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Anima secondo l'ebraismo

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2009 20:11
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19/12/2009 19:05
 
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Come ben sanno molti dei foristi, il termine nefefh, che viene tradotto con "anima" non ha un senso univoco nelle Scritture ebraice.
Le concezioni del cosiddetto ebraismo rabbinico sull'argomento "anima" risentono però in maniera significativa delle acquisizioni "metafisiche" del Giudaismo del Secondo Tempio, le quali trovano testimonianza sia nella Bibbia cristiana (attraverso i testi cosiddetti Deuterocanonici, assenti nella Bibbia ebraica) sia nei testi talmudici. Ciononostante, nell'ebraismo non abbiamo (come quasi su qualsiasi cosa) una posizione unanimemente condivisa da tutte le scuole rabbiniche sull'argomento. Un'opinione fatta propria da molti maestri ebrei è quella della pre-esistenza delle anime. Dio avrebbe creato tutte le anime al principio e queste entrerebbero nei corpi dei nascituri il quarantesimo giorno di gravidanza (ne cosegue che la fine del mondo e la risurrezione dei morti avverrà quando tutte le anime saranno terminate). Varie sono poi le posizioni relativamente a quella che in termini cristiani viene detta "escatologia intermedia", ma la visione prevalente (anche questa figlia del Giudaismo del Secondo Tempio) è molto simile a quella cristiana (che dalla prima ha preso spunto, ovviamente). Le anime dei defunti, già al momento della morte, godono delle giocie del paradiso e soffrono le pene dell'inferno rimanendo in attesa della resurrezione finale (fermo restando che alcune minoritarie scuole di pensiero dell'ebraismo contemporaneo sembrano voler escludere un'interpretazione letterale del concetto di risurrezione dei morti).

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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