la parola del Padre e l'hanno veramente conservata. Poiché vi saranno giorni in cui direte, 'Fortunato il grembo che non ha concepito, e il seno che non ha allattato. ' "
81. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto un cadavere, e chi ha scoperto un cadavere è al di sopra del mondo."
82. Gesù disse, "Lasciate che chi è diventato ricco regni, e che chi ha il potere vi rinunci."
83. Gesù disse, "Chi è vicino a me è vicino al fuoco, e chi è lontano da me è lontano dal regno."
84. Gesù disse, "Le immagini sono visibili alla gente, ma la loro luce è nascosta nell'immagine della luce del Padre. Lui si rivelerà, ma la sua immagine è nascosta dalla sua luce."
85. Gesù disse, "Quando vedete ciò che vi somiglia siete contenti. Ma quando vedrete le immagini che nacquero prima di voi e che non muoiono né diventano visibili, quanto dovrete sopportare! "
86. Gesù disse, "Adamo è partito da un grande potere e una grande ricchezza, ma non era degno di voi. Perché se fosse stato degno, non avrebbe conosciuto la morte."
87. Gesù disse, "Le volpi hanno tane e gli uccelli hanno nidi, ma gli esseri umani non hanno un posto dove stendersi e riposare."
88. Gesù disse, "Quanto è misero il corpo che dipende da un corpo, e quanto è misera l'anima che dipende da entrambi."
89. Gesù disse, "I messaggeri e i profeti verranno da voi e vi daranno ciò che vi appartiene. Voi, da parte vostra, date loro quello che avete, e dite a voi stessi, 'Quando verranno a prendere quello che gli appartiene?'"
90. Gesù disse, "Perché sciacquate l'esterno della coppa? Non capite che quello che ha creato l'interno è anche quello che ha creato l'esterno?"
91. Gesù disse, "Venite a me, perché il mio giogo è confortevole e il mio dominio è gentile, e troverete la vostra pace."
92. Gli dissero, "Dicci chi sei così che possiamo credere in te."
Lui disse loro, "Voi esaminate l'aspetto di cielo e terra, ma non siete arrivati a comprendere colui che è di fronte a voi, e non sapete come interpretare il momento attuale."
93. Gesù disse, "Cercate e troverete.
Nel passato, comunque, non vi ho rivelato le cose che allora mi chiedeste. Ora vorrei dirvele, ma voi non le chiedete più."
94. "Non date le cose sacre ai cani, perché potrebbero gettarle sullo sterco. Non gettate perle ai porci, o potrebbero [...]."
95. Gesù disse, "Colui che cerca troverà, e chi bussa entrerà."
96. Gesù disse, "Se avete denaro, non prestatelo a interesse. Piuttosto, datelo a qualcuno da cui non lo riavrete."
97. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una donna. Prese un po’ di lievito, lo nascose nell'impasto, e ne fece grandi forme di pane. Chi ha orecchie ascolti!"
98. Gesù disse, "Il regno è come una donna che portava una giara piena di farina. Mentre camminava per una lunga strada, il manico della giara si ruppe e la farina le si sparse dietro sulla strada. Lei non lo sapeva; non si era accorta di nulla. Quando raggiunse la sua casa, posò la giara e scoprì che era vuota."
99. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che voleva uccidere un potente. Prima di uscire di casa sfoderò la spada e la infilò nel muro per provare se il suo braccio riusciva a trapassarlo. Poi uccise il potente."
100. I discepoli gli dissero, "I tuoi fratelli e tua madre sono qui fuori."
Lui disse loro, "Quelli che fanno il volere del Padre mio sono i miei fratelli e mia madre. Sono quelli che entreranno nel regno di mio Padre."
101. Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero, "Gli uomini dell'imperatore romano ci chiedono le tasse."
Lui disse loro, "Date all'imperatore quello che è dell'imperatore, date a Dio quello che è di Dio, e date a me quel che è mio."
102. "Chiunque non odia padre e madre come me non può essere mio discepolo, e chiunque non ama padre e madre come me non può essere mio discepolo. Poiché mia madre [...], ma la mia vera madre mi ha dato la vita."
103. Gesù disse, "Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame."
104. Gesù disse, "Beati quelli che sanno da dove attaccheranno i ribelli. Possono organizzarsi, raccogliere le risorse imperiali, ed essere preparati prima che i ribelli arrivino."
105. Dissero a Gesù, "Vieni, oggi preghiamo, e digiuniamo."
Gesù disse, "Quale peccato ho commesso, o di quale impurità mi sono macchiato? Piuttosto, quando lo sposo lascia la camera nuziale, allora lasciate che la gente digiuni e preghi."
106. Gesù disse, "Quando farete dei due uno diventerete figli di Adamo, e quando direte 'Montagna, spostati!' si sposterà."
107. Gesù disse, "Il regno è come un pastore che aveva cento pecore. Una di loro, la più grande, si smarrì. Lui lasciò le altre novantanove e la cercò fino a trovarla. Dopo aver faticato tanto le disse, 'Mi sei più cara tu di tutte le altre novantanove.'"
108. Gesù disse, "Chi berrà dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò quella persona, e tutte le cose nascoste gli si riveleranno."
109. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che aveva un tesoro nascosto nel suo campo ma non lo sapeva. E quando morì lo lasciò a suo figlio. Il figlio non ne sapeva nulla neanche lui. Diventò proprietario del campo e lo vendette. L'acquirente andò ad arare, scoprì il tesoro, e cominciò a prestare denaro a interesse a chi gli pareva."
110. Gesù disse, "Lasciate che chi ha trovato il mondo, ed è diventato ricco, rinunci al mondo."
111. Gesù disse, "I cieli e la terra si apriranno al vostro cospetto, e chiunque è vivo per colui che vive non vedrà la morte."
Non dice Gesù, "Di quelli che hanno trovato se stessi, il mondo non è degno?"
112. Gesù disse, "Maledetta la carne che dipende dall'anima. Maledetta l'anima che dipende dalla carne."
113. I suoi discepoli gli chiesero, "Quando verrà il regno?"
"Non verrà cercandolo. Non si dirà 'Guarda, è qui!', oppure 'Guarda, è lì!' Piuttosto, il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede."
114. Simon Pietro disse loro: "Maria se ne vada da noi, ché le donne non meritano la vita! Gesù rispose: Ecco, io la trarrò così da renderla uomo. Così anche lei diverrà spirito vivente, simile a voi uomini. Ogni donna che si fa uomo entrerà nel regno dei cieli".>>

Franco




[Modificato da francocoladarci 10/10/2009 20:08]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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VANGELO di FILIPPO
Il vangelo di Filippo, altro scritto apocrifo/gnostico, con espressioni della scuola Valentiniana, fu scritto probabilmente nel II secolo d. c, anche se nel III secolo era conosciuto ma non citato dai Padri della Chiesa.

Come il vangelo di Tommaso ed altri vangeli apocrifi, non avevamo molto di questi vangeli, ma grazie alla scoperta dei codici di Nag Hammadi possiamo avere una visione più ampia di quello che era il pensiero gnostico di quell’epoca.

Anche questo vangelo è composto da 127 vari detti, che non sono concatenati fra loro, è forte il pensiero gnostico, in special modo alla Sofia Demiurgica, leggendolo si nota molto bene la sua lontananza dai vangeli canonici.



1.) Un Ebreo crea un Ebreo, e questo è chiamato così: "proselito"; ma un proselito non crea un proselito. Coloro che sono nella Verità sono come quelli e ne creano altri; ai secondi invece è sufficiente entrare nell'esistenza.
2.) Lo schiavo aspira soltanto ad essere libero, ma non aspira alle ricchezze del padrone. Il figlio invece non è soltanto figlio, ma si attribuisce l'eredità del padre.
3.) Coloro che ereditano da chi è morto sono essi stessi morti ed ereditano cose morte. Coloro che ereditano da chi è vivo sono essi stessi vivi ed ereditano le cose vive e le cose morte. Coloro che sono morti non ereditano nulla. Come potrebbe, infatti, ereditare un morto? Ma se colui che è morto eredita da chi è vivo. egli non morirà; anzi, il morto vivrà di nuovo.
4.) Un pagano non muore, perché egli non è mai vissuto, per dover morire. Colui che ha creduto nella Verità ha trovato la vita, e quest'uomo può correre il pericolo di morire, poiché è vivo.
5.) Dal giorno che il Cristo è venuto, il mondo è creato, le città adornate, e ciò che è morto è gettato via.
6.) Quando noi eravamo Ebrei eravamo orfani e avevamo soltanto nostra madre. Ma da quando siamo divenuti Cristiani abbiamo acquistato un padre e una madre.
7.) Coloro che seminano d'inverno raccolgono d'estate: l'inverno è il mondo, l'estate è l'altro eone. Seminiamo nel mondo per poter poi raccogliere in estate. Per questo motivo non conviene che durante l'inverno noi preghiamo: subito dopo l'inverno viene l'estate, e chi raccoglierà d'inverno non raccoglierà, ma racimolerà.
8.) Come uno è di questa maniera, così produrrà frutto. E questo non soltanto non verrà fuori nei giorni comuni, ma anche il Sabato sarà senza frutto.
9.) Il Cristo è venuto a riscattare alcuni, a liberare altri, a salvare altri. Quelli che erano stranieri egli li ha riscattati e li ha fatti suoi. Ed ha separato i suoi, quelli che ha costituito come pegno, secondo la sua volontà.
Non solo quando si è manifestato egli ha deposto la sua anima quando ha voluto, ma da che esiste il mondo, egli ha deposto la sua anima. E quando ha voluto, allora è venuto a riprenderla, poiché essa era stata lasciata come pegno. Era in mezzo a ladroni ed era stata tenuta prigioniera: egli l'ha riscattata e ha salvato i buoni nel mondo, e anche i cattivi.
10.) La luce e le tenebre, la vita e la morte, ciò che è a destra e ciò che è a sinistra, sono fratelli fra di loro: non è possibile separarli. Per questo motivo né i buoni sono buoni, né i cattivi sono cattivi, né la vita è vita, né la morte è morte. Perciò ciascuna cosa sarà distinta secondo l'origine del suo essere. Ma quelli che sono innalzati sopra il mondo sono indissolubili ed eterni.
11.) I nomi che vengono dati alle cose terrestri racchiudono un grande inganno, perché distolgono i cuori da concetti che sono autentici verso concetti che non sono autentici. Chi sente la parola "Dio" non intende ciò che è autentico, ma intende ciò che non è autentico. Così pure per "Padre" e "Figlio" e "Spirito Santo" e "Vita" e "Luce" e "Resurrezione" e "Chiesa" e tutti gli altri nomi non s'intende ciò che è autentico, ma s'intende ciò che non è autentico. A meno che non si sia venuti a conoscenza di ciò che è autentico, questi nomi sono nel mondo per ingannare. Se essi fossero nell'eone, non sarebbero nominati ogni giorno nel mondo e non sarebbero mescolati tra le cose terrestri. Essi hanno la loro fine nell'eone.
12.) Un solo nome non è pronunciato nel mondo: il nome che il Padre ha dato al Figlio. Esso è al di sopra di tutto. È il nome di "Padre", perché il Figlio non diventerebbe Padre se non avesse rivestito se stesso del nome di "Padre". Questo nome. coloro che lo posseggono lo intendono in verità, ma non lo pronunciano. Invece coloro che non lo posseggono non lo intendono. Ma la Verità ha espresso dei nomi nel mondo a questo motivo: che non è possibile apprendere senza nomi. La Verità è unica e molteplice, e a nostro vantaggio, per insegnarci, per amore, quella Unica, attraverso molte.
13.) Gli arconti vollero ingannare l'uomo, perché essi videro che egli aveva la stessa origine di quelli che sono veramente buoni. Essi presero il nome delle cose che sono buone e lo diedero alle cose che non sono buone, per potere, per mezzo dei nomi, ingannare gli uomini e legarli alle cose che non sono buone. E poi, se essi fanno loro un favore, li allontanano da ciò che non è buono e li collocano in ciò che è buono, quello che essi conoscono. Perch'essi hanno deliberato di prendere l'uomo libero e fare di lui un loro schiavo, per sempre.
14.) Vi sono potenze che danno questo all'uomo non volendo che egli sia salvo, per poter diventare suoi dominatori. Perché se l'uomo è loro schiavo vengono fatti sacrifici e si offrono animali alle potenze. E ciò che essi hanno offerto è bensì vivo, ma dopo che l'hanno offerto muore. Quanto all'uomo, fu offerto morto a Dio, ed è vissuto.
15.) Prima della venuta del Cristo, non c'era pane nel mondo, così come nel paradiso, il luogo dov'era Adamo. C'erano molti alberi per il nutrimento degli animali, ma non c'era frumento per il nutrimento dell'uomo. L'uomo si nutriva come gli animali, ma quando venne Cristo, L'Uomo perfetto, portò il pane dal cielo affinché l'uomo potesse nutrirsi con un cibo da uomo.
16.) Gli arconti pensavano che fosse per la loro potenza e la loro volontà che gli uomini facevano tutto ciò che facevano, ma lo Spirito Santo preparava per essi ogni cosa in segreto, come egli voleva. Fu seminata dappertutto la Verità, quella che esiste fin da principio, e molti la videro mentre era seminata, ma pochi sono quelli che la vedono quando viene raccolta.
17.) Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna? Maria è la vergine che nessuna forza ha violato, e questo è un grande anatema per gli Ebrei, che sono gli apostoli e gli apostolici. Questa Vergine, che nessuna forza ha violato [...], e le Potenze si contaminano. E il Signore non avrebbe detto: "Mio Padre che è nei cieli," se non avesse avuto un altro padre, ma avrebbe semplicemente detto: "Mio Padre".
18.) Il Signore disse ai discepoli:"[....], entrate nella Casa del Padre, ma non prendete nulla nella Casa del Padre e non portate via nulla.
19.) "Gesù" è un nome segreto, "Cristo" è un nome manifesto. Infatti "Gesù" non esiste in nessuna lingua, tuttavia il suo nome è "Gesù", come lo hanno chiamato. Quanto a "Cristo" il suo significato è "Messia" in siriaco e xxxxxxx in greco. Ad ogni modo, tutti gli altri lo chiamano secondo la lingua di ciascuno di loro. "Nazareno" è l'unica cosa che è stata rivelata di ciò che è sconosciuto.
20.) Cristo ha in se stesso tutte le qualità: è sia uomo, sia angelo, sia mistero, sia Padre.
21.) Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è risuscitato, si sbagliano, perché egli prima è risuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché "come è vero che Dio vive" egli sarà già morto.
22.) Nessuno nasconde un oggetto prezioso in un recipiente di grande valore, ma spesso tesori incalcolabili sono posti in un recipiente del valore di un asse. Cosi è per l'anima: essa è un oggetto prezioso ed è venuta a trovarsi in un corpo spregevole.
23.) Vi sono certuni che hanno paura di risuscitare nudi. Per questo essi vogliono risuscitare nella carne, e non sanno che quelli che portano la carne, proprio essi sono nudi. Quelli che spogliano se stessi fino ad essere nudi, non sono nudi. Né carne né sangue possono ereditare il Regno di Dio. Qual'è quello che non erediterà? Il corpo che noi abbiamo. Qual'è invece quello che erediterà? Quello di Gesù e il suo sangue. È per questo che egli ha detto: "Chi non mangerà la mia carne (Logos) e non berrà il mio sangue non ha la vita in se stesso". E cosa sono queste cose? La sua carne è il Logos e il suo sangue è lo Spirito Santo (anima). Chi ha ricevuto queste cose ha cibo, bevanda e vestito. Io, poi, biasimo anche gli altri, quelli che dicono che non si risusciterà. Infatti ambedue sono in errore. Tu dici che la carne non risusciterà: dimmi allora che cosa risusciterà, affinché noi possiamo renderti onore. Tu dici che lo Spirito è dentro la carne, che c'è pure questa luce dentro la carne. Ma è il Logos, quest'altro che è nella carne! In questa carne (Logos) in cui Tutto esiste, bisogna dunque risuscitare.
24.) In questo mondo, quelli che indossano i vestiti (anime) sono superiori ai vestiti (corpo); nel Regno dei Cieli i vestiti (spirito) sono superiori a quelli che li indossano, per l'acqua ed il fuoco che purificano tutto il luogo.
25.) Ciò che è manifesto, lo è grazie a ciò che è manifesto; ciò che è nascosto, grazie a ciò che è nascosto. Ma vi sono certe cose nascoste che lo sono grazie a cose manifeste. C'è un'acqua nell'acqua ed un fuoco nel crisma.
26.) Gesù le ha portate tutte in segreto. Infatti non si era rivelato come era, ma si è rivelato come potevano vederlo. E cosi si è manifestato a tutti questi: si è manifestato come grande ai grandi, si è manifestato come piccolo ai piccoli, si è manifestato agli angeli come angelo e agli uomini come uomo. Per questo il suo Logos è rimasto nascosto a tutti. Taluni, invero, lo hanno visto, credendo di vedere se stessi. Ma quando è apparso, in gloria, ai suoi discepoli, sulla montagna, egli non era piccolo. È diventato grande, ma ha fatto grandi i suoi discepoli, perché fossero in grado di vederlo grande.
Egli ha detto quel giorno, nella preghiera di ringraziamento: "Tu che hai congiunto la Perfezione "la Luce "con lo Spirito Santo, congiungi gli angeli con noi, immagini.
27.) Non disprezzare l'Agnello, perché senza di lui non è possibile vedere la Porta del Regno. Nessuno potrà andare alla presenza del Re, se è nudo.
28.) L'Uomo celeste, molti sono i suoi figli, più che dell'Uomo terrestre. Se i figli di Adamo sono numerosi, per quanto ne muoiano, quanti di più sono i figli dell'Uomo perfetto che non muoiono mai, ma sono rigenerati in eterno!
29.) Il padre genera un figlio, ma il figlio non può generare un figlio, perché chi è stato generato non può generare. Il figlio acquista per sé soltanto fratelli, non figli.
30.) Tutti coloro che sono generati nel mondo sono generati dalla natura, gli altri dallo Spirito. Coloro che sono generati da questo gridano di là all'Uomo, perché si nutrono della promessa del Luogo in alto.
31.) Colui che si nutre dalla bocca, se di lì è uscito il Logos verbo di verità, dovrà essere nutrito dalla bocca, e diventare "perfetto". Perché il perfetto diventa fecondo per mezzo di un bacio, e genera. Per questo motivo anche noi ci baciamo l'un l'altro, e concepiamo l'uno dall'altro, per opera della grazia che è in noi.
32.) Erano tre (Maria), che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era "Maria": sua sorella, sua madre e la sua consorte.
33.) "Padre" e "Figlio" sono nomi semplici, "Spirito Santo" è un nome duplice. Quelli sono in ogni luogo: essi sono in alto, essi sono in basso, essi sono nell'invisibile, essi sono in ciò che è manifesto. Lo Spirito Santo è in ciò che è manifesto, in basso, è nell'invisibile, in alto.
34.) I santi sono serviti dalle Potenze cattive. Infatti queste sono accecate dallo Spirito Santo, tanto che credono di servir l'uomo, mentre agiscono per i santi. Per questo motivo un giorno un discepolo domandò al Signore qualcosa riguardo al mondo ed egli rispose: "Domandalo a tua Madre ed ella ti darà qualcosa di diverso".
35.) Gli apostoli dissero ai discepoli: "Possa ogni nostra offerta avere sale! "Essi chiamavano Sofia: "sale". Senza di questo, nessuna offerta è accettabile.
36.) Ma Sofia è sterile, senza il Figlio. Per questo motivo essa è chiamata [...] sale. Il luogo in cui essi [...] alla loro maniera, è lo Spirito Santo. Perciò molti sono i suoi figli.
37.) Ciò che il padre ha, appartiene al figlio; e a questi "il figlio" per tutto il tempo è piccolo, non si affida quello che è suo. Ma quando diventa uomo, il padre gli dà tutto ciò che gli appartiene.
38.) Quelli che sono perduti, che lo Spirito genera, sono perduti anche per causa sua. Per questo, con il medesimo soffio, il fuoco si attizza e si spegne.
39.) Una cosa è Achamoth e un'altra cosa è Echmoth. Achamoth è semplicemente Sofia, mentre Echmoth è la Sofia della morte. È questa che conosce la morte, e che è chiamata piccola Sofia.
40.) Ci sono animali che sono soggetti all'uomo, come il vitello, l'asino, e altri di questo genere. Ce ne sono altri che non sono soggetti e vivono appartati in luoghi solitari. L'uomo lavora il campo con gli animali che gli sono soggetti, e con questo nutre se stesso e gli animali, tanto quelli che gli sono soggetti, quanto quelli che non gli sono soggetti. La stessa cosa è per l'Uomo perfetto. Egli lavora con le Potenze che gli sono soggette e prepara ogni cosa per l'Esistenza. Poiché in questo modo l'intero luogo è seminato, sia il buono che il cattivo, ciò che è destra e ciò che è a sinistra. Lo Spirito Santo raccoglie insieme e guida le Potenze soggette e non soggette, e quelle appartate. Perché, invero, esso [...] le riunisce, affinché [...].
41.) Adamo, se è stato formato, tu troverai che i suoi figli sono una eccellente fabbricazione. Se egli non è stato formato, ma generato, tu troverai che era eccellente il suo seme. Ora, ecco che egli è stato formato e generato. Che eccellenza è questa!
42.) Dapprima si è avuto l'adulterio, poi l'omicidio. Ed egli fu generato da adulterio, perché era figlio del serpente. Per questo divenne assassino, come era anche suo padre, e uccise il proprio fratello. Perché ogni associazione che si forma tra cose differenti l'una dall'altra è un adulterio.
43.) Dio è un tintore. Come le buone tinture, che si dicono genuine, muoiono con le cose che sono state tinte con esse, così è con le cose tinte da Dio: poiché le sue tinture sono immortali, esse diventano immortali grazie ai suoi colori. Ora Dio, ciò che immerge, lo immerge nell'acqua.
44.) Non è possibile che uno veda qualcuna delle realtà autentiche, a meno che non diventi come esse. La Verità non è come per l'uomo nel mondo: egli vede il sole, me non è il sole, e vede il cielo e la terra e tutte le altre cose, ma non sono per nulla quelli autentici.
Ma tu hai visto qualcuna delle cose del Luogo e sei divenuto di quelle. Tu hai visto lo Spirito e sei diventato Spirito. Tu hai visto Cristo e sei diventato Cristo. Tu hai visto il Padre e diventerai il Padre. Per questo, ora, tu vedi ogni cosa e non vedi te stesso. Ma ti vedrai nel Luogo, perché quello che tu vedi, lo diventerai.
45.) La Fede riceve, l'Amore dà. Nessuno può ricevere senza la fede, nessuno può dare senza l'amore. Per questo motivo, per poter ricevere, noi abbiamo la fede, ma anche allo scopo di poter dare con sincerità, poiché, se qualcuno non dà con amore, non ha alcun profitto da quello che ha dato.
46.) Colui che non ha ancora ricevuto il Signore è ancora un Ebreo.
47.) Gli apostoli che sono stati prima di noi l'hanno chiamato cosi: "Gesù Nazareno Cristo". L'ultimo nome è "Cristo", il primo è "Gesù", quello in mezzo è "Nazareno".
"Messia" ha due significati: tanto "Cristo" che "il limitato".
"Gesù" in ebraico è: "la Redenzione". "Nazara" è: "la Verità". perciò "Nazareno" è "quello della Verità".
48.) La perla, se è gettata nel fango, non diventa di minor pregio, né, se viene unta con olio di balsamo, diventa di maggior pregio, ma ha sempre valore agli occhi del suo proprietario. Cosi è per i figli di Dio: dovunque essi siano, essi hanno sempre valore agli occhi del loro Padre.
49.) Se tu dici: "Io sono un Giudeo, "nessuno si preoccuperà. Se tu dici: "Io sono Romano," nessuno si sentirà scosso. Se tu dici: "Io sono un Greco, un barbaro, uno schiavo, un libero, " nessuno si turberà. Se tu dici: "Io sono un Cristiano," tutti si agiteranno.
Possa io ricevere questa designazione, che [...] non possono sopportare: cioè questo nome.
50.) Dio è un divoratore di uomini. Per questo l'uomo gli è immolato. Prima di immolare l'uomo gli si immolavano gli animali, perché non erano dei, quelli a cui si facevano sacrifici.
51.) I vasi di vetro e i vasi di terracotta sono fabbricati per mezzo del fuoco. Ma i vasi di vetro, se si rompono, vengono modellati di nuovo, perché provengono da un soffio. I vasi di terracotta, se si rompono, vengono distrutti, perché essi sono prodotti senza soffio.
52.) Un asino che girava una macina fece cento miglia, camminando. Quando fu slegato, trovò che era ancora nello stesso posto. Ci sono uomini che camminano molto e non avanzano affatto. Quando è venuta per loro la sera, essi non hanno visto né città, né villaggio, né creatura, né natura, e potenza e angelo. Invano, i miseri, si sono travagliati.
53.) L'eucaristia è Gesù; infatti in siriaco è chiamato Pharisatha, cioè: "colui che è steso". Infatti Gesù è venuto a crocifiggere il mondo.
54.) Il Signore entrò nella tintoria di Levi. Prese settantadue colori e li versò nella tinozza. Li tirò fuori tutti bianchi e disse: "È cosi, invero, che il Figlio dell'uomo è venuto come tintore (lavaggio battesimale).
55.) La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora dissero: "Perché ami lei più di tutti noi? "Il Salvatore rispose e disse loro: "Perché, non amo voi tutti come lei?
56.) Un cieco e un uomo che vede, quando sono tutti e due nelle tenebre, non sono differenti l'uno dall'altro. Ma quando viene la luce, allora quello che vede vedrà la luce e quello che è cieco rimarrà nelle tenebre.
57) Il Signore ha detto: "Beato colui che era, prima di venire al mondo! Perché chi è, lo era e lo sarà.
58.) La superiorità dell'uomo non è manifesta, ma è nel segreto. Per questo egli è il signore degli animali che sono più forti di lui, che sono grandi secondo ciò che è manifesto e secondo ciò che è nascosto, ed è lui a dar loro il sostentamento. Infatti se l'uomo si separa da loro, essi si uccidono e si mordono tra di loro. Essi si sono divorati l'un l'altro finché non hanno trovato cibo. Ma ora hanno trovato cibo, perché l'uomo ha lavorato la terra.
59.) Se qualcuno scende nell'acqua e ne esce fuori senza aver ricevuto nulla e dice: "Io sono cristiano, "egli si è appropriato il nome; ma se egli riceve lo Spirito Santo, ha il dono del nome. Chi ha avuto il dono, non ne è più privato; ma chi se l'è appropriato, gli viene tolto.
60.) Questo è quanto succede per il matrimonio. Se qualcuno entra nell'esistenza per un mistero, il mistero del matrimonio e grande. Poiché senza di esso il mondo non sarebbe. Infatti la consistenza del mondo è l'uomo (emanazione divina), e la consistenza dell'uomo è il matrimonio (nel congiungimento spirituale). Abbiate presente l'accoppiamento immacolato, perché esso ha grande potenza. La sua immagine è nella congiunzione carnale.
61.) Tra gli spiriti impuri ve ne sono di maschili e di femminili. I maschili sono quelli che si congiungono alle anime che abitano in un corpo di femmina; i femminili sono quelli che si congiungono alle anime che sono in un corpo di uomo. Perché essi sono separati. E nessuno potrà loro sfuggire, quando essi lo posseggono, a meno che egli non riceva un potere maschile o femminile, cioè di sposo o di sposa. Ora, questo lo riceve in immagine dalla camera nuziale.
Quando le femmine sciocche vedono un maschio seduto da solo, balzano su di lui, scherzano con lui e lo seducono. Ugualmente gli uomini sciocchi, quando vedono una bella donna seduta da sola, la lusingano e le fanno pressione, perché desiderano possederla. Ma se essi vedono un uomo con la moglie, seduti vicino, le femmine non possono andare dall'uomo e gli uomini non possono andare dalla femmina. La stessa cosa è, se l'immagine e l'angelo si uniscono insieme (innalzamento spirituale): non c'è alcuna possibilità di andare verso l'uomo o verso la donna.
Colui che esce dal mondo non può più essere trattenuto, per essere stato nel mondo. È manifesto che egli si è elevato al di sopra dei desideri, della morte e della paura. Egli è il signore della natura, egli è superiore alla gelosia. Ma se queste cose ci sono, lo posseggono e lo soffocano. E come potrà essere in grado di sfuggire loro?
Spesso vengono di quelli che dicono: " Noi siamo credenti " per sfuggire agli spiriti impuri e ai demoni. Perché, se avessero ricevuto lo spirito santo, non ci sarebbero stati spiriti impuri che si congiungessero con loro.
62.) Non temere la carne e non amarla. Se la temi, essa ti dominerà. Se l'ami, essa ti divorerà e ti soffocherà.
63.) O si è nel mondo o nella resurrezione o nei luoghi intermedi. Purché non mi succeda di essere trovato in questi! In questo mondo c'è del buono e del cattivo. Quello che c'è di buono non è tutto buono, e quello che c'è di cattivo non è tutto cattivo. Ma oltre questo mondo c'è qualcosa di cattivo che è veramente cattivo, e cioè quello che si chiama l' "Intermedio". Esso è la morte. Mentre siamo in questo mondo, è necessario acquistare per noi la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete (beatitudine celeste) e non andiamo errando nell'Intermedio. Vi sono molti, infatti, che si smarriscono durante il cammino. Ed è bene, pertanto, uscire dal mondo prima che l'uomo abbia peccato.
64.) Vi sono taluni che né vogliono né possono. Invece altri, se vogliono, non ne hanno alcun profitto, perché non hanno agito. Infatti il volere soltanto li rende peccatori come il non-volere e il non-agire.
65.) Un apostolico ebbe una visione alcune persone che erano rinchiuse in una casa in fiamme e legate con catene di fuoco e gettate in un mare di fuoco, che bruciava dinanzi a loro. E dicevano: " Gettate acqua sul fuoco! " Ma essi dicevano che non erano in grado di salvarle, secondo la loro volontà. Essi ricevettero la morte come punizione, quella che è chiamata "le tenebre esteriori", perché consiste in acqua e fuoco.
66.) L'anima e lo spirito sono entrati nell'esistenza dall'acqua, dal fuoco e dalla luce, che il figlio della camera nuziale […]. Il fuoco è il crisma, la luce è il fuoco. Io non parlo di questo fuoco, che non ha forma, ma dell'altro, la cui forma è bianca, che è fatto di luce e di bellezza, e che dà bellezza.
67.) La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini. Esso non la riceverà in altra maniera. C'è una rigenerazione e un'immagine di rigenerazione. Ed è veramente necessario che si sia rigenerati attraverso l'immagine. Che cos'è la resurrezione? E la immagine è necessario che risorga attraverso l'immagine e la camera nuziale; l'immagine attraverso l'immagine, è necessario che si entri nella Verità, che è la restaurazione.
Questo è inevitabile per coloro che non soltanto ricevono il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma che li hanno ottenuti proprio per sé. Se uno non li ottiene proprio per sé, anche il nome gli sarà tolto. Ora questi si ottengono con il crisma della pienezza della potenza della Croce, che gli apostoli hanno chiamato la destra e la sinistra. Infatti costui non è più un cristiano, ma un Cristo.
68.) Il Signore ha operato ogni cosa in un mistero: un battesimo e un crisma, un'eucaristia e una redenzione, e una camera nuziale.
69.) Egli ha detto: " Io sono venuto a rendere le cose di sotto come le cose di sopra e le cose esterne come quelle interne, e ad unirle tutte nel Luogo ". Egli si è manifestato qui attraverso simboli ed immagini. Coloro che dicono che c'è qualcuno al di sopra e qualcuno al di sotto, si sbagliano. Infatti, quello che si è manifestato è quello che è chiamato "quello che è di sotto", e quello a cui appartengono le cose nascoste è "quello che è al di sopra" di lui. Sarebbe bene, in verità, dire così: "l'interno" e "l'esterno" e "l'esterno dell'esterno". Per questo il Signore ha chiamato la corruzione "le tenebre esteriori", al di fuori delle quali non c'è nulla. Egli ha detto: " Mio Padre che è nel segreto ".
Egli ha detto: " Entra nella tua camera e chiudi la porta su di te e prega tuo Padre che è nel segreto, " cioè che è nell'interno di tutte le cose.
Ora, ciò che è nell'interno di tutte le cose è il pleroma. Fuori di esso non c'è nulla che gli sia interno. Questo è quello che è detto: "ciò che è al di sopra di esse".
70.) Prima del Cristo, molti erano usciti. Ma là, di dove erano usciti, non potevano più ritornare, e di là, dove erano entrati, non potevano più uscire. Ma è venuto il Cristo: quelli che erano entrati, egli li ha fatti uscire, e quelli che erano usciti, li ha fatti entrare.
71.) Quando Eva era in Adamo, non esisteva la morte. Ma dopo che essa si fu separata, la morte è sopravvenuta. Se essa entra di nuovo in lui, e se egli la riprende in se stesso, non esisterà più la morte.
72.) " Mio Dio, mio Dio! Perché, o Signore, mi hai abbandonato? " Egli ha detto queste parole sulla croce, perché essa [Egli] ha separato dal Luogo la sua anima, che era stata generata dallo Spirito Santo, per opera di Dio.
Il Signore si è levato dai morti ed è divenuto come era prima. Ma il suo corpo era perfetto: aveva bensì una carne, ma questa carne è una carne autentica, mentre la nostra carne non è autentica, ma noi possediamo un'immagine di quella autentica.
73.) La camera nuziale non è per le bestie (ilici), né per gli schiavi (psichici), né per le donne già possedute (impurità), ma è per gli uomini liberi (spirituali) e per le vergini (purezza).
74.) Noi siamo stati generati bensì dallo Spirito Santo, ma siamo stati di nuovo generati da Cristo, a due a due. Abbiamo avuto il crisma dello Spirito, e quando siamo stati rigenerati siamo stati uniti.
75.) Nessuno potrebbe vedere se stesso né nell'acqua né in uno specchio, senza la luce; né tu potrai rivedere te stesso nella Luce, senza acqua né specchio. Per questo occorre essere battezzati in ambedue: nella luce e nell'acqua. E invero la luce è il crisma.
76.) C'erano tre edifici, come luoghi per le offerte, in Gerusalemme: uno era aperto verso sud e si chiamava "il Santo del Santo", il terzo era aperto verso oriente e si chiamava il "Santo dei Santi", il luogo in cui il Sommo Sacerdote entrava egli solo. Il battesimo è l'edificio "Santo", la redenzione è il "Santo del Santo", e il "Santo dei Santi" è la camera nuziale. Il battesimo contiene la resurrezione e la redenzione. La redenzione è nella camera nuziale. Ma la camera nuziale è superiore a queste due.
Tu non potrai trovare […] quelli che pregano […] Gerusalemme […] che si chiama "il Santo dei Santi" […], non la camera nuziale, ma solo l'immagine […]. La sua cortina si è strappata dall'alto in basso, perché occorreva che qualcuno dal basso salisse in alto.
77.) Coloro che si sono rivestiti della luce perfetta, le Potenze non li vedono e non possono trattenerli. Ora, ci si rivestirà di questa luce per un mistero, nella unione.
78.) Se la donna non si fosse separata dall'uomo, non sarebbe morta, con l'uomo. La sua separazione è stata l'origine della morte. Per questo motivo è venuto il Cristo: per annullare la separazione che esisteva fin dalle origini e unire di nuovo i due, e per dare la vita a quelli che erano morti nella separazione e unirli.
79.) Ora, la donna si unisce a suo marito nella camera nuziale, e quelli che si sono uniti nella camera nuziale non si separeranno più. È per questo che Eva si è separata da Adamo: perché essa non era unita a lui nella camera nuziale.
80.) L'anima di Adamo è venuta nell'esistenza per mezzo di un soffio. Suo consorte è lo spirito. Chi glielo ha dato è sua Madre; e con l'anima gli è stato dato uno spirito, al suo posto. Per questo, quando si è nascosto egli ha pronunciato parole superiori alle Potenze. Esse lo invidiarono perché erano separate dall'unione spirituale […].
81.) Gesù ha rivelato sulle rive del Giordano la pienezza del Regno dei Cieli che esisteva prima del Tutto. Poi egli fu rigenerato. Poi fu adottato come figlio. Poi fu unto. Poi fu redento. Poi ha redento.
82.) Se è possibile riferire un mistero: il Padre del Tutto si è unito alla Vergine che è discesa e quel giorno un fuoco lo ha illuminato. Esso ha rivelato la grande camera nuziale. Per questo il suo corpo, che è venuto nell'esistenza in quel giorno, è venuto dalla camera nuziale, come quello che è stato generato dallo Sposo e dalla Sposa. Così, grazie a questi, Gesù ha ristabilito il Tutto in essa. Ed è inevitabile che ogni discepolo entri nella sua Quiete.
83.) Adamo è stato fatto da due vergini: lo spirito e la terra vergine. Per questo motivo, Cristo è stato generato da una vergine: per riparare alla caduta che è avvenuta alle origini.
84.) Ci sono due alberi in mezzo al Paradiso: uno produce animali, l'altro produce uomini. Adamo ha mangiato dell'albero che produce animali ed è diventato animale ed ha generato animali. Per questo i figli di Adamo venerano dei che hanno forma di animali. L'albero di cui Adamo ha mangiato i frutti è l'albero della conoscenza. Per questo i peccati sono divenuti numerosi. Se egli avesse mangiato dell'altro albero, i frutti dell'albero della vita, che produce uomini, gli dei venererebbero l'uomo.
85.) Così è nel mondo: gli uomini creano dei e venerano le loro creazioni. Sarebbe conveniente che gli dei venerassero gli uomini.
86.) Per la verità, le opere dell'uomo provengono dalla sua potenza e per questo sono chiamate "potenze". Sue opere sono anche i suoi figli, che provengono dal Riposo. In conseguenza di questo, la sua potenza risiede nelle opere, mentre il Riposo si manifesta nei suoi figli. E tu troverai che questo procede fino all'immagine, che compie le sue opere secondo la propria potenza, ma nel riposo crea i suoi figli.
87.) In questo mondo gli schiavi sono al servizio degli uomini liberi, nel Regno dei cieli gli uomini liberi serviranno gli schiavi i figli della camera nuziale serviranno i figli del matrimonio. I figli della camera nuziale hanno un solo ed unico nome. La Quiete è per l'uno e per l'altro di essi. Essi non hanno bisogno di attività.
88.) La contemplazione ha grandi vantaggi. Essi sono di più che in una visione, per coloro che sono nel mondo. Ma le glorie delle glorie, gli uomini non possono vederle.
89.) […] Cristo è sceso nell'acqua, al fine di purificare e rendere perfetti coloro che egli ha reso perfetti nel Suo Nome. Infatti egli ha detto: " È necessario che noi compiamo ogni giustizia.
90.) Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla. Così pure si parla riguardo al battesimo, dicendo che il battesimo è una grande cosa, perché se si riceve si vivrà.
91.) L'apostolo Filippo ha detto: " Giuseppe il falegname ha piantato un giardino, perché aveva bisogno di legna per il suo mestiere. È lui che ha costruito la Croce con gli alberi che ha piantato. Il suo seme è stato Gesù, la Croce la sua pianta.
92.) Ma l'albero della vita è in mezzo al Paradiso, e anche l'ulivo, da cui viene il crisma, grazie al quale la resurrezione.
93.) Questo mondo è un divoratore di cadaveri. Tutto ciò che è divorato da esso è morto. La Verità è una divoratrice di vita. Per questo, nessuno di quelli che si nutrono di Verità morirà. Gesù è uscito dal Luogo e di là ha portato il nutrimento, e a quelli che lo desideravano ha portato la Vita, affinché essi non morissero più.
94.) Dio ha piantato un Paradiso. L'uomo viveva nel Paradiso. C'era unità e non c'era separazione […] Beati gli uomini che in esso non desidereranno più separarsi. Questo Paradiso è il luogo in cui mi sarà detto: " Mangia di questo o non mangiare di questo, secondo il tuo desiderio ". È il luogo dove io mangerò di tutto, poiché lì c'è l'albero della conoscenza. Là esso ha ucciso Adamo, qui invece l'albero della conoscenza ha dato la vita all'uomo.
La Legge era l'albero. Esso aveva il potere di dare la conoscenza del bene e del male. Ma esso né lo allontanava dal male, né lo stabiliva nel bene, ma ha creato la morte per quelli che ne hanno mangiato. Perché quando ha detto: " Mangia di questo, non mangiare di quello, " è stata l'origine della sua morte.
95.) Il crisma è superiore al battesimo, perché per mezzo del crisma noi siamo stati chiamati cristiani, non per mezzo del battesimo. Infatti il Padre ha unto il Figlio, e il Figlio ha unto gli apostoli, e gli apostoli hanno unto noi. Colui che è stato unto possiede il Tutto. Egli possiede la Resurrezione, la Luce, la Croce, lo Spirito Santo. Il Padre gli ha dato queste cose nella camera nuziale, ed egli le ha ricevute.
96.) Il padre era nel figlio e il figlio nel padre. Questo è il Regno dei cieli.
97.) Giustamente il Signore ha detto: " Alcuni sono entrati nel Regno dei cieli ridendo e sono usciti ridendo da questo mondo ". Un cristiano […] e immediatamente è disceso nell'acqua e ne è uscito signore del Tutto. Perché il suo ridere non è per divertimento, ma egli disprezza questo mondo che non è degno del Regno dei cieli. Se egli lo disprezza e lo considera una sciocchezza, lo lascerà ridendo.
98.) È così anche per il pane e il calice e per l'olio, sebbene vi sia qualche altra cosa superiore a queste.
99.) Il mondo è stato creato in seguito ad una trasgressione. In effetti colui che l'ha creato voleva farlo incorruttibile ed immortale, ma egli ha commesso una trasgressione e non ha soddisfatto la sua speranza. Infatti l'incorruttibilità del mondo non c'è stata e non c'è stata l'incorruttibilità di colui che ha fatto il mondo. Veramente non c'è incorruttibilità nelle opere, ma nei figli, e nessuna opera potrà ricevere la incorruttibilità, a meno che diventi figlio. Ma colui che non ha la possibilità di ricevere, quanto maggiormente non potrà dare!
100.) Il calice della benedizione contiene del vino e contiene dell'acqua, poiché serve come simbolo del sangue per cui si fa il rendimento di grazie, ed è ripieno di Spirito Santo. Esso è dell'Uomo interamente perfetto, e quando lo beviamo riceviamo in noi stessi l'Uomo perfetto.
101.) L'acqua viva è una sostanza. È necessario che ci rivestiamo dell'Uomo Vivente. Per questo, quando uno viene per discendere nell'acqua si leva gli abiti per rivestirsi di quello.
102.) Un cavallo genera un cavallo, un uomo genera un uomo, un dio genera un dio. Così avviene per lo Sposo e la Sposa: i loro figli provengono dalla camera nuziale. Non c'era nessun Giudeo che provenisse dai Greci, finché la Legge fu in vigore. E noi stessi abbiamo avuto origine dai Giudei, prima di diventare Cristiani. Tu hai visto […]. Questi sono stati chiamati "il popolo eletto" dello Spirito Santo, e l'uomo autentico e il Figlio dell'uomo e la semenza del Figlio dell'uomo. Questa è chiamata nel mondo la razza autentica.
103.) Essi sono il luogo dove si trovano i figli della camera nuziale. L'unione in questo mondo, di uomo e donna, è il luogo della potenza e della debolezza. Nell'eone la forma dell'unione è differente, ma noi le chiamiamo con questi nomi.
104.) Ma ve ne sono altri, superiori a tutti i nomi con cui vengono chiamati, superiori alla violenza. Perché, là dove c'è violenza vi sono anche quelli che sono più forti della violenza.
Quelli che sono là non sono una cosa e un'altra, ma sono tutti due la stessa cosa; quello che è qui è quello che non sarà in grado di oltrepassare i limiti della carne.
105.) Di tutti coloro che posseggono il Tutto, non necessariamente tutti conoscono se stessi. E in verità, quelli che non conoscono se stessi non gioiranno di ció che essi posseggono, ma quelli che sono pervenuti alla conoscenza di se stessi ne gioiranno.
106.) Non solamente l'uomo perfetto non potrà essere colto, ma non potrà nemmeno essere visto. Perché se egli è visto sarà colto. In nessun'altra maniera qualcuno potrà ottenere per se stesso questa grazia, a meno che non si rivesta della Luce perfetta e non diventi egli stesso Luce perfetta. Quando l'avrà rivestita, egli andrà nella Luce. Tale è la Luce perfetta.
107.) È necessario che noi diveniamo uomini perfetti prima di uscire dal mondo. Colui che ha ricevuto il Tutto, senza dominare questi luoghi, non potrà dominare il Luogo. Ma egli andrà nell'Intermedio, in quanto imperfetto. Solo Gesú conosce la fine di costui.
108.) L'uomo santo è completamente santo, già fin nel corpo. Perché, se ha ricevuto il pane, egli lo farà santo, e cosí il calice o tutte le altre cose che egli riceve, egli le purificherà. E come non purificherà anche il corpo?
109.) Nello stesso modo in cui Gesú ha reso perfetta l'acqua del battesimo, cosí ha svuotato la morte. In conseguenza di questo, noi invero discendiamo nell'acqua, ma non discendiamo nella morte, affinché non siamo rigettati nello spirito del mondo. Questo, quando soffia, fa venire l'inverno; quando soffia lo Spirito Santo, viene l'estate.
110.) Colui che possiede la conoscenza della verità è un uomo libero; e l'uomo libero non pecca, perché chi commette il peccato è schiavo del peccato. La madre è la verità, ma la gnosi è il padre.
Coloro a cui non è permesso di peccare, il mondo li chiama liberi. A coloro a cui non è permesso di peccare, la conoscenza della verità eleva i cuori, cioè li rende liberi e li solleva al di sopra di tutto il luogo. Ma l'amore costruisce: colui che è diventato libero grazie alla gnosi, diventa schiavo di coloro che non si sono ancora potuti elevare fino alla libertà della gnosi; perché solo la gnosi li rende capaci di diventare liberi. L'amore non prende nulla. Infatti, come potrebbe prendere qualche cosa, dal momento che ogni cosa gli appartiene? Esso non dice: "Questo è mio" o "Quello è mio", ma dice: "Questo è tuo".
111.) L'amore spirituale è vino e balsamo. Ne godono tutti coloro che saranno unti con esso, e ne godono anche quelli che stanno vicino a loro, mentre quelli che ne sono unti sono presenti. Se quelli che sono unti col balsamo si allontanano da loro e se ne vanno, quelli che non sono unti, solamente quando si trovano lontano da loro, continuano a rimanere nel loro cattivo odore.
Il Samaritano ha dato niente altro all'uomo ferito che vino ed olio. Non c'è altra cosa che l'unzione. Ed egli ha guarito le ferite, perché l'amore copre moltitudine di peccati.
112.) A colui che la donna ama sono rassomiglianti quelli che essa mette al mondo. Se è suo marito, essi sono rassomiglianti a suo marito, se è un adultero, essi sono rassomiglianti all'adultero. Spesso, se una donna giace con suo marito per necessità, ma il suo cuore è presso l'adultero, con cui essa è solita unirsi, ciò che essa metterà al mondo, lo metterà al mondo rassomigliante all'adultero. Ma voi che siete con il Figlio di Dio, non amate il mondo, ma amate il Signore, affinché quelli che voi genererete non siano rassomiglianti al mondo, ma siano rassomiglianti al Signore.
113.) L'uomo si unisce con l'uomo, il cavallo si unisce con il cavallo, l'asino si unisce con l'asino. Ogni genere si unisce con cose dello stesso genere. Cosí lo spirito si unisce allo spirito, e il Logos si unisce al Logos e la Luce si unisce alla Luce. Se tu diventi uomo, l'uomo ti amerà, se tu diventi spirito, lo spirito si unirà a te, se tu diventi Luce, è la Luce che si unirà con te, se tu diventi uno di quelli che sono in alto, quelli che sono in alto troveranno il loro riposo in te. Se tu diventi cavallo o asino o bue o cane o montone o qualunque altro animale di quelli che si trovano al di fuori e in basso, tu non potrai essere amato né dall'uomo, né dallo spirito, né dal Logos, né dalla Luce, né da quello che è in alto, né da quello che è nell'interno. Essi non potranno trovare riposo in te, e tu non farai parte di loro.
114.) Chi è schiavo contro la propria volontà potrà divenire libero. Ma chi è divenuto libero per concessione del suo signore e si è legato egli stesso ad una schiavitú non potrà piú essere libero.
115.) La coltivazione dei campi è costituita da quattro elementi: si porta nel granaio ció che proviene dall'acqua e dalla terra e dall'aria e dalla luce. Il culto di Dio è pure costituito da quattro elementi: la fede e la speranza e l'amore e la gnosi. La nostra terra è la fede, in cui abbiamo radice, l'acqua è la speranza, da cui siamo nutriti, l'aria è l'amore, da cui siamo fatti crescere, e la luce è la gnosi, da cui veniamo maturati.
116.) La grazia è il contadino; la semenza del contadino sono gli uomini che salgono verso le altezze del cielo, e benedetto il servitore che non ha ingannato le loro anime! Questi è Gesú Cristo. Egli ha ingannato l'intero luogo e non ha gravato su nessuno. Per questo motivo, benedetto chi è cosí, perché è l'Uomo perfetto. Infatti egli è il Logos.
117.) Fateci delle domande a suo riguardo, perché è difficile raddrizzarla. Come potremo raddrizzare questa grande cosa? Come darà essa il riposo a ciascuno?
118.) Prima di tutto è necessario non affliggere nessuno, sia grande sia piccolo, sia credente sia non credente; inoltre dare il riposo a coloro che riposano nel bene.
Vi sono di quelli a cui giova dare il riposo a chi è nel bene. Ma chi fa il bene non può dare il riposo a costoro, perché esso non viene secondo la sua volontà. Ma gli è impossibile affliggere, facendo sí che essi siano oppressi. Invece chi è nel bene talvolta li affligge. Non è cosí, ma li affligge la loro debolezza.
Chi possiede la natura, dà gioia al buono. Ma a causa di questo, alcuni si affliggono gravemente.
119.) Un padrone di casa si è procurato ogni genere di cose: sia figli, sia schiavi, sia bestiame, sia cani, sia maiali, sia frumento, sia orzo, sia paglia, sia erba, sia ossa, sia carne e ghiande. Ma egli era un uomo saggio e conosceva il nutrimento di ciascuno. Davanti ai figli egli ha messo pane, olio d'olive e carne; davanti agli schiavi egli ha messo olio di ricino e frumento; al bestiame ha dato orzo, paglia ed erba; ai cani ha gettato le ossa e ai maiali ha gettato le ghiande e gli avanzi del pane. Cosí è per il discepolo di Dio. Se è un uomo saggio, egli conosce la condizione dei discepoli. Le forme del corpo non l'inganneranno, me egli terrà conto della disposizione dell'animo di ciascuno, e parlerà con lui. Vi sono molti animali nel mondo che rivestono una forma umana. Quando egli li riconoscerà, ai maiali getterà ghiande, al bestiame getterà orzo, paglia ed erba, ai cani getterà ossa. Agli schiavi darà le primizie, ai figli darà ciò che è perfetto.
120.) C'è il Figlio dell'uomo e c'è il figlio del Figlio dell'uomo. Il Signore è il Figlio dell'uomo, e il figlio del Figlio dell'uomo è colui che è creato dal Figlio dell'uomo. Il Figlio dell'uomo ha ottenuto da Dio il potere di creare. Egli può generare.
121.) Chi ha ricevuto la creazione è una creatura, chi ha ricevuto la generazione è un generato. Chi crea non può generare. Chi genera ha il potere di creare. In verità si dice: «Chi crea, genera». Ma il suo prodotto è una creatura. Per questo motivo le opere non sono figli, ma loro immagini. Chi crea, lavora visibilmente ed è egli stesso visibile. Chi genera, lavora nel segreto, ed è egli stesso nascosto. Il generato non è come l'immagine. Chi crea, crea apertamente, ma chi genera, genera figli nel segreto.
122.) Nessuno può sapere qual'è il giorno in cui l'uomo e la donna si congiungono, salvo essi stessi. Perché il matrimonio nel mondo è un mistero, per coloro che hanno preso moglie. Ma, se il matrimonio di impurità è segreto, quanto maggiormente il matrimonio immacolato è un autentico mistero! Esso non è qualche cosa di carnale, ma è puro, non appartiene al desiderio, ma alla volontà. Non appartiene alle tenebre della notte, ma appartiene al giorno e alla luce. Se un matrimonio è allo scoperto, diventa impudicizia, e la sposa, non solamente quando riceve il seme di un altro uomo, ma anche quando lascia la sua camera da letto ed è veduta, si comporta impudicamente. Ella può soltanto rivelarsi a suo padre e a sua madre e all'amico dello sposo e ai figli della camera nuziale. A costoro è permesso entrare tutti i giorni nella camera nuziale, ma gli altri non possono desiderare che di udire la sua voce e godere del suo profumo e possono desiderare di nutrirsi delle briciole che cadono dalla mensa, come i cani. Gli sposi e le spose appartengono alla camera nuziale. Nessuno può vedere lo sposo con la sposa, a meno che non lo divenga.
123.) Quando Abramo si rallegrò di vedere ciò che stava per vedere, circoncise la carne del suo prepuzio, mostrandoci come sia necessario distruggere la carne e il resto di questo mondo. Finché le loro passioni sono nascoste, rimangono e sono vive; se vengono manifestate, muoiono, secondo l'esempio dell'uomo che è manifesto: finché le viscere dell'uomo sono nascoste, l'uomo vive; se le viscere appaiono e vengono fuori di lui, l'uomo morirà. Cosí pure è l'albero: finché la sua radice è nascosta, esso fiorisce e cresce; se la radice appare, l'albero secca. Cosí è per ogni prodotto che è nel mondo, non soltanto per quello che è manifesto, ma anche per quello che è nascosto. Infatti, fintanto che la radice dell'errore è nascosta, esso è forte, ma quando è riconosciuta, esso si dissolve. Questo è il motivo per cui il Logos ha detto: " Già la scure è posta alla radice degli alberi ". Essa non sfronderà soltanto " ciò che è sfrondato germoglia di nuovo " ma la scure taglia profondamente finché svelle la radice. E Gesú ha divelto la radice di tutto il luogo; gli altri invece solo in parte. Quanto a noi, ciascuno scavi profondamente fino alla radice dell'errore, che è dentro di lui e lo divelga dal suo cuore fino alla radice. Ed esso invero sarà divelto, quando noi lo riconosceremo. Che se noi siamo ignoranti a suo riguardo, esso affonda in noi le radici e produce i suoi frutti nei nostri cuori. Esso domina su di noi, e noi siamo suoi schiavi. Ci tiene prigionieri, cosicché noi facciamo ció che non vogliamo, e ciò che vogliamo non lo facciamo. Esso è potente perché noi non lo conosciamo, e finché esiste, esso lavora. L'ignoranza è per noi la madre dell'errore. L'ignoranza è al servizio della morte: ciò che viene dall'ignoranza né è esistita, né esiste, né esisterà. Invece coloro che sono nella verità saranno perfetti quando tutta la verità si manifesterà. Perché la verità è come l'ignoranza: quand'è nascosta, riposa in se stessa, ma quando si rivela ed è riconosciuta, viene glorificata, in quanto è piú potente dell'ignoranza e dell'errore. Essa dà la libertà.
Il Logos ha detto: " Se voi conoscerete la verità, la verità vi farà liberi ". L'ignoranza è uno schiavo, la conoscenza è libertà. Se noi riconosceremo la verità, troveremo i frutti della verità in noi stessi. Se ci uniremo con essa, essa produrrà il nostro perfezionamento.
124.) Ora noi abbiamo ciò che è manifesto, nella creazione. Noi diciamo che sono le cose potenti, che sono onorate, e che le cose nascoste sono deboli e spregevoli. È cosí anche per le cose rivelate dalla verità: esse sono deboli e spregevoli, mentre quelle nascoste sono forti e onorate. Ora, i misteri della Verità si rivelano sotto forma di modelli ed immagini.
125.) Ma la camera nuziale è nascosta. Essa è il Santo dei Santi. Adesso la cortina tiene celato in che modo Dio governa la creazione, ma quando la cortina si strapperà e ciò che è all'interno verrà rivelato, allora quest'edificio sarà lasciato deserto, o piuttosto, sarà distrutto. Ma la divinità non fuggirà interamente da questi luoghi dentro il Santo dei Santi, perché essa non potrà unirsi alla Luce senza mescolanze e al Pleroma senza difetti, ma starà sotto le ali della Croce e sotto le sue braccia. Questa sarà per essi l'arca di salvezza, quando il diluvio delle acque li investirà. Se vi saranno di quelli della tribù del sacerdozio, essi potranno entrare all'interno della cortina con il Sommo Sacerdote. Per questo motivo la cortina non si è strappata soltanto in alto, altrimenti sarebbe stata aperta soltanto per quelli in alto, né si è strappata soltanto in basso, altrimenti sarebbe stata aperta soltanto a quelli in basso. Ma si è strappata dall'alto in basso. Le cose in alto si sono manifestate a noi che siamo in basso, affinché potessimo entrare nel segreto della Verità. Questa è veramente quella che è onorata, che è potente. Ma noi penetreremo là attraverso modelli spregevoli e cose deboli. E sono davvero spregevoli, in confronto alla gloria perfetta. C'è una gloria che è piú alta della gloria, c'è una potenza che è al di sopra della potenza. Per questo motivo, la perfezione si è manifestata a noi con i segreti della Verità e il Santo dei Santi si è rivelato e la camera nuziale ci ha invitati dentro di essa. Invero, fino a quando queste cose sono nascoste, il male rende incapaci e non si allontana di mezzo al seme dello Spirito Santo " infatti si è schiavi del peccato " ma appena esse si manifesteranno, allora la luce perfetta si diffonderà su ciascuno, e tutti quelli che si troveranno in essa avranno il crisma. Allora gli schiavi saranno liberi e i prigionieri saranno sciolti.
126.) Ogni pianta che è nei cieli è piantata da mio Padre, che è nei cieli, e non si sradica piú. Coloro che sono separati verranno uniti e verranno resi perfetti. Tutti quelli che entreranno nella camera nuziale genereranno nella luce. Infatti essi non genereranno come i matrimoni che noi vediamo, perché avvengono nella notte: infatti se la luce risplende nella notte, si spegne. Invece i misteri di questo matrimonio si compiono di giorno e alla luce. Quel Giorno e quella Luce non tramontano mai.
127.) Se qualcuno diventa figlio della camera nuziale, riceverà la Luce. Se qualcuno non la riceve finché è in questo luogo, non potrà riceverla nell'altro Luogo. Colui che avrà ricevuto quella Luce non potrà essere visto né trattenuto; e nessuno potrà affliggere un simile uomo, anche se egli dimora ancora nel mondo o quando lascia il mondo. Egli ha già ricevuto la Verità attraverso le immagini: il mondo è divenuto come un eone, perché l'eone è per lui il Pleroma, ed è cosí fatto: si è manifestato a lui solo, non nascosto nelle tenebre o nella notte, ma celato in un Giorno perfetto e in una Luce santa.
________________________________________


Franco



“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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VANGELO APOCRIFO DI PIETRO
Continuiamo ad esaminare i vangeli apocrifi.



IL VANGELO DI PIETRO

Il Vangelo di Pietro è stato ritrovato ad Akhmin, in Egitto, all'interno della tomba di un monaco.
All'inizio si è pensato che fosse stato scritto intorno al 150, ma negli ultimi tempi alcuni storici lo hanno datato prima dell'anno 70.

Il testo vede Pietro raccontare in prima persona la passione di Gesù.

[1, 1] Nessuno però degli Ebrei si lavò le mani, né Erode né alcuno dei suoi giudici. Siccome essi non volevano lavarsi, Pilato si alzò.
[2] Il re Erode, allora, ordinò di condurre via il Signore dicendo loro: "Fate quanto vi ho ordinato di fargli".
[2, 3] Si trovava là Giuseppe, l'amico di Pilato e del Signore. E allorché vide che lo avrebbero crocifisso, andò da Pilato e gli chiese il corpo del Signore per la sepoltura.
[4] Pilato (lo) mandò da Erode e ne chiese il corpo.
[5] Erode disse: "Fratello Pilato, anche se nessuno lo avesse chiesto, lo avremmo seppellito noi; splende infatti il sabato.
Poiché sta scritto nella legge: "Non tramonti il sole sopra un ucciso! "".
E lo consegnò al popolo il giorno prima degli azzimi, la loro festa.
[3, 6] Preso il Signore, essi lo spingevano correndo, e dicevano: "Trasciniamo il figlio di Dio giacché abbiamo potere su di lui".
[7] Lo vestirono di porpora, lo fecero sedere sulla sedia curule, dicendo: "Giudica con giustizia, o re di Israele!".
[8] Uno di loro portò una corona di spine e la pose sul capo del Signore.
[9] Altri che stavano lì, gli sputavano sul volto; altri lo colpivano sulle guance; altri lo percuotevano con una canna; altri lo flagellavano, dicendo: "Questo è l'onore che rendiamo al figlio di Dio".
[4, 10] Condussero due malfattori e crocifissero il Signore in mezzo a loro.
Ma lui taceva quasi che non sentisse alcun dolore.
[11] Quando drizzarono la croce, vi scrissero: "Questo è il re di Israele".
[12] Posero le vesti davanti a lui, le divisero e su di esse gettarono la sorte.
[13] Ma uno di quei malfattori li rimproverò, dicendo: "Noi soffriamo così a causa delle azioni cattive che abbiamo commesso.
Ma costui, divenuto salvatore degli uomini, che male vi ha fatto? ".
[14] Indignati contro di lui, ordinarono che non gli fossero spezzate le gambe e così morisse tra i tormenti.
[5, 15] Era mezzogiorno allorché le tenebre coprirono tutta la Giudea.
Essi si agitavano e angustiavano che il sole fosse già tramontato: egli infatti, era ancora vivo.
Giacché per loro sta scritto: "Non tramonti il sole sopra un ucciso!".
[16] E uno di loro disse: "Dategli da bere fiele con aceto".
Fecero un miscuglio e glielo diedero a bere.
[17] E compirono ogni cosa e colmarono i peccati sul loro capo.
[18] Molti giravano con fiaccole e, pensando che fosse notte, se ne andarono a riposare.
[19] Ed il Signore gridò, dicendo: "Forza mia, forza mia, mi hai abbandonato!".
E mentre così diceva, fu assunto.
[20] Nella stessa ora il velo del tempio di Gerusalemme si squarciò in due.
[6, 21] Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore e lo posero a terra.
Si scosse tutta la terra e vi fu un timore grande.
[22] Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l'ora nona.
[23] Gli Ebrei si rallegrarono e diedero il suo corpo a Giuseppe, affinché lo seppellisse: egli, infatti, aveva visto tutto il bene che aveva fatto.
[24] Preso il Signore, lo lavò, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò nel suo proprio sepolcro, detto giardino di Giuseppe.
[7, 25] Gli Ebrei, gli anziani e i sacerdoti compresero allora il grande male fatto a se stessi e cominciarono a lamentarsi battendosi il petto e a dire: "Guai ai nostri peccati! Il giudizio e la fine di Gerusalemme sono ormai vicini".
[26] Io ed i miei amici eravamo nella tristezza e, con l'animo ferito, ci nascondevamo: eravamo, infatti, ricercati da loro come malfattori e come coloro che volevano incendiare il tempio.
[27] A motivo di tutte queste cose, digiunavamo e sedevamo lamentandoci e piangendo notte e giorno, fino al sabato.
[8, 28] Gli scribi, i farisei e gli anziani allorché si radunarono insieme e udirono che tutto il popolo mormorava e si lamentava battendosi il petto, dicendo: "Se alla sua morte sono avvenuti segni così grandi, vedete quanto egli era giusto!"; [29] ebbero paura e andarono da Pilato supplicandolo e dicendo: [30] "Dacci dei soldati affinché la sua tomba sia vigilata per tre giorni.
Che non capiti che vengano a rubarlo i suoi discepoli, il popolo creda ch'egli sia risorto dai morti e ci faccia del male".
[31] Pilato diede loro il centurione Petronio con dei soldati per vigilare la tomba; e con loro si recarono alla tomba gli anziani e gli scribi [32] e tutti quanti erano là con il centurione; i soldati rotolarono una gran pietra, [33] la posero sulla porta della tomba e vi impressero sette sigilli; quivi drizzarono poi una tenda e montarono la guardia.
[9, 34] Di buon mattino, allo spuntare del sabato, da Gerusalemme e dai dintorni venne una folla per vedere la tomba sigillata.
[35] Ma durante la notte nella quale spuntava il giorno del Signore, mentre i soldati montavano la guardia a turno, due a due, risuonò in cielo una gran voce, [36] videro aprirsi i cieli e scendere di lassù uomini, in un grande splendore, e avvicinarsi alla tomba.
[37] La pietra che era stata appoggiata alla porta rotolò via da sé e si pose a lato, si aprì il sepolcro e vi entrarono i due giovani.
[10, 38] A questa vista quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani, anch'essi, infatti, stavano di guardia; [39] e mentre spiegavano loro quanto avevano visto, scorgono ancora tre uomini uscire dal sepolcro : i due reggevano l'altro ed erano seguiti da una croce; [40] la testa dei due giungeva al cielo, mentre quella di colui che conducevano per mano sorpassava i cieli.
[41] Udirono dai cieli una voce che diceva: "Hai tu predicato ai dormienti?".
[42] E dalla croce si udì la risposta: "Sì!".
[11, 43] Allora quelli deliberarono tra loro di andare a manifestare queste cose a Pilato.
[44] E mentre ancora stavano ragionando, apparvero nuovamente i cieli aperti ed un uomo scese ed entrò nella tomba.
[45] A questa vista, il centurione e quelli che erano con lui si affrettarono, nella notte, da Pilato, lasciando il sepolcro che avevano vigilato e, grandemente agitati, spiegarono tutto quanto avevano visto e dissero: "Veramente era figlio di Dio!".
[46] Pilato rispose: "Io sono puro dal sangue del figlio di Dio, siete voi che avete deciso così ".
[47] Tutti poi si accostarono pregando e supplicandolo affinché ordinasse al centurione e ai soldati di non dire a nessuno le cose viste.
[48] Dicevano: "Per noi, infatti, è meglio essere colpevoli davanti a Dio del più grande peccato, che non cadere nelle mani del popolo ebraico ed essere lapidati".
[49] Pilato dunque ordinò al centurione e ai soldati di non dire nulla.
[12, 50] All'alba del giorno del Signore, Maria Maddalena, discepola del Signore, che per timore degli Ebrei Ä che bruciavano d'ira, non avendo fatto alla tomba del Signore quanto solevano fare le donne per i morti da loro amati, [51] prese con sé le amiche e andò alla tomba dove era stato posto.
[52] Esse temevano di essere viste dagli Ebrei, e dicevano: "Se nel giorno in cui fu crocifisso non abbiamo potuto piangere e lamentarci battendoci il petto, facciamolo ora almeno alla sua tomba.
[53] Ma chi ci rotolerà la pietra posta sulla porta della tomba, affinché possiamo entrare, sederci attorno a lui e compiere il nostro debito?
[54] Ä grande, infatti, era la pietra Ä e temiamo che qualcuno ci veda.
Se non possiamo, deponiamo almeno sulla porta ciò che portiamo in sua memoria: piangeremo e ci lamenteremo percuotendoci il petto fino a quando ritorneremo a casa nostra".
[13, 55] Quando giunsero, trovarono il sepolcro aperto.
Avvicinatesi, si chinarono e videro un giovane seduto in mezzo al sepolcro: era bello e vestito di una risplendentissima stola; disse loro: [56] " Perché siete venute? Chi cercate? Quello, forse, che fu crocifisso?
E' risorto e se n'è andato. Se non ci credete, chinatevi e guardate il luogo dove giaceva: non c'è più!
E' infatti risorto e se n'è andato là donde era stato mandato".
[57] Allora le donne fuggirono impaurite.
[14, 58] Era l'ultimo giorno degli azzimi.
Molti se ne andavano via e ritornavano alle proprie case: la festa era finita.
[59] Ma noi, i dodici apostoli del Signore, piangevamo e ci rattristavamo; ognuno, pieno di tristezza per quanto era avvenuto, se ne andò a casa.
[60] Io invece, Simon Pietro, e mio fratello Andrea, prendemmo le nostre reti, ci recammo al mare. Con noi c'era Levi, figlio di Alfeo, che il Signore...

Franco



“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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Ciaoo non lavevo mai letti
ma li trovo interessante
grazzie di averli massi.

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PROTOVANGELO DI GIACOMO

PROTOVANGELO DI GIACOMO

Il Protovangelo di Giacomo (detto anche Vangelo di Giacomo e Vangelo dell'Infanzia di Giacomo) è un testo apocrifo scritto in Greco e datato intorno al 150 d.c.
Il Vangelo si presenta scritto da Giacomo il Giusto, primo vescovo di Gerusalemme, fratello di Gesù.
Tuttavia, gli storici sono scettici circa l'autore del Vangelo, vista la scarsa conoscenza degli usi civili e religiosi Giudei e datano questo testo intorno al II secolo.
Del Proto-Vangelo esistono tuttora oltre 130 manoscritti in lingua greca, tra cui il più antico è il Papyrus Bodmer 5, datato intorno al II secolo d.C, conservato nella Bodmer Library di Ginevra.
Il Protovangelo è stato tradotto in Siriaco, Etiopico, Copto, Georgiano, Paleo-slavo, Armeno, Arabo, Irlandese.
La tradizione ha accettato alcuni dati storici contenuti nel testo relativi alla vita di Maria e dei suoi genitori Anna e Gioacchino.
Natività di Maria santa genitrice di Dio e gloriosissima madre di Gesù Cristo.
Capitolo 1

[1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c'era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: "Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore".

[2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte.
Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: "Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza".

[3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: "Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele".
Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell'ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.

[4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie.
Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra sè;: "Non scenderò n‚ per cibo, n‚ per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda".
Capitolo 2

[1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: "Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità".

[2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: "Fino a quando avvilisci tu l'anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio.
Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un'impronta regale".

[3] Ma Anna rispose: "Allontanati da me. Io non faccio queste cose.
Dio mi ha umiliata molto. Forse è un tristo che te l'ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato". Replicò Giuditta: "Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?".
Anna si afflisse molto.

[4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l'ora nona scese a passeggiare in giardino.
Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco".
Capitolo 3

[1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell'alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: "Ahimè! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore.

[2] Ahimè! a chi somiglio io mai?
Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore.
Ahimè! a chi somiglio io mai?
Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai?

[3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai?
Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore".
Capitolo 4

[1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: "Anna, Anna!
Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai.
Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza".
Anna rispose: "(Com'è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l'offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita".

[2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: "Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti". Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: "Gioacchino, Gioacchino!
Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui.
Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre".

[3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: "Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio.
Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo".

[4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti.
Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: "Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto.
Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre". Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.
Capitolo 5

[1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra sè;: "Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote".
Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote.
Quando questi salì sull'altare del Signore, Gioacchino non scorse in sè peccato alcuno, ed esclamò: "Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati".
Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua.

[2] Si compirono intanto i mesi di lei.
Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?".
Questa rispose: "Una bambina".
"In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.
Capitolo 6

[1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l'eta di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta.
Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: " (Com'è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore".
Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei.

[2] Quando la bambina compì l'anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele.
Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni".
E tutto il popolo esclamò: "Così sia, così sia! Amen".
La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l'ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di sè.

[3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa.
Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: "Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui.
Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta?
Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!".
La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola.
Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.
Capitolo 7

[1] Per la bambina passavano intanto i mesi.
Giunta che fu l'età di due anni, Gioacchino disse a Anna: "Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita".
Anna rispose: "Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre". Gioacchino rispose: "Aspettiamo".

[2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: "Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore".
Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore.
Il sacerdote l'accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: "Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni.
Nell'ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione".

[3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell'altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.
Capitolo 8

[1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s'era voltata indietro.
Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.

[2] Quando compì dodici anni, si tenne un consiglio di sacerdoti; dicevano: "Ecco che Maria è giunta all'età di dodici anni nel tempio del Signore.
Adesso che faremo di lei affinché non contamini il tempio del Signore?".
Dissero dunque al sommo sacerdote: "Tu stai presso l'altare del Signore: entra e prega a suo riguardo.
Faremo quello che il Signore ti manifesterà"

[3] Indossato il manto dai dodici sonagli, il sommo sacerdote entrò nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria.
Ed ecco che gli apparve un angelo del Signore, dicendogli: "Zaccaria, Zaccaria!
Esci e raduna tutti i vedovi del popolo.
Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di colui che il Signore designerà per mezzo di un segno". Uscirono i banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del Signore e tutti corsero.
Capitolo 9

[1] Gettata l'ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli.
Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni.
Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare.
Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v'era alcun segno.
Giuseppe prese l'ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe.
Il sacerdote disse allora a Giuseppe: "Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore".

[2] Ma Giuseppe si oppose, dicendo: "Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli di Israele". Il sacerdote però rispose a Giuseppe: "Temi il Signore tuo Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core, come si sia spaccata la terra e siano stati inghiottiti a causa della loro opposizione. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in casa tua".

[3] Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. Giuseppe disse a Maria: "Ti ho ricevuta dal tempio del Signore e ora ti lascio in casa mia. Me ne vado a eseguire le mie costruzioni e dopo tornerò da te: il Signore ti custodirà".
Capitolo 10

[1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: "Facciamo una tenda per il tempio del Signore". Il sacerdote disse: "Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David". I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini.
Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio.
I ministri andarono e la condussero.
Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: "Su, tirate a sorte chi filerà l'oro, l'amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina".
A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.
Capitolo 11

[1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava.

[2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?".

[3] L'angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l'essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell'Altissimo.
Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati".
Maria rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola".
Capitolo 12

[1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: "Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra".

[2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò all'uscio.
Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: "Donde a me questo dono, che venga da me la madre del mio Signore?
Ecco, infatti, che colui che è in me ha saltellato e ti ha benedetta". Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato l'arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: "Chi sono io, Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?". Passò tre mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava; Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.
Capitolo 13

[1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente, dicendo: "Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L'ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l'ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine?
Si è forse ripetuta per me la storia di Adamo?
Quando, infatti, Adamo era nell'ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la sedusse: così è accaduto anche a me".

[2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: "Prediletta da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo Dio? Perché hai avvilito l'anima tua, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d'un angelo?".

[3] Essa pianse amaramente, dicendo: "Io sono pura e non conosco uomo".
Giuseppe le domandò: "Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?".
Essa rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, questo che è in me non so d'onde sia".
Capitolo 14

[1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: "Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto". E così lo sorprese la notte.

[2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo: "Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Giuseppe si levò dal sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo privilegio, e la custodì.
Capitolo 15

[1] Venne da lui lo scriba Annas e gli disse: "Perché non ti sei fatto vedere nel nostro consiglio?". Giuseppe rispose: "Perché ero stanco del viaggio, e il primo giorno mi sono riposato". E voltatosi, quello vide Maria incinta.

[2] Se ne andò allora di corsa dal sacerdote e gli disse: "Giuseppe, di cui tu sei garante, ha violato gravemente la legge".
Gli rispose il sacerdote: "Come sarebbe a dire? ".
"La vergine che ha preso dal tempio, rispose l'altro, l'ha contaminata.
Ha carpito con frode le sue nozze, e non l'ha fatto sapere ai figli di Israele".
Rispose il sacerdote: "Giuseppe ha fatto questo?".
Disse lo scriba Annas: "Manda pure dei ministri, e troverai che la vergine è incinta" I ministri andarono, trovarono come egli aveva detto, e la condussero via al tribunale con Giuseppe.

[3] Il sacerdote disse: "Perché hai fatto questo, Maria?
Perché hai avvilito la tua anima e ti sei dimenticata del Signore tuo Dio, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano di un angelo, che hai udito gli inni sacri e hai danzato davanti a Lui?
Perché hai fatto questo?". Ma essa pianse amaramente, dicendo: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono pura dinanzi a lui e non conosco uomo".

[4] A Giuseppe disse il sacerdote: "Perché hai fatto questo?
". Giuseppe rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono puro a suo riguardo".
Disse il sacerdote: "Non dire falsità, dì la verità: hai carpito fraudolentemente le sue nozze e non l'hai fatto sapere ai figli di Israele; non hai chinato il capo sotto la mano potente affinché la tua discendenza fosse benedetta".
Capitolo 16

[1] Il sacerdote disse: "Restituisci la vergine che hai ricevuto dal tempio del Signore". Giuseppe versò allora calde lacrime.
Il sacerdote proseguì: "Vi darò da bere l'acqua della prova del Signore che manifesterà ai vostri occhi i vostri peccati".

[2] E presala, il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò verso la collina: e tornò poi sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la mandò verso la collina: e tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì che non fosse apparso in loro alcun peccato.

[3] Disse allora il sacerdote: "Il Signore non ha manifestato i vostri peccati.
Neppure io vi giudico". E li rimandò.
Giuseppe riprese Maria e tornò pieno di gioia a casa sua glorificando il Dio di Israele.
Capitolo 17

[1] Venne un ordine dall'imperatore Augusto affinché si facesse il censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe pensò: "Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia. Questo è il giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito".

[2] Sellò l'asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra s‚: "Probabilmente quello che è in lei la travaglia". Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò: "Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?". Maria rispose a Giuseppe: "E' perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l'altro è pieno di gioia e esulta".

[3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: "Calami giù dall'asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori". La calò giù dall'asino e le disse: "Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore?
Il luogo, infatti, è deserto".
Capitolo 18

[1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme.

[2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell'aria e vidi l'aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l'alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.

[3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull'acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.
Capitolo 19

[1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: "Dove vai, uomo?". Risposi: " Cerco una ostetrica ebrea". E lei: "Sei di Israele?". "Sì" le risposi. E lei proseguì: "E chi è che partorisce nella grotta?". "La mia promessa sposa" le risposi. Mi domandò: "Non è tua moglie?". Risposi: "E' Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo". La ostetrica gli domandò: "E' vero questo?". Giuseppe rispose: "Vieni e vedi". E la ostetrica andò con lui.

[2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: "Oggi è stata magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele". Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre.
L'ostetrica esclamò: "Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo".

[3] Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: "Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura". Rispose Salome: "(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito".
Capitolo 20

[1] Entrò l'ostetrica e disse a Maria: "Mettiti bene. Attorno a te, c'è, infatti, un non lieve contrasto". Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: "Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata".

[2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: "Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te".

[3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: "Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia".

[4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: "L'adorerò perché a Israele è nato un grande re". E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: "Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme".
Capitolo 21

[21, 1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea.
In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: "Dov'è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell'Oriente e siamo venuti ad adorarlo".

[2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: "Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?". Gli risposero: "In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto". E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: "Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?". I magi gli risposero: "Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. E' così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo". "Andate e cercate", disse Erode "e se troverete fatemelo sapere affinché anch'io venga a adorarlo".
I magi poi se ne andarono.

[3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell'oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.

[4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un'altra via.
Capitolo 22

[1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù".

[2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi.

[3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.
Capitolo 23

[1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?". Rispose loro: "Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio".

[2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: "E' suo figlio colui che regnerà su Israele!". Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: "Dì proprio la verità: dov'è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano".

[3] Zaccaria rispose: "Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore". Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.
Capitolo 24

[1] All'ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l'Altissimo.

[2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l'altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: "Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore". All'udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti.

[3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall'alto in basso.
Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti.

[4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.
Capitolo 25

[1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia.

[2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli.
Amen.


Franco





[Modificato da francocoladarci 08/03/2010 15:11]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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VANGELO DI NICODEMO
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Parte I

IL VANGELO DI NICODEMO
PROLOGO

Io Anania, protettore 1, ufficiale pretoriano, versato nella legge, avvicinatomi con cuore fedele alle sacre Scritture riconobbi che Gesù Cristo è il nostro Signore, e fui riconosciuto degno del santo battesimo.
Indagando sulle memorie dei fatti accaduti in quel periodo a proposito del padrone nostro Gesù Cristo e su quanto fu divulgato per scritto dagli Ebrei su Ponzio Pilato, trovai queste memorie scritte in lingua ebraica e, per volontà di Dio, le tradussi in lingua greca affinché ne possano prendere conoscenza tutti coloro che invocano il nome di nostro Signore Gesù Cristo: era l'anno diciassettesimo del regno del signore nostro Flavio Teodosio e il quinto del nobilissimo Flavio Valentiniano, l'indizione nona 2.

Voi tutti dunque che leggete e copiate questo, in altri libri, pensate a me e pregate per me, affinché Dio abbia misericordia di me e perdoni i peccati che ho commesso contro di lui.

Pace ai lettori e salute a tutti quanti udranno e ai loro domestici: Amen.

Nell'anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare , imperatore dei Romani, l'anno diciannovesimo della dominazione di Erode, figlio di Erode, re della Galilea, nell'ottavo giorno prima delle calende di aprile e cioè il venticinquesimo giorno del mese di marzo, sotto il consolato di Rufo e Rubellione, il quarto anno dell'olimpiade duecentodue, mentre era sommo sacerdote degli Ebrei Giuseppe, figlio di Caifa.

Quanto Nicodemo scrisse e tramandò a proposito della croce e della passione del Signore nostro Gesù Cristo, Dio salvatore, e passò ai sommi sacerdoti e gli altri Ebrei Nicodemo però scrisse in lingua ebraica suona circa così:
Capitolo 1
Accuse delle autorità ebraiche.

[1] I sommi sacerdoti e scribi, Anna e Caifa, Seme, Datae e Gamaliele, Giuda, Levi e Neftali, Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei tennero consiglio e andarono da Pilato ad accusare Gesù di molte azioni malvagie, dicendo: "Sappiamo che è figlio del falegname Giuseppe e di Maria, ma egli afferma di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e dissolve la legge dei nostri padri".

Domandò Pilato: "Che cosa fa dunque, che cos'è che vuole distruggere?".

Risposero gli Ebrei: "Noi abbiamo una legge che ci proibisce di guarire qualsiasi persona nel giorno di sabato. Ma costui ha guarito, maliziosamente, nel giorno di sabato, zoppi, sordi, impotenti, paralitici, ciechi, lebbrosi e indemoniati".

Pilato domandò: "In che modo, maliziosamente?".

Essi gli risposero: "E' un mago, ed in nome di Beelzebub scaccia i demoni e gli sono soggette tutte le cose".

Pilato disse loro: "Lo scacciare i demoni non è un'azione di spirito immondo, ma della potenza del dio Esculapio".
Gesù sul sudario del cursore

[2] Gli Ebrei gli dissero: "Preghiamo la tua grandezza di ordinare che comparisca davanti al tuo tribunale".

Ma Pilato li chiamò e disse loro: "Come posso, io che sono un governatore, esaminare un re?".

Essi gli risposero: "Noi non diciamo che egli sia re, bensì è lui che lo afferma di se stesso".

Pilato allora chiamò un cursore e gli disse: "Mi sia condotto qui Gesù, ma con gentilezza!".

Il cursore uscì fuori e quando riconobbe Gesù, l'adorò, stese a terra il sudario che aveva in mano, e gli disse: "Signore, cammina qui sopra e vieni, ché il governatore ti chiama".

Gli Ebrei, vedendo ciò che faceva il cursore, mandarono alte grida e dissero a Pilato: "Perché non l'hai convocato per mezzo di un araldo, ma gli hai inviato un cursore?

Il cursore, infatti, vedendolo l'adorò, distese a terra il suo sudario e ve lo fece camminare (sopra) come un re".

[3] Allora Pilato, chiamato a sé il cursore, gli domandò "Perché hai fatto questo: hai steso a terra il tuo sudario e hai fatto camminare sopra Gesù?".

Il cursore gli rispose: "Signore governatore, allorché tu mi inviasti da Alessandro a Gerusalemme, lo vidi che sedeva sopra un asino e i fanciulli ebrei con delle frasche in mano gridavano, mentre altri stendevano i loro vestiti davanti a lui, dicendo: "Salva ora, tu che abiti nelle altezze!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"".

[4] Gli Ebrei risposero al cursore gridando: "I fanciulli ebrei gridavano in ebraico, come fai tu a saperlo in greco?".

Il cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa gridano costoro in ebraico?"".

Gli Ebrei gli risposero: "Osanna membrome baruchamma Adonai".

Pilato domandò: "Che cosa significa "Osanna" e il resto?".

Gli risposero: "Salva ora, tu che abiti nelle altezze!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".

Pilato allora disse: "Voi stessi dunque confermate che i fanciulli dicevano queste parole; in che cosa ha dunque mancato il cursore?".
Ed essi tacquero.
Gesù e i vessilli romani

Il governatore disse al cursore: "Va' e introducilo nel modo che più ti aggrada".

Il cursore uscì, fece come la prima volta e disse a Gesù: "Signore, entra!

Il governatore ti chiama".

[5] Allorché Gesù entrò, le immagini che i vessilliferi portavano sulle insegne si inchinarono da sole e adorarono Gesù.

Gli Ebrei, vedendo come le immagini si erano inchinate da sole adorando Gesù, gridarono al di là di ogni misura contro i vessilliferi.
Ma Pilato disse agli Ebrei: "Non stupite che le immagini si siano piegate e abbiano adorato Gesù?".
Gli Ebrei risposero: "Abbiamo visto che i vessilliferi le hanno fatte piegare ad adorarlo".
Il governatore chiamò allora i vessilliferi e disse loro: "Perché avete fatto così?".

Risposero a Pilato: "Siamo Greci e adoriamo nei templi.

Che motivo avevamo noi per adorarlo?
Mentre noi tenevamo le insegne, esse si piegarono da sole e l'adorarono".

[6] Disse allora Pilato ai capi della sinagoga e agli anziani del popolo: "Scegliete voi stessi uomini forti e robusti e fate tenere loro le insegne e vedremo se si piegano da sole".

Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini forti e robusti e li posero, per sei, a tenere le insegne davanti al tribunale del governatore.

Pilato disse al cursore: "Prendilo dal pretorio e introducilo nel modo che più ti aggrada".

E Gesù uscì, con il cursore, dal pretorio.

Pilato chiamò davanti a sé coloro che avevano tenuto le insegne prima, e disse loro: "Ho giurato, per l a salute di Cesare, che se gli stendardi non si piegheranno quando entra Gesù, vi farò tagliare le mani".
Il governatore ordinò che Gesù entrasse per la seconda volta.

Il cursore fece come la prima volta e pregò molto Gesù affinché camminasse sul suo sudario; egli vi camminò sopra ed entrò.

Or quando egli entrò gli stendardi si piegarono di nuovo e adorarono Gesù.
Capitolo 2
La moglie di Pilato

[2, 1] Vedendo questo, Pilato fu colto da spavento, e prese a levarsi dalla sua sedia curule.
Quand'egli era in procinto di alzarsi, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere nulla a che fare con quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a causa sua".
Pilato allora chiamò a sé tutti gli Ebrei e disse loro: "Sapete bene che mia moglie teme Dio ed è piuttosto favorevole agli usi ebraici".
Essi gli risposero: "Sì, è vero".
Pilato proseguì: "Ed ecco che mia moglie ha mandato a dirmi: "Non immischiarti nelle faccende di quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a causa sua"".
Ma gli Ebrei risposero a Pilato: "Non ti avevamo detto che è un mago? Ecco, infatti, che ha mandato, nel sogno, una visione a tua moglie".
Accuse contro Gesù e la sua famiglia.

[2] Pilato chiamò a sé Gesù e gli domandò: "Che cos'è che costoro attestano contro di te? Non hai nulla da dire?".
Gesù rispose: "Se non ne avessero il potere non direbbero nulla.
Ogni uomo, infatti, ha il potere di dire, con la sua bocca, sia il bene sia il male.
Se la vedranno loro!".

[3] Gli anziani degli Ebrei dissero a Gesù: "Che cosa vedremo?
Anzitutto che sei nato da fornicazione; in secondo luogo che la tua nascita a Betlemme fu la causa di una strage di bambini; in terzo luogo che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché non godevano della fiducia del popolo".
La difesa

[4] Alcuni Ebrei tra i presenti, meno cattivi degli altri, dissero: "Noi non diciamo che egli venga dalla fornicazione. Sappiamo che Giuseppe era sposato con Maria ed egli non nacque da fornicazione".
A quelli che avevano affermato che era nato da fornicazione, Pilato disse: "Questo vostro dire non è giusto.
Ci sono stati gli sponsali, come attestano costoro che sono della vostra stessa nazione".
Anna e Caifa dissero a Pilato: "Tutta una moltitudine grida che è nato da fornicazione, e noi non siamo credenti!
Costoro sono proseliti e sono suoi discepoli".
Pilato chiamò a sé Anna e Caifa e disse loro: "Chi sono i proseliti?".
Gli risposero: "Sono figli di Greci che si sono fatti Ebrei".
Poi coloro che avevano detto che egli non era nato da fornicazione, tra i quali c'erano Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Amne, Zena, Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa e Giuda, dissero: "Non siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei ed è vero quanto affermiamo.
In verità, noi eravamo presenti agli sponsali di Giuseppe e Maria".

[5] Pilato chiamò a sé quei dodici uomini che avevano detto che non era nato da fornicazione e disse loro: "Vi scongiuro per la salute di Cesare! Sono vere queste cose che avete detto e cioè che non è nato da fornicazione?".
Essi risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Ordina a quelli là di giurare per la salute di Cesare che non è vero quanto noi abbiamo detto, e saremo rei di morte".
Pilato disse ad Anna e Caifa: "Non rispondete nulla a queste cose?".
Anna e Caifa dissero a Pilato: "Si crede a questi dodici uomini che asseriscono che egli non è nato da fornicazione, ma tutta la nostra moltitudine grida che è nato da fornicazione, che è un mago e che egli disse di essere Figlio di Dio e re, e a noi non si crede".
Perché si vuole uccidere Gesù

[6]Pilato ordinò a tutta la moltitudine di andarsene, e tenendo solo i dodici uomini che avevano detto che non era nato da fornicazione, ordinò che Gesù fosse posto in disparte, e disse loro: "Per qual motivo quelli desiderano che sia messo a morte?".
Risposero a Pilato: "Essi sono gelosi perché egli guarì di sabato".
Rispose Pilato: "Desiderano metterlo a morte per un'opera buona?".
Gli risposero: "Sì".
Capitolo 3

[3, 1] Indignato, Pilato uscì dal pretorio e disse agli Ebrei: "Chiamo il sole a testimonio! In quest'uomo non ho trovato alcuna colpa".
Gli Ebrei risposero al governatore dicendo: "Se quest'uomo non fosse un malfattore, non te lo avremmo consegnato".
Pilato disse: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge".
Risposero gli Ebrei: "A noi non è lecito mettere qualcuno a morte".
Pilato disse: "Forse che Dio l'ha proibito a voi, e l'ha permesso a me?".
Il regno di Gesù

[2] Pilato ritornò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte e gli disse: "Sei tu il re degli Ebrei?".
Gesù rispose a Pilato, dicendo: "Tu dici questa cosa da te, o te l'hanno detta altri di me?".
Rispose Pilato: "Sono, forse, io un Ebreo?
La tua nazione e i sacerdoti ti hanno consegnato a me, che hai fatto?".
Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo.
Se, infatti, il mio regno fosse di questo mondo i miei servi avrebbero resistito ed io non sarei stato consegnato agli Ebrei.
Ma il mio regno non è qui".
Pilato gli domandò: "Allora, sei tu re?".
Gesù gli rispose: "Tu dici che io sono re.
Per questo sono nato e sono venuto, affinché chiunque è della verità ascolti la mia voce".
Pilato gli domandò: "Che cos'è la verità?".
Gesù gli rispose: "La verità è dal cielo".
Pilato disse: "Non c'è verità sulla terra?".
Rispose Gesù: "Tu vedi come quelli che dicono la verità sono giudicati da coloro che hanno autorità sulla terra".
Capitolo 4
Pilato attesta l'innocenza di Gesù

[4, 1] Pilato, lasciato Gesù nel pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Non trovo in lui colpa alcuna".
Gli Ebrei gli dissero: "Quest'uomo disse: "Posso distruggere questo tempio e ricostruirlo in tre giorni"".
Pilato disse: "Che tempio?".
Gli Ebrei risposero: "Quello che edificò Salomone in quarantasei anni, e costui disse che lo distruggerà e ricostruirà in tre giorni".
Pilato disse loro: "Sono innocente del sangue di questo giusto! Vedetevela voi!".
Gli Ebrei dissero: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!".

[2] Chiamati a sé gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato disse loro segretamente: "Non fate così! Non c'è infatti nulla reo di morte in ciò di cui l'accusate, la vostra accusa riguarda, infatti, le guarigioni e la profanazione del sabato".
Gli anziani, i sacerdoti e i leviti risposero: "Se uno bestemmia contro Cesare è o non è reo di morte?".
"E' reo di morte", rispose Pilato.
Gli Ebrei gli risposero: "Se è reo di morte chi bestemmia contro Cesare, quest'uomo ha bestemmiato contro Dio".
Angoscia di Pilato

[3]Allora il procuratore ordinò che tutti gli Ebrei uscissero dal pretorio, chiamò a sé Gesù e gli disse: "Che debbo fare io di te?".
Gesù gli rispose: "Fa' come ti è stato dato!".
Pilato gli rispose: "Come è stato dato?". "Mosè e i profeti predissero la mia morte e la mia risurrezione", disse Gesù.
Degli Ebrei che si erano nascosti, udirono e dissero a Pilato: "Hai bisogno ancora di udire un'altra bestemmia?".
"Se questa parola è blasfema", disse Pilato, "prendetelo per questa sua bestemmia, portatelo nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra legge".
Gli Ebrei risposero a Pilato: "Nella nostra legge c'è che se uno pecca contro un altro uomo è reo di quaranta fustigate, meno una; ma se bestemmia contro Dio, deve essere ucciso con la lapidazione".

[4] Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e punitelo a modo vostro!".
"Vogliamo che sia crocifisso", dissero gli Ebrei.
"Non è reo della morte in croce", disse Pilato.

[5] Gettando uno sguardo sulla moltitudine degli Ebrei che stavano là, il procuratore osservò che molti Ebrei piangevano, e disse: "Non è vero che tutta la moltitudine desidera che sia messo a morte".
Gli anziani degli Ebrei dissero: "Noi e tutta la moltitudine siamo convenuti qui a questo fine, affinché cioè sia messo a morte".
Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual motivo dovrebbe morire?".
Gli Ebrei risposero: "Perché egli si dice Figlio di Dio e re".
Capitolo 5
Intervento di Nicodemo

[1] Ma un Ebreo di nome Nicodemo venne davanti al procuratore e gli disse: "Ti prego, o pio, permettimi di dire poche parole".
Pilato rispose: "Parla pure!".
"Io ho detto agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e a tutta la moltitudine degli Ebrei Ä affermò Nicodemo Ä nella sinagoga: "Che cosa avete voi contro quest'uomo? Egli ha compiuto molti e meravigliosi segni che mai alcun uomo ha fatto né farà.
Lasciatelo solo e non accampate alcuna malignità contro di lui.
Se i segni da lui compiuti provengono da Dio, resisteranno, ma se provengono dagli uomini, si elimineranno.
Mosè quando fu mandato da Dio in Egitto fece molti segni che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re d'Egitto; vi erano degli uomini servi del faraone, Jamne e Jambre, che fecero non pochi dei suoi segni operati sicché gli Egiziani ritennero Jamne e Jambre come dèi.
Ma siccome i segni da essi compiuti non erano da Dio, essi perirono e così pure quanti credevano in loro.
Ed ora, lasciate andare libero quest'uomo: egli, infatti, non è reo di morte"".

[2] Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo, e perciò parli in suo favore".
"Anche il procuratore, rispose Nicodemo, è diventato suo discepolo, per il fatto che parla in suo favore? Non è forse Cesare che l'ha posto nella sua dignità?".
Gli Ebrei diventarono furibondi e digrignavano i denti contro Nicodemo.
"Perché siete furibondi e digrignate i denti contro di lui?", domandò Pilato, "perché avete udito la verità?".
Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Prenditi la sua verità ed entra nella sua sequela!".
"Amen, Amen rispose Nicodemo mi avvenga ciò che voi avete detto!".
Capitolo 6
Testimonianza di un paralitico

[1] Ed ecco che un altro Ebreo si fece avanti e domandò di poter dire una parola al procuratore.
Il procuratore gli disse: "Se hai qualcosa da dire, parla!".
L'Ebreo disse: "Io giacqui trentotto anni su di un letto in preda a sofferenze; e quando venne Gesù furono da lui guariti molti indemoniati e afflitti da diverse infermità; qualche giovane ebbe pietà anche di me, mi prese con il mio letto e mi portò da lui; quando Gesù mi vide ebbe compassione di me e mi disse una parola: "Prendi il tuo letto e cammina!".
Ed io presi il mio letto e camminai".
Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in quale giorno fu guarito".
Ed il guarito spiegò: "Nel giorno di sabato".
Gli Ebrei risposero: "Non ti avevamo noi spiegato che egli guariva e scacciava demoni di sabato?".
Altre testimonianze

[2] Si fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io nacqui cieco.
Udivo le parole ma non potevo vedere faccia d'uomo; al transito di Gesù gridai a voce alta: "Abbi pietà di me, o figlio di David!".
Egli ebbe pietà di me: pose le sue mani sui miei occhi ed immediatamente acquistai la vista".
Si fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io ero gobbo ed egli mi drizzò con una parola".
Ed un altro ancora disse: "Ero lebbroso ed egli mi guarì con una parola".
Capitolo 7

[1] Ed una donna gridando da lontano disse: "Soffrivo di una perdita di sangue, toccai il lembo del suo manto e il flusso del mio sangue, del quale soffrivo da dodici anni, si arrestò".
Gli Ebrei dissero: "Secondo la nostra legge una donna non può testimoniare".
Capitolo 8

[1] Ed altri ancora, una moltitudine di uomini e donne, gridarono ad alta voce, dicendo: "Quest'uomo è un profeta! Anche i demoni gli sono soggetti!".
A costoro che dissero che i demoni gli sono soggetti, Pilato disse: "Perché non gli sono soggetti anche i vostri maestri?". Risposero: "Non lo sappiamo".
Altri affermarono che egli aveva fatto risorgere dalla tomba Lazzaro morto da quattro giorni.
Allora il procuratore cominciò ad avere paura e disse a tutta la folla degli Ebrei: "Per qual motivo volete voi versare sangue innocente?".
Capitolo 9
Ultimi tentativi di Pilato

[1] Chiamati a sé Nicodemo e i dodici uomini che avevano affermato ch'egli non era nato da fornicazione, disse loro: "Che debbo fare? Tra il popolo infatti scoppia una sommossa".
Gli risposero: "Non sappiamo. Se la vedano loro".
Pilato chiamò di nuovo tutta la folla degli Ebrei e disse: "Voi sapete che c'è l'uso che io vi liberi un prigioniero nel giorno della festa del pane azzimo.
Ora, in prigione, ho un condannato per omicidio, che si chiama Barabba, e questo Gesù che avete di fronte e nel quale non trovo colpa alcuna.
Chi volete che vi liberi?".
Ma gridarono: "Barabba!".
"Che devo fare allora di Gesù, detto Cristo?", domandò Pilato.
Gli Ebrei risposero: "Deve essere crocifisso!".
Ma alcuni Ebrei risposero: "Se lasci quest'uomo libero, tu non sei amico di Cesare!
Egli, infatti, si è detto Figlio di Dio e re: tu dunque vuoi questo re, e non Cesare".

[2] Pilato si stizzì e disse agli Ebrei: "Siete stati sempre un popolo sedizioso e vi siete sempre opposti ai vostri benefattori".
"Quali benefattori?", domandarono gli Ebrei.
"Da quanto ho sentito", disse Pilato, "il vostro Dio vi ha liberato dalla dura schiavitù dell'Egitto, e vi ha salvato attraverso il mare quasi fosse terra asciutta, nel deserto vi nutrì con la manna e vi diede le quaglie, dalla roccia vi diede acqua da bere e vi diede una legge.
In tutto questo voi avete provocato l'ira del vostro Dio: volevate un vitello di metallo fuso, amareggiaste così il vostro Dio, il quale perciò voleva annientarvi.
Ma Mosè supplicò per voi e così fuggiste alla morte.
Ed ora voi mi accusate di odiare l'imperatore".

[3] S'alzò dalla sedia curule per uscire, ma gli Ebrei gridarono dicendo: "Noi riconosciamo Cesare qual re, e non questo Gesù!
Certo, i magi gli portarono doni dall'Oriente come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che era nato un re, cercò di ucciderlo; saputolo, suo padre Giuseppe lo prese con la madre e fuggirono in Egitto.
Allorché Erode lo venne a sapere fece strage dei bambini ebrei che erano nati in Betlemme"

[4] Udite queste cose, Pilato ebbe paura.
Alla folla che ancora gridava, ordinò di tacere e domandò: "Questo è dunque il ricercato da Erode?".
Gli Ebrei risposero: "Sì, è proprio lui!".
Pilato allora prese dell'acqua, si lavò le mani davanti al sole, dicendo: "Sono innocente del sangue di quest'uomo giusto.
Vedetevela voi!".
Gli Ebrei gridarono nuovamente: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!".
La sentenza

[5] Pilato allora ordinò che fosse tirato il velo davanti alla sedia curule, e disse a Gesù: "Il tuo popolo ti accusa di pretendere il titolo di re.
Perciò ho decretato che, in ossequio alla legge dei pii imperatori, sia prima flagellato e poi sospeso sulla croce nel giardino dove tu sei stato preso.
Disma e Gesta, ambedue malfattori, saranno crocifissi con te".
Capitolo 10
Gesù in croce tra i malfattori

[1] Gesù uscì dal pretorio e con lui i due malfattori.
Quando giunsero al luogo (stabilito), lo spogliarono dei suoi abiti, gli misero un perizoma di lino, e posero sul suo capo una corona di spine e lo crocifissero; appesero con lui anche i due malfattori.
Ma Gesù disse: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno".
E i soldati divisero tra loro i suoi abiti.
Il popolo se ne stava a guardarlo; i sommi sacerdoti, e con essi i capi, lo deridevano dicendo: "Egli salvò altri, salvi se stesso.
Se è Figlio di Dio discenda dalla croce".
Anche i soldati lo motteggiavano venendo a offrirgli aceto e fiele, e dicevano: "Se tu sei il re degli Ebrei, salvati!".
Dopo la sentenza, Pilato ordinò che l'accusa fosse scritta, qual "titolo", in lettere greche, latine ed ebraiche, secondo l'accusa degli Ebrei, che cioè egli fosse il re degli Ebrei.

[2] Uno dei malfattori che erano appesi con lui, gli disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi!".
Ma Disma gli rispose rimproverandolo, dicendo: "Non temi Dio, proprio per nulla, vedendo che ti trovi nella sua stessa condanna?
Noi, per la verità, riceviamo il compenso delle nostre azioni, ma quest'uomo non ha fatto nulla di male".
E disse a Gesù: "Signore, ricordati di me, nel tuo regno!".
Gesù gli rispose: "Amen, Amen, ti dico che oggi tu sarai con me in paradiso".
Capitolo 11
La morte

[1] Verso l'ora settima, l'oscurità si estese sulla terra fino all'ora nona, perché il sole si era oscurato.
Il velo del tempio si stracciò in due, e Gesù gridò a gran voce: "Padre, baddach efchid ruel, che significa: "Nelle tue mani io affido il mio spirito"".
Ciò detto, spirò.
Quando il centurione vide l'accaduto, rese gloria a Dio, dicendo: "Quest'uomo era giusto!".
E tutta la folla che era venuta per vedere, davanti all'accaduto batt‚ il proprio petto e se ne ritornò.

[2] Ma il centurione riferì al procuratore quanto era avvenuto.
All'udire ciò, Pilato e sua moglie si rattristarono e non mangiarono né bevettero per tutto il giorno.
Pilato mandò a dire agli Ebrei: "Avete visto quanto è avvenuto?".
Ma essi risposero: "Ci fu una eclisse di sole, nel modo consueto".

[3] Lontano c'erano pure dei conoscenti e delle donne venute dalla Galilea, che osservavano questi eventi.
Un uomo di nome Giuseppe, consigliere della città di Arimatea, egli pure in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
Lo tirò giù, l'avvolse in un panno di lino e lo depose in una tomba scavata nella roccia dove non era stato deposto ancora mai alcuno.
Capitolo 12
Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo

[1] Udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo cercarono e con lui le dodici persone che avevano detto che Gesù non era nato da fornicazione, Nicodemo e molti altri che si erano presentati a Pilato e avevano illustrato le sue buone azioni.
Ma tutti si erano nascosti, e non videro che Nicodemo, perché era un capo degli Ebrei.
Disse loro Nicodemo: "Com'è che vi siete radunati nella sinagoga?".
Gli Ebrei gli risposero: "Come hai fatto a entrare nella sinagoga?
Tu sei infatti associato con lui e nella vita futura la sua parte sarà con te".
Nicodemo rispose: "Amen, amen".
Così pure Giuseppe venne e disse loro: "Perché siete irritati verso di me per il fatto che ho chiesto il corpo di Gesù?
Vedete l'ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un panno di lino, ed ho fatto rotolare la pietra all'ingresso della caverna.
Voi non vi siete comportati bene verso il giusto, giacché non vi siete pentiti quando l'avete crocifisso, anzi lo avete ancora trapassato con una lancia".

[2] Ma gli Ebrei arrestarono Giuseppe e diedero ordine di mantenerlo sotto buona custodia fino al primo giorno della settimana; e gli dissero: "Sappi che l'ora non ci permette di agire contro di te, giacché sta spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai mai l'onore di una tomba: la tua carne, infatti, sarà gettata agli uccelli del cielo".
Rispose Giuseppe: "Questo parlare è simile a quello del superbo Golia che si erse contro il Dio vivente e il santo David.
Giacché Dio disse, per mezzo del profeta: Mia è la vendetta, io ricompenserò, dice il Signore.
Ed ecco ora, uno che era incirconciso, ma dal cuore circonciso, prese dell'acqua e si lavò le mani dicendo: "Sono innocente del sangue di questa persona giusta.
Vedetevela voi!". Avete risposto a Pilato: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli".
Ed ora io temo che l'ira di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto".
Udite queste parole, gli Ebrei si infuriarono, gli posero le mani addosso, lo legarono e lo rinchiusero in una camera senza finestre e alla porta posero delle guardie; e apposero i sigilli alla porta del luogo ove avevano rinchiuso Giuseppe.

[3] Nel sabato, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, emanarono una ordinanza affinché, nel primo giorno della settimana, tutti gli uomini si radunassero nella sinagoga.
E tutto il popolo, s'alzò di buon mattino e, nella sinagoga, tenne consiglio sul genere di morte da infliggergli.
Allorché ebbe luogo il consiglio, ordinarono che egli fosse introdotto, con grande disonore.
Aperta la porta non lo trovarono.
Tutto il popolo restò stupito, perché i sigilli erano intatti e la chiave l'aveva Caifa.
E non osarono più mettere le mani su colui che, davanti a Pilato, aveva parlato in favore di Gesù.
Capitolo 13
Testimonianza delle guardie

[1] Mentre ancora sedevano nella sinagoga, stupiti a motivo di Giuseppe, giunsero le guardie che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché i suoi discepoli non andassero a rubarlo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, quanto era accaduto.
Come fosse avvenuto un grande terremoto e: "Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo, far rotolare la pietra dall'ingresso della tomba e sedere su di essa, ed era splendente come la neve e come il lampo.
Noi tremammo dal grande spavento e restammo come morti.
Udimmo la voce dell'angelo che parlava con le donne, che attendevano alla tomba, dicendo: "Non temete! So, infatti, che voi cercate Gesù, il crocifisso.
Non è qui! Risorse, come disse.
Venite a vedere il luogo dove giaceva il Signore, e andate subito a dire ai suoi discepoli che egli risorse dai morti, ed è in Galilea"".

[2] Gli Ebrei domandarono: "Con quali donne parlò?".
Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano".
E gli Ebrei: "Che ora era?". "La mezzanotte", risposero le guardie.
Gli Ebrei domandarono: "E perché non avete preso le donne?".
"A causa della paura, eravamo diventati come morti", risposero le guardie, "e pensavamo di non rivedere più la luce del giorno.
E come avremmo potuto prenderle?".
Gli Ebrei risposero: "Quant'è vero che il Signore vive, noi non vi crediamo".
Le guardie dissero agli Ebrei: "In quell'uomo avete visto così tanti segni e non credete; come dunque potreste credere a noi?
Avete fatto proprio un giuramento vero "quant'è vero che il Signore vive", egli infatti vive veramente.
Abbiamo udito proseguirono le guardie che avete rinchiuso quel tale che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete apposto alla porta i sigilli e, quando l'avete riaperta, non l'avete trovato.
Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù".
Gli Ebrei risposero: "Se n'è andato nella sua città".
"Anche Gesù risorse", dissero le guardie, "come abbiamo udito dall'angelo, ed è in Galilea".

[3] All'udire queste parole, gli Ebrei temettero grandemente e dissero: "Che questo racconto non giunga alle orecchie del popolo e tutti si rivolgano a Gesù!".
Gli Ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una grande somma di denaro e la diedero alle guardie, dicendo: "Dite che mentre voi dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono.
Qualora il procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non abbiate da preoccuparvi".
Ed essi preso (il denaro) fecero come erano stati istruiti.
Capitolo 14
Gesù sul monte Mamilch

[1]Ma dalla Galilea vennero a Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba, Adas, un levita, Aggeo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto Gesù che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli.
Egli ordinò ai suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo ed annunziate a tutta la creazione: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti, se berranno una bevanda mortifera non farà loro alcun male, imporranno le mani sui malati e guariranno".
E abbiamo visto che mentre Gesù parlava ancora ai suoi discepoli, fu preso in cielo".

[2] Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Date gloria al Dio di Israele e confessate davanti a lui se veramente avete udito e visto queste cose, così come le avete presentate".
Gli annunziatori risposero: "Quant'è vero che vive il Signore, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, noi abbiamo udito questo e abbiamo visto mentre era preso in cielo".
Gli anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero: "Siete venuti ad annunziarci questa novella o siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera?".
"Per presentare a Dio la nostra preghiera", risposero.
Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Se siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a che scopo queste ciance davanti al popolo?".
Il sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita Aggeo risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti: "Se le parole che abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi!
Fateci quanto è giusto ai vostri occhi".
Essi allora presero la legge e li scongiurarono di non ripetere mai più ad alcuno queste parole.
Poi diedero loro da mangiare e da bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea.
E se ne partirono in pace.
Angoscia delle autorità ebraiche

[3] Partiti questi uomini per la Galilea, si radunarono nella sinagoga i sommi sacerdoti, i capi della sinagoga e gli anziani, chiusero la porta ed elevarono una grande lamentazione dicendo: "Perché avvenne questo segno di Israele?".
Ma Anna e Caifa dissero: "Di che vi turbate, che avete da piangere?
Non sapete che i suoi discepoli diedero molto denaro ai custodi del sepolcro e li ammaestrarono a dire che discese un angelo dal cielo a far rotolare la pietra dall'ingresso della tomba?".
Ma i sacerdoti e gli anziani obiettarono: "Sia pure! I suoi discepoli rubarono il corpo.
Ma come ha fatto la sua anima ad entrare nel suo corpo sicché ora egli si trova in Galilea?".
Incapaci di rispondere a questo, alla fine con sforzo conclusero: "Noi non dobbiamo credere agli incirconcisi".
Capitolo 15
Alla ricerca di Gesù sui monti

[1] S'alzò Nicodemo e stette in mezzo al sinedrio, dicendo: "Dite bene! Non ignorate, popolo del Signore, gli uomini che vennero dalla Galilea; temono Dio, sono uomini benestanti, odiano la cupidigia, sono uomini di pace.
Sotto giuramento essi dissero: "Abbiamo visto Gesù sul monte Mamilch con i suoi discepoli" che insegnava quanto avete udito da loro, ed ancora: "Lo abbiamo visto mentre era preso in cielo".
Nessuno ha domandato loro in che modo è stato preso.
Come ci ha insegnato il libro delle sacre Scritture, anche Elia fu preso in cielo, Eliseo gridò a gran voce, Elia gettò il suo manto di montone sopra Eliseo, Eliseo gettò il suo manto di montone sul Giordano, gli passò sopra e andò a Gerico.
I figli del profeta lo incontrarono e gli dissero: Eliseo, dov'è il tuo signore, Elia?
Ed egli rispose che era stato preso in cielo.
Essi domandarono ad Eliseo: Non l'ha rapito uno spirito e gettato su di una montagna?
Prendiamo con noi i nostri ragazzi e cerchiamolo.
Persuasero così Eliseo: partirono con lui e andarono a cercarlo per tre giorni, ma non lo trovarono; capirono così che era stato preso.
Ed ora ascoltatemi. Mandiamo su di ogni monte di Israele per vedere se il Cristo è stato rapito da uno spirito e posato su di una montagna".
Questo discorso piacque a tutti; mandarono su di ogni monte di Israele a cercare Gesù, ma non lo trovarono.
Trovarono invece Giuseppe da Arimatea, ma nessuno osò afferrarlo.
Missione a Giuseppe da Arimatea

[2] Ed annunziarono agli anziani, ai sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo percorso ogni montagna di Israele, e Gesù non lo abbiamo trovato.
Abbiamo invece trovato Giuseppe in Arimatea".
Udito ciò su Giuseppe, gioirono e glorificarono il Dio di Israele.
I capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, tennero consiglio sul come incontrarsi con Giuseppe; presero un rotolo di papiro e scrissero a Giuseppe così: Pace a te! Sappiamo di aver peccato contro Dio e contro te.
Abbiamo pregato il Dio di Israele affinché ti fosse concesso di andare dai tuoi padri e dai tuoi figli, giacché tutti fummo rattristati allorché, aperta la porta, non ti abbiamo più trovato.
Sappiamo di aver deliberato contro di te un consiglio maligno, ma il Signore rese vano il nostro consiglio contro di te, onorevole padre Giuseppe.

[3] E da tutto Israele scelsero sette uomini amici di Giuseppe e che lo stesso Giuseppe riconosceva come amici; ad essi dissero i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Vedete!
Se ricevuta la nostra lettera la leggerà, è segno che verrà da noi.
Ma se non la leggerà è segno che è arrabbiato con noi: salutatelo in pace e ritornate da noi".
Essi benedissero questi uomini e li mandarono.
Essi andarono da Giuseppe, lo riverirono e gli dissero: "Pace a te!".
Egli rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo di Israele".
Gli diedero il rotolo della lettera; ricevutolo, Giuseppe lo lesse, baciò la lettera e benedisse Dio, dicendo: "Benedetto il Signore Dio che ha redento Israele, e li ha trattenuti dallo spargere sangue innocente!
Benedetto il Signore che ha mandato il suo angelo e mi diede rifugio sotto le sue ali".
Imbandì davanti a loro una tavola: essi mangiarono, bevettero e là si riposarono.

[4] Testimonianza di Giuseppe. Di buon mattino si alzarono e pregarono.
Giuseppe sellò la sua asina, andò con essi e giunsero nella città santa, Gerusalemme.
E tutto il popolo andò incontro a Giuseppe, gridando: "Pace a te, nel tuo ingresso!".
Egli rispose a tutto il popolo: "Pace a voi!".
E li baciò.
Il popolo pregava con Giuseppe e alla sua vista restavano stupiti
Nicodemo lo ricevette a casa sua; gli fece una grande festa e invitò Anna e Caifa, gli anziani, i sacerdoti e i leviti a casa sua, e mangiarono e bevettero allegri con Giuseppe.
E inneggiando a Dio, ognuno se ne ritornò a casa sua.
Giuseppe invece rimase in casa di Nicodemo.

[5] Il giorno dopo, era il giorno di preparazione, i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, s'alzarono di buon mattino e andarono a casa di Nicodemo.
Nicodemo andò loro incontro dicendo: "Pace a voi!".
Essi risposero: "Pace a te e a Giuseppe, a tutta la tua casa e a tutta la casa di Giuseppe!".
E li introdusse in casa sua.
Sedette tutto il sinedrio e Giuseppe sedette tra Anna e Caifa, ma nessuno osava rivolgergli la parola.
"Perché mi avete chiamato?
", domandò Giuseppe.
Essi fecero cenno a Nicodemo di parlare lui a Giuseppe.
Allora Nicodemo aprì la bocca e disse a Giuseppe: "Padre, tu sai che i venerabili maestri, i sacerdoti e i leviti desiderano sapere da te una cosa".
"Domandate", disse Giuseppe.

[6] Presa la legge, Anna e Caifa scongiurarono Giuseppe dicendo: "Da' gloria al Dio di Israele e fa' la tua confessione.
Achar, infatti, scongiurato dal profeta Gesù non pronunciò un giuramento falso, ma gli annunziò ogni cosa e non gli nascose una sola parola.
Anche tu dunque non nasconderci neppure una parola"
E Giuseppe: "Non vi nasconderò una sola parola".
Allora gli dissero: "Siamo profondamente tristi perché hai chiesto il corpo di Gesù, lo hai avvolto in una sindone pura e lo hai posto in una tomba.
E' per questo che ti avevamo messo in guardina in una camera senza finestre, la chiudemmo a chiave, apponemmo i sigilli alle porte e lasciammo delle guardie al luogo ove tu eri rinchiuso; al primo giorno della settimana, aprimmo, non ti trovammo e ne restammo profondamente tristi, e lo stupore colpì tutto il popolo di Dio fino a ieri.
Or dunque annunziaci che cosa è avvenuto".

[7] Giuseppe rispose: "Nel giorno della preparazione, dalle ore dieci circa, quando mi avete chiuso, fino a tutto il sabato, io rimasi là.
Nella mezzanotte, mentre stavo su e pregavo, la camera nella quale mi avete chiuso fu presa ai quattro angoli, sollevata in alto, ed io vidi con i miei occhi qualcosa come un lampo splendente.
Pieno di paura, caddi a terra.
Qualcuno mi afferrò per la mano sollevandomi dal luogo in cui ero caduto, mentre un umidore, come fosse acqua, mi scorse da capo a piedi ed un profumo di unguento venne alle mie narici.
Egli asciugò il mio viso, mi baciò e disse: "Non temere, Giuseppe!
Apri gli occhi e vedi chi è colui che parla con te". Alzai lo sguardo e vidi Gesù.
Tremai e ritenevo che si trattasse di un fantasma.
Allora recitai i comandamenti ed egli li recitò con me.
Non ignorate che se un fantasma incontra qualcuno e ode i comandamenti scappa di corsa.
Vedendo io che li recitava con me, gli dissi: "Rabbi Elia!".
Ma quello mi rispose: "Non sono Elia".
Gli domandai: "Chi sei dunque, signore?".
Mi rispose: "Io sono Gesù, di cui tu hai chiesto il corpo da Pilato; mi hai avvolto in una sindone pura, hai posto un sudario sul mio viso, mi hai messo nella tua tomba nuova e hai arrotolato una grande pietra alla porta della tomba".

[8] Dissi allora al mio interlocutore: "Indicami il luogo nel quale ti avevo messo". Egli mi trasportò e mi fece vedere il luogo nel quale l'avevo messo: là giacevano la sindone e il sudario che avevo posto sul suo viso.
E riconobbi che era Gesù.
Mi prese per mano e, a porte chiuse, mi pose in mezzo a casa mia, mi condusse al mio letto e mi disse: "Pace a te!".
Poi mi baciò e disse: "Per quaranta giorni non uscire di casa tua.
Ecco, infatti, ch'io vado in Galilea dai miei fratelli"".
Capitolo 16

[1] All'udire queste parole di Giuseppe, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, diventarono come morti, caddero a terra e digiunarono fino all'ora nona.
Poi Nicodemo e Giuseppe confortarono Anna e Caifa, i sacerdoti e i leviti, dicendo: "Alzatevi, state ritti sui vostri piedi, assaggiate del pane e sostenete le anime vostre, giacché domani è il sabato del Signore".
Essi si alzarono, pregarono Dio, mangiarono e bevettero ed ognuno se ne andò a casa sua.
Testimonianza di Levi

[2] Nel sabato, i nostri maestri, sacerdoti e leviti, sedettero indagando l'un l'altro, e dicendo: "Perché mai venne su di noi quest'ira?
Conosciamo, infatti, suo padre e sua madre".
Il maestro Levi, disse: "So che i suoi parenti temono Dio, adempiono i loro voti e pagano le decime tre volte all'anno. Quando nacque Gesù i suoi genitori lo portarono in questo luogo ed offrirono a Dio sacrifici ed olocausti.
E quando il grande maestro Simeon lo prese sulle sue braccia, disse:

"Ora congedi il tuo servo, o padrone,
in pace, conforme alla tua parola,
poiché i miei occhi videro la tua salvezza,
da te preparata al cospetto di tutti i popoli,
luce per illuminare le nazioni
e gloria del tuo popolo Israele".

Simeon li benedisse e, rivolto a Maria, sua madre, disse: "Ti annunzio una lieta notizia a proposito di questo fanciullo!".
Maria domandò: "Lieta, mio signore?".
Simeon rispose: "Lieta!
Ecco che costui è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto, e a te stessa una spada trapasserà l'anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori"".

[3] Domandarono al maestro Levi: "E tu come sai queste cose?".
Levi rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da lui?".
Il sinedrio gli disse: "Vogliamo vedere tuo padre".
Mandarono a chiamare suo padre.
Lo interrogarono ed egli rispose: "Perché non credete a mio figlio?
Il beato e giusto Simeon lo istruì nella legge".
Il sinedrio domandò a rabbi Levi: "E' vera la parola che hai detto?".
Rispose: "E' vera!".
Testimonianza di Adas, Finee, Aggeo

Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti dissero tra sé: "Su, mandiamo nella Galilea dai tre uomini che erano venuti qui a parlarci della sua dottrina e della sua assunzione, e ci racconteranno come lo abbiano visto assunto".
Questo discorso fu gradito a tutti, e mandarono in Galilea i tre uomini che prima avevano accompagnato, dicendo loro: "Dite a rabbi Adas, a rabbi Finee e a rabbi Aggeo: "Pace a voi e a tutti coloro che sono con voi!
Siccome nel sinedrio è sorta una grande diatriba, noi siamo stati mandati ad invitarvi in questo luogo santo, a Gerusalemme"".

[4] Gli uomini dunque partirono verso la Galilea; li trovarono seduti in meditazione della legge e li salutarono in pace.
Gli uomini che erano in Galilea dissero a quelli che erano andati da loro: "Sia pace a tutto Israele!".
E poi ancora dissero loro: "Perché siete venuti?".
Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella città santa, Gerusalemme".
Udendo che erano ricercati dal sinedrio, gli uomini pregarono Dio e poi si posero a tavola con gli (altri) uomini: mangiarono, bevettero, si lavarono e partirono in pace per Gerusalemme.
[5] Nel giorno seguente, il sinedrio tenne una seduta nella sinagoga; e li interrogarono, dicendo: "Avete veramente visto Gesù sedere sul monte Mamilch, mentre ammaestrava i suoi undici apostoli?
L'avete visto mentre era assunto?".
Allora gli uomini risposero e dissero: "L'abbiamo visto mentre egli era assunto, già l'abbiamo riferito!".
[6] "Separateli l'un l'altro Ä disse Anna Ä e vediamo se il loro parlare concorda".
E li divisero l'uno dall'altro.
Poi chiamarono prima Adas e gli dissero: "Come hai visto Gesù mentre era assunto?". "Mentre ancora sedeva sul monte Mamilch Ä rispose Adas Ä ed ammaestrava i suoi discepoli, abbiamo visto una nube che coprì con la sua ombra sia lui sia i suoi discepoli. Poi la nube lo trasportò su in cielo, mentre i suoi discepoli giacevano faccia a terra".
Poi chiamarono il sacerdote Finee ed interrogarono anche lui dicendo: "Come hai visto Gesù mentre era assunto?" Ed egli rispose nello stesso modo.
Interrogarono ancora Aggeo, e anch'egli rispose nello stesso modo.
Testimonianze del sinedrio

[7] Allora il sinedrio disse: "Nella legge di Mosè è detto: "Qualsiasi fatto sarà stabilito sulla parola di due testimoni o sulla parola di tre testimoni"".
Il maestro Abutem disse: "Sta scritto nella legge: "Ed Enoc camminò con Dio e non fu più, poiché Dio lo portò via"".
Il maestro Giairo disse: "Noi abbiamo udito della morte del santo Mosè, ma non l'abbiamo vista.
Sta scritto infatti nella legge del Signore: "E Mosè morì dalla bocca del Signore, e fino al giorno d'oggi l'uomo non conosce il suo sepolcro"".
Rabbi Levi disse: "Che cosa significa quanto disse rabbi Simeon allorché vide Gesù: "Ecco, costui è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto?"".
E rabbi Isaac disse: "Nella legge sta scritto: "Ecco ch'io mando il mio angelo davanti al tuo cospetto, egli camminerà davanti a te per custodirti su di ogni via buona, poiché su di lui fu invocato il mio nome"".
Conclusione di Anna e Caifa

[8] Allora Anna e Caifa dissero: "Avete riferito bene quanto è scritto nella legge di Mosè: "Nessuno vide la morte di' Enoc, e nessuno ha nominato la morte di Mosè".
Ma Gesù parlò con Pilato, l'abbiamo visto ricevere schiaffi e sputi sul suo volto, i soldati lo circondarono con una corona di spine, fu flagellato, ricevette la condanna da Pilato, fu crocifisso sul Cranio con due ladri, bevette aceto con fiele, il soldato Longino trafisse il suo costato con una lancia, il suo corpo fu chiesto dal venerato padre nostro Giuseppe e, secondo quanto egli afferma, risorse; e i tre maestri affermano: "Lo abbiamo visto mentre era assunto in cielo".
Rabbi Levi testimoniò le cose dette da rabbi Simeon assicurando: "Ecco, costui è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto"".
Conclusione della sinagoga e del popolo. E tutti i maestri dissero all'intero popolo del Signore: "Se ciò è venuto da Dio ed è mirabile ai vostri occhi certamente saprete, o casa di Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto chiunque è appeso ad un legno"; e un altro testo insegna: "Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra, periranno"".
I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Se il suo ricordo (dura) fino al Sommo, detto Jobel, saprete che prevarrà in eterno e si susciterà un popolo nuovo".
Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, ammonirono tutto Israele, dicendo: "Maledetta la persona che venera l'opera della mano di un uomo! Maledetta la persona che venera creature a lato del Creatore!".
E tutto il popolo rispose: "Amen, Amen!".

[9] Tutto il popolo inneggiò al Signore, dicendo: "Benedetto il Signore che ha dato requie al popolo di Israele, in conformità di quanto aveva promesso.
Non è caduta una sola delle buone parole che disse a Mosè, suo servo.
Il Signore nostro Dio sia con noi come fu con i padri nostri.
Non ci abbandoni e non permetta che noi cessiamo dal rivolgere a lui il nostro cuore, dal camminare in tutte le sue vie, dal custodire i suoi comandamenti e gli statuti che egli ha ordinato ai padri nostri.
In quel giorno il Signore sarà re su tutta la terra.
Uno sarà il Signore ed uno il suo nome: Re Signore nostro!
Egli ci salverà.
Nessuno è simile a te, Signore.
Tu, Signore, sei grande e grande è il tuo nome.
Guarisci con la tua potenza, Signore, e saremo guariti.
Salvaci, Signore, e saremo salvi. Noi, infatti, siamo tua parte ed eredità.
Il Signore non abbandonerà il suo popolo, per amore del suo grande nome; giacché il Signore ha iniziato a fare di noi il suo popolo".
E, inneggiando, se ne andarono ognuno a casa sua glorificando Dio.
Poiché sua è la gloria per i secoli dei secoli.
Amen.
Memorie di Nicodemo
Papiro copto di Torino
I MISTERI DEGLI ATTI DEL SALVATORE
Gli atti del Salvatore compiuti sotto il preside Ponzio Pilato

Io Ainia, protettore 1, ero ebreo e conoscitore della legge, ma fui afferrato dalla grazia del Signore e dal suo dono generoso.
Conobbi Gesù Cristo dalla sacra Scrittura e mi slanciai verso di lui, credetti in lui al fine di diventare degno del santo battesimo. Prima di tutto ho indagato per rintracciare gli atti che in quel tempo erano stati stesi su nostro Signore Gesù Cristo e pubblicati dagli Ebrei sotto Ponzio Pilato; e li ho rintracciati in certi scritti che, per volere del Signore Gesù Cristo, erano stati lasciati in ebraico. Io li ho tradotti nella lingua dei Greci, sotto il regno dei signori nostri Teodosio, l'anno 17 del suo consolato, e l'anno 5 di Valentiniano, durante la indizione nona. Chiunque legge questo libro o lo trascrive in un altro libro preghi per me, per me piccolo Ainia, affinché Dio mi usi misericordia per i peccati da me commessi contro di lui.
A coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro casa sia pace per sempre.
Amen
L'anno nono di Tiberio Cesare, re dei Romani, quando Erode era re della Galilea all'inizio del suo diciannovesimo anno, il venticinque di Paremhot del consolato di Rufo e di Rubellione, l'anno quarto della duecentoduesima olimpiade, sotto Giuseppe, detto pure Caifa, sommo sacerdote degli Ebrei, tutte queste cose avvennero sia a nostro Signore Gesù Cristo sia dopo la sua crocifissione.
Accuse delle autorità ebraiche

[1, 1] Nicodemo, principe degli Ebrei, indagò sulle cose che il sommo sacerdote e gli altri Ebrei fecero contro il Salvatore.
Nicodemo scrisse tutte queste cose in scritti ebraici, tali e quali erano conservate nel ricordo.
Questi sono i loro nomi: Anna, Caifa, Summis, Dotaim, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei: tutti costoro andarono da Pilato ad accusare nostro Signore Gesù Cristo, dicendo: "Noi conosciamo Gesù, figlio del falegname Giuseppe, generato da Maria; costui dice: io sono figlio di Dio e sono re.
Inoltre, contamina i sabati della legge dei nostri padri e vuole distruggere la nostra legge".
Gli Ebrei dissero ancora: "La nostra legge ordina di non guarire alcuno nel giorno di sabato.
Ma Gesù, di sabato e in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, guarisce gli storpi, i lebbrosi, i sordi, i muti e chiunque è malato e indemoniato".

[2] Pilato disse loro: "Ma quali sono le sue azioni malvagie?".
Gli Ebrei risposero: "Egli compie queste cose in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, ed a lui è soggetta ogni cosa".
Pilato disse loro: "Uno spirito impuro non scaccia mai via un demone, bensì il demone viene scacciato nel nome di Dio".
Gli Ebrei risposero a Pilato: "Preghiamo la tua grandezza di farlo comparire al tuo tribunale affinché tu possa ascoltarlo pubblicamente".
Disse loro Pilato: "Ditemi come! Non è decoroso che un governatore convochi un re in tribunale!".
Gli risposero: "Noi non diciamo che sia re".
Il turbante del cursore

[3] Pilato chiamò dunque un cursore e gli disse: "Conducimi Gesù, ma in modo pacifico".
Il cursore uscì, e quando riconobbe Gesù, l'adorò.
Tolse poi dalla testa il suo turbante, lo stese sulle sue mani, lo pose a terra sotto i piedi di Gesù e gli disse: "Signore, cammina su questo luogo ed entra, giacché il governatore ti chiama".
Allorché dunque gli Ebrei videro ciò che aveva fatto questo cursore, alzarono alte grida a Pilato dicendo: "Perché non l'hai tu convocato per mezzo di un banditore, ma l'hai, al contrario, onorato con un cursore?
Il cursore, infatti, non appena lo vide tolse dalla testa il suo turbante, lo prese nelle sue mani, lo stese, lo depose per terra e poi gli disse: cammina sopra!".
Pilato chiamò dunque il cursore e gli disse: "Perché ti sei comportato così?".
Il cursore rispose: "Il giorno in cui tu mi hai mandato a Gerusalemme, da Alessandro, io l'ho visto sopra un trono, mentre i figli degli Ebrei gridavano e gli rendevano onore tenendo dei rami nelle loro mani; altri invece stendevano le loro vesti sotto i suoi piedi, dicendo: "Salvaci, tu che sei nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"".

[4] Gli Ebrei si volsero contro il cursore e gli gridarono: "I figli degli Ebrei parlavano in lingua ebraica.
Come hai tu potuto sapere nella lingua dei Greci ciò che essi dicevano?".
Il cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa dicono costoro in questa lingua ebraica?".
E questi me lo spiegò".
Pilato domandò loro: "Che cosa gridavano in ebraico?".
Risposero: "Essi dicevano osanna".
Pilato domandò: "Che cosa vuole dir osanna?".
Gli risposero: "Osanna vuol dire: salvaci!".
Pilato disse loro: "Se voi stessi testimoniate in favore delle parole degli stranieri, qual peccato ha commesso il cursore?".
Essi tacquero.

Gesù e i vessilli romani

[5] Il governatore disse al cursore: "Esci, e introduci Gesù nella maniera che tu vorrai".
Uscito che fu, il cursore fece di nuovo quanto aveva fatto all'inizio, e disse a Gesù: "Vieni dentro, mio Signore! Il governatore ti chiama".
Quando Gesù entrò, le facce anteriori dei vessilli si inchinarono da sole e adorarono Gesù.
Allorché gli Ebrei videro il modo con cui avevano agito le insegne e come le loro facce anteriori avevano adorato Gesù, gridarono contro gli uomini che le tenevano asserendo che essi le avevano inchinate.

[6] Il governatore disse agli Ebrei: "Non meravigliatevi del modo in cui le facce anteriori dei vessilli si sono inchinate da sole e hanno adorato Gesù e non gridate accusando i vessilliferi asserendo che siano stati loro a inchinarle e a fare loro adorare Gesù".
Gli Ebrei risposero a Pilato: "Noi sappiamo in qual modo i vessilliferi hanno inchinato i vessilli fino a fare adorare Gesù".
Il governatore chiamò i vessilliferi e disse loro: "E' così che vi siete comportati?".
Risposero a Pilato: "Noi siamo dei gentili e servitori di templi.
Come potremmo adorarlo?
E difatti, mentre tenevamo i vessilli, le loro facce anteriori si sono inchinate da sole per adorarlo".

[7] Pilato disse ai capi della sinagoga e agli anziani del popolo: "Scegliete voi stessi degli uomini forti e robusti che vengano dal popolo; afferrino essi i vessilli e così vedremo se le facce anteriori si inchineranno da sole per adorarlo".
Gli anziani degli Ebrei, presero dodici uomini robusti e fecero in modo che sei afferrassero un vessillo e sei l'altro vessillo davanti al tribunale del governatore.
Pilato disse al cursore: "Conduci fuori Gesù e poi introducilo nel modo che tu vorrai".

[8] Gesù uscì dal pretorio con il cursore.
Il governatore chiamò coloro che avevano tenuto i vessilli precedentemente e disse loro: "Giuro per la salute di Cesare!
Se questa volta quando entrerà Gesù i vessilli non si inchineranno e non l'adoreranno, io prenderò la vostra testa".
Il governatore ordinò di fare entrare Gesù per la seconda volta.
Il cursore fece come la prima volta e pregò Gesù di camminare sul turbante della sua testa.
Gesù entrò.
E quando entrò, i vessilli s'inchinarono e adorarono Gesù.
La moglie di Pilato

[2, 1] Allorché Pilato vide questo, ebbe timore e cercò di alzarsi dal suo tribunale.
Mentre rifletteva su di questo, sua moglie gli mandò a dire: "Tienti lontano da quest'uomo giusto!
Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua".
Pilato, dunque, chiamò tutti gli Ebrei e disse loro: "Voi sapete che mia moglie è una persona che ama Dio e propende verso la parte degli Ebrei".
Risposero: "Sì, lo sappiamo".
Disse Pilato: "Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: tienti lontano da quest'uomo giusto!
Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua".
Gli Ebrei risposero e dissero a Pilato: "Non ti abbiamo detto, forse, che è un mago?
Ecco che ha mandato un sogno a tua moglie!".
Accuse contro Gesù e la sua famiglia

[2] Pilato dunque chiamò Gesù e gli disse: "Perché mai costoro ti accusano senza che tu proferisca parola?".
Gesù rispose: "Se non fosse stato conferito loro il potere, non potrebbero parlare.
Ognuno è signore della propria bocca per proferire il bene o il male.
Questi sanno ciò che fanno!".
I sacerdoti ebrei risposero a Gesù: "Che cos'è che noi sappiamo bene?
Sappiamo anzitutto che tu sei stato concepito nell'adulterio; in secondo luogo sappiamo che la tua nascita ebbe luogo a Betlemme e che per causa tua fu uccisa quella grande moltitudine di bambini; in terzo luogo sappiamo che tuo padre è Giuseppe e tua madre Maria.
Voi siete andati in Egitto perché non godevate della fiducia del popolo".
La difesa

[3] Alcuni tra gli Ebrei presenti erano giusti, e dissero: "Sul suo conto noi non affermiamo questo! Giacché non fu concepito nell'adulterio, ma sappiamo che Giuseppe ricevette la mano di Maria: dunque non l'hanno concepito nell'adulterio".
Agli Ebrei che pretendevano che Gesù fosse venuto dall'adulterio, Pilato disse: "Sì, questa è una vostra asserzione, ma non è la verità, come è attestato proprio ora dai vostri stessi compatrioti che asseriscono essere lei sposata a suo marito".

[4] Anna disse: "O Pilato! Tutt'intera la nostra moltitudine afferma ch'egli viene dall'adulterio, e tu non ci credi!
Quelli là sono dei proseliti e sono suoi discepoli".
Domandò Pilato: "E che cos'è un proselito?".
Risposero gli Ebrei: "E' colui che nacque tra i Greci e divenne Ebreo in questi giorni".
Coloro che avevano asserito che egli non era stato generato nell'adulterio e cioè Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Ambiai Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa, Ami e Giuda, tutti costoro dissero con un'unica voce: "Noi non siamo Greci, ma figli di Ebrei e diciamo la verità.
Infatti, noi eravamo presenti al matrimonio di Giuseppe e Maria".

[5] Pilato chiamò gli uomini che avevano affermato ch'egli non era stato generato nell'adulterio, e li scongiurò per la salute di Cesare, dicendo: "Quanto voi avete affermato, e cioè che egli non è stato generato nell'adulterio, è proprio la verità?".
Gli Ebrei risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è un peccato. Quelli là, giurino, per la salute di Cesare, che noi non abbiamo detto la verità, e noi siamo pronti a morire".
Pilato disse ad Anna e a Caifa: "Voi non dite la verità in nulla e non replicate alle parole che proferiscono questi?".
Essi risposero a Pilato: "Sono dunque quei dodici uomini che sono degni di fede, quelli che asseriscono che egli non è nato nell'adulterio; mentre a noi, a tutta la nostra moltitudine, che asseriamo ch'egli vi è nato, che è un mago e che egli ha detto: io sono un re, a noi non si crede?".
Perché si vuole uccidere Gesù

[6] Pilato ordinò di mandare via tutta la moltitudine ad eccezione dei dodici che avevano testimoniato, asserendo che egli non era un frutto dell'adulterio.
Ordinò di fare mettere da parte Gesù, e domandò loro: "Per qual motivo lo vogliono fare morire?".
Risposero a Pilato: "Ce l'hanno contro di lui perché guarisce nel giorno di sabato".
Esclamò Pilato: "E' dunque per questa azione buona che lo vogliono fare morire!".

[3, 1] Pilato si indignò, uscì dal pretorio e disse loro: "Mi è testimone il sole, ch'io non trovo neppure un motivo di accusa contro quest'uomo".
Gli Ebrei risposero e dissero al governatore: "Se non fosse un malfattore, noi non te lo avremmo consegnato".
Rispose Pilato: "Prendetelo voi stessi e giudicatelo secondo la vostra legge".
Gli Ebrei risposero: "A noi è vietato giudicare gli uomini".
Pilato disse: "Dio vi ha ordinato: non ucciderete. Ma io...".
Il regno di Gesù

[2] Pilato entrò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte e gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?".
Rispose Gesù a Pilato: "Tu lo dici da te stesso, oppure l'hanno affermato altri a mio proposito?".
Pilato rispose a Gesù: "Forse ch'io sono Ebreo?
La tua nazione e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me".
Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo.
Se fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero lottato affinché non mi si consegnasse agli Ebrei.
Or dunque il mio regno non è di questo mondo".
Pilato domandò a Gesù: "Dunque, sei tu re?".
Gesù rispose a Pilato: "Tu l'hai detto! Io infatti sono stato generato per questo e per questo motivo sono venuto, affinché chiunque è dalla verità ascolti la mia voce!".

[3] Pilato domandò: "Che cos'è la verità?".
Gesù rispose: "La verità viene dal cielo".
Domandò Pilato: "Non c'è verità sulla terra?".
Gesù rispose a Pilato: "Tu vedi come coloro che posseggono la verità sono giudicati da coloro che sulla terra posseggono la potenza!".
Pilato attesta l'innocenza di Gesù

[4, 1] Dopo queste cose, Pilato lasciò Gesù all'interno del pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Io non trovo alcun motivo di accusa contro di lui".
Gli Ebrei gli risposero: "Costui ha affermato: ho il potere di distruggere il tempio e di farlo risorgere il terzo giorno".
Pilato domandò loro: "Che tempio?".
Gli Ebrei gli risposero: "Quello che Salomone ha edificato nel periodo di quarantasei anni.
Egli infatti ha detto: "Io lo distruggerò e io lo riedificherò in tre giorni"".

[2] Pilato disse loro: "Io sono innocente del sangue di quest'uomo.
Vedetevela voi!".
Gli Ebrei gli dissero: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli".
Pilato chiamò gli anziani, i sacerdoti, i leviti e disse loro in segreto: "Non comportatevi così!
Giacché non c'è (contro di lui) alcun capo d'accusa capitale.
Non c'è che la vostra accusa a proposito delle guarigioni e della violazione della legge".
I leviti dissero a Pilato: "Quando qualcuno bestemmia contro Cesare è o no degno di morte?".
Pilato rispose: "E' degno di morte".
Gli Ebrei dissero a Pilato: "Se colui che bestemmia contro Cesare è degno di morte, costui ha bestemmiato contro Dio".

Angoscia di Pilato

Segue II parte


Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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IL VANGELO ESSENO DELLA PACE


Il Vangelo esseno della pace
Parte I

E allora molti malati e storpi vennero da Gesù, chiedendogli: «Se tu conosci tutte le cose, dicci perché soffriamo questi dolorosi tormenti, perché non siamo come tutti gli altri uomini?
Maestro risanaci, rendici forti, non lasciarci più vivere nella nostra miseria.

Sappiamo che hai il potere di sanare ogni specie di male, dunque liberaci da Satana e da tutte le sue grandi afflizioni. Maestro abbi compassione di noi».

E Gesù rispose: «Felici voi che siete affamati di verità, perché io vi sazierò con il pane della saggezza.
Felici voi che bussate alla mia porta, perché vi aprirò la porta della vita; Felici voi che volete sottrarvi al potere di Satana, perché vi condurrò nel regno degli angeli di nostra Madre, dove il potere di Satana non può entrare».

Ed essi chiesero sorpresi: «Chi è nostra Madre, e quali sono i suoi angeli? dov'è il suo regno?».

«Vostra Madre è in voi e voi siete in lei. Lei vi ha generato, lei vi dà la vita. Fu lei a edificare il vostro corpo e un giorno lo restituirete a lei.
Sarete felici quando conoscerete lei e il suo regno e accoglierete i suoi angeli rispettando le sue Leggi. lo vi dico in verità, chi farà questo non vedrà malattia. Perché il potere di nostra Madre è al di sopra di tutto, esso, governando i nostri corpi e tutte le cose viventi, annienta Satana e il suo regno.

Il sangue che scorre in noi è nato dal sangue di nostra Madre Terra.
Da quel suo sangue che scende dalle nuvole, scaturisce dal suo grembo, mormora nei ruscelli di montagna, scorre ampio nei fiumi della pianura, riposa nei laghi, infuria possente nei mari in tempesta.

L'aria che respiriamo è nata dal respiro di nostra Madre Terra. Da quel suo respiro che è azzurro nelle altezze dei cielo, sussurra sulle vette delle montagne, bisbiglia tra le foglie della foresta, ondeggia nei campi di mais, sonnecchia in fondo alle vallate e brucia nel deserto.

La durezza delle nostre ossa è nata dalle ossa di nostra Madre Terra. Da quelle rocce e quelle pietre che s'innalzano spoglie verso i cieli sulle sommità delle montagne, che sono come giganti addormentati ai fianchi delle alture e che, come monumenti posti nel deserto, sono nascoste nelle profondità della terra.

La tenerezza della nostra carne è nata dalla carne di nostra Madre Terra. Da quella sua carne che cresce gialla e rossa nei frutti degli alberi e ci alimenta dai solchi dei campi.

Le nostre viscere sono nate dalle viscere di nostra Madre Terra e sono nascoste ai nostri occhi come le profondità invisibili della terra.

La luce dei nostri occhi e l'udito dei nostri orecchi sono nati entrambi dai colori e dai suoni di nostra Madre Terra, che ci circondano come le onde dei mare circondano un pesce e come il soffio dei vento circonda un uccello.

Vi dico, in verità, che l'uomo è Figlio di Madre Terra e da lei il Figlio dell'Uomo riceve tutto il suo corpo, proprio come il corpo di un neonato è generato dal grembo di sua madre.
Vi dico, in verità, che voi siete tutt'uno con Madre Terra, lei è in voi e voi siete in lei. Siete nati da lei, vivete in lei e tornerete a lei.
Rispettate dunque le sue leggi, perché nessuno può vivere a lungo né essere felice se non onora sua Madre Terra rispettando le sue leggi.
Perché il vostro respiro è il suo respiro; il vostro sangue è il suo sangue; le vostre ossa sono le sue ossa; la vostra carne è la sua carne; le vostre viscere sono le sue viscere; i vostri occhi e i vostri orecchi sono i suoi occhi e i suoi orecchi.

lo vi dico, in verità, che se mancherete di osservare una sola delle sue leggi e se danneggerete un solo membro dei vostro corpo, allora sarete totalmente persi nei vostri dolorosi tormenti e ci saranno pianto e stridore di denti.
lo vi dico, che se non rispetterete le leggi di vostra Madre voi non sfuggirete alla morte; ma colui che sarà fedele alle leggi di sua Madre godrà della fedeltà di sua Madre verso di lui.
E lei guarirà tutte le sue ferite e lui non si ammalerà mai. Lei gli darà lunga vita proteggendolo da tutte le afflizioni; dal fuoco, dall'acqua e dal morso dei serpenti velenosi. Perché nostra Madre ci ha dato la vita e ce la conserva. Lei ci ha dato il nostro corpo e nessuno, se non lei, lo risanerà.
Chi ama sua madre e dimora vicino al suo seno sarà felice.
Perché nostra Madre ci ama anche quando ci allontaniamo da lei; e quanto più ci amerà quando ritorneremo a lei?
lo vi dico, in verità, che il suo amore è immenso, è più grande delle più grandi montagne e più profondo dei mari più profondi. E lei non abbandonerà mai coloro che la amano. Come la chioccia protegge i suoi pulcini, la leonessa i suoi leoncini e la madre il suo neonato, così Madre Terra protegge il Figlio dell'uomo da tutti i pericoli e da tutti i mali.

Perché vi dico, in verità, che mali e pericoli innumerevoli attendono i Figli degli Uomini. Belzebù, principe di tutti i demoni e fonte di ogni male, è in agguato nel corpo di tutti i Figli degli Uomini.
Egli è morte, è signore di ogni male e, camuffato da un aspetto seducente, tenta e insidia i Figli degli Uomini. Egli promette ricchezze e potere, palazzi splendidi, ornamenti d'oro e d'argento e una moltitudine di servi; promette celebrità e gloria, fornicazione e libidine, ingordigia e grandi bevute di vino; promette una vita dissoluta, pigra e frivola, seducendo ognuno con ciò a cui è più incline.
E quando i Figli degli Uomini saranno diventati schiavi di tutte queste vanità e abominazioni allora, in pagamento di ciò, egli carpirà loro tutto ciò che Madre Terra aveva fornito loro in abbondanza: il loro respiro, il loro sangue, le loro ossa, la loro carne, le loro viscere, i loro occhi e orecchi. E il respiro dei Figlio dell'Uomo diventerà corto e soffocato, affannoso e maleodorante come quello delle bestie impure.
E il suo sangue diventerà torbido e fetido come l'acqua dei pantani e si raggrumerà oscurandosi come la notte della morte.
E le sue ossa diventeranno rigide e nodose, gli si accorceranno e si spaccheranno come ciotoli che cadono sulla roccia.
E la sua carne ingrasserà, si annacquerà, si corromperà e marcirà generando croste e foruncoli abominevoli. E le sue viscere si riempiranno di sporcizia ripugnante e coleranno rivoli di putrefazione; e moltitudini di vermi abominevoli ne faranno la loro abitazione. E i suoi occhi si indeboliranno progressivamente fino a che saranno circondati completamente dalla oscura notte; e i suoi orecchi si ottureranno, generando un silenzio di tomba. E infine il Figlio dell'Uomo che avrà errato perderà la vita. Perché egli, non rispettando le leggi di sua Madre, accumula peccati su peccati.
Quindi gli saranno ritirati tutti i doni di Madre Terra: il respiro, il sangue, le ossa, la carne, le viscere, gli occhi, gli orecchi e infine la vita con la quale Madre Terra aveva coronato il suo corpo.

Ma se il Figlio dell'Uomo che avrà errato correggerà i suoi peccati tornando a Madre Terra, osserverà le sue leggi e si libererà dalle grinfie di Satana resistendo alle sue tentazioni, allora Madre Terra accoglierà il suo Figlio peccatore con nuovo amore. e gli manderà i suoi angeli affinché lo servano. lo vi dico, in verità, che quando il Figlio dell'Uomo resisterà a quel Satana che dimora in lui e si ribellerà al suo volere, in quello stesso momento compariranno al suo fianco gli angeli di sua Madre i quali, sostenendolo con tutto il loro potere, lo libereranno completamente dal potere di Satana.

Perché nessun uomo può servire due padroni, o serve Belzebù e i suoi demoni o serve nostra Madre Terra e i suoi angeli. 0 l'uno o l'altro; o serve la morte o serve la vita. lo vi dico, in verità, che quanti rispetteranno le leggi della vita senza deviare verso i sentieri della morte saranno felici. Perché in loro si accresceranno le forze della vita ed essi sfuggiranno alle afflizioni della morte».

E intorno a lui tutti ascoltavano meravigliati, perché le sue parole erano cariche di potere ed egli insegnava in maniera diversa dagli scribi e dai sacerdoti.

E, malgrado il sole fosse già tramontato, essi non tornavano alle loro case ma, sedendosi intorno a Gesù, chiesero: «Maestro quali sono queste leggi della vita? resta ancora con noi, spiegacele. Vogliamo ascoltare il tuo insegnamento per guarire e diventare giusti».

E Gesù, sedendosi tra di loro, continuò: «Vi dico, in verità, che nessuno può essere felice se non rispetta la legge». E quelli risposero: «Ma noi tutti rispettiamo le leggi di Mosè, il nostro legislatore, così come sono riportate nelle sacre scritture».

E Gesù riprese: «Non cercate la legge nelle vostre scritture, perché la legge è vita mentre la scrittura è cosa morta. Vi dico, in verità, che Mosè ricevette le sue leggi da Dio non in forma scritta ma attraverso la parola vivente.
La legge è la parola viva dei Dio vivente, è rivolta ai profeti vivi ed è indirizzata agli uomini viventi. La legge è scritta in tutto ciò che vive, la ritroviamo nell'erba, nell'albero, nel fiume, nella montagna, negli uccelli del cielo e nei pesci dei mare; ma dobbiamo cercarla soprattutto in noi stessi perché vi dico, in verità, che a Dio si avvicinano più le cose viventi che non la scrittura, che è priva di vita. Dio creò tutte le cose viventi affinché esse attraverso una parola sempre viva possano insegnare all'uomo le leggi dei Dio vero.
Dio non scrisse le sue leggi sulle pagine dei libri ma nel nostro cuore e nel nostro spirito. Esse sono nel nostro respiro, nel nostro sangue, nelle nostre ossa, nella nostra carne, nelle nostre viscere, nei nostri occhi, nei nostri orecchi e in ogni particella dei nostro corpo.
Esse sono presenti nell'aria, nell'acqua, nella terra, nelle piante, nei raggi dei sole, nelle profondità e nelle altezze. Tutte queste cose vi parlano per farvi comprendere il linguaggio e la volontà dei Dio vivente. Ma voi chiudete gli occhi per non vedere e,vi otturate le orecchie per non sentire. lo vi dico, in verità, che mentre la scrittura è opera dell'uomo, la vita e tutte le sue schiere sono opera dei nostro Dio. Perché dunque non ascoltare la parola di Dio scritta nelle sue opere? e perché studiare le scritture morte, che sono il lavoro delle mani dell'uomo?».

«Come potremo leggere le leggi di Dio se non nelle scritture? dove sono scritte? leggicele tu, perché noi sappiamo leggere soltanto le scritture che abbiamo ereditato dai nostri avi. Spiegaci di quali leggi parli affinché, ascoltandoti, noi possiamo guarire e diventare giusti».

E Gesù proseguì: «Voi non comprendete le parole della vita perché siete nella morte. Le tenebre oscurano i vostri occhi e le vostre orecchie sono sorde. Perciò vi dico che non trarrete alcun beneficio dallo studio delle scritture morte se con le vostre azioni rinnegherete colui che vi ha dato quelle scritture.
lo vi dico, in verità, che Dio e le sue leggi non sono in ciò che fate; non sono nell'ingordigia e nelle sbronze, né nel vivere sregolati e nella libidine, non sono nella brama di ricchezze né nell'odio verso i vostri nemici. Poi che tutto ciò è lontano dal vero Dio e dai suoi angeli; tutto ciò proviene dal regno delle tenebre e dal signore di tutti i mali.
E tutte queste cose le portate in voi stessi, perciò la parola e il potere di Dio non entrano in voi, perché nel vostro corpo e nel vostro spirito dimorano ogni sorta di male e ogni genere di abominazione. Dunque se volete che la parola dei Dio vivente e il suo potere entrino in voi non contaminate il vostro corpo e il vostro spirito; perché il corpo è il tempio dello spirito e lo spirito è il tempio di Dio. Purificate quindi il tempio, affinché il suo Signore possa dimorarvi occupando un posto degno di lui.

E per proteggervi dalle tentazioni dei corpo e dello spirito provenienti da Satana riparatevi sotto il mantello celeste di Dio.

Rinnovate voi stessi e digiunate perché vi dico, in verità, che Satana e le sue afflizioni possono essere allontanati soltanto dal digiuno e dalla preghiera. Andate soli e digiunate non mostrando a nessuno il vostro digiuno. Il Dio vivente vedrà e la sua ricompensa sarà grande.
E digiunate fino a che Belzebù e tutti i suoi mali vi avranno lasciato e fino a che vi avranno raggiunto tutti gli angeli di nostra Madre Terra per servirvi.
Perché vi dico, in verità, che se non digiunerete non vi liberete mai da Satana e da tutti i malanni provocati da lui; digiunate e pregate con fervore cercando la guarigione attraverso il potere dei Dio vivente.
E quando digiunate evitate i Figli degli Uomini e cercate gli angeli di nostra Madre Terra, perché chi cerca troverà.

Cercate l'aria fresca della foresta e dei campi e là troverete l'angelo dell'aria. Toglietevi scarpe e vestiti sopportando in tutto il vostro corpo I'abbraccio dell'angelo dell'aria. Quindi respirate a lungo e profondamente, affinché l'angelo dell'aria possa entrare dentro di voi.
lo vi dico, in verità, che l'angelo dell'aria allontanerà dal vostro corpo tutte le sporcizie che lo contaminano sia esternamente che internamente. E così tutte le cose impure e maleodoranti si allontaneranno da voi come il fumo delle fiamme si solleva e si disperde nel mare dell'aria.
Poi che vi dico, in verità, che l'angelo dell'aria è santo perché pulisce tutte le cose sporche e dona un odore gradevole a tutte le cose maleodoranti. Nessun uomo può avvicinarsi a Dio se l'angelo dell'aria non lo lascia passare. Dobbiamo veramente rinascere tutti dall'aria e dalla verità perché il nostro corpo respira l'aria di Madre Terra mentre il nostro spirito respira la verità dei Padre Celeste.

«E dopo l'angelo dell'aria cercate l'angelo dell'acqua. Toglietevi scarpe e vestiti sopportando in tutto il vostro corpo l'abbraccio dell'angelo dell'acqua. Abbandonatevi completamente tra le sue braccia accoglienti e con lo stesso ritmo con cui muovete l'aria con il respiro muovete anche l'acqua con il corpo. lo vi dico, in verità, che l'angelo dell'acqua allontanerà dal vostro corpo tutte le sporcizie che lo contaminano dentro e fuori.
E tutte le cose impure e maleodoranti scorreranno via da voi, proprio come le sporcizie dei vestiti lavati in acqua svaniscono disperdendosi nella corrente dei fiume. Vi dico, in verità, che l'angelo dell'acqua è santo perché pulisce tutto ciò che è sporco e dona un odore gradevole a tutte le cose maleodoranti. Nessun uomo può avvicinarsi a Dio se l'angelo dell'acqua non lo lascia passare. Dobbiamo veramente rinascere tutti dall'acqua e dalla verità, perché il nostro corpo si bagna nel fiume della vita terrena mentre il nostro spirito si bagna nel fiume della vita eterna. Poi che da Madre Terra riceviamo il nostro sangue e dal Padre Celeste riceviamo la verità.

«E non pensate che sia sufficiente che l'angelo dell'acqua abbracci il vostro corpo solo esternamente. Vi dico, in verità, che l'impurità dentro di voi è molto più grande dell'impurità esterna; e chi si pulisce fuori e resta sporco dentro è simile alle tombe, che fuori appaiono bene imbiancate ma dentro sono piene di ogni sorta di orrida sporcizia e abominazione. Perciò vi dico, in verità, sopportate il battesimo dell'angelo dell'acqua anche dentro di voi, affinché possiate liberarvi di tutti i vostri peccati passati e affinché anche internamente possiate diventare puri come la spuma dei fiume che gioca nel sole.

Cercate dunque una zucca rampicante che abbia lo stelo della lunghezza di un uomo; svuotatela dei contenuto e riempitela con l'acqua dei fiume scaldata dal sole. Appendetela al ramo di un albero e fate entrare l'estremità dello stelo della zucca nella vostra zona anale in modo che l'acqua possa scorrere in tutte le vostre viscere.
Poi inginocchiatevi dinanzi all'angelo dell'acqua e pregate il Dio vivente affinché perdoni tutti i vostri peccati passati; quindi pregate l'angelo dell'acqua affinché liberi il vostro corpo da tutte le impurità e le malattie. Infine lasciate defluire l'acqua dal vostro corpo affinché trascini fuori tutte le maleodoranti sporcizie di Satana. E voi vedrete con i vostri occhi e annuserete con il vostro naso le sozzure e le abominazioni che contaminavano il tempio dei vostro corpo, come pure tutti i peccati che dimoravano in esso, tormentandovi con ogni sorta di dolore.
Vi dico, in verità, che il battesimo dell'acqua vi libererà da tutto ciò. Dunque, durante il vostro digiuno, rinnovate ogni giorno il battesimo dell'acqua fino al giorno in cui vedrete scaturire dal vostro corpo un'acqua pura come la spuma dei fiume. Allora tuffatevi nella corrente dei fiume e là, tra le braccia dell'angelo dell'acqua, rendete grazie al Dio vivente per avervi liberato dai vostri peccati.
E, grazie a questo santo battesimo con l'angelo dell'acqua, voi rinascerete a nuova vita perché da allora in poi i vostri occhi vedranno e le vostre orecchie sentiranno. E dopo il vostro battesimo non peccate più, affinché gli angeli dell'aria e dell'acqua possano dimorare eternamente in voi e servirvi per sempre.

E in seguito, se dovesse restare in voi qualche traccia dei vostri peccati passati o qualche impurità, cercate l'angelo della luce dei sole. Toglietevi scarpe e vestiti e sopportate in tutto il vostro corpo l'abbraccio dell'angelo dei sole. Poi respirate lungamente e profondamente affinché l'angelo dei sole acceda anche dentro di voi.
E l'angelo della luce dei sole allontanerà dal vostro corpo tutte le cose sporche e maleodoranti che lo contaminavano dentro e fuori. E tutte le cose fetide e tutte le sporcizie scompariranno da voi, come le tenebre della notte svaniscono davanti allo splendore dei sole nascente. Poi che vi dico, in verità, che l'angelo della luce dei sole è santo perché pulisce tutte le cose sporche e dona un odore gradevole a tutte le cose maleodoranti. Nessuno può avvicinarsi a Dio se l'angelo dei sole non lo lascerà passare.
Dobbiamo veramente rinascere tutti dal sole e dalla verità, perché il nostro corpo si riscalda alla luce dei sole di Madre Terra mentre il nostro spirito si riscalda alla luce di verità dei Padre Celeste.

Gli angeli dell'aria, dell'acqua e della luce dei sole sono fratelli. Essi sono dati al Figlio dell'Uomo perché lo servano e affinché egli possa andare sempre da uno all'altro.

Quindi il loro abbraccio è santo. Essi sono figli indivisibili di Madre Terra, non separate dunque ciò che terra e cielo hanno unito. Fate in modo che questi tre angeli vi abbraccino ogni giorno e fateli restare con voi durante tutto il vostro digiuno.

Perché vi, dico, in verità, che il potere dei demoni, tutti i peccati e tutte le impurità si allontaneranno in fretta da un corpo tutelato da questi tre angeli. Tutti i demoni maligni, tutti i peccati passati, tutte le impurità e le malattie che contaminano il tempio dei vostro corpo fuggiranno da voi come ladri che abbandonano una casa incustodita all'arrivo dei padrone, uno dalla porta, uno dalla finestra e un terzo dal tetto, ognuno da dove si trova e come può. Quando gli angeli di Madre Terra entreranno nei vostri corpi, facendo in modo che il padrone dei tempio ne rientri in possesso, allora tutti i cattivi odori e le acque corrotte si allontaneranno in fretta attraverso il vostro respiro, la vostra pelle, la vostra bocca e attraverso le vostre parti intime e private. E voi queste cose le vedrete con i vostri occhi, le annuserete con il vostro naso e le toccherete con le vostre mani.

E quando tutti i peccati e tutte le impurità si saranno allontanate dal vostro corpo il vostro sangue diventerà puro come il sangue di nostra Madre Terra e come la spuma dei fiume che gioca alla luce dei sole. E il vostro respiro diventerà puro come l'alito dei fiori profumati; la vostra carne diventerà pura come la polpa dei frutti che rosseggia tra le foglie degli alberi, la luce dei vostri occhi diventerà chiara e luminosa come il sole che splende nel cielo sereno. E allora tutti gli angeli di Madre Terra vi serviranno. E il vostro respiro, il vostro sangue e la vostra carne diventeranno tutt'uno con il respiro, il sangue e la carne di madre Terra, affinché anche il vostro spirito possa diventare tutt'uno con lo spirito dei Padre celeste. Perché in verità, nessuno può arrivare al Padre Celeste se non attraverso Madre Terra; così come nessun neonato può comprendere l'insegnamento dei padre prima che sua madre l'abbia allattato, curato, lavato, cullato e allevato. Finché il bimbo è piccolo il suo posto è con sua madre e dovrà ubbidire a lei. Ma quando sarà cresciuto il padre lo porterà con sé a lavorare nei campi e il bambino tornerà da sua madre solo all'ora di pranzo e di cena. E suo padre lo istruirà al fine di renderlo esperto nel suo lavoro. E quando il padre vedrà che il figlio comprende le sue istruzioni e fa bene il suo lavoro gli affiderà tutte le sue proprietà, in modo che esse appartengano al suo figlio diletto e affi
nché il figlio possa continuare il lavoro di suo padre. lo vi dico, in verità, che il figlio che accetta e segue il consiglio di sua madre sarà felice. E cento volte di più sarà felice quel figlio che accetta e segue anche il consiglio di suo padre, perché vi è stato detto: «Onorate il padre e la madre affinché i vostri giorni sulla terra siano lunghi». Ma io, Figli degli Uomini, vi dico: «Onorate Madre Terra e rispettate le sue leggi affinché i vostri giorni su questa terra siano lunghi e onorate il Padre Celeste affinché possiate ottenere la vita eterna nei cieli».
Perché il Padre Celeste è centinaia di volte più grande di tutti i padri di seme e di sangue e Madre Terra è più grande di tutte le madri dei corpo. E il Figlio dell'Uomo è, agli occhi dei suo Padre Celeste e di sua Madre Terra, più caro di quanto siano cari i bambini agli occhi dei loro padre di seme e di sangue e della loro madre dei corpo.
E le parole e le leggi dei nostro Padre Celeste e di nostra Madre Terra sono più sagge delle parole e delle volontà di tutti i padri di seme e di sangue e di tutte le madri dei corpo. E l'eredità dei nostro Padre Celeste e di nostra Madre Terra, cioè l'eterno regno della vita terrena e celeste, ha più valore di tutte le eredità dei vostri padri di seme e di sangue e delle vostre madri dei corpo.

E i vostri veri fratelli sono tutti coloro che seguono la volontà del nostro Padre Celeste e di nostra Madre Terra e non i vostri fratelli di sangue. lo vi dico, in verità, che i vostri veri fratelli nella volontà dei Padre Celeste e di Madre Terra vi ameranno mille volte di più dei vostri fratelli di sangue.
Infatti dai giorni di Caino e Abele, quando i fratelli di sangue trasgredirono il volere di Dio, non c'è più fraternità di sangue e i fratelli agiscono verso i fratelli come agirebbero verso degli estranei. Perciò vi dico, amate i vostri fratelli nella volontà di Dio e amateli mille volte di più dei vostri fratelli di sangue.

Perché il nostro Padre Celeste è Amore Perché nostra Madre Terra è Amore Perché il Figlio dell'Uomo è Amore

E per mezzo dell'amore che il Padre Celeste, la Madre Terra e il Figlio dell'Uomo diventano uno. Perché lo spirito dei Figlio dell'Uomo è nato dallo spirito dei Padre Celeste e il suo corpo è nato dal corpo di Madre Terra. Dunque diventate perfetti come lo sono il corpo di Madre Terra e lo spirito dei Padre Celeste; e amate il vostro Padre Celeste come egli ama il vostro spirito e amate Madre Terra come lei ama il vostro corpo; e amate i vostri veri fratelli come li amano il vostro Padre Celeste e vostra Madre Terra.
E allora il vostro Padre Celeste vi darà il suo santo spirito e Madre Terra vi darà il suo santo corpo; e, grazie all'amore che riceveranno dal Padre Celeste e da Madre Terra, i Figli degli Uomini si ameranno l'un l'altro come veri fratelli e diventeranno tutti i consolatori l'uno dell'altro; e allora scompariranno dalla terra tutto il male e tutto il dolore e ci saranno amore e gioia; e sulla terra sarà come nei cieli e verrà il regno di Dio. E allora verrà il Figlio dell'Uomo per ereditare, in tutta la sua gloria, il regno di Dio.
E allora i Figli degli Uomini condivideranno la loro eredità divina: il regno di Dio. Perché essi vivranno in Madre Terra e nel Padre Celeste e Madre Terra e il Padre Celeste vivranno in loro. Poi, con il regno di Dio, verrà la fine dei tempi; perché l'amore dei Padre Celeste darà a tutti la vita eterna nel regno di Dio, perché l'amore è eterno, l'amore è più forte della morte.

Anche se parlo la lingua degli uomini e degli angeli, se non ho amore, sono come un ottone che risuona o un cembalo che tintinna. Anche se conosco il futuro, tutti i segreti e tutta la saggezza e anche se ho una fede forte come una tempesta che solleva le montagne, se non ho amore, non sono nulla.
E anche se offro tutti i miei beni per nutrire i poveri e ardo dello splendore dei Padre Celeste, se non ho amore, non ne traggo alcun beneficio. L'amore è paziente e gentile; l'amore non è invidioso e non opera il male, non è sgarbato né egoista, è lento all'ira, non immagina la malizia, non gioisce all'ingiustizia ma si rallegra della giustizia.
L'amore difende tutto, confida in tutto, spera tutto, sopporta tutto, non cessa mai. Ma le lingue svaniranno e la conoscenza scomparirà, perché noi ora possediamo una parte di verità e una parte di errore, ma quando si arriverà alla pienezza della perfezione quello che è una parte sarà cancellato. Quando l'uomo è bambino parla come un bambino, ma quando diventa uomo mette via le cose da bambino. Noi ora vediamo come attraverso un vetro e comprendiamo attraverso oscuri vocaboli.
Ora conosciamo una parte, ma quando saremo al cospetto di Dio non conosceranno solo una parte ma secondo quanto ci insegnerà lui. E allora ci resteranno tre cose: la fede, la speranza e l'amore, di queste la più grande è l'amore.

Ora io vi sto insegnando nel linguaggio vivente dei Dio vivente e per mezzo dello spirito santo dei nostro Padre Celeste. Fra di voi non c'è ancora nessuno che sia in grado di intendere tutto ciò che dico. Chi vi spiega le scritture vi rivolge il discorso morto di un uomo scomparso e vi parla per mezzo dei suo corpo malaticcio e mortale; è per ciò che tutti possono comprenderlo, perché tutti gli uomini sono malati, tutti sono nella morte. Nessuno scorge la luce della vita; i ciechi conducono altri ciechi lungo gli oscuri sentieri dei peccati, delle malattie e delle sofferenze e infine, tutti cadono nella fossa della morte.

lo sono stato mandato a voi dal Padre per far brillare dinanzi a voi la luce della vita. Infatti la luce illumina se stessa e le tenebre ma le tenebre conoscono solo se stesse e non conoscono la luce. Avrei ancora molte cose da dirvi ma voi non siete ancora in grado di apprenderle, perché i vostri occhi sono assuefatti alle tenebre e la piena luce dei Padre Celeste potrebbe accecarvi. Dunque seguite prima di tutto le leggi di Madre Terra di cui vi ho parlato; poi, quando i suoi angeli avranno purificato e rinnovato i vostri corpi rinforzando i vostri occhi, potrete sopportare la luce dei nostro Padre Celeste. Quando sarete in grado di fissare il sole di mezzogiorno con occhi saldi, allora potrete guardare verso la luce abbagliante dei Padre Celeste che è centinaia di volte più luminosa di centinaia di soli. Ma come potreste dirigere lo sguardo verso la luce accecante dei Padre Celeste se non potete sopportare neanche lo splendore dei sole fiammeggiante? Credetemi, la luce dei sole diventa come la fiamma di una candela se la paragoniamo al sole della verità dei Padre Celeste. Abbiate dunque fede, speranza e amore e io vi dico, in verità, che voi non perderete la vostra ricompensa.
Se crederete alle mie parole voi crederete colui che mi ha mandato, che è il signore di tutto e a cui sono possibili tutte le cose, perché ciò che è impossibile all'uomo è possibile a Dio. Se confiderete negli angeli di Madre Terra e rispetterebbe le sue leggi la vostra fede vi sosterrà e voi non vedrete mai malattia. E confidate anche nell'amore dei Padre Celeste perché chi spera in lui non sarà ingannato e non vedrà mai la morte.

Amatevi l'un l'altro, perché Dio è amore e così gli angeli sapranno che voi praticate i sentieri di Dio., E allora tutti gli angeli si avvicineranno a voi e vi serviranno e Satana con tutti i suoi peccati, le sue sporcizie e le sue malattie scompariranno dal vostro corpo. Andate dunque, fuggite i peccati, ravvedetevi e battezzatevi, affinché possiate rinascere e non peccare più.

Poi Gesù si alzò, ma tutti restavano seduti perché ognuno sentiva il Potere delle sue parole; poi tra le nuvole apparve la luna piena e il suo splendore avvolse Gesù. E i suoi capelli scintillavano ed egli, pur essendo fermo in mezzo a loro, fluttuava nell'aria al chiarore della luna.

Nessuno si muoveva né si udiva la voce di alcuno; e nessuno seppe mai quanto tempo era passato, perché il tempo si era fermato.

Poi Gesù, sollevando le mani verso di loro, disse: «La pace sia con voi». E si allontanò come un soffio di vento che ondeggia tra le foglie degli alberi.

E il gruppo che era seduto indugiò per lungo tempo, poi, uno dopo l'altro, si alzarono in silenzio, come risvegliati da un lungo sogno. Ma nessuno voleva andarsene ed era come se le parole di colui che li aveva lasciati risuonassero ancora nelle loro orecchie; era come se stessero ascoltando qualche musica celestiale.

Infine qualcuno disse timidamente: «Come si sta bene qui!» e un altro: «vorrei che questa notte durasse per sempre» e altri continuarono: «Egli è veramente il messaggero di Dio perché ha acceso la speranza nei nostri cuori». Nessuno voleva tornare a casa e andavano dicendo: «Non andrò a casa, dove tutto è oscuro e non c'è gioia; perché dovremmo andare dove nessuno ci ama?».

Essi parlavano in questo modo perché più o meno tutti erano poveri, o zoppi, o ciechi, o mutilati, o mendicanti, o senza casa, erano disprezzati per la loro condizione ed erano sopportati solo per pietà nelle case dove trovavano rifugio. Ma anche alcuni che avevano casa e famiglia dicevano: «Anche noi resteremo con voi».
Perché ognuno sentiva che le parole di colui che era andato legavano quella piccola compagnia con fili invisibili; e ognuno si sentiva rinascere. E, anche se la luna era ormai scomparsa tra le nuvole, essi vedevano aprirsi dinanzi a loro un mondo splendente e in tutti i loro cuori sbocciavano fiori meravigliosi e di meravigliosa bellezza: i fiori della gioia.

E quando all'orizzonte apparvero in tutto il loro splendore i raggi dei sole, tutti sentirono che quello era il sole dei nascente regno di Dio. E tutti andavano incontro agli angeli di Dio con espressioni di gioia. E molti impuri e malati, seguendo le parole di Gesù, cercavano le rive dei torrenti, si toglievano scarpe e vestiti, digiunavano e offrivano il loro corpo all'abbraccio degli angeli dell'aria, dell'acqua e della luce dei sole. E gli angeli di Madre Terra si impadronivano dei loro corpi abbracciandoli sia dentro che fuori. E tutti vedevano allontanarsi in fretta dal loro corpo i mali, i peccati e le impurità.

E il respiro di qualcuno divenne fetido come l'alito espulso dalle viscere e dall'interno di qualche altro uscivano vomito e bava impura e maleodorante. E tutte quelle sporcizie si allontanavano in alcuni attraverso la bocca, in altri dal naso, in altri ancora dagli occhi e dagli orecchi.
E molti avevano sulla pelle e in tutto il corpo un sudore disgustoso e abominevole; e su molte membra si formavano foruncoli infiammati che eruttavano abbondantemente e in molti casi l'urina era concentrata e densa come il miele delle api; in altri era rossastra o scura, oppure calcarea quasi come la sabbia dei fiumi. E molti espellevano dalle loro viscere dei gas puzzolenti come l'alito dei demoni. E il loro tanfo diventò talmente forte che nessuno poteva sopportarlo.

E quando essi si battezzarono l'angelo dell'acqua entrò nei loro corpi e così si allontanarono tutti i loro peccati passati; e fu come quando un torrente scroscia dalla montagna: si precipitarono a uscire dal foro corpo una gran quantità di abominazioni solide e liquide.
E il suolo dove scorrevano le loro acque si contaminò e il tanfo divenne così forte che nessuno poteva restare nelle vicinanze.
E i demoni lasciavano le loro viscere sotto forma di moltitudini di vermi che brulicavano nella melma delle loro impurità e si contorcevano di rabbia impotente dopo che l'angelo dell'acqua li aveva espulsi dalle viscere dei Figli degli Uomini.
Poi il potere dell'angelo della luce dei sole discendeva su di loro ed essi perivano dimenandosi disperatamente, come calpestati dall'angelo dei sole. E tutti erano tremanti di terrore alla vista di tutte le abominazioni di Satana dalle quali gli angeli li avevano salvati e resero grazie a Dio che aveva mandato i suoi angeli per liberarli.

E alcuni erano tormentati da dolori forti e che non accennavano a placarsi, così, non sapendo che fare, qualcuno decise di andare a chiamare Gesù perché essi desideravano ardentemente la sua presenza. E mentre due di loro si accingevano a cercarlo, ecco che lo videro arrivare dalla riva del fiume; e i foro cuori si riempirono di gioia e speranza quando udirono il suo saluto: «la pace sia con voi!».
E avrebbero voluto fargli molte domande ma, nella loro sorpresa, non seppero da dove cominciare e non venne loro in mente nulla. Allora Gesù disse, foro: «Sono arrivato perché sò che avete bisogno di me». E uno di essi gridò: «E vero Maestro, vieni a liberarci dai nostri tormenti».

E Gesù si rivolse a loro con parabole: «Voi siete come il figliol prodigo che mangiò e bevve per molti anni passando i suoi giorni nella dissolutezza e nel libertinaggio insieme ai suoi amici. E ogni settimana, a insaputa dei padre, accumulava nuovi debiti sperperando tutto in pochi giorni.
Chi gli prestava il denaro lo accontentava sempre sapendo che suo padre aveva molte ricchezze e pagava sempre con pazienza i debiti dei figlio. E il padre ammoniva il figlio con gentilezza ma questi non ascoltava mai le sue parole e invano il padre lo supplicava affinché lasciasse la sua assidua e ininterrotta dissolutezza per andare a sorvegliare il lavoro dei suoi servi nei campi. E il figlio prometteva sempre di farlo qualora egli avesse pagato i suoi vecchi debiti, ma il giorno seguente ricominciava. E la vita dissoluta dei figlio continuò per più di sette anni. Ma alla fine il padre perse la pazienza e non volle più pagare i debiti dei figlio. «Se continuo a pagare» disse «i peccati di mio figlio non avranno fine». Allora i creditori delusi, nella loro rabbia, presero il figlio in schiavitù affinché con il suo lavoro quotidiano restituisse il denaro ricevuto in prestito.
E allora per il figlio cessarono il mangiare, il bere e gli eccessi quotidiani; e annaffiava i campi coi sudore della sua fronte dalla mattina alla sera e tutte le sue membra erano doloranti per quel lavoro non abituale. Viveva di pane secco e per ammorbidirlo non aveva che le sue lacrime. E dopo tre giorni egli, provato dal caldo e dalla fatica, disse al suo padrone: «Non ce la faccio più a lavorare perché tutti i miei arti sono doloranti, per quanto tempo ancora vuoi tormentarmi?».
«Finché non avrai saldato tutti i tuoi debiti coi tuo lavoro... sarai libero quando saranno passati sette anni!». E il figlio disperato continuò >piangendo: «Ma non potrò sopportare neanche sette giorni, abbi pietà di me perché tutte le membra mi bruciano e mi dolgono». Ma il malvagio creditore gli gridò: «Affrettati nel lavoro! perché se per sette anni hai potuto passare giorni e notti nella dissolutezza ora per sette anni dovrai lavorare. Non ti perdonerò fino a che non avrai pagato i tuoi debiti fino all'ultima dracma!». E il figlio, disperato e con gli arti doloranti, dovette far ritorno nei campi per lavorare. E quando venne il settimo giorno quello dei Sabato durante il quale nessuno lavora nei campi, egli poteva a stento reggersi in piedi per la stanchezza e il dolore. Allora, radunando quel che restava delle sue forze, fl figlio raggiunse barcollando la casa dei padre e si gettò ai suoi piedi dicendo: «Padre credimi e perdona per l'ultima volta le mie offese verso di te.
Ti giuro che non vivrò mai più da libertino e che diventerò il tuo figlio obbediente in tutte le cose. Liberami dalle mani dei mio oppressore; padre guardami, osserva i miei arti sofferenti e non indurire il tuo cuore». Allora gli occhi dei padre si velarono di lacrime ed egli abbracciò suo figlio dicendo: «Rallegriamoci perché oggi mi è concessa una grande gioia: ho ritrovato il mio figlio diletto che era perduto». E lo rivestì con gli abiti migliori e festeggiarono per tutto il giorno. E il mattino seguente il padre donò a suo figlio una borsa piena di argento per pagare ai creditori tutti i suoi debiti. E al ritorno dei figlio il padre gli disse: «Figlio mio, vedi com'è facile incorrere in sette anni di debiti con una vita dissoluta e come è difficile pagarli con sette anni di duro lavoro?».
«Padre, è veramente duro persino pagarli in sette giorni!». E suo padre lo ammoni dicendo: «Solo per questa volta ti è concesso di pagare in sette giorni i tuoi debiti di sette anni, perché il resto ti è perdonato; ma in futuro cerca di non incorrere più in debiti, infatti ti dico, in verità, che solo tuo padre perdona i tuoi debiti, perché sei suo figlio. Ma con chiunque altro avresti dovuto lavorare duramente per sette anni, com'è stabilito dalle nostre leggi».

«Padre mio, d'ora in poi sarò il tuo figliolo affezionato e ubbidiente e non contrarrò più debiti perché sò quanto è duro pagarli».

Ed egli si recava ogni giorno nei campi di suo padre a sorvegliare il lavoro dei suoi operai e, ricordando il suo duro lavoro, evitava di farli lavorare troppo duramente. E così passavano gli anni e grazie alle sue cure i beni dei padre si incrementavano incessantemente perché sul suo lavoro c'era la benedizione paterna.
E pian piano egli restituì al padre una somma dieci volte maggiore di quella che dissipò in sette anni. Allora il padre, vedendo che suo figlio faceva buon uso dei suoi operai e delle sue proprietà, gli disse: «Figlio mio, vedo che le mie cose sono in buone mani, così ti affido tutto il mio bestiame, la mia casa, le mie terre e i miei tesori. Questa sarà la tua eredità, continua a incrementarla affinché io possa gioirne.
E quando il figlio ricevette l'eredità di suo padre condonò tutti i debiti dei debitori che non potevano pagare, perché non aveva dimenticato che anche il suo debito era stato condonato quando egli non poté pagarlo. E Dio lo benedisse con lunga vita, con molti figli e con abbondanti ricchezze perché era gentile con tutti i suoi operai e con tutti i suoi animali».

Quindi Gesù si rivolse alla folla dei malati dicendo: «lo mi esprimo con parabole affinché voi comprendiate meglio la parola di Dio. I sette anni spesi mangiando, bevendo e nella vita dissoluta sono i peccati dei passato; il creditore malvagio è Satana; i debiti sono le malattie; il duro lavoro sono i dolori e il figliol prodigo siete voi stessi. Pagare i debiti significa scacciare da voi i demoni e le malattie ripristinando la salute dei vostro corpo. La borsa piena d'argento che ricevete dal padre è il Potere che hanno gli angeli di liberarvi; il padre è Dio. I possedimenti dei padre sono la terra e i cieli; gli operai dei padre sono gli angeli. Il campo dei padre è il mondo, quel mondo che diventerà regno dei cieli quando i figli degli uomini lavoreranno insieme agli angeli dei Padre Celeste.
Dunque vi dico che per il figlio è preferibile essere ubbidiente a suo padre e sorvegliare il lavoro degli operai di suo padre nei campi anziché indebitarsi con il creditore malvagio, faticando e sudando in servitù per ripagare tutti i suoi debiti. E allo stesso modo, per i Figli degli Uomini, è preferibile ubbidire alle leggi dei loro Padre Celeste lavorando insieme ai suoi angeli nel regno suo, anziché diventare debitori di Satana Signore della morte, di tutti i peccati e di tutte le malattie e soffrire nei dolori, sudando fino a ripagare tutti i loro peccati. lo vi dico, in verità, che i vostri peccati sono gravi e sono molti. Voi avete ceduto per tanti anni alle seduzioni di Satana.
Siete stati golosi, ubriaconi e frequentatori di prostitute; avete moltiplicato i vostri debiti passati. Ora dovete restituire e il pagamento è duro e difficile; dunque non siate impazienti già al terzo giorno, come il figlio prodigo, ma aspettate pazientemente fino al settimo. giorno che è santificato da Dio e poi recatevi al cospetto dei nostro Padre Celeste con cuore umile e ubbidiente affinché egli possa perdonare i vostri peccati e tutti i vostri debiti dei passato. lo vi dico, in verità, che il Padre Celeste ci ama infinitamente perché soltanto lui ci concede di pagare in sette giorni i debiti di sette anni. A quei debitori di sette anni di peccati e malattie che pagano onestamente perseverando fino al settimo giorno il Padre Celeste perdonerà tutti i debiti dei sette anni.

«E se noi pecchiamo per sette volte sette anni?» chiese un malato che soffriva atrocemente. «Anche in quei caso il Padre Celeste perdonerà tutti i vostri debiti in sette volte sette giorni».

«Felici saranno quanti perseverano fino alla fine, perché i demoni di Satana scrivono tutte le vostre azioni peccaminose in un libro: il libro dei vostro corpo e dei vostro spirito. Vi dico, in verità, che dal principio dei mondo non c'è azione peccaminosa che non sia stata scritta alla presenza dei Padre Celeste. Perché voi potrete sfuggire le leggi dei vostri re, ma nessuno dei Figli degli Uomini potrà sfuggire le leggi dei suo Dio. E quando sarete alla presenza di Dio Satana testimonierà contro di voi attraverso le vostre stesse azioni e Dio vedrà i vostri peccati scritti nel libro dei vostro corpo e dei vostro spirito rattristandosi nel suo cuore.
Ma se vi pentirete dei vostri peccati e digiunando e pregando cercherete gli angeli di Dio allora, per ogni giorno in cui voi persevererete nel digiuno e nella preghiera, gli angeli di Dio cancelleranno dal libro dei vostro corpo e dei vostro spirito un anno di azioni peccaminose. E quando anche l'ultima pagina dei vostri peccati sarà stata cancellata voi sarete al cospetto di Dio e Dio si rallegrerà nel suo cuore dimenticando tutti i vostri peccati. Egli vi libererà dalle grinfie di Satana e dalla sofferenza; vi ospiterà nella sua casa e ordinerà a tutti i suoi servi, cioè agli angeli, di servirvi.
Egli vi darà una lunga vita e voi non vedrete mai la malattia. E se da quei momento in poi invece di peccare occuperete i vostri giorni compiendo buone azioni, allora gli angeli di Dio scriveranno tutte quelle buone opere nel libro dei vostro corpo e dei vostro spirito. Vi dico, in verità, che dal principio dei mondo non c'è buona azione che non sia stata scritta davanti a Dio. Perciò voi potrete attendere invano ricompense dai' vostri re e dai vostri governanti, ma le vostre buone azioni non perderanno mai la ricompensa di Dio.

E quando sarete alla presenza di Dio i suoi angeli testimonieranno per voi attraverso le vostre stesse buone opere; e Dio le vedrà scritte nel vostro corpo e nel vostro spirito e gioirà nel suo cuore. Ed egli benedirà il vostro corpo, il vostro spirito e ogni opera vostra e vi concederà in eredità il suo regno terreno e celeste affinché voi possiate avere in esso la vita eterna. Chi potrà entrare nel regno di Dio sarà felice, perché non vedrà mai la morte».

E le sue parole furono seguite da un gran silenzio. E grazie a esse quanti erano scoraggiati presero nuova forza e continuarono a pregare e a digiunare. E il primo che riprese a parlare si rivolse a Gesù: «io persevererò fino al settimo giorno». E un altro disse: «io persevererò anche fino a sette volte sette giorni». E Gesù rispose loro: «Saranno felici coloro che persevereranno fino alla fine, perché essi erediteranno la terra».

E fra di loro c'erano molti malati tormentati da gravi dolori, essi Potevano a malapena strisciare ai piedi di Gesù. E gli dissero: «Maestro, i dolori ci tormentano fortemente, dicci cosa dobbiamo fare». E, mostrando a Gesù i loro piedi dalle ossa contorte e nodose, continuarono: «Né l'angelo dell'aria né l'angelo dell'acqua né l'angelo dei sole riescono a Mitigare i nostri dolori, anche se ci siamo battezzati, digiuniamo e preghiamo seguendo alla lettera le tue parole».

«Vi dico, in verità, che le vostre ossa saranno risanate. Non vi scoraggiate ma cercate il guaritore delle ossa: l'angelo della terra; poi che è da lui che le vostre ossa furono prese ed è a lui che torneranno».

Ed egli indicò con ]amano il punto della sponda dei fiume dove l'acqua corrente e il calore dei sole ammorbidivano la terra formando un fango cretoso. «Affondate i vostri piedi nel fango affinché l'abbraccio dell'angelo della terra possa assorbirne tutte le impurità e tutte le malattie. E voi', grazie all'abbraccio dell'angelo della terra vedrete svanire Satana e finiranno i vostri dolori. E i nodi delle vostre ossa si scioglieranno, esse si raddrizzeranno e scompariranno tutte le vostre pene».

E, sapendo che sarebbero guariti, i malati seguivano le sue parole. E altri malati soffrivano forti dolori ma ciò nonostante persevereranno nel digiuno; e le loro forze si erano affievolite, li tormentava un gran caldo e se tentavano di alzarsi dal loro giaciglio per andare da Gesù le loro teste cominciavano a girare come se fossero risucchiate da un vortice di vento; e se cercavano di mettersi in piedi ricadevano a terra.

Allora Gesù li raggiunse e si rivolse a loro in questo modo:«Voi soffrite così perché il vostro corpo è tormentato da Satana e dalle sue malattie; ma non temete perché il suo potere su di voi finirà presto. Satana infatti è come un uomo irascibile che, durante l'assenza dei vicino, si è introdotto nella sua casa con l'intenzione di saccheggiare i suoi beni. Ma qualcuno ha avvertito il padrone che, nel frattempo, torna a casa di corsa.
E il vicino malvagio, che ha ormai radunato tutto ciò che più gli piaceva, vede tornare in fretta il padrone di casa e adirato dal fatto che non può portare via ogni cosa tenta di guastare e danneggiare tutto con l'intento di privare anche l'altro delle cose che sarebbero piaciute a lui. Ma il padrone di casa rientra immediatamente e, prima che il vicino malvagio compia il suo proposito, lo prende e lo scaccia dalla casa.
In verità vi dico, Satana è entrato proprio così nei vostri corpi che sono l'abitazione di Dio; ed egli tiene in suo potere tutto ciò che vorrebbe rubare: il vostro respiro, il vostro sangue, le vostre ossa, la vostra carne, le vostre viscere, i vostri occhi e i vostri orecchi. Ma con il vostro digiuno e la vostra preghiera voi avete avvertito il signore dei vostro corpo e i suoi angeli. E ora Satana vede il ritorno dei vero signore dei vostro corpo e sa che ciò significa la fine dei suo potere; allora, nella sua rabbia, egli raduna un'ultima volta le sue forze cercando di distruggere il vostro corpo prima dell'arrivo dei padrone.

~ per questo che Satana vi tormenta così fortemente, perché sente che la sua fine è prossima.

Ma non tema il vostro cuore, perché presto appariranno gli angeli di Dio per rioccupare la loro dimora e per riconsacrarla tempio di Dio; essi afferreranno Satana e lo cacceranno dal vostro corpo insieme a tutte le sue malattie e a tutte le sue impurità. E voi sarete felici perché sarete ricompensati per la vostra perseveranza e non vedrete mai più malattia».

E tra i malati ve ne era uno particolarmente tormentato da Satana; il suo corpo era magro come uno scheletro e la sua pelle gialla come una foglia cadente; era così debole che non poteva neanche strisciare con le mani verso Gesù e allora lo invocava da lontano: «Maestro, abbi pietà di me, perché dal principio dei mondo non ci fu uomo che soffre come soffro io ora; so che sei veramente mandato da Dio e sò che se vuoi puoi cacciare Satana dal mio corpo immediatamente. Non è forse vero che gli angeli di Dio obbediscono al messaggero di Dio? Vieni Maestro, scaccia Satana dal mio corpo ora, perché egli infuria rabbiosamente dentro di me e la mia sofferenza è grande».

E Gesù gli rispose: «Satana ti tormenta così fortemente perché tu digiuni già da molti giorni e non gli paghi più il tuo tributo; non lo nutri più con quelle abominazioni con le quali finora hai contaminato il tempio dei tuo spirito. Tu tormenti Satana con la fame e lui, nella sua collera, tormenta te. Ma non temere perché ti assicuro che Satana sarà distrutto prima che sia distrutto il tuo corpo; infatti mentre tu preghi e digiuni il tuo corpo è protetto dagli angeli di Dio e il potere di Satana non può danneggiarlo; la rabbia di Satana è impotente di fronte agli angeli di Dio».

Ma tutti si avvicinarono a Gesù e lo supplicarono esclamando: «Maestro, abbi compassione di lui perché soffre più di tutti noi e temiamo che egli non viva fino a domani se tu non scacci in fretta Satana da lui».

E Gesù rispose loro: «La vostra fede è grande; sia fatto secondo la vostra fede. Presto vedrete davanti a voi lo spaventoso volto di Satana e il potere dei Figlio dell'uomo, perché io scaccerò da lui il potente Satana con la sola forza dell'innocente agnello di Dio che è la più debole creatura dei Signore. infatti lo spirito santo di Dio rende il debole più potente dei forte».

E Gesù munse una pecorella che pascolava tra i cespugli, poi versò quel latte sulla sabbia scaldata dal sole e disse: «Il potere dell'angelo dell'acqua è già entrato in questo latte e ora verrà anche il potere dell'angelo dei sole».

E il calore dei sole riscaldò il latte.

«E ora agli angeli dell'acqua e dei sole si unirà anche l'angelo dell'aria».

Ed ecco che il vapore dei latte caldo cominciò a salire lentamente nell'aria.

«Vieni a respirare con la bocca la forza degli angeli dell'acqua, dei sole e dell'aria, affinché entrino nel tuo corpo e ne scaccino Satana».

E il malato tormentato da Satana aspirò profondamente il vapore lattiginoso che saliva.

«Satana lascerà immediatamente il tuo corpo, infatti egli è affamato da tre giorni e dato che non trova cibo dentro di te uscirà per soddisfare la sua fame con questo latte caldo di cui è goloso. Egli fiuterà il suo odore e non saprà resistere alla fame che lo tormenta da ben tre giorni. Ma il Figlio dell'uomo distruggerà il suo corpo in modo che non possa più tormentare nessuno».

Poi il corpo dei malato divenne febbricitante e fu preso da conati di vomito ma non riusciva a vomitare, respirava a fatica e infine svenne in braccio a Gesù.

«Ecco Satana che lascia il suo corpo, guardate!». E Gesù indicò la bocca aperta dei malato.

E tutti, con meraviglia e terrore, videro che Satana stava uscendo dalla sua bocca sotto forma di un verme abominevole che si dirigeva verso il latte fumante. Allora Gesù afferrò due pietre aguzze e schiacciò la testa di quel Satana, poi estrasse dal malato tutto il corpo del mostro che era lungo quasi come l'uomo. E quando quel verme abominevole fu estratto dalla gola dei malato egli recuperò subito il respiro e cessarono tutti i suoi dolori. E gli altri osservarono con terrore il disgustoso corpo di Satana.

«Guarda che bestia abominevole hai ospitato e nutrito nel, tuo corpo per lunghi anni! l'ho scacciata e uccisa, affinché non possa più tormentarti. Rendi grazie a Dio perché i suoi angeli ti hanno guarito e liberato, e non peccare più affinché Satana non torni da te; d'ora in avanti fa in modo che il tuo corpo sia un tempio dedicato al tuo Dio».

E tutti furono stupiti dalle sue parole e dal suo potere e gli dissero: «Maestro, sei il vero messaggero di Dio, perché conosci tutti i segreti».

«Diventate anche voi veri figli di Dio», rispose Gesù, «affinché possiate condividere il suo potere e la conoscenza di tutti i segreti. Infatti la saggezza e il potere procedono solo dall'amore di Dio.

Dunque amate il vostro Padre celeste e vostra Madre Terra con tutto il vostro cuore e con tutto il vostro spirito, e serviteli, affinché anche i loro angeli possano servire voi. Fate in modo che tutte le vostre azioni siano un sacrificio a Dio.

E non nutrite Satana perché il salario dei peccato è la morte, ma ricompensa dei bene è in Dio e nel suo amore che è conoscenza e potere di vita eterna».

E tutti si inginocchiarono ringraziando Dio per il suo amore.

E Gesù si allontanò dicendo: «lo tornerò di nuovo per tutti quelli che persevereranno nella preghiera e nel digiuno fino al settimo giorno. La pace sia con voi».

E il malato da cui Gesù aveva estratto Satana ora stava in piedi, perché gli era tornata la forza vitale; respirava profondamente e i suoi occhi si erano illuminati perché gli era cessato ogni dolore. Ed egli si inginocchiò sul terreno calpestato da Gesù e, piangendo, baciò le orme dei suoi piedi.

E fu nei pressi dell'ansa di un torrente che molti malati digiunarono e pregarono con gli angeli di Dio per sette giorni e sette notti. E la loro ricompensa fu grande perché avevano seguito le parole di Gesù. E coi trascorrere dei settimo giorno tutte le loro pene svanirono e quando il sole riapparve all'orizzonte essi videro Gesù che, con il volto illuminato dallo splendore dei sole nascente, procedeva verso di loro dalla montagna.

E al suo saluto «La pace sia con voi» essi non ebbero parole, ma si inginocchiarono dinanzi a lui sfiorando il lembo dei suo mantello in segno di avvenuta guarigione.

«Non ringraziate me bensì nostra Madre Terra e i suoi angeli risananti. Andate e non peccate più per non incorrere più nella malattia e fate in modo che gli angeli della guarigione diventino i vostri guardiani».

Ma essi replicarono: «Maestro, dove andremo? solo tu hai parole di vita eterna; dicci quali peccati dobbiamo evitare per non incorrere più nella malattia».

E Gesù rispose: «Sia fatto secondo la vostra fede» e, sedendo tra di loro, continuò: «Dice l'antica saggezza Onora tua Madre Terra e il tuo Padre Celeste rispettando i loro comandamenti, affinché i tuoi giorni su questa terra siano lunghi e il comandamento successivo è "non Uccidere" perché la vita è data a tutti da Dio e l'uomo non può sottrarre Ciò che è dato da Dio. Dunque vi dico, in verità, che tutto ciò che vive sulla terra ha origine da un'unica Madre. Quindi chi uccide uccide suo fratello e Madre Terra si allontanerà da lui sottraendogli il suo seno vivificante; e anche i suoi angeli lo eviteranno e così Satana farà dei suo corpo la sua dimora.
E la carne degli animali uccisi, nel suo corpo, diventerà la sua stessa tomba; perché vi dico, in verità, che chi uccide uccide se stesso e chiunque si nutre della carne di animali uccisi mangia il corpo della morte. Perché nel suo sangue ogni goccia dei loro sangue diventerà veleno; nel suo respiro il loro respiro diventerà fetore; nella sua carne la loro carne si trasformerà in pustole; nelle sue ossa le loro ossa diventeranno gesso; nelle sue viscere le loro viscere diverranno putrefazione; nei suoi occhi i loro occhi diventeranno incrostazioni; nei suoi orecchi le loro orecchie diventeranno fiotti di cera e così la loro morte diventerà la sua morte.
Perché solo se serviremo il Padre Celeste i nostri debiti di sette anni saranno pareggiati in sette giorni. Ma Satana non perdona nulla e a lui si dovrà pagare tutto per intero: occhio per occhio: dente perdente, mano per mano, piede per piede, fuoco per fuoco, piaga per piaga, vita per vita, morte per morte; perché il salario dei peccato è la morte. Non uccidete dunque e non mangiate la carne delle vostre prede innocenti per non diventare schiavi di Satana.
Quello infatti è il sentiero che conduce alla morte attraverso le sofferenze. Ma agite secondo la volontà di Dio affinché lungo la strada della vita possano servirvi i suoi angeli. Obbedite dunque alle parole di Dio (Gn 1,29 [N.d.Tj): «Ecco, vi do per cibo ogni erba che produce seme e ogni albero da frutto che produce seme. E do per cibo ogni erba verde a tutti gli animali della terra, a tutti gli uccelli dell'aria e a tutto ciò che sulla terra si muove e ha in sé il respiro della vita. E vi do per cibo anche il latte di ogni animale che vive e si muove sulla terra; come ho dato loro l'erba così do a voi il loro latte. Ma non mangerete la loro carne né il sangue che la vivifica e certamente io vi chiederò conto di quel sangue zampillante dove dimora la vostra anima, come vi chiederò conto di ogni animale ucciso e delle anime di tutti gli uomini uccisi.
Perché lo, Signore vostro e vostro Dio, sono un Dio forte e geloso che punisce l'iniquità dei padri che mi odiano sui figli, anche dopo tre o quattro generazioni; ma alle migliaia che mi amano e che rispettano i miei comandamenti lo mostrerò la mia misericordia. "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza", questo è il primo e il più grande dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Non ci sono comandamenti più grandi di questi».

E dopo queste parole rimasero tutti in silenzio tranne uno, che chiese: «Maestro, cosa devo fare se vedo una bestia feroce assalire mio fratello nella foresta? Dovrò lasciar morire mio fratello o ucciderò l'animale? Non trasgredirò la legge in entrambi i casi?».

E Gesù rispose: «Fu detto che un tempo all'uomo: Tutti gli animali che vivono sulla terra: tutti i pesci dei mare e tutti gli uccelli dei cielo sono sottoposti al tuo potere. E io aggiungo, in verità, che di tutte le creature che vivono sulla terra Dio creò a sua immagine solo l'uomo; quindi l'animale è per l'uomo e non l'uomo per l'animale. Dunque voi non trasgredirete la legge uccidendo la bestia feroce per salvare la vita di vostro fratello perché, in verità, l'uomo è più dell'animale. Ma chi uccide anche se l'animale non lo attacca, per brama assassina, o per la sua carne, per la sua pelle, per le sue zanne o senza alcun motivo, compie un'azione malvagia perché trasforma se stesso in bestia feroce; quindi anche lui farà la stessa fine delle bestie feroci».

E un altro chiese: «Mosè, il più grande d'Israele, tollerò che i nostri antenati mangiassero la carne di animali puri e proibì solo la carne di animali impuri. Perché tu ora ci vieti la carne di tutti gli animali? Qual è dunque la legge che procede da Dio, quella di Mosè o la tua?».

E Gesù rispose: «Per mezzo di Mosè Dio dettò ai vostri avi dieci comandamenti. Ma i vostri avi dissero: Muesti comandamenti sono troppo duri", e non riuscirono a rispettarli. E Mosè, vedendo ciò, ebbe compassione dei suo popolo e non volle lasciarlo morire, così dette loro dieci volte dieci comandamenti meno duri affinché essi potessero rispettarli.
Ma io vi dico, in verità, che se i vostri avi fossero stati capaci di rispettare i dieci comandamenti di Dio, allora Mosè non avrebbe avuto bisogno di aggiungervi i suoi dieci volte dieci comandamenti. Perché chi ha piedi forti come le montagne di Sion non ha bisogno di grucce, machi ha le gambe che vacillano va più lontano con le grucce che senza. Allora Mosè disse al Signore: Al mio cuore è triste perché il mio popolo si perderà: infatti manca della conoscenza e non riesce a comprendere i tuoi comandamenti. Essi sono come bambini che ancora non comprendono le parole di loro padre. Signore, permettimi di dar loro altre leggi affinché non periscano.
Se essi non possono essere con te non permettere che siano contro di te; per ora fa in modo che possano solo sorreggersi poi, quando saranno maturi per le tue parole, rivelerai foro le tue leggi». Per questo Mosè ruppe le due tavole di pietra dove erano scritti i dieci comandamenti e, in alternativa, dette loro dieci volte dieci comandamenti. E da questi dieci volte dieci comandamenti gli scriba e i Farisei hanno ricavato centinaia di volte dieci comandamenti: hanno caricato sulle vostre spalle pesi che neanche loro sopportano. Infatti più i comandamenti sono vicini a Dio e minore è il loro numero, più se ne allontanano e maggiore è il loro numero. Perciò le leggi degli scriba e dei Farisei sono innumerevoli; le leggi dell'uomo sono sette; quelle degli angeli tre e quella di Dio una.

«Quindi io vi insegnerò solo quelle leggi che potrete comprendere, affinché possiate diventare uomini e seguire le sette leggi dei Figlio dell'Uomo. Poi anche gli angeli sconosciuti dei Padre Celeste vi riveleranno le loro leggi, affinché il santo spirito di Dio possa discendere su di voi e guidarvi verso la sua legge».

E tutti furono meravigliati della sua saggezza egli chiesero: «Maestro continua, insegnaci tutte le leggi che possiamo apprendere».

E Gesù continuò: «Dio comandò, ai vostri avi di non uccidere, ma i loro cuori erano induriti ed essi uccisero. Allora Mosè volle fare in modo che almeno non uccidessero gli uomini e così tollerò il fatto che uccidessero animali. Ma il cuore dei vostri avi si indurì ulteriormente ed essi uccisero sia. uomini che animali. Così io vi dico: «non uccidete né uomini, né animali e neanche il cibo che entra nella vostra bocca!». Perché se mangiate cibo vivente quello stesso cibo vivificherà anche voi, ma se uccidete il vostro cibo quel cibo morto vi ucciderà.
Poi che la vita viene solo dalla vita e dalla morte viene sempre la morte. Infatti, ciò che ha ucciso il vostro cibo ucciderà anche i vostri corpi; e tutto ciò che uccide i vostri corpi ucciderà anche le vostre anime. Perché i vostri corpi diventano ciò che mangiate così come i vostri pensieri diventano il vostro spirito. Quindi non mangiate nulla che sia stato distrutto dal fuoco, dal gelo o dall'acqua; perché i cibi bruciati, congelati o marci bruceranno, congeleranno e faranno marcire anche i vostri corpi.
Non fate come il contadino sciocco che seminò semi cotti, congelati e marci; e quando venne l'autunno i suoi campi non produssero nulla e la sua miseria fu grande. Ma fate come quel contadino che seminò nel suo campo semi viventi i quali si moltiplicarono centinaia di volte. Dunque vivete solo con il fuoco della vita e non preparate i vostri, cibi con quel fuoco della morte che uccide i vostri cibi, i vostri corpi e anche le vostre anime».

«Maestro, dov'è il fuoco della vita?» chiese qualcuno.

« in voi, nel vostro corpo e nel vostro sangue».

E altri chiesero: «Dov'è il fuoco della morte?».

«Il fuoco della morte è quel fuoco che arde al di fuori di voi ed è più caldo dei vostro sangue; è quel fuoco che voi usate per cucinare i vostri cibi nelle case e nei campi. lo vi dico, in verità, che quel fuoco di morte distrugge il vostro cibo e il vostro corpo, così come il fuoco della malizia rovina i vostri pensieri e distrugge il vostro spirito. Perché il vostro corpo è ciò che mangiate e il vostro spirito è ciò che pensate. Dunque non mangiate ciò che è stato ucciso da un fuoco più forte dei fuoco della vita ma nutritevi scegliendo i vostri cibi commestibili tra i frutti degli alberi, le erbe dei campi e il latte degli animali. Infatti tutto ciò è nutrito e maturato dal fuoco della vita ed è un dono degli angeli di nostra Madre Terra. Ma non mangiate nulla di ciò a cui ha dato sapore il fuoco della morte perché ciò è di Satana».

E qualcuno, meravigliato, chiese: «Maestro, come possiamo preparare il nostro pane quotidiano senza fuoco?».


Segue II parte

Franco



“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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IL VANGELO ESSENO DELLA PACE parte II
«Lasciate che siano gli angeli di Dio a preparare il vostro pane. Bagnate il vostro grano affinché possa penetrarvi l'angelo dell'acqua, quindi disponetelo all'aria affinché sia abbracciato anche dall'angelo dell'aria; poi lasciatelo al gole dei mattino alla sera affinché possa discendervi anche l'angelo della luce dei sole. E la benedizione di questi tre angeli farà sbocciare in fretta nel vostro grano il germoglio della vita.
Poi macinate il vostro grano e ricavatene delle cialde sottili come fecero i vostri padri quando lasciarono l'Egitto, la dimora della schiavitù. Quindi disponete di nuovo quelle cialde al sole fin dal mattino e a mezzogiorno giratele affinché, prima dei tramonto, l'angelo dei sole possa abbracciarle anche dal lato opposto.
Perché il vostro pane deve essere preparato da quegli stessi angeli che hanno nutrito e maturato il grano nei campi. E lo stesso sole che, grazie al fuoco della vita, fece crescere e maturare il grano dovrà, con quello stesso fuoco, cucinare anche il vostro pane. Perché il fuoco dei sole dà la vita al grano, al pane e al corpo; ma il fuoco della morte uccide il grano, il pane e il corpo. E gli angeli viventi dei Dio vivente servono solo gli uomini vivi, perché Dio è il Dio della vita e non il Dio della morte».

«Dunque mangiate soltanto alla mensa di Dio: la frutta degli alberi, il grano e le erbe dei campi, il latte degli animali e il miele delle api, perché tutto il resto è di Satana e, attraverso la via dei peccati e delle malattie, conduce alla morte. Ma il cibo che mangerete alla ricca mensa di Dio rafforzerà e ringiovanirà il vostro corpo e voi non vedrete mai la malattia. Perché nell'antichità la mensa di Dio nutrì Matusalemme e vi dico, in verità, che se vivrete come visse lui il Dio vivente darà anche a voi, sulla terra, una vita lunga come la sua».

«Perché vi dico, in verità, che il Dio della vita è più ricco di tutti i ricchi della terra e la sua mensa traboccante è più ricca dei più ricchi banchetti di tutti i ricchi della terra. Dunque mangiate per tutta la vita alla tavola di nostra Madre Terra e non vi mancherà mai nulla. E quando vi nutrirete alla sua tavola mangiate sempre tutte le cose così come le trovate, non cucinatele e non mescolate una varietà con l'altra, altrimenti le vostre viscere diventeranno come pantani fumanti; e vi dico, in verità, che ciò è ripugnante agli occhi dei Signore».

« E non siate come quell'operaio ingordo che, quando era alla tavola dei suo padrone, divorava anche le porzioni degli altri. e ingurgitava ogni cosa avidamente intrugliando tutto. E vedendo ciò il suo padrone, indignato, lo scacciò dalla sua tavola. E quando tutti ebbero terminato il loro pasto egli raccolse tutti gli avanzi e chiamò l'operaio ingordo dicendogli: «Prendi questi avanzi e vai a mangiarli insieme ai porci perché il tuo posto è con loro e non alla mia tavola».

« Fate attenzione dunque a non contaminare il tempio dei vostro corpo con ogni genere di abominazione. Alla mensa di Madre Terra troverete sempre due o tre tipi di cibo, accontentatevi di quelli; non siate golosi di tutto ciò che vi circonda perché vi dico, in verità, che se voi mescolerete nel vostro corpo tutti i generi di cibo, allora in esso cesserà la pace e in voi si combatteranno guerre senza fine. E col tempo il vostro corpo sarà annientato, così come avviene per le case e i regni divisi in se stessi. Perché il Dio nostro è il Dio della pace e non sostiene mai le divisioni; dunque non attirate su di voi la collera di Dio, altrimenti sarete scacciati dalla sua mensa e sarete costretti a mangiare alla tavola di Satana dove. il vostro corpo sarà corrotto dal fuoco dei peccati, delle malattie e della morte».

«E quando vi nutrite non mangiate mai fino a sazietà; sfuggite le tentazioni di Satana e ascoltate la voce degli angeli di Dio. Perché Satana e il suo potere vi tenteranno a mangiare sempre di più ma, se vivrete dello spirito, voi resisterete ai desideri dei corpo. Infatti il vostro digiuno è sempre gradito agli occhi degli angeli di Dio. Perciò, quando sarete sazi, fate attenzione a quanto avrete mangiato e mangiate sempre un terzo in meno».

«Fate in modo che il peso dei vostro cibo quotidiano non sia inferiore a una mina' e che non superi le due mine. Allora voi non diventerete mai schiavi di Satana e delle sue malattie. E non disturbate il lavoro che gli angeli compiono nel vostro corpo mangiando spesso, perchè, in verità, chi mangia più di due volte al giorno compie in sé il lavoro di Satana. E gli angeli di Dio lasceranno presto il suo corpo e Satana se ne impadronirà.
Mangiate solo quando il sole è nel punto più alto dei cielo e mangiate di nuovo quando sarà tramontato; così voi non vedrete malattia perché ciò piace agli occhi dei Signore. E se volete che gli angeli di Dio esultino nel vostro corpo e che Satana fugga lontano da voi, allora sedete alla mensa di Dio una sola volta al giorno. E allora i vostri giorni sulla terra saranno lunghi perché ciò piace agli occhi dei Signore. Mangiate sempre quando la mensa di Dio è apparecchiata dinanzi a voi e mangiate sempre il cibo che vi trovate. Infatti vi dico, in verità, che Dio sa bene di cosa ha bisogno il nostro corpo e quando ne ha bisogno».

«Dal mese di Agosto mangiate orzo; dal mese di Settembre mangiate grano (l'erba più perfetta tra tutte quelle recanti seme); e fate in modo che il vostro pane quotidiano sia fatto di grano, affinché il Signore possa prendersi cura dei vostro corpo. Dal mese di Ottobre mangiate l'uva acerba, affinché il vostro corpo possa dimagrire e Satana possa fuggirne. Nel mese di Dicembre raccogliete l'uva affinché il suo succo ,possa servirvi da bevanda.
Nel mese di Febbraio raccogliete l'uva matura addolcita e appassita dall'angelo dei sole affinché, grazie agli angeli che dimorano in essa, i vostri corpi si irrobustiscano. A maggio e a novembre mangiate i fichi ricchi di succo e quelli che vi avanzano lasciate che li conservi per voi l'angelo dei sole; li mangerete con la polpa delle mandorle quando gli alberi non porteranno frutti. Nel mese di Aprile mangiate le erbe susseguenti alle piogge affinché il vostro sangue possa purificarsi dai vostri peccati. In quello stesso mese iniziate anche a nutrirvi dei latte dei vostri animali, perché il Signore dette l'erba dei campi a tutti gli animali che producono latte affinché, coi loro latte, essi Potessero nutrire l'uomo.
lo vi dico, in verità, che quanti mangeranno Solo alla mensa di Dio evitando tutte le abominazioni di Satana saranno felici. E non mangiate cibi impuri provenienti da terre lontane ma preferite sempre ciò che producono i vostri alberi; perché Dio sa bene cosa è necessario per voi, dove e quando. Ed egli, riguardo al cibo, fornisce il meglio a tutti i popoli di tutti i regni della terra. E non mangiate come fanno i pagani, che si ingozzano in tutta fretta contaminando il loro corpo con ogni sorta di abominazione».

«Perché il potere degli angeli di Dio entra in noi attraverso il cibo vivente che il Signore ci offre alla sua mensa regale. E quando mangiate abbiate sopra di voi l'angelo dell'aria e sotto di voi l'angelo dell'acqua.

Durante il vostro pasto respirate sempre a lungo e profondamente affinché l'angelo dell'aria possa benedire il vostro nutrimento. E masticate bene con i denti il vostro cibo affinché esso possa diventare liquido e, nel vostro corpo, l'angelo dell'acqua lo possa trasformare in sangue; mangiate lentamente, quasi come fosse una preghiera rivolta al nostro Signore; perché vi dico, in verità, che se voi mangerete in questo modo alla sua mensa, il potere di Dio entrerà in voi.
Ma Satana trasformerà in un pantano fumante quel corpo sul quale non saranno discesi gli angeli dell'aria e dell'acqua durante i pasti. E il Signore non lo accoglierà più alla sua mensa; perché la tavola di Dio è un altare e chi mangia alla mensa di Dio è in un tempio. Perché vi dico, in verità, che se il Figlio dell'Uomo rispetta i comandamenti di Dio il suo corpo diventa un tempio e il suo interno diventa un altare. Quindi non disponete nulla sull'altare di Dio quando il vostro spirito è irritato e, quando sarete nel tempio di Dio, non abbiate pensieri di collera.
Entrate nel santuario dei Signore solo dopo che avrete udito in voi il richiamo dei suoi angeli, perché tutto ciò che mangerete nella tristezza o nella rabbia o in assenza di appetito nel vostro corpo diventerà veleno. Perché il respiro di Satana contaminerà tutto ciò. Dunque disponete con gioia le vostre offerte sull'altare dei vostro corpo e allontanate tutti i cattivi pensieri quando il vostro corpo riceve il potere di Dio alla sua mensa; non sedete mai alla tavola di Dio prima che lui vi chiami con l'angelo dell'appetito».

«Gioite sempre con gli angeli di Dio quando sarete alla sua mensa regale, perché ciò rallegra il cuore dei Signore; e allora la vostra vita sulla terra sarà lunga perché sarete serviti dal più prezioso dei suoi angeli: l'angelo della gioia».

«E non dimenticate che ogni settimo giorno è santo ed è consacrato a Dio. Per sei giorni nutrite il vostro corpo con i doni di Madre Terra ma il settimo giorno santificatelo perii vostro Padre Celeste. Il settimo giorno non nutritevi di cibo terreno ma vivete solo della parola di Dio e intrattenetevi per tutto il giorno con gli angeli dei Signore nel regno dei Padre Celeste. E come lavorate per sei giorni nel regno di Madre Terra così, nel settimo giorno, fate in modo che gli angeli di Dio costruiscano nel vostro corpo il regno dei cieli. Quindi durante il settimo giorno non lasciate che il cibo, nel vostro corpo, disturbi il lavoro degli angeli. E allora Dio vi darà lunga vita sulla terra, affinché voi possiate vivere per sempre nel regno dei cieli. Perché vi dico, in verità, che se non vedrete più malattie sulla terra voi vivrete per sempre nel regno dei cieli».

«E ogni mattina Dio vi manderà l'angelo della luce dei sole per svegliarvi dal vostro sonno; dunque ubbidite al richiamo dei vostro Padre Celeste senza indugiare pigramente nel vostro letto, perché all'esterno vi attenderanno già gli angeli dell'aria e dell'acqua. E lavorate tutto il giorno con gli angeli di Madre Terra affinché possiate conoscere sempre meglio sia loro che le loro opere. Ma quando il sole sarà tramontato e il Padre Ce leste vi manderà il suo prezioso angelo dei sonno, allora riposate e passate la notte con lui.
E allora il vostro Padre Celeste vi manderà i suoi angeli sconosciuti ì quali, intrattenendosi con voi tutta la notte, vi insegneranno molte cose riguardo al regno di Dio; così come gli angeli di Madre Terra che conoscete vi istruiscono su cose che riguardano il regno di lei. Infatti vi dico, in verità, che se rispetterete i suoi comandamenti voi sarete ogni notte ospiti dei regno dei vostro Padre Celeste. E l'indomani, quando vi sveglierete, sentirete in voi il potere degli angeli sconosciuti. Il Padre Celeste vi manderà i suoi angeli sconosciuti ogni notte affinché essi possano edificare il vostro spirito, così come Madre Terra vi manda i suoi angeli ogni giorno affinché possano edificare il vostro corpo. Perché vi dico, in verità, che se di giorno li abbraccerà Madre Terra e se di notte il Padre Celeste aliterà su di loro il suo bacio, allora i «Figli degli Uomini» diventeranno «Figli di Dio».

«Dunque opponetevi giorno e notte alle tentazioni di Satana. Non vegliate di notte e non dormite di giorno se non volete che gli angeli di Dio vi abbandonino».

«Non compiacetevi dei fumo e delle bevande di Satana che tengono svegli di notte e fanno dormire di giorno perché vi dico, in verità, che tutto il fumo e le bevande di Satana sono abominazioni agli occhi dei vostro Dio».

«E non soggiacete neanche alla libidine, né di notte né di giorno, perché il libertino è come un albero la cui linfa scorre fuori dal suo tronco. E quell'albero essiccherà prima dei tempo e non darà mai frutto. Quindi non siate dissoluti se non volete che Satana inaridisca il vostro corpo e che il Signore renda sterile il vostro seme».

«Evitate anche tutto ciò che è troppo caldo e troppo freddo, perché la volontà di nostra Madre Terra è che né il freddo eccessivo né il caldo eccessivo minaccino il nostro corpo. Dunque non permettete che i vostri corpi si riscaldino o raffreddino più di quanto li riscaldano o li raffreddano gli angeli di Dio. E se voi rispetterete i comandamenti di Madre Terra, allora ogni volta che il vostro corpo sarà diventato troppo caldo lei vi manderà l'angelo della freschezza per rinfrescarvi; e ogni volta che sarà diventato troppo freddo lei vi manderà l'angelo dei calore per riscaldarvi».

«E seguite l'esempio di tutti gli angeli dei Padre Celeste e di Madre Terra che lavorano senza sosta, giorno e notte, nei regni dei cieli e della terra. Accogliete anche voi l'angelo dei lavoro, che è il più forte degli angeli di Dio, e lavorate tutti insieme nel regno di Dio. Seguite l'esempio dell'acqua che scorre, dei vento che soffia, dei sole che sorge e tramonta, degli alberi e delle piante che crescono, degli animali che corrono e saltano, della luna che cresce e decresce, delle stelle che vanno e vengono; tutto ciò si muove e compie il suo lavoro, perché tutto ciò che è vivo si muove e solo ciò che è morto è immobile.
E Dio è il Dio della vita mentre Satana è il Dio della morte. Servite dunque il Dio vivente, affinché possa sostenervi l'eterno movimento della vita e possiate sfuggire all'immobilità eterna della morte. Lavorate senza sosta per costruire il regno di Dio e per non essere scaraventati nel regno di Satana. Perché nel regno vivente di Dio abbonda la gioia eterna ma un'immutabile tristezza oscura il regno della morte di Satana. Siate dunque veri figli di Madre Terra e dei Padre Celeste per non diventare schiavi di Satana. Allora Madre Terra e il Padre Celeste vi manderanno i loro angeli per amarvi, servirvi e istruirvi. E i loro angeli scolpiranno i comandamenti di Dio nella vostra mente, nel vostro cuore e nelle vostre mani, affinché voi possiate comprenderli, sentirli e adempierli».

«E pregate ogni giorno il vostro Padre Celeste e vostra Madre Terra affinché la vostra anima diventi perfetta come è perfetto il santo spirito dei nostro Padre Celeste e affinché il vostro corpo diventi perfetto come è perfetto il corpo di nostra Madre Terra. Perché se voi comprenderete, sentirete e, adempierete i comandamenti, allora vi s ara concesso tutto ciò che chiederete pregando il Padre Celeste e Madre Terra; perché la saggezza, l'amore e il potere di Dio sono al di sopra di ogni cosa».

«Dunque pregate così il nostro Padre Celeste: "Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male; perché tuo è il regno, il potere e la gloria per l'eternità. Amen"».

«E pregate così nostra Madre Terra: Madre Nostra che sei sulla terra, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in noi come lo è in te. Come mandi i tuoi angeli ogni giorno mandali anche a noi. Rimetti a noi i nostri peccati come noi espiamo le nostre colpe contro di te. E non ci indurre in malattia ma liberaci dal male perché tuo è il corpo, la salute e la terra. Amen"».

E tutti pregarono il Padre Celeste e Madre Terra insieme a Gesù.

Poi Gesù continuò: «Così come il vostro corpo è stato rigenerato dagli angeli di Madre Terra, possa anche il vostro spirito essere rigenerato dallo spirito dei Padre Celeste; e possiate diventare veri figli di vostra Madre e di vostro Padre e veri Fratelli dei Figli degli Uomini.
Finora voi siete stati in guerra contro vostro Padre, contro vostra Madre e contro i vostri Fratelli; avete servito Satana. Ma da oggi in poi state in pace con il vostro Padre Celeste, con vostra Madre Terra e coni vostri Fratelli Figli degli Uomini; lottate solo contro Satana, affinché egli non vi derubi della vostra pace. lo offro la pace di Madre Terra al vostro corpo e la pace dei Padre celeste al vostro spirito; e che regni la loro pace tra i Figli degli Uomini».

«Vengano a me quanti sono stanchi e soffrono tra i conflitti e le afflizioni, perché la mia pace darà loro forza e conforto, la mia pace infatti trabocca di gioia! Perciò io vi saluterò sempre dicendo "la pace sia con voi" e allora anche voi salutatevi l'un l'altro in questo modo, affinché sul vostro corpo possa discendere la pace di nostra Madre Terra e sul vostro spirito possa discendere la pace dei nostro Padre Celeste.
E in questo modo troverete la pace anche tra di voi, perché, il regno di Dio sarà dentro di voi. E ora tornate presso quei vostri fratelli contro i quali eravate in guerra e offrite anche a loro la vostra pace. Perché quanti lottano per la pace saranno felici; infatti troveranno la pace di Dio. Andate dunque e non peccate più; e offrite a tutti la vostra pace, come io vi ho offerto la mia; perché la mia pace è la pace di Dio; "la pace sia con voi"».

E Gesù si allontanò.

E su di loro discese la sua pace; ed essi tornarono tra i figli degli Uomini con l'angelo dell'amore nel loro cuore, con la saggezza della legge nella loro mente e con il potere della rinascita nelle loro mani; e portarono la luce della pace a quanti lottavano nelle tenebre. E allontanandosi si salutarono l'un l'altro:

«LA PACE SIA CON TE»

Fine del vangelo Esseno

Franco


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I Fratellastri di Gesù
Anche questo racconto, ci ripropone al pari del Proto-Vangelo di Giacomo la storia di Giuseppe, come egli ebbe dei figli quattro maschi e due femmine dalla prima moglie, e che risultò abbastanza anziano quanto prese Maria in sposa.

Comprendo bene che il racconto è un pò lungo ma vale la pena leggerlo, poiché è vero che certi racconti sono definiti Apocrifi in quanto non pertinenti per la salvezza dell'uomo, a volte con contenuti mitici o fiabeschi, ma ciò non toglie che alcuni possano avere delle informazioni storiche, offrendoci uno spaccato dell'epoca.
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STORIA DI GIUSEPPE FALEGNAME
RECENSIONE ARABO-LATINA, CODICE H

Nel nome di Dio uno nella sua essenza e trino nelle sue persone.
Storia della morte del nostro padre, il santo vecchio Giuseppe falegname *.
Le sue benedizioni e le sue preghiere custodiscano noi tutti, fratelli. Amen.

Tutta la sua vita fu di centoundici anni, e il suo trapasso da questo mondo ebbe luogo il giorno ventisei del mese di abib, corrispondente al mese di ab (agosto). La sua preghiera ci custodisca. Amen. Fu lo stesso nostro Signore Gesù Cristo che riferì questa storia ai suoi santi discepoli sul monte degli Ulivi, il suo travaglio e la fine dei suoi giorni. I santi apostoli conservarono queste parole, le misero per scritto e le lasciarono nella biblioteca di Gerusalemme. La loro preghiera ci custodisca. Amen.

[1, 1] Dal matrimonio agli anni centoundici. Avvenne un giorno che mentre il Dio salvatore e maestro, il salvatore nostro Gesù Cristo, sedeva assieme ai suoi discepoli radunati tutti sul monte degli Ulivi, dicesse loro: "Fratelli, amici miei, figli del Padre che vi ha scelto fra tutti gli uomini. Sapete che spesso vi ho riferito come é necessario ch'io sia crocefisso e muoia per la salvezza di Adamo e della sua posterità, e che poi risorga da morte. Vi affiderò la dottrina del santo vangelo (che a voi già prima avevo)
annunziato, affinché lo predichiate in tutto il mondo. Vi rivestirò di forza dall'alto (Lc 24, 49), e vi riempirò di Spirito santo.
[2] Annunzierete a tutti i popoli la penitenza e la remissione dei peccati. Se un uomo, infatti, trova un unico bicchiere d'acqua per il secolo futuro, esso é molto più prezioso e più grande di tutte le ricchezze di questo mondo. E lo spazio occupato da un solo piede nella casa di mio Padre (Gv 14, 2), é più grande e più eccelso di tutte le ricchezze della terra. Una sola ora nella lieta dimora delle persone pie, é più felice e più preziosa di mille anni tra i peccatori: e infatti non cesserà il loro pianto e la loro lamentazione, non finiranno le loro lacrime, né essi avranno mai, in alcun tempo, sollievo e quiete. Ed ora, mie membra onorabili, andate a predicare a tutte le genti, annunziate e dite loro: certo, il Salvatore indaga la sua eredità, ed é amministratore di giustizia.
[3] Essi, gli angeli, annienteranno i nemici e combatteranno per essi nel giorno della lotta. Egli, Dio, esaminerà ogni parola oziosa e ingiusta detta dagli uomini che dovranno renderne conto. Come, infatti, nessuno é esente da morte, così nel giorno del giudizio saranno rese manifeste le opere di ognuno, tanto le buone quanto le cattive.

[4] Annunziate anche le parole ch'io dissi oggi: colui che é forte non si vanti della sua forza e il ricco non si vanti della sua ricchezza, colui che vuole vantarsi si vanti nel Signore (1 Cor 1, 31).

[2, 1] Vi fu un uomo di nome Giuseppe, nato da una stirpe di Betlemme, città di Giuda, e dalla stirpe del re David. Ben formato negli insegnamenti e nelle dottrine, fu fatto sacerdote nel tempio del Signore. Eccelleva inoltre nel mestiere di falegname e, come é d'uso per tutti gli uomini, prese moglie. Generò anche figli e figlie: quattro figli e due figlie. Questi sono i loro nomi: Giuda, Giusto, Giacomo, Simeone; le due figlie si chiamavano Assia e Lidia.
[2] Un giorno, la moglie del giusto Giuseppe (Mt 1, 19), dopo essere sempre stata preoccupata della gloria divina in tutte le sue azioni, morì. Ma quest'uomo giusto, Giuseppe, mio padre secondo la carne e sposo di Maria, mia madre, se ne andò con i suoi figli ad esercitare la sua professione, cioé il mestiere di falegname.

[3, 1] Quando Giuseppe, il giusto, restò vedovo, la mia santa, benedetta e pura madre, Maria, aveva già compiuto dodici anni. I suoi genitori l'avevano portata nel tempio all'età di tre anni, e restò nel tempio per nove anni. Quando i sacerdoti videro che la vergine santa e timorata del Signore diventava adulta, si accordarono, dicendo: "Cerchiamo un uomo giusto e pio al quale affidare Maria fino al tempo delle nozze. Affinché, seguitando a restare nel tempio, non le accada quanto suole capitare alle donne e, a causa di ciò, noi pecchiamo suscitando in tal modo l'ira di Dio".

[4, 1] Inviarono quindi, subito dopo, dei messi per convocare dodici vecchi della tribù di Giuda. Scrissero i nomi delle dodici tribù d'Israele. La sorte cadde sul pio vecchio Giuseppe, il giusto.
[2] I sacerdoti dissero allora alla mia benedetta madre: "Va' con Giuseppe e resta con lui fino al tempo delle nozze". Quindi il giusto Giuseppe prese mia madre e la condusse a casa sua. Qui Maria trovò Giacomo, il Minore, che nella casa di suo padre aveva l'animo spezzato ed era triste per la mancanza della madre, e lo allevò: di qui l'appellativo di madre di Giacomo (Mt 27, 56). Lasciatala a casa, Giuseppe se ne andò all'officina dove esercitava il mestiere di falegname.

[3] Su Maria. Passati due anni da quando la santa vergine era entrata in casa sua, e compreso il periodo trascorso prima, giunse al suo quattordicesimo anno di età.

[5, 1] Io l'ho amata in un modo alquanto singolare con un movimento di volontà, con il beneplacito di mio Padre e il consiglio dello Spirito santo, e mi incarnai in lei, con un mistero che supera la capacità della ragione creata.
[2] Ma, passati tre mesi dalla concezione, l'uomo giusto, Giuseppe, fece ritorno dal luogo in cui esercitava il suo mestiere, e visto che la mia madre vergine era incinta, fu sconvolto e pensò di mandarla via di nascosto (Mt 1, 19). Dal timore, dalla tristezza e dall'angustia del cuore, in quel giorno non gli riuscì neppure di mangiare e bere.

[6, 1] Verso il mezzogiorno gli apparve, in sogno, il principe degli angeli, san Gabriele; munito di un ordine di mio Padre, gli disse: "Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere Maria in tua sposa. Ha concepito infatti da Spirito santo e partorirà un figlio che sarà chiamato Gesù (Mt 1, 20).

[2] Questi é colui che governerà, con scettro di ferro, tutte le genti" (Ap 12, 5). Ciò detto, l'angelo se ne andò. Giuseppe si levò dal sonno, e fece come gli aveva detto l'angelo del Signore (Mt 1, 24). E Maria restò presso di lui.

[7, 1] Passato alcun tempo, uscì un ordine di Augusto Cesare e re affinché fosse recensito tutto l'orbe abitato, ognuno nella sua città (Lc 2, 1). Partì dunque il vecchio giusto Giuseppe, prese con sé Maria vergine, e andarono a Betlemme, poiché era prossimo il suo parto. Giuseppe scrisse il suo nome nell'elenco: Giuseppe infatti, la cui sposa era Maria, era figlio di David, della tribù di Giuda.
[2] E Maria, mia madre, mi partorì a Betlemme, in una grotta vicina al sepolcro di Rachele, moglie del patriarca Giacobbe, madre di Giuseppe e di Beniamino.

[8, 1] Satana però andò a riferire questo a Erode il Grande, padre di Archelao. Questo appunto é quell'Erode che ordinò l'amputazione della testa di Giovanni, mio amico e parente. Mi ricercò quindi con diligenza pensando che il mio regno fosse di questo mondo. Ma della cosa fu avvertito in sogno il vecchio e pio Giuseppe.

[2] Levatosi, prese dunque Maria, mia madre (Mt 2, 21), e me che riposavo sul suo petto: si offrì come compagna di viaggio anche Salome. Partito da casa, riparò in Egitto ove rimase per lo spazio di due anni completi, fino a quando non passò l'invidia di Erode.
[9, 1] Erode morì d'un genere pessimo di morte scontando la pena del sangue dei bambini tolti di mezzo iniquamente, mentre essi non avevano peccato alcuno. Morto il tiranno, questo empio Erode, i genitori, con Gesù, ritornarono nella terra d'Israele e abitarono in una città della Galilea detta Nazaret (Mt 2, 23).

[2] Ripreso il suo mestiere di falegname, con il lavoro delle sue mani provvedeva il sostentamento. In conformità di quanto Mosé aveva una volta ordinato per mezzo di una legge, egli infatti non ha mai cercato di vivere sul lavoro degli altri.

[10, 1] Passando gli anni, la sua vecchiaia avanzava sempre di più. Ma non soffriva di alcuna infermità corporale, non vacillò la sua vista, né perdette alcun dente la sua bocca; in tutta la sua vita, ebbe sempre la mente lucida.
[2] Nei suoi affari ebbe sempre un vigore giovanile, come quello d'un fanciullo, le sue membra furono sempre integre e libere da ogni dolore. Tutta la sua vita di cento e undici anni: una vecchiaia quindi avanzatissima.

[11, 1] Gesù in famiglia. Giusto e Simeone, i due figli più vecchi di Giuseppe, si sposarono e andarono ad abitare a casa loro Anche le due figlie si sposarono e si ritirarono a casa loro. Nella casa di Giuseppe restavano Giuda e Giacomo il Minore, nonché mia madre, vergine. Io poi rimasi con loro, proprio come se fossi uno dei suoi figli.

[2] Passai senza colpa tutta la mia vita. Chiamai Maria, mia madre, e Giuseppe, mio padre, e in tutto mi comportai sempre verso di loro secondo il costume; né mai sono stato recalcitrante verso di loro, ma ho sempre obbedito loro, come sogliono fare tutti gli altri uomini prodotti dalla terra. Mai ho suscitato la loro ira, né opposto loro alcuna parola o una risposta un po' dura. Al contrario, é con un amore immenso che li ho seguiti, come la pupilla degli occhi.

[12, 1] Tristezza di fronte alla morte. Avvenne così che si avvicinò il giorno della morte di quel pio e giusto Giuseppe e la sua dipartita da questo mondo, come é per tutti gli altri uomini che sono nati su questa terra. Approssimandosi la fine del suo corpo, l'angelo del Signore gli comunicò l'imminenza dell'ora della morte.
[2] Fu dunque invaso da paura e ingente turbamento. Alzatosi, andò a Gerusalemme, entrò nel tempio del Signore e si sciolse in preghiere nel santuario. Disse:
[13, 1] ''O Dio, autore di ogni consolazione (2 Cor 1, 3), Dio di ogni misericordia e Signore di tutto il genere umano, Dio della mia anima, del mio spirito e del mio corpo. Supplichevole, io ti venero, o Signore e Dio mio: se ormai sono terminati i miei giorni ed é giunto il momento nel quale debbo uscire da questo mondo, inviami, te ne prego, il grande Michele principe dei tuoi angeli santi, e resti con me affinché la mia povera anima esca senza difficoltà, senza paura e senza impazienza da questo corpo travagliato.

[2] Una grande paura e una veemente tristezza si impadronisce infatti dei corpi nel giorno della loro morte, sia che si tratti di un maschio che di una femmina, di un animale domestico o di una bestia selvatica, di un essere che cammina sulla terra o vola nell'aria: in conclusione, grande é la paura e immenso lo sfinimento che attanaglia le anime quando escono dai loro corpi e ciò vale per tutte le creature che sono sotto il cielo e hanno in se stesse uno spirito vitale (Gn 6, 17), tutte sono scosse da paura.

[3] Or dunque, o Signore e Dio mio, sia presente con il suo aiuto alla mia anima e al mio corpo il tuo angelo santo fino a quando si saranno separati. N‚ sia allontanata da me la faccia dell'angelo che mi é stato dato come custode dal giorno della mia formazione, mi sia invece compagno di viaggio fino a quando mi condurrà fino a te: il suo volto mi sia sereno e ilare, e mi accompagni in pace.

[4] Non permettere invece che, fino a quando io sarò giunto felicemente a te - sulla strada che avrò da percorrere - mi si avvicinino demoni dall'aspetto spaventoso. Non permettere che i portieri impediscano all'anima mia l'ingresso in paradiso. Scoprendo i miei delitti, non espormi alla vergogna davanti al tuo terribile tribunale. Non mi assalgano i leoni. I flutti del mare di fuoco (Dn 7, 10) - che ogni anima deve attraversare - non sommergano l'anima mia prima che sia giunta a contemplare la gloria della tua divinità.
O Dio, giudice giustissimo (2 Tm 4, 8), tu che giudicherai i mortali con giustizia e equità (Sal 97, 9), e darai a ognuno secondo le sue opere, o Signore e Dio mio, stammi vicino con la tua misericordia, e illumina la mia vita affinché io giunga a te: tu sei, infatti, la sorgente ripiena di ogni bene e di gloria in eterno. Amen".
[14, 1] Sul letto di morte. Ritornato a casa sua, a Nazaret, cadde malato e si mise a letto. Era giunto per lui il tempo di morire, come é destino di tutti gli uomini. Era gravemente malato come mai lo era stato dal giorno della sua nascita. Ed é certamente così che a Cristo piacque disporre le cose del giusto Giuseppe.

[2] Visse quarant'anni prima del matrimonio; la moglie rimase sotto la sua tutela per quarantanove anni e dopo morì. Un anno dopo la morte di sua moglie, dai sacerdoti fu affidata a Giuseppe mia madre, la beata Maria, affinché la custodisse fino al tempo delle nozze. Senza compiere alcuna cosa degna di nota, ella passò due anni in casa di lui; ma nel terzo anno della sua permanenza in casa di Giuseppe, cioé nel suo quattordicesimo anno di età, costituendo con me un'unica essenza, ha partorito me sulla terra, con un mistero che nessuna creatura può indagare e comprendere, se non io, mio Padre e lo Spirito santo.

[15, 1] L'età, dunque, di mio padre, quel vecchio giusto, fu complessivamente di centoundici anni, così avendo deliberato il Padre mio celeste. Il giorno poi in cui l'anima abbandonò il suo corpo era il giorno ventisei del mese di abib. L'oro iniziò a perdere il suo magnifico splendore e l'argento a essere sciupato dall'uso: mi riferisco alla sua conoscenza e al suo intelletto.
[2] Cibo e bevanda gli davano fastidio, aveva perso la sua perizia di falegname e non ne aveva più cognizione alcuna. Avvenne che alla prima luce del ventiseiesimo giorno di abib, l'anima del giusto vecchio Giuseppe coricato sul suo letto principiò ad agitarsi. Aprì la sua bocca con sospiri, batté le mani l'una contro l'altra, ed esclamò a voce alta così:
[16, 1] "Guai al giorno in cui sono nato in questo mondo. Guai all'utero che mi portò. Guai alle viscere che mi accolsero. Guai alle mammelle che mi allattarono. Guai ai piedi sui quali me ne sono stato seduto tranquillo. Guai alle mani che mi portarono e mi educarono fino a quando divenni adolescente.
[2] Sono stato infatti concepito nell'iniquità e mia madre mi ha desiderato nei peccati.
Guai alla mia lingua e alle mie labbra che hanno proferito e detto cose vane, calunnie, menzogne, ignoranza, irrisioni, finzioni, astuzie e ipocrisie. Guai ai miei occhi che guardarono scandali. Guai alle mie orecchie che si dilettavano all'udire discorsi pieni di calunnie.
[3] Guai alle mie mani che rapirono quanto non era di loro proprietà. Guai al mio ventre e al mio intestino che desiderarono cibi proibiti. Guai alla mia gola che, come un fuoco, consumava tutto quanto incontrava. Guai ai miei piedi che spesso percorsero strade non gradite a Dio. Guai al mio corpo e guai all'anima mia triste, già contraria a Dio, suo creatore.

[4] Che farò quando giungerò al luogo nel quale dovrò stare davanti al giudice giustissimo, ed egli mi rimprovererà a causa delle azioni da me accumulate nella mia gioventù? Guai a ogni uomo che muore nei suoi peccati. Ecco che grava su di me quella stessa ora terribile sperimentata da mio padre Giacobbe, allorché la sua anima se ne volò via dal corpo.

[5] Oh, quanto sono miserabile oggi e quanto sono degno di commiserazione! Ma, Dio solo é il padrone dell'anima e del corpo, ed egli si comporta con essi come meglio gli piace".
[17, 1] Tali furono le parole pronunciate da Giuseppe, quel vecchio giusto. Entrando da lui, io vidi la sua anima terribilmente agitata: si trovava, infatti, in grande angustia. Gli dissi: "Salve, padre mio Giuseppe, uomo giusto, come stai?". Egli mi rispose: "Mille volte salve, figlio mio diletto.

[2] Ormai il dolore e la paura della morte mi hanno assalito, ma appena sentì la tua voce, l'anima mia si é sollevata. O Gesù nazareno, Gesù mio consolatore, Gesù liberatore della mia anima. Gesù mio protettore. Gesù, nome soavissimo sulla mia bocca e su quella di tutti coloro che lo amano. Occhio che vedi e orecchio che ascolti, esaudiscimi.

[3] Io, tuo servo, oggi ti venero umilissimamente e verso le mie lacrime davanti a te. Tu sei veramente il mio Dio, tu sei il mio Signore. Come spessissimo mi ha riferito l'angelo, specie il giorno in cui il mio animo oscillava tra pensieri cattivi verso la pura e benedetta Maria in stato di gravidanza, ch'io pensavo di dimettere segretamente (Mt 1, 19). [4] Mentre io riflettevo su questo evento, mi diede pace l'apparizione di un angelo del Signore con l'annunzio di un meraviglioso mistero, dicendo: Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere Maria in tua sposa, non rattristarti, non proferire parole indecorose a proposito del suo concepimento: é infatti incinta dallo Spirito santo e partorirà un figlio il cui nome sarà Gesù.

[5] Non volermene, o Signore, a causa di tutto ciò: io ignoravo il mistero della tua nascita. Mi sovvengo pure, mio Signore, del giorno in cui, a causa di un morso di serpente, quel fanciullo stava per morire. I vicini ti volevano consegnare a Erode, affermando che eri stato tu a ucciderlo; ma tu lo hai restituito loro risuscitandolo dai morti: avvicinatomi, presi la tua mano dicendo: figlio mio, sta in guardia. Tu però mi rispondesti: non sei tu forse mio padre secondo la carne? Ti insegnerò chi sono io.
[6] Ed ora, Signore e Dio mio, non ti adirare e non condannarmi a causa di quell'ora. Io sono tuo servo e figlio della tua serva. Tu invece sei il mio Signore, Dio mio e salvatore, e certissimamente figlio di Dio".

[18, 1] Dopo aver detto ciò, il mio padre Giuseppe non pot‚ più piangere. Mi accorsi che la morte già lo sovrastava. Mia madre, vergine illibata, s'alzò allora e avvicinatasi a me disse: "Mio diletto figlio, a momenti muore questo pio vecchio Giuseppe". Io risposi: "Madre mia amatissima, su tutte le creature che nascono in questo mondo grava la stessa necessità di morire. La morte, infatti, ha diritto su tutto il genere umano. Anche per te, o vergine madre mia, come per gli altri mortali, c'é da aspettarsi la stessa uscita dalla vita.
[2] Tuttavia la tua morte, come anche la morte di questo giusto, non é morte, ma perenne vita in eterno. Anzi, anche per me vi é la necessità di morire per quanto concerne il corpo preso da te. Ora, alzati, o mia venerabile madre, va' e entra dal vecchio benedetto Giuseppe, e vedi che cosa avviene del suo corpo mentre l'anima sale in cielo".

[19, 1] Maria e Gesù al capezzale di Giuseppe. Maria dunque, la mia madre pura, entrò nel locale ove si trovava Giuseppe. Io mi posi a sedere ai suoi piedi, e lo guardavo. I segni della morte erano già apparsi sul suo volto. Ma quel vecchio benedetto, alzata la testa, fissava gli occhi sul mio volto; ma attanagliato dal dolore della morte, non aveva più forza di parlarmi, e emetteva molti sospiri. [2] Io tenni le sue mani per tutto lo spazio di un'ora: ed egli voltando la faccia verso di me, mi indicava di non abbandonarlo. Gli posi poi la mano sul petto e compresi che la sua anima era già vicina alla preparazione della partenza dal suo abitacolo.

[20, 1] Visto ch'io toccavo il suo corpo, anche mia madre vergine gli toccò i piedi. Sentendoli smorti e privi di calore, mi disse: "Mio amato figlio, ormai i suoi piedi iniziano a raffreddarsi e imitano il biancore della neve". Chiamati dunque i suoi figli e figlie, disse loro: "Venite tutti e appressatevi al vostro padre. Certamente egli é giunto ormai agli estremi".
[2] La figlia Assia disse: "Guai a me, fratelli miei, egli é morto della stessa malattia della mia amata madre". Gridava e lacrimava accompagnata dal pianto degli altri figli di Giuseppe. Io, poi, e Maria, mia madre, piangemmo con essi.

[21, 1] Rivolti gli occhi a meridione, vidi venire la morte con tutta la gehenna, stretta dal suo esercito e dai suoi satelliti: i loro abiti, il loro volto e le loro sacche sprizzavano fuoco. Mio padre Giuseppe, visto che tutto questo era diretto a lui, si sciolse in lacrime e allo stesso tempo emise un gemito straordinario. All'udire questa veemenza di sospiri, scacciai la morte e tutto l'esercito dei suoi accompagnatori. Invocai poi il mio buon Padre, dicendo:
[22, 1] ''O Padre di ogni clemenza, occhio che vedi e orecchio che ascolti, esaudisci la supplica e le mie preghiere per il vecchio Giuseppe, e manda Michele, principe dei tuoi angeli, e Gabriele, annunziatore di luce, e tutto lo splendore dei tuoi angeli: tutta la loro schiera scorti l'anima del mio padre Giuseppe fino a quando sia giunta a te.

[2] Questa é l'ora in cui mio padre ha bisogno di misericordia".
Vi assicuro che tutti i santi, anzi tutti gli uomini che nascono al mondo, siano essi giusti o perversi, devono necessariamente gustare la morte.
[23, 1] Giunsero allora Michele e Gabriele presso l'anima di mio padre Giuseppe, la presero e avvolsero in uno splendente involucro. Affidò così lo spirito nelle mani del mio Padre buono, ed egli gli diede la pace. Nessuno dei figli s'era ancora accorto ch'egli si era addormentato. [2] Ma gli angeli custodirono la sua anima dai demoni delle tenebre che erano sulla via, e lodarono Dio fino a quando l'accompagnarono alla dimora dei giusti.

[24, 1] Il suo corpo restò prostrato ed esangue. Tolta perciò la mano dai suoi occhi, li ho composti e ho chiuso la sua bocca; dissi poi alla vergine Maria: "O madre mia, dov'é il suo mestiere, quello che egli ha esercitato per tutto il tempo vissuto in questo mondo? Esso é scomparso, ed é come se non fosse mai esistito". I suoi figli, udite queste parole dette da me a mia madre vergine pura, capirono ch'egli era spirato e, lacrimando, iniziarono a gridare. [2] Io dissi loro: "Sì, la morte del vostro padre non é morte, ma vita sempiterna. E' stato, infatti, liberato dalle tribolazioni di questo mondo, e passò alla pace perpetua che dura in eterno". Udito ciò, si strapparono le vesti piangendo.

[25, 1] Gli abitanti di Nazaret e quelli della Galilea, venuti a conoscenza del loro pianto, andarono da essi e piansero dall'ora terza fino all'ora nona. All'ora nona andarono tutti insieme alla camera di Giuseppe. Di unguenti sceltissimi riempirono il suo corpo e lo portarono via. [2] Io pregavo mio Padre con la preghiera dei celesti: é quella stessa ch'io scrissi prima di venire portato dall'utero della mia madre vergine; appena l'ebbi terminata e pronunziai l'amen, giunse un'ingente moltitudine di angeli; a due di loro ordinai di stendere la loro bianca veste e di avvolgervi il corpo del vecchio benedetto Giuseppe.

[26, 1] Rivolta la parola a Giuseppe, dissi: "Su di te non regnerà né l'odore della morte né la sua corruzione, dal tuo corpo non uscirà mai un verme. Non un solo membro sarà spezzato, non un solo capello sarà mutato sul tuo capo, nulla del tuo corpo perirà, o padre mio Giuseppe, ma resterà integro e incorrotto fino al convito dei mille anni. [2] Ogni mortale che nel giorno del tuo anniversario avrà cura della oblazione sarà da me benedetto e ricompensato nell'assemblea dei vergini.

Chiunque, nel giorno della tua memoria e nel tuo nome, avrà dato cibo ai miseri, ai poveri, alle vedove e agli orfani faticando con le sue mani, per tutti i giorni della sua vita non sarà privo di beni.
[3] Chiunque, in tuo nome, avrà dato da bere un bicchiere d'acqua o di vino a una vedova oppure a un orfano, io lo affiderò a te affinché tu faccia ingresso con lui nel banchetto dei mille anni.
Ogni uomo che nel giorno della tua commemorazione avrà cura di fare oblazione, sarà da me benedetto e avrà una rimunerazione nella chiesa dei vergini: gli renderò il trenta, il sessanta e il cento per uno.
[4] Chiunque avrà scritto la storia della tua vita, il tuo travaglio e il tuo transito da questo mondo, nonché il presente discorso da me pronunziato, durante la sua vita presente io l'affiderò alla tua tutela; e quando la sua anima si separerà dal suo corpo, quando sarà giunta per lui l'ora di abbandonare questo mondo, io brucerò il libro dei suoi delitti e nel giorno del giudizio non lo tormenterò con alcun supplizio: passerà il mare di fuoco, senza alcuna molestia e senza alcun dolore lo attraverserà (Ap 20, 12-15).

[5] Al povero, che non può fare alcuna delle cose sopra menzionate, é necessario che qualora gli nasca un figlio gli dia il nome Giuseppe. Così in quella famiglia non vi sarà mai in eterno miseria né morte improvvisa".

[27, 1] Si radunarono allora i patrizi della città nel luogo ove era stato posto il corpo del benedetto vecchio Giuseppe, portando seco le lenzuola, volendolo avvolgere come gli Ebrei sogliono comporre i cadaveri. Ma trovarono che la sua sindone era così aderente al suo corpo che, nonostante i tentativi di toglierla, la si trovò immobile e indissolubile come ferro; in quella sindone non riuscirono neppure a trovare un lembo: il che destò in essi uno stupore grande. Finalmente lo portarono al luogo ove era una grotta e aprirono la porta per sistemare il suo corpo ove erano i corpi dei suoi padri. [2] Mi venne allora in mente il giorno in cui andò con me in Egitto e i grandissimi disagi sostenuti per causa mia: perciò piansi per lungo tempo la sua morte e, chinatomi sul suo corpo, dissi:
[28, 1] Ineluttabilità della morte. O morte che rendi caduca ogni scienza e susciti così tante lacrime e grida! Certo é mio Padre che ti ha concesso questo potere. Gli uomini, infatti, muoiono a causa della trasgressione di Adamo e di sua moglie Eva, e la morte non ha pietà di nessuno. Ma non avviene nulla ad alcuno, né é arrecata alcuna cosa, senza l'ordine del Padre mio. [2] Hanno, certo, vissuto degli uomini che prolungarono la vita fino a novecento anni, ma poi morirono. Anzi, sebbene qualcuno di loro abbia vissuto più a lungo, dovette pur sempre soccombere al fato e nessuno di loro disse mai: io non gustai la morte. Il Signore, infatti, infligge la stessa pena una sola volta, quando piace a mio Padre di mandarla all'uomo. Nella stessa ora in cui essa si vede giungere l'ordine dal cielo (la morte) dice: uscirò contro quel tale suscitando una grande costernazione.
[3] Immediatamente si scatena un movimento impetuoso, la morte lo domina e agisce con lui a suo arbitrio. Ma siccome Adamo non ha compiuto la volontà di mio Padre, bensì ne ha trasgredito l'ordine, mio Padre si é adirato contro di lui e l'ha destinato alla morte: é per tale motivo che la morte é entrata nel mondo. Se invece Adamo avesse osservato l'ordine di mio Padre, non gli sarebbe mai sopraggiunta la morte.

[4] Ritenete voi ch'io possa chiedere al mio Padre buono di mandare un carro di fuoco a prendere il corpo di mio padre Giuseppe per trasferirlo nel luogo della pace, affinché dimori con gli esseri spirituali? Questa calamità é giunta a causa della prevaricazione di Adamo e con essa la violenza della morte in tutto il genere umano. Questa la causa per cui é necessario ch'io muoia secondo la carne, nell'adempimento del mio compito per gli uomini che io creai, affinché ottengano la misericordia.
[29, 1] Così parlando, abbracciavo il corpo di mio padre Giuseppe e piangevo su di lui: gli altri aprirono allora la porta del sepolcro e disposero in esso il suo corpo vicino a quello di suo padre Giacobbe.
Quando si addormentò aveva compiuto centoundici anni. Non gli aveva mai fatto male un dente, mai fu indebolita la forza dei suoi occhi, né incurvata la sua persona, né diminuite le sue forze; esercitò il suo mestiere di falegname fino all'ultimo giorno della sua vita. Questo giorno era il ventisei del mese di abib".

[30, 1] Noi apostoli, udito ciò dal nostro Salvatore, ci alzammo gioiosi, ci prostrammo davanti a lui per rendergli gli onori, e gli abbiamo detto: "Salvatore nostro, offrici la tua grazia; abbiamo invero ascoltato un sermone di vita. Ma desta la nostra meraviglia, Salvatore nostro, il destino di Enoc e di Elia: il fatto cioé che essi non siano stati soggetti alla morte. Già da ora abitano nella dimora dei giusti senza che i loro corpi abbiano visto la corruzione. [2] Mentre quel vecchio Giuseppe, falegname, era ben tuo padre secondo la carne. Hai ordinato che andando in tutto il mondo predichiamo il santo vangelo e ci hai detto: "Annunziate loro anche la morte di mio padre Giuseppe, e celebrate con solennità il giorno festivo sacro al suo anniversario. Chiunque poi avrà detratto qualcosa da questo sermone, o avrà aggiunto qualcosa, costui pecca".
[3] Desta ancora la nostra meraviglia che dal giorno in cui sei nato a Betlemme Giuseppe ti abbia chiamato suo figlio secondo la carne (Rm 1, 3). Perché dunque tu non l'hai reso immortale come loro? Eppure tu dici ch'egli é stato giusto ed eletto".

[31, 1] Il nostro Salvatore rispose, dicendo: "La profezia di mio Padre, già si é avverata su di Adamo a causa della sua disobbedienza, e tutte le cose sono disposte secondo il volere e la volontà di mio Padre. Se l'uomo abbandona l'ordinamento di Dio e segue le opere del diavolo commettendo il peccato, la sua età é allungata: viene conservato in vita affinché resti la possibilità che faccia penitenza e consideri che si sta dando nelle mani della morte. [2] Se invece uno é intento alle opere buone, avrà egli pure un prolungamento di vita (da Dio) affinché, crescendo la fama della sua vecchiaia, gli uomini giusti lo imitino. Ma quando vedete un uomo dall'animo gretto incline all'ira, i giorni di costui sono di certo accorciati: sono quelli che vengono tolti nel fiore dell'età. Ogni profezia pronunziata da mio Padre sui figli degli uomini, a proposito di qualsiasi cosa, deve compiersi.

[3] Per quanto riguarda Enoc ed Elia, il fatto cioé che ancor oggi siano vivi mantenendo gli stessi corpi con i quali sono nati, mentre mio padre Giuseppe l'ha lasciato, é certo che per quanto l'uomo viva nel mondo molte miriadi di anni, sarà un giorno costretto a cambiare la vita con la morte. [4] Vi assicuro, o fratelli miei, che alla fine dei tempi necessariamente essi (Enoc e Elia) ritorneranno nel mondo e moriranno: ciò avverrà nel giorno del cambiamento, del terrore, dell'angustia e dell'afflizione. L'anticristo ucciderà infatti quattro corpi e verserà il loro sangue come acqua, per la vergogna alla quale lo esporranno e per l'ignominia con cui, scoperta la sua empietà, i vivi lo additeranno".
[32, 1] Noi esclamammo: "O Signore nostro, Dio e Salvatore nostro, chi sono quei quattro di cui hai parlato dicendo che l'anticristo li toglierà di mezzo per il loro biasimo?". Il Salvatore rispose: "Essi sono Enoc, Elia, Schila e Tabita".
Udite queste parole del nostro Salvatore ce ne rallegrammo e esultammo, e abbiamo dato ogni gloria e ringraziamento al Signore Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo.
[2] A lui la gloria, l'onore, la dignità, il dominio, la potenza e la lode, assieme al Padre buono e allo Spirito vivificante, ora e in ogni tempo, nel secolo dei secoli. Amen.






STORIA DI GIUSEPPE FALEGNAME:
RECENSIONE COPTA

Questa é la relazione del trapasso del corpo del nostro santo padre Giuseppe falegname, padre di Cristo 1 secondo la carne, che visse centoundici anni. Il nostro Salvatore ha raccontato agli apostoli tutta la sua biografia sul monte degli Ulivi. Gli stessi apostoli hanno scritto queste parole e le hanno depositate nella biblioteca di Gerusalemme. Il giorno in cui il santo vegliardo lasciò il suo corpo, era il 26 del mese di epep 2. Nella pace di Dio. Amen!


[1, 1] Dal matrimonio agli anni centoundici. Un giorno, sul monte degli Ulivi, il nostro buon Salvatore era seduto ed aveva attorno a sé i suoi discepoli; parlò ad essi in questi termini: "Miei cari fratelli, figli del mio buon Padre che vi ha scelto da tutto il mondo, spesso, come sapete, vi ho avvertito ch'io devo essere crocifisso, ch'io devo assolutamente gustare la morte, che risusciterò dai morti, che vi affiderò il compito di predicare il vangelo affinché l'annunciate in tutto il mondo, che vi investirò di una forza dall'alto (Lc 24, 49), che vi riempirò di uno Spirito santo affinché predichiate a tutte le nazioni, dicendo loro: [2] "Fate penitenza, poiché per l'uomo é meglio trovare un bicchier d'acqua nel mondo che verrà, che possedere tutti i beni del mondo intero"; ed ancora: "Lo spazio di un'impronta di piede nella casa di mio Padre (Gv 14, 2), vale più di tutte le ricchezze di questo mondo"; ed ancora: "Un'ora di gioia dei giusti, vale più di cento anni dei peccatori che piangono e si lamentano senza che alcuno asciughi le loro lacrime o s'interessi minimamente di essi".

[3] Or dunque, mie membra gloriose, quando andrete, rivolgete loro questo insegnamento: "Il Padre mio regolerà il vostro conto con una bilancia giusta e un peso giusto" (Pro 16, 11); ed ancora: "Sarà esaminata anche una parola vana detta da voi. Come non v'é modo di sfuggire alla morte, così nessuno può sfuggire alle proprie azioni buone o cattive".
[4] Tutto quanto vi ho detto si riassume in questo: il forte non può essere salvato dalla sua forza, né alcuno può salvarsi ad opera della sua grande ricchezza (Ger 9, 22-23). Ascoltate ora, ch'io vi racconterò la storia di mio padre Giuseppe, il vecchio falegname. Sia benedetto!
[2, 1] C'era un uomo chiamato Giuseppe della città di Betlemme degli Ebrei, città di David. Era ben dotato di saggezza e istruito nell'arte della falegnameria. Quest'uomo chiamato Giuseppe sposò una donna, nell'unione di un matrimonio santo, che gli diede figli e figlie: quattro maschi e due femmine. Ecco i loro nomi: Giuda e Ioseto, Giacomo e Simone; i nomi delle figlie sono: Lisia e Lidia. [2] La moglie di Giuseppe morì, come é stabilito per tutti gli uomini, lasciando Giacomo ancora in tenera età.
Giuseppe era una persona giusta che in tutte le sue azioni dava gloria a Dio. Andava ad esercitare il mestiere di falegname di fuori; secondo la legge di Mosé, lui e i suoi due figli vivevano del lavoro delle loro mani. Questa persona giusta di cui parlo é Giuseppe, mio padre secondo la carne (Rm 1, 3), colui al quale fu unita come sposa mia madre Maria.

[3, 1] Mentre mio padre viveva nella vedovanza, Maria, mia madre, buona e benedetta sotto tutti gli aspetti, si trovava nel tempio, dedita al suo servizio nella santità. Aveva raggiunto l'età di dodici anni dopo aver passato tre anni in casa dei suoi genitori e nove nel tempio del Signore. [2] I sacerdoti, vedendo che la vergine praticava l'ascetismo e proseguiva nel timore del Signore, deliberarono tra loro dicendo: "Cerchiamo un uomo per bene al quale fidanzarla in attesa della celebrazione del matrimonio, affinché non le avvenga nel tempio quanto suole capitare alle donne, e diventiamo così colpevoli di un grande peccato".

[4, 1] Nello stesso tempo convocarono le tribù di Giuda e scelsero in essa dodici nomi secondo il nome delle dodici tribù. La sorte cadde sul buon vecchio Giuseppe, mio padre secondo la carne. Allora i sacerdoti risposero e dissero a mia madre, la vergine benedetta: "Va' con Giuseppe, obbedisci a lui fino a quando verrà il tempo in cui avverrà il matrimonio". Mio padre Giuseppe prese Maria a casa sua. [2] Lei vi trovò il piccolo Giacomo nella tristezza dell'orfano, e si prese cura di allevarlo: per questo motivo fu chiamata Maria madre di Giacomo (Mt 27, 56). Dopo che l'ebbe presa a casa sua, si pose in cammino nell'esercizio del suo mestiere di falegname. In casa sua, mia madre Maria passò due anni, fino al momento opportuno.
[5, 1] Nel quattordicesimo anno della sua età, di mia propria volontà, venni ed entrai in lei: io, Gesù, vostra vita. [2] Dopo che era incinta da tre mesi, il candido Giuseppe ritornò dal viaggio ove aveva esercitato il mestiere di falegname, e trovò che mia madre, la vergine, era incinta. Ne fu turbato, ebbe paura e pensò di congedarla segretamente (Mt 1, 19). Ma a causa del suo dispiacere non mangiò né bevve.
[6, 1] Ed ecco che nel cuore della notte, Gabriele, l'arcangelo della gioia, per ordine del mio Padre buono, andò da lui con una visione e gli disse: "Giuseppe, figlio di David, non temere di ricevere presso di te Maria tua sposa, poiché colui che lei partorirà viene dallo Spirito santo, sarà chiamato Gesù (Mt 1, 20-21) e farà pascolare tutti i popoli con uno scettro di ferro (Ap 12, 5)". [2] L'angelo si allontanò, poi, da lui. Alzatosi dal suo giaciglio, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore, e Maria rimase con lui.
[7, 1] Venne in seguito un ordine del re Augusto per fare registrare tutta la terra, ognuno nella sua città. Nella sua buona vecchiaia, il vecchio si alzò e condusse la vergine Maria, mia madre, nella sua città, Betlemme. Essendo lei prossima al parto, egli aveva iscritto il suo nome presso lo scriba, così: Giuseppe, figlio di David, con Maria, sua sposa, e Gesù, suo figlio, della tribù di Giuda. [2] Mia madre Maria mi mise al mondo sulla via del ritorno da Betlemme, nella tomba di Rachele, moglie del patriarca Giacobbe, madre di Giuseppe e di Beniamino.

[8, 1] Satana consigliò a Erode il Grande, padre di Archelao, di decapitare il mio amico e parente Giovanni; assecondandolo, cercò di uccidere anche me pensando che il mio regno fosse di questo mondo. Giuseppe ne fu avvertito da mio Padre per mezzo di una visione: s'alzò e mi prese (Mt 2, 19-21) con Maria, mia madre, sulle braccia della quale mi trovavo; Salome venne dietro di noi. [2] Partimmo per l'Egitto e restammo là un anno, fino al giorno in cui i vermi entrarono nel corpo di Erode: di essi egli morì, a causa del sangue dei piccoli bambini innocenti da lui sparso.
[9, 1] Dopo la morte dell'empio Erode, ritornammo in una città della Galilea, che si chiama Nazaret (Mt 2, 23). Mio padre Giuseppe, il vecchio benedetto, esercitava il mestiere di falegname e noi abbiamo vissuto del lavoro delle sue mani; osservante della Legge di Mosé, non mangiò mai il suo pane gratuitamente.
[10, 1] Dopo tutto questo lungo tempo, il suo corpo non si era indebolito, non aveva scemato la luce dei suoi occhi, non un solo dente della sua bocca si era guastato. Egli non mancò mai di discernimento e di saggezza; era come un giovane, sebbene la sua età avesse raggiunto, in una beata vecchiaia, l'anno cento e undici.
[11, 1] I suoi due figli più giovani, Ioseto e Simeone, si sposarono e si stabilirono nelle loro case. Anche le due sue figlie si sposarono, come é lecito ad ogni essere umano. Giuseppe restò in casa con l'ultimo figlio, Giacomo. Dopo che la vergine mi aveva generato, rimasi presso di loro in completa sottomissione, come un figlio. [2] In verità, infatti, ho compiuto tutte le azioni umane, con la sola eccezione del peccato. Chiamavo Maria, mia madre, e Giuseppe, mio padre, e obbedivo loro prevenendo i loro ordini; non rispondevo mai una sola parola e li amavo molto.

[12, 1] Tristezza di fronte alla morte. Poi si avvicinò la morte di mio padre Giuseppe, come é stato imposto a tutti gli uomini. Allorché il suo corpo fu colpito da malattia, il suo angelo lo avvertì: "Quest'anno tu morrai". Rimase turbato, ed allora si recò a Gerusalemme nel tempio del Signore, si prostrò davanti all'altare e pregò così:
[13, 1] "Dio, padre di ogni consolazione (2 Cor 1, 3) e Dio di tutta la carne, Dio della mia anima, del mio corpo e del mio spirito, poiché ho terminato i giorni di vita che mi avete accordato in questo mondo, ecco che vi prego, Signore Dio, di mandarmi l'arcangelo Michele affinché resti presso di me fino a tanto che la mia povera anima sia uscita dal mio corpo senza dolore e senza turbamento. [2] La morte, infatti, costituisce una grande paura e un grande dolore per ogni uomo. Per l'uomo come per l'animale domestico, per la bestia selvatica come per il rettile, per l'uccello come per tutte le creature che sono sotto il cielo ed hanno un'anima viva, la separazione dell'anima dal corpo é un dolore e un'afflizione grande. Or dunque, mio Signore, il tuo angelo sia presso l'anima mia e presso il mio corpo, fino a che si siano separati l'uno dall'altra senza dolore. [3] Quando io verrò verso di te, non permettere che, lungo il cammino, l'angelo, al quale mi hai associato dal giorno in cui mi hai formato fino ad ora, volti verso di me un viso infuocato dall'ira, bensì mi tratti benevolmente. Non permettere che lungo il cammino verso di te, mi tormentino quelli dalla faccia cangiante. Non fare arrestare la mia anima dai preposti alla porta, e non confondermi davanti al tuo terribile tribunale. [4] Non scatenare contro di me i flutti del fiume di fuoco, quello nel quale sono purificate tutte le anime, prima di vedere la gloria della tua divinità: Dio che giudichi ognuno con verità e giustizia! Or dunque, mio Signore, mi conforti la tua misericordia, giacché sei la fonte di ogni bene. A te la gloria nell'eternità delle eternità. Amen!".

[14, 1] Sul letto di morte. Ritornò poi a Nazaret, la città ove abitava, e si pose a letto con la malattia della quale poi doveva morire, secondo il destino di ogni uomo. La sua malattia divenne più grave che in tutti gli altri casi nei quali era stato malato dal giorno in cui era al mondo. Ecco i dati sulla vita del mio diletto padre Giuseppe. Giunto all'età di quarant'anni, prese moglie e visse quarantanove anni di matrimonio con la moglie; poi questa morì ed egli restò solo per un anno. [2] Poi mia madre passò due anni a casa sua, allorché gliela affidarono i sacerdoti dandogli il seguente avvertimento: "Sorvegliala fino al momento in cui avverrà il vostro matrimonio". All'inizio del terzo anno che lei era a casa sua, nel quindicesimo anno della sua età, mi mise al mondo con un mistero che in tutto l'universo nessuno comprende ad eccezione di me, di mio Padre e dello Spirito santo, che siamo uno.
[15, 1] La somma dei giorni di vita di mio padre vegliardo benedetto, fu di centoundici anni, come aveva ordina to il mio buon Padre. Il giorno in cui abbandonò il suo corpo fu il 26 del mese di epip. Allora l'oro raffinato, cioé la carne di mio padre Giuseppe, iniziò la trasformazione, e l'argento, la sua ragione cioé e il suo giudizio, si alterò. Dimenticò di bere e di mangiare, e la valentia della sua arte iniziò a vacillare.

[2] Capitò dunque che in quel giorno, e cioé il 26 di epifi, allo spuntare dell'aurora, mio padre Giuseppe si agitò molto sul suo letto. Sperimentò una viva paura, mandò un gemito profondo e con grande turbamento si mise a gridare in questi termini:
[16, 1]"Guai a me, oggi! Guai al giorno in cui mia madre mi ha partorito in questo mondo! Guai al seno nel quale ricevetti il germe della vita! Guai alle mammelle dalle quali ho succhiato il latte! Guai ai piedi sui quali mi sono seduto! Guai alle mani che mi hanno sostenuto fino a quando divenni adulto, per diventare peccatore! [2] Guai alla mia lingua e alle mie labbra che così spesso si sono implicate nell'ingiuria, nella calunnia, nella detrazione, in parole vane dissipate, piene di inganno! Guai ai miei occhi che hanno guardato cose scandalose! Guai alle mie orecchie che si sono dilettate a udire discorsi frivoli! Guai alle mie mani che hanno preso quanto non apparteneva ad esse! Guai al mio stomaco e alle mie viscere che hanno avuto cupidigia di alimenti che non appartenevano ad essi! [3] Se quello trova qualcosa lo divora peggio di una fiamma di fornace ardente fino a renderlo inutile sotto ogni aspetto! Guai ai miei piedi che hanno servito male il mio corpo portandolo in vie non buone! Guai al mio corpo che ha ridotto deserta la mia anima e straniera per il Dio che l'ha creata!

[4] Che fare adesso? Sono stretto da ogni parte. Veramente, guai ad ognuno che peccherà. Veramente, lo stesso grande turbamento che vidi abbattersi su mio padre Giacobbe, allorché abbandonò il suo corpo, si impadronisce ora di me, infelice. Ma Gesù Dio, arbitro della mia anima e del mio corpo, compie su di me la sua volontà".
[17, 1] Allorché il mio caro padre Giuseppe parlava così, io mi alzai e andai da lui che giaceva sul letto. Lo trovai che aveva l'anima e lo spirito turbati. Gli dissi: "Salute, amato padre Giuseppe, dalla vecchiaia buona e benedetta!". Egli mi rispose con grande paura della morte e mi disse: "Mille volte salute, amato figlio! All'udire la tua voce la mia anima si calma un poco. [2] Gesù, mio signore! Gesù, mio vero re! Gesù, mio buono e misericordioso salvatore! Gesù liberatore! Gesù guida! Gesù difensore! Gesù tutto bontà! Gesù dal nome dolce e tenero sulla bocca di tutti! Gesù, occhio scrutatore! Gesù, orecchio veramente attento, ascoltami oggi, io tuo servo che ti imploro e verso le mie lacrime davanti a te. Sei veramente Dio, sei veramente Signore, come disse molte volte l'angelo, e soprattutto il giorno in cui il mio cuore era mosso da sospetti perché lei era incinta; io pensavo: Voglio rimandarla segretamente! [3] Mentre riflettevo così, l'angelo mi apparve in una visione e mi parlò così: Giuseppe, figlio di David, non avere timore di ricevere con te Maria tua sposa, giacché colui che lei partorirà sarà dello Spirito santo. Non avere alcun dubbio a proposito della sua gravidanza, poiché partorirà un figlio che chiamerai Gesù. [4] Tu sei Gesù Cristo, il salvatore della mia anima, del mio corpo e del mio spirito. Non condannarmi! Io sono tuo schiavo e opera delle tue mani. Io non sapevo, o Signore, e non comprendo il mistero dello sconcertante concepimento. N‚ mai ho udito che una donna sia rimasta incinta senza un uomo, e che una vergine abbia partorito pur conservando il sigillo della sua verginità. [5] O mio Signore, se non ci fosse questo mistero, non crederei in te né al tuo santo concepimento, rendendo gloria a quella che ti ha generato, a Maria, vergine benedetta.

[6] Ricordo il giorno in cui il ceraste morse il ragazzo che poi morì; la sua famiglia ti cercò per consegnarti ad Erode, ma la tua misericordia lo raggiunse e hai risuscitato colui a proposito del quale ti dicevano: Sei tu che l'hai ucciso! Vi fu gran gioia a casa di colui che era morto; ed io ti presi subito per l'orecchio dicendo: Sii prudente, figlio mio! Ma tu mi rimproverasti, dicendo: Se non foste mio padre, secondo la carne, non era necessario ch'io vi insegnassi quanto avete compiuto. [7] Or dunque, mio Signore e mio Dio, se é causa di quel giorno che tu mi hai mandato questi segni terrificanti, io chiedo alla tua bontà di non entrare in contesa con me. Io sono tuo schiavo, figlio della tua serva. Se tu spezzi i miei vincoli, ti offrirò un sacrificio di lode, cioé la confessione della gloria della tua divinità. Tu, infatti, sei Gesù Cristo, vero figlio di Dio e allo stesso tempo figlio dell'uomo".

[18, 1] Mentre mio padre Giuseppe diceva questo, io non potei trattenermi dal versare lacrime alla vista della morte che lo dominava e all'udire le parole di bisogno che proferiva. Poi, fratelli, mi ricordai della mia morte in croce per la salvezza di tutto il mondo. E si alzò colei il cui nome é soave alla bocca di tutti coloro che mi amano, la mia cara madre Maria.
[2] Mi disse con grande tristezza: "Guai a me, figlio mio! Non muore forse colui che ha una vecchiaia buona e benedetta, il vostro caro e venerabile padre secondo la carne, Giuseppe?". Le risposi: "Mia cara, ma qual é mai quell'uomo che, rivestito di carne umana, non debba provare la morte? Giacché la morte é la sovrana dell'umanità, madre mia benedetta! Anche voi, dovete morire come ogni altro uomo. Ma sia per il mio padre Giuseppe che per voi, madre benedetta, la morte non sarà una morte, ma una vita eterna senza fine. [3] Anch'io, infatti, devo assolutamente morire a causa della carne mortale di cui mi sono rivestito dentro di voi. Or dunque, mia cara madre, alzatevi per andare dal vegliardo benedetto, Giuseppe, per conoscere il destino che gli giungerà dall'alto".

[19, 1] Maria e Gesù al capezzale di Giuseppe. Lei si alzò, andò nel luogo ove giaceva e lo vide proprio mentre si stavano manifestando in lui i segni della morte. Io pure, amici miei, mi sedetti al suo capezzale, mentre Maria, mia madre, si sedette ai suoi piedi. Egli fissò gli occhi sul mio viso, ma non pot‚ parlare essendo dominato dalla morte. Improvvisamente alzò gli occhi in alto e mandò un grande gemito. [2] Per lungo tempo, io tenni le sue mani e i suoi piedi, mentre egli mi guardava e mi implorava dicendo: "Non permettere che essi mi portino via!". Pressai la mano sul suo cuore e vidi che la sua anima era già salita nella gola per sfuggire dal corpo. Ma l'ultimo momento non era ancora giunto, quello cioé nel quale viene la morte senza indugio; di fatti c'era ancora il tormento e le lacrime che la seguono, e lo sgomento che la precede.
[20, 1] Quando la mia amata madre mi vide tastare il suo corpo, anche lei gli tastò i piedi. Sentì che la respirazione e il calore se ne erano andati, e mi disse ingenuamente: "Grazie, mio caro figlio! Non appena avete passato la vostra mano sul suo corpo, il calore se n'é andato. I suoi piedi e i polpacci sono freddi come il ghiaccio". Io andai dai suoi figli e dalle sue figlie e dissi loro: "Venite a parlare a vostro padre, giacché é il momento di parlargli, prima che la sua bocca cessi di parlare e la sua carne diventi fredda". [2] Allora i figli e le figlie di Giuseppe vennero a intrattenersi con lui. Egli era in pericolo a causa dei dolori della morte e sul punto di uscire da questo mondo. Lisia, figlia di Giuseppe, disse: "Guai a me, fratelli miei, questo é certo il male della nostra cara madre che fino ad oggi non abbiamo più rivisto. Così avverrà pure al nostro padre Giuseppe: non lo rivedremo più". I figli di Giuseppe alzarono allora la voce piangendo. Anch'io e mia madre, la vergine Maria, piangemmo con essi, poiché era giunto il momento della morte.

[21, 1] Allora io guardai verso il sud e scorsi la morte. Essa entrò in casa seguita dall'Amenti, che ne é lo strumento, e con il diavolo attorniato da una folla innumerevole di inservienti vestiti di fuoco, dalla bocca dei quali usciva fumo e zolfo. Mio padre Giuseppe guardò, vide che lo cercavano pieni di ira, contro di lui, con la quale sono soliti infiammare il loro volto, e contro ogni anima che lascia il corpo, specialmente (contro) i peccatori nei quali vedono anche il più piccolo segno. [2] Quando il buon vecchio li vide in compagnia della morte, i suoi occhi si riempirono di lacrime. In quel momento, l'anima di mio padre Giuseppe ebbe un sussulto mandando un grande respiro, mentre cercava un mezzo per nascondersi ed essere salva. Udito il gemito di mio padre Giuseppe allorché scorse potenze che non aveva ancora veduto, subito mi alzai e minacciai il diavolo e tutti coloro che erano con lui: essi scapparono con gran disordine e vergogna.

[3] Nessuna delle persone che si trovavano attorno a mio padre Giuseppe, neppure mia madre Maria, si accorse degli eserciti terribili che perseguitano le anime degli uomini. Anche la morte ebbe timore allorché vide che avevo minacciato le potenze delle tenebre e le avevo scacciate. Allora io mi alzai ed elevai una preghiera al mio misericordioso Padre, dicendo:
[22, 1] "Padre mio e padre di ogni misericordia, padre della verità! Occhio che vede, orecchio che ascolta, ascoltate me, vostro amato figlio, che vi supplico per l'opera delle vostre mani, per mio padre Giuseppe, affinché mandiate un folto coro di angeli con Michele, dispensatore di bontà, e Gabriele, messaggero di luce, ad accompagnare l'anima di mio padre Giuseppe fino a tanto che oltrepassi i sette eoni delle tenebre. [2] Che essa non transiti per quelle vie strette che é terribile percorrere e lungo le quali si ha grande paura di vedere le potenze che le signoreggiano, e il fiume di fuoco che vi scorre ed accavalla i suoi flutti come le onde del mare. Siate misericordioso con l'anima di mio padre Giuseppe che viene verso le vostre sante mani: é infatti il momento in cui ha bisogno di questa misericordia".

[3] Vi assicuro, miei venerabili fratelli e miei apostoli benedetti: ogni uomo che nasce in questo mondo e conosce il bene e il male, dopo avere trascorso tutto il suo tempo sospeso alla concupiscenza dei suoi occhi, ha bisogno della pietà del mio buon Padre, non appena giunge il momento di morire, di valicare il transito e presentare la propria difesa davanti al tribunale terribile. Ma ritorno al transito di mio padre Giuseppe, il giusto vegliardo.
[23, 1] Quando rese lo spirito, io l'abbracciai, gli angeli presero la sua anima e la misero in un delicato tessuto di seta. Accostatomi, mi assisi presso di lui, ma nessuno dei circostanti sapeva che era morto. [2] A motivo delle potenze che erano sul sentiero, feci custodire la sua anima da Michele e da Gabriele, mentre gli angeli cantavano davanti ad essa fino a quando la riportarono al mio buon Padre.
[24, 1] Ritornai dunque presso il corpo di mio padre Giuseppe che giaceva come una cesta, mi sedetti, gli abbassai gli occhi, gli chiusi la bocca e rimasi a contemplarlo. Dissi alla vergine: "Dove sono ora, o Maria, tutti i lavori del mestiere da lui esercitato dall'infanzia ad oggi? Sono finiti tutti in un istante. E' come se non fosse mai nato in questo mondo". [2] I suoi figli e le sue figlie udendomi asserire questo a Maria mia madre, mi dissero con molte lacrime: "Guai a noi, o signore, il nostro padre é morto e noi non lo sapevamo". Risposi: "E' morto veramente. Tuttavia la morte di Giuseppe, mio padre, non é una morte, ma una vita per l'eternità. Molto grande é ciò che riceverà il mio carissimo Giuseppe, giacché da quando la sua anima ha lasciato il corpo, é per lui cessato ogni dolore. [3] Se n'é andato nel regno per l'eternità. Dietro di sé ha lasciato il peso del corpo, dietro di sé ha lasciato questo mondo pieno di ogni genere di dolori e di vani affanni. Se n'é andato alla dimora del riposo del mio Padre celeste, quella che non sarà mai distrutta".

[4] Quando io dissi ai miei fratelli: "Vostro padre Giuseppe il vegliardo benedetto, é morto", si alzarono, si strapparono le vesti e piansero a lungo.
[25, 1] Tutti quelli della città di Nazaret e della Galilea, avuta notizia del lutto, si adunarono tutti nel luogo ove eravamo noi, come é costume presso gli Ebrei. Trascorsero tutto il giorno a piangere, fino all'ora nona. All'ora nona li feci uscire tutti, versai dell'acqua sul corpo del mio amato padre Giuseppe, l'unsi di olio profumato, e pregai il mio buon Padre celeste con preghiere celestiali scritte con le mie stesse dita sulle tavolette celesti quando ancora non avevo preso carne dalla vergine Maria. [2] Nel momento stesso in cui io pronunciai l'amen della preghiera, giunse una moltitudine di angeli: diedi loro ordine di spiegare un vestito, feci alzare loro il corpo del mio benedetto padre Giuseppe e lo feci deporre in questi abiti per seppellirlo.

[26, 1] Posi la mia mano sul suo cuore dicendo: "Il fetido odore della morte non ti colpisca mai, le tue orecchie non puzzino e la putrefazione non coli mai dal tuo corpo! Il lenzuolo della tua carne, con il quale ti ho vestito, non venga mai leso dalla terra, bensì rimanga sul tuo corpo fino al momento del banchetto dei mille anni. I capelli della tua testa, ch'io tante volte ho afferrato con le mie mani, non si scoloriscano mai, mio caro padre Giuseppe!
[2] Con un dono celeste che (sarà dato loro) in cielo, benedirò quanti metteranno da parte un'offerta per presentarla nel tuo santuario nel giorno della tua commemorazione, cioé il 26 del mese di epifi. [3] Non lascerò mancare di alcun bene di questo mondo, per tutti i giorni della sua vita, colui che, nel tuo nome, avrà dato del pane in mano a un povero. Coloro che nel giorno della tua commemorazione daranno un bicchiere di vino nella mano di uno straniero o di una vedova o di un orfano, io te li offrirò affinché tu li conduca al convivio dei mille anni.
[4] Coloro che scriveranno il libro del tuo transito con tutte le parole che oggi sono uscite dalla mia bocca, per la tua salvezza, mio caro padre Giuseppe, io te li offrirò in questo mondo, ed inoltre quando abbandoneranno il loro corpo io strapperò l'obbligo di pagamento dei loro peccati affinché non subiscano alcun tormento, eccetto l'angoscia della morte e il fiume di fuoco che é al cospetto di mio Padre e purifica ogni anima.

[5] Se poi un pover'uomo non ha modo di fare quanto detto, se avrà un figlio e lo chiamerà Giuseppe a gloria del tuo nome, la sua casa non sarà raggiunta né da fame né da malattia, perché c'é il tuo nome".
[26, 1] I capelli della tua testa...: il cod. M ha: "Non si cambi un sol capello del tuo capo, non si disfacciano le tue ossa né si muti nulla del tuo corpo. La tua bara non si tarli né si buchi né si rompa in eterno. Benedetto tante volte o padre mio Giuseppe, vecchio retto e giusto. Sia a te ogni bene!".
[27, 1] I grandi della città si recarono poi ove era stato deposto il corpo di mio padre, in compagnia dei preposti ai funerali per seppellire il suo corpo secondo i riti funebri degli Ebrei; ma lo trovarono già sepolto. Il lenzuolo era stato unito al suo corpo quasi con ganci di ferro, ed essi non trovarono l'apertura del lenzuolo. Poi lo portarono alla tomba. [2] Dopo che ebbero scavato l'ingresso della caverna per aprire la porta e deporlo con i suoi padri, mi ricordai del giorno in cui era partito con me verso l'Egitto, delle grandi tribolazioni che per me aveva subìto, e mi stesi sul suo corpo e piansi a lungo su di lui, dicendo:
[28, 1] Ineluttabilità della morte. "O morte causa di molte lacrime e lamentazioni, tu hai ricevuto questo sorprendente potere da colui che comanda ogni cosa. Il rimprovero, più che alla morte, é rivolto ad Adamo e sua moglie. La morte non fa nulla senza l'ordine di mio Padre. [2] Ci furono uomini che vissero novecento anni prima di morire e molti vissero ancora di più; nessuno di loro disse: Ho visto la morte, e neppure: Essa viene ad intervalli a tormentare qualcuno. Non tormenta che una sola volta, ed é mio Padre che la invia all'uomo; nel momento in cui va verso di lui, ode la sentenza che viene dal cielo. Se la sentenza viene con tormento e con collera, anche la morte porta a compimento l'ordine del Padre mio - prendere l'anima dell'uomo e condurla al suo Signore - con tormento e con collera. La morte non ha il potere di condurla nel fuoco o di condurla nel regno dei cieli. La morte adempie l'ordine di Dio.
[3] Adamo invece non adempì la volontà del Padre mio, la trasgredì tanto che irritò mio Padre, obbedendo a sua moglie e disobbedendo al mio buon Padre; attirò (in tal modo) la morte su di ogni vivente. Se Adamo non avesse disobbedito al mio buon Padre, non avrebbe attirato su di sé la morte.

[4] Che cosa dunque avrebbe potuto impedirmi di pregare il mio buon Padre affinché mandasse un grande carro di luce sul quale io avrei posto mio padre Giuseppe, prima che gustasse la morte, per farlo condurre verso il luogo del riposo con gli angeli incorporei, con la carne nella quale fu generato? E' a causa della trasgressione di Adamo che venne questo grande dolore su tutt'intera l'umanità, con questa grande angoscia della morte.
[5] Io stesso, essendo rivestito di questa carne passibile, é necessario che gusti la morte per essere misericordioso verso la creatura che ho plasmato".
[29, 1] Mentre parlavo così e abbracciavo, piangendo, il mio padre Giuseppe, aprirono la porta della tomba e deposero il suo corpo presso il corpo di suo padre Giacobbe.
La sua fine giunse alla età di centoundici anni. In bocca non aveva un sol dente cariato e i suoi occhi non s'erano ancora affievoliti, la sua vista era come quella di un fanciullo. Il suo vigore non s'era mai scemato e proseguì il suo mestiere di falegname fino al giorno in cui fu colpito dalla malattia della quale doveva poi morire".
[30, 1] All'udire queste cose da nostro Signore, noi apostoli ce ne rallegrammo; dopo esserci lavati, adorammo le sue mani e i suoi piedi e gioimmo, dicendo: "Vi ringraziamo, nostro buon Salvatore, perché ci avete resi degni di udire da voi queste parole di vita. [2] Ma siamo rimasti stupiti di voi, nostro buon Salvatore; perché mai avete accordato l'immortalità a Enoc e a Elia e fino ad oggi essi hanno ancora la carne nella quale sono nati? Perché la loro carne non conobbe la corruzione, mentre questo vegliardo benedetto, il falegname Giuseppe, al quale avete fatto così grande onore di chiamarlo vostro padre e al quale avete obbedito in tutto, e a proposito del quale ci avete dato degli ordini, dicendo: [3] "Quando vi investirò di forza e quando vi avrò mandato colui che é il promesso del Padre mio, cioé il Paraclito, lo Spirito santo, inviandoci a predicare il santo vangelo, predicherete anche il mio santo padre Giuseppe"; ed ancora: "Dite queste parole di vita nel testamento della sua uscita dal corpo"; ed ancora: "Leggete le parole di questo testamento nei giorni di festa e nei giorni sacri"; ed ancora: "Nei giorni di festa leggete questo testamento all'uomo che non ha imparato la scrittura", ed ancora: " Mi vendicherò contro colui che eliminerà o aggiungerà qualcosa di queste parole, relegandomi tra i bugiardi". [4] Siamo stupiti giacché dal giorno in cui siete nato a Betlemme, l'avete chiamato vostro padre secondo la carne, e ciononostante non gli avete promesso l'immortalità per farlo così vivere eternamente".

[31, 1] Il Salvatore nostro ci rispose dicendo: "La sentenza che mio Padre ha emanato contro Adamo non sarà invalidata, poiché disobbedì ai suoi ordini. Allorché mio Padre decreta che l'uomo sia giusto, questi diviene suo eletto. Allorché l'uomo, desiderando fare del male, ama le opere del diavolo, se egli lo lascia vivere a lungo, non sa forse che qualora non faccia penitenza, cadrà nelle sue mani? Ma quando una persona raggiunge un'età avanzata compiendo opere buone, queste opere fanno di lui un vegliardo. [2] Ogni volta che egli (Dio) vede qualcuno pervertire le sue vie, gli abbrevia la vita. Egli così interviene nei loro giorni. Ogni profezia pronunziata da mio Padre sul genere umano deve compiersi e realizzarsi interamente.
[3] Mi avete parlato anche di Enoc e di Elia, dicendo: "Vivono nella carne in cui sono nati", e a proposito di Giuseppe, mio padre secondo la carne: "Perché non l'avete lasciato vivere nella carne fino al presente?". Avesse pur vissuto duemila anni, gli era pur sempre necessario morire.

[4] Mie sante membra, vi assicuro che ogni qualvolta Enoc ed Elia pensano alla morte vorrebbero non avere più nulla da fare con essa ed essere ormai liberi dalla grande angoscia nella quale si trovano. Costoro, infatti, devono morire in un giorno di terrore, di tormento, di clamore, di minaccia e di afflizione. Questi due uomini saranno uccisi dall'anticristo e, per un bicchier d'acqua, verseranno il loro sangue sulla terra, a causa della vergogna che gli faranno subire rimproverandolo".
[32, 1] Noi rispondemmo: "Signore e Dio nostro, chi sono i due uomini dei quali avete detto che saranno uccisi dal figlio di perdizione per un bicchiere d'acqua?". Gesù nostro Salvatore e nostra vita, rispose: "Sono Enoc ed Elia". Mentre il nostro salvatore ci diceva questo, noi ci rallegrammo e fummo pieni di gioia, lo ringraziammo innalzando a lui omaggi e lodi, a lui che é nostro Salvatore e nostro Dio.
A lui dal quale giunge al Padre ogni gloria e ogni lode, a lui stesso e allo Spirito vivificatore, ora e in ogni tempo fino all'eternità di tutte le eternità. Amen!


Franco




[Modificato da francocoladarci 30/05/2010 19:54]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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VANGELO DI GAMALIELE


IL VANGELO DI GAMALIELE
Tristezza di Maria
(Recensione etiopica)

[...]

Ma quando la vergine ebbe posto fine alla sua lamentazione per il rinnegamento di Pietro, fece venire Giovanni.
Giunse piangendo; e piangendo le andò incontro, ed entrambi, la vergine e Giovanni, si sedettero, piangendo insieme Gesù.
[Dopo, disse Giovanni alla vergine: "O madre mia, non piangere perché Pietro ha rinnegato il nostro Signore.
Su di lui non grava l'accusa che grava su Giuda, che l'ha tradito. Durante la Cena con il mio Maestro ho udito Pietro che gli diceva: "Lungi da te, mio Signore e Dio! Non ti rinnegherò in eterno, per me sarebbe meglio morire piuttosto! Non ti accada mai niente di simile! Da parte mia, sacrificherò a te la mia vita".
Allora, per la prima volta, udii per tre volte il mio Signore esprimere il suo biasimo a Pietro.
Gli disse: "Indietro, Satana! Tu hai destato il mio risentimento non avendo tenuto conto di ciò che è di Dio ma solo di ciò che è degli uomini".
[Ora però, mia signora e madre, non piangere sul padre Pietro, poiché il suo rinnegamento sarà il pentimento dei peccatori.
Egli stesso ha smentito la sua parola, e ha dovuto credere alla parola del Signore".
[...]
Ma c'erano là delle donne: Giovanna, moglie di Chusa, Maria Maddalena e Salome.
Esse abbracciarono la vergine nostra signora e la sostennero.
Un lamento interiore serpeggiava nella cerchia di tutte queste sante donne, che piangevano con commoventi parole.
Altre donne ebree, che ne udivano il pianto, la ingiuriavano dicendo: "E' giunta per noi oggi la vendetta contro di te e contro tuo figlio.
Per colpa tua il nostro grembo rimase senza figlio, due anni dopo che tu lo generasti".
Congiura contro Gesù e Pilato

E i capi degli Ebrei là presenti, come pure i soldati di Erode indurivano il loro cuore e lo volevano uccidere.
Avevano infatti informato Erode che Pilato e molti tra il popolo erano ben disposti verso Gesù.
Essi avevano detto: "Quando noi ci faremo avanti per metterlo sulla croce, la folla si ribellerà contro di noi e, su incitamento di Pilato, lo libererà dalle nostre mani.
Mandaci perciò subito il tuo ordine e il tuo esercito, per crocifiggerlo".
Gli Ebrei gli avevano fatto molti regali, affinché egli mandasse loro la sua forza e i suoi soldati.
Per questo in quei giorni Pilato non era uscito con loro affinché non si giungesse a uno scontro tra lui e gli Ebrei.
Pilato e sua moglie amavano infatti Gesù come se stessi.
Egli lo aveva fatto flagellare, per compiacere i cattivi Ebrei, e perché il loro cuore si disponesse più favorevolmente e lo lasciassero andare senza condannarlo a morte.
Anche se Pilato avesse saputo che avrebbero appeso alla croce lui con la moglie e i figli qualora non lo avesse consegnato a loro e non lo avesse dato a morte, mai avrebbe teso la mano contro di lui.
Con l'inganno avevano fatto credere a Pilato: "Se tu punirai quest'uomo ostinato, sicché non guarisca più alcuno nel giorno di sabato, noi, dopo, non ci occuperemo più di lui e lo ripudieremo".
In séguito a questa ingannevole messinscena Pilato lo fece flagellare: credeva che le loro affermazioni fossero veritiere.
Morte di Gesù

Quando la voce di Gesù tacque, quando egli, appeso al legno della croce, rese la sua anima, tutta la città fu sconvolta da scosse della terra, da segni e da miracoli che avvenivano lassù, in cielo.
Quando la vergine vide che la terra tremava e l'oscurità si diffondeva su tutta la città, esclamò ad alta voce, dicendo: "Questi miracoli che stanno accadendo annunciano la morte di mio figlio!".
E mentre così parlava, ritornò Giovanni, si fermò vicino a lei e pianse.
La vergine gli domandò: "Giovanni, mio figlio è proprio morto sulla croce?".
Egli piegò la testa e le disse: "Sì, madre mia, è morto!".
Tutto ciò avveniva mentre Cristo era appeso alla croce.
Il capitano credette e disse: "Quest'uomo, in verità, era figlio di Dio!".
Fece questa confessione in séguito a quei segni miracolosi.
Tutto il popolo dei fedeli lo pianse all'unanimità mentre era ancora sulla croce.
Dolore di Pilato

Pilato fece chiamare il capitano, che era andato da Erode per la crocifissione, lo condusse a casa sua e gli disse: "Tu hai ben visto, fratello, ciò che Erode e gli Ebrei hanno commesso contro quest'uomo giusto. Lo hanno posto ingiustamente sulla croce, così che sulla terra è accaduto tutto ciò.
Ti dico in verità, fratello, che tutte queste cose inique io non le ho volute, ma furono istigate da Erode.
Io lo volevo liberare affinché non fosse ucciso.
Quando però mi accorsi che ciò dispiaceva ad Erode, lo consegnai agli altri Ebrei perché lo crocifiggessero.
Ed ora rifletti: cosa possiamo offrire a Dio in cambio di suo figlio, che abbiamo fatto uccidere?".
Il capitano, il lanciere e Pilato piansero amaramente, dicendo: "Il suo sangue sia su Erode e sul sommo sacerdote".
I capi degli Ebrei convocati da Pilato

Allora Pilato convocò i capi dei sacerdoti, Anna e Caifa, e li fece condurre alla sinagoga.
Pilato disse loro: "Voi lupi e volpi, avete bevuto il suo sangue nella iniquità!
Guardate ora la morte del Nazareno sull'albero della croce!
Il suo sangue ricada su voi e sui vostri figli!".
Quelli però si impettirono e dissero arroganti: "Per mille generazioni il sangue di questo rinnegato ricada su noi e sui nostri figli!".
Pilato disse: "Or dunque, dopo tutti questi segni miracolosi, che si sono manifestati in cielo e sulla terra, non avete timore e non tremate come tutto il popolo?".
Ma essi gli risposero: "Perché dovremmo temere?
Come vedi ci siamo attenuti alla legge". E Pilato disse: "Avete osservato la legge dell'inganno fino alla fine, ma questa non è legge!
Tu ti fai chiamare sommo sacerdote, ma ecco che i tuoi abiti sono stracciati!
La legge però dice: Quando il sommo sacerdote ha l'abito stracciato, è decaduto dalla sua funzione sacerdotale".
Ma il sommo sacerdote rispose: "Ho l'abito stracciato perché quello ha preso a bestemmiare ed ha bestemmiato contro Dio e contro la legge".
Pilato gli disse: "Per questo motivo io ti proibisco di entrare d'ora in poi nel tempio come sommo sacerdote; solo come laico (entrerai).
E se qualcuno mi riferirà che tu sei entrato, io ti farò decapitare".
Ma egli gli rispose dicendo: "Quale tra i governatori che ti hanno preceduto fin dai primissimi tempi ha mai proibito al sommo sacerdote l'ingresso nel tempio?".
Egli disse ciò confidando sulla potenza di Erode.
Pilato gli rispose: "Ma ora, dopo aver visto tutti questi segni miracolosi il tuo cuore è ancora incredulo come tutto il popolo?".
E Caifa, che era stato nominato capo dei sacerdoti, disse a Pilato: "Non è molto tempo che sei stato insediato in questa città e non comprendi da dove hanno origine questi segni miracolosi, e come vengono compiuti.
Questa è infatti la stagione dell'erba, il Magabit, in cui il sole e la luna si girano.
In questo periodo i maghi rendono la luna come il sangue e con la potenza della loro arte magica rubano lo splendore del sole, indagano sugli avvenimenti di coloro che hanno il libero arbitrio e sulla produzione del raccolto del grano, del vino e dell'olio".
Caifa, dunque, parlò in modo subdolo.
Ma Pilato si alzò dalla sua sedia, colpì la sua pelle rugosa, strappò la barba dalle sue guance, e lo frustò, dicendo: "Con il tuo odio vuoi portare l'ira sulla terra!".
Anche il capitano e i soldati bastonavano questo sommo sacerdote dicendo: "Tu sei più degno della morte che della vita".
E, dopo averlo concordemente punito, Pilato e il capitano lo fecero gettare in prigione e si accordarono per consegnarlo all'imperatore.
Sepoltura di Gesù

Dopo, Pilato si rivolse al capitano e gli domandò: "Come si concilia con il decoro il lasciare questo cadavere appeso all'albero della croce?".
Il capitano rispose a Pilato: "Governatore, tu hai il pieno potere di agire a tuo piacimento".
Pilato replicò: "E' nostra volontà toglierlo dalla croce e affidarlo in custodia a un fedele fino al terzo giorno.
Egli ha risvegliato molti morti tra il popolo e con ogni probabilità risusciterà".
Ma quando Pilato parlò in questo senso, tutti i capi degli Ebrei cominciarono a gridare dicendo: "Non è legale che un morto venga ricoverato presso un vivente; il soggiorno dei morti è la tomba!".
Questo dissero i capi degli Ebrei a Pilato.
Nel frattempo venne da Pilato Giuseppe da Arimatea, e chiese di potere tirare giù dalla croce il cadavere di Gesù.
Pilato ne fu contento e diede ordine di consegnarglielo.
Gli Ebrei però lo seguirono con le guardie.
Giuseppe allora lo tirò giù dalla croce ed egli stesso, insieme a Nicodemo, lo avvolse.
Gli Ebrei furono assai scontenti di ciò e cominciarono a questionare con loro; essi infatti non volevano che fosse tolto dall'albero della croce, ma che lo si lasciasse sul legno insieme ai ladroni.
Prima infatti egli aveva parlato della sua risurrezione.
Custodia al sepolcro

Quelli intanto lo avvolgevano con cura, insieme a spezie e mirra, in un panno di lino nuovo, che non era mai stato usato per nessuno.
Anche la tomba era nuova; nessun cadavere umano vi era mai stato seppellito, poiché era stata scavata in una grotta appositamente per Giuseppe, il proprietario del giardino.
Lo posero dunque là dentro e presero tutte le precauzioni, dicendo: "Staremo a vedere fino al terzo giorno".
E dopo che Gesù fu posto nella tomba, gli Ebrei si radunarono da Pilato dicendo: "Anche tu sai che è sabato.
Non si sarebbe dovuto togliere questo cadavere dalla croce fin quando non avessimo potuto accertarci della sua potenza". Ma Pilato disse loro: "Popolo maledetto, non avete visto finora la sua potenza, tutti i suoi miracoli in cielo e il terremoto alla sua morte?".
Quelli sviarono il discorso e pretesero quattro soldati come testimoni: due di Erode e due del capitano.
Diedero loro ciò che richiedevano e li mandarono presso la tomba, a far la guardia fino al terzo giorno.
Anche il capitano rimase a Gerusalemme fino al terzo giorno, per vedere il miracolo, dicendo: "Se Gesù risorgerà dai morti, come è stato annunziato, allora non dovrò più preoccuparmi della potenza di Erode".
Dopo tutto ciò, Giovanni ritornò di corsa dalla vergine e le disse: "Guarda, hanno posto tuo figlio, il mio Signore, in una tomba nuova, su di lui è stato steso un sudario nuovo, e lo hanno sepolto con molte spezie e abbondante mirra".
La vergine gli domandò: "Chi ha dimostrato tanta benevolenza verso mio figlio?".
Egli le riferì che erano state due persone autorevoli: Giuseppe e Nicodemo.
[...]
Giovanni le parlò affettuosamente, dicendole: "Cessa ora il tuo pianto, poiché quelli l'hanno preparato per la sepoltura, come si conviene, con aromi e fumo d'incenso e con nuovi panni di lino.
Anche la tomba, in cui lo hanno seppellito, è nuova e là vicino vi è un giardino".
Ma la vergine gli rispose piangendo: "Anche se la tomba di mio figlio fosse l'Arca di Noè, io non ne riceverei consolazione alcuna, se non vedo la sua tomba per versarvi sopra le mie lacrime".
Giovanni le rispose, dicendo: "Come possiamo andarci?
Davanti alla tomba stanno quattro soldati dell'esercito del governatore".
La vergine dovette pazientare per quella notte e per il giorno successivo lamentandosi e piangendo la morte del figlio, e non si mise in cammino fino alla domenica mattina.
Accordo tra le guardie e le autorità ebraiche.

Ma i soldati ai quali il governatore aveva affidato la custodia si erano segretamente accordati con i capi degli Ebrei, senza che non il governatore, non il capitano lo sapessero.
Avevano detto loro: "Attenti dunque! Se questo falso maestro dovesse risorgere - (cosa da non escludere) dati i miracoli che si sono verificati alla sua morte in croce - se egli dunque risorgesse dai morti - se si avverasse proprio questo - voi verrete immediatamente da noi, senza che il governatore ne sappia nulla, e vi daremo una grossa mancia e un mucchio di argento, affinché questa cosa venga tenuta segreta al governatore".
In questo senso gli Ebrei si erano accordati con i soldati, prima che si recassero alla tomba.
Quando egli risorse, nel momento stesso della risurrezione, avvenne un terremoto; e prima dell'alba i soldati spaventati e tremanti scapparono in città.
Essi però si ricordarono dell'inganno concordato con gli Ebrei e, nella notte, si recarono subito da loro, senza farlo sapere al governatore.
Portarono loro la notizia che il Nazareno era risorto dai morti, come egli stesso aveva detto.
Gli Ebrei si affrettarono a riferire ai capi dei sacerdoti quello che i soldati avevano loro comunicato: Gesù era risorto dai morti!
Le autorità ebraiche al sepolcro

Allora essi gridarono dicendo: "Oggi, o Ebrei, guai alla nostra vita! Poiché questo è un giorno infausto, peggiore del giorno nel quale fu crocifisso.
Cosa faremo quando il governatore e il capitano sapranno che egli è risorto dai morti?
Ma prima di tutto però dobbiamo renderci conto di che cosa è avvenuto".
Si recarono di corsa al sepolcro, ma non vi trovarono il corpo di Gesù.
Si spaventarono molto e si strapparono le vesti.
Ai quattro soldati diedero molto denaro, dicendo: "Non raccontate a nessuno che è risorto!".
Ma in cuor loro pensavano: si mostrerà egli ora a tutto il popolo?
E di questo discussero fra di loro dividendosi in piccoli gruppi.
Maria al sepolcro

La vergine non si lasciò trattenere e la domenica, di buon mattino, si recò alla tomba.
Giunta di corsa alla tomba, si guardò intorno e fissò lo sguardo sulla pietra: era stata rotolata dalla tomba.
Allora esclamò: "Questo miracolo è avvenuto in favore di mio figlio.
Ora mi domando con apprensione chi mai ha rotolato questa pietra dall'ingresso della tomba".
Si sporse in avanti nell'ingresso della tomba, ma non vide il corpo del figlio.
Quando spuntò il giorno, mentre il suo cuore era abbattuto e triste, dalla destra dell'ingresso penetrò nella tomba un profumo aromatico: pareva il diffondersi del profumo dell'albero della vita.
La vergine si voltò e in piedi, presso un cespuglio di incenso, vide Dio vestito con uno splendido abito di porpora celeste.
Egli le disse: "Donna, perché piangi e ti lamenti così triste su di una tomba che non ha alcun cadavere?".
Gli rispose: "E' proprio questo, Signore, che mi rende triste!
Non trovo nella tomba il cadavere del mio figlio diletto per piangerlo e consolare così la mia tristezza".
Gesù le rispose: "Non sei ancora stanca di piangere e lamentarti dall'inizio fino ad ora?
Tu hai pianto a lungo su di una tomba vuota.
Qualora tu avessi trovato il cadavere di tuo figlio, i lamenti e le lacrime non avrebbero avuto fine".
Lei rispose: "Se l'avessi trovato, o mio signore, ne avrei tratto almeno un po' di conforto".
Gesù le disse: "Non è affatto vero!
Se tu l'avessi trovato morto non avresti avuto alcuna consolazione dalla visione del suo fianco trafitto da una lancia, delle sue mani ferite, dei segni dei chiodi e del suo corpo macchiato di sangue".
Gesù consola la madre

"Consolati, donna. Per te infatti è stato meglio non averlo visto morto e non esserti rattristata.
Quale conforto avresti avuto nel vederlo ancora vivo appeso alla croce, e quale dolore avresti provato mentre il tuo cuore ardeva come fuoco!
Ora che egli è morto e avvolto e convenientemente sepolto, tu, o donna, hai avuto il coraggio di venire fin qua nonostante questa paurosa oscurità e mentre la città è, a causa sua, pervasa da una paurosa agitazione.
Le sentinelle sono appena fuggite e gli Ebrei hanno concordato con esse un inganno contro tuo figlio.
Pensi tu forse che questa tomba appartenga agli Ebrei che vi hanno posto il cadavere di tuo figlio?
No, donna! Il proprietario della tomba io lo conosco: è Giuseppe, ed anche questo giardino è suo".
La vergine gli rispose: "Signore, vedo che sai con precisione quanto avvenne a mio figlio e ciò che gli è stato fatto allorché fu sepolto in questa tomba.
Il mio cuore non mi permise di restare in casa di Giovanni; per questo mi alzai e venni qui a cercarlo.
Ed ora, mio signore, se sei il custode del giardino ti scongiuro per lo splendore del tuo abito e per le benevoli parole che mi hai detto di essere così buono da informarmi su questi avvenimenti.
Io, infatti, sono inconsolabile.
Spiegami che cosa gli è stato fatto giacché io non ho trovato il cadavere nella tomba.
Lo hanno forse preso gli Ebrei che odiavano sia lui sia il governatore, o è forse nascosto nel giardino; tu conosci chi l'ha preso?
Abbi pietà di me! Mostrami il luogo ove si trova affinché lo possa vedere: ciò mi basterà.
Per la vita della tua anima, ti confesso, o fratello, di non avere mai visto questo luogo prima d'oggi".
Gesù allora disse a Maria: "Hai versato abbastanza lacrime.
Colui che fu crocifisso è vivo e parla con te ed il tuo consolatore è proprio colui che tu cerchi, è colui che indossa la porpora celeste.
Colui del quale tu cerchi la sepoltura è quegli che ha spezzato le porte bronzee e liberato i prigionieri dell'Inferno.
Comprendi la mia grazia e la mia misericordia, Maria!
Vedi, ti ho consolato con una parola di vita.
Non temere, non smarrirti, osserva bene il mio volto, o madre mia, e convinciti ch'io sono tuo figlio.
Io sono il Gesù che a Betania ha risuscitato Lazzaro, io sono il Gesù che è la risurrezione e la vita, io sono il Gesù il cui sangue fu sparso sulla roccia del patibolo.
Io sono il Gesù che consola la tua tristezza, io sono il Gesù per la cui morte hai pianto; egli ora è vivo!
Io sono il Gesù per il cui amore hai versato lacrime.
Ora egli ti consola con la sua risurrezione prima di tutti gli altri.
Nessuno ha portato via il mio cadavere, bensì sono risorto per volere di mio Padre, o madre mia.
Oggi sei venuta alla mia tomba, o madre mia, mentre io ho tratto dagli Inferi quelli che erano in catene e ho salvato quelli che erano caduti in peccato".
Udite queste parole, il cuore della vergine si colmò di forza e consolazione: cessò di piangere e di essere smarrita.
Ai suoi occhi fu concesso di guardare e di contemplare la sua divinità.
Allora lei gli disse: "Sei tu dunque risorto, mio Signore e mio figlio?
Felice risurrezione!".
E si inginocchiò a baciarlo.
Ma egli le disse: "Ti basti, o madre mia, la gioia della mia risurrezione.
Guarda i prigionieri dell'Infero che si rallegrano e giubilano ch'io li porto in dono al Padre mio prima di condurli nel giardino dell'Eden".
La vergine pura guardò e vide intorno a lui i prigionieri che aveva tratto fuori dall'Infero: indossavano abiti di bianca porpora, ed a quella vista rimase stupita.
Gesù le disse: "Corri dai miei fratelli a portare la notizia e il felice annunzio della mia risurrezione dai morti.
Affrettati, torna indietro, madre mia!
Non restare alla destra della mia tomba; la folla degli Ebrei e Pilato verranno infatti alla tomba per vedere quanto è avvenuto".
Annunzio della risurrezione...poiché farà risorgere i morti, darà la luce ai ciechi e gli storpi cammineranno.
Dopo aver parlato così a sua madre, Gesù si sottrasse ai suoi occhi.
Lei lasciò di corsa la tomba, andò dagli apostoli e dalle donne portando la buona notizia che il nostro Signore era risorto dai morti; raccontò e disse: "Egli ha detto: Vi precedo a Gerusalemme.
Là mi vedrete ed io vi darò la mia benedizione".
Quelli si alzarono e andarono alla tomba a vedere quanto era avvenuto.
La notizia della risurrezione del Nazareno si sparse in tutta la città
Ma i capi dei sacerdoti e gli Ebrei si recarono da Pilato, come se non sapessero nulla, e gli dissero: "Vedi, governatore, come oggi in una tomba siano stati ingigantiti l'inganno e l'errore!
Ordina dunque di introdurti i soldati per interrogarli separatamente; essi così ci ragguaglieranno in modo sicuro senza che alcuno di noi abbia da scomodarsi fino alla tomba".
Apparizione di Gesù a Pilato.
Pilato rispose: "Io ho udito che è risorto dai morti e, dopo che l'ho visto in sogno, anch'io credo che sia risorto.
Per la vita dell'imperatore e per la legge di Mosè, giuro di non mentire e di averlo visto questa notte mentre riposavo nel mio letto.
Mi rammaricavo, infatti, per lui avendo alzato la mano contro di lui: fondandomi sui segni verificatisi in cielo e in terra sull'albero della croce, quand'egli morì, pensavo: è forse egli il figlio di Dio?
Lo vidi affianco a me! Il suo splendore superava quello del sole e tutta la città ne era illuminata, ad eccezione della sinagoga degli Ebrei.
Mi disse: "Pilato, piangi tu forse perché hai flagellato Gesù?
Non avere paura!
Si è infatti avverato ciò che di lui è stato scritto.
Convertiti a me ed io ti perdonerò.
Io sono il Gesù che morì sull'albero della croce e io sono il Gesù che oggi è risorto dai morti.
Questa luce che tu ora vedi è la gloria della mia risurrezione che irradia di gioia il mondo tutto.
Contempla questo miracolo: lo splendore che irradia sulla terra supera quello del sole, affinché tu comprenda che sono risorto dai morti.
Corri dunque alla mia tomba: troverai le fasce mortuarie rimaste e gli angeli che le custodiscono; gettati davanti ad esse e baciale, diventa assertore della mia risurrezione e vedrai nella mia tomba grandi miracoli: i paralitici camminare, i ciechi vedere e i morti risorgere.
Sii forte, Pilato, per essere illuminato dallo splendore della mia risurrezione che gli Ebrei negheranno"".
Dopo che Pilato parlò così nel cortile della sua dimora, gli Ebrei gridarono: "Questo, governatore, non lo devi dire al popolo!
Tutti i sogni, infatti, sono illusioni.
La legge afferma: ogni cosa deve essere confermata da due testimoni.
Falsa testimonianza delle guardie

Ora, invece di tre testimoni ci sono i quattro soldati che hanno custodito la tomba; se essi testimonieranno che egli è risorto dai morti, la loro parola sarà veritiera, ma se non lo testimonieranno non avremo nulla da fare con i sogni".
Pilato chiamò allora i quattro soldati e domandò loro: "Che successe oggi nella tomba?".
Essendosi essi accordati che ognuno avrebbe preso la propria responsabilità della fuga, resero una falsa testimonianza: (Gesù) non era risorto, ma era stato rapito.
Pilato ordinò di separarli e di introdurre ognuno in un posto diverso.
Fece poi comparire il primo e gli disse: "Dimmi la verità.
Chi ha rubato il corpo di Gesù?". Quello gli rispose: "Pietro e Giovanni hanno rapito il suo corpo".
Ordinò poi di condurlo via, e chiamato il secondo gli disse: "Sono convinto che tu solo sai dirmi la verità.
Spiegami bene: quale apostolo ha rapito il corpo di Gesù dalla tomba?".
Gli rispose: "Sono venuti tutti i dodici assieme ai discepoli e l'hanno rapito furtivamente".
Ordinò poi di condurlo via, e chiamato il terzo gli disse: "Per conto mio la tua testimonianza vale più di quella degli altri due.
Chi ha rapito dalla tomba il corpo di Gesù?".
Gli rispose: "Sono stati Giuseppe e Nicodemo.
Vennero di notte con tutta la loro servitù e, senza molta fatica, l'hanno rapito; ed hanno anche spostato la pietra".
Chiamò il quarto e gli disse: "Tu sei di un grado superiore a quelli.
Essi, infatti, obbedivano ai tuoi ordini e obbedivano al tuo comando.
Informami dunque: come avvenne che il corpo di Gesù è stato rapito mentre voi eravate di guardia?".
Gli rispose: "Non sappiamo, Signore, chi l'ha portato via giacché ci eravamo addormentati, e quando ci svegliammo lo trovammo nel pozzo del giardino ‚ pensammo che l'avessero fatto quelli per paura degli Ebrei".
Pilato e le autorità ebraiche al sepolcro

Pilato disse agli Ebrei e al capitano: "E' meglio ora che i loro resoconti non concordano e la loro testimonianza è falsa?".
E, irritato, ordinò di mettere i soldati in prigione fino a che egli non fosse andato alla tomba.
E, senza indugio, s'alzò con i capi degli Ebrei, il capitano, il lanciere e i capi dei sacerdoti.
Si recarono alla tomba e trovarono le bende mortuarie rimaste, ma non il cadavere.
Disse loro Pilato: "Voi odiate la vostra vita!
Se il cadavere fosse stato rapito sarebbero state portate via anche le bende mortuarie".
Risposero: "Per certo, queste bende non sono sue, ma di un altro".
Pilato si ricordò della parola che gli aveva detto nostro Signore e cioè che nella sua tomba si sarebbero verificati grandi miracoli.
Entrato subito nella tomba, Pilato prese le bende mortuarie, le abbracciò e, per la grande gioia, scoppiò in lacrime quasi che avvolgessero Gesù.
Si volse poi al capitano, rimasto all'ingresso della tomba; questi era monocolo essendo stato ferito in guerra da molto tempo.
Pilato rifletté: sono sicuro che queste bende restituiranno la luce al suo occhio.
Avvicinò a lui le bende mortuarie dicendogli: "Non senti, fratello, il profumo delle bende?
Non è un odore di cadavere, ma di porpora regale impregnata di soavi profumi".
Ma gli Ebrei gli dissero: "Tu sai bene, Pilato, che Giuseppe Si è servito di spezie e incenso, e l'ha cosparso di mirra e aloe.
Questa è la ragione del profumo".
Pilato rispose: "Anche se con le bende si fossero usate sostanze aromatiche, per qual motivo questa tomba manda un profumo così soave come se vi fosse stato sparso muschio e aromi?".
Gli risposero: "Questo profumo, Pilato, è quello del giardino soffiato dentro dal vento".
Pilato rispose: "Fate attenzione che da soli vi preparate la via della rovina sulla quale errerete in eterno senza alcuna remissione".
Gli risposero: "Non è giusto e non ti è lecito varcare questa tomba!
Tu sei il governatore, la città ha bisogno di te, ma la tua giurisdizione non si estende fino a questa tomba.
I capi dei sacerdoti e i capi del popolo comprendono questo più di te.
Non ti è lecito e non ti si addice litigare con gli Ebrei per un uomo morto".
Pilato disse allora al capitano: "Vedi, fratello, quanto è grande l'odio degli Ebrei contro Gesù!
Abbiamo seguito la loro volontà mettendolo in croce, tuttavia guarda come tutto il mondo va in rovina, a motivo della loro malvagità e empietà.
Essi vorrebbero mandarci in rovina per mezzo della stessa pietra dello scandalo, dicendo come loro "egli non è risorto dai morti", e scatenando così in breve la sua ira andando poi tutti insieme in rovina".
Miracoli al sepolcro. Mentre Pilato parlava così con il capitano, teneva in mano le bende mortuarie e le baciava dicendo: "Io sono convinto che il corpo che era avvolto da voi è risorto dai morti".
Anche il capitano aderì alla stessa fede di Pilato; prese le bende mortuarie e cominciò a baciarle.
Nell'istante in cui il suo volto le toccò, il suo occhio guarì e vide la gioiosa luce come prima.
Fu come se Gesù avesse posto su di lui la sua mano, come era avvenuto per il cieco nato.
Oh quale meraviglioso spettacolo per tutta la gente convenuta alla tomba da tutte le città!
Venuta a Gerusalemme per la festa di pasqua aveva visto (Gesù) il giorno della crocifissione sul legno della croce; e quando seppe che Pilato si recava alla tomba per vedere Gesù risorto, si era messa dietro di lui, pensando: risorgerà e apparirà pubblicamente come Lazzaro.
Per questo alla tomba di Gesù era convenuta una grande folla: vide grandi miracoli, anche il capitano il cui occhio era guarito, e rimase stupita.
Pilato disse allora al capitano: "Tu hai visto i miracoli di Gesù presso la sua tomba oltre i prodigi avvenuti quando morì sull'albero della croce".
E con grande gioia il capitano si strappò gli abiti per manifestare a tutti la grazia grande che gli era stata concessa.
E disse: "Vedete! Si è proprio dimostrata la potenza di Gesù Cristo poiché è veramente Dio.
E' figlio di Dio!
Io avevo creduto, ma la mia fede nella sua risurrezione dai morti si è accresciuta.
Ed ora, mai più servirò un re terreno, ma solo il mio Dio Gesù Cristo".
Gettata la sua spada e l'uniforme, baciava il sudario che teneva in mano arrotolato, voltandosi di qua e di là.
Pilato, stupito, lodava Dio; ma gli Ebrei dissero al capitano: "Tu sei uno straniero e non hai nessuna idea delle opere che Gesù ha compiuto con l'aiuto di Beelzebub, sia durante la sua vita sia alla sua morte".
Altri dissero: "Quando muore uno stregone, gli spiriti cattivi operano nuovi miracoli nella sua tomba per trascinare molti in errore.
Si tratta di opere di maghi e stregoni".
Ma Pilato replicò loro: "Non ho mai udito che stregoni e maghi operino tali miracoli.
Voi comunque vi siete ingannati nei confronti della vita del nostro Signore, ma la sua ira e il suo castigo vi raggiungeranno".
Essi stessi, infatti, avevano dato le loro anime alla condanna, dicendo: "Il suo sangue e la sua morte sia su di noi in eterno!".
Pilato disse al capitano: "Ciò che tu hai trovato, fratello, è la vera vita, non rinunciarvi con leggerezza per l'inganno e l'odio degli Ebrei".
Il cadavere nel pozzo e Gesù

E rivolto agli Ebrei, Pilato disse: "Dove si trova il morto che a vostro dire è Gesù?".
Gli Ebrei precedettero Pilato e il capitano al pozzo del giardino, che era molto profondo, ed io, Gamaliel, li seguii con la gente.
Guardarono in fondo al pozzo e videro un corpo avvolto in un lenzuolo mortuario, e gli Ebrei gridarono: "Vedi, Pilato, lo stregone di Nazaret sul quale ti rattristi e del quale affermi che è risorto?
Eccolo nel pozzo!".
Pilato ordinò di trarlo fuori.
Chiamò Giuseppe e Nicodemo, e domandò: "Sono queste le bende di lino con le quali avete avvolto il morto? Sono proprio queste?".
Essi risposero: "Le bende di lino che tu hai in mano sono quelle del nostro Signore Gesù, mentre il corpo è quello del ladrone che fu crocifisso con Gesù".
La folla degli Ebrei si serrava contro Giuseppe e Nicodemo, allorché dissero la verità; e Pilato con i suoi soldati si scontrò con loro.
Quando Pilato si accorse di come gridavano e strepitavano, con la mano fece segno di smettere: egli, infatti, faceva affidamento su di una espressione dettagli da Gesù, e cioè che i morti sarebbero risorti dalla tomba.
Chiamò dunque i capi degli Ebrei e disse loro: "Noi non crediamo affatto che questo sia il Nazareno".
Essi risposero: "Lo crediamo noi!".
Egli rispose: "Lasciamo il corpo nella sua tomba come si usa per tutti i morti".
Il ladrone nella tomba di Gesù

Chiamò poi Giuseppe e Nicodemo e disse loro: "Avvolgetelo con queste bende di lino come prima".
Gli Ebrei strepitavano, dicendo: "Non abbiamo fiducia n‚ in Giuseppe n‚ in Nicodemo, poiché essi hanno aderito a Gesù".
Pilato rispose: "Possa anch'io essere considerato degno di ciò!".
Essi presero allora le bende di lino di Gesù e con esse avvolsero il morto.
Pilato e i suoi soldati intonarono il canto funebre e lo deposero nella tomba di Gesù; poi diede ordine di porre la pietra all'ingresso della tomba come era stato fatto per Gesù.
Rivolto verso l'ingresso della tomba, Pilato pregò con le mani tese: "Signore Gesù, risurrezione e vita e dispensatore di vita a tutti i morti, credo che tu sei risorto e mi sei apparso.
Non mi condannare, Signore, poiché io non ho fatto questo per timore degli Ebrei.
Non sarà mai ch'io neghi la tua risurrezione.
Io invece credo alla tua risurrezione conforme alla tua parola e ai miracoli operati in vita tua risuscitando molti morti.
Ed ora, Signore, non ti adirare con me che ho posto un altro corpo nel luogo ove era stato sepolto il tuo.
Ho agito così per umiliare e svergognare quegli ingannatori che non credono nella tua risurrezione: a loro, biasimo e vergogna in eterno; a te, invece, per bocca del tuo servo Pilato, onore, gloria e potenza nell'eternità e per sempre. Amen".
Risurrezione del ladrone

Terminata che ebbe Pilato questa preghiera con le mani tese, dall'interno della tomba s'udì una voce che diceva: "Signore, aprimi la porta affinché io esca, rotola la pietra, mio signore Pilato, affinché io venga fuori in virtù di nostro Signore Gesù Cristo risorto dai morti".
Con grande gioia e nel giubilo del suo cuore, Pilato innalzò un grido e le pietre gridarono con lui.
Alla folla dei presenti, Pilato ordinò di fare rotolare la pietra dall'ingresso della tomba; senza indugio il morto venne fuori e si gettò ai piedi del governatore.
Tutti gli Ebrei presenti furono atterriti e pieni di vergogna fuggirono gridando e si nascosero dal governatore.
Pilato allora ordinò ai suoi soldati di inseguire gli Ebrei, abbatterli con la spada e infierire sui loro corpi.
Poi si rivolse al morto, dicendo: "Figlio mio, chi ti ha fatto risorgere in così breve tempo? Gesù era forse con te nella tomba?
E' stato forse lui che ti ha fatto risorgere così presto?".
E il morto gli rispose: "Non hai visto, mio signore, il grande splendore?
Esso irradiava perché, mentre tu pregavi, il Signore Gesù era con me.
Mi parlò e disse: "Dì al mio amico Pilato che difenda la mia risurrezione.
Io ho deciso di renderlo partecipe dell'albero della vita, come feci con te quando ti giudicarono: prima che tu fossi decapitato, essi condannarono anche me"".
Pilato gli domandò: "A quale popolo appartieni e chi ti ha gettato nel pozzo?".
Egli rispose: "Io sono il ladro che fu appeso alla destra del mio Signore Gesù; mi rallegro di tutte le grazie e dei doni, e di quella parola che pronunciai quand'egli era appeso in croce.
Oggi, quando mi sono alzato dalla tomba di Gesù, tu Pilato - mio signore - mi hai aperto la porta della sua tomba come egli mi aveva aperto la porta del paradiso.
Aspira questo amabile profumo che viene dall'albero del paradiso ove la mia anima si è ristorata".
Attestazione di Gamaliele. Io, Gamaliel, in questa occasione ho seguito il popolo con il padre Giuseppe e Nicodemo.
Gli apostoli temevano di avvicinarsi alla tomba e non sapevano quanto era accaduto.
Per paura degli Ebrei, infatti, si erano dispersi nei luoghi più diversi.
Ma io, Gamaliel, andai con tutto il popolo per vedere quanto era accaduto nella tomba del nostro Signore Gesù.
Pilato e tutto il popolo ritornarono assieme in città... a causa della sua risurrezione dai morti, mentre Pilato portava in mano le bende di lino.
Tutto il popolo, quelli della regione di Samaria e i pagani volevano vederle.
Recatosi al palazzo del sommo pontefice, Pilato devastò la sinagoga e il popolo saccheggiò tutto quanto essi possedevano.


Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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