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Qual è il corretto metodo di approccio alla comprensione del Testo Sacro? In che senso la Bibbia è Parola di Dio?

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2009 15:49
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Cari amici lettori.
Scusate per la lunga assenza da questi spazi virtuali ma come sempre il tempo è inclemente e in altre faccende affacendato ultimamente mi trovo.
Cio non di meno oggi ho un po' di tempo da dedicare e così voglio affrontare una tematica fondamentale in relazione al cristianesimo e al metodo migliore per approcciarsi al Testo Sacro.

Comincio col descrivere un errore di fondo, ossia, che la Bibbia si spieghi da sola. Molto spesso i fondamentalisti in generale hanno la radicata idea che esista un'unica chiave di lettura del Testo Sacro e che, guarda caso, la loro è quella esatta. Da questo ne deriva una tracotante arroganza che li spinge a tacciare tutti gli altri di ignoranza o di malafede.

In realtà sono come il pesciolino rosso che considera dei pazzi tutti i pesci che nuotano fuori dal suo fiume, mentre l'unico pazzo è lui che non esce dal fiume per paura di sbagliare!

Vorrei portare alla vostra attenzione un esempio: il racconto della Genesi. Sappiamo benissimo che i creazionisti considerano la Genesi come un racconto cronologico di fatti realmente accaduti, però esistono almeno due diverse forme di creazionismo, l'una convita contro l'altra di essere nel giusto nell'interpretazione del racconto mentre l'altra è nel torto: 1) i creazionisti puri e 2) i creazionisti moderati.

I creazionisti puri sono quei gruppi cristiani che credono che tutto il racconto creativo della Genesi debba essere preso per buono alla lettera, ivi compresi i sei giorni della durata di un giorno solare ciascuno. I creazionisti moderati invece credono alla successione degli eventi riportata nella Genesi ma non nella durata solare di ogni giorno creativo, fra questi possiamo annoverarci i nostri cari vecchi Testimoni di Geova.

Esaminiamo cosa dice la Bibbia in merito ai giorni creativi:

".....Fu sera, poi fu mattina: primo giorno" (Genesi 1:4)

"..... Fu sera, poi fu mattina: secondo giorno. (Genesi 1:8)

"..... Fu sera, poi fu mattina: terzo giorno" (Genesi 1:13)

"..... Fu sera, poi fu mattina: quarto giorno." (Genesi 1:19)

"..... Fu sera, poi fu mattina: quinto giorno." (Genesi 1:23)

"..... Fu sera, poi fu mattina: sesto giorno." (Genesi 1:31)

Questo è l'esatto scandire dei sei giorni creativi! I fondamentalisti puri affermano che i giorni sono letterali; i fondamentalisti moderati invece dicono che sono da prendere come un periodo di tempo più lungo. I fondamentalisti puri rimangono sbigottiti di fronte alle affermazioni dei fondamentalisti moderati e li accusano di non seguire quella che è la chiara Parola di Dio! Dopotutto non c'è scritto "fu sera, poi fu mattina" e poi il numero del giorno? Come può essere quindi inteso metaforicamente?
La Bibbia è chiara a tal proposito!! Ecco perciò che i contestatori, ossia i creazionisti moderati, vengono tacciati di apostasia contro Dio!

Per contro i creazionisti moderati adducono come "prova" il fatto che come avvertimento ad Adamo di non mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male, Dio disse che nel giorno in cui ne avrebbe mangiato egli sarebbe morto. E giacchè Adamo non è morto davvero quel giorno, ma secondo i successivi capitoli della Genesi, morì a più di 900 anni, allora i "giorni" della Genesi sono da intendere come un periodo di tempo più lungo di giorni solari. Aprendo la Bibbia in un altro verso leggono "mille anni sono come un giorno per Dio" e quindi deducono che i giorni sono da considerare come "mille" anni.
A loro favore sostengono pure che nella Bibbia non c'è scritto da nessuna parte "fu sera, fu mattino: un settimo giorno" ad indicare che l'umanità si trova ancora durante il corso del settimo giorno creativo che ancora non si è concluso.

Di fronte a questi discorsi i creazionisti puri contestano che non è vero come dicono loro che Adamo non morì il giorno in cui peccò, ma bensì perì lo stesso giorno, solo che non in senso fisico ma in senso spirituale; perciò a loro avviso è falsa la deduzione che il giorno creativo possa durare più di un giorno solare. Riguardo poi al fatto che non c'è scritto nella Bibbia "fu sera, fu mattino: un settimo giorno", essi affermano che però nel versetto 3 del capitolo 2 di Genesi è scritto:

"Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva creata e fatta."

Essendo il verbo riposare espresso al passato significa che il settimo giorno è già cessato e quindi cade la deduzione che esso continui fino ad oggi. A questo argomento i creazionisti moderati ribattono che il verbo "vaysboth" (ebraico "riposare") in quel contesto va tradotto "riposava" e non "riposò" indicando quindi un'azione che ancora non si è conclusa; ergo il settimo giorno creativo non è finito.

E da qui poi si passa ad altre botte e risposta in una girandola senza fine fino a che esausti del confronto, ma convinti di aver ragione, tutti si ritirano in buon ordine (sempre se riescono a mentenere la calma e la compostezza durante il dibattito) mantenendo la propria convinzione di essere nel giusto e che gli altri sono apostati.

Ecco, quello descritto, è una modalità di dibattitto fra gruppi religiosi fondamentalisti che è realmente accaduta tanto tempo fa sulle pagine di internet!

Che cosa si evince da tutto questo racconto? Perchè ho portato alla vostra attenzione questo avvenimento?
Semplicemente per farvi capire come molto spesso la chiave interpretativa del Testo Sacro non è affatto assoluta e molto dipende dal punto di vista adottato. Perciò è del tutto insensato e privo di senno credere che un Testo Sacro sia diverso da qualunque altro testo: ogni testo necessita necessariamente di un'interpretazione, che può variare da una persona all'altra e non esiste un'unica assoluta spiegazione incontestabile!

D'altro canto è facile capire che ammesso che sia vero che la scrittura si spieghi con la scrittura, non è scritto da nessuna parte nella Bibbia che proprio la scrittura "y" serva per spiegare la scrittura "x". Qualcuno potrà pensare che la scrittura "x" debba essere spiegata dalla scrittura "z" e giungere così a conclusioni diverse e magari diametralmente opposte a coloro che invece hanno scelto la scrittura "y" per spiegare "x".
Questo perchè le associazioni fra una scrittura e l'altra non le fa la Bibbia medesima, ma le fa l'uomo!

E' l'uomo che prende una scrittura e cerca di spiegarla con un'altra! Ma nella Bibbia non c'è scritto quale scrittura deve essere associata con chi! Mi direte: sei filosofico? No, ragazzi, sono semplicemente logico!

Basta prendere come esempio il codice civile dello Stato Italiano e vedere come viene intepretato diversamente da un giudice ad un altro. Proprio perchè anche qui non esiste un'unica chiave di lettura, ma ce ne sono diverse possibili, quanto sentenziato da un giudice in un grado processuale, può essere smentito e rovesciato da un giudice di un grado processuale superiore. Che cosa cambia visto che il Codice Civile è sempre quello? E' semplice! L'intepretazione del testo!

E qui stiamo parlando di un testo scritto in italiano, seconda la forma della lingua italiana corrente! La Bibbia invece è un testo scritto in lingue morte incomprensibili, necessitante di una traduzione in cui spesso v'è l'interferenza teologica del traduttore, e successivamente necessitante anche di un'esegesi!!

E abbiamo ancora il coraggio di dire che esiste un unico e solo modo di interpretarla? Solo gli sciocchi continuerebbero a credere una cosa simile!

Posto il fatto che quindi la Bibbia non si può spiegare da sola, qual è il metodo migliore di approccio per poterla comprendere meglio?

Approfondiremo questa tematica mediante gli appunti di un liro molto interessante che ho avuto modo di leggere e compare, scritto da chirstian Weiss principalmente destinato alla critica della lettura biblica dei Tdg, ma comunque applicabile a qualunque tipo di lettura fondamentalista.

Buona serata a tutti.
[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 22/10/2009 22:59]
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DAL LIBRO DI CHRISTIAN WEIS “TESTIMONI DI GEOVA, TESTIMONI DI DIO?”

Il libro è riferito ai Testimoni di Geova ma lo si potrebbe estendere a tutti i fondamentalisti creazionisti

La fede e la Bibbia

Le questioni poste nel presente capitolo sono: 1) Fondamentalmente quale significato danno alla Bibbia i Testimoni di Geova? 2) Ma quali difficoltà allora sorgono? 3) E’ possibile comprendere la Bibbia meglio e più correttamente di quanto non facciano i Testimoni di Geova?

1.AUTORITA’ DIVINA IN TUTTI I SETTORI


Il modo di concepire la Bibbia da parte dei Testimoni di Geova appare semplice e chiaro. La Bibbia è Parola di Dio, quindi ogni singola frase è suffragata dall’autorità divina e, di conseguenza, sempre vera: in senso sia letterale che simbolico. Quando nella Bibbia si riferiscono fatti storici, ciò viene fatto con assoluta correttezza e precisione- Indubitabili sono anche tutte le asserzioni della Bibbia su questioni geografiche, geologiche, etnologiche e scientifiche. Infatti, se contenesse qualche errore, questo ricadrebbe inevitabilmente su Dio.

I Testimoni di Geova non si limitano tuttavia a sostenere che la Bibbia non può contenere errori, poiché ogni sua indicazione sarebbe garantita da Dio stesso. Fanno anche il ragionamento inverso; poiché la Bibbia fornisce indicazioni così vere e precise su tutto, non può che derivare da Dio. Solo in tal modo si spiega perché è tanto affidabile nel suo modo di prospettare la storia e perché precede di tanto la sua epoca nelle conoscenze scientifiche.

La prova più importante dell’origine divina della Bibbia è costituita, per i Testimoni di Geova, dal compimento delle profezie…. …Talune di queste predizioni sono nell’Antico Testamento, e il Nuovo riferisce il loro avverarsi (per esempio che il Messia sarebbe stato partorito da una vergine( confronta Isaia 7:14 con Matteo 1:18-28); altre diventano chiare soltanto nella nostra epoca, ad esempio la tribolazione annunciata da Gesù per la fine del mondo.

I Testimoni di Geova si raffigurano così il procedimento di formazione degli scritti biblici: Dio, che secondo loro non è spazialmente illimitato né onnipresente ma abita in un cielo spazialmente circoscritto, dalla sua dimora si è messo in contatto con gli autori della Bibbia per comunicare loro le necessarie informazioni. Ci si può rappresentare questa presa di contatto alla maniera dell’irradiazione di onde radio o televisive. Dio non ha dettato parola per parola ciò che voleva si scrivesse, però lo avrebbe inequivocabilmente notificato. “Come un uomo d’affari può far scrivere una lettera alla segretaria. La segretaria scrive la lettera, ma la lettera contiene i pensieri e le idee del datore di lavoro. Perciò la lettera è sua, non della segretaria, come la Bibbia è il libro di Dio, non il libro degli uomini che furono impiegati per scriverla”. (citazione da “Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca”).

2. DOVE LA BIBBIA CI PIANTA IN ASSO

Se la Bibbia pretendesse di venire da Dio solo in base ai motivi sopra esposti, sarebbe la fine, come è evidente a chiunque la pensi in armonia coi tempi. Chiariremo questo in seguito. Per quanto concerne le questioni scientifiche o storiche, non possiamo ricorrere in modo semplicistico alla Bibbia. Nessuno schema profezia-adempimento sta come credono i Testimoni di Geova.

Può darsi che l’esposizione che segue possa inquietare, qua o là, il lettore. Ma speriamo che il terzo paragrafo riesca a mostrargli che qui non si vuole demolire, ma costruire. E’ però anche ovvio che la lettura di questo paragrafo non può sostituire quella conoscenza e comprensione elementari della Bibbia che sono necessarie ad ogni cristiano.

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Mio commento: domani o dopodomani tratterò il tema dell’accuratezza scientifica e storica della Bibbia in merito alle nozioni storiche e scientifiche ormai acquisite.

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Ottima esposizione Biky,aspetterò il seguito.
Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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a)esattezza storica?

E’ certo che la Bibbia intende sostanzialmente attestare avvenimenti storici e che le sue affermazioni sono spesso confermate dalla scienza storica. Però non sono tutte così assolutamente affidabili come i Testimoni di Geova suppongono. Il modo più semplice per dimostrare ciò è di esibire le affermazioni contraddittorie della Bibbia stessa a proposito d’un medesimo avvenimento. Simili affermazioni non possono contemporaneamente essere prese tutte per buone. Talvolta simili contraddizioni si trovano perfino in uno stesso libro della Bibbia, il che consente di concludere che discendono da differenti e non concordanti tradizioni.

Ecco un elenco di simili contraddizioni.

Il suocero di Mosè viene designato con tre nomi diversi: Reuel (Esodo 2:18; Numeri 10:29); Ietro (Esodo 3:1; Esodo 4:18; Esodo 18:1) e Obab (Giudici 4:11). Il racconto del modo in cui Saul divenne re d’Israele è pieno di imprecisioni. Secondo 1 Samuele 8:7 Dio è contrario al regno; secondo 1 Samuele 9:16, Dio, mosso a compassione, dona al suo popolo Saul quale principe (confronta Deuteronomio 17:14-20). Secondo 1 Samuele 9:1-10, 16 Saul è riconosciuto da Samuele quale re che Dio ha prescelto e viene insediato mediante l’unzione; secondo 1 Samuele 10:17-27 egli è designato – in definitiva contro la volontà di Dio – dalla sorte. Altri simili esempi potrebbero trarsi all’infinito dall’Antico Testamento. Se si esaminano più attentamente le tradizioni, diventa chiaro che gli avvenimenti che stanno alla base dei racconti molto spesso sono stati ricostruiti solo per tratti assai approssimativi.

Similmente accade anche per quanto concerne le indicazioni dei vangeli. Gli alberi genealogici di Gesù secondo Matteo 1:1-17 e Luca 3:23-38 non corrispondono e non possono essere entrambi storicamente esatti. La via d’uscita proposta dai Testimoni di Geova, secondo i quali il vangelo di Luca riferisce la linea di discendenza di Maria, contraddice il tenore delle parole del testo (confronta Luca 3:23). Secondo Luca 2:39 i genitori di Gesù, dopo la sua presentazione al tempio, che secondo la legge avveniva quaranta giorni dopo la nascita, tornano a Nazaret; secondo Matteo 2:13-23 la santa famiglia, dopo l’arrivo dei Magi, fugge da Betlemme verso l’Egitto e solo successivamente si reca a Nazaret. Secondo Matteo 8:28-34 Gesù guarisce due indemoniati, secondo Marco 5:1-20 si tratta di una solo. Similmente avviene a proposito del racconto della guarigione di ciechi: secondo Matteo 20:29-34 si tratta di due ciechi, mentre il passo parallelo di Marco racconta di uno soltanto. I Testimoni di Geova sostengono che Matteo avrebbe qui riferito “più estesamente i fatti”; ma è un’inaccettabile compromesso! Secondo Matteo 26:17, Marco 14:12 e Luca 22:7 Gesù celebra la cena pasquale coi discepoli e viene crocifisso il giorno seguente; secondo Giovanni 18:28 muore il giorno di Pasqua, quindi l’ultimo pasto coi discepoli non fu cena pasquale. Le contraddizioni sono particolarmente numerose nei racconti della risurrezione. Secondo Matteo 28:2-5 e Marco 16:5 alle donne che sono presso la tomba appare un angelo; ma per Luca 24:4 sono due. Secondo Matteo 28:7 e Marco 16:7 le donne devono dire ai discepoli di recarsi in Galilea per vedervi Gesù; secondo Luca 24:5-7 quest’invito in Galilea non c’è. Conseguentemente Gesù appare ai discepoli, secondo Luca 24:36, il giorno stesso della risurrezione in Gerusalemme, donde viene elevato in cielo subito dopo (confronta Luca 24:50-53); secondo Matteo 28:16-20, però, Gesù appare ai discepoli soltanto in Galilea. Dal vangelo di Matteo e anche dal vangelo di Luca si discostano gli Atti degli Apostoli – il cui autore è Luca – dove si dice che Gesù appare ai discepoli per quaranta giorni dopo la risurrezione (confronta Atti 1:3), quindi ascende al cielo.

Nella tradizione dei vangeli si trovano differenze ancora più profonde, che non si colgono, così, a prima vista. Eccone una, a titolo di esempio.

L’immagine di Gesù quale ci è tratteggiata dal vangelo di Giovanni complessivamente si discosta in modo assai evidente dalle rappresentazioni che riscontriamo negli altri tre vangeli sinottici: Gesù parla con parole molto diverse e su temi del tutto differenti. Mentre in Matteo, Marco e Luca il nucleo del messaggio è costituito dall’annuncio che il Regno di Dio è vicino e numerose sono le parabole, il vangelo di Giovanni dà risalto alla testimonianza che Gesù dà di sé, circa la sua venuta, quale rivelatore di Dio. Se si guardasse ai vangeli – come vorrebbero i Testimoni di Geova – quali a esatte rivelazioni di avvenimenti, bisognerebbe decidersi o per il vangelo di Giovanni o per i sinottici, oppure bisognerebbe contestare a tutti l’esattezza dei fatti che riferiscono. Certo, non possono essere tutti contemporaneamente “torici” nel senso odierno della parola. Ci torneremo sopra più avanti.

b)Esattezza scientifica?

Mentre la Bibbia è, comunque, ancora direttamente interessata alla storia, poiché la fede cristiana fa riferimento ad avvenimenti storici, su questioni inerenti ad altre scienze ci pianta completamente in asso. Lo vedremo particolarmente nel capitolo seguente. Ma ecco due esempi d’un modo d’argomentare errato. I Testimoni di Geova sostengono che ricerche linguistiche avrebbero dimostrato che la pianura di Sennaar è stata l’epicentro da cui sarebbero derivate le diverse lingue dell’umanità. E in Sennaar appunto si troverebbe la città di Babel, dove, secondo il racconto biblico, sarebbero sorte diverse lingue (da “Tutta la Scrittura è ispirata” pag. 340). I Testimoni desumono questa tesi insostenibile da un’opera di George Rawlinson, dal titolo “Le prove storiche sulla verità dei racconti della Scrittura”. Qeusta tesi sarebbe stata sostenuta da Sir Henry Creswicke Rawlinson, un noto assiriologo. Non è stato possibile verificare l’esattezza della menzione dei Testimoni di Geova, perché non si dispone della fonte, ovvero l’opera di George Rawlinson. Però risulta che è stata pubblicata nel lontano 1862, cioè in un tempo in cui gli studi relativi alle origini della storia dell’umanità erano appena agli inizi. Inoltre titolo e citazioni del libro dimostrano che non si tratta di un’opera scientifica autonoma, bensì d’una difesa, a carattere divulgativo, dell’esattezza scientifica della Bibbia. Un’argomentazione scientifica appoggiata da una letteratura divulgativa vecchia di oltre un secolo è, però, veramente poco seria!

Il secondo esempio, addirittura buffo, si desume dallo stesso libro dei Testimoni di Geova (“Tutta la Scrittura è ispirata”). “Nel campo della zoologia, Levitico 11:6 classifica la lepre fra i ruminanti. Questa classificazione un tempo veniva contestata, ma ora la scienza conferma che la lepre e il coniglio reingeriscono il cibo” (Questo è quello che dice il libro dei Testimoni).
Cosa significa che i conigli “reingeriscono” il cibo? Secondo l’opinione dei Testimoni diGeova, il coniglio è davvero un ruminante? In realtà, appare soltanto come tale. Da quest’apparenza si è fatto un tempo ingannare anche l’autore biblico. Ed è appunto questo che involontariamente è confermato dalla menzionata argomentazione dei Testimoni di Geova.

[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 24/10/2009 14:44]
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c) Adempimento delle profezie quale prova principale dell’autorità divina della Bibbia?

E’ indubbio che nella Bibbia si parla molto di promesse divine sulle quali gli uomini possono e debbono fare affidamento. E’ ugualmente fuori discussione che la Bibbia annuncia anche l’esaudimento di queste profetiche promesse: cocsì Gesù è stato, secondo l’attestato del Nuovo Testamento, il compimento delle promesse fatte da Dio nell’antica alleanza. Il vangelo di Matteo lo rileva con particolare evidenza, ma lo dicono anche gli altri autori del Nuovo Testamento.

E’ ovvio che non si può erigere su queste connessioni una prova per l’origine divina della Bibbia. Esse risultano evidenti solo per colui che già crede in Gesù e sa, proprio in base alla sua fede, distinguere l’essenziale da quello che non lo è. Solo chi è pervenuto a questo punto non va più alla ricerca di minuzie per avere prove a sostegno della sua fede. Chi, però, cercasse prove dal tema promesse-compimento, si troverebbe in difficoltà, perché s’imbatterebbe in parecchi risultati negativi. Numerose promesse dell’Antico Testamento, infatti, non sono state esaudite semplicemente e direttamente come gli uomini d’allora si aspettavano.

Quando i Testimoni di Geova, per esempio, affermano che in Genesi 49:10 è preannunciato che il Messia sarebbe venuto dalla stirpe di Giuda, ciò si può anche accettare. Ma non bisogna sorvolare sul fatto che nello stesso passo si legge che la dominazione di Giuda sulle altre tribù di Israele non sarebbe mai cessata fino all’arrivo del Messia: una previsione che non si è adempiuta. Lo stesso si deve dire della promessa del profeta Natan a Davide, secondo la quale il suo regno sarebbe durato in eterno (confronta 2 Samuele 7:13-16): una promessa che non si può dire esaudita direttamente, visto che il regno di Davide crollò e non fu ristabilito tramite Gesù, come a Davide era stato promesso. Altrove il salmista si lamenta amaramente con Dio a causa del crollo del regno: gli rammenta ciò che aveva promesso a Davide, mentre ora tutto è avvenuto diversamente, e infine l’orante osa domandare: “Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo, che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?” (Salmo 88:50).

La maggiore difficoltà nel provare le corrispondenze fra promesse e adempimento si riscontra nel Nuovo Testamento. Lì si annuncia spesso che Gesù sarebbe venuto presto per il giudizio. Secondo Matteo 10:23 Gesù dice ai suoi discepoli: “Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele prima che venga il figlio dell’uomo”. Secondo Matteo 24:39 la venuta del figlio dell’uomo per il giudizio è annunciata “subito dopo la tribolazione di quei giorni”, e per “tribolazione” si intende la distruzione di Gerusalemme nell’anno 70 d.C. (confronta Matteo 24:6-24). L’Apocalisse di Giovanni prospetta per un tempo vicinissimo gli avvenimenti della fine del mondo che annuncia. Inizia con le parole: “
Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere…” (Apocalisse 1:1; confronta anche 22:10 e 12:20). Se i Testimoni di Geova prendessero atto di questa attesa della fine dichiarata imminente, constatabile in tutto il Nuovo Testamento, crollerebbe l’argomentazione a favore di quella certa attendibilità della Bibbia che per essi è la cosa più importante, e di conseguenza tutta la loro dottrina. Ci torneremo ancora sopra più volte.

Senza dubbio, dunque, esiste nella Bibbia il fenomeno delle profezie avverate; ma esiste anche il contrario, tanto che una prova così semplice dell’attendibilità della Bibbia, quale è pretesa dai Testimoni di Geova, non può essere adotta. Essi affermano: “La Bibbia è piena di profezie accurate, sì, di storia scritta effettivamente in anticipo” (Potete vivere per sempre, pagina 56). In generale questa affermazione non è esatta.

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3. LA BIBBIA QUALE BASE DELLA DOTTRINA CRISTIANA

Se ci si mette a discutere coi Testimoni di Geova del modo che si è appena prospettato, essi obiettano: “Chi parla così non è più cristiano, perché non crede nella Parola di Dio attestata nella Bibbia”. Si pone a questo punto il compito di mostrare che la fede nella Parola di Dio, contenuta nella Bibbia, non richiede di considerare questo libro sacro come l’autorità somma anche nelle questioni storiche e scientifiche. E a proposito delle profezie occorre anche chiarire che si può credere all’amore di Dio quale è attestato nella Bibbia, anche se non tutte le promesse paiono esaudite.

a) La viva testimonianza di fede quale fonte immediata della fede


Riflettiamo innanzi tutto su quanto segue: la fede non nasce quasi mai dalla sola lettura della Bibbia, nemmeno nel caso dei Testimoni di Geova. Alla fede l’uomo perviene attraverso il contatto con persone credenti. E’ dal loro modo di vivere che apprende prima di tutto qualcosa della realtà in cui essi, come cristiani, credono. Quando un non credente incontra dei cristiani che fan parte d’una comunità ecclesiale la quale vive la sua fede, allora subito gli divengono evidenti i meravigliosi “effetti” della fede cristiana sull’uomo: la fede rende l’individuo interiormente libero, aperto, capace di amare: conferisce sostegno nelle difficoltà e nelle sofferenze della vita; placa la paura, anche la paura della morte. Ma tutto questo la fede è in grado di dare all’uomo perché essa in definitiva altro non è che la certezza profonda di essere accettati, accolti, amati da Dio: per sempre, anche oltre la morte.

Quando i credenti dicono al non credente che questa certezza di essere accettati da Dio è trasmessa loro dal messaggio della Scrittura, soprattutto dal vangelo, questo messaggio comincerà forse ad attirarlo. Dalla vita e dalle parole dei credenti, ispirate dalla Bibbia, egli potrà persuadersi sempre più che il messaggio cristiano non è una finzione: per quanto incomprensibile e sorprendente possa essere il fatto che dio nel suo amore si unisce all’uomo, sino a diventare uomo e a morire in croce nella persone del Figlio suo, nondimeno ciò viene incontro all’anelito più profondo del cuore umano; ugualmente, la fede cristiana molto esige dall’uomo, ma lo sottrae da ogni schiavitù, anche verso se stesso, e gli dona pace e felicità.

In un simile incontro con cristiani, il non credente può infine pervenire egli stesso alla fede. Questo avviene allorché si rende conto di trovarsi personalmente di fronte a Dio e di essere da lui chiamato con amore. Questa certezza non può essere determinata attraverso prove, né attraverso uno spasmodico atto di volontà. Sarà accolta come un dono – come grazia – di Dio. Chi accoglie questa grazie della fede – il che non accade il più delle volte tutto d’un tratto, bensì passo dopo passo – sperimenta poi anche in misura crescente la liberazione dal rancore, dall’odio, dall’introversione e la disponibilità verso gli altri fino all’amorosa offerta di sé a servizio del prossimo e all’amore per i nemici. Il sottolineare il carattere di dono di questo processo non significa che l’uomo vi abbia un ruolo puramente passivo. La misericordia divina precede, ma subito esige anche la partecipazione libera e coerente dell’uomo e un continuo lavoro su se stessi.

Se una persona non fa simili esperienze in nessun modo, non può pervenire a una fede cristiana autenticamente liberatoria. Per noi cattolici ciò implica una domanda seria: nelle nostre comunità è veramente possibile incontrare Dio? C’è in esse quella comunione di persone limpida al punto di mostrare Dio quale ultima fonte d’una vita comune condotta nell’amore e nella fraternità? Certuni non sono forse diventati Testimoni di Geova inconsapevolmente anche per questo, per aver ritenuto di trovare presso di loro una comunità più cristiana?

La fede dei Testimoni di Geova è ovviamente solo una forma distorta dell’autentica fede cristiana. Non tende, infatti, tanto verso il Dio vivo nella cui grazia e misericordia l’uomo può sentirsi al sicuro, ma s’impantana in un rigido sistema di “insegnamenti biblici”. I Testimoni di Geova sono affascinati da questo sistema, dalla sua logica e forza persuasiva (in realtà apparenti), soprattutto dal (presunto) esatto avverarsi di così tante profezie. Essi “studiano” la Bibbia e si stupiscono che in essa (apparentemente) “tutto sia esatto”, però non comprendono cosa sia la meditazione della parola biblica, per assaporarvi con immediatezza la vicinanza del Dio vivo. Così la loro “fede” è più che altro una visione del mondo nella quale Dio svolge una parte centrale, piuttosto che essere un’autentica e appagante percezione di Dio.

Per questa ragione nemmeno la fratellanza fra di loro scaturisce in definitiva dalla fiducia in Dio, non è una naturale conseguenza dell’affidarsi a Dio. Dalle relazioni di ex Testimoni di Geova si desume con chiarezza quanto poco in realtà – contrariamente all’apparenza – la loro comunità sia libera e liberatoria. La loro “comunità” è basata più su un sistema d’idee che sulla grazia divina e dunque irradia assai poco di grazia attorno a sé. Purtroppo, inizialmente, le persone non se ne accorgono. Si sentono lì per lì attratte, nel loro disorientamento umano e religioso, dalla cordialità e dal senso di reciproca appartenenza ai Testimoni di Geova. Unitamente al fascino esercitato dalla loro dottrina, quest’attrattiva conduce spesso, molto presto, alla perdita d’una sana capacità di giudizio e culmina non nella “libertà cristiana”, ma nella sudditanza nei confronti della setta.

b) La motivazione della testimonianza di fede nella Bibbia

La testimonianza di fede della comunità cristiana, cioè della Chiesa, scaturisce dalle grandi opere che Dio ha compiuto nella storia d’Israele e soprattutto in Gesù di Nazareth. Questi avvenimenti storici, nei quali Dio si è manifestato andando incontro agli uomini, sono fondamentali per la fede cristiana. In essi è avvenuto ciò che i cristiani chiamano rivelazione divina. Sono registrati nella Bibbia. La Bibbia è, nel suo complesso, la versione scritta dell’azione di Dio lungo la storia: negli scritti biblici se ne riferisce, si tenta di comprenderla, se ne traggono ammaestramenti e si ringrazia Dio.

Così la testimonianza di fede della Chiesa è legata alla Bibbia e deriva da essa. Inizialmente la testimonianza viva ha preceduto la Bibbia, poiché gli scritti biblici ne sono derivati. Paolo predicò quando non esistevano ancora vangeli scritti, e anche le sue lettere derivarono dall’insegnamento diretto. I vangeli furono composti sulla base di tradizioni riferite inizialmente a voce. Anche dopo il formarsi dei libri della Scrittura e il loro riconoscimento quale fonte di fede da parte della Chiesa, occorre che la Scrittura divenga viva nella comunità dei cristiani, se la si vuole comprensibile agli estranei. Però la Chiesa si è assoggettata una volta per tutte alla Scrittura. Questa certifica l’evento sul quale la Chiesa è basata. Perciò la Chiesa deve attingere la propria testimonianza dalla Scrittura e confrontarsi continuamente con essa come a ultima norma.

La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
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