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ANIMA IMMORTALE..L'UOMO POSSIEDE REALMENTE UN'ANIMA IMMORTALE?

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2009 13:33
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L'UOMO POSSIEDE REALMENTE UN'ANIMA IMMORTALE?
Vi allego una mail arrivatami, la inserisco poichè è un argomento dottrinale ed importante per coloro che " Vogliono Conoscere".
Avendo fatto un copia/incolla alcune parti come le lettere in ebraico, o dei riquadri non sono apparse.
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ECCLESIASTE 9,10



I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c’è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole. Và, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha gia gradito le tue opere. In ogni tempo le tue vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo. Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole. Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù nel soggiorno dei morti, dove stai per andare (Ecclesiaste 9, 5-10).


IL SOGGIORNO DEI MORTI (SHEOL)



"Sheol" è una parola di origine sconosciuta che designa le profondità della terra (Deuteronomio 32,22) dove i morti discendono (Genesi 37,35; Numeri 16,30; 1 Samuele 2,6; 1 Re 2,6; Proverbi 1,12; Proverbi 7,27) e dove buoni e cattivi terminano la loro esistenza (Salmo 89,49), hanno una tetra sopravvivenza (Ecclesiaste 9,10) e Dio non viene lodato (Salmo 6,6; Salmo 88,6-13; Salmo 115,19; Isaia 38,18). Le anime dei morti, comunque, conservavano là qualche consapevolezza e qualche pensiero e, alla luce di tutta la Bibbia (1 Samuele 28; Giobbe 26,4; Isaia 14,9-17; Ezechiele 32,21; Luca 16,19-31; 2 Corinzi 5,1-10; Filippesi 1,23; Apocalisse 6,11), non vanno incontro al totale annullamento ed al completo oblio. Nello “Sheol” scese Cristo per annunciare la salvezza ai morti, cioè agli spiriti che furono ribelli fin dai tempi di Noé e del diluvio universale (1 Pietro 3,19-20; 1 Pietro 4,6).



L’autore di Qoèlet non nega la sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte. Non dice: “stai per andare nel nulla”, ma “stai per andare nello Sheol” ossia nella “regione delle ombre". Egli si limita a descrivere la vita dell’aldilà secondo le idee del suo tempo (III a.C.): una vita o modo di essere in forte contrasto con quella sulla terra. Senza attività, senza passioni, senza conoscenza. Non è comunque uno stato di inesistenza. In effetti, lo Sheol era immaginato come la fine delle attività terrene, anche della lode di Jahvé (Salmo 6, 6), la fine della potenza e prepotenza umana, ma non dell’esistenza in modo assoluto. Lo "Sheol" è anche detto "Terra dei Refaim" (Giobbe 26,5; Salmo 88,11; Proverbi 2,18; Proverbi 9,18; Proverbi 21,6; Isaia 14,9; Isaia 26,14; Isaia 26,19), dal nome di antica popolazione della Palestina praticamente sterminata (e spedita direttamente nel soggiorno dei morti) dal popolo ebraico. Si trattava di probabili discendenti degli antichi "Nefilim", giganti figli di donne e di angeli ribelli che furono travolti dal diluvio (Genesi 6,4; Numeri 13,33; Giuda 6). Erano già in Palestina al tempo di Abraamo, quando furono sconfitti dal re Chedorlaomer e i suoi alleati a Asterot-Carnaim (Gen 14,5 e Genesi 15,20). Ammon li scacciò dal loro paese (Deuteronomio 2,20-21) e Og di Basan fu l'ultimo dei Refaim. I "Refaim" furono infatti sconfitti da Giosué (Giosué 12,4-5 e Giosué 13,12) e vennero definitivamente eliminati ai tempi del Re Davide (2 Samuele 21,16-22). Il terrore suscitato da questo popolo è testimoniato chiaramente dalla Bibbia quando ricorda (Deuteronomio 3,11) come "Og, re di Basan, era l'unico rimasto della stirpe dei Refaim.... il suo letto, un letto di ferro ....è ...a Rabbat degli Ammoniti.... Ha nove cubiti di lunghezza e quattro cubiti di larghezza, secondo il cubito di un uomo" (Il cubito era pari a circa mezzo metro: il letto di Og doveva pertanto misurare circa 4,5 metri di lunghezza e circa 2 metri di larghezza).



Un altro testo di Qoèlet dice: “La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna alla polvere. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello delle bestie scenda in basso?” (Ecclesiaste 3, 19-21). Ciò che Qoèlet intende anche qui mettere in rilievo è la universalità della morte: ogni essere vivente sulla terra - uomo, bestia e anche pianta - è soggetto alla legge della morte. Da questo punto di vista, la sorte di tutti i viventi è, comune. Tutti sono diretti verso la terra o polvere, che è per tutti la medesima dimora. Ma da ciò non segue che dopo la morte vi sia per tutti il medesimo destino. L’autore alla fine ricorda, infatti, che "lo spirito torna a Dio che l’ha dato" (Ecclesiaste 12, 7) e conclude ammonendo: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto per l’uomo. Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, tutto ciò che è occulto, bene o male” (Ecclesiaste 12, 13-14).







SOGGIORNO DEI MORTI E .....PENSIERO





Evidentemente nel soggiorno dei morti non c'é spazio per lavori, progetti, disegni, programmi, ricerche di motivi, cause, astuzie, furbizie, abilità, scienze e sapienze terrene. Si noti però che la parola spesso tradotta con “ragione” e “pensiero” (cheshbown) e da molti usata per provare che i morti sono inconsci è presente solo in altri due punti della Bibbia (Ecclesiaste 7,25 ed Ecclesiaste 7,27) con il significato di “causa”, “ragione”, “motivo” e non di “pensiero” o “ragionamento”




Ecclesiaste 7,25-27



[25] Mi sono applicato di nuovo a conoscere e indagare e cercare la sapienza e il perché delle cose (cheshbown) e a conoscere che la malvagità è follia e la stoltezza pazzia. [26] Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il peccatore ne resta preso. [27]Vedi, io ho scoperto questo, dice Qoèlet, confrontando una ad una le cose, per trovarne la ragione (cheshbown).




L'IMMORTALITA' DELL'ANIMA NEL PENSIERO EBRAICO



Già nel pensiero ebraico moltissimi credevano nell’immortalità dell’anima. Secondo l’autorevole testimonianza dello storico ebraico Giuseppe Flavio (37 d.C. –103 d.C.) “I Farisei …credono alla immortalità delle anime, e che sotto terra vi siano ricompense e punizioni per coloro che seguirono la virtù o il vizio: eterno castigo è la sorte delle anime cattive, mentre le anime buone ricevono un facile transito a una nuova vita. I Sadducei ritengono che le anime periscano come i corpi. …..Gli Esseni. considerano l’anima immortale e credono di dovere lottare soprattutto per avvicinarsi alla giustizia. [Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, XVIII, 11-18]. Un’accurata analisi del significato dei termini ebraici “anima” (nefesh) e “spirito” (ruah) è stata poi effettuata dal filosofo ebraico Mosé Maimonide (1135 d.C.-1204 d. C.)









RUAH NELLA BIBBIA EBRAICA hrw



“Spirito” [ruah] è un termine equivoco, che designa l’aria, ossia uno dei quattro elementi: “E lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Genesi 1,2). È un termine che designa pure il vento che soffia: “Lo spirito dell’est aveva portato le cavallette” (Esodo 10,13); “spirito del mare” (Esodo 10,19); e di questo vi sono molti esempi. È anche un termine che designa lo spirito animale: “Uno spirito che va e non si ferma” (Salmo 78,39); “ogni carne nella quale è uno spirito di vita” (Genesi 7,15) È anche un termine che designa cosa resta dell’uomo dopo la morte, e che non subisce la corruzione: “lo spirito tornerà a Dio che lo ha dato” (Ecclesiaste 12,7). È anche un termine che designa l’emanazione intellettuale divina che viene sparsa sui profeti e grazie alla quale essi profetizzano, come ti spiegheremo quando parleremo della profezia come conviene parlarne in questa opera: “Io prenderò lo spirito che è su di te e lo porrò su loro” (Numeri 11,17); “quando si posò su di loro lo spirito” (Numeri 11,25); “Lo spirito del Signore parla per mezzo mio” (2 Samuele 23,2), e di questo vi sono molti esempi. È anche un termine che designa l’intenzione e la volontà: “Lo stolto fa uscire tutto il suo spirito” (Proverbi 29,11), ossia la sua intenzione, la sua volontà; parimenti: “Lo spirito dell’Egitto sarà svuotato in mezzo ad esso, e renderò vano il suo consiglio” (Isaia 19,3) significa che le sue intenzioni saranno disperse ed il suo governo sparirà. Del pari “Chi comprende lo spirito del Signore e il Suo consiglio, ce lo insegni” (Isaia 40,13) vuol dire: Colui che sa la disposizione della Sua volontà, o comprende il Suo governo dell’esistenza così com’è, ce lo insegni, come spiegherò nei capitoli che dedicherò alla provvidenza. Ogni volta che “spirito” è riferito a Dio è usato nel quinto significato, e solo alcune volte nell’ultimo significato, ossia quello di volontà, come abbiamo spiegato. Lo si interpreti dunque in ogni passo secondo ciò che indica il contesto. [Mosé Maimonide, La Guida dei perplessi, Parte Prima, XL]







NEFESH NELLA BIBBIA EBRAICA vpנ



“Anima” [nefesh] è un termine equivoco. Designa l’anima animale che è comune ad ogni essere dotato di sensazione: “Dove c’è l’anima di vita” (Genesi 1,30). Designa anche il sangue: “Non mangiare l’anima con la carne” (Deuteronomio 12,23). Designa anche l’anima razionale, ossia la forma dell’uomo: “Per la vita di Dio che ci ha fatto questa anima” (Geremia 38,16). Designa anche ciò che resta dell’uomo dopo la morte: “L’anima del mio signore è chiusa nello scrigno della vita” (1 Samuele 25,29). Designa la volontà: “Per costringere i suoi principi secondo la sua anima” (Salmo 105,22), ossia, secondo la sua volontà; parimenti: “E non lo darai all’anima dei suoi nemici” (Salmo 41,3), ossia: “non lo lascerai in balìa della loro volontà”. Nello stesso senso, secondo me, è l’espressione: “Se è conforme alla vostra anima che io seppellisca il mio morto” (Genesi 23,8), ossia se questo è conforme alla vostra intenzione e alla vostra volontà; e del pari: “Se anche si presentassero Mosè e Samuele davanti a Me la Mia anima non sarebbe disposta verso questo popolo” (Geremia 15,1), ossia: Io non ho volontà nei loro confronti, ovvero non voglio che essi sopravvivano. Ogni menzione di “anima” relativa a Dio è nel senso di volontà, come abbiamo detto prima a proposito del detto del Signore: “Agirà secondo ciò che è nel Mio cuore e nella Mia anima” (1 Samuele 2,35), ossia, secondo la Mia volontà e la Mia intenzione. Secondo questo significato va interpretato il versetto: “E la Sua anima si trattenne nella sofferenza di Israele” (Giudici 10,16), ossia la Sua volontà rinunciò a rendere miserabile Israele. [Mosé Maimonide, La Guida dei perplessi, Parte Prima, XLI]







LA BIBBIA E L'IMMORTALITA' DELL'ANIMA



Sebbene il Vecchio Testamento enfatizzi più volte, in modo provocatorio, l'indebolimento delle potenzialità umane dopo la morte (Ecclesiaste 9,10 e Salmo 6,5) e, per un certo gusto del paradosso, metta talora addirittura in dubbio le possibilità di resurrezione (Giobbe 14,14), la fede nell'immortalità dell'uomo trova solidi fondamenti in tutta la Bibbia. Si vedano, ad esempio:

1. 1 Samuele 28 (lo spirito di Samuele salì dal soggiorno dei morti e rimproverò Saul che lo aveva evocato);

2. Siracide 46,20 (dopo la sua morte Samuele profetizzò, predicendo al re Saul la sua fine; anche dal sepolcro levò ancora la voce per allontanare con una profezia l’iniquità dal popolo);

3. Giobbe 19,26 (Giobbe ebbe fede che, dopo la distruzione del corpo, senza la sua carne, avrebbe visto Dio);

4. Giobbe 26,4 (le ombre tremano nel soggiorno dei morti);

5. Salmo 16,10 (Davide intravide la resurrezione del giusto);

6. Salmo 22,30 (A Dio solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a Lui si curveranno quanti discendono nella polvere);

7. Isaia 14,9-17 (nel soggiorno dei morti, le ombre dei principi della terra si svegliarono, presero la parola, guardarono ed interrogarono il re di Babilonia);

8. Ezechiele 32,21 (i principi barbari caduti in battaglia accolsero il faraone nel soggiorno dei morti);

9. Ezechiele 37 (una visione di ossa aride annunciò la restaurazione di Israele dopo la cattività babilonese e, in modo simbolico, la resurrezione alla fine dei tempi);

10. Daniele 12,2 (parla della resurrezione alla fine dei tempi);

11. 2 Maccabei 7 (sette fratelli torturati e martirizzati dalla persecuzione dei seleucidi annunciarono la resurrezione);

12. 2 Maccabei 12,38-45 (Giuda Maccabeo offrì un sacrificio per i morti, nella speranza della resurrezione);

13. 2 Maccabei 15,12-13 (il profeta Geremia defunto e il sommo sacerdote Onia assassinato pregarono per il popolo ebraico);

14. Sapienza 3-4-5 (parla del giorno del giudizio finale);

15. Matteo 17,3 (apparvero Mosé ed Elia: mentre di Elia era atteso il ritorno, Mosé era sicuramente morto da secoli);

16. Matteo 22,23-33 (Cristo affermò la resurrezione dei morti di fronte ai sadducei);

17. Matteo 25,31-46 (Cristo annunciò la resurrezione e il giudizio finale);

18. Luca 16,19-31 (Abramo, il ricco e Lazzaro dialogarono tra loro, sebbene morti);

19. Luca 23,43 (Gesù promise "oggi" il paradiso al buon ladrone);

20. Giovanni 11 (parla della resurrezione finale e della resurrezione miracolosa di Lazzaro);

21. 1 Corinzi 15 (Paolo approfondì il tema della resurrezione);

22. 2 Corinzi 5,1-5 (parla della tenda del corpo e del desiderio di non essere spogliati ma sopravvestiti);

23. 2 Corinzi 5,8-10 (parla della partenza dal corpo, del giudizio sulle opere compiute finché si era nel corpo e della vita presso il Signore dopo la morte);

24. Filippesi 1,23 (parla della partenza dal corpo e della vita presso il Signore, dopo la morte);

25. 1 Pietro 3,19-20 (Cristo morto andò a predicare ai morti);

26. 1 Pietro 4,6 (Cristo morto andò a predicare ai morti);

27. 2 Pietro 1,12-15 (parla della partenza dalla tenda del corpo);

28. Ebrei 9,27 (dice che dopo la morte viene il giudizio);

29. Ebrei 12,22-24 (parla della Gerusalemme celeste, città del Dio vivente, patria di Gesù Cristo, adunanza festosa delle miriadi di angeli e degli spiriti dei giusti portati alla perfezione);

30. Apocalisse 6,11 (narra come ai tempi delle persecuzioni romane le anime dei martiri sotto l'altare pregassero, gridassero vendetta, chiedessero giustizia a Dio, ricevessero una veste bianca, dialogassero con il Signore ed attendessero con pazienza la fine della prova dei loro fratelli);

31. Apocalisse 14,1-7 (davanti al trono di Dio, i 144.000 compagni dell'Agnello redenti dalla terra, cantano un canto nuovo);

32. Apocalisse 20 (parla della prima e della seconda resurrezione alla fine dei tempi).



Davanti a queste prove schiaccianti, come si può ancora sostenere, come i sadducei, che non esiste né resurrezione, né angeli, né spirito (Atti 23,89)?



Nota personale
Mancano quei riferimenti espressi da Gesù sulla destinazione finale del cristiano alla sua morte, ossia il " Regno dei cieli"



Franco









[Modificato da francocoladarci 29/11/2009 09:28]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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