Benvenuti nel forum

Lo scopo di questo forum
è di dare a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione
su ogni argomento dello scibile umano
rimanendo nel rispetto di OGNI
membro che lo compone.
L'apologia della propria religione è consentita.
Ci aspettiamo da ogni utente che si iscriverà qui,
la propria presentazione nell'apposita sezione
e l'estensione del proprio cordiale saluto a tutti gli iscritti
i quali sono invitati ad accoglierlo altrettanto cordialmente





Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO - PREMESSA.

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2010 00:13
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
31/12/2009 14:12
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

PREMESSA
Verrà inserito un corso sui fondamenti del cristianesimo, elaborato da Don Piero Ottaviano (1938 – 2005) fondatore del celebre Didaskaleion in Torino, la sua opera è stata creata per meglio conoscere le proprie origini cristiane, riporto per esteso la sua finalità e metodo.

CHIEDO AI FORUMISTI DI NON SCRIVERE FINCHE’ NON SIA TERMINATA L’ESPOSIZIONE.


La parola vangelo significa “buona notizia”: l’annuncio cristiano.
Ma come far giungere alle persone della nostra epoca questo messaggio?
Quale metodo usare, con quali parole rivestire la semplicità e la grandezza di quella notizia antica?
Il metodo del Didaskaleion parte dalla storia: dallo studio dei documenti.

Questi documenti ci parlano di un uomo veramente esistito, Gesù di Nazareth, il quale ha dichiarato di essere Figlio di Dio e di parlare a Suo nome per rivelare all’uomo il significato della vita.
Quell’uomo ha portato, a garanzia della verità di quanto sosteneva, la sua risurrezione.

I suoi discepoli hanno testimoniato che è risorto.
Su questo fatto si fonda, dice san Paolo, il Cristianesimo.
Se si toglie la risurrezione, il Cristianesimo si sfalda, si rivela un guscio vuoto.

Per più di trent’anni Piero Ottaviano, sacerdote salesiano, ha presentato il Cristianesimo secondo il metodo dell’antica scuola di Antiochia, in Siria. Come altre scuole di questo tipo, prima fra tutte quella di Alessandria d’Egitto, questa Scuola era chiamata Didaskaleion: un ‘luogo dove si insegna’.

Piero Ottaviano ha ricuperato questo vocabolo antico per designare il Centro da lui fondato: non comunità, gruppo o associazione, ma centro di studio e di evangelizzazione.
Una scuola appunto, nel senso più semplice e forte.
Una scuola che ha visto ormai passare 35000 allievi, persone desiderose di ascoltare, di ‘vedere’ con la mente, di capire.

Vi si insegnano, anzitutto, i fondamenti del Cristianesimo, partendo da zero e costruendo via via, secondo i documenti e il ragionamento.
Appresi i fondamenti, vi sono poi corsi focalizzati su argomenti approfonditi e specialistici della fede cristiana.

Sono disponibili a sostegno dei corsi svariate pubblicazioni, dispense e libri, dotate di video e supporti multimediali.

Il periodico della scuola, intitolato Anàstasis (‘risurrezione’), informa sulle varie attività del Centro, che includono iniziative itineranti, ritiri di studio e viaggi di istruzione (spartani!) in Terra Santa.

Tutto, ovviamente, nel segno della gratuità: “Ciò che gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Ricevere e trasmettere: due verbi importanti e legati fra loro, che riguardano l’annuncio per eccellenza: ‘Cristo è risorto!.’


La ricerca del modo e dei mezzi per far giungere oggi questo messaggio chiaro e genuino a tutti: ciò ha animato la vita di don Piero Ottaviano, fondatore del Centro, fino a quando il Signore lo ha chiamato a sé, il 30 agosto 2005.
L’autore mette in risalto che:

Questo corso è protetto legalmente, quindi è vietata la riproduzione a scopo di lucro, mentre invece è possibile la riproduzione parziale o totale a fine di evangelizzazione gratuita.



Un ringraziamento va al sito “ Essere cattolici” che ne ha permesso la conoscenza.

Franco




[Modificato da francocoladarci 01/01/2010 11:53]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
31/12/2009 22:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Il Fondamento del Cristianesimo Cap. I
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 1 di 12
1
I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Capitolo 01
L’esistenza storica di Gesù di Nazareth
- documenti -

INDICE
In questo capitolo vedremo:
cosa ci dicono gli storici soprattutto non cristiani del I e II sec. sulle origini del cristianesimo
Il cristianesimo pone alle sue origini un uomo, Gesù di Nazareth, detto il Cristo1 (= portavoce di Dio)
vissuto in Palestina nel I sec. d.C.

1. Osservazioni preliminari
1. I documenti non cristiani verranno riportati prevalentemente per esteso, in una nostra traduzione
quasi letterale.
2. Dei documenti cristiani (contrassegnati con *) daremo invece solo le informazioni essenziali, perché
da qualcuno possono essere contestati perché giudicati "di parte" (... ma ci può essere uno storico che
non sia di parte?).
3. Citeremo i documenti secondo l'ordine cronologico della loro data di composizione (sicura o probabile).
2. Documenti del I sec. d.C.
45-80 * Vangelo secondo Matteo, scritto in greco, probabilmente come rielaborazione di un
documento più antico che non possediamo, redatto in una lingua semita.
50-65 * Vangelo secondo Marco, in greco.
50-67 * Epistolario Paolino, 13 lettere di Paolo in greco.
55-62 * Vangelo secondo Luca, in greco (collocato dopo il 70).
50-58? * Lettera di Giacomo, scritta in greco.
61-63 * Atti di apostoli, in greco (molti lo collocano dopo il 70).
60-65? * Prima lettera di Pietro, in greco.
64-67? * Lettera agli Ebrei, in greco.
70-80? * Didaché (cioè dottrina dei dodici apostoli), in greco.
* Seconda lettera di Pietro, in greco.
* Lettera di Giuda, in greco.
80-100 Scritti di Giovanni, in greco:
* Vangelo
* Tre lettere
* Apocalisse.
93-94 Le antichità giudaiche di Giuseppe Flavio
Giuseppe (37-110 d.C.) è uno storico ebreo, diventato filoromano, al servizio di Vespasiano e di suo figlio
Tito, divenuti poi imperatori. Scrisse in greco varie opere storiche, tra cui le Antichità giudaiche, in 20
libri, che raccontano la storia ebraica da Abramo ai suoi tempi. Nel libro XVIII, 63-64, si trova un passo,
detto Testimonium flavianum, citato anche da Eusebio di Cesarea, nella Storia Ecclesiastica 1,11,7 e nella
Demonstr. evang. 3,5,105-106, e dal vescovo cristiano Agapio (sec. X) nella sua Storia Universale scritta
in arabo.

Presentiamo di seguito il testo ora accettato da tutti.
1 Cristo è una parola greca che traduce la parola semita messia e significa unto (con olio). Poiché l'olio è per gli ebrei
un simbolo stabile della benevolenza di Dio, veniva usato per "consacrare" le persone che erano giudicate "portavoce
stabili di Dio", cioè i re e i sacerdoti.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.

2
"Ci fu verso questo tempo (verso il 30 d.C.) Gesù uomo sapiente.
La sua condotta era buona ed era stimato per la sua virtù.
E attirò a sé molti giudei e anche molti greci.
Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire. Ma non cessarono di amarlo coloro che da principio lo
avevano amato. Essi raccontarono che era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era
vivo.
Forse perciò era il Cristo di cui i profeti hanno raccontato tante meraviglie".
95 * Prima lettera ai cristiani di Corinto, scritta in greco da Clemente, vescovo di Roma.
3. Documenti del II sec. d.C.
96-138 * Lettera di Barnaba, in greco.
105-7 * Epistolario di Ignazio di Antiochia, in greco: comprende 7 lettere indirizzate da questo
vescovo ai cristiani di varie Chiese che avrebbe incontrato mentre veniva portato a Roma per
subirvi il martirio verso il 110.
112? Annales di Tacito, scritti in latino.
Sono il racconto degli avvenimenti dell'Impero romano dalla morte di Augusto a quella di Nerone, cioè dal
16 al 68 d.C.

A proposito dell'incendio di Roma del 64 era corsa voce che l'imperatore Nerone stesso avesse dato
ordine di appiccare il fuoco. In riferimento a tale fatto lo storico romano scrisse:
"Per mettere fine alla diceria, Nerone fece passare per colpevoli e sottopose a pene raffinatissime coloro
che la plebaglia, detestandoli per le loro vergognose azioni, denominava cristiani.
L'autore di questo nome, Cristo, era stato messo a morte sotto l'impero di Tiberio, per ordine del
procuratore Ponzio Pilato; e, pur essendo stata momentaneamente repressa, questa esiziale
superstizione ricominciava a diffondersi, non solo per la Giudea, origine di quella sciagura, ma anche a
Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di scellerato e di
vergognoso. Perciò, in primo luogo furono arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro loro
indicazione, una grande moltitudine fu condannata, non tanto per l'accusa di aver appiccato l'incendio,
quanto per odio del genere umano" (Annales, XV, 44).
112 Lettera di Plinio il giovane all'imperatore Traiano, scritta in latino (Epist. X, 96).

Plinio è "legato per la provincia del Ponto e della Bitinia con potere consolare". Riportiamo parti della
lettera:
"Non ho mai preso parte ad istruttorie a carico dei cristiani; perciò, non so che cosa si sia soliti fare: o
punire, od inquisire, ed entro quali limiti (...).
Per ora, nei confronti di coloro che venivano deferiti al mio giudizio come cristiani, ho seguito questa
procedura: ho chiesto innanzitutto loro se fossero cristiani; se confessavano, li ho interrogati una seconda
ed una terza volta, minacciandoli di morte; se perseveravano, ordinai che fossero condotti al patibolo.

D'altronde, non avevo alcun dubbio che, qualunque cosa confessassero, certamente erano meritevoli di
castigo la loro pertinacia e la loro cocciuta ostinazione. Altri ve ne furono, colpiti dalla stessa follia, al cui
riguardo, poiché erano cittadini romani, ordinai che fossero condotti a Roma. Ben presto, poiché, per il
fatto stesso di trattare questi problemi, le accuse aumentarono, come di solito accade, mi capitarono
sottomano numerosi casi [...].
Altri, denunciati da un delatore, dissero di essere cristiani e subito dopo negarono; dissero di esserlo
stato in passato, ma di aver cessato di esserlo, chi da tre anni, chi da un numero d'anni ancor maggiore,
alcuni addirittura da vent'anni. Anche tutti costoro venerarono la tua immagine e quella degli dèi e
maledissero Cristo.

Dicevano, inoltre, che la loro colpa o il loro errore consisteva nel fatto di esser soliti riunirsi all'alba in un
giorno fisso e di intonare a cori alterni un inno in onore di Cristo - come se fosse un dio - e di impegnarsi
con un giuramento non a commettere qualche delitto, ma a non commettere furti, frodi, adultèri, a non
venir meno alla parola data, a non negare un deposito, qualora ne fossero richiesti. Fatto ciò, era loro
costume allontanarsi e ritrovarsi di nuovo insieme per prendere un cibo, ad ogni modo comune ed
innocente, ma avevano desistito da questa usanza in seguito al mio editto, nel quale, in osservanza ai
tuoi ordini, avevo vietato la costituzione di eterìe (= associazioni) [...].
Mi è parso, infatti, che la questione meritasse di esser sottoposta al tuo giudizio, soprattutto per il
numero di quelli che sono coinvolti in questo pericolo: molte persone di ogni età, di ogni ceto sociale,
addirittura di ambo i sessi, sono trascinate in questo pericolo e ancora lo saranno. E non solo per la città,
ma anche per i sobborghi e per le campagne si è esteso il contagio di questa deleteria superstizione;
tuttavia, mi pare che si possa ancora bloccarla e ricondurla nella norma".

Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 1 di 12

3
112 Risposta di Traiano a Plinio (Epist.X, 97).
"Mio caro Plinio, nell'istruttoria dei processi contro coloro che ti venivano denunciati come cristiani, hai
seguito la procedura alla quale dovevi attenerti. Non si può infatti stabilire una norma generale che abbia,
per così dire, un carattere rigido.

Non li si deve ricercare; nel caso in cui vengano denunciati e riconosciuti colpevoli, debbono esser puniti,
in modo, però, che colui che avrà negato di esser cristiano, e lo avrà dimostrato coi fatti, cioè rivolgendo
suppliche ai nostri dèi, sebbene sospetto in passato, ottenga il perdono per il suo ravvedimento".

120 Vite dei Cesari di Svetonio, scritte in latino.
Nell'opera vi sono due accenni ai cristiani:
a) Nella Vita di Claudio (25, 4), dice che l'imperatore:
"Espulse da Roma i giudei diventati per istigazione di Cresto2, una continua causa di disordini".
L'espulsione avvenne nel 49 (cfr. anche Atti 18, 2).
b) Nella Vita di Nerone (16, 3), dice che l'imperatore:
"Sottopose a supplizi i cristiani, razza di uomini di una superstizione nuova e malefica".
125 * Apologia di Quadrato all'imperatore Adriano.
125 Lettera dell'Imperatore Adriano a Minucio Fundano, proconsole d'Asia (citata da Eusebio,
Hist. Eccl. IV, 9).

Siccome avvenivano spesso dei linciaggi contro i cristiani e c'erano denunce anonime, l'imperatore scrive
tra l'altro:
"Se gli abitanti della provincia possono addurre prove valide contro i cristiani, in modo da poterle
sostenere davanti al tribunale, ricorrano unicamente a questo mezzo e non mai a clamori o ad esecuzioni
sommarie...
Se chi accusa dimostra che i cristiani hanno infranto le leggi, determina tu la pena secondo la gravità; ma
se colui che denuncia lo trovi mosso da intenzioni calunniose, puniscilo esemplarmente...".
150 * Il Pastore di Ermas: è una raccolta di visioni scritta in greco.
155-65 Giustino, filosofo cristiano nato a Nablus, in Samaria, ma non ebreo, scrisse in greco tre
opere:
- due Apologie in difesa dei cristiani (155 e 165).
- Dialogo con Trifone (160).
È un dialogo tra Giustino ed il rabbino Trifone a proposito dell'ebraismo e del cristianesimo. In esso
Trifone riporta il seguente giudizio su Gesù:
"Gesù il galileo è il fondatore di una setta empia ed avversa alla legge (di Mosè). Noi l'abbiamo crocifisso.
I suoi discepoli trafugarono nottetempo il suo cadavere dal sepolcro e ingannarono gli uomini dicendo che
era risorto dai morti e salito al cielo".
Questo giudizio su Gesù ha varcato i secoli ed è ancora sostenuto oggi da studiosi ebrei.

177 * Apologia di Atenagora all'imperatore Marco Aurelio.
180 Il discorso veritiero del filosofo Celso (conservato nel *Contra Celsum di Origene), sostiene
che:
"Gesù era soltanto un uomo; le profezie (dell'Antico Testamento) si possono adattare a migliaia di altre
persone meglio che a Gesù".

Si noti, a conclusione, davanti all'abbondanza delle fonti cristiane, che le fonti non cristiane riguardanti
l'origine del cristianesimo sono assai poche, perché la "Storia" si accorge di un fenomeno solo quando
esso acquista notevole rilevanza. E, normalmente, ciò avviene solo molto tempo dopo che il fenomeno è
sorto.

4.
Documenti con fonti dei sec. I e II
a) Libri apocrifi del Nuovo Testamento (soprattutto vangeli)
La parola apocrifo letteralmente significa nascosto-segreto e venne applicata a questi libri perché,
contenendo dottrine che non trovavano riscontro nei vangeli comunemente accettati, venivano giustificati
dicendo che trasmettevano insegnamenti segreti, comunicati in privato da Gesù a questo o a
quell'apostolo, a cui poi il vangelo veniva attribuito.
2 Nonostante questo modo di scrivere, è probabile che Svetonio si riferisca a Gesù Cristo e che là dove dice "giudei"
intenda "cristiani". Per capire il perché di questo modo di scrivere, occorre sapere che le parole greche "christòs" (=
unto) e "chrestòs" (= ottimo, il migliore) nel I secolo d.C. si pronunciavano allo stesso modo. Se Svetonio non sapeva
che con la parola "unto" i cristiani intendevano "consacrato mediante unzione", è assai facile che si sia sbagliato e
abbia ritenuto più probabile che il capo di una setta sia soprannominato "il migliore" piuttosto che "l'unto (di Dio)".
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
4
Sono "costruzioni" della vita di Gesù o di qualche apostolo. Spesso sono attribuite ad un apostolo per
dare maggior credito al libro stesso, anche se in qualche caso è facile dimostrare che sono dei falsi. Per
questo sono anche detti "libri pseudoepigrafi" (= falsamente attribuiti).

Nascono dal desiderio di conoscere qualche cosa di più sul Maestro-Fondatore o sugli altri fondatori del
cristianesimo e dipendono spesso in modo evidente dai libri del Nuovo Testamento: cercano di supplire
con la fantasia al carattere lacunoso dei libri ufficiali. Non è escluso che qualche informazione sia storica.
Spesse volte sono difficili da datare.
Elenchiamo i principali, di cui abbiamo frammenti.
•Vangelo secondo gli ebrei, redatto in aramaico e poi tradotto in greco.
•Vangelo dei nazorei (lingua ?).
•Vangelo degli ebioniti, in greco.
•Vangelo degli egiziani,in greco.
•Vangelo di Pietro, in greco.
•Protovangelo di Giacomo, in greco.
•Vangelo di Tommaso, in greco.
•Atti di Pilato.
b) I Talmud (III-V sec.)
Sono scritti del giudaismo ufficiale per interpretare e commentare la legge di Mosè. Sono giunti a noi in
due edizioni: quella di Gerusalemme (più breve) e quella di Babilonia (più lunga).

In questi libri la figura di Gesù è ben nota.
Nell'edizione babilonese di questi scritti è contenuto questo brano:
"Ecco ciò che è trasmesso: il giorno di preparazione di pasqua, fu appeso Gesù (di Nazareth, aggiunge un
manoscritto). Un araldo aveva camminato quaranta giorni davanti a lui (dicendo):
"Deve essere lapidato perché, ha praticato la magia e ha sviato e sedotto Israele. Chiunque sa qualcosa a
sua discolpa venga a difenderlo". Ma non fu trovata alcuna difesa e fu appeso il giorno di preparazione
della pasqua" (Sanhedrin 43 a.).
Si noti la somiglianza di questo giudizio con quello riportato da Giustino nel suo Dialogo con Trifone.
Nel Talmud di Gerusalemme è scritto:
"Così parla R. Abbahu: quando uno dice "sono Dio" egli mente; "sono Figlio dell'uomo", alla fine Egli lo
rifiuterà; "Io salirò al cielo", lo dice ma non può compierlo" (Taanìt II,1 opp. II, 65, 69).

Palesi allusioni ai testi evangelici.
Da vari altri passi indiretti del Talmud, sappiamo anche che Gesù è nato da una pettinatrice di nome
Maria e da un soldato romano di passaggio di nome Pantera o Pandera (anche il Talmud allora ammette
che Giuseppe non è il padre di Gesù!).
5. Conclusioni minime
Dai documenti non cristiani emerge:
1. È esistito Gesù di Nazareth, morto giustiziato attorno al 30 d.C. in Palestina, sotto
Ponzio Pilato durante l'impero di Tiberio.
2. I suoi seguaci affermano di aver visto Gesù nuovamente vivo e riconoscono in lui il
Cristo (o Dio).
3. Gesù è indicato come il fondatore della "setta" cristiana.
4. I cristiani si diffondono assai rapidamente in tutto l'Impero ed anche a Roma.
5. Sono odiati e perseguitati.
6. Considerazione finale
Perché interessarci ancora oggi di quest'uomo?
Perché si presenta come il messia (= il portavoce di Dio) e dice di rispondere, a nome di Dio, al problema
del senso della vita.

Data la posta in gioco, merita vedere se costui è credibile o no.
Ecco la ragione dei capitoli che seguono.
Per chiarimenti, critiche, suggerimenti, contattare il curatore del Corso: Piero Ottaviano.



Franco



“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
02/01/2010 16:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I Fondamenti del Cristianesimo Cap. II
I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO
Capitolo 02
( riconosco che l'articolo è un pò lungo, ma è essenziale per il proseguimento del corso. nota personale)
Introduzione agli scritti cristiani
INDICE
In questo capitolo vedremo:
1. I problemi relativi agli scritti cristiani
2. I libri nelle prime comunità
3. Il canone del N.T.
4. La trasmissione del testo del N.T.
5. Conclusione generale
1. I problemi
Abbiamo visto, seguendo soprattutto le testimonianze di autori non cristiani del I e II sec., che è attestata l'esistenza di Gesù, vissuto nel I sec., e che egli è il fondatore del Cristianesimo.
Però i dati che tali autori ci forniscono sono assolutamente insufficienti per conoscere bene il pensiero di Gesù ed i fatti della sua vita.
A questo scopo l'ideale sarebbe di avere qualche scritto di Gesù, ma siccome, almeno per ora, di lui non possediamo nulla, dobbiamo rivolgerci agli scritti (e sono molti) dei suoi discepoli.
Ci limiteremo però ai documenti cristiani del I e II secolo, perché quelli posteriori sono troppo lontani dai fatti per offrirci garanzie di sufficiente attendibilità storica.
Purtroppo di tali documenti (come pure degli scritti degli storici non cristiani già citati) non p ossediamo i testi originali, ma solo copie manoscritte, le più antiche delle quali, allo stato attuale delle ricerche, sono del III secolo.
Ora si sa che, copiando a mano dei documenti, si possono commettere errori. Viene perciò spontanea la
domanda: Possiamo ricostruire i testi così come sono usciti dalle mani degli autori?
È il problema della trasmissione del testo.
Analizzando poi i libri antichi in nostro possesso noi vediamo subito che questi libri non avevano tutti la stessa importanza nelle comunità cristiane. Infatti di alcuni di essi possediamo migliaia di copie (circa 5200) scritte fra il III ed il XV sec., mentre di altri possediamo solo poche copie e a volte neanche complete.

Ciò si spiega perché i primi erano letti in pubblico nelle varie Chiese cristiane e perciò fu necessario moltiplicarne le copie e così una parte di esse è sopravvissuta all'usura del tempo, mentre i secondi no.
Sorge così un altro problema: Perché gli uni erano (e sono tuttora) letti in pubblico nelle liturgie cristiane e gli altri no?
È il problema del canone = elenco dei libri ufficiali cristiani.
I documenti per rispondere a questa domanda non sono molto abbondanti, ma sufficienti per avere una risposta accettabile.
2. I libri nelle prime comunità (I - II sec.)
1. Perché nascono
Poiché cristiano è colui che si impegna a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, gli è necessario conoscerne il genuino pensiero. E poiché Gesù non ha scritto nulla che sia giunto a noi (per ora).
1 C'è anche un manoscritto del II secolo, il P52, ma è molto piccolo e perciò inutile ai fini della ricostruzione del testo.
C'è poi una proposta del prof. Y.K. Kim (fatta nel 1988) di collocare negli anni 90 il papiro P46 (Chester Beatty), che contiene una buona parte del Nuovo Testamento, però si attendono, per accettarla, ulteriori conferme.
2
cristiani, per risolvere il problema, si rivolgevano agli apostoli, testimoni di quanto Gesù aveva detto e fatto.
Valga la testimonianza di Giovanni: "Quello che era fin da principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato, del Verbo di vita... ve l'annunciamo"(1Gv 1,1).
Essi erano dunque la norma viva della fede cristiana, poiché raccontavano gli insegnamenti di Gesù.
Ma poiché gli apostoli stavano morendo, fu necessario affidarsi sempre più a libri che, in qualche modo, risalissero a loro. Scomparsi i testimoni oculari, infatti, non sarebbe stato più possibile controllare la veridicità di quanto continuava ad essere predicato su Gesù, soprattutto di fronte ad eventuali nuove affermazioni a suo riguardo. Inoltre, col diffondersi del Cristianesimo, non era più così facile per tutti incontrare qualche apostolo, per poter effettuare le necessarie verifiche.

Documentazione
* Prologo del vangelo secondo Luca:
"Poiché molti hanno messo mano a ordinare la narrazione dei fatti compiuti in mezzo a noi, come tramandarono a noi quelli che dall'inizio videro con i propri occhi e (sono) diventati servi della parola, parve anche a me, avendo seguito ogni cosa da principio diligentemente, di seguito (o con ordine), scriverti, ottimo Teofilo, affinché tu conosca la saldezza della parola con la quale sei stato istruito" (Lc 1,1-4).

* 2ª Lettera di Pietro:
"...e la magnanimità del Signore nostro ritenetela salvezza, come anche l'amato nostro fratello Paolo, secondo la sapienza data a lui, scrisse a voi, come anche in tutte le lettere, parlando in esse di queste cose; nelle quali vi sono alcune cose difficili ad intendersi, che gl'ignoranti e deboli stravolgono, come anche le altre scritture, per la perdizione" (2 Pt 3, 15-16).
La lettera, scritta verso il 66/67 o verso il 75, sembra supporre che esistesse una raccolta, almeno parziale, delle lettere di Paolo. Tale epistolario viene messo sullo stesso piano dell'Antico Testamento, se
si interpreta la parola "scritture" come riferita ad esso.
* Lettera ai Colossesi:
"E quando sia stata letta da voi la lettera, fate in modo che anche nella Chiesa dei Laodicesi sia letta e che quella dei Laodicesi anche voi leggiate" (Col 4, 16).
La lettera fu scritta da Paolo, prigioniero a Roma, verso il 61/63.
Questi scritti cristiani si leggevano nelle riunioni comuni, assieme ai testi dell'Antico Testamento, che già erano letti nelle sinagoghe ebraiche.
Che circolassero tra le varie comunità cristiane anche i libri dell'Antico Testamento è dimostrato dalle abbondantissime citazioni di esso che si possono rintracciare nei libri dei primi cristiani.

Documentazione
* 1ª Lettera di Paolo ai Tessalonicesi:
"Vi scongiuro nel Signore che questa lettera sia letta a tutti i fratelli"(1 Tess 5,27).
* Lettera ai Colossesi (4,16), già citata sopra.
* Giustino, filosofo cristiano, scrive verso il 155: "... E nel giorno chiamato del sole, tanto quelli che abitano in città come quelli che abitano in campagna si adunano nello stesso luogo e si fa lettura delle memorie degli apostoli (vangeli) e degli scritti dei
profeti (Antico Testamento), sin che il tempo lo permette.
Quando il lettore ha terminato, il preposto (il capo) tiene un discorso per ammonire ed esortare all'imitazione di questi buoni esempi" (1ª Apologia - n. 67).
Però, al tempo in cui furono composti, questi libri cristiani non erano giudicati "Sacra Scrittura". Per i primi cristiani Sacra Scrittura rimaneva l'Antico Testamento.
La prima citazione di un passo di Paolo, considerato sicuramente come Sacra Scrittura, si trova nella lettera di Policarpo ai Filippesi (12,1), scritta verso il 150:
3
"So che siete molto versati negli scritti sacri e che nulla in essi vi sfugge, cosa che a me non è concessa. Tuttavia voglio ricordarvi solo queste frasi, che in essi sono scritte: Sdegnatevi pure, ma non fino al peccato (Salmo 4,5), e ancora: Il sole non tramonti sopra la vostra ira (Ef 4,26). Beato chi se le ricorda, come sono certo che voi fate!".
2. Autori
Molti di questi scritti sono attribuiti direttamente o indirettamente (a volte anche falsamente) agli apostoli, la cui autorità nelle Chiese cristiane era indiscussa. Ad essi infatti i cristiani avevano creduto, perché testimoni della vita di Gesù (il fondatore in radice del Cristianesimo) e proprio sulla loro testimonianza erano sorte le Chiese.

Documentazione
* Molti libri portano il nome di apostoli: vangelo secondo Matteo, secondo Giovanni, lettere di Paolo, ecc.
* Già nei primi anni dell'attività di Paolo però, alcuni tentarono di diffondere delle lettere falsamente attribuite a lui.
Lo assicura Paolo stesso: "...Vi preghiamo, o fratelli, di non lasciarvi così facilmente turbare la mente, né allarmare, sia da spirito, sia da dicerie, sia d a lettere, come se fossero inviate da me..." (2 Tess. 2,1-2), e finisce la lettera così: "Il saluto è di mio pugno, di me, Paolo; esso è il segno che distingue ogni mia
lettera. Io scrivo così " (2 Tess 3,17).
* Conosciamo parecchi vangeli e lettere attribuiti ad apostoli, ma non accettati dalla Chiesa (apocrifi):
vangelo di Giacomo, di Pietro, di Tommaso...
Quanto al vangelo di Pietro, è nominato da Serapione di Antiochia, come riferisce Eusebio di Cesarea nel 318.
Si noti ancora che tutte le lettere nelle Chiese cristiane del II - III sec. imitavano le lettere di Paolo: per es. quella di Clemente di Roma o quelle di Ignazio di Antiochia. Ciò significa che erano ben conosciute. * Giustino afferma:
"... gli Apostoli nelle memorie fatte da loro, che si chiamano vangeli..." (1ª Apologia, n. 66).
* Il Canone Muratoriano ci dà analoghe informazioni.
3. Nuovi libri
Si scrivevano anche nuovi libri. Fra essi bisogna distinguere due gruppi:
- scritti che, pur senza pretendere di risalire agli apostoli, avevano autorità simile a quella degli scritti che fanno oggi parte del Nuovo Testamento. Vengono chiamati Padri Apostolici, perché i
loro autori hanno conosciuto gli apostoli;
- scritti, piuttosto fantasiosi o ricchi di dottrine strane, sorti dal desiderio di colmare le lacune dei vangeli (canonici), falsamente attribuiti agli apostoli, allo scopo di aumentarne l'autorità. Vanno
sotto il nome di Apocrifi o Pseudoepigrafi.
Poiché tali libri aumentavano rapidamente, nacque il problema di controllarne l'attendibilità.
4. Copie
Di alcune lettere venivano fatte copie fin dall'origine. Si presentano infatti come "circolari" destinate a varie comunità.

Documentazione
* Lettera di Paolo agli Efesini:
"Paolo, apostolo di Cristo Gesù secondo la volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso..." (Ef 1, 1).
Alcuni manoscritti, invece di "in Efeso", hanno "in Laodicea". Altri ancora hanno uno spazio bianco che probabilmente serviva per scrivervi il nome della città in cui si trovava la comunità cristiana destinataria della lettera.
4
Potrebbe trattarsi dunque di una lettera circolare a cui di volta in volta veniva cambiato l'indirizzo.
* Si confronti inoltre la già citata lettera ai Colossesi, 4,16.
È lecito supporre che anche di tutti gli altri scritti apostolici, data la loro importanza per la fede, si facessero copie che circolavano fra le Chiese.
Di qui la spontanea e graduale formazione di raccolte di scritti.
Però questo non impediva che fosse tramandato ancora a voce l'insegnamento di Gesù e che spesso questa tradizione orale avesse maggior peso di quella scritta.
Lo sappiamo per es. da Papia di Gerapoli, II sec.: "Ecco quanto soleva dire l'anziano (forse Giovanni):
Marco, diventato interprete/traduttore di Pietro, tutto quello che ricordava stese giù con cura, anche se, sia dei detti che dei fatti del Signore, scrisse disordinatamente. Egli non ascoltò il Signore, né fu mai alla sua sequela, perché solo più tardi, te l'ho già detto, divenne intimo di Pietro. Questi annunciava l'evangelo tenendo conto delle necessità dell'uditorio, senza voler fare una sintesi o composizione d'insieme dei detti del Signore. Così Marco non ha fatto errori scrivendo alcune cose come se le ricordava" (Eusebio, St. Eccl. III, 39,15).

La cosa si spiega facilmente se si pensa che, presso gli antichi, erano pochi quelli che sapevano leggere e che i libri erano molto costosi.
La cultura si tramandava essenzialmente per via orale.
3. Il canone del Nuovo Testamento (= elenco dei libri ufficiali cristiani)
Sicurezza che nei testi sia contenuto il pensiero di Gesù
1. La formazione del canone
* La situazione, nella prima metà del II sec., era la seguente:
a) circolavano nelle comunità
- scritti originali risalenti direttamente o indirettamente agli apostoli,
- copie di tali scritti,
- scritti falsamente attribuiti agli apostoli,
- scritti che non risalivano agli apostoli, ma che godevano quasi della stessa autorità;
b) erano scomparsi o quasi scomparsi i testimoni attendibili, capaci di risolvere le controversie di attribuzione dei testi;
c) stava prendendo vigore il movimento filosofico-teologico dello gnosticismo.
Il termine "gnosi" proviene dal greco e significa conoscenza. Secondo gli gnostici solo la conoscenza può condurre alla salvezza.
* In generale gli gnostici partono dal problema del male nel mondo: Dio non può fare né volere il male - dunque il male non viene da Dio. Esistono due princìpi increati: uno, Dio-spirito, da cui deriva il bene e l'altro, la materia, da cui deriva il male. Questi due princìpi sono in perenne lotta fra di loro. * Luogo della lotta fra il principio del bene (spirito) e il principio del male (materia) è il cuore dell'uomo, in quanto l'uomo è appunto composto di materia e di spirito.

* Questa penosa situazione in cui l'uomo viene a trovarsi ha impietosito Dio, il quale ha inviato nel mondo Gesù per operare la salvezza: guidare gli uomini alla vera conoscenza, onde distaccarli dalla materia.
* Gesù, essendo puro spirito (bene), non poteva rivestirsi di un corpo materiale (che era male). Quindi, per venire nel mondo, ha preso solo una parvenza corporea (greco: dokéo = sembro, da cui anche il nome di doceti dato a questi pensatori)
.
* Importanti al riguardo sono Basilide, Carpocrate, Valentino, ma soprattutto Marcione.
Secondo Marcione (verso il 140 d.C.) il messaggio di Gesù, predicato anche da Paolo, era stato il superamento definitivo dell'A.T., di cui nulla andava conservato. Sarebbe stato successivamente alterato
in senso giudaizzante, mediante l'introduzione di scritti non autentici e la manipolazione dei testi originari.
Rifiutava perciò in blocco l'A.T. e, quanto ai vangeli, voleva riportarli "alla forma originale", eliminando quello che costituirebbe un'alterazione fatta dopo. In concreto, rifiutava i vangeli secondo Matteo, Marco e Giovanni e sopprimeva in Luca i racconti dell'infanzia e ogni accenno alla reale corporeità di Gesù (in Gesù-spirito, non potevano esserci manifestazioni di corporeità, come crescere, essere stanco, aver paura, soffrire, sudare sangue...).
* Marcione fu il primo a fissare una lista di libri a cui attingere quella che, secondo lui, era la genuina dottrina cristiana. La lista comprendeva: il vangelo secondo Luca (nella versione rimaneggiata da lui) e dieci delle lettere di Paolo (escluse le lettere pastorali).
* Contro Marcione le comunità cristiane dovettero prendere posizione:
a) stabilendo un elenco "ortodosso" (canone), relativamente fisso di libri da prendere come norma della genuina fede cristiana: il Nuovo Testamento (i criteri per questa selezione saranno presentati fra poco);
b) affidando ai vescovi il controllo sulle nuove copie del N.T. che venivano confezionate, per essere sicuri che fossero conformi al testo antico2.
* Il fatto veramente importante è costituito dall'idea della necessità di un canone: le Chiese dovettero riconoscere di non poter più controllare da sole le tradizioni su Gesù che stavano pullulando e andarono perciò alla ricerca di norme o criteri per stabilire quali libri accettare e quali escludere, al fine di conoscere il genuino pensiero cristiano.

2. I criteri di canonicità
Dai documenti a nostra disposizione possiamo ricavare che i criteri utilizzati dalle Chiese per stabilire il canone furono principalmente due: ecclesialità ed apostolicità dei libri. Nel caso in cui l'apostolicità non fosse certa, si ricorse al criterio sussidiario della tradizionalità3.

Vediamoli meglio:
a) Ecclesialità: furono scelti come "ufficiali" i libri che erano accolti e letti nella liturgia da tutte (o quasi) le comunità che li conoscevano. Furono le comunità che selezionarono i libri del Nuovo Testamento, non attraverso pronunciamenti ufficiali, ma attraverso il "sentire" dei cristiani: in quei libri essi riconoscevano fissata la fede che avevano ricevuto nella predicazione ed accettato.
Ma perché i cristiani leggevano questi libri?

b) Apostolicità: furono scelti quei libri che si ritenevano prodotti direttamente o indirettamente dagli apostoli (se a torto o a ragione oggi è difficile/impossibile da stabilire, senza un atto di fede nelle
comunità cristiane dei primi secoli).
"Si può dire che il concetto di "canone", sia derivato in modo diretto da quello di apostolo. L'apostolo ha nella Chiesa una funzione unica, che non si ripete: è un testimone oculare.
Per conseguenza solo gli scritti che hanno per autore un apostolo o un discepolo di un apostolo sono reputati garantire la purezza della testimonianza cristiana" (O. Cullmann, Le Nouveau Testament, Paris
1966; ed. ital. Bologna, 1968, pag. 141-142).
1. Quanto ai vangeli, le comunità giudicarono che i loro autori o fossero apostoli o avessero scritto bene ciò che avevano udito dagli apostoli.
Per questa ragione furono rifiutati i vangeli apocrifi.
2. Quanto alle lettere, era compito dei destinatari garantire sul mittente. Si noti però che spesso un
autore si serviva di uno scrivano-segretario che "metteva in bella" il testo.
È per questa ragione che scritti come la Didaché o la lettera di Clemente di Roma, nonostante fossero dello stesso periodo e sullo stesso argomento dei libri del Nuovo Testamento, non furono accolti.
Ne consegue che, per le comunità cristiane antiche, norma di fede non erano gli scritti, ma le testimonianze apostoliche che si fissarono poi in tali scritti: era canonico (= normativo) solo ciò che era apostolico.

E nel caso in cui l'apostolicità non fosse certa?
Si ricorse al criterio sussidiario della
c) Tradizionalità: furono scelti quei libri che erano in armonia con la tradizione orale.
Furono rifiutati tutti quei libri che presentavano la figura di Gesù in modo difforme da quello tradizionale, quello cioè che i cristiani conoscevano bene per averlo ascoltato dalla viva voce degli apostoli e dei loro discepoli.
2 Da ciò derivò in seguito l'uso, ancora attuale, dell'Imprimatur (= si stampi): un vescovo garantisce che un libro cattolico sul cristianesimo è conforme alla dottrina cristiana e ne autorizza la stampa.
3 Controllare oggi se le comunità cristiane dei primi secoli abbiano fatto o no un buon lavoro è assai difficile, se non impossibile. Si può solo scegliere di fidarsi o di non fidarsi in base ad "indizi", non in base a "prove".
6
* Questo successe per es. per il vangelo di Pietro come dice questo documento di Eusebio di Cesarea che cita la testimonianza di Serapione:
"Costui (= Serapione) ha composto anche un altro trattato sul vangelo detto secondo Pietro con l'intento di esporre la falsità degli argomenti in esso contenuti, per il bene di alcuni membri della chiesa di Rhossus (in Siria), che a causa dell'opera suddetta furono preda di dottrine non ortodosse. Sarà bene riportare qui
alcune frasi del suo scritto per rilevare il suo giudizio su quel libro. Egli scrive: Fratelli, noi accettiamo Pietro e gli altri apostoli come Cristo, ma, da uomini prudenti, respingiamo quanto è falsamente scritto sotto il loro nome, ben conoscendo che da loro non abbiamo ricevuto tali cose. Quando, infatti, io fui presso di voi, pensavo aderiste tutti alla retta fede e, non avendo letto il vangelo sotto il nome di Pietro, di cui parlavamo, dissi: Se era questo l'unico motivo del loro turbamento, leggetelo pure! Ma ora, da
quanto mi è stato detto, ho compreso che nella loro mente era annidata una eresia: avrà dunque cura di venire nuovamente da voi. A presto, dunque, fratelli. Voi sapete che genere di eresia era quella di
Marcione e come egli si contraddiceva, non comprendendo quanto andava diffondendo, imparerete (la verità) da quanto ho scritto per voi. Ho infatti avuto la possibilità di avere tra le mani proprio questo
vangelo da coloro che se ne servono, cioè dai successori di quelli che sono stati i suoi autori, ai quali diamo il nome di doceti, in quanto molte delle loro idee appartengono a questa scuola, di scorrerlo e di constatare che in gran parte ha sul Salvatore un insegnamento giusto, ma alcune cose sono nuove e ne ho tracciato una lista per voi. Questo è quanto si riferisce a Serapione" (Hist. eccles.,VI, 12,2-6: PG,
20,545).
Sembra dunque questa la vera e definitiva norma di fede del cristianesimo:
l'insegnamento di Gesù fatto con le parole e con la vita e tramandato dalla tradizione orale delle Chiese.

CRITERI DI SCELTA DEI LIBRI "CANONICI"
* ECCLESIALITÀ: libri letti in tutte le Chiese che li conoscevano
* APOSTOLICITÀ: perché avevano come autore diretto o indiretto un apostolo
* TRADIZIONALITÀ: perché facevano su Gesù un discorso conforme alla Tradizione orale

In sintesi:
L'insegnamento di Gesù diventava dunque la cosa più preziosa, da conservare con somma cura.
Necessitava perciò un accurato controllo. Per questo si andavano a cercare prima i testimoni e poi, morti quelli, i libri che trasmettevano il suo vero insegnamento.

Documentazione
La più antica lista di libri "canonici" a noi giunta è il canone muratoriano, un documento di ignoto autore, compilato in un latino grossolano verso il 180 e scoperto nel 1740 da Ludovico Antonio Muratori nella biblioteca ambrosiana di Milano.
Al testo mancano alcune righe d'inizio. Si può tuttavia immaginare che parlasse dei vangeli secondo Matteo e secondo Marco, visto che presenta come terzo il vangelo secondo Luca.
"... ai quali pure egli (Marco?) fu presente e così ha (es)posto. Il terzo libro dell'evangelo (è quello) secondo Luca. Questo medico, Luca, preso con sé da Paolo come esperto di diritto (o esperto del viaggio, o della dottrina), lo compose dopo l'ascensione di Cristo secondo ciò che egli (Paolo) credeva. Neppure lui però vide il Signore in carne, e perciò cominciò a raccontare così come poteva ottenere (il materiale), dalla nascita di Giovanni.
Il quarto degli evangeli (è quello) di Giovanni, (uno) dei discepoli. Poiché i suoi condiscepoli e vescovi lo esortavano, disse: "Digiunate con me per tre giorni da oggi e ci racconteremo a vicenda ciò che ad
ognuno verrà rivelato". In quella stessa notte fu rivelato ad Andrea, (uno) degli apostoli, che Giovanni doveva mettere tutto per iscritto in nome proprio, mentre tutti (lo) avrebbero esaminato.
E perciò, sebbene diversi princìpi siano insegnati nei singoli libri dei vangeli, ciò non costituisce però una differenza per la fede dei credenti, essendo tutte le cose spiegate dall'unico e normativo Spirito: ciò che riguarda nascita, passione, risurrezione, vita sociale con i suoi discepoli, la duplice venuta, dapprima,
disprezzato nell'umiltà, che è già avvenuto, la seconda volta, illustre, con potere regale, che deve (ancora) avvenire.
Che c'è di strano, dunque, se Giovanni tanto costantemente presenta anche nelle sue lettere delle particolarità, dato che dice di se stesso: "Ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie e che le nostre mani hanno toccato, queste cose abbiamo scritto a voi" (1 Gv 1,1 ss.). Così non solo egli si professa testimone oculare ed auricolare, ma anche scrittore di tutte le cose mirabili del Signore, per ordine.
7
I fatti poi di tutti gli Apostoli sono scritti in un unico libro. Luca raccoglie per l'ottimo Teófilo le singole cose che sono state fatte in presenza sua e lo fa vedere chiaramente omettendo la passione di Pietro e anche la partenza di Paolo dall'Urbe (= Roma), per la Spagna.
Le lettere di Paolo poi rivelano esse stesse, a chi vuol capire, da che località e in che circostanza sono state inviate. Prima di tutte ai Corinzi, vietando l'eresia dello scisma; poi ai Galati (vietando) la circoncisione; poi ai Romani (spiega) esattamente l'ordine delle Scritture e che Cristo è il loro principio.
Delle quali (lettere) è necessario che parliamo singolarmente. Lo stesso beato apostolo Paolo, in ciò seguendo la regola del suo predecessore Giovanni [cfr. sette lettere di Apoc cap. 2 -3: si veda più avanti], scrive nominativamente a sole sette chiese in quest'ordine: ai Corinzi la prima (lettera), agli Efesini la
seconda, ai Filippesi la terza, ai Colossesi la quarta, ai Galati la quinta, ai Tessalonicesi la sesta, ai Romani la settima. Sebbene sia tornato a scrivere ai Corinzi e ai Tessalonicesi per correggerli, si vede che una sola chiesa è diffusa per tutta la terra.
Perché anche Giovanni scrive nell'Apocalisse a sette chiese, ma parla a tutte. Ma una a Filémone e una a Tito e due a Timóteo (le scrisse) per affetto e amore. Sono ritenute sacre per l'onore della chiesa cattolica (= universale), per il regolamento della disciplina ecclesiale.

Circola anche una (lettera) ai Laodicesi, un'altra agli Alessandrini, falsificate col nome di Paolo dalla setta di Marcione, e molte altre cose che non possono essere accettate nella chiesa cattolica. Non conviene che il fiele sia mescolato con il miele.
Però una lettera di Giuda e due con la soprascritta "di Giovanni" sono ricevute nella Chiesa cattolica, come pure la Sapienza scritta in onor suo dagli amici di Salomone.
Riceviamo anche le rivelazioni (Apocalisse) di Giovanni e di Pietro soltanto. Alcuni di noi però non vogliono che questa sia letta nella chiesa (= assemblea). Il Pastore l'ha scritto poc'anzi, nella nostra città di Roma, Erma, mentre sedeva sulla cattedra della chiesa
della città di Roma il vescovo Pio, suo fratello. Perciò conviene che sia letto, però non si può leggere pubblicamente nella chiesa al popolo, né tra i profeti il cui numero è completo, né tra gli apostoli della fine dei tempi".
NB. - Dall'accenno al "poc'anzi" ed al vescovo di Roma Pio (I) si stabilisce la data del 180 circa per questo documento.

- Dei 27 libri che formeranno poi il Nuovo Testamento, ne vengono citati 23.
- Non sono citate: una lettera di Giovanni, una di Giacomo, una di Pietro e la lettera agli Ebrei.
3. Le controversie sul canone
* Tra il III ed il V sec. abbiamo un periodo di dubbi e di discussioni sui libri che dovrebbero appartenere al canone.

Documentazione
* Una testimonianza di Eusebio di Cesarea, dell'anno 318 circa:
"Arrivati a questo punto, ci sembra ragionevole ricapitolare (la lista) degli scritti del Nuovo Testamento di cui abbiamo parlato. E, senza alcun dubbio, si deve collocare prima di tutto la santa tetrade (= quaterna) degli evangeli, cui segue il libro degli Atti degli Apostoli. Dopo questo, si debbono citare le lettere di Paolo, a seguito delle quali si deve collocare la prima attribuita a Giovanni e similmente la prima lettera di Pietro. A seguito di queste opere si sistemerà, se si vorrà, l'Apocalisse di Giovanni, su cui esporremo a suo tempo ciò che si pensa. E questo per i libri universalmente accettati.

Tra gli scritti contestati, ma tuttavia riconosciuti dalla maggior parte, c'è la lettera attribuita a Giacomo, quella di Giuda, la seconda lettera di Pietro e le lettere dette seconda e terza di
Giovanni, che sono dell'evangelista o di un altro che porta lo stesso nome.
Tra gli apocrifi (lett. bastardi, spuri), vengono anche collocati il libro degli Atti di Paolo, l'opera intitolata Il Pastore, l'Apocalisse di Pietro e, dopo questi, la lettera attribuita a Barnaba, i cosiddetti Insegnamenti degli Apostoli (Didaché), poi, come s'è già detto, l'Apocalisse di Giovanni, se si vuole. Qualcuno, come ho già detto, la rifiuta, ma altri la uniscono ai libri universalmente accettati. Tra questi stessi libri alcuni
hanno ancora collocato il Vangelo secondo gli Ebrei, che piace soprattutto a quegli Ebrei che hanno creduto a Cristo.
Pur stando così le cose per i libri contestati, tuttavia abbiamo giudicato necessario farne ugualmente la lista, separando i libri veri, autentici e accettati secondo la tradizione ecclesiastica, dagli altri che, a differenza di quelli, non sono testamentari (= vincolanti), e inoltre contestati, sebbene conosciuti, dalla
maggior parte degli scrittori ecclesiastici; affinché possiamo distinguere questi stessi e quelli che, presso gli eretici, sono presentati sotto il nome degli apostoli, sia che si tratti dei vangeli di Pietro, di Tommaso e di Mattia o di altri ancora, o degli Atti di Andrea, di Giovanni o di altri apostoli. Assolutamente nessuno
mai tra gli scrittori ecclesiastici ha ritenuto giusto di ritrovare i loro ricordi in una di queste opere.
8
D'altra parte, il carattere del discorso si allontana dallo stile apostolico; il pensiero e la dottrina che essi contengono sono talmente lontani dalla vera ortodossia da poter chiaramente provare che questi libri sono delle costruzioni di eretici. Perciò non si debbono neppure collocare tra gli apocrifi, ma si debbono
rigettare come del tutto assurdi ed empi" (Storia Ecclesiastica III, 25, 1-7).
- Secondo questo testo, i libri del Nuovo Testamento non ricordati, discussi o rifiutati, sono la lettera agli Ebrei, le lettere di Giacomo e di Giuda, la 2ª lettera di Pietro, la 2ª e la 3ª lettera di Giovanni e l'Apocalisse.
* Le controversie sul canone si chiarirono notevolmente già verso la fine del IV secolo:
- in oriente con la 39ª lettera pasquale di Atanasio, vescovo di Alessandria (anno 367),
- in occidente col sinodo di Roma del 382.
Vengono accettati come canonici 27 libri ritenuti di origine apostolica.
* Alla fine del secolo V, con l'attenuarsi delle dispute cristologiche e trinitarie, i dubbi scomparvero, sia
nelle Chiese latine, sia nelle Chiese greche. Perdurarono, invece, nelle Chiese della Siria, dove l'accordo si stabilì all'inizio del secolo VI, con la versione del Nuovo Testamento fatta da Filosseno.
* Da allora e fino al XV secolo non ci furono più controversie sul canone.
* Lutero ha ripreso le discussioni ed il Concilio di Trento ha ribadito l'elenco tradizionale dei libri ufficiali.

4. Conclusione
Ritenere che (come faceva Lutero) la "norma di fede" sia la sola Scrittura senza la tradizione della Chiesa
è un errore logico, perché non è scritto nella Bibbia quali siano i libri della Bibbia. È solo la comunità cristiana che può stabilire quali libri sono conformi alla tradizione orale preesistente ai libri stessi.
Infatti il Cristianesimo è sorto verso gli anni 30, mentre i primi libri cristiani sorgono dopo il 50. Quindi
per almeno 20 anni il cristianesimo esisteva già, mentre i libri cristiani non esistevano ancora.
Dunque il cristianesimo non può fondarsi sui libri, ma sulla tradizione che poi si è fissata negli scritti.

( Non ho potuto inserire l'elenco dei libri, lo farò inseguito)

NB: - Le date di stesura del libro e l'autore sono quelli proposti dalla maggior parte degli studiosi attuali.
- Gli attuali nostri libri sono divisi, per comodità di ricerca dei passi, in capitoli e versetti.
- La divisione in capitoli è stata fatta dall'inglese Stefano Langton (+ 1228). Quella in versetti del francese
Roberto Estienne (detto Stephanus), nel 1555.
4. La trasmissione del testo del N. T.
Sicurezza di possedere il testo originario.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 2 di 12
9
Stabilito dunque quali sono i libri ufficiali del Cristianesimo e visti i criteri con cui sono stati scelti,
possiamo rispondere alla domanda sulla sicurezza di possedere il testo originale:
a) quanto ai libri non canonici la sicurezza non è molta, perché abbiamo pochi/pochissimi manoscritti e non molto antichi e quindi non si può fare tra loro un approfondito confronto per stabilire il probabile testo originale.
Comunemente però non si è ipercritici nei loro riguardi e si suppone che il testo si sia tramandato abbastanza bene (un'eventuale manipolazione va provata! Questo è il criterio valido per tutti i libri antichi).
b) quanto ai libri canonici occorre vedere meglio il problema.
Poiché i testi originali sono andati persi, per ricostruire il testo, ricorriamo ai manoscritti antichi. Sono più di 5200, prodotti tra il II e il XV secolo.

1. Considerazioni sui manoscritti
In base al materiale da cui sono formati, i manoscritti possono essere papiri o pergamene.
- I papiri del Nuovo Testamento sono i documenti più antichi che possediamo (ne abbiamo alcuni del III sec. ed uno del II) e, quantunque non siano completi, sono tuttavia testimoni molto importanti del testo, a causa della loro antichità.
I più importanti sono:
P52: papiro Rylands dell'anno 125 circa, contenente Gv 18,31b-33a sul recto, e 37b-38 sul verso, si trova
a Manchester.
P45, P46, P47: papiri di Chester Beatty del III secolo, contenenti insieme quasi tutto il Nuovo Testamento.
Si trovano a Dublino.
- Le pergamene (il nome deriva dalla città di Pergamo nella Misia-Turchia) sono pelli di pecora o di
capra trattate. Sono molto resistenti e perciò si prestano bene per la stesura di documenti importanti,
destinati a durare nel tempo. I libri scritti su pergamena si chiamano codici.
I più importanti sono:
B: codice Vaticano del IV-V secolo, quasi completo (Roma).
S: codice Sinaitico del secolo IV-V, completo (Londra).
A: codice Alessandrino del V secolo, quasi completo (Londra).
C: codice di Efrem, palinsesto del V secolo, quasi completo (Parigi).
D: codice di Beza del V-VI secolo; ha vangeli e Atti (Cambridge).
F: codice di Koridethi del IX secolo, completo (Tiflis).
2. Gli strumenti per ricostruire il testo originale del N.T.
Poiché il testo originale del N.T. è perso, per ricostruirlo ci serviamo dei seguenti documenti:
a) le copie del testo greco originale
Sono lo strumento principale per la ricostruzione del testo. Ognuna è ricavata da un manoscritto più antico.
Si noti che ogni manoscritto è un'entità autonoma, dipendente da un modello, che però non viene riprodotto fedelmente. Di solito il copista, quando non abbia la tendenza ad introdurre correzioni
volontarie, introduce nella copia degli errori dovuti a distrazione o fraintendimento d el modello ("errore progressivo").
A volte, per creare il manoscritto, lo scrivano si è servito di due o più manoscritti precedenti, confrontandoli fra di loro (collazione).
A volte in fondo al manoscritto, troviamo il colofone: è una frase che contiene varie informazioni sull'editore, sul luogo e sull'anno in cui la copia è stata fatta, e sui manoscritti "predecessori" da cui essa deriva (una sorta di genealogia della copia).

b) le versioni antiche
Del Nuovo Testamento greco possediamo anche versioni in lingue antiche.
Tra le molte conservate, ricordiamo:
- la siriaca, detta "Peshitta", del II secolo
- le versioni copte del II secolo
- la Vetus Latina del 150 circa
- la Vulgata fatta da Gerolamo verso il 400 in latino.
Poiché gli antichi traducevano alla lettera, analizzando una traduzione e supponendo che sia stata fatta
bene, riusciamo a risalire al testo greco usato dal traduttore.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
10
c) le citazioni dei Padri della Chiesa
Il Nuovo Testamento è stato molto citato e commentato dagli scrittori cristiani dei primi secoli (II-IX), i
Padri della Chiesa.
È stato scritto che se si perdesse il testo del Nuovo Testamento, lo si potrebbe ricostruire in base alle
citazioni dei Padri.
È vero che questi scrittori sono vissuti a volte parecchi secoli dopo, però ci presentano il testo come veniva letto ed interpretato ai loro tempi e cioè prima di molti codici a nostra disposizione.
Dunque per ricostruire il testo, possiamo risalire coi documenti scritti fino al III sec. e forse fino al I.

Passò dunque un tempo abbastanza limitato tra la stesura dei testi originali e le loro prime copie complete in nostro possesso.
Si noti che il periodo di tempo che separa i manoscritti originali del N.T. dalla prima copia in nostro possesso è inferiore rispetto a quello di qualsiasi altro testo antico.
3. Le "varianti" dei documenti
Questi documenti, pur così vicini nel tempo agli originali, non presentano tutte lo stesso testo, al contrario, ci sono tra di esse numerose differenze, dette "varianti".
La cosa è del tutto normale se si pensa che i testi antichi erano scritti a mano ed in generale sotto dettatura.
In tutto il Nuovo Testamento si rilevano complessivamente circa 250.000 varianti su circa 150.000 parole che esso contiene. Però questa cifra così alta va molto ridimensionata, perché spesso di un'unica parola o frase esistono parecchie varianti, la maggior parte delle quali sono solo di forma letteraria e non alterano il pensiero. Varianti che toccano il senso della frase sono circa 200 e di queste soltanto una quindicina sono davvero importanti.

4. Il lavoro per ricostruire il testo
Data la presenza di queste varianti, è lecito domandarsi: è possibile ricostruire il testo originale così come è uscito dalle mani degli autori? Si chiama critica testuale la scienza-arte che cerca di ricostruire il testo originale supposto alterato o, almeno, di arrivare il più vicino possibile all'originale.
Per fare questo gli studiosi del testo lavorano in questo modo:
a) cercano di ridurre l'enorme numero di manoscritti a pochi, ma sufficientemente autorevoli; Per fare questo studiano le varianti dei manoscritti, in modo da raggrupparli per "famiglie" e poi cercano
di stabilire i manoscritti "capostipiti", da cui molti altri sono derivati.
Giungono così ad una settantina di manoscritti "capostipiti".
b) confrontano questi "capostipiti":
- se presentano tutti lo stesso testo, esso viene accolto;
- se ci sono differenze, cercano di stabilire, mediante opportuni criteri, quale potrebbe essere il testo scritto dall'autore (ma indicano in nota, ad uso degli altri studiosi, le varianti degli altri manoscritti); c) producono un'edizione "critica".
Ultime in ordine di tempo sono quelle del protestante E. Nestle - 1ª edizione 1898; 27ª edizione 1969 - e del cattolico A. Merk.

5. I risultati
Applicando alcuni criteri ormai comunemente accettati dagli studiosi, possiamo oggi affermare di avere un alto grado di probabilità di leggere il testo del Nuovo Testamento così come è uscito dalle mani degli autori e la sicurezza quasi totale di possedere il testo come girava nel III secolo4.
Tuttavia chi veramente assicura che il testo si sia conservato sostanzialmente integro è la Chiesa (= l'insieme di tutti i cristiani), la quale fin dalla metà del II sec. si è preoccupata di controllare le copie che venivano man mano confezionate, in modo da verificarne la conformità ai testi più antichi, quegli stessi
testi che venivano costantemente letti nelle varie comunità ed erano quindi assai ben conosciuti. E che la Chiesa abbia usato un ottimo controllo è dimostrato anche dal fatto che i numerosi manoscritti scoperti in questo secolo non fanno che confermare il testo ricostruito precedentemente dagli studiosi.
4 E tuttavia se qualcuno affermasse che il testo del Nuovo Testamento è stato manipolato nel II sec., per ora non si
potrebbe dimostrare che abbia torto (ma neanche lui potrebbe dimostrare di aver ragione), anche se i vari tentativi
fatti sia dai protestanti e sia dai cattolici in questi ultimi 150 anni, hanno portato a risultati quasi del tutto concordi.
11
5. Conclusioni generali
Se vogliamo studiare il cristianesimo e studiarlo p er quello che è senza inventarlo, faremo il nostro lavoro soprattutto sui testi del Nuovo Testamento.
Per continuare il discorso sui fondamenti del cristianesimo sono a questo punto necessari tre preliminari atti di fiducia:
1. che del Nuovo Testamento possediamo oggi un testo assai vicino all'originale (atto di fiducia nelle prime comunità cristiane che abbiano conservato bene il Nuovo Testamento);
2. che noi sceglieremo e proporremo alla lettura i testi cristiani che riteniamo più significativi per conoscere questi fondamenti (atto di fiducia in noi);
3. che li abbiamo tradotti bene dalla lingua greca (atto di fiducia in noi).
Facciamo notare che il secondo atto di fiducia (quello della selezione dei testi da analizzare) è molto piccolo. La scelta dei testi che presenteremo risponde solo alla necessità di essere brevi; pertanto si porteranno solo quei testi che ci sembrano veramente fondamentali ai fini del nostro discorso.
Ovviamente ognuno potrà leggere per conto suo tutto il N.T. e, qualora trovasse testi migliori, è pregato di segnalarceli.
Anche il terzo atto di fiducia (quello relativo alla nostra traduzione fatta dal testo greco) è semplice.
Premesso che si tratta di una traduzione il più possibile letterale, sulla 27ª edizione del Nuovo Testamento greco del Nestle, la si può controllare o far controllare da qualche esperto e siamo sempre
disposti a discuterla.

D'altronde la traduzione in italiano appare necessaria per poter comunicare anche con coloro che non conoscono la lingua greca antica.
Chi non se la sente di fare questi 3 atti di fiducia può smettere la lettura di questi capitoli.




Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
22/01/2010 20:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO CAP. III
La risurrezione:

Fondamento della fede cristiana
INDICE
In questo capitolo vedremo che il fondamento del cristianesimo è:
LA RISURREZIONE DI GESÙ
A prova analizzeremo e confronteremo due documenti:
a - la prima lettera ai Corinti, cap. 15
b - i discorsi kerigmatici degli Atti di apostoli
1. Introduzione

La nostra precedente indagine ci ha condotti a stabilire che:
a) tra il 30 e il 50 d.C., sorge in Gerusalemme un gruppo religioso di ebrei che afferma di seguire gli insegnamenti di Gesù di Nazareth (che essi chiamano "il Cristo" = portavoce di Dio);

b) Gesù di Nazareth è un personaggio storico davvero esistito, che ha dato origine ad un movimento religioso e che, per questo, è stato perseguitato e messo a morte;

c) di lui i suoi seguaci affermano che è risorto da morte;

d) all'interno delle comunità formate dai suoi seguaci circolano alcuni libri che essi considerano normativi per la loro fede;

e) questi libri costituiscono il deposito scritto della prima predicazione cristiana;

f) accettiamo di possedere di essi il testo originale o un testo assai vicino all'originale.

2. L'oggetto della nostra ricerca
Noi vogliamo stabilire che cosa ci dicono i documenti sulla prima predicazione su Gesù di Nazareth, cioè da dove partivano i suoi discepoli quando presentavano il cristianesimo a persone che non ne avevano mai sentito parlare. Vedremo che sarà la risurrezione.

Analizzeremo due documenti:
- un testo di Paolo dalla sua prima lettera ai cristiani di Corinto
- i discorsi kerigmatici contenuti negli Atti di apostoli.
Primo documento: 1 Cor 15,1-14
Questa lettera (la prima delle due che sono giunte a noi) è stata composta da Paolo ad Efeso tra il 54 ed il 57 d.C., probabilmente nel 56. In essa affronta e risolve vari problemi della vita della comunità, quali le divisioni interne, la verginità e il matrimonio, le carni sacrificate agli idoli, lo svolgimento delle assemblee rituali, i doni dello Spirito...
Alla fine Paolo tratta anche della risurrezione dei morti, che alcuni membri della comunità negavano, ricordando in sintesi la sua predicazione iniziale, fatta nell'anno 51.
È bene notare che Paolo risolve qui una questione diversa dalla nostra. Egli cerca di rispondere alla domanda che si ponevano i Corinzi e cioè "se i morti risorgono".
Indirettamente però risponde al nostro problema, facendoci conoscere il punto di partenza della sua predicazione.

1. Ricordo a voi, fratelli, l'evangelo che vi evangelizzai, che anche riceveste, nel quale anche siete fermi,
· ricordo: ora, nel 56, ciò che aveva già detto nel 51.
· evangelo: lett. bella notizia. Indica un annuncio importante di vittoria, di benessere, di salvezza riguardante la città o il popolo.
2. per mezzo del quale anche siete salvati, in quel discorso (in cui) vi evangelizzai, se perseverate, eccetto che invano abbiate creduto.
3. Trasmisi infatti a voi in primo luogo (opp. per primi, opp. tra le prime cose) ciò che anche ricevetti: che Cristo morì sui (per i/in favore dei) peccati nostri secondo le Scritture
· trasmisi... ricevetti: verbi tecnici dell'insegnamento antico. Il maestro "trasmette" oralmente il messaggio che l'allievo deve "ricevere" imparandolo a memoria.

· Cristo = messia = unto con olio. L'unzione esprimeva per gli ebrei la scelta di una persona destinata da Dio a compiere una missione per il popolo.
· morire sui peccati - morire in favore dei peccati: espressione propria della lingua ebraica, mai usata in greco in questo senso.
· le Scritture: l'espressione usata per indicare l'insieme dei libri sacri degli ebrei, cioè l'Antico Testamento. Qui non cita testi precisi dell'A.T. a cui riferirsi.
4. e che fu sepolto e che è stato destato il giorno il terzo secondo le Scritture
· il giorno il terzo: espressione che, quantunque sia usata in greco, è caratteristica della lingua ebraica.
· le Scritture: stessa osservazione fatta per il v. 3. Resta difficile trovare nell'Antico Testamento qualche testo specifico che dica che il Cristo doveva risorgere e "il terzo giorno". Forse ci si può riferire a Is 53,11 e ad Osea 6,2.
5. e che apparve a Kefa poi ai Dodici
· apparve: esprime un dato oggettivo, l'inserimento di un evento nel mondo circostante. Al contrario della visione che è puramente soggettiva.
· Kefa = roccia, pietra. Soprannome aramaico di Simone-Pietro.
· Dodici: espressione mai usata da Paolo. Indica il gruppo dei discepoli più vicini a Gesù, gli apostoli.
6. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta sola, dei quali i più rimangono sino ad ora, alcuni invece si addormentarono.
· vv. 6-11: Elementi di prova a sostegno delle affermazioni fatte nei versetti precedenti.
L'apparizione ad un gruppo così numeroso è ricordata solo qui.
· fratelli = cristiani.
· si addormentarono = morirono.
7. Poi apparve a Giacomo, poi agli apostoli tutti.
In nessun altro testo del Nuovo Testamento è ricordata un'apparizione a Giacomo.
· Apostoli = inviati. In un primo tempo sono chiamati così i discepoli più vicini a Gesù, i Dodici che egli si era scelto, e poi i testimoni della risurrezione.
8. Ultimo di tutti, come all'aborto (opp. al figlio di una madre morta dandolo alla luce), apparve anche a me.
9. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, che non sono degno di essere chiamato apostolo, poiché perseguitai la chiesa del Dio.
· aborto/figlio di una madre morta dandolo alla luce: Paolo vuol sottolineare che egli è l'ultimo degli apostoli sia come importanza (aborto) e sia come tempo (se la madre è morta egli è l'ultimo figlio).
· chiesa del Dio = assemblea convocata da Dio.
10. Ma per grazia di Dio sono ciò che sono e la grazia sua in me non divenne vana, ma più abbondantemente di loro tutti mi affaticai, non io, ma la grazia del Dio con me.
· loro tutti = gli altri apostoli.
11. Sia dunque io, sia quelli, così annunciamo e così credeste.
· quelli: Paolo si ricollega alla tradizione unanime degli altri apostoli.
12. Se si proclama che Cristo da morti è stato destato, come dicono alcuni tra voi che non c'è risurrezione di morti?
Paolo affronta ora il suo problema: se i morti risorgono.
1 In ebraico l'aggettivo va sempre dopo il nome e tra i due è obbligatorio ripetere l'articolo. Questa costruzione si usa,
ma raramente, anche in greco. Però il versetto 4 si trova identico anche nei Credo greci con l'unica variante : "il terzo giorno". Evidentemente i greci sentivano brutto "il giorno il terzo" e l'hanno cambiato.
2 Traduciamo "apparve a" e non "fu visto da", perché qui è costruito al dativo, anziché con apò e il genitivo che caratterizza in greco il complemento di agente.

13. Se non c'è risurrezione di morti, neppure Cristo è stato destato.
14. Se poi Cristo non è stato destato, vuoto allora l'annuncio nostro, vuota anche la fede vostra.
Sintesi conclusiva
1. Paolo non vuole qui dimostrare che Gesù è risorto, ma, volendo dire ai Corinzi che i morti risorgono,
parte da un punto accettato da tutti, la risurrezione di Gesù.
2. Questo testo ci informa:
a) che l'annuncio della morte-risurrezione di Gesù è il punto di partenza della predicazione di Paolo(v. 3);
b) che Paolo non se l'è inventata: così è stato insegnato a lui (v. 3) e così predicavano anche gli altri apostoli (v. 11).
3. Sempre stando alla testimonianza di Paolo, rileviamo che, se si toglie al cristianesimo la risurrezione di Gesù, la fede cristiana non ha più alcuna ragione di esistere (v. 14, cfr. anche vv. 17 e 19).
La risurrezione perciò è il pilastro che regge tutta la fede cristiana.
4. Esaminando in particolare i vv. 3b-5 possiamo dire che:
* i termini e lo stile non sono di Paolo. Li ha ricevuti, come dice;
* la loro formulazione originale, a motivo dei semitismi presenti, era in lingua semita, perciò anteriore alla predicazione ai greci e quindi molto vicina al tempo della morte di Gesù;
* se accettiamo che questi versetti siano:
- o una formula tradizionale di fede che veniva "trasmessa" dal predicatore e "ricevuta" dai cristiani in occasione della loro evangelizzazione,
- o un riassunto sintetico fatto dal maestro alla fine di una lezione più ampia, con lo scopo di far ricordare i punti essenziali del suo discorso, possiamo supporre che Paolo li abbia ricevuti quando a Damasco si è convertito e fu battezzato, e cioè nel 36-37 (cfr. Atti 9,1-20; 22,6-16; 26, 12-18; Gal 1,11-2,10).
A Damasco esisteva un gruppo giudeo-cristiano che potrebbe aver tradotto dall'ebraico/aramaico in greco la formula fondamentale della fede, onde renderla comprensibile a quelli che non conoscevano le lingue semite.
* avremmo perciò qui una formula della prima predicazione apostolica, risalente a pochi anni (non più di6-7) dalla morte di Gesù (cfr. anche Atti 17,18; 24,21; 25,19; 26,8.23; Ap 1,5).

Secondo documento: I discorsi kerigmatici degli Atti degli Apostoli
(Atti 2,14-36; 3,12-26; 4,8-12; 5,29-32; 10,34-43; 13,16-41; 17,18-31)
Il libro degli Atti di apostoli fu scritto da Luca e viene collocato tra il 61 e il 63 (anche fino al 75, secondo alcuni studiosi). Contiene parecchi discorsi.
I discorsi kerigmatici (= di annuncio della fede cristiana) sono complessivamente 7:
I DISCORSI KERIGMATICI
Citaz. Autore Luogo Destinatari
1. 2,14-36 PIETRO Gerusalemme popolo ebraico
2. 3,12-26 " " "
3. 4, 8-12 " " capi ebrei
4. 5, 29-32 " " "
5. 10,34-43 " Cesarea pagano Cornelio
6. 13,16-41 PAOLO Antiochia di Pisidia ebrei (sinagoga)
7. 17,22-31 " Atene dotti greci (Areopago)
Possono essere considerati dei saggi di predicazione, rispettivamente di Pietro o di Paolo, che Luca offre agli evangelizzatori cristiani del suo tempo, perché possano adattare il messaggio ai vari ambienti in cui si trovano a predicare.
Data la notevole convergenza delle idee in essi contenute, presentiamo in una traduzione letterale solo il primo di essi:
Atti 2,14-36
Luca racconta:
Siamo a Gerusalemme, il giorno di pentecoste. Lo Spirito è disceso sugli apostoli (rinchiusi nel cenacolo per paura degli ebrei) e li ha spinti ad uscire fuori a render testimonianza a Gesù risorto. Quando gli apostoli si mettono a parlare, gli ascoltatori si accorgono che essi si esprimono in varie lingue straniere e annunciano cose simili a quelle predicate dagli antichi profeti d'Israele. Qualcuno si fa beffa di loro e insinua che siano ubriachi. Pietro, a nome di tutti, risponde.
14. Stando in piedi Pietro con gli Undici alzò la sua voce e si rivolse a loro: Uomini Giudei e tutti quanti abitate in Gerusalemme, questo a voi noto sia e prestate orecchio alle mie parole.
15. Non infatti, come supponete, costoro sono ubriachi - è infatti l'ora terza del giorno -
* ora terza = ore 9 del mattino.
16. ma questo è ciò che è stato detto dal profeta Gioele:
* Gioele 3,1-5. Per gli ebrei un fatto che riguarda la fede deve essere previsto dall'Antico Testamento
(cfr. Amos 3,7).
17. "E sarà: negli ultimi giorni - dice il Dio - spanderò dal mio spirito su ogni carne e profeteranno i figli vostri e le figlie vostre e i giovani vostri visioni vedranno e gli anziani vostri sogni sogneranno;
* profetare = parlare a nome di Dio, anche in forme strane.
18. e sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni spanderò dal mio spirito e profeteranno.
19. E darò prodigi nel cielo in alto e segni sulla terra in basso, sangue e fuoco e vapori di fumo.
20. Il sole sarà cambiato in tenebra e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, (giorno) grande e sfolgorante.
* giorno del Signore: secondo alcuni profeti (per es. Mich 7; Zac 9-11) il giorno in cui Dio avrebbe liberato Israele, punendone i nemici; secondo altri invece (Gioele, Amos 5; Abdia; Sofonia 1) il giorno in cui Dio avrebbe punito tutti i malvagi, anche tra gli ebrei. Generalmente si pensava che sarebbe stato l'inizio dell'era messianica.
21. E sarà: ognuno che invocherà il nome del Signore sarà salvo".
22. Uomini Israeliti, ascoltate queste parole: Gesù il Nazoreo, uomo accreditato dal Dio presso di voi con potenze e prodigi e segni, che fece mediante lui il Dio in mezzo a voi, come voi stessi sapete,
* v. 22-24: contengono l'indice dei vangeli.
* nazoreo = di Nazareth, oppure uno che ha fatto voto di nazireato (Num 6).
* uomo: stupisce questa "ignoranza teologica" di Pietro (o di Luca) (cfr. Lc 24,19): non sa ancora che Gesù è Dio? o vuole sottolineare che è anche uomo?
23. costui, consegnato con disegno stabilito e prescienza del Dio, crocifiggendo per mano di ingiusti, innalzaste,
24. il Dio lo risuscitò sciogliendo le doglie della morte, poiché non era possibile che essa avesse potere su di lui.
* citazione dei salmi 17(18), 5-6 LXX; 114 (116), 3 LXX.
25. Davide, infatti, dice di lui: "Prevedevo il Signore di fronte a me sempre, poiché è alla mia destra, affinché io non sia scosso.
* scosso: è il cavaliere disarcionato in battaglia.
26. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, inoltre anche la mia carne riposerà in speranza
27. che non abbandonerai la mia anima (= vita) nell'Ade né permetterai che il tuo santo veda corruzione.
* ade = luogo dei morti, secondo i greci e i latini; per gli ebrei è lo Sheòl.
* santo = persona consacrata a Dio. Può sembrare Davide, in realtà, secondo Pietro, si tratta di un altro. Chi?
28. Rendesti note a me strade di vita, mi riempirai di gioia con il tuo volto".
* Citazione del Salmo 16,8-11. Molti salmi erano attribuiti a Davide.
29. Uomini fratelli, lasciatemi dire con libertà di parola a voi riguardo al patriarca Davide che e finì e fu sepolto e il suo sepolcro è tra noi sino a questo giorno.
* Domanda sottintesa: e il cadavere di Gesù dov'è? Il suo sepolcro fu trovato vuoto.
30. Essendo dunque profeta e sapendo che con giuramento giurò a lui il Dio (che) del frutto dei suoi lombi siederà sul suo trono,
* Citazione dei Salmi: 132,11; 89,4-5.
31. prevedendo parlò della risurrezione del Cristo, poiché né fu abbandonato nell'Ade, né la sua carne vide corruzione.
32. Questo Gesù (lo) risuscitò il Dio, di cui tutti noi siamo testimoni.
33. Alla/dalla destra del Dio esaltato dunque e avendo preso da parte del Padre lo Spirito Santo della promessa (lett.: la promessa dello Spirito Santo), spandette questo (Spirito) che voi e vedete ascoltate.
* dalla destra = dalla potenza di Dio.
* alla destra: indica l'uso dei sovrani orientali di tenere a destra nelle manifestazioni pubbliche il proprio figlio primogenito. Forse è migliore questa interpretazione (cfr. v. 34).
* promessa: quella di Gioele, cfr. sopra vv. 17-21.
34. Non infatti Davide salì nei cieli, eppure egli dice: "Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra,
35. finché ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi".
* Non... salì nei cieli: Davide è morto e sepolto e quindi è sotto terra.
* Citazione del salmo 110,1. Si tratta di una rilettura del salmo. In origine era un salmo di intronizzazione di un re: "Il Signore-Dio disse al mio signore-re...". Avendone in seguito ritenuto autore Davide, diventa un salmo messianico: "Il Signore-Dio ha detto al mio Signore-messia...".
36. Con certezza dunque conosca tutta la casa d'Israele che e Signore e Cristo fece il Dio questo Gesù che voi crocifiggeste.
Sintesi conclusiva
a) Come si vede dal testo, lo stile del discorso, in particolare dei vv. 22-24, è stentato, contrario allo stile normale di Luca che è in genere molto scorrevole. Abilità di scrittore che vuole imitare lo stile di Pietro, oppure rispetto dello storico per una fonte più antica? Se poi Luca avesse voluto ricostruire lo stile di Pietro, perché non avrebbe potuto ricostruire anche il contenuto della sua predicazione? In particolare l'affermazione su Gesù "uomo accreditato dal Dio" (v.22)?
Questo problema però, ai fini della ricerca sul nucleo della prima predicazione apostolica, non è di molta importanza: a noi interessa sapere che lo storico Luca ritiene questo discorso come il discorso
fondamentale del primo annuncio del cristianesimo.
Si noti anche che i versetti 22-24 si presentano come una sintesi del contenuto dei vangeli.
b) In sintesi il ragionamento di Pietro (o di Luca) è il seguente:
- il risorgere e l'essere esaltato alla destra di Dio erano predetti dall'Antico Testamento per il messia e non per Davide.
- Gesù ha fatto queste due cose risorgendo e mandando lo Spirito.
- Dunque Gesù è il messia previsto dall'Antico Testamento.
c) Da questo discorso (come dagli altri non riportati), emerge il nucleo della prima predicazione
cristiana:
GESÙ PREDICATO COME RISORTO (v. 32)
E PERCIÒ CRISTO (v. 36)
Confronto fra 1 Cor 15 e Atti 2
a) elementi comuni:
1. Gesù morì.
2. Secondo la prescienza di Dio (le Scritture? 1 Cor 15, 3).
3. Fu sepolto.
4. È stato destato (negli Atti si dice esplicitamente che l'autore della risurrezione è Dio).
5. Pietro e gli altri apostoli sono i testimoni della risurrezione.
b) elementi solo presenti o maggiormente sviluppati in 1 Cor 15:
1. Gesù morì per i peccati: questa non è la semplice affermazione del fatto della morte, come avviene in Atti, ma l'interpretazione teologica del fatto stesso.
2. Gesù è chiamato "Cristo" non "il Cristo". La sua funzione di "Unto" (= Cristo = Messia) è già diventata nome proprio.
3. Si parla chiaramente di apparizioni (v. 5-8), cosa che si fa anche in Atti 10, 41-42 e 13,31.
4. Gesù è risorto il terzo giorno (elemento questo che è presente anche in Luca 24,21 e Atti 10,30).
c) conclusione del confronto
1. Per quanto più breve, la formula di 1 Cor 15,3-5 è più ricca di idee che non i discorsi degli Atti.
2. Vi è un maggior equilibrio in 1 Cor tra gli elementi che la compongono (morte, sepoltura, risurrezione, apparizioni) che non negli Atti, cap. 2 (e anche in tutti gli altri discorsi degli Atti). In questi infatti si dà rilievo molto più ampio alla risurrezione ed alla glorificazione di Gesù che non alla sua sofferenza e morte
in croce. Manca dunque negli Atti quel ripensamento sulla morte di Gesù che è anteriore alla loro stesura e che Luca, compagno di viaggio di Paolo per molto tempo, non poteva certamente ignorare, ma che non ha riportato, forse per essere fedele ai dati storici di cui disponeva sui primi tempi del cristianesimo, oppure perché il documento che qui riporta non l'aveva.
3. Tentiamo di spiegare queste osservazioni con un'ipotesi:
- probabilmente i discorsi degli Atti non riportano le esatte parole degli apostoli, ma il successivo ripensamento di Lc (basta per questo confrontare i discorsi degli Atti con il cap. 24 del vangelo
secondo Lc - sono dello stesso autore!); - tuttavia Luca, nel raccontare, si serve di materiale ancora più antico della formula di 1 Cor 15,
facendoci così risalire ad un tipo di predicazione quasi contemporaneo agli avvenimenti che descrive e perciò tanto più attendibile;
- è pure verosimile che lo straordinario annuncio da dare, quello della risurrezione-glorificazione di Gesù, in un primo tempo abbia talmente polarizzato l'attenzione degli apostoli da non permettere
loro di riflettere sulla portata religiosa della sua morte.

NUCLEO - CRONOLOGIA
- si tratta di un'ipotesi probabile -
FORMATASI RICEVUTA PREDICATA SCRITTA
Formula di
1 Cor 15,35
34 c.a
36/37
Conversione
di Paolo
51
a Corinto
56
da Efeso
Sintesi di
Pietro
(Atti 2)
32 c.a ? 61/63
NB - L'argomentazione non perderebbe il suo valore anche se di fatto la formula di 1 Cor 15 fosse stata creata più tardi. Per Paolo sintetizzerebbe tutto l'evangelo tradizionale.
4. I nostri vangeli attuali si presentano come lo sviluppo dei discorsi kerigmatici degli Atti. Essi sono sorti dalle richieste delle prime comunità cristiane di conoscere meglio la vita e gli insegnamenti di Gesù, per poterli imitare meglio.

3. Conclusione
Questi testi ci presentano dunque il nucleo della predicazione apostolica, che conteneva, in forma non ancora stabilizzata, solo l'affermazione di un fatto: Dio ha risuscitato Gesù dai morti.

Questo testo è protetto legalmente. È vietata la riproduzione a fine di lucro.
È gradita la riproduzione totale o parziale a fine di evangelizzazione gratuita

Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
06/02/2010 12:53
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO CAP IV
Capitolo IV
Essendo un pò lungo viene suddiviso in varie parti per facilitarne la lettura.
----------------------------------------------------------------------


La storicità della risurrezione
INDICE
In questo capitolo vedremo:
- i documenti antichi per stabilire la storicità della risurrezione
Analizzeremo i seguenti documenti:
- Giovanni 20, 1-10 (i lini sepolcrali)
- Matteo 27-28 (le guardie al sepolcro)
- il vangelo (apocrifo) di Pietro (le divergenze)
In appendice riporteremo:
- i documenti del I-II secolo riguardanti il "fatto" della risurrezione
1. Il problema
La risurrezione, di fatto predicata, è anche successa?
Dall'analisi dei documenti emerge con sicurezza qual è il punto di partenza della predicazione degli apostoli. Uno di tali documenti (1 Cor 15) ci ha anche fatto sapere che la risurrezione di Gesù è il
fondamento del cristianesimo: tolta quella, tutto il discorso si svuota e diventa inconsistente.
Poiché la risurrezione riveste di fatto tutta quest'importanza nel cristianesimo, è lecito procedere ad un'accurata indagine per cercare di appurare:
- se la risurrezione, di fatto predicata, è davvero successa;
in altre parole,
- se è proprio vero che Gesù è risorto.
2. Il metodo di lavoro
LA RISURREZIONE È SUCCESSA?
per rispondere useremo il METODO STORICO, cioè
- REPERIMENTO DOCUMENTI (v. Appendice)
- CRITICA DI ESSI = autore, data di composizione, fonti
- LETTURA DEI DOCUMENTI
- CONFRONTO TRA ESSI: si noteranno CONVERGENZE
DIVERGENZE
CONTRADDIZIONI
- INTERPRETAZIONE DEI DOCUMENTI: LA RISURREZIONE È CAPITATA?
Risposte:
EBREI non cristiani: NO ! - Furto del cadavere – malafede
SCUOLA CRITICA: NO ! - Errore degli apostoli in buona fede
SCUOLA MITICA : NO ! - Errore dei cristiani greci in buona fede
SCUOLA TRADIZIONALE: SÌ !
Al termine di questo lavoro saremo in possesso dei dati necessari per formulare un nostro giudizio
personale, che potrà essere:
- sono disposto a credere che il fatto sia successo (atto di fede);
- non sono disposto a credere che il fatto sia successo;
- rimango nel dubbio, almeno per ora.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
2
3. I documenti per risolvere il problema
I documenti a nostra disposizione per ora sono:
LIBRO ANNO TESTIMONE
OCULARE
N.T. NOTE
MARCO 50/65 NO SÌ Segretario di Pietro (l'ultima parte del cap. 16 però non è sua)
LUCA 55/75 NO SÌ Discepolo di Paolo e di altri apostoli: fece "diligenti ricerche"
MATTEO (45)/80 (SÌ)/NO SÌ Vang. originario in lingua semita; l'attuale è una rielaboraz. in greco
GIOVANNI - 20 80/100 SÌ SÌ È "il discepolo che Gesù amava"
GIOVANNI - 21 > 90 NO SÌ Aggiunta al vang. da parte di un discepolo dopo la morte di Gv NICODEMO (apocr.)I-II
sec. NO NO Riferisce tradizione di memorie di Nicodemo (?)
APOSTOLI
(apocr.)
II sec. NO NO Lettera attribuita agli apostoli scritta per completare
i vang. can.
PIETRO (apocr.) 150? NO NO Attribuito a Pt falso); cerca di conciliare le diverg. dei vang. can.
GIUSTINO 155 NO NO Riferisce frasi del rabbino ebreo Trifone
4. Scopo nostro nel leggere i documenti Noi leggeremo i documenti allo scopo di capire il più precisamente possibile quanto l'autore ha
voluto comunicare.
* Questo è l'aspetto oggettivo della nostra analisi.
Il lettore poi dovrà porsi il problema personale di valutare se ciò che gli autori scrissero corrisponde a verità, oppure se si sbagliarono in buona fede, oppure ancora se mentirono coscientemente.
* Questo è l'aspetto soggettivo della nostra analisi.
Non è nelle nostre intenzioni "plagiare" le persone in modo che credano.
L'atto di fede resterà sempre un atto libero che impegna la responsabilità personale.
5. Lettura dei documenti
Allo scopo di acquisire i dati necessari in relazione alla storicità della risurrezione, il lettore interessato
farà bene a:
1. leggere attentamente tutti i documenti che possediamo al riguardo (sono riportati in appendice);
2. confrontarli tra loro;
3. mettendo in evidenza tra loro :
- le convergenze
- le divergenze
- le contraddizioni.
Noi ci limiteremo all'analisi (in traduzione letterale) di due brani dei vangeli canonici che riteniamo
particolarmente significativi:
- la disposizione dei lini sepolcrali (Gv 20,1-10);
- le guardie al sepolcro (Mt 27,57-66 e 28,11-15).
Ci porremo poi il problema delle divergenze dei racconti e vedremo come il vangelo di Pietro (apocrifo)
abbia tentato di eliminarle.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
3
Primo documento: Gv 20,1-10: i lini sepolcrali
1. Informazioni preliminari sul vangelo
1. La tradizione antica è unanime nel dire che questo vangelo l'ha scritto (o dettato) Giovanni, l'apostolo amato da Gesù, ad Efeso, quando era vecchio.
Unica voce contraria: Eusebio di Cesarea.
Egli scrisse che ad Efeso c'erano due Giovanni: Giovanni l'Apostolo e Giovanni l'Anziano (in greco "presbitero") e che il vangelo l'avrebbe scritto l'Anziano.
2. Fino al 1700 la totalità degli studiosi accettava la tradizione e collocava questo vangelo verso gli anni 80/90.
Dal 1700 i "critici" tedeschi (= la scuola critica o razionalista, che cercava di leggere i vangeli servendosi della sola ragione e togliendo perciò da essi tutto il "miracoloso") accettarono invece la tesi di Eusebio e collocarono questo vangelo dopo il 100 - alcuni anche al 180 - onde rendere possibile le amplificazioni popolari per far sorgere il "miracoloso".
3. I dati attuali
Scoperte archeologiche recenti hanno portato nuova luce su tale questione:
* il papiro P52, trovato in Egitto nel 1934 (v. figura), contiene alcuni versetti del cap. 18 di questo vangelo.
È stato datato dai papirologi attorno al 125 d.C. Quindi, tenuto conto che per essere copiato e per arrivare da Efeso in Egitto c'è voluto un po' di tempo, restano confermate le date che pongono questo
vangelo attorno al 100 o anche prima.
* la scoperta della piscina di Bethesdà (Gv 5,1-9) nel 1898 e del Lithòstrotos (Gv 19,13) con gli annessi del palazzo del Pretorio (1900-1963) hanno rivelato che l'autore conosceva bene Gerusalemme prima della sua distruzione del 70 d.C. e quindi potrebbe essere un testimone oculare (come emerge anche da tanti altri particolari del libro). * L'autore si firma "il discepolo che Gesù amava".
Chi può essere?
Tre sono, secondo i vangeli sinottici (Mt, Mc e Lc), i discepoli amati da Gesù: Pietro, Giacomo e Giovanni.
Ora il "discepolo che Gesù amava":
- non può essere Pietro, perché è nominato insieme al discepolo amato (cfr. Gv 20,2);
- non può essere Giacomo "fratello di Giovanni", perché è stato ucciso da Erode nel 43 (Atti 12,3);
- allora è Giovanni.
E che sia Giovanni può essere confermato da due indizi:
* Giovanni non è mai nominato in tutto il IV vangelo, che pure è il vangelo che riferisce il maggior numero di interventi di apostoli;
* i Giovanni famosi nel N.T. sono due: il Battezzatore e l'Apostolo. In questo vangelo, quando si parla di Giovanni il battezzatore, lo s i chiama semplicemente Giovanni. Se l'autore del vangelo è l'altro Giovanni, non c'è ambiguità e perciò non sente la necessità, come fanno i Sinottici, di qualificarlo come "il battezzatore".
il papiro P52
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
4

2. Analisi del testo
È l'unico vangelo canonico che parla dettagliatamente della disposizione dei lini nel sepolcro di Gesù.
1. Il primo (giorno) della settimana, Maria la Maddalena va di buon mattino quando c'è ancora tenebra al sepolcro e vede la pietra tolta dal sepolcro.
* il primo (giorno) della settimana: è la domenica dopo la
sepoltura di Gesù, la quale, secondo tutti i vangeli, è
avvenuta il venerdì nel tardo pomeriggio (stava per cominciare il sabato, cosa che, secondo gli ebrei, avviene a tramonto del sole).
* Maria Maddalena: Maria di Màgdala (località della Galilea
sul lago di Genezareth). Persona ben nota ai vangeli: Mt
27,56-61; Mc 15,40-47; 16,1.9; Lc 8,2; 24,10; Gv 19,25;
20,18.
Secondo Giovanni ad andare al sepolcro quella domenica
mattina è stata una sola donna: Maria Maddalena (anche se al
v. 2 c'è il plurale "non sappiamo" che fa pensare che le donne
fossero più di una).
Qui c'è una divergenza rispetto ai sinottici:
- per Matteo le donne sono 2: Maria Maddalena e l'altra Maria (28,1);
- per Marco le donne sono 3: Maria Maddalena, Maria quella di Giacomo e Salome (16,1);
- per Luca le donne sono almeno 5: Maria di Màgdala, Giovanna, Maria di Giacomo e "le altre" (24,10).
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
5
* quando c'è ancora tenebra: c'è divergenza rispetto a Mc 15,2 che dice: "sorto il sole" (e tuttavia prima Marco aveva detto "assai di buon'ora", come anche Luca 24,1: "ai primi albori").
Qualche commentatore preferisce interpretare la frase di Giovanni non in senso storico, ma in senso figurato: Maria era ancora nella tenebra dell'incredulità. Sant'Agostino invece interpreta: Maria
Maddalena partì da casa quando c'era ancora tenebra e giunse al sepolcro quando il sole era già alto.
* la pietra tolta dal sepolcro: nei sepolcri ebraici dei tempi di Gesù (ne conosciamo almeno 4), la pietra posta all'ingresso non può "ribaltare", essendo bloccata in una scanalatura praticata nel tufo (si veda disegno e foto) e perciò il sepolcro non può essere stato aperto dall'interno con una spallata. Per questo Maria conclude che il cadavere è stato rubato.
2. Corre quindi e va da Simone Pietro e dall'altro discepolo che Gesù amava e dice loro: "Tolsero il
Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo posero".
3. Uscì allora Pietro e l'altro discepolo e andavano al sepolcro.
4. Correvano i due insieme e l'altro discepolo pre-corse più velocemente di Pietro e giunse primo al sepolcro.
* È curiosa la frase di Maria: "Tolsero il Signore... e non sappiamo..." (v.2).
L'ipotesi da lei fatta è la più ovvia: se venerdì il cadavere fu messo là ed ora non c'è più, è chiaro che qualcuno l'ha portato via.
Ma dove l'avranno messo? "Non sappiamo"!
Evidentemente (al dire dell'evangelista - testimone oculare -) per Maria (e per qualche altra donna che era con lei) e poi per Pietro ed "il discepolo che Gesù amava" l'eventuale trafugamento o spostamento del cadavere non era noto. D'altronde nessuno dei tre (o più) ha pensato alla risurrezione che pure, stando ai vangeli canonici, Gesù aveva profetizzato direttamente: Mt 16,21; 17,9.23; 20,19; 26,32; 27,63; Mc 8,31; 9,9.10.31; 10,34;14,28; Lc 9,22; 18,33; 24,46 o indirettamente: Mt 12,40; 16,4; 26,61; Mc 14,58; Lc 11,29-30; Gv 2,19.
* il plurale "non sappiamo" farebbe pensare che le donne al sepolcro siano più di una, come dicono d'altronde i sinottici. Si noti poi che in 20,13 c'è il singolare "non so".
* il Signore (v.2). E strana questa affermazione in bocca a Maria quel mattino. Infatti "Signore", usato alla terza persona, è un termine normalmente riferito solo a Dio (molte volte) o a Gesù risorto (in Gv 11,2; 20,18.20.25; 21,7.7) o all'imperatore di Roma (At 25,26). Questo farebbe pensare che Giovanni metta in bocca a Maria Maddalena la parola "Signore" già come conseguenza della sua fede (sorta dopo) in Gesù come Figlio di Dio.
* I precisi particolari raccontati in questi versetti e nei seguenti si spiegano bene se "il discepolo che Gesù amava" è il testimone oculare che ha scritto il vangelo, cioè Giovanni.
5. E chinatosi vede giacenti (afflosciati?) i lini tuttavia non entrò.
6. Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti (afflosciati?)
* i lini: la traduzione "bende" è insostenibile perché in greco "bende" si dice keirìai (cfr. Gv 11,44: le bende del cadavere di Lazzaro). Qui invece c'è il termine greco othónia cioè generici "tessuti di lino".
Breve documentazione:
Nel 1952 è stato pubblicato dalla Biblioteca Rylands un papiro (Gk 627), proveniente da Ermopoli in
Egitto, scritto su 9 colonne sulle due facciate per un totale di 349 righe.
È una lista, in greco, di biancheria di un agente dell'amministrazione romana in Egitto, il cui nome era
Teófane (anno 320 d.C.). In essa si vede che il termine othonìôn è un termine generico che indica vari tessuti di lino, perché è l'unico nome nella lista che è al genitivo plurale e non ha accanto il numero dei capi.
Ecco le prime 17 righe e la riga 41 (testo e traduzione):
Anagraphe skeuôn - Elenco capi di vestiario
Stichària leptà (tuniche leggere) 2 Stichária (tuniche) 3
Idióchromos (monocolore?) 1 Delmatikáia (dalmatiche piccole?) 4
Delmatiká (dalmatiche) 2 Anaboládia (soprabiti) 3
Idióchromoi (monocolori?) 2 Fakiárion (indumento per la faccia?) ?
Maphortína alla (altre mafortine?) 2 Drákion (asciugamano) 1
Biròi (casacche) 2 Balánaria (asciugamani per bagno?) 4
Chlámys (clamide) 1 Sabanofakiárion (tovagliolo) 1
Othoníôn homóios (tessuti di lino
ugualmente) (senza numero)
Sindónia (lenzuoli) 4
Pháskiai (fasce bende) ?
6
* giacenti: questa è la traduzione letterale del termine greco "kéimena". Non è corretto tradurre "per terra".
La parola "afflosciati" messa tra parentesi non è la traduzione, ma una nostra interpretazione, che sarà chiarita in seguito.
7. e il sudario che era sopra il suo capo non con i lini giacente ma diversamente/separatame nte inarrotolato in un unico luogo.
Quella che presentiamo qui è la traduzione letterale e facciamo notare che nei manoscritti antichi non esistono varianti al testo greco che rendano possibili altre traduzioni. Purtroppo esistono traduzioni difettose.
Bisogna riconoscere che il testo non è chiaro. Ciò costringerà a dare di esso una qualche interpretazione, perché c'è da supporre che colui che scrive lo faccia per farsi capire. Tuttavia, qualunque sia
l'interpretazione proposta, non dovrà fare violenza al testo.
* sudario: fazzoletto (per asciugare il sudore). Qui intenderemmo mentoniera (cfr. Gv 11,44: Lazzaro ha la faccia legata con un sudario).
Noi daremo di questi vv. 6b-7 una nostra interpretazione, dopo aver analizzato i versetti successivi.
Per ora facciamo solo notare che il participio "in-arrotolato" (greco: entetyligménon) in greco è un perfetto, che indica quindi un'azione del passato i cui effetti perdurano al presente e che perciò deve essere inteso come "continuava ad essere arrotolato come era stato messo".
8. Allora entrò anche l'altro discepolo, quello giunto primo al sepolcro, e vide e credette.
9. Non ancora infatti avevano compreso la Scrittura che deve lui da morti risorgere.
10. Tornarono allora di nuovo a casa (lett.: presso di sé) i discepoli.
Per capire il senso dei vv. 6b-9 partiamo dal v. 8: "vide e credette".
Anzitutto si noti la presenza del doppio "e" che collega il vedere e il credere: la coordinazione introdotta
da "e vide e credette" è in greco assai più stretta che in italiano. Essa esprime un legame di causa e di effetto: il discepolo credette in forza di ciò che vide.
* Ora chiediamoci: quel mattino il discepolo che Gesù amava che cosa vide e che cosa credette?
- che cosa vide sembra chiaro: come erano disposti i lini. Il fatto che li descriva con tanta minuzia ai vv.
6-7 ne è la prova.
- che cosa credette è meno chiaro. Il verbo è comunque in greco un aoristo, che indica un'azione del passato chiusa nel passato.
* Le interpretazioni possibili sono due:
a) credette a Maria Maddalena che aveva proposto (v.2) l'ipotesi dell'asportazione di cadavere.
Questa è l'interpretazione data, fra gli altri, da s. Agostino (+ 430).
b) credette alla risurrezione: dalla disposizione dei lini il discepolo che Gesù amava ha concluso che Gesù era risorto.
Questa è l'interpretazione di Cirillo di Alessandria e di Cirillo di Gerusalemme (V sec.), che conoscevano perfettamente il greco.
* Ma quale delle due interpretazioni aveva in mente il discepolo che Gesù amava? Il v. 9 che, nell'intenzione dell'autore, vorrebbe verosimilmente offrire la spiegazione, è leggibile anch'esso in più
modi, ma sostanzialmente riconducibili a due:
a) "E vide e credette a Maddalena": quando vide infatti non aveva ancora compreso la Scrittura (= l'Antico Testamento) che deve lui da morti risorgere; la comprese solo in seguito, comunque prima di
scrivere il vangelo.
b) "E vide e credette alla risurrezione": prima di vedere infatti non aveva ancora compreso la Scrittura; la comprese quando vide come erano disposti i lini sepolcrali.
* Dobbiamo rinunciare a capire che cosa esattamente voleva dire il discepolo?
Per fortuna possiamo ancora tentare di percorrere un'altra strada: quella del senso in cui Gv usa qui il verbo "credere" (in greco: pistéuo).
Questo verbo nel vangelo di Giovanni viene usato 98 volte e in tutti gli altri passi ha il senso di credere in qualcosa di soprannaturale. Non è mai usato per esprimere fiducia in una persona umana.
Questo c'induce a concludere che, anche qui, il discepolo lo usi con lo stesso significato e quindi intenda dire "credette alla risurrezione".
Una prima conferma indiretta della nostra affermazione si ha dalla presenza del doppio "e": "e vide e credette" che rende contemporanee, nel passato, le due azioni di vedere e di credere, benché collegate
con un nesso di causa ed effetto.
Una seconda conferma si può avere anche dal v. 10. Se infatti i discepoli avessero pensato all'asportazione del cadavere, un elementare istinto avrebbe suggerito loro di andarlo a cercare e non di tornare a casa.
È anche possibile che l'autore abbia voluto portare un suo contributo per smentire la "voce" dell'asportazione del cadavere, voce che ai suoi tempi girava presso "certi giudei" (cfr. brano seguente di
Mt 27-28): se i discepoli avessero rubato il cadavere, i lini non avrebbero potuto trovarsi nel modo in cui egli li vide.

7
3. Una considerazione
Se la nostra interpretazione del "credette" è esatta, diventa allora importante capire che cosa il discepolo "vide", dato che proprio in forza di ciò che ha visto ha creduto alla risurrezione. Peccato però
che anche i vv. 6-7 non brillino per chiarezza.
Sono talmente poco chiari che, quasi sempre, i traduttori, più che tradurli, li interpretano, a volte anche facendo violenza al testo. E così i lini (quando non "le bende") giacciono "per terra" e il sudario giace "ripiegato in un angolo a parte"!?
Neppure noi possiamo sottrarci alla necessità di proporre un'interpretazione, ma lo facciamo cercando di rispettare il testo, ben lieti di cambiarla, qualora ci venga proposta un'interpretazione migliore, che comunque non faccia violenza al testo.

Continua

Franco
[Modificato da francocoladarci 06/02/2010 12:58]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
08/02/2010 17:55
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANSIMO CAP.IV PARTE II
CAP-IV Parte II

Abbiamo già messo in risalto che nel v. 6 la parola "afflosciati", in luogo di "giacenti" non è la traduzione, ma un'interpretazione. Essa tuttavia ci pare la migliore tra quelle proposte.
Per dare un senso al testo, partiamo da una considerazione tratta dal medesimo cap. 20 del vangelo.
Ai vv. 19 e 26 si racconta di Gesù che entra "a porte chiuse" nel locale ov'erano radunati i discepoli. È quanto dire che Gesù risorto può passare attraverso i corpi solidi (muri o porte, non fa gran differenza), cioè non è soggetto alla legge fisica dell'impenetrabilità dei corpi.
Supponiamo che il corpo di Gesù nel sepolcro
a) sia stato avvolto in un lenzuolo (la sindone di cui parlano i sinottici) e gli sia stato messo come mentoniera il sudario del v. 7 (v. disegno).
b) sia "uscito" passando attraverso il lenzuolo e il sudario.
Allora sarebbe avvenuto che i lini sepolcrali, non contenendo più il cadavere, si sarebbero afflosciati; il sudario invece, che era più rigido, non si sarebbe afflosciato come i lini, ma sarebbe rimasto arrotolato dentro il lenzuolo al suo posto, cioè al posto in cui logicamente avrebbe dovuto trovarsi e quindi ne sarebbe rimasta visibile all'esterno la presenza (v. disegno).
E questo è proprio quello che, secondo la nostra interpretazione, "il discepolo che Gesù amava" descrive:
"Vede i lini afflosciati e il sudario che era sul suo capo non afflosciato come i lini, ma diversamente,
arrotolato dentro al suo posto".
Quella vista lo indusse a credere alla risurrezione: se infatti qualcuno avesse voluto portar via il cadavere, non avrebbe potuto lasciare i lini in quel modo.
Il discepolo ricava dunque dalla disposizione dei lini la "prova" della risurrezione di Gesù e così crede alle Scritture (cfr. Giov. 2,22: "quando dunque fu destato dai morti, si ricordarono i discepoli ..., e credettero alla Scrittura e al discorso che disse Gesù").
Contro questa ipotesi si potrebbe obiettare:
Se il cadavere di Gesù si è "volatilizzato", che bisogno c'era che il sepolcro fosse aperto (cfr. v. 1)?
R. Tenuto conto che il sepolcro dall'interno non è apribile (ciò è vero almeno per i sepolcri noti, costruiti dai ricchi in Palestina nel I sec. d.C. e che dovrebbero essere simili al sepolcro di Gesù, costruito dal ricco Giuseppe di Arimatea, membro del Sinedrio), allora
- o si può pensare a "ladri" che dall'esterno lo hanno aperto:
è l'ipotesi che fa la Maddalena, ma che Giovanni rifiuta (cfr. v. 2);
- o si può pensare che sia stato aperto in modo miracoloso:
è la spiegazione che dà Matteo (28,2) parlando dell'angelo disceso dal cielo: il sepolcro fu aperto non perché Gesù potesse uscire, ma perché i discepoli potessero entrare a controllare che non c'era più il cadavere. Senza questo controllo, infatti, sarebbe stato difficile per loro credere alla risurrezione di Gesù.
E d'altronde la legge ebraica vieta di riaprire un sepolcro, perché contamina, cioè rende impuri.

8
Secondo documento Matteo 27-28: le guardie al sepolcro
1. Informazioni preliminari sul vangelo
1. Papia, vescovo di Ierapolis di Frigia (oggi Pamukkale in Turchia), che compose prima del 120 una Spiegazione dei detti del Signore, ci riferisce: "Matteo scrisse in dialetto ebraico i detti di Gesù; ciascuno li tradusse/interpretò come potè".
Ora il vangelo secondo Matteo che possediamo oggi
- non è in lingua ebraica o aramaica, ma in greco;
- non contiene solo detti, ma anche fatti.
Dunque non è quello di cui parlava Papia.
2. Oggi gli studiosi sono d'accordo nel dire che l'originario vangelo di Matteo fu scritto molto presto, verso gli anni 45, ma poi fu necessario tradurlo in greco perché, dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), era diventato illeggibile. Il traduttore però l'avrebbe arricchito con riflessioni sue e col racconto dei
fatti di Gesù, presi dagli altri vangeli e dalla tradizione orale.
2. Analisi del testo
È l'unico vangelo canonico che parla di guardie al sepolcro di Gesù. Se si legge il racconto tra le righe si ha l'impressione che Mt voglia rispondere a obiezioni che qualcuno poteva aver fatto.
Cap. 27
57. Sera avvenendo, venne un uomo ricco da Arimatea di nome Giuseppe, che anche egli si era fatto discepolo di Gesù.
* Siamo al venerdì pomeriggio della settimana di Pasqua, quando già stava per cominciare il sabato (Lc 23,54).
58. Questi, andato da Pilato, chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che fosse dato.
* Per la legge ebraica (Deut 21,22-23) un cadavere non doveva rimanere appeso (ad un "legno" o alla croce) di notte, tanto più se era sabato.
* Obiezione possibile: Secondo l'uso romano il cadavere di un giustiziato doveva essere messo nella fossa comune. Come mai Gesù ha avuto un sepolcro proprio? La risposta di Matteo: è intervenuta presso l'autorità romana una persona importante, un membro del
Sinedrio (cfr. anche Mc 15,43-45; Lc 23,50-52; Gv 19,38).
59. E, preso il corpo, Giuseppe lo in-arrotolò in sindone (lenzuolo) pulita (nuova, bianca).
* in-arrotolò: è lo stesso verbo di Gv 20,7.
* Dunque all'inizio una sindone c'era. Ne parlano anche Marco (15,46) e Luca (23,53). Non è dimostrabile che sia quella di Torino, anche se ci sono buone probabilità a suo favore.
60. e pose esso nel nuovo suo sepolcro che aveva scavato (opp. fatto scavare) nella roccia e, rotolatadavanti una pietra grande alla porta del sepolcro, andò via.
61. Era però là Maria la Maddalena e l'altra Maria sedute davanti al sepolcro.
* Maria di Magdala è ben conosciuta nei vangeli.
Che ci stanno a fare queste donne? Daremo una risposta a questa domanda a pag. 64: Mt 28,1.
62. Il (giorno) dopo, che è dopo la parasceve, si riunirono i sommi sacerdoti e i farisei da Pilato
* parasceve vuol dire preparazione del sabato, e cioè venerdì.
* il giorno dopo dunque è sabato (= giorno di assoluto riposo con inizio il venerdì al tramonto, per cui il cibo deve essere preparato il venerdì pomeriggio).
Strana questa riunione dei capi ebrei in casa del pagano Pilato proprio di sabato e durante la pasqua!
Così, nei giorni della festa più importante degli ebrei, essi non temono di contaminarsi a causa del contatto con un pagano, sicuramente impuro.
63. dicendo: "Signore, ci ricordammo che quell'impostore disse ancora vivente: "Dopo tre giorni mi desto".
64. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, affinché andati i discepoli non rubino lui e dicano al popolo: "Fu destato dai morti" e sarà l'ultima impostura peggiore della prima".
Si noti:
* Come fa Matteo a conoscere il contenuto del colloquio dei capi ebrei con Pilato? Potrebbe averlo saputo da Giuseppe di Arimatea, che era membro del sinedrio?
* Matteo ha voluto anticipare già qui l'accusa del trafugamento del cadavere di Gesù da parte dei discepoli, accusa che in seguito diventerà assai comune tra gli ebrei non cristiani. Essa è raccolta anche da Giustino.
* Come mai gli astuti sommi sacerdoti si ricordano delle affermazioni di Gesù solo il sabato mattina? Oggettivamente il momento più propizio ai cristiani per il trafugamento del cadavere di Gesù sarebbe
stata la notte fra il venerdì e il sabato: il cadavere non aveva ancora cominciato a decomporsi ed inoltre,

9
poiché il sepolcro era fuori di città e di sabato agli ebrei è vietato uscire da essa, i cristiani avrebbero corso meno pericoli di fare "brutti incontri" (si ricordi infatti che la legge romana e quella ebrea potevano punire il trafugamento di cadavere con la morte).
65. Disse loro Pilato: "Avete/Abbiate una custodia (= corpo di guardia); andate, vigilate come sapete".
* Il testo greco ha échete, che è una voce del verbo avere e può essere:
- o imperativo presente = abbiate. In questo caso Pilato avrebbe concesso guardie romane.
- o indicativo presente = avete. Pilato avrebbe concesso di usare al sepolcro di Gesù le guardie ebree.
D. Ma i romani permettavano agli ebrei, vinti, di avere un loro esercito?
R. Poiché il tempio di Gerusalemme, oltre che luogo di preghiera, era anche luogo di discussioni, di commercio, di incontri..., potevano a volte capitare risse..., ecco allora la necessità della presenza di guardie. Inoltre la parte più interna del tempio era accessibile solo agli ebrei circoncisi (v. lapide a fianco).
TRADUZIONE DEL TESTO DELLA LAPIDE DEL TEMPIO
Proibito a tutti gli stranieri oltrepassare la balaustrata e penetrare all'interno del santuario.
Chiunque sarà colto in flagrante risponderà lui stesso della morte che seguirà.
Perciò i romani, per non urtare troppo la suscettibilità degli ebrei, avevano permesso loro di usare, ma limitatamente alla zona del tempio, delle guardie ebree circoncise (cfr. At 5,26; Gv 18,3.12).
Dunque la visita dei sacerdoti a Pilato (v. 62-64), se è avvenuta, pu· essere servita a chiedere per il sepolcro di Gesù
- o un corpo di guardie dipendenti dall'autorità romana;
- o il permesso di usare le guardie ebree fuori del recinto del tempio.
66. Quelli partitisene vigilarono il sepolcro avendo sigillata la pietra insieme alla custodia (corpo di guardia).
* Strana e anche poco credibile la descrizione del comportamento dei sacerdoti: di sabato infatti la tradizione ebraica vietava di uscire dalla città e di fare qualsiasi lavoro (anche sigillare una pietra lo era! Nel Talmud per es. si vieta addirittura di sigillare una lettera di sabato).
Cap. 28
1. Dopo il sabato, al sorgere del primo (giorno) della settimana, andò Maria la Maddalena e l'altra Maria a vedere il sepolcro.
* La domenica mattina le medesime due donne che il venerdì sera erano sedute davanti al sepolcro (cfr. 27,61) trovano il sepolcro vuoto.
Sembra che, sottolineando questo particolare, Matteo voglia rispondere tra le righe ad un'obiezione che qualcuno poteva aver fatto: "Non potrebbe darsi che le donne la domenica mattina abbiano sbagliato sepolcro? Nella zona dove fu sepolto Gesù c'erano altri sepolcri. Le donne hanno trovato un sepolcro vuoto, ma poteva non essere quello di Gesù!" La risposta di Matteo: "Impossibile! Le donne che hanno trovato il sepolcro vuoto la domenica sono le
medesime che il venerdì sera hanno visto dove fu sepolto".
* È da notare il fatto che le prime tradizioni cristiane dicono che il sepolcro fu trovato vuoto da donne. Questa è certamente una garanzia di storicità della tradizione, perché presso gli ebrei la testimonianza delle donne non era valida, eppure i vangeli sinottici la riferiscono. Giovanni invece, più tardi, forse per
rispondere a questa possibile obiezione, sottolinea che andarono al sepolcro anche Pietro e "il discepolo
che Gesù amava" (Gv 20,2-10; cfr. anche Lc 24,24).
2. Ed ecco avvenne un terremoto grande: un messaggero infatti del Signore disceso dal cielo e avvicinatosi, rotolò via la pietra e si sedette sopra di essa.
* Il terremoto è uno dei fenomeni che comunemente accompagnano, nell'Antico Testamento, le manifestazioni del divino. Solo Matteo però parla di questo terremoto.
* Poiché il sepolcro dall'interno non è apribile (v. pag. 53-54), Matteo, che rifiuta l'ipotesi del trafugamento del cadavere, afferma che ad aprire il sepolcro è stato un messaggero (angelo) del Signore,
che scende dal cielo, cioè da Dio (miracolo).
Gli altri evangelisti canonici invece dicono che le donne trovano la pietra già rotolata, ma non dicono chi l'abbia fatta rotolare per aprire il sepolcro.
3. Era l'aspetto di lui come folgore e il vestito di lui bianco come neve.

10
4. Per la paura di lui furono sconvolti i custodi e divennero come morti.
Espressioni correnti nella letteratura ebraica per le manifestazioni del soprannaturale.
5. Ma rispondendo il messaggero disse alle donne: "Non temete voi; so infatti che Gesù il crocifisso cercate.
6. Non è qui. Fu destato infatti come disse; venite, vedete il luogo dove giaceva.
7. E presto, essendo andate, dite ai discepoli di lui che fu destato dai morti ed ecco preguida voi alla Galilea; là lo vedrete. Ecco, dissi a voi".
8. Ed allontanatesi presto dal sepolcro con paura e con gioia grande corsero ad annunciare la notizia ai discepoli di lui.
* Mc 16,8 dice esattamente il contrario: le donne hanno taciuto! Se però così fosse, come fa Marco a sapere ciò che è successo?
9. Ed ecco Gesù venne incontro a loro dicendo: "Rallegratevi (salve)". Quelle allora avvicinatesi strinsero i suoi piedi e si prostrarono davanti a lui.
10. Allora dice loro Gesù: "Non temete; andate, annunciate ai fratelli miei che vadano in Galilea e là mi vedranno".
* Incidentalmente si noti che alle donne lo stesso ordine viene ripetuto due volte in circostanze analoghe.
Che si tratti di sdoppiamento, avvenuto nella tradizione antica, di un'unica apparizione alle donne?
Secondo Luca infatti (24,23-24) le donne al sepolcro videro solo messaggeri e non Gesù (cfr. anche Mc 16,5).
* Si noti ancora che, secondo questo testo di Matteo (e secondo il testo parallelo di Mc 16,7), le apparizioni di Gesù ai discepoli avrebbero dovuto verificarsi solo in Galilea, cioè nel nord della Palestina, contrariamente a quanto dicono Luca (cap. 24) e Giovanni (cap. 20), che mettono le apparizioni di Gesù solo in Gerusalemme o nelle immediate vicinanze (Emmaus). È strano che la prima tradizione cristiana abbia confuso il luogo delle apparizioni di Gesù.
A nostro avviso questa è certamente una delle più vistose contraddizioni dei testi evangelici e di difficile
spiegazione, nonostante ingegnosi tentativi anche recenti.
11. Mentre esse se ne partivano, ecco alcuni della guardia, andati nella città, annunciarono ai sommi sacerdoti tutte le cose accadute.
* Da questo versetto sembra lecito concludere che le guardie fossero ebree: presso ogni esercito infatti esiste il principio secondo cui i soldati rispondono al loro superiore gerarchico.
12. E riunitisi (sottinteso i sommi sacerdoti) con gli anziani e avendo preso consiglio, sufficienti denari diedero ai soldati
* Come fa Mt a sapere che i sacerdoti e gli anziani hanno corrotto le guardie? (v. oltre).
13. dicendo: "Dite che i discepoli di lui venuti di notte lo rubarono noi addormentati.
* Che senso ha esibire testimoni addormentati? Possibile che questi astuti capi ebrei siano caduti in una simile ingenuità, "avendo preso consiglio"?
Qui, secondo Mt, è evidente la malafede dei capi ebrei nell'esibire tali testimoni (cfr. Agostino, In psalmos 63.7).
14. E se sarà udito questo dal governatore, noi (lo) persuaderemo e vi renderemo senza noie".
* Abbastanza strano questo riferimento a Pilato, se si tratta di guardie ebree. Perché Pilato avrebbe dovuto interessarsi del comportamento di guardie che non dipendevano da lui? La punizione per violata consegna doveva competere alle autorità ebraiche. Allora le guardie sarebbero romane? Questo ragionamento in sé è poco convincente, però nel contesto del brano può avere un suo peso.
15. Quelli presi (i) denari fecero come erano stati istruiti. E fu divulgato questo discorso presso (certi) giudei fino ad oggi.
* Oggi evidentemente è il tempo in cui l'autore scrive.
Così dal testo veniamo a sapere che presso certi giudei (e non "i" giudei, come riportano varie traduzioni) gira un certo discorso. Quale?
La risposta sembrerebbe chiara (anche se non del tutto):
al tempo in cui l'autore-traduttore del vangelo greco di Matteo scrive (verso gli anni 80), certi giudei vanno dicendo che i cristiani, prima hanno trafugato il cadavere di Gesù e poi hanno raccontato la risurrezione. Matteo, cristiano, non condivide questa interpretazione dei fatti: ciò emerge da tutta l'impostazione del suo racconto (v. sotto).
3. Alcune considerazioni
Il testo ora presentato sorprende chiunque conosca anche solo un po' gli usi ebraici.
* Si colgono infatti molte stranezze:
- la riunione dei capi ebrei di sabato (cosa ancor più grave se quel sabato era pasqua) e a casa del pagano Pilato (27,62);
- i capi ebrei si ricordano soltanto il sabato mattina che Gesù aveva detto che sarebbe risorto (27,63- 64);
- l'incertezza sulle guardie: sono romane o ebree? (27,65; 28,11-14);
- la violazione del riposo del sabato da parte dei sacerdoti: uscita di città e sigilli alla pietra;
- la corruzione delle guardie: come lo sa Matteo? (28,12);
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
11
- l'esibire testimoni addormentati (28,13).
* Come spiegare queste stranezze?
Se non si vuole pensare ad un autore del tutto sprovveduto, che non sa bene che cosa scrive, a nostro avviso la chiave per interpretarle è data dal versetto 28,15: "Fu divulgato questo discorso (interpreteremmo: diceria) presso (certi) giudei fino ad oggi".
Ma se per l'autore del vangelo secondo Matteo questa è solo una diceria, perché la riferisce? Vediamo:
1. È evidente che egli, cristiano, è convinto che la risurrezione di Gesù c'è stata: le apparizioni di Gesù risorto, che egli racconta come reali, lo provano.
2. Però egli sa che in ambienti giudaici del suo tempo (circa l'80) si cerca di demolire la fede nella risurrezione di Gesù mediante l'accusa ai primi discepoli di aver rubato il suo cadavere e poi di aver predicato che Gesù era risorto.
La voce dell'asportazione del cadavere deve aver cominciato a girare solo dopo la redazione dei vangeli di Marco e Luca e degli Atti, cioè dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d. C.), quando ormai erano
scomparsi i testimoni oculari e qualunque diceria poteva diffondersi in modo incontrollabile.
Si analizzi infatti lo schema seguente:
DATA LIBRO ASPORTAZIONE? GUARDIE
50/60 MARCO NO NO
55/60 LUCA NO NO
61/63 ATTI NO NO
70 DISTRUZIONE DI GERUSALEMME
DATA LIBRO ASPORTAZIONE? GUARDIE
80/85 MATTEO (attuale) SÌ SÌ
80/90 GIOVANNI SÌ NO
150 ? PIETRO (apocrifo) (SÌ) SÌ
155 GIUSTINO SÌ NO
400 ? TALMUD BABIL. SÌ NO
Coloro che scrissero prima della distruzione di Gerusalemme non parlarono né di asportazione del cadavere, né di guardie. Semplice dimenticanza degli autori? Non crediamo, perché si tratta di un fatto che, se fosse vero, distruggerebbe il cristianesimo. Qualunque
cristiano che ne fosse venuto a conoscenza avrebbe cercato di bloccare questa voce. È perciò più facilmente immaginabile che la voce non fosse ancora circolata.
N.B. Quantunque un argomento ex silentio dei documenti sia molto difficile da manovrare, tuttavia, in questo caso c'è un particolare che ci permette di usarlo: il libro degli Atti, che riferisce i processi subiti dai primi cristiani, non accenna a processi per furto di cadavere, reato che le leggi ebraiche e romane punivano con la pena di morte. Nelle fonti ebraiche (es. il Talmud) non si parla neanche di processi subìti dai cristiani.
Se fin dall'inizio fosse stata mossa ai cristiani una tale accusa, non si vede perché i sommi sacerdoti non se ne sarebbero serviti nei processi contro gli apostoli, accontentandosi invece di accuse molto più evanescenti quali: parlano contro il tempio o contro la legge di Mosè, non sufficienti ai romani per condannare a morte i cristiani, (cfr. At 6,11-14; 18,13-15; 22,22-30; 23,29-30; 24,6; 25,7-8.15-19.26-
27).
3. Poiché l'accusa di asportazione del cadavere avrebbe distrutto alla radice il cristianesimo, che si fonda sulla risurrezione di Gesù (cfr. 1 Cor 15,14.17.19), l'autore deve bloccarla.
* Cerchiamo allora di ricostruire il suo ragionamento:
"Voi, ebrei, accusate noi cristiani di aver trafugato il cadavere di Gesù. Ma con quali prove?" (Senza prove infatti non è lecito accusare).
* Qualcuno poteva aver cominciato nel frattempo a far girare la voce secondo cui c'erano delle guardie al sepolcro come testimoni del furto del cadavere. C'è da chiedersi chi abbia pensato alla presenza di guardie a custodia del sepolcro.

12
Pensiamo possa trattarsi di un'amplificazione di
un fatto reale: alle porte della città stazionavano
in permanenza delle guardie; siccome il sepolcro
di Gesù non era molto lontano da una di tali porte
(circa 90 metri fuori dalle mura - vedi cartina), può darsi che qualcuno abbia citato come testimoni del furto del cadavere di Gesù le
guardie che erano alla porta; poi la voce, diffondendosi, avrebbe trasportato le guardie dalla porta della città al sepolcro.
L'autore raccoglie questa affermazione delle guardie come testimoni del furto del cadavere e si comporta come si comporterebbe qualunque
buon avvocato: accetta la testimonianza degli avversari ebrei, ma fa vedere loro che, se essa prova qualcosa, prova a favore della risurrezione di Gesù e non a favore dell'asportazione del cadavere. Come?
a) Comincia ad insinuare il sospetto che le guardie non ci fossero, puntualizzando che
* non è chiaro se le guardie fossero romane o ebree;
* Se infatti le guardie fossero state romane, non si capisce perché siano andate a far rapporto dell'accaduto ai sommi sacerdoti (da che mondo è mondo, i militari rispondono all'autorità da cui
dipendono).
* Se invece fossero state ebree, non si capisce per quale motivo i sommi sacerdoti si siano assunti l'incarico di proteggerle dalle "ire" di Pilato (che cosa poteva importare a Pilato che le guardie
ebree fossero inefficienti?).
* non è chiaro in che momento le guardie siano state messe;
* Non il venerdì sera, perché i cristiani erano presenti al sepolcro e non le videro (tanto è vero che, la domenica mattina, le donne che si recano al sepolcro, si chiedono chi rimuoverà per loro la pietra che ne chiude l'apertura (Mc 16,1-4), ma non si preoccupano minimamente del fatto che l'accesso al sepolcro possa essere loro impedito dalle guardie).
* Non la domenica mattina, perché le donne che giunsero al sepolcro in quel momento non trovarono
alcun elemento che facesse loro pensare alla sua custodia da parte di guardie.
* Dunque furono messe di sabato. Ma questo contrasta apertamente con le leggi ebraiche. Infatti il sabato è sacro ed è dedicato al riposo assoluto. Matteo invece manda i sommi sacerdoti a casa del pagano Pilato nel sabato di pasqua (contaminazione grave!), li fa uscire di città (reato!) e sigillare la pietra (altro reato!).
b) Prende poi in considerazione l'ipotesi che le guardie al sepolcro ci fossero e fa vedere che il fatto non è credibile.
* Infatti le guardie dovevano avere il preciso compito di custodire il sepolcro. Se perciò qualcuno fosse venuto nottetempo a tentare di trafugare il cadavere di Gesù, esse avrebbero dovuto opporsi. Ne sarebbe nata quanto meno una colluttazione, nella quale i cristiani avrebbero avuto la meglio, perché il cadavere di Gesù non fu più trovato. Ma la cosa si sarebbe saputa a Gerusalemme e i cristiani avrebbero subìto un processo per violazione (o tentata violazione) di sepolcro. Ma tutto questo non risulta. Dopo un simile processo infatti, con quale faccia i cristiani avrebbero potuto
predicare la risurrezione a Gerusalemme? (cfr. At 2,24-36; 3,15; 4,10; 5,30-31). Sarebbero stati smentiti troppo facilmente!
Ma se le guardie c'erano e colluttazione non ci fu, allora i casi possibili diventano due soli:
- o le guardie non si accorsero di nulla, perché erano addormentate; ma allora la loro testimonianza non prova niente (commentava già sant' Agostino: "Se dormivano, che cosa videro? E se non videro, che cosa testimoniano?");
- o avvenne un fatto straordinario, davanti al quale le guardie rimasero impotenti: la risurrezione di Gesù.
Paradossalmente allora, per Matteo, quelle stesse guardie che gli ebrei volevano presentare come testimoni del trafugamento di cadavere, sarebbero invece gli unici testimoni della risurrezione!
c) Spiega infine la ragione per cui le improbabili guardie mentirono.
* Ammesso che le guardie a custodia del sepolcro ci fossero davvero e abbiano riferito ai sommi sacerdoti del trafugamento del cadavere da parte dei cristiani, per Matteo è chiaro che mentirono. Ma perché lo
fecero?
* La risposta che Matteo fornisce è: i sommi sacerdoti, anziché punire le guardie per violata consegna (aver dormito invece di vigilare), le corruppero per ottenerne una falsa testimonianza.
I sommi sacerdoti, infatti, erano gli unici ad avere interesse che la notizia della risurrezione di Gesù non si divulgasse. Essi, pensando di agire in nome di Dio, avevano messo a morte Gesù con l'accusa di
bestemmiatore. Se però Dio l'aveva fatto risorgere, aveva sconfessato con ciò stesso il loro operato. Essi quindi ne avrebbero scapitato nella stima del popolo.
Per evitare questo essi avrebbero allora corrotto le guardie!
* Tutte le incongruenze notate ci fanno propendere a dire che le guardie al sepolcro non c'erano. Possono averle inventate certi giudei avversari dei cristiani dopo la distruzione di Gerusalemme (quando ormai qualunque diceria non poteva più né essere provata né essere smentita) e Matteo risponde facendo vedere che questa "storia" delle guardie non tiene.
* Qualcuno potrebbe obiettare a Mt: "Tu accusi i sommi sacerdoti di aver corrotto le guardie. Ma con quali prove?".
E Mt ha tutta l'aria di essere pronto a rispondere: "Le stesse che loro portano per accusare noi di aver trafugato il cadavere di Gesù, cioè nessuna che tenga!".
* Qualcun altro, dotato di buona fantasia, potrebbe anche avanzare un'altra ipotesi: che le guardie ci fossero e che siano state corrotte dai cristiani, onde permettere loro di trafugare il cadavere.
Certo nella storia tutto è possibile, tuttavia la storia non è la scienza del possibile, ma del reale.
Ora la storia si fa sui documenti e nessun documento finora ritrovato accredita questa ipotesi.
Il testo di Mt poi la esclude senza dubbio.


Segue


Franco



“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
13/02/2010 14:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO IV CAP. III PARTE
4. Un'osservazione conclusiva: il sepolcro vuoto!
Da questa polemica tra ebrei e cristiani, emerge un dato sicuro: ai tempi in cui Mt scrive il sepolcro di Gesù è ritenuto vuoto (e i cristiani parlano anche di lini dentro). Infatti alcuni ebrei spiegano il fatto dicendo che il cadavere è stato trafugato, mentre i cristiani lo spiegano mediante la risurrezione.
È norma di critica storica ritenere che, se due avversari sono d'accordo su un fatto importante, il fatto sia successo. Non sarebbe stata credibile infatti la predicazione della risurrezione, se nel sepolcro ci fosse stato il cadavere di Gesù. D'altra parte sarebbe difficilmente pensabile che a Gerusalemme si sia creduto
alla risurrezione, senza essere andati a controllare il sepolcro.
Questa unanimità sul sepolcro vuoto pone a noi il problema:
come spiegare questo sepolcro sicuramente vuoto?
I documenti ci presentano due sole possibilità:
- o il trafugamento del cadavere
- o la risurrezione.
Da quale parte schierarci?
6. Le divergenze dei testi canonici
I due testi ora analizzati sono molto diversi tra loro:
- il primo (la disposizione dei lini sepolcrali, secondo Giovanni) è stato scritto da un testimone oculare;
- il secondo (le guardie al sepolcro, secondo Matteo) è probabilmente un racconto fittizio, in polemica
contro giudei non cristiani per bloccare la diceria del furto di cadavere.
Ciò che li accomuna è la fede nella risurrezione di Gesù.
A nostro avviso, essi sono due documenti "estremi" per la storicità della risurrezione e per questo li abbiamo letti.
Tra loro si situano gli altri racconti canonici sulla risurrezione, che invitiamo a leggere in appendice, mettendo in risalto le loro convergenze, ma anche le loro divergenze e contraddizioni.
Dai documenti (compresi gli apocrifi) si può concludere:
le tradizioni concordano sui fatti fondamentali e sono invece in disaccordo o in contraddizione tra
loro su particolari anche di una certa importanza.
7. La risurrezione nel vangelo di Pietro (apocrifo)
I. Introduzione al vangelo di Pietro
1. La scoperta del manoscritto
Nell'inverno 1886-87, ad Akhmìn (Panópolis), nell'Alto Egitto, nella tomba di un monaco, fu trovata una
pergamena dell'VIII-IX sec. scritta in greco. Sebbene fosse priva di titolo, nessun critico ebbe dubbi
nell'identificare in essa il vangelo di Pietro.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
14
2. La data di composizione dell'opera
Poiché è citata già prima del 190, non si può datare dopo. Comunemente si propone, ma senza prove
evidenti, la data del 150. Qualcuno propone addirittura l'anno 90-100 (P. Gardner-Smith e James).
3. Luogo d'origine
Come luogo d'origine dell'opera pare si debba indicare un ambiente gnostico della Siria. A questo fa
convergere sia la testimonianza di Serapione che ne ebbe copia dai doceti che se ne servivano, sia il cap.
21 della Didascalia siriaca, per alcune convergenze che ha con il vangelo di Pietro.
4. Rapporti con i vangeli canonici
Che il vangelo secondo Pietro dipenda per molte informazioni dai vangeli canonici, soprattutto da Matteo,
è evidente. L'autore però si preoccupa di armonizzare fra di loro i racconti dei vangeli canonici cercando
di eliminare od appianare le principali divergenze.
Inoltre aggiunge altri particolari che non si sa da quale tradizione gli arrivino. Certo lo stile ed il contenuto
sono diversi rispetto ai vangeli canonici. Si tratta di un miscuglio di storia, leggenda e teologia.
II. Testo e commento
Diamo una nostra traduzione letterale del testo greco e commentiamo ogni versetto.
3. Si trovava poi là Giuseppe, l'amico di Pilato e del Signore e vedendo che stavano per crocifiggerlo,
andò da Pilato e chiese il corpo del Signore per (la) sepoltura.
* Là è la casa di Erode, dove, secondo il documento, il sovrano ratifica la sentenza di Pilato (v. 1-2).
* Giuseppe è Giuseppe d'Arimatea, figura ben nota nei vangeli canonici.
* Signore è un titolo divino ormai dato a Gesù.
4. Pilato avendo mandato (qualcuno) da Erode, chiese il corpo di lui.
* È strano che Pilato, la massima autorità della Palestina, si rivolga ad Erode. Forse atto di deferenza o
forse conseguenza del fatto che Erode e Pilato sono diventati amici? (cfr. Lc 23,12).
5. Ed Erode disse: "Amico (lett. fratello) Pilato, se anche nessuno lo avesse chiesto, noi lo avremmo
seppellito, poiché già sorge il sabato. Sta scritto infatti nella legge che il sole non tramonti su di un
ucciso".
* L'informazione sul sabato viene da Lc 23,54. Il testo citato è Deut 21,23. Poiché Erode era idumeo, ma
regnava sugli ebrei, sapeva di non essere ben visto da loro. Per farsi accettare, si mostrava
osservantissimo della legge di Mosè.
21. Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore e lo posero a terra. Si scosse tutta la terra e vi fu un
timore grande.
22. Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l'ora nona.
23. Furono contenti i giudei e diedero a Giuseppe il corpo di lui affinché lo seppellisse, dal momento che
aveva visto tutte le cose buone che egli aveva fatto.
24. Avendo preso dunque il Signore, (lo) lavò e (lo) avvolse in un lenzuolo (sindone) e lo portò nel
proprio sepolcro chiamato orto di Giuseppe.
* I vangeli canonici non dicono che Giuseppe abbia lavato il corpo di Gesù, dato il poco tempo a
disposizione prima che iniziasse il sabato (per gli ebrei iniziava al tramonto - cfr. Lc 23,54).
Se fosse vera l'informazione del lavaggio, la sindone di Torino sarebbe certamente falsa.
* Il nome dell'orto rispetta il criterio secondo cui, col passare del tempo, i particolari di una narrazione
tendono a precisarsi e a crescere.
25. Gli Ebrei, gli anziani e i sacerdoti compresero allora il grande male fatto a se stessi e cominciarono a
lamentarsi battendosi il petto, e a dire: "Guai ai nostri peccati! Il giudizio e la fine di Gerusalemme sono
ormai vicini".
26. Io ed i miei amici eravamo nella tristezza e, con l'animo ferito, ci nascondevamo: eravamo, infatti,
ricercati da loro come malfattori e come coloro che volevano incendiare il tempio.
27. A motivo di tutte queste cose, digiunavamo e sedevamo lamentandoci e piangendo notte e giorno,
fino al sabato.
28. Essendosi riuniti poi tra loro gli scribi e i farisei e gli anziani, avendo sentito che tutto il popolo
mormorava e si percuoteva il petto dicendo che "se alla sua morte sono avvenuti questi grandissimi
segni, vedete quanto è giusto",
29. ebbero paura gli anziani e andarono da Pilato pregandolo e dicendo:
30. "Dacci dei soldati, affinché custodiamo il suo sepolcro per tre giorni, perché i discepoli suoi, venendo,
non lo rubino e il popolo non pensi che è risorto dai morti, e non ci facciano del male".
* Il testo qui prende da Matteo (27,62-64). Però Mt pone la scena di sabato. Qui invece avviene di
venerdì. L'autore elimina così la stranezza di far riunire i capi ebrei in casa di Pilato di sabato ed inoltre
evita l'obiezione secondo cui i cristiani avrebbero potuto rubare il cadavere di Gesù nella notte fra venerdì
e sabato, quando, sempre secondo Mt, le guardie non c'erano ancora. Secondo il racconto dell'autore il
furto del cadavere non è possibile, perché i cristiani hanno sempre agito sotto il controllo di altri.
31. Pilato allora diede loro il centurione Petronio con dei soldati per custodire il sepolcro. E con loro
andarono gli anziani e gli scribi alla tomba.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
15
* Mentre in Mt 27-28 non è chiaro se le guardie siano romane o ebree, qui viene precisato che le guardie
sono romane e si precisa anche il nome del loro capo: Petronio, nome evidentemente latino.
32. E avendo rotolato una grande pietra, con il centurione e i soldati tutti insieme quanti erano là, la
misero sull'ingresso della tomba
33. e misero (lett. spalmarono) sette sigilli e avendo piantato colà una tenda facevano la guardia.
* Rispetto ai vangeli canonici che fanno chiudere il sepolcro dai discepoli, qui a rotolare la pietra sono gli
anziani, gli scribi e le guardie. Così l'autore confuta indirettamente l'obiezione secondo cui i cristiani
potrebbero aver messo il cadavere di Gesù non nella tomba, ma da qualche altra parte onde poter dire
che era risorto.
Inoltre, per rendere più evidente l'impossibilità del furto del cadavere, l'autore fa sigillare bene la tomba e
mette anche gli anziani e gli scribi a far la guardia (cfr. v. 38), addirittura con una tenda. Si vede ancora
una volta che con il passare del tempo i particolari tendono a moltiplicarsi e si precisano meglio le
risposte a possibili obiezioni.
34. Sorgendo poi la mattina del sabato andò la folla da Gerusalemme e dai dintorni per vedere la tomba
sigillata.
* Tutti controllano (e di sabato, quando per la tradizione ebraica era vietato uscire dalla città!) che la
tomba è sigillata. Così diverrà inconsistente l'accusa fatta ai cristiani di aver rubato il cadavere (cfr. v. 30
e Mt 27,64).
35. La notte nella quale sorge (il giorno) del Signore, mentre i soldati facevano la guardia a turni di due,
un grande rumore si fece nel cielo,
36. e videro i cieli aperti e due uomini che discendevano di là con molto splendore e si avvicinavano al
sepolcro.
* Curioso il riferimento al "giorno del Signore" per dire "domenica" (cfr. anche v. 50). Presso gli ebrei si
diceva: "il primo (giorno) della settimana", come riportano i vangeli canonici. Evidentemente al tempo in
cui l'autore scriveva, si era già diffusa tra i cristiani l'usanza di chiamarlo "giorno del Signore", da cui il
latino "dies dominica" e l'italiano "domenica". La stessa espressione è usata in Apoc 1,10.
- L'autore si è accorto che, a riguardo dei messaggeri (angeli) che le donne trovano alla tomba, nei
vangeli canonici ci sono divergenze:
. per Marco: un giovinetto (16,5);
. per Luca: due uomini (24,4);
. per Matteo: un angelo (messaggero del cielo) (28,2);
. per Giovanni: due messaggeri (20,12).
Ed allora egli cerca di armonizzare i racconti. Qui accetta la versione di Luca, precisando però che sono
angeli (parziale dipendenza anche da Giovanni).
37. E quella pietra che era stata spinta contro l'ingresso, rotolatasi da sola, si ritirò da una parte, e il
sepolcro si aprì e i due giovinetti entrarono.
Particolari strabilianti per dare maggiore evidenza al miracolo della risurrezione.
* I "due uomini" del v. 36 sono diventati "due giovinetti" e così l'autore tiene conto anche dei dati di
Giovanni.
38. Vedendo dunque, quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani - erano là infatti anche loro a fare
la guardia –
39. e, mentre essi raccontavano le cose che avevano visto, di nuovo vedono tre uomini che escono dal
sepolcro e i due che sostengono l'uno e una croce che li seguiva,
* Viene descritto in modo
evidente il miracolo della
risurrezione.
* Curioso anche il particolare
della croce che segue il
risorto. Forse si tratta di un
modo letterario per esprimere
l'idea teologica che non si può
separare la risurrezione di
Gesù dalla sua croce (cfr.
icone orientali).
* Questi particolari non si
trovano nei vangeli canonici.
40. e la testa dei due che
arrivava fino al cielo, quella
invece di colui che era portato
da loro superava i cieli;
* È un modo letterario per
esprimere che i due sono
angeli, mentre Gesù è
superiore a loro, è Dio. I cieli
infatti erano considerati in
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
16
antico come una lastra oltre cui c'era Dio.
41. e sentirono una voce dai cieli che diceva: "Hai annunciato ai morti (lett. dormienti)?".
42. E una voce si udì dalla croce che "sì".
* La voce dai cieli si trova nella letteratura rabbinica contemporanea ed è la voce di Dio.
* C'è un'antica tradizione cristiana, raccolta anche dalla prima Lettera di Pietro (3,19), secondo la quale
nel periodo in cui il corpo di Gesù giaceva nel sepolcro, la sua anima sarebbe andata a predicare alle
anime che erano già scese nello Sheól (il luogo dei morti) per convertirle ed aprire loro il Paradiso.
Questa idea è espressa anche nel Credo: "Discese agli inferi" e dal modo usato dai pittori orientali per
dipingere la risurrezione: Gesù dal cielo salva Adamo ed Eva (vedi a lato l'icona di san Salvatore in Cora a
Costantinopoli). L'opera di Cristo raggiunge tutti gli uomini, anche quelli vissuti prima di lui: è il
salvatore di tutti, perché è preesistente ad essi.
* La croce che parla! Secondo la teologia dell'autore è la croce che salva.
43. Discussero dunque quelli tra di loro per andarsene e far sapere queste cose a Pilato;
* In Matteo la notizia è un po' diversa: "E se sarà udito questo dal governatore (Pilato), noi lo
persuaderemo e vi renderemo senza noie" (28,2).
44. e mentre ancora essi stavano decidendo, apparvero di nuovo i cieli aperti, ed un uomo che scendeva
ed entrava nella tomba.
* Con questo "uomo" che scende, il nostro autore ha tenuto conto anche del testo di Matteo (28,29), che
parla di un messaggero che scende dal cielo.
45. Avendo visto queste cose, quelli che erano insieme al centurione di notte corsero da Pilato, avendo
lasciato il sepolcro che custodivano e raccontarono tutte le cose che videro, essendo molto agitati e
dicendo: "Veramente era figlio di Dio".
* Secondo Matteo (28,11) le guardie raccontano tutto ai sommi sacerdoti. Qui invece lo raccontano a
Pilato e tirano le stesse conclusioni del centurione che stava sotto la croce di Gesù: "Veramente
quest'uomo era il figlio di Dio", come riferisce Marco (15,39).
46. Rispondendo Pilato disse: "Io sono innocente del sangue del Figlio di Dio, vedetevela voi".
* Pilato è sempre coerente con se stesso: se ne "lava le mani" una seconda volta. È curioso però che
anche lui faccia la sua professione di fede, riconoscendo che Gesù è Figlio di Dio.
47. Quindi, avvicinatisi, tutti lo pregavano e lo supplicavano di ordinare al centurione ed ai soldati di non
dire a nessuno le cose che avevano visto.
48. "Ci conviene infatti, dissero, essere responsabili di un grandissimo peccato di fronte al Dio e non
cadere nelle mani del popolo dei giudei ed essere lapidati".
* L'autore così rende evidente la malafede dei capi ebrei. Nessun vangelo canonico afferma questo.
49. Ordinò dunque Pilato al centurione ed ai soldati di non dire niente.
* Ecco allora perché, secondo questo autore, gli evangelisti canonici non riferiscono questi fatti: non li
conoscevano, perché i soldati ubbidirono a Pilato!
50. Il mattino (del giorno) del Signore, Maria la Maddalena, discepola del Signore - (che) temendo, a
causa dei giudei, poiché ardevano dall'ira, non aveva fatto sul sepolcro del Signore ciò che erano solite
fare le donne sui loro cari morti -,
51. avendo preso con lei le amiche, andò al sepolcro dove era stato deposto.
* Ancora un riferimento alla domenica come giorno del Signore (cfr. v. 35).
* Tutti i vangeli canonici parlano dell'andata al sepolcro di Maria Maddalena la domenica mattina. Ma
c'è divergenza sul nome delle donne che l'accompagnano:
- per Marco: Maria quella di Giacomo e Salome (16,1);
- per Luca: Giovanna e Maria quella di Giacomo ed altre (24,10). Quindi almeno 5 donne;
- per Matteo: l'altra Maria (28,1);
- per Giovanni: Maddalena è sola (20,1) però in 20,2 c'è il plurale "non sappiamo", che fa pensare che le
donne fossero più di una.
Il nostro autore se la cava brillantemente parlando di "le amiche".
52. E temevano che le vedessero i giudei e dicevano: "Se anche in quel giorno in cui è stato crocifisso
non abbiamo potuto piangere e batterci il petto, almeno ora faremo queste cose sul suo sepolcro.
53. Ma chi ci rotolerà la pietra posta contro l'entrata del sepolcro, affinché entrate ci sediamo vicino a lui
e facciamo le cose dovute?
54. - la pietra infatti era grande - E temiamo che qualcuno ci veda. E se non possiamo, almeno mettiamo
sull'ingresso le cose che abbiamo portato in suo ricordo e piangeremo e ci batteremo il petto finché
andremo a casa nostra".
* Strano questo timore delle donne! Non era vietato andare a visitare un sepolcro e d'altronde i vangeli
canonici mettono delle donne al momento della sepoltura di Gesù.
* Il riferimento alla pietra sepolcrale chiamata "grande" sembra venire da Mc (16,4).
55. E, arrivate, trovarono il sepolcro aperto; e, avvicinatesi, si chinarono dentro e vedono là un giovinetto
seduto in mezzo al sepolcro, bello e rivestito di una veste splendente, che disse loro:
* L'affermazione del sepolcro trovato già aperto, ma senza dire chi l'abbia aperto, è comune ai vangeli
canonici, eccetto Matteo, il quale fa aprire il sepolcro da un messaggero disceso dal cielo (28,2). Poiché
dall'interno un sepolcro ebraico antico (almeno quelli che conosciamo) non era apribile, si potrebbe
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
17
pensare ai ladri del cadavere. Il nostro autore invece aveva già spiegato (v. 37) che la tomba si era
aperta da sola quando erano scesi dal cielo i due uomini.
* Il giovinetto, dovrebbe essere quello di cui parla Marco (16,5). Dal vestito si capisce che è un angelo.
56. "Perché siete venute? Chi cercate? Forse quel crocifisso? È risorto e se ne è andato; se poi non
credete, chinatevi e vedete il luogo dove giaceva: non c'è; è risorto infatti e se ne è andato là da dove
era stato mandato".
* Questa frase è assai simile a quella di Marco (16,6) e di Matteo (28,6).
57. Allora le donne spaventate fuggirono.
58. Era l'ultimo giorno degli azzimi. Molti se ne andavano via e ritornavano alle proprie case: la festa era
finita.
59. Ma noi, i dodici apostoli del Signore, piangevamo e ci rattristavamo; ognuno, pieno di tristezza per
quanto era avvenuto, se ne andò a casa.
60. Io invece, Simon Pietro, e mio fratello Andrea, prendemmo le nostre reti, ci recammo al mare. Con
noi c'era Levi, figlio di Alfeo, che il Signore...

Segue IV Parte

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
27/02/2010 13:49
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Il Fondamento del cristianesimo cap. IV- IV parte
III. Conclusione
Come si vede dal confronto coi vangeli canonici, il vangelo di Pietro si presenta come un miscuglio di
storia, fantasia e teologia con lo scopo
a) di completare e precisare i vangeli canonici mediante il racconto di particolari che servono a
giustificare le tesi teologiche di qualche gruppo "eretico": es. Gesù non ha un corpo, è uno
spirito; importanza fisica della croce;
b) di eliminare le divergenze e le contraddizioni contenute nei vangeli canonici;
c) di esaltare il miracoloso;
d) di provare la malafede degli ebrei che negano la risurrezione.
APPENDICE
I documenti sulla sepoltura e risurrezione
Vangelo secondo Marco - anno 50/60
cap. 15
42. E già sera essendosi fatta, poiché era parasceve, che è vigilia del sabato,
43. essendo andato Giuseppe d'Arimatea, ragguardevole membro del Consiglio, il quale anche lui
attendeva il regno del Dio, fattosi coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
44. Pilato si meravigliò che già fosse morto e, avendo fatto chiamare il centurione, lo interrogò se già
fosse morto;
45. e saputo dal centurione di sì, donò il cadavere a Giuseppe.
46. E avendo comprato una sindone, avendolo tirato giù, lo avvolse nella sindone e lo depose in un
sepolcro che era scavato in roccia e rotolò-vicino una pietra alla porta del sepolcro.
47. E Maria la Maddalena e Maria quella di Giuseppe notavano dove è stato deposto.
cap. 16
1. E trascorso il sabato Maria la Maddalena e Maria quella di Giacomo e Salome comperarono aromi,
affinché andate ungessero lui.
2. E assai di buon'ora nel primo (giorno) della settimana vanno al sepolcro sorto il sole.
3. E dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà-via la pietra dall'ingresso del sepolcro?".
4. E alzati gli occhi, notano che era stata rotolata-indietro la pietra - eppure era grande assai.
5. Ed entrate nel sepolcro videro un giovanetto sedente alla destra avvolto in veste bianca e furono prese
da stupore.
6. Ma questi dice loro: "Non stupitevi. Gesù cercate il nazareno il crocifisso;/? fu/Fu destato, non è qui;
ecco il luogo dove posero lui.
7. Ma, andate, dite ai discepoli di lui e a Pietro che preguida voi nella Galilea; là lo vedrete come disse a
voi".
8. E uscite fuggirono dal sepolcro. Le prese infatti tremore e agitazione; e a nessuno nulla dissero:
temevano infatti.
(La parte che segue è di un altro autore, probabilmente posteriore)
9. Risorto di buon'ora nel primo (giorno) della settimana si manifestò dapprima a Maria la Maddalena,
dalla quale aveva scacciato sette demoni.
10. Quella messasi in cammino diede la notizia a quelli che erano stati con lui afflitti e piangenti.
11. E quelli udito che vive e fu visto da lei non credettero.
12. Dopo queste cose a due tra essi che camminavano si manifestò in diverso sembiante, mentre stavano
andando in campagna.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
18
13. E quelli tornati indietro diedero la notizia agli altri: neppure a quelli credettero.
14. Da ultimo si manifestò agli undici mentre giacevano (a mensa) e biasimò la loro incredulità e durezza
di cuore poiché a coloro che lo contemplarono destato non credettero.
15. E disse loro: "Andate in tutto il mondo, annunciate l'evangelo (bella notizia) ad ogni creatura.
16. Chi ha creduto ed è stato battezzato sarà salvato, chi invece non ha creduto sarà condannato.
17. (Come) segni a quelli che hanno creduto queste cose seguiranno: nel mio nome scacceranno demoni,
parleranno in lingue nuove,
18. prenderanno (in mano) serpenti e se alcunché di mortale berranno, non li danneggerà. Su malati
imporranno (le) mani e (questi) staranno bene".
19. Il Signore (Gesù) quindi dopo aver parlato loro fu sollevato al cielo e sedette alla destra del Dio.
20. Quelli invece essendosene andati annunciarono ovunque, il Signore cooperando e confermando la
parola con i segni che (l') accompagnavano.
Vangelo secondo Luca - anno 55/75
cap. 23
50. Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, influente membro del Consiglio, uomo buono e giusto
51. - questi non era stato d'accordo con la volontà e l'azione di loro (cioè del Consiglio) - di Arimatea,
città dei Giudei, il quale aspettava il regno del Dio,
52. questi essendo andato da Pilato chiese il corpo di Gesù,
53. e avendo(lo) tirato-giù, avvolse quello in una sindone e lo pose in un sepolcro scavato nella roccia,
dove non era ancora nessuno giacente.
54. Ed era giorno di parasceve e (il) sabato sorgeva.
55. Le donne che erano venute dalla Galilea con lui seguirono da vicino, osservarono il sepolcro e come fu
posto il corpo di lui,
56. ritornate-indietro poi prepararono aromi e profumi. Ed il sabato riposarono secondo il precetto.
cap. 24
1. Il primo (giorno) della settimana ai primi albori andarono al sepolcro portando gli aromi che avevano
preparato.
2. Trovarono però la pietra rotolata-via dal sepolcro,
3. ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
4. Ed avvenne che si trovarono in angustie per questo ed ecco due uomini si appressarono loro in veste
sfolgorante;
5. essendo esse impaurite e avendo abbassato i volti verso la terra, (quelli) dissero loro: "Perché cercate
il vivente tra i morti?
6. Non è qui, ma fu destato; ricordate come parlò a voi ancora essendo nella Galilea,
7. dicendo del figlio dell'uomo che deve essere consegnato in mani di uomini peccatori ed essere
crocefisso e il terzo giorno risorgere".
8. E si ricordarono delle parole di lui
9. e tornate-indietro dal sepolcro annunciarono queste cose tutte agli undici e a tutti gli altri.
10. Erano poi là la Maddalena, Maria e Giovanna e Maria quella di Giacomo; anche le altre con esse
dicevano agli apostoli queste cose.
11. E sembrarono ai loro occhi come vaneggiamento queste parole e non credettero loro.
(Il versetto che segue non si trova in molti manoscritti e la sua autenticità è discussa).
12. Allora Pietro alzatosi corse al sepolcro; e chinatosi guarda i lini (alcuni manoscritti aggiungono:
giacenti) soli e tornò a casa (lett. presso di sé) meravigliandosi per l'accaduto.
13. Ed ecco due fra quelli nello stesso giorno stavano camminando verso un villaggio distante stadi
sessanta (alcuni manoscritti hanno: cento; altri hanno: centosessanta) da Gerusalemme, al quale (era)
nome Emmaus
14. ed essi discorrevano tra loro intorno a tutte queste cose accadute.
15. Ed avvenne nel parlare e ssi e discutere insieme, anche Gesù stesso accostatosi camminava con loro;
16. ma i loro occhi erano costretti a non riconoscerlo.
17. Disse loro: "Quali questi discorsi che scambiate tra voi camminando?". E si fermarono tristi.
18. Rispondendo allora uno di nome Cleopa disse a lui: "Tu solo abiti presso Gerusalemme (opp. sei
pellegrino a Gerusalemme) e non conosci le cose accadute in essa in questi giorni?".
19. E disse loro: "Quali?". Essi allora dissero a lui: "Quelle riguardanti Gesù il Nazareno, che fu uomo
profeta potente in opera e parola di fronte al Dio e a tutto il popolo,
20. come anche consegnarono lui i sommi sacerdoti e i capi nostri a condanna di morte e lo crocifissero.
21. Noi però speravamo che egli è colui che sta per riscattare Israele; ma ormai anche con tutte queste
cose questo terzo giorno trascorse da che queste cose accaddero.
22. Ma anche alcune donne tra noi ci turbarono essendo state mattiniere al sepolcro
23. e non avendo trovato il corpo di lui vennero dicendo anche di aver visto un'apparizione di messaggeri
i quali dicono che egli vive.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
19
24. E andarono alcuni di quelli con noi al sepolcro e trovarono così come anche le donne dissero, lui però
non videro".
25. Ed egli disse loro: "O senza intelletto e tardi nel cuore a credere a tutte le cose che dissero i profeti!
26. Non forse queste cose doveva patire il Cristo ed entrare nella sua gloria?".
27. E avendo iniziato da Mosè e da tutti i profeti interpretò loro in tutte le Scritture le cose riguardo a se
stesso.
28. E si avvicinarono al villaggio dove erano diretti ed egli finse di dirigersi più oltre.
29. E lo forzarono dicendo: "Resta con noi poiché è verso sera ed è declinato già il giorno". Ed entrò per
restare con loro.
30. Ed avvenne nell'essere lui coricato (a me nsa) con loro, preso il pane benedisse e spezzato (lo)
distribuì ad essi.
31. Si aprirono allora i loro occhi e lo riconobbero ed egli divenne invisibile a loro.
32. E dissero tra loro: "Forse il nostro cuore non era infiammato in noi, quando ci parlava nel viaggio,
quando interpretava a noi le Scritture?".
33. E alzatisi nello stesso istante ritornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli Undici e quelli con loro
34. che dicevano (variante: dicendo): "veramente fu destato il Signore e apparve a Simone".
35. Ed essi descrivevano le cose nel viaggio e come fu conosciuto da essi nello spezzamento del pane.
36. Queste cose mentre essi stavano dicendo, egli stesso stette in mezzo a loro (molti manoscritti
aggiungono: e dice loro: "Pace a voi").
37. Stupiti e impauriti credevano vedere uno spirito.
38. E disse loro: "Perché siete turbati e perché dubbi salgono-su nei vostri cuori?
39. Vedete le mie mani e i miei piedi, che io sono quello stesso. Toccatemi e vedete che uno spirito carne
e ossa non ha, come vedete che io ho".
40. E ciò detto mostrò loro le mani e i piedi (non tutti i manoscritti riportano questo versetto).
41. Ancora però non credendo essi per la gioia e meravigliandosi, disse loro: "Avete qualcosa da
mangiare qui?".
42. Essi allora diedero a lui un pezzo di pesce arrostito.
43. E preso (lo) davanti a loro mangiò.
44. Disse poi ad essi: "Questi miei discorsi che parlai a voi essendo ancora con voi, che bisogna che siano
compiute tutte le cose scritte nella legge di Mosé e nei profeti e salmi intorno a me".
45. Allora aprì loro la mente per capire le Scritture
46. e disse loro che appunto è stato scritto che avrebbe sofferto il Cristo e sarebbe risorto da morti nel
terzo giorno
47. e sarebbero stati annunciati nel suo nome conversione (lett.: rovesciamento di mente) e perdono di
peccati a tutte le genti cominciando da Gerusalemme.
48. "Voi (siete) testimoni di queste cose;
49. ed ecco io invio la promessa del Padre mio su voi; voi però rimanete nella città fino a che siate
rivestiti dall'alto di potenza".
50. Li condusse poi fin presso Betania e sollevate le mani sue li benedisse.
51. E avvenne nel benedire lui essi, si staccò da loro (vari manoscritti aggiungono: ed era sollevato al
cielo).
52. Ed essi (vari manoscritti aggiungono: prostratisi davanti a lui) ritornarono a Gerusalemme con gioia
grande
53. ed erano per tutto il (tempo) nel tempio lodando il Dio.
Vangelo secondo Matteo - anno (50)/85
cap. 27
57. Sera avvenendo, venne un uomo ricco da Arimatea di nome Giuseppe, che anche egli si era fatto
discepolo di Gesù.
58. Questi, andato da Pilato, chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che fosse dato.
59. E, preso il corpo, Giuseppe lo in-arrotolò in sindone (= lenzuolo) pulita (opp. nuova, bianca)
60. e pose esso nel nuovo suo sepolcro che aveva scavato (opp. fatto scavare) nella roccia e, rotolatadavanti
una pietra grande alla porta del sepolcro, andò via.
61. Era però là Maria la Maddalena e l'altra Maria sedute davanti al sepolcro.
62. Il (giorno) dopo, che è dopo la parasceve, si riunirono i sommi sacerdoti e i farisei da Pilato
63. dicendo: "Signore, ci ricordammo che quell'impostore disse ancora vivente: "Dopo tre giorni mi
desto".
64. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, affinché andati i discepoli non rubino lui
e dicano al popolo: "Fu destato dai morti" e sarà l'ultima impostura peggiore della prima".
65. Disse loro Pilato: "Avete/abbiate una custodia (= corpo di guardia); andate, vigilate come sapete".
66. Quelli partitisene vigilarono il sepolcro avendo sigillato la pietra insieme alla custodia.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
20
cap. 28
1. Dopo il sabato, al sorgere del primo (giorno) della settimana, andò Maria la Maddalena e l'altra Maria a
vedere il sepolcro.
2. Ed ecco avvenne un terremoto grande: un messaggero del Signore infatti disceso dal cielo ed
avvicinatosi, rotolò-via la pietra e si sedette sopra di essa.
3. Era l'aspetto di lui come folgore e il vestito di lui bianco come neve.
4. Per la paura di lui furono sconvolti i custodi e divennero come morti.
5. Ma rispondendo il messaggero disse alle donne: "Non temete voi; so infatti che Gesù il crocifisso
cercate.
6. Non è qui. Fu destato infatti come disse; venite, vedete il luogo dove giaceva.
7. E presto, essendo andate, dite ai discepoli di lui che fu destato dai morti ed ecco preguida voi alla
Galilea; là lo vedrete. Ecco, dissi a voi".
8. Ed allontanatesi presto dal sepolcro con paura e con gioia grande corsero ad annunziare ai discepoli di
lui.
9. Ed ecco Gesù venne incontro a loro dicendo: "Rallegratevi (salve)". Quelle allora avvicinatesi strinsero i
suoi piedi e si prostrarono davanti a lui.
10. Allora dice loro Gesù: "Non temete; andate, annunciate ai fratelli miei che vadano in Galilea e là mi
vedranno".
11. Mentre esse se ne partivano, ecco alcuni della guardia, andati nella città, annunciarono ai sommi
sacerdoti tutte le cose accadute.
12 E radunatisi (sottinteso: i sommi sacerdoti) con gli anziani e avendo preso consiglio, sufficienti denari
diedero ai soldati
13. dicendo: "Dite che i discepoli di lui venuti di notte lo rubarono noi addormentati.
14. E se sarà udito questo dal governatore, noi (lo) persuaderemo e vi renderemo senza noie".
15. Quelli presi (i) denari fecero come erano stati istruiti. E fu divulgato questo discorso presso (certi)
giudei fino ad oggi.
16. Gli undici discepoli poi andarono nella Galilea sul monte dove ordinò loro Gesù,
17. e vistolo si prostrarono, alcuni però dubitarono (opp. avendolo visto si prostrarono quelli che però
avevano dubitato).
18. E avvicinatosi Gesù parlò loro dicendo: "Fu dato a me ogni potere in cielo e sulla terra.
19. Andate dunque, fate discepole tutte le genti (i pagani), battezzandole (lett. immergendole) nel nome
del Padre e del Figlio e del santo Spirito,
20. insegnando loro ad osservare tutte le cose che prescrissi a voi. Ed ecco io con voi sono tutti i giorni
fino al compimento del tempo".
Vangelo secondo Giovanni - anno 80/90
cap. 19
38. Dopo queste cose interrogò Pilato Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù in segreto (lett.
nascosto) per la paura dei Giudei, affinché gli permettesse di togliere il corpo di Gesù e permise Pilato.
39. Andò dunque e tolse il corpo di lui. Andò anche Nicodemo, quello andato presso di lui di notte la
prima volta, portando una mescolanza di mirra e di aloe, quasi cento libbre.
40. Presero pertanto il corpo di Gesù e lo avvolsero (o legarono?) con lini insieme agli aromi, come (è)
uso ai Giudei di seppellire (opp. preparare alla sepoltura).
41. Era nel luogo dove fu crocifisso un orto, e nell'orto un sepolcro nuovo, in cui mai nessuno era stato
posto;
42. là pertanto a causa della parasceve dei Giudei, poiché vicino era il sepolcro, posero Gesù.
cap. 20
1. Il primo (giorno) della settimana, Maria la Maddalena va di buon mattino quando c'è ancora tenebra al
sepolcro e vede la pietra tolta dal sepolcro.
2. Corre quindi e va da Simone Pietro e dall'altro discepolo che Gesù amava e dice loro: "Tolsero il
Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo posero".
3. Uscì allora Pietro e l'altro discepolo e andavano al sepolcro.
4. Correvano i due insieme e l'altro discepolo pre-corse più velocemente di Pietro e giunse primo al
sepolcro.
5. E chinatosi vede giacenti i lini tuttavia non entrò.
6. Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti
7. e il sudario che era sopra il suo capo non con i lini giacente ma diversamente/separatamente inarrotolato
in un unico luogo.
8. Allora entrò anche l'altro discepolo, quello giunto primo al sepolcro, e vide e credette.
9. Non ancora infatti avevano compreso la Scrittura che deve lui da morti risorgere.
10. Tornarono allora di nuovo a casa (lett. presso di sè) i discepoli.
11. Maria poi stava presso il sepolcro fuori piangendo. Mentre dunque piangeva, si chinò verso il sepolcro
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
21
12. e nota due messaggeri in bianche (vesti) seduti uno presso il capo ed uno presso i piedi, dove
giaceva il corpo di Gesù.
13. E dicono a lei quelli: "Donna, perché piangi?". Dice ad essi che "Tolsero il Signore mio e non so dove
lo posero".
14. Queste cose avendo detto, si volse all'indietro e nota Gesù presente e non sapeva che è Gesù.
15. Dice a lei Gesù: "Donna, perché piangi? chi cerchi?". Quella, ritenendo che è il giardiniere, dice a lui:
"Signore, se tu lo portasti via, dimmi dove lo ponesti ed io lo prenderò".
16. Dice a lei Gesù: "Maria". Voltatasi (opp. avendoci ripensato) quella dice a lui in ebraico: "Rabbunì"
che significa Maestro.
17. Dice a lei Gesù: "Non mi toccare, non ancora infatti sono salito al Padre. Va' invece dai mei fratelli e
di' loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro e Dio mio e Dio vostro".
18. Va Maria la Maddalena annunciando ai discepoli che "ho visto il Signore" e queste cose disse a lei.
19. Essendo dunque sera in quel giorno, il primo della settimana, ed essendo le porte chiuse dove erano i
discepoli per la paura dei Giudei, venne Gesù e stette nel mezzo e dice loro: "Pace a voi".
20. E ciò detto mostrò le mani e il fianco ad essi. Gioirono allora i discepoli vedendo il Signore.
21. Disse dunque ad essi Gesù di nuovo: "Pace a voi. Come ha inviato me il Padre, anch'io mando voi".
22. E ciò detto soffiò addosso e dice loro: "Ricevete (lo) Spirito Santo.
23. Se ad alcuni rimetterete i peccati, saranno rimessi loro; se ad alcuni riterrete, saranno ritenuti".
24. Tommaso però, uno dei dodici, quello detto Didimo (gemello), non era con loro quando venne Gesù.
25. Dicevano dunque a lui gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore". Ma egli disse loro: "Se non vedo
nelle mani di lui il segno dei chiodi e metto il dito mio nel luogo dei chiodi e metto la mia mano nel fianco
di lui, non crederò".
26. E dopo giorni otto nuovamente erano dentro i suoi discepoli e Tommaso con loro. Viene Gesù, le
porte essendo chiuse, e stette nel mezzo e disse: "Pace a voi".
27. Poi dice a Tommaso: "Porta il tuo dito qui e vedi le mie mani e porta la tua mano e metti(la) nel mio
fianco e non essere incredulo, ma credente".
28. Rispose Tommaso e disse a lui: "Il Signore mio e il Dio mio".
29. Dice a lui Gesù: "Poiché hai visto me, hai creduto? Felici i non aventi visto e aventi creduto".
30. Molti dunque ed altri segni fece Gesù dinanzi ai discepoli che non sono stati scritti in questo libro;
31. questi (opp. queste cose) sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo il Figlio del Dio e
affinché credendo vita abbiate nel nome di lui.
cap. 21 (di un altro autore) - dopo il 90
1. Dopo queste cose manifestò se stesso di nuovo Gesù ai discepoli sul mare della Tiberiade. Si manifestò
co s ì .
2. Erano insieme Simon Pietro e Tommaso quello detto Didimo e Natanaele quello da Cana della Galilea e
quelli di Zebedeo e altri due tra i discepoli di lui.
3. Dice loro Simon Pietro: "Vado a pescare". Dicono a lui: "Veniamo anche noi con te". Andarono e
salirono sulla barca e in quella notte presero nulla.
4. Essendosi fatto però ormai mattino, stette Gesù sulla spiaggia; nondimeno non sapevano i discepoli
che è Gesù.
5. Dice quindi loro Gesù: "Figlioli, non avete qualcosa da mangiare?". Risposero a lui: "No".
6. Egli allora disse loro: "Gettate alla parte destra della barca la rete e troverete". Gettarono allora e non
avevano più forza di tirarla a causa della quantità dei pesci.
7. Dice allora il discepolo, quello che Gesù amava, a Pietro: "È il Signore". Simon Pietro dunque, avendo
sentito che è il Signore, si cinse il vestito - era infatti nudo - e si gettò nel mare;
8. invece gli altri discepoli vennero con la barca - infatti non erano lontani dalla terra, ma circa 200 cubiti
- trascinando la rete dei pesci.
9. Come dunque scesero a terra vedono brace giacente e pesce giacente sopra e pane.
10. Dice loro Gesù: "Portate dei pesci che prendeste ora".
11. Salì allora Simon Pietro e tirò la rete a terra piena di grossi pesci, centocinquantatre; e tanti essendo
non si strappò la rete.
12. Dice loro Gesù: "Orsù, mangiate". Nessuno però dei discepoli osava interrogarlo: "Tu chi sei?"
sapendo che è il Signore.
13. Si fa avanti Gesù e prende il pane e (ne) dà loro e il pesce ugualmente.
14. Questa (fu) già la terza volta che si manifestò Gesù ai discepoli destato da morti.
15. Quando dunque ebbero mangiato dice a Simon Pietro Gesù: "Simone di Giovanni mi ami più di
questi?". Dice a lui: "Certamente Signore, tu sai che ti voglio bene". Dice a lui: "Pasci i miei agnellini".
16. Dice a lui nuovamente una seconda volta: "Simone di Giovanni mi ami?". Dice a lui: "Certamente
Signore, tu sai che ti voglio bene". Dice a lui: "Pascola le mie pecorelle".
17. Dice a lui per la terza volta: "Simone di Giovanni mi vuoi bene?". Si addolorò Pietro perché disse a lui
per la terza volta "Mi vuoi bene?" e disse a lui: "Signore tutto tu sai, tu conosci che ti voglio bene". Dice a
lui Gesù: "Pasci le mie pecorelle.
18. Amén amén (in verità) dico a te: quando eri più giovane ti cingevi da te stesso e andavi dove volevi;
quando invece sarai vecchio, tenderai le tue mani e (un) altro ti cingerà e porterà dove non vuoi".
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
22
19. Questo poi disse (significando) con quale morte glorificherà il Dio. E ciò detto dice a lui: "Seguimi".
20. Voltatosi Pietro vide il discepolo che Gesù amava che seguiva, il quale anche si adagiò nella cena sul
petto di lui e disse: "Signore, chi è il tuo traditore?".
21. Pietro dunque avendo visto costui dice a Gesù: "Signore, di costui invece che cosa (ne sarà)?".
22. Dice a lui Gesù: "Se voglio che egli rimanga fino a quando ritorno, che cosa a te (importa)? Tu
seguimi".
23. Si diffuse perciò questa opinione tra i fratelli che quel discepolo non muore; non disse però a lui Gesù
che non muore, ma: "Se voglio che rimanga fino a quando ritorno, cosa a te (importa)?".
24. Questo è il discepolo che testimonia intorno a queste cose e che scrisse queste cose e sappiamo che
la sua testimonianza è vera.
25. Sono poi ancora altre molte le cose che fece Gesù, le quali se fossero scritte una per una neppure
ritengo il mondo stesso conterrebbe i libri scritti.
Memorie di Nicodemo (recens. greca A) - sec. I-II
cap. 11
3. Un uomo di nome Giuseppe, consigliere della città di Arimatea, egli pure in attesa del regno di Dio,
andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo tirò giù, l'avvolse in un panno di lino e lo depose in una tomba
scavata nella roccia dove non era stato deposto ancora mai alcuno.
cap. 12
1. Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo
cercarono e con lui le dodici persone che avevano detto che Gesù non era nato da fornicazione, Nicodemo
e molti altri che si erano presentati a Pilato e avevano illustrato le sue buone azioni.
Ma tutti si erano nascosti, e non videro che Nicodemo, perché era un capo degli Ebrei. Disse loro
Nicodemo: "Com'è che vi siete radunati nella sinagoga?". Gli Ebrei gli risposero: "Come hai fatto a
entrare nella sinagoga? Tu sei infatti associato con lui e nella vita futura la sua parte sarà con te".
Nicodemo rispose: "Amén, amén".
Così pure Giuseppe venne e disse loro: "Perché siete irritati verso di me per il fatto che ho chiesto il corpo
di Gesù? Vedete, l'ho posto nel mio sepolcro nuovo, dopo averlo avvolto in un panno di lino, ed ho fatto
rotolare la pietra all'ingresso della caverna. Voi non vi siete comportati bene verso il giusto, giacché non
vi siete pentiti quando l'avete crocifisso, anzi lo avete ancora trapassato con la lancia".
2. Ma gli ebrei arrestarono Giuseppe e diedero ordine di mantenerlo sotto buona custodia fino al primo
giorno della settimana; e gli dissero: "Sappi che l'ora non ci permette di agire contro di te, giacché sta
spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai mai l'onore di una tomba: la tua carne, infatti, sarà
gettata agli uccelli del cielo".
Rispose Giuseppe: "Questo parlare è simile a quello del superbo Golia che si erse contro il Dio vivente e il
santo David. Giacché Dio disse, per mezzo del profeta: "Mia è la vendetta, io ricompenserò", dice il
Signore. Ed ecco ora, uno che era incirconciso, ma dal cuore circonciso, prese dell'acqua e si lavò le mani
dicendo: "Sono innocente del sangue di questa persona giusta. Vedetevela voi!". Avete risposto a Pilato:
"Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo che l'ira di Dio venga su di voi e sui vostri
figli, come avete detto.
Udite queste parole, gli ebrei si infuriarono, gli posero le mani addosso, lo legarono e lo rinchiusero in una
camera senza finestre e alla porta posero delle guardie; e apposero i sigilli alla porta del luogo ove
avevano rinchiuso Giuseppe.
3. Nel sabato, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, emanarono una ordinanza affinché, nel primo
giorno della settimana, tutti gli uomini si radunassero nella sinagoga. E tutto il popolo s'alzò di buon
mattino e, nella sinagoga, tenne consiglio sul genere di morte da infliggergli. Allorché ebbe luogo il
consiglio, ordinarono che egli fosse introdotto, con grande disonore. Aperta la porta non lo
trovarono.Tutto il popolo restò stupito, perché i sigilli erano intatti e la chiave l'aveva Caifa. E non
osarono più mettere le mani su colui che, davanti a Pilato, aveva parlato in favore di Gesù.
cap. 13
1. Testimonianza delle guardie. Mentre ancora sedevano nella sinagoga, stupiti a motivo di Giuseppe,
giunsero le guardie che gli ebrei avevano chiesto a Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché i suoi
discepoli non andassero a rubarlo ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, quanto era
accaduto. Come fosse venuto un grande terremoto e: "Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo, far
rotolare la pietra dall'ingresso della tomba e sedere su di essa, ed era splendente come la neve e come il
lampo. Noi tremammo dal grande spavento e restammo come morti. Udimmo la voce dell'angelo che
parlava con le donne, che attendevano alla tomba, dicendo: "Non temete! So, infatti, che voi cercate
Gesù, il crocifisso. Non è qui! Risorse, come disse. Venite a vedere il luogo dove giaceva il Signore e
andate subito a dire ai suoi discepoli che egli risorse dai morti ed è in Galilea".
2. Gli ebrei domandarono: "Con quali donne parlò?". Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano". E
gli Ebrei: "Che ora era?". "La mezzanotte" risposero le guardie.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
23
Gli ebrei domandarono: "E perché non avete preso le donne?". "A causa della paura, eravamo diventati
come morti - risposero le guardie - e pensavamo di non rivedere più la luce del giorno. E come avremmo
potuto prenderle?". Gli ebrei risposero: "Quant'è vero che il Signore vive, noi non vi crediamo".
Le guardie dissero agli ebrei: "In quell'uomo avete visto così tanti segni e non credete; come dunque
potrete credere a noi? Avete fatto proprio un giuramento vero "quant'è vero che il Signore vive", egli
infatti vive veramente. Abbiamo udito - proseguirono le guardie - che avete rinchiuso quel tale che ha
chiesto il corpo di Gesù, che avete apposto alla porta i sigilli e, quando l'avete riaperta, non l'avete
trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù".
Gli ebrei risposero: "Se n'è andato nella sua città". "Anche Gesù risorse, - dissero le guardie - come
abbiamo udito dall'angelo ed è in Galilea".
3. All'udire queste parole, gli ebrei temettero grandemente e dissero: "Che questo racconto non g iunga
alle orecchie del popolo e tutti si rivolgano a Gesù!".
Gli ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una grande somma di denaro e la diedero alle guardie,
dicendo: "Dite che mentre voi dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono. Qualora il
procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non abbiate da preoccuparvi. Ed essi preso (il
denaro) fecero come erano stati istruiti.
cap. 14
1. Gesù sul monte Mamilch. Ma dalla Galilea vennero a Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba,
Adas, un levita, Aggeo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto Gesù
che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli. Egli ordinò ai suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo
ed annunziate a tutta la creazione: chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, ma chi non crederà sarà
condannato. Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demoni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti, se berranno una bevanda mortifera non farà
loro alcun male, imporranno le mani sui malati e guariranno" (cfr. la finale aggiunta di Mc 16,17-18). E
abbiamo visto che mentre Gesù parlava ancora ai suoi discepoli, fu preso in cielo".
2. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Date gloria al Dio di Israele e confessate davanti a lui
se veramente avete udito e visto queste cose, così come le avete presentate". Gli annunziatori risposero:
"Quant'è vero che vive il Signore, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, noi abbiamo udito questo e
abbiamo visto mentre era preso in cielo".
Gli anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero: "Siete venuti ad annunziarci questa notizia o siete venuti per
presentare a Dio la vostra preghiera?". "Per presentare a Dio la nostra preghiera" risposero. Dissero
allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Se siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a che
scopo queste ciance davanti al popolo?".
Il sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita Aggeo, risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti:
"Se le parole che abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi! Fateci quanto
è giusto ai vostri occhi".
Essi allora presero la legge e li scongiurarono di non ripetere mai più ad alcuno queste parole. Poi diedero
loro da mangiare e da bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e tre uomini
che li accompagnassero fino in Galilea. E se ne partirono in pace.
3. Angoscia delle autorità ebraiche. Partiti questi uomini per la Galilea, si radunarono nella sinagoga i
sommi sacerdoti, i capi della sinagoga e gli anziani, chiusero la porta ed elevarono una grande
lamentazione dicendo: "Perché avvenne questo segno in Israele?". Ma Anna e Caifa dissero: "Di che vi
turbate? Che avete da piangere? Non sapete che i suoi discepoli diedero molto denaro ai custodi del
sepolcro e li ammaestrarono a dire che discese un angelo dal cielo a far rotolare la pietra dall'ingresso
della tomba?".
Ma i sacerdoti e gli anziani obiettarono: "Sia pure! I suoi discepoli rubarono il corpo. Ma come ha fatto la
sua anima ad entrare nel suo corpo, sicché ora egli si trova in Galilea?".
Incapaci di rispondere a questo, alla fine con sforzo conclusero: "Noi non dobbiamo credere agli
incirconcisi".
Lettera degli Apostoli (apocrifo) - sec. II
19. Vedi, proprio per questo non abbiamo esitato (a scrivervi) a proposito dell'autentica testimonianza del
nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, come egli ha operato mentre lo vedevamo e come con noi
chiariva costantemente e ispirava i nostri pensieri.
20. Costui, per il quale testimoniamo, lo conosciamo come colui che fu crocifisso al tempo di Ponzio Pilato
e del principe Archelao, che fu crocifisso tra due ladroni e con loro fu tolto dal legno della croce e sepolto
in un posto che si chiama qaraneio (luogo del teschio), dove andarono tre donne: Sara e Marta e Maria
Maddalena. Esse portavano unguento, per cosparger(lo) sul suo corpo, piangendo e lamentandosi per
quanto era accaduto. E si avvicinarono al sepolcro e trovano la pietra (là), dove era stata rovesciata dal
sepolcro. E aprirono la porta e non trovarono il suo corpo.
21. E mentre si lamentavano e piangevano, apparve loro il Signore e disse loro: "Non piangete! Sono io,
che cercate. Ma una di voi vada dai vostri fratelli e dica (loro): "Venite, il nostro maestro è risorto dai
morti". E Maria venne da noi e a noi (lo) disse. E noi le dicemmo: "Che c'è tra noi e te, o donna? Colui
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
24
che è morto e sepolto, può dunque (ri)vivere?". E noi non credemmo che il nostro Salvatore fosse risorto
dai morti.
Allora tornò da nostro Signore e gli disse: "Nessuno di loro ha creduto alla tua risurrezione". Ed egli le
disse: "Un'altra di voi vada e glielo ridica".
E Sara venne e diede lo stesso annuncio e noi l'accusammo di menzogna. Ed ella tornò da nostro Signore
e gli parlò come Maria.
22. Allora il Signore disse a Maria e alle sue sorelle: "Andiamo da loro!". Ed egli venne e ci trovò in casa
nascosti. E noi dubitavamo e non credevamo. Venne a noi come uno spettro e noi non credevamo che
fosse lui. Ma lo era.
E dunque ci disse: "Venite, non temete! Sono il vostro maestro, che tu, Pietro, prima che il gallo
cantasse, rinnegasti tre volte, e ora mi rinneghi ancora?".
E noi andammo da lui, pensando e dubitando, se fosse proprio lui. Ed egli ci disse: "Perché dubitate e
siete increduli? Sono io, che vi ho parlato della mia carne, della mia morte e della mia risurrezione. E
affinché sappiate che sono io, poni, Pietro, la tua mano (e le tue dita) nei segni dei chiodi delle mie mani
e tu, Tommaso, nel mio costato e anche tu, Andrea, guarda se il mio piede posa sulla terra e (vi) lascia
un'orma. Poiché sta scritto nel profeta: Uno spettro, un demone, però, non lascia nessuna orma sulla
terra".
23. Allora noi lo toccammo, che fosse davvero risorto nella carne. E poi cademmo proni sul volto davanti
a lui, gli chiedemmo perdono e implorammo, perché non gli avevamo creduto.
Allora il nostro Signore e Salvatore ci disse: "Alzatevi e io vi rivelerò cosa c'è sulla terra e al disopra dei
cieli e la vostra risurrezione, quella nel regno dei cieli, per la quale mio Padre mi ha mandato, affinché io
porti lassù voi, quelli che credono in me".
Il Vangelo di Pietro (apocrifo) - anno 150 circa
3. Si trovava poi là Giuseppe, l'amico di Pilato e del Signore e, vedendo che stavano per crocifiggerlo,
andò da Pilato e chiese il corpo del Signore per (la) sepoltura.
4. E Pilato, avendo mandato (qualcuno) da Erode, chiese il corpo di lui.
5. Ed Erode disse: "Amico (lett. fratello) Pilato, se anche nessuno lo avesse chiesto, noi lo avremmo
seppellito, poiché già sorge il sabato. Sta scritto infatti nella legge che il sole non tramonti su di un
ucciso". [...]
21. Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore e lo posero a terra. Si scosse tutta la terra e vi fu un
timore grande.
22. Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l'ora nona.
23. Furono contenti i giudei e diedero a Giuseppe il corpo di lui affinché lo seppellisse, dal momento che
aveva visto tutte le cose buone che egli aveva fatto.
24. Avendo preso dunque il Signore (lo) lavò e (lo) avvolse in un lenzuolo (sindone) e lo portò nel proprio
sepolcro chiamato orto di Giuseppe. [...]
28. Essendosi riuniti poi tra loro gli scribi e i Farisei e gli anziani, avendo sentito che tutto il popolo
mormorava e si percuoteva il petto dicendo che se alla sua morte sono avvenuti questi grandissimi segni,
vedete quanto è giusto,
29. ebbero paura gli anziani e andarono da Pilato pregandolo e dicendo:
30. "Dacci dei soldati, affinché custodiamo il suo sepolcro per tre giorni, perché i discepoli suoi, venendo,
non lo rubino e il popolo non pensi che è risorto dai morti e non ci facciano del male".
31. Pilato allora diede loro il centurione Petronio con dei soldati per custodire il sepolcro. E con loro
andarono gli anziani e gli scribi alla tomba.
32. E avendo rotolato una grande pietra, con il centurione e i soldati tutti insieme quanti erano là, la
misero sull' ingresso della tomba
33. e misero (lett. spalmarono) sette sigilli e avendo piantato colà una tenda facevano la guardia.
34. Sorgendo poi la mattina del sabato andò la folla da Gerusalemme e dai dintorni per vedere la tomba
sigillata.
35. La notte nella quale sorge (il giorno) del Signore, mentre i soldati facevano la guardia a turni di due
un grande rumore si fece nel cielo,
36. e videro i cieli aperti e due uomini che discendevano di là con molto splendore e si avvicinavano al
sepolcro.
37. E quella pietra che era stata spinta contro l'ingresso, rotolatasi da sola, si ritirò da una parte e il
sepolcro si aprì e i due giovinetti entrarono.
38. Vedendo dunque quei soldati, svegliarono il centurione e gli anziani, erano là infatti anche loro a fare
la guardia,
39. e mentre essi raccontavano le cose che avevano visto di nuovo vedono tre uomini che escono dal
sepolcro e i due che sostengono l'uno e una croce che li seguiva
40. e la testa dei due che arrivava fino al cielo, quella invece di colui che era portato da loro superava i
cieli;
41. e sentirono una voce dai cieli che diceva: "Hai annunciato ai morti (lett. dormienti)?".
42. E una voce si udì dalla croce che "Sì".
43. Discussero dunque quelli tra di loro per andarsene e far sapere queste cose
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
25
44. e mentre ancora essi stavano decidendo, apparvero di nuovo i cieli aperti ed un uomo che scendeva
ed entrava nella tomba.
45. Avendo visto queste cose, quelli che erano insieme al centurione di notte corsero da Pilato, avendo
lasciato il sepolcro che custodivano e raccontarono tutte le cose che videro, essendo molto agitati e
dicendo: "Veramente era figlio di Dio".
46. Rispondendo Pilato disse: "Io sono innocente del sangue del figlio di Dio, vedetevela voi".
47. Quindi avvicinatisi tutti lo pregavano e lo supplicavano di ordinare al centurione ed ai soldati di non
dire a nessuno le cose che avevano visto.
48. "Ci conviene infatti, dissero, essere responsabili di un grandissimo peccato di fronte al Dio e non
cadere nelle mani del popolo dei Giudei ed essere lapidati".
49. Ordinò dunque Pilato al centurione ed ai soldati di non dire niente.
50. Il mattino (del giorno) del Signore, Maria la Maddalena, discepola del Signore, temendo a causa dei
Giudei, poiché ardevano dall'ira, non aveva fatto sul sepolcro del Signore ciò che erano solite fare le
donne sui loro cari morti,
51. avendo preso con lei le amiche andò al sepolcro dove era stato deposto.
52. E temevano che le vedessero i Giudei e dicevano: "Se anche in quel giorno in cui è stato crocifisso
non abbiamo potuto piangere e batterci il petto, almeno ora faremo queste cose sul suo sepolcro.
53. Ma chi ci rotolerà la pietra posta contro l'entrata del sepolcro, affinché entrate ci sediamo vicino a lui
e facciamo le cose dovute?
54. - la pietra infatti era grande - E temiamo che qualcuno ci veda. E se non possiamo, almeno mettiamo
sull'ingresso le cose che abbiamo portato in suo ricordo e piangeremo e ci batteremo il petto finché
andremo a casa nostra".
55. E arrivate trovarono il sepolcro aperto; e avvicinatesi si chinarono dentro e vedono là un giovinetto
seduto in mezzo al sepolcro, bello e rivestito di una veste splendente che disse loro:
56. "Perché siete venute? Chi cercate? Forse quel crocifisso? È risorto e se ne è andato; se poi non
credete, chinatevi e vedete il luogo dove giaceva: non c'è; è risorto infatti e se ne è andato là da dove
era stato mandato".
57. Allora le donne spaventate fuggirono.[...]
Dialogo con Trifone di Giustino - anno 155
Dice l'ebreo Trifone: "Gesù il Galileo è il fondatore di una setta empia ed avversa alla Legge. Noi
l'abbiamo crocifisso. I suoi discepoli trafugarono nottetempo il suo cadavere dal sepolcro e ingannarono
gli uomini dicendo che era risorto dai morti e salito al cielo".

Questo testo è protetto legalmente. È vietata la riproduzione a fine di lucro.
È gradita la riproduzione totale o parziale a fine di evangelizzazione gratuita


Conclusione del IV Capitolo

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
04/03/2010 18:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I DONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO - CAP.V Parte I
I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO
Capitolo 05
La storicità della risurrezione.
Le interpretazioni dei documenti
INDICE
In questo capitolo vedremo:
- come sono stati interpretati nei secoli i racconti della risurrezione
Presenteremo le interpretazioni:
- degli ebrei non cristiani
- della scuola critica
- della scuola mitica
- della scuola tradizionale
1. Il problema: la storicità dei racconti
1. Abbiamo visto che nei documenti antichi riguardanti la risurrezione di Gesù, sono emerse due opinioni
contrastanti:
- un gruppo notevole di documenti (quelli cristiani) dice che Gesù è risorto; però in essi, ci sono, quanto
ai fatti, convergenze di fondo, ma anche notevoli divergenze e contraddizioni;
- altri documenti (quelli ebraici) dicono che i cristiani hanno rubato il cadavere di Gesù ed hanno
ingannato la gente dicendo che Gesù era risorto.
2. Ora, chiunque si ponga seriamente il problema della realtà della risurrezione dovrà valutare
l'attendibilità dei documenti per dare un giudizio di storicità:
- positivo, ove attribuisca maggior peso alle convergenze;
- negativo, ove ritenga maggiormente probanti le varie divergenze e contraddizioni.
* Nel primo caso si dovranno spiegare le divergenze esistenti fra i documenti (tutti affermanti il
medesimo fatto); nel secondo invece sarà necessario spiegare non solo le concordanze, ma soprattutto
come sia sorta l'idea della risurrezione di un uomo-Dio tra ebrei così estranei ad ogni tentazione di
associare all'unico e trascendente Jhwh un qualsiasi uomo, foss'anche Mosè.
3. Il giudizio di storicità non si dà in base ai testi, ma in base al modo di interpretarli, per il quale è
implicata la propria esperienza di vita.
Tutto questo forma il delicato problema della precomprensione del testo: ad un testo si arriva già con
precedenti esperienze di vita che ne condizionano la lettura e l'interpretazione.
4. Una cosa, comunque, è chiara: soltanto una delle due affermazioni è storicamente vera e cioè
- o Gesù è risorto
- o Gesù non è risorto.
Ma quale delle due? In altri termini:
- o è stata la prima comunità cristiana a creare, magari in buona fede, la risurrezione che poi
ha predicato come fondamento del cristianesimo;
- o è stata la risurrezione - fatto reale - a riunire i discepoli, che la morte di Gesù aveva disperso
e a dare inizio alla comunità.
Qual è la causa e quale l'effetto?
Per capire meglio l'argomento e per poter fare una scelta a ragion veduta, è bene conoscere le risposte
che lungo i secoli furono date al problema.
Ecco, perciò, la necessità delle informazioni che seguono.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
2
2. Le interpretazioni dei documenti
I testi sulla risurrezione di Gesù furono letti prima di noi da molti, che ne diedero interpretazioni assai
diverse.
Nessuna meraviglia! Che un morto sia tornato in vita è, non diciamo impossibile, perché non sappiamo
che cosa nella storia sia possibile o impossibile, ma almeno contrario alla nostra esperienza ordinaria.
E perciò la risurrezione è un fatto difficile da accettare.
Tuttavia, leggendo i documenti, si ha l'impressione che i testimoni la raccontino come un fatto reale.
Come devono essere giudicati i primi cristiani che si sono presentati come testimoni oculari della
risurrezione1: credibili o non credibili?
Presentiamo in sintesi il quadro delle interpretazioni date lungo i secoli:
LA RISURREZIONE DI GESÚ E’:
* solo un racconto, fatto dai seguaci di Gesù
- in malafede: hanno rubato il cadavere ed hanno ingannato la gente [Ebrei non cristiani]
- in buona fede: si sono ingannati
- nel valutare i fatti che hanno visto [Scuola Critica]
- nell'interpretare le parole degli apostoli [Scuola Mitica]
* un fatto reale [Interpretazione tradizionale]
A) Interpretazioni contrarie alla storicità
Se non si vuole accettare la testimonianza dei primi cristiani nel suo senso più immediato e, a prima
vista, ovvio, allora bisognerà trovare una spiegazione plausibile alla testimonianza stessa. Due possono
essere le spiegazioni:
- o erano in malafede e quindi hanno inventato tutto,
- o erano in buona fede e quindi hanno raccontato la risurrezione come un fatto, ma, in realtà, il
fatto non è successo: semplicemente si sono sbagliati.
1. La malafede dei primi cristiani
L'affermazione della malafede dei primi cristiani è stata fatta da alcuni ebrei (ovviamente n on cristiani)
almeno a partire dall'80-85: "I discepoli di Gesù hanno rubato il suo cadavere ed ingannato la gente
dicendo che era risorto dai morti" (cfr. Mt 27-28, Giustino e i Talmùd ebraici).
2. La buona fede dei primi cristiani
L'ipotesi della malafede dei primi cristiani contrasta col loro comportamento. Resta difficile infatti
accettare che queste persone abbiano avuto il coraggio di testimoniare con la morte un'affermazione che
sapevano falsa.
Tuttavia qualcuno può obiettare che è anche possibile che alcuni apostoli fossero in malafede (i 2-3
asportatori del cadavere) e tutti gli altri (quelli che si sono fatti uccidere per le loro convinzioni) invece
siano stati ingannati da questi 2 o 3.
Questo è possibile, ma a supporto di questa ipotesi non abbiamo alcun documento.
Accettata la buona fede dei testimoni, sorge allora il problema:
come può avvenire che delle persone in buona fede raccontino cose non successe?
I pensatori che hanno tentato di rispondere a questa domanda si possono raggruppare in due grandi
gruppi o scuole, sempre ricorrenti nella storia, dette rispettivamente:
scuola critica e scuola mitica.
1) Scuola critica o razionalista
a) L'origine del problema e la risposta dei razionalisti
Che i racconti evangelici contengano contraddizioni, non è cosa che scopriamo noi oggi: già nell'antichità
vari pensatori, anche cristiani, si erano interrogati sul problema. Valga per tutti l'esempio di
sant'Agostino, che circa nel 400 d.C. scrisse un trattato, intitolato De consensu evangelistarum, il cui
scopo era dichiaratamente quello di dimostrare che le contraddizioni contenute nei vangeli erano solo
apparenti e non turbavano il consenso di fondo dei racconti.
1 A ben guardare gli apostoli non dicono di aver visto Gesù risorgere, ma di averlo visto risorto dopo la sua morte. Gli
apostoli perciò non si presentano come testimoni della risurrezione, ma come testimoni del Risorto.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 5 di 12
3
Sulla questione si tornò a discutere con maggiore consapevolezza scientifica a p artire dal '700, quando
numerosi autori, cui si dà il nome di razionalisti, riproposero il problema della storicità dei vangeli sulla
base di una minuziosa analisi critica dei medesimi, condotta in opere spesso intitolate Vita di Gesù. Gli
autori di tendenza razionalistica operarono tra il '700 e l' '800, in un'epoca in cui i grandi progressi nel
campo delle scienze "esatte" (matematica e fisica) e delle scienze naturali (chimica, biologia, medicina)
avevano generato negli intellettuali dell'epoca due convinzioni:
1) l'infallibilità della retta ragione
Poiché i progressi scientifici sono il risultato dell'applicazione della ragione a vari campi di ricerca, i
razionalisti conclusero che la ragione, se usata bene (= retta), conduce l'uomo al pieno possesso della
verità;
2) l'inviolabilità delle leggi di natura
La ragione umana aveva dimostrato che il mondo è retto da leggi ferree, eterne, immutabili, che valgono
sempre ed ovunque e non possono essere infrante senza compromettere l'ordine del mondo.
Da queste due convinzioni, essi fecero derivare due corollari:
i) la negazione del soprannaturale, dimensione di cui l'uomo non ha esperienza e su cui, pertanto, nulla
può dire di sicuro. Il soprannaturale o non esiste, o, se anche esiste, non interferisce comunque
assolutamente con la realtà dell'uomo;
ii) la negazione del miracolo: esso, infatti, è un'eccezione alle leggi di natura, per definizione inviolabili.
Pertanto esso è impossibile e, se anche viene raccontato, non può essere accaduto. Il miracolo era
credibile solo a motivo dell'ignoranza delle leggi scientifiche e dell'assenza di spirito critico degli antichi.
Valga ad illustrazione di queste idee questo passo di Reimarus (1694-1768):
"L'unico miracolo di Dio è la creazione. Ulteriori miracoli sono impossibili, perché sarebbero correzioni o
mutamenti ad un'opera che, per essere uscita dalle mani di Dio, deve considerarsi perfetta.
Dio non può volere che l'immutabile conservazione del mondo nella sua totalità. Quindi, se i miracoli sono
impossibili, è impossibile anche una rivelazione soprannaturale che sarebbe essa stessa un miracolo"
(Trattato delle principali verità della religione naturale).
L'applicazione di questi criteri alla lettura dei vangeli produce risultati facilmente prevedibili. Là dove essi
parlano di miracoli, è intervenuta la fede degli evangelisti, che ha deformato la storia. Il compito dello
storico è, pertanto, quello di eliminare dai testi l'elemento fideistico (storia sacra), per ricostruire i fatti
come si sono svolti realmente (storia vera).
Valga ad illustrazione di queste idee questo passo tratto dal dramma Processo a Gesù di Diego Fabbri
(1955):
"Quel miracolo collettivo raccontato un momento fa da Pietro il pescatore (la moltiplicazione dei pani -
ndr), potrebbe essere contestato in cento modi, con cento argomenti. Era una turba, ci ha detto, una
turba numerosa... Ma quale turba? Quanti potevano mai essere? E chi ci dice che ognuno non avesse la
sua brava provvista com'è solita fare la povera gente quando parte per un viaggetto? L'involto, il
cartoccio, la sporta... E quel po' di provvista che tutti avevano fu messo in comune, e bastò a tutti! I
pochi pani e i pochi pesci erano quel che avevano i discepoli. In fondo, ognuno dovette mangiare col
proprio! Dov'è il miracolo? (...) Io non invento. Interpreto. Do spiegazioni logiche, razionali".
Ciò che secondo i razionalisti vale per tutti i miracoli, vale anche per il miracolo per eccellenza, ossia per
la risurrezione. Essa è per loro un semplice racconto, privo di ogni fondamento storico, che può esser
nato:
- o da una vera e propria frode degli apostoli, i quali, per non esporsi al ridicolo dopo la morte di Gesù,
che segnava la fine delle loro ambizioni terrene, trafugarono nottetempo il suo cadavere, diffondendo poi
la notizia della risurrezione.
Questa accusa, già mossa ai cristiani dai capi ebrei, fu ripresa dal Reimarus, primo autore a sottoporre i
vangeli al vaglio della ragione.
- o da un errore degli apostoli, che, pur in buona fede, avevano sbagliato nell'interpretare i fatti (morte
vera di Gesù, sepolcro vuoto, apparizioni) da cui avevano dedotto la risurrezione.
Come esempio, si vedano questi due brani di Ernest Renan:
* "La domenica mattina le donne si recarono di buon'ora al sepolcro; prima fu Maria di Magdala. La pietra
dell'apertura era spostata e il corpo non era più nel luogo dove era stato riposto. Nel medesimo tempo, in
mezzo alla comunità cristiana si diffusero le voci più strane. Il grido: 'Egli è risorto!' sorse tra i discepoli
come un lampo. A tanto l'amore persuase facilmente di prestar fede.
Che era avvenuto? Esamineremo questo punto narrando la storia degli apostoli, e indagheremo l'origine
delle leggende relative alla risurrezione. La vita di Gesù finisce per lo storico con il suo ultimo respiro; ma
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
4
nel cuore dei discepoli e di alcune devote amiche egli aveva lasciato una tale orma di sé, che per varie
settimane fu vivente e consolatore per essi.
Era stato rapito il suo corpo? L'entusiasmo, sempre credulo, fece sorgere più tardi quell'insieme di
racconti, con i quali si cercò di stabilire la fede nella risurrezione? Mancandoci documenti contraddittori lo
ignoreremo sempre. Notiamo tuttavia che la forte immaginazione di Maria di Magdala ebbe in questa
circostanza una parte capitale. Potenza divina dell'amore! Momenti sacri, in cui la passione di
un'allucinata risuscita un Dio al mondo!" (Vita di Gesù, tr. it., 1975, I corvi, p. 240).
* "Il gruppo principale dei discepoli era appunto allora adunato intorno a Pietro. Era notte fonda. Ognuno
comunicava le sue impressioni, e ciò che aveva udito dire: la credenza generale era che Gesù fosse
risuscitato.
All'entrare dei due discepoli (quelli di Emmaus - ndr), gli altri si affrettarono a parlar loro della "visione di
Pietro". Quelli, d'altra parte, n arrarono quello che era avvenuto loro per via e come l'avevano riconosciuto
dal modo di spezzare il pane. La fantasia di tutti si trovò vivamente accesa. Le porte erano chiuse, sia per
timore dei Giudei, sia perché le città orientali sono mute dopo il tramonto; il silenzio quindi era in certi
momenti profondo nell'interno; ogni lieve rumore che si produceva per caso, era interpretato nel senso
dell'aspettazione universale. L'aspettazione suol creare il suo oggetto. Durante un momento di silenzio,
qualche lieve soffio passò sul volto degli astanti. In quelle ore decisive, una corrente d'aria, il cigolìo di
una finestra, un fortuito mormorìo fermano per secoli la credenza dei popoli. Insieme al soffio, parve loro
udire qualche strepito. Alcuni dissero di aver distinto la parola shalòm, "felicità" o "pace", saluto ordinario
di Gesù, parola con cui rivelava la sua presenza. Nessun dubbio è possibile: Gesù è presente; è
nell'assemblea. È la sua voce diletta; ognuno la riconosce" (Gli Apostoli, tr. it., Dall'Oglio, 1966, pp. 16-
17).
b) Le ricerche dei razionalisti: loro impatto e prime reazioni
Gli esiti delle ricerche dei razionalisti suscitarono, al loro tempo, una fortissima impressione: il loro modo
di leggere i vangeli era, infatti, assolutamente nuovo per l'epoca.
Gli effetti sulla pratica religiosa non tardarono a farsi sentire e così, soprattutto in Germania, le chiese,
sia cattoliche, sia protestanti, cominciarono a svuotarsi.
Sicuramente, grazie a loro, l'esegesi biblica compì enormi progressi: leggendo i vangeli come documenti
antichi prima che come testi ispirati, essi ne ripulirono l'interpretazione dalle incrostazioni pietistiche e dal
sentimentalismo che si erano accumulati su di loro nel corso dei secoli. Se oggi noi possiamo applicare ai
vangeli lo stesso metodo storico-critico che usiamo per tutti gli altri testi letterari, lo dobbiamo proprio al
contributo dei razionalisti.
Tuttavia, agli inizi del '900, cominciarono a manifestarsi tra gli studiosi segni sempre più evidenti di
reazione a quel metodo di lettura dei testi, per effetto di varie constatazioni:
1) l'analisi di tutte le Vite di Gesù prodotte nell'arco di un secolo rivelava che ogni autore ricostruiva un
Gesù diverso, per cui spesso i razionalisti si trovavano in contrasto tra loro.
Di qui derivò una prima, importantissima conseguenza: si cominciò a dubitare seriamente dell'infallibilità
della ragione. Se, infatti, essa è davvero infallibile ed è la stessa per tutti gli uomini (presupposto che per
i razionalisti era assolutamente indiscutibile), tutti gli studiosi, applicando la stessa ragione, avrebbero
dovuto pervenire alle stesse conclusioni. Questo, però, era smentito dai fatti.
Da questo primo dubbio ne derivò un altro, circa la reale possibilità di distinguere con sicurezza, sulla
base della ragione, tra storia vera e storia sacra, cioè tra il livello dei fatti bruti e quello della loro
interpretazione. Questo secondo dubbio era confermato da un dato di esperienza: nessun testimone, per
quanto onesto ed imparziale sia, racconta i fatti; tutt'al più, egli racconta i fatti come lui li ha visti. Il che
introduce sempre, in qualunque resoconto storico, una componente soggettiva, con la quale lo studioso
moderno deve fare i conti. Pretendere di separare, in qualunque documento storico, il livello dei fatti da
quello dell'interpretazione che ne dà l'autore significa esporsi al rischio di stravolgere il documento
stesso;
2) il Gesù ricostruito dai razionalisti era, per lo più, un predicatore di morale, e di una morale di stampo
illuministico, spesso coincidente con quella dei singoli interpreti. Ma si poteva attribuire una morale o una
religiosità sette-ottocentesca ad un uomo vissuto nel I sec. d.C.? Si cominciò pertanto a sospettare che le
ricostruzioni dei razionalisti, malgrado le pretese di storicità, mancassero di senso storico.
* Per dirla in breve, si cominciò a pensare che, nelle Vite di Gesù, molto vi fosse di arbitrario e che quel
"principio di ragionevolezza" invocato dai razionalisti si traducesse concretamente nel criterio di accettare
per vero ciò che coincideva con l'immagine di Gesù che ogni autore aveva in mente, interpretando invece
quegli aspetti che non si conciliavano con le sue proprie idee.
Si veda questa ironica osservazione di Charles Perrot contenuta nel suo saggio Gesù e la storia (Borla,
1981, p. 180):
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 5 di 12
5
"Altri, infine, ma rifiutati dagli odierni specialisti di critica biblica, cedono ai miraggi di un falso
razionalismo di tipo "storicista" o alle spiegazioni cosiddette parapsicologiche. In effetti si proiettano
subito nella storia riportata da un racconto dato e, non appena non quadra con le loro idee, ne riscrivono
allegramente un'altra! Così Gesù se ne sarebbe andato a spasso un mattino sulla riva... e i discepoli
avrebbero creduto da lontano che egli camminasse sulle acque!".
Tutte queste critiche furono organicamente espresse in un importante studio di Albert Schweitzer,
intitolato: Da Reimarus a Wrede: storia della ricerca sulla Vita di Gesù. Questo saggio, uscito nel 1913, è
un solenne necrologio di tutta la produzione dei Razionalisti, tra cui, a detta dello Schweitzer, si salvano
solo Reimarus e Wrede, rispettivamente il primo e l'ultimo della serie.
Il messaggio, per gli addetti ai lavori, era chiarissimo: se si voleva affrontare il problema "Gesù", era
inutile insistere su un metodo che ormai aveva dato tutto quello che poteva dare. Bisognava percorrere nuove vie.

Segue parte II

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
05/03/2010 21:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO CAP.V parte II

2) Scuola mitica
a) La nuova lettura dei vangeli ad opera di Bultmann
La provocazione di Schweitzer fu raccolta da Rudolf Bultmann, fondatore della "Scuola della storia delle
forme" (Form-geschitchtliche Schule), nota anche col nome di Scuola Mitica.
Egli, riprendendo la polemica contro i razionalisti, oppone loro un'affermazione di san Paolo: "Se anche
abbiamo conosciuto il Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così" (2 Cor 5, 16). Da essa, il
Bultmann deduce le ragioni del fallimento delle ricerche dei razionalisti.
Essi hanno fallito perché hanno preteso di usare i vangeli come testi di storia, mentre, da quanto dice san
Paolo, si capisce chiaramente che tutte le opere del Nuovo Testamento - e quindi anche i vangeli - sono
testi di fede, scritti da credenti e indirizzati a credenti per rafforzare una fede già sorta.
Lo scopo primario ed esclusivo dei vangeli è quindi la catechesi, per cui agli evangelisti non interessa
affatto ricostruire "archeologicamente" la figura di Gesù, ma annunciarlo come Cristo, Figlio di Dio e
Salvatore degli uomini.
Nei vangeli, dunque, non troviamo il Gesù della storia, cioè il profeta galileo vissuto in Palestina nel I sec.
d.C. e crocifisso sotto Ponzio Pilato, ma il Cristo della fede, cioè colui che ha definitivamente realizzato la
promessa di salvezza fatta da Dio agli uomini. Il personaggio di Gesù è sicuramente esistito, ma la fede
di cui è stato fatto oggetto lo ha completamente sottratto alla storia, al punto che " di nessuna parola o
azione a lui attribuita si può dimostrare la storicità".
Se tutto questo è vero, conclude Bultmann, pretendere di ricostruire la "vita di Gesù" a partire dai vangeli
significa cercare in essi proprio quello che non c'è e, quand'anche le ricostruzioni storiche dei razionalisti
fossero attendibili, esse non avrebbero nulla da dire al credente, perché egli, con la sua fede, salta la
storia a piè pari.
A queste affermazioni non vale obiettare che, eliminata la storia, non si capisce più su che cosa si possa
fondare la fede, perché Bultmann, in quanto luterano, è assolutamente convinto che la caratteristica
primaria della fede sia quella di imporsi all'uomo contro ogni evidenza razionale o storica; essa, quindi,
non si fonda né sulla ragione (irrimediabilmente corrotta per effetto del peccato originale e quindi
incapace di pervenire alla verità), né sulla storia, ma solo su se stessa, in quanto dono di Dio.
Tuttavia, se oggetto dei vangeli è la fede, bisogna tener presente che essa è stata espressa in termini che
erano capiti nel I sec. d.C., cioè in un mondo che non solo non è più il nostro, ma è anzi lontanissimo dal
nostro: se la mentalità dell'uomo di oggi è scientifica, quella degli antichi era mitica.
Per capire la differenza tra mentalità mitica e mentalità scientifica, ricorreremo ad un facile esempio. Tutti
sappiamo che il tuono è effetto di una scarica elettrica causata dall'incontro di strati d'aria a differente
potenziale: questa è la spiegazione scientifica del fenomeno "tuono". I nostri vecchi, invece, che non la
conoscevano, dicevano che quando tuona "il diavolo va in carrozza", oppure che "i santi giocano a
bocce": queste spiegazioni del fenomeno sono per l'appunto di tipo mitico.
Poiché la visione del mondo degli antichi non è più la nostra, il compito dello studioso del Nuovo
Testamento è quello di demitizzare l'annuncio degli apostoli, ossia di attualizzarlo culturalmente,
trascrivendolo in termini più comprensibili per gli uomini di oggi.
Per questa via, Bultmann perviene a distinguere nel kérygma (cioè nell'annuncio della fede cristiana) ciò
che gli apostoli han detto da ciò che essi han voluto dire.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
6
Ciò che veramente conta per il credente di oggi è questo secondo aspetto; la forma in cui gli apostoli si
sono espressi è legata alla loro cultura e a quella dei loro primi uditori, nonché ai modi di dire propri della
lingua in cui essi si esprimevano.
Applicando tutto questo all'annuncio "Gesù è risorto", Bultmann conclude che al credente non interessa
affatto sapere o stabilire se dietro ad esso stia o non stia un fatto storico; ciò che conta per lui è che
Gesù sia risorto nell'annuncio degli apostoli, il cui valore autentico ed eterno non sta quindi nel fatto di
riferire un evento realmente accaduto, ma nel fatto di mettere l'uomo davanti ad una scelta radicale: se
credere o non credere.
In altre parole, Bultmann ritiene che, con l'affermazione "Gesù è risorto", gli apostoli volessero dire ai
loro ascoltatori: "In questo momento, attraverso le nostre parole, Dio vi sta interpellando a fidarvi
ciecamente di Lui".
Si veda, a conferma di quanto detto sopra, il seguente testo di Bultmann:
"Spesso... si dice che, secondo la mia interpretazione del kérygma, Gesù sarebbe risorto nel kérygma. Io
accetto questa formula. Essa è esatta a condizione che sia esattamente compresa. Essa suppone che il
kérygma stesso sia un evento escatologico; essa afferma che Gesù è realmente presente nel kérygma,
che questo è la sua parola la quale raggiunge l'uditore nel kérygma. Se non fosse così, tutte le
speculazioni sul modo di essere del Risorto, tutti i racconti sulla tomba vuota e tutte le leggende pasquali,
anche se contengono alcuni elementi di ordine storico e anche se possono essere vere secondo il
simbolismo del loro contenuto, tutto diventa senza valore. Il senso della fede pasquale è di credere al
Cristo presente nel kérygma" (Vehaltnis, 1960, p. 127).
Da questo punto di vista, l'annuncio del Cristo (la risurrezione) è attualizzazione definitiva dell'annuncio
di Gesù (il Regno di Dio): già in esso era infatti contenuto l'invito ad una scelta radicale: " Per amore del
Regno di Dio vale la pena di rinunciare a tutto. L'uomo è situato di fronte ad un grande aut...aut, se
decidersi per il regno di Dio e sacrificare ad esso ogni cosa" (Gesù, tr. it., Queriniana, p. 28).
A chi gli chiedesse allora: "Come mai la predicazione apostolica non si è limitata a ripetere l'annuncio di
Gesù, come i discepoli in genere ripetono la dottrina del maestro", Bultmann risponde che: " La comunità
più antica ha inteso (con sempre maggior chiarezza) la storia di Gesù come l'evento escatologico
decisivo, che come tale non può essere mai relegato nel passato, ma resta sempre presente,
nell'annuncio (...). Se la pura ripetizione dell'annuncio di Gesù (...) rende il passato presente in modo tale
che esso pone l'uditore (o il lettore) di fronte ad una decisione per (o contro) una possibilità di
autocomprendersi, quale ci viene dischiusa nell'annuncio del Gesù storico, il kérygma del Cristo esige la
fede nel Gesù presente in esso, in quel Gesù che a differenza del Gesù storico non si è limitato a
promettere la salvezza, ma l'ha già conferita" (Sitzungberichte der Heidelberger Akademie der
Wissenschaften, 1960).
In altre parole, se l'annuncio del Regno di Dio è promessa, l'annuncio della risurrezione evidenzia che
quella promessa si è definitivamente realizzata.
Con questa lettura teologica, Bultmann replicava ad un'insidiosa obiezione dei razionalisti, quella per cui
Gesù aveva predicato il Regno di Dio... e ne era nata la Chiesa.
Ancora significativo è un testo di W. Marxen, discepolo di Bultmann, anche perché si presta bene a
sintetizzare tutto quanto si è detto sin qui della scuola mitica:
"Nell'indagine storica dietro i nostri testi noi non incontriamo il fatto della risurrezione di Gesù, bensì la
fede della comunità primitiva dopo la morte di Gesù.
Questa fede è una realtà constatabile nelle sue espressioni. Ci imbattiamo, nello stesso tempo, con
l'asserzione che questa realtà si è verificata attraverso un miracolo. E il fatto che abbiamo a che fare in
essa con un miracolo, lo si esprime con la rappresentazione della risurrezione di Gesù (...).
Se io sperimento il mio-giungere-alla-fede come miracolo e se esprimo questo miracolo dicendo che Gesù
è risorto, non posso affermare nulla di più di quello che affermava la comunità primitiva.
Nondimeno, ci si può chiedere se è assolutamente necessario esprimerlo così. Di fronte all'attuale babele
si potrebbe persino chiedere se si debba ancor oggi esprimere così, perché c'è il pericolo di equivocare
subito. Per questo ho proposto altre formulazioni: la causa di Gesù continua; oppure: egli viene ancor
oggi... È la realtà del mio esser-giunto-alla-fede che qui interpreto. La realtà non esiste isolata
dall'interpretazione. Ma essa esprime il carattere di miracolo della realtà, la priorità di Dio o di Gesù nel
verificarsi della mia fede" (La Risurrezione, 1968, p.144).
Il discorso di Marxen è chiarissimo: il vero miracolo è quello della fede, non l'evento della risurrezione.
Anzi, intendere il kérygma nel secondo modo significa esporsi al rischio di "equivocare".
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 5 di 12
7
Detto questo, però, si trattava per Bultmann e per i suoi allievi di spiegare da dove fosse nato
"l'equivoco" della fede nella risurrezione come fatto: tale fede, storicamente documentata, costituisce
infatti un autentico travisamento dell'originario annuncio degli apostoli.
Per Bultmann, questo travisamento va collocato nel momento cruciale della diffusione del cristianesimo
presso i pagani. Finché, infatti, la prima comunità si era rivolta agli ebrei, il valore metaforico
dell'annuncio della risurrezione, formulato originariamente in ebraico o in aramaico, era chiaro a tutti:
l'espressione "Gesù è risorto" era un modo di dire proprio di una lingua semitica e tanto chi la
pronunciava, quanto chi la ascoltava sapeva benissimo che essa non andava presa alla lettera, ma che si
trattava di un "mito", ovvero di un discorso figurato che voleva esprimere un'altra realtà.
Quando, però, il cristianesimo si diffuse presso i pagani, che erano per lo più di lingua greca, l'annuncio
della risurrezione fu tradotto alla lettera, secondo l'uso degli antichi: proprio per questo, il valore
metaforico dell'originaria espressione semitica andò perso e i greci furono indotti ad intendere
l'espressione "Gesù è risorto" in senso storico, anziché in senso mitico.
In altre parole, Bultmann ritiene che vi sia stato un errore nella seconda comunità cristiana, quella greca,
che ha interpretato male i modi di dire ebraici o aramaici che gli apostoli hanno impiegato per esprimere
la loro fede nel Cristo.
b) Critiche al metodo di Bultmann
A Bultmann furono, tuttavia, mosse varie obiezioni:
1) In primo luogo non convinse il suo atteggiamento di rinuncia totale a qualunque collocazione storicocronologica
degli avvenimenti relativi all'uomo Gesù: non c'è dubbio che la sua figura sia stata idealizzata
dagli evangelisti, ma poneva e pone tuttora obiettive difficoltà pensare che questa idealizzazione sia stata
talmente radicale da far scomparire totalmente un personaggio dalla storia a non molto tempo di distanza
dalle sue vicende.
Ad accorgersi di questa difficoltà fu proprio un allievo di Bultmann, Ernest Kasemann, al quale dobbiamo
l'elaborazione di una serie di criteri grazie a cui è possibile, dai vangeli, risalire al Gesù storico e
pronunciarsi, con un buon grado di probabilità, sulla storicità effettiva di questo o quel detto o fatto di
Gesù.
In effetti, un esame anche non approfondito dell'attuale produzione relativa al problema del Gesù storico
rivela che più nessuno studioso condivide lo scetticismo radicale di Bultmann.
2) L'abdicazione alla storia implicita nella lettura di Bultmann produce un altro inconveniente, quello per
cui non si riesce a spiegare storicamente come dal giudaismo sia potuta scaturire l'idea, anzi... il mito del
dio che si incarna. Bultmann tentò di spiegare la cosa, ma la sua spiegazione non risultò convincente.
3) Paolo di Tarso, che culturalmente era bilingue, in quanto conosceva perfettamente sia il greco, sia le
lingue semitiche, in 1 Cor 15, 6, parla della risurrezione di Gesù come di un autentico fatto, tant'è che si
fa scrupolo di precisare che molti testimoni delle apparizioni di Gesù erano ancora vivi nel momento in cui
egli scriveva (senso del discorso: "Non credete a me? Andate a chiedere a loro!"): ora, se c'era una
persona perfettamente in grado di cogliere il valore... figurato dell'annuncio della risurrezione, era proprio
lui. Paradossalmente, proprio Paolo, "l'apostolo delle genti", sarebbe stato alla radice del fraintendimento
di quell'annuncio!
In sintesi,
per le scuole critica e mitica la risurrezione non è successa o non è importante sapere se è successa: c'è
stato un errore di interpretazione, in buona fede, da parte della comunità cristiana:
- per la scuola critica l'errore è stato nella prima comunità cristiana (gli apostoli) che ha
interpretato male i fatti che aveva visto;
- per la scuola mitica l'errore è stato nella seconda comunità cristiana (i greci) che ha interpretato
male i modi di dire ebraici/aramaici che gli apostoli hanno usato.
Queste due ipotesi che vogliono salvare la buona fede della comunità cristiana, sono le uniche possibili,
perché l'errore è potuto solo avvenire in una di quelle due comunità, ebraica o greca. In seguito l'errore
non fu più possibile, perché
- il greco non fu più dimenticato;
- nel Nuovo Testamento, dopo la codificazione nel canone, non poterono introdursi altri errori
d'interpretazione, data la continuità delle comunità che lo leggevano.

Segue parte III

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
08/03/2010 15:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO CAP.V PARTE III
B) Interpretazione favorevole alla storicità
La scuola della tradizione, formata da cattolici, ortodossi e molti protestanti, ha sempre letto i testi nel
loro senso più immediato. Accetta perciò la storicità della risurrezione di Gesù, ritenendo che le
convergenze esistenti nei vari racconti della risurrezione siano molto più importanti che non le divergenze
e le contraddizioni.
Si è mossa in tre direzioni:
1) Obietta a quelli che sostengono la tesi contraria
* agli ebrei e a tutti i sostenitori della malafede:
qualcuno dà forse la vita per una ragione che sa essere falsa?
* alle scuole critica e mitica: per sostenere le loro tesi hanno dovuto ipotizzare una datazione tardiva per
i vangeli, datazione smentita dalle scoperte archeologiche.
* alla scuola critica:
- si aggrappa alla ottimistica fede nell'infallibilità della ragione umana. Ma la ragione umana è
veramente infallibile?
- suppone le leggi naturali assolutamente immutabili. È certo?
- come può ipotizzare con tanta disinvoltura la divinizzazione di un uomo da parte di ebrei? (scarsa
conoscenza della loro mentalità);
* alla scuola mitica:
- abdica a qualunque collocazione storico-cronologica degli avvenime nti riguardanti l'uomo Gesù.
Possibile che gli evangelisti abbiano così radicalmente idealizzato il personaggio, a non molto
tempo di distanza dalle sue vicende?
- ancor più della precedente scuola essa non è in grado di giustificare storicamente come dal
giudaismo sia potuta scaturire l'idea, anzi... il mito (!) del dio che si incarna (disinformazione
storica);
- come spiegare la testimonianza di Paolo in 1 Cor 15, 6 , il quale conosceva perfettamente il greco,
l'ebraico e l'aramaico e dice "apparve a più di 500 fratelli in una volta, la maggior parte dei quali
vive ancora, mentre alcuni sono morti"?
Non si fa così anche oggi per spiegare un fatto?
2) Porta "indizi" a favore dell'attendibilità dei cristiani:
1. I primi cristiani,
pur volendo far credere alla risurrezione, non la raccontano mai. Raccontano di aver visto Gesù vivo, di
averlo visto morto e poi risorto. Non dicono di averlo visto risorgere.
2. Senza la risurrezione resta difficile spiegare:
a) come gli apostoli siano ritornati a credere a Gesù dopo la catastrofe della sua morte
(nell'ebraismo non si pensava ad una risurrezione immediatamente dopo la morte);
b) come gli apostoli si siano impegnati così a fondo per dire che Gesù è risorto. Che cosa potevano
fare di più? Chi glielo faceva fare? Solo il fanatismo?
c) come gli apostoli, da giovani, non abbiano avuto il coraggio di morire per Gesù e poi l'abbiano
avuto da vecchi.
3. La conversione di Paolo:
come spiegarla dopo tutto quello che egli ha fatto e detto di Gesù, senza che fosse convinto di aver
veramente visto Gesù risorto?
4. Il fatto che gli stessi cristiani,
pur accorgendosi delle contraddizioni contenute nei vangeli (le discussioni al riguardo datano già dal II
sec.d.C.), non abbiano mai approvato i tentativi operati per appianarle. Così, ad es., non fu accettato
come canonico il vangelo di Pietro, che pure tentava di eliminare le divergenze dei racconti evangelici.
5. Il "fatto" che molti altri uomini
abbiano accettato la loro parola ed abbiano creduto a loro, dopo aver dubitato. Vuol dire che li hanno
giudicati credibili.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 5 di 12
9
3) Cerca di spiegare le ragioni delle divergenze nei testi:
- prima di essere scritti, i fatti sono stati tramandati a voce per alcuni decenni e una tradizione
orale può alterare i particolari;
- i vangeli sono libri di fede scritti da credenti e per credenti: non mirano a far credere, ma a far
rafforzare una fede già sorta e quindi non si preoccupano più dei particolari storici;
- gli antichi avevano un diverso concetto di storia: non si curavano tanto della precisione
cronachistica, quanto piuttosto di dimostrare la veridicità delle tesi da loro affermate;
- anche oggi i racconti fatti da più testimoni sul medesimo avvenimento sono spesso contraddittori
o quanto meno divergenti (almeno nei particolari). Per esserne convinti basta confrontare fra loro
le varie descrizioni che di uno stesso fatto danno i diversi giornali. Anzi un criterio di indipendenza
reciproca di più testimoni spesso è proprio la diversità di impostazione del racconto e la
divergenza dei particolari messi in risalto.
- l'attenzione dell'uomo, che è un essere limitato, si ferma su quegli aspetti che lo toccano di più.
Quindi non può essere totalmente oggettiva;
- i primi cristiani hanno raccolto attorno all'annuncio fondamentale della risurrezione soprattutto
quei particolari che permettevano loro di rispondere ad obiezioni critiche che nascevano o
potevano nascere da parte dell'uditorio il quale, da un ambiente all'altro, manifestava interessi ed
esigenze diverse. Nei racconti evangelici si colgono molti accenni scritti espressamente per
controbattere le obiezioni degli avversari. Così hanno ricordato via via quei particolari dei racconti
che più servivano a rispondere a sempre nuove obiezioni.
Alla luce di questi princìpi si possono spiegare abbastanza bene le varie divergenze contenute nei racconti
della risurrezione.
Come vedono la risurrezione
- Ebrei: non successa malafede dei cristiani
- Scuola critica: non successa buonafede dei cristiani
- Scuola mitica: non importa se è successa importa ciò che dice per la mia fede
- Scuola tradizionale: successa e fondamentale per la fede
LE DISCUSSIONI SULLA RISURREZIONE
OBIEZIONI
RISPOSTE DEI VANGELI
a) è sicuro che Gesù fosse morto?
sì: - tre donne l'hanno visto spirare
- il colpo di lancia con sangue ed acqua
- il non-spezzamento delle gambe
- la presenza di un discepolo maschio
b) quanto al sepolcro:
* perché Gesù non fu messo nella fossa comune, come tutti i giustiziati?
R. Giuseppe di Arimatea lo chiese a Pilato e l'ottenne
* le donne non possono aver scambiato sepolcro?
R. Sono le stesse del venerdì sera
* perché le donne vanno al sepolcro la domenica?
R. Per finire la sepoltura (Mc e Lc) o per vedere il sepolcro(Mt)
* la testimonianza delle donne non vale!
R. Hanno controllato il sepolcro anche due discepoli
* il sepolcro era già aperto: dunque asportazione!
no: - è stato un angelo a rotolare la pietra (Mt)
- Gesù è apparso alle donne (Mt e Gv )
- la disposizione dei lini sepolcrali (Gv 20)
- c'erano le guardie (Mt)
c) quanto a Gesù apparso:
* era proprio lui?
R. sì: - prima gli Apostoli hanno dubitato e poi l'hanno riconosciuto (Tommaso)
- la constatazione delle piaghe
* era un fantasma?
R. no: - ha mangiato e bevuto con loro
- l'hanno toccato (Lc; 1Gv 1)
- l'hanno visto in molti (più di 500: 1Cor 15)
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
10
* apparizioni in Galilea o Gerusalemme?
R. Tutte e due (Gv 21
* dov'è ora Gesù?
R. Alla destra di Dio
* perché non appare ora?
R. - è apparso solo a preordinati testimoni (At 10,41)
- ora lo si deve riconoscere nell'eucaristia (Lc 24,35)
- apparirà alla fine a tutti (Atti 1,11)
d) * perché i capi dei giudei non credono?
R. - Riconoscerebbero di aver ucciso un innocente (Gv 9)
* perché gli ebrei non credono?
R. - la loro incredulità è causa della fede dei pagani (Rom 9-11)
- però alla fine crederanno (Rom 11,11-13).

Conclusione del Cap. V


Franco

[Modificato da francocoladarci 08/03/2010 15:04]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
13/03/2010 17:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO CAP.VI - L'ATTO DI FEDE
Ritengo questo capitolo molto significativo.
Parte I


L’Atto di Fede
secondo il Cattolicesimo
INDICE
In questo capitolo vedremo:
- cos'è l'atto di fede cristiano (cattolico)
a) nei primi ascoltatori degli apostoli
b) negli uomini di oggi
c) negli apostoli, che hanno fatto un atto di fede in Gesù
- analizzeremo le reazioni possibili dell'ascoltatore di fronte all'annuncio della fede cristiana
- tratteremo della fede come dono di Dio
1. Introduzione
Gesù è risorto o no?
Possiamo ora farci un'opinione nostra?
Prima di affrontare il nostro problema, crediamo utile premettere alcune considerazioni sull'atto di fede.
Atto di fede è accettare come vera un'affermazione per noi non evidente, non controllabile, non
dimostrabile, fidandoci dell'attendibilità delle persone che la sostengono.
Per fare questo è necessario però che il contenuto dell'affermazione non sia assurdo per noi.
Normalmente si arriva alla decisione di accettare qualcosa d'inevidente dopo aver analizzato il
"testimone" per vedere se fornisce "garanzie" sufficienti di credibilità e cioè se conosce bene le cose
che dice ed è onesto nel dirle.
La valutazione se le garanzie siano "sufficienti" è soggettiva, dipende dal singolo.
* Applichiamo alla risurrezione di Gesù.
Poiché noi non siamo testimoni diretti di essa, la nostra domanda diventa: coloro che l'hanno raccontata
sono degni di fiducia? Che "garanzie" portano?
Si noti che la situazione è diversa a seconda che si parli
- degli immediati ascoltatori degli apostoli
- degli uomini di oggi.
Faremo perciò due trattazioni separate.
2. La fede dei discepoli degli apostoli
Quando gli apostoli hanno predicato la risurrezione di Gesù, i loro ascoltatori si sono domandati:
"Costoro stanno dicendo il vero riguardo a Gesù? Sono persone degne di fiducia? Che garanzie
di credibilità offrono?" (Cfr. Atti 2,37; 7,54; 8,6.12.34-37; 10,44-46; 11,20-24; c.13-14; c.16-19...).
Il metodo attraverso il quale potevano ricavare una risposta era diverso a seconda che essi fossero stati
ebrei o pagani.
a) Per gli ebrei:
Avendo sentito gli apostoli affermare che Gesù era morto e risorto "secondo le Scritture" (1 Cor 15,3-5;
At 2; 10; 13; 17,1-4) e che quindi era il messia atteso, non avevano che da controllare le Scritture per
vedere se le affermazioni degli apostoli corrispondevano a verità (Atti 13,42-45; 14,1-3; 17,3-4.11-12).
E poiché per gli ebrei le Scritture erano (e sono tuttora) accettate come parola di Dio, qualora la loro
indagine fosse risultata positiva, avevano gli elementi "sufficienti" per poter aderire al cristianesimo e di
fatto molti aderirono (per es. Atti 2,41; 5,14.28; 6,1.7; cfr. anche Lc 24, 25-27 e Gv 5, 44).
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
2
EBREI ---> ANTICO TESTAM. ---> GESÙ "MESSIA"
(il Messia doveva risorgere ----> Gesù è risorto)
b) Per i pagani:
I pagani, che non avevano le "Scritture" da consultare, non potevano fare altro che cercare di stabilire se
gli apostoli meritassero o non meritassero fiducia in relazione a quello che annunciavano e cioè verificare
- se non si fossero ingannati (scienza);
- se non volessero ingannare (onestà).
Per poterlo fare adeguatamente, dovevano analizzare
- la coerenza del messaggio in se stesso,
- la coerenza di vita degli apostoli, il loro disinteresse, il loro coraggio nell'affrontare le
persecuzioni, ed eventualmente ottenere conferme da qualche altro testimone.
A volte a spingere i pagani a credere interveniva anche qualche "fatto miracoloso", che serviva, secondo
il libro degli Atti di apostoli, a confermare quanto gli apostoli andavano dicendo (es. Atti 13,12; 14,8-20).
Il libro degli Atti molte volte chiama in causa anche l'azione di Dio (dello Spirito Santo) per "toccare il
cuore" degli ascoltatori e farli credere.
Per i cristiani questo intervento è verissimo. Valga come prova per es. Atti 13,48: "quanti erano
preordinati alla vita eterna, credettero".
Tuttavia dal punto di vista storico un intervento di Dio non è dimostrabile e quindi una corretta
esposizione dei fatti non deve qui prendere in considerazione questo intervento.
Di fatto molti pagani hanno giudicato "sufficienti" le garanzie fornite dagli apostoli e perciò hanno scelto
di fidarsi di loro e di aderire quindi al cristianesimo.
In sintesi: l'atto di fede dei diretti ascoltatori degli apostoli è stato un atto di fiducia negli apostoli per ciò
che riguarda la loro testimonianza su Gesù. Li hanno conosciuti e li hanno giudicati testimoni attendibili.
PAGANI ---> APOSTOLI ---> GESÙ "FIGLIO DI DIO" ---> DIO PADRE
3. L'atto di fede dei cristiani di oggi
Chi ascolta oggi l'annuncio della risurrezione non può non chiedersi: "Ma questa asserita risurrezione sarà
avvenuta realmente?".
Si tratta di un fatto eccezionale e per di più senza testimoni diretti, un fatto al di fuori dell'esperienza
comune.
Inoltre noi, educati dal materialismo, s iamo spinti con più facilità rispetto agli antichi a pensare che con la
morte finisca tutto.
Tuttavia due sole risposte sono possibili sul piano storico:
o Gesù è risorto, o non è risorto.
Qualcuno potrebbe tentare di liquidare subito il problema, affermando che la risurrezione è
scientificamente impossibile e quindi non può essere successa. Ma non riuscendo (per ora?) a ripetere in
laboratorio una risurrezione su cui fare studi e analisi, è chiaro che non possiamo collocare il discorso su
questo piano.
Ci collochiamo invece sul piano storico.
Il problema allora si riduce a questo:
Chi, come noi, non ha conosciuto gli apostoli, ma ha a disposizione i documenti del Nuovo
Testamento e pochi altri documenti, come deve regolarsi? Come deve interpretare i testi:
secondo la scuola tradizionale, o secondo la scuola critica, o secondo la scuola mitica?
a) L'atto di fede come atto di fiducia nella Chiesa
Secondo i cattolici, l'atto di fede è prima di tutto un atto di fiducia nella Tradizione (sia orale, sia scritta),
cioè nella comunità cristiana (Chiesa).
Cristiano è colui che decide di fidarsi della Chiesa che
- abbia valutato con sufficiente spirito critico le persone degli apostoli e le loro testimonianze orali e
scritte;
- abbia scelto quei testi che erano veramente conformi alla loro predicazione (canone del Nuovo
Testamento);
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
3
- abbia fedelmente trasmesso i testi lungo i secoli;
- li abbia correttamente interpretati, secondo quanto veramente volevano dire;
- ne abbia ininterrottamente trasmessa anche l'interpretazione.
Fidarsi della Chiesa non vuol dire accettare che, lungo i secoli, tutti i singoli cristiani (e la gerarchia in
particolare) abbiano sempre vissuto coerentemente con i testi che hanno predicato. Vuol solo dire
accettare che essa abbia conservato e trasmesso correttamente la vera tradizione cristiana, sia orale, sia
scritta.
Secondo i cattolici (e anche secondo altri gruppi cristiani come ortodossi, anglicani,...) la fede cristiana
non può essere un atto di fiducia nei testi, ma prima di tutto deve essere un atto di fiducia nella comunità
cristiana che li ha prodotti.
Il cristianesimo, infatti, è sorto verso il 30, mentre i primi documenti cristiani che possediamo sono
posteriori al 50. Perciò il cristianesimo c'era già quando i documenti non c'erano ancora.
L'UOMO D'OGGI ----> CHIESA ----> N.T.
(fiducia) (trasmette)
b) Le argomentazioni a favore della storicità della risurrezione
Basandosi dunque sui testi del Nuovo Testamento, i cristiani (cattolici) hanno dovuto prima di tutto
rispondere alle negazioni della scuola critica e della scuola mitica e poi portare ragioni positive a favore
della risurrezione di Gesù.
1. Risposte alle negazioni della scuola critica
Dall'esame dei racconti evangelici della risurrezione, si vede che i testi, pur con qualche divergenza e
contraddizione, nella sostanza intendono raccontare che Gesù è veramente risorto.
Benché non raccontino il fatto della risurrezione (nessun discepolo l'ha visto), raccontano che almeno
alcuni discepoli/discepole
- hanno visto Gesù morto e l'hanno sepolto;
- hanno trovato il suo sepolcro vuoto (...però c'erano i lini);
- hanno visto Gesù nuovamente vivo (apparizioni)
e da ciò hanno dedotto che egli era risorto.
La scuola critica ha cercato di contestare questi dati (sempre però partendo dal presupposto della buona
fede degli apostoli, che si sarebbero sbagliati nell'interpretare i fatti visti).
1) Quanto alla morte di Gesù: è difficile accettare che non ci sia stata, sia per l'esperienza che i
romani avevano in fatto di crocifissione e sia per il colpo di lancia (colpo di grazia) inferto al costato di
Gesù (Gv 19,31-35).
2) Quanto al sepolcro trovato vuoto: è difficile pensare allo sbaglio di sepolcro. Gli evangelisti infatti
mettono in evidenza che le donne che la domenica mattina hanno trovato il sepolcro vuoto, sono le
stesse che il venerdì sera hanno osservato dove il corpo di Gesù era stato deposto: cfr. Mc 15,47; Lc
23,55-56; Mt 27,61.
Il fatto poi che i vangeli presentino come testimoni della tomba vuota delle donne, la cui testimonianza
era vista con diffidenza presso gli ebrei, rende inverosimile un'invenzione tardiva del sepolcro vuoto.
L'avrebbero fatto trovare vuoto da uomini.
Stando poi al vangelo secondo Matteo (27,64 e 28,13), persino gli avversari di Gesù, cioè gli ebrei non
cristiani, ammettono che la sua tomba fosse vuota: fanno infatti girare la voce che i suoi discepoli, venuti
di notte, rubarono il cadavere (cfr. Gv 20,3-10).
Spesso si fa anche l'ipotesi del trafugamento del cadavere.
Essa è fatta soprattutto in ambiente ebraico: cfr. Mt 28,13; Dialogo con Trifone di Giustino.
- Se così fosse, i discepoli (almeno alcuni) non sarebbero più in buona fede (come vorrebbe la scuola
critica).
- Questa ipotesi contraddice il racconto di Giovanni, testimone oculare, il quale, dalla collocazione dei lini
nel sepolcro, quel mattino concluse che non avevano potuto rubare il cadavere, ma che Gesù era risorto
(Gv 20,1-11).
- Per poter sostenere questa affermazione, occorrerebbe aver trovato il cadavere di Gesù. Cosa che non
avvenne.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
4
- Il trafugamento di un cadavere era reato grave sia per la legge ebraica, sia per quella romana. E
tuttavia non si ha notizia di processi a cristiani per tale reato.
3) Quanto alle apparizioni di Gesù risorto occorre notare: siamo sicuri che siano proprio avvenute?
Non potrebbe essersi trattato di allucinazione collettiva, di ipnosi, di sosia...?
- I documenti ci dicono che gli apostoli stessi si sono posti il problema di essere di fronte ad allucinazioni
o simili (cfr. Lc 24,36-43; il caso di Tommaso - Gv 20,24-29) e che l'hanno risolto a favore della
risurrezione.
E non vale obiettare: "Ma i testi che possediamo sono scritti da cristiani", perché in storia un documento
si deve accettare come vero fino a quando non si prova il contrario.
Perché negare agli autori cristiani quel credito di buona fede che si concede a tutti gli altri storici? La
malafede va provata! E poi gli apostoli sono diventati "cristiani" (cioè seguaci di Cristo) proprio dopo aver
visto Lui risorto.
- Le apparizioni, attestate da molte fonti (l'elenco più completo è in 1 Cor 15,3-10), non erano previste
dagli apostoli, non erano attese, anzi furono accolte con dubbi ed incredulità (Mt 28,17; Mc 16,11.13.14;
Lc 24,11.36-43; Gv 20,24-29).
2. Rilievi alla scuola mitica
- Affermare che la risurrezione è un "mito", un modo di dire, usato dagli apostoli per dire qualcos'altro, va
provato.
- Occorre anche demolire la testimonianza di Paolo in 1 Cor 15 che dice:
"apparve a più di 500 fratelli in una volta sola, molti dei quali sono ancora vivi..." e poi "apparve anche a
me".
Non si fa così anche oggi per provare un fatto?
- Paolo conosce perfettamente il greco, l'ebraico e l'aramaico. Resta difficile accettare che abbia capito
male quanto i primi apostoli volevano dire.
3. Le ragioni a favore della storicità dei racconti
a) È possibile che gli apostoli abbiano inventato, sia pure in buona fede, la risurrezione?
Quest'ipotesi urta contro alcuni dati di fatto:
- la risurrezione non era attesa.
Gli annunci di Gesù sulla sua risurrezione non determinarono nessuna cosciente aspettativa negli
apostoli: cfr. Mc 8,31; 9,9; 9,31; 10,34; 14,25-28-62; Lc 11,29-30; 13,32; 17,26-27; Mt 12,40; 24,27-
39; Gv 2,19;...
Un testo fra tutti:
"Quando poi discesero dal monte, Gesù comandò loro (cioè a Pietro, Giacomo e Giovanni) di non
raccontare a nessuno ciò che avevano visto, fino a quando il Figlio dell'uomo non fosse risuscitato dai
morti. Essi osservarono l'ordine, ma intanto si chiedevano tra loro che cosa significasse quel 'risorgere dai
morti'" (Mc 9,9-10).
Nel giudaismo infatti la risurrezione era attesa - e neanche da tutti (Mt 22,23; At 23,6) - alla fine dei
tempi e non subito dopo la morte (cfr. Gv 11,24).
- Come mai gli apostoli, che pure vogliono far credere la risurrezione, non la raccontano mai, come
invece fa per es. il vangelo di Pietro (apocrifo)?
- Perché gli apostoli o i loro discepoli non si preoccupano di rendere credibile la loro testimonianza,
armonizzando le narrazioni della risurrezione in modo da eliminare almeno le divergenze e le
contraddizioni più palesi?
- Perché raccontano di aver trovato il sepolcro già aperto, cosa che avrebbe potuto far sospettare
l'asportazione del cadavere? Non sarebbe stato più spettacolare dire che la pietra era al suo posto,
magari coi sigilli intatti e far risorgere Gesù nel momento in cui viene tolta la pietra?
- Che cosa ci guadagnavano ad inventare la risurrezione? A che pro sopportare tutte le fatiche della
predicazione (2 Cor 11)? Perché perdere la fama, il lavoro, le amicizie, i beni? Perché rischiare la
scomunica da parte dei capi ebrei? Perché accettare di andare davanti ai tribunali?
- Che cosa avrebbero potuto fare di più per testimoniare la loro convinzione nella risurrezione? Lasciarono
il lavoro, la famiglia, la patria. Girarono il mondo (almeno alcuni di cui abbiamo notizie sicure), subirono
persecuzioni... fino a morire. Chi glielo faceva fare? Solo il fanatismo? E perché allora raccontano di aver
dubitato, oppure che Tommaso volle controllare (Gv 20)?
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
5
- Come spiegare che, mentre da giovani abbandonarono Gesù, da vecchi, col decadere degli entusiasmi,
ebbero il coraggio di dare la vita per lui?
b) La testimonianza di Paolo di Tarso: da persecutore che era, si è convertito, quando ha visto
Gesù risorto (At 9,1-22; 22,6-16; 26,12-18; Gal 1,11-24; 1 Cor 15,8).
Questa testimonianza ha un notevole peso e non è facile da demolire, perché è sostenuta da tutta la vita
di Paolo, con quanto egli ha fatto e sofferto per il nome di Gesù.Un testo per tutti:
"Per me vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Fil 1,21).
Certo si deve concludere che Paolo era una persona convinta. Ed è difficile spiegare la sua convinzione
con un semplice colpo di sole sulla via di Damasco!
* Si noti però che questi argomenti (ed altri che si potrebbero portare), quantunque forti, non sono tali
da dimostrare la risurrezione.
Se così fosse, tutti gli intelligenti sarebbero cristiani e tutti gli stupidi no!
Per la risurrezione non si possono portare prove, ma solo garanzie, indizi. Ne consegue che l'atto di fede
sarà sempre un atto libero (= non costretto dall'evidenza), ma non stupido (perché ci sono garanzie).
Valutare se gli apostoli meritano fiducia è sempre un atto di notevole complessità, sia perché gli elementi
da analizzare sono molti (tutti i documenti delle prime chiese e la loro trasmissione), sia soprattutto
perché, nello stabilire il peso da attribuire ad ogni singolo elemento, interviene in modo decisivo la
persona che lo valuta, con tutta la sua esperienza, ma anche con tutta la sua soggettività. Per questo
nessun elemento sarà decisivo per convincere, in quanto, con un po' di buona volontà, potrà sempre
essere interpretato anche in altro modo.
D'altra parte nessuno potrà forse mai dimostrare con argomenti inoppugnabili che i motivi su cui si fonda
la fiducia verso una persona sono falsi.
La "forza" degli argomenti che vengono portati non sta in ciascuno di essi (presi singolarmente
potrebbero infatti essere scalzati), ma forse nella loro "convergenza" (card. Newman, fine 1800).
Non stupisca questa affermazione, quasi che la somma di molti argomenti incerti possa dare la certezza.
Sembra che in questioni storiche la cosa stia proprio così: di per sé un solo testimone veritiero è tanto
attendibile quanto mille, eppure mille testimoni, ciascuno dei quali può sbagliare, ci danno una garanzia
maggiore che non uno solo, soprattutto se si vede che sono indipendenti l'uno dall'altro.
Da quanto d etto si deduce che la fede non potrà essere "dimostrata". Se così fosse, sarebbe ancora fede?
Nell'atto di fede infatti intervengono sempre dei fattori arazionali che influiscono notevolmente sul
giudizio.
Credere non sarà mai un atto razionale (= dimostrabile razionalmente) o irrazionale (= assurdo), sarà
solo un atto ragionevole, altrettanto ragionevole quanto il non credere.
Pascal diceva: "A volte il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce".
In sintesi:
l'atto di fede degli uomini di oggi implica due passi successivi:
1) fiducia nella Chiesa che abbia tramandato bene il genuino insegnamento degli apostoli e ne garantisca
la fedele conservazione nel Nuovo Testamento;
2) fiducia negli apostoli che dicano il vero quando affermano che Gesù è risorto e raccontino le cose da lui
dette e fatte.
L'UOMO D'OGGI ----> CHIESA ----> N. T.
(fiducia) (trasmette)
N. T. ----> APOSTOLI ----> GESÙ È RISORTO
(fiducia) (affermano)
4. L'atto di fede degli apostoli
L'atto di fede del cristiano negli apostoli implica:
- l'accettazione della loro persona come degna di fiducia;
- l'accettazione di quanto essi hanno detto su Gesù.
Tra le loro affermazioni c'è anche questa: Gesù è il Figlio di Dio. Dunque tutte le sue parole sono vere.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
6
Egli risponde, a nome di Dio, al nostro problema del senso della vita.
Questo però gli apostoli non lo constatarono, ma lo credettero sulla parola di Gesù.
Anch'essi dunque fecero un atto di fede in Gesù.
Vediamo meglio.
Secondo quanto ci riferiscono i documenti del Nuovo Testamento, gli apostoli sentirono Gesù che diceva:
- "Sono il Figlio di Dio" (Mt 16,16-17; Mc 14,61-62; Mt 26,63-64; Gv 10,36)
- "Prima che Abramo fosse, Io sono" (Gv 8,58)
- "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6),
e molte frasi simili.
Però queste affermazioni relative alla coscienza che Gesù aveva di se stesso, non saranno mai
"dimostrabili" come vere, perché non sono evidenti.
Esse inoltre sono inaccettabili da un ebreo (tant'è vero che a volte gli ebrei presero i sassi per lapidare
Gesù, come bestemmiatore. Cfr. per es. Gv 10,31).
Per questo gli apostoli, nel sentirle, si domandarono: "Ma costui dice il vero? non sarà forse pazzo? O
bestemmiatore?" E chiesero a Gesù: "Che garanzia/segno ci porti di essere quello che dici e di agire a
nome di Dio?".
E Gesù rispose dando due garanzie complementari:
a) nel vangelo secondo Matteo presentò il segno di Giona:
"Come Giona era nel ventre del cetaceo tre giorni e tre notti, così sarà il figlio dell'uomo nel cuore della
terra tre giorni e tre notti" (Mt 12,40. Cfr. Lc 11,29).
Il figlio dell'uomo è Gesù stesso.
Si noti però che nel vangelo secondo Marco (8,11-13) Gesù si rifiuta di dare un segno.
b) nel vangelo secondo Giovanni offrì il segno del tempio:
"Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (lett. lo sveglierò)" (Gv 2,19).
e l'autore commenta:
"Egli parlava del tempio del suo corpo. Perciò quando risuscitò dai morti, i suoi discepoli si ricordarono
che egli aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che aveva pronunciato Gesù" (Gv 2,
21).
Entrambe le garanzie si riferiscono alla sua risurrezione.
Ma gli apostoli a tutta prima non gli credettero. Infatti, quando Gesù fu arrestato e crocifisso, tutti (o
quasi) lo abbandonarono.
Quando poi videro Gesù risorto e si convinsero che era proprio lui,
- ritennero sufficiente la garanzia della sua risurrezione;
- credettero che veramente fosse quanto aveva detto di essere, cioè il Figlio di Dio;
- decisero di fidarsi di lui e di accettarlo come il maestro della loro vita, anche perché, rileggendo alla luce
della risurrezione di Gesù l'Antico Testamento, che essi ritenevano Parola di Dio, trovarono in esso delle
conferme che egli fosse il messia: 1 Cor 15,3-5; Gv 2,22; 20,8-9; ecc.
Classico è l'esempio di Tommaso che, dopo aver visto Gesù risorto, concluse:
"Il Signore mio e il Dio mio"
ed il commento di Gesù:
"Poiché hai visto me, hai creduto. Beati coloro che, pur non avendo visto, hanno creduto" (Gv 20,28).
Da allora gli apostoli si impegnarono a vivere come Gesù aveva insegnato.
In sintesi:
gli apostoli accettarono che Gesù fosse il Figlio di Dio, perché, dopo che egli lo disse e fu messo a morte,
risorse.

Segue parte II

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
19/03/2010 17:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO -CAP.VI parte II

5. La struttura dell'atto di fede oggi
In base a quanto si è detto e per sintetizzare, l'atto di fede oggi si sviluppa attraverso i seguenti
passaggi:
1) atto di fiducia nella Chiesa, che abbia conservato bene l'insegnamento degli apostoli, selezionando e
tramandando senza manipolazioni i libri che lo contenevano e interpretandoli secondo quanto gli autori
volevano dire;
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
7
2) atto di fiducia (attraverso la Chiesa) negli apostoli che abbiano tramandato bene quanto Gesù ha fatto
e detto, in particolare la risurrezione di Gesù;
3) atto di fiducia (attraverso gli apostoli) in Gesù che sia veramente quello che ha detto di essere, cioè il
Figlio di Dio, il Cristo, poiché l'ha garantito con la risurrezione;
4) atto di fiducia (attraverso Gesù) in Dio, Padre di Gesù e Padre di tutti gli uomini, che abbia risposto al
problema del senso della vita umana.
CRISTIANO ---> CHIESA ---> N.T. ---> APOSTOLI ---> GESÙ "FIGLIO DI DIO" --->DIO PADRE
Come già notato, nessuno di questi passaggi è dimostrabile razionalmente.
Questo è lo schema teorico di un corretto atto di fede cristiano, secondo il cattolicesimo.
Tuttavia molte persone, che pure sono cristiane, non arrivano alla fede in Gesù seguendo questa linea in
modo cosciente, ma attraverso una "catena di fiducia".
Caso tipico, ma non unico, è quello del bambino che si fida della mamma, la quale si fida del parroco, il
quale si fida del suo professore di teologia...
Come si vede, ognuno accetta la testimonianza di un altro in cui ha fiducia.
Che dire di questa situazione?
È un vero atto di fede e per molti spesso è l'unico possibile; tuttavia basta che un solo anello della catena
si spezzi, perché la fede crolli. Spesso per es. succede che un cristiano, dopo un bisticcio con un prete,
abbandoni la fede.
Proprio per evitare questo inconveniente e comunque per economizzare il più possibile la fiducia, ha
senso mettersi a studiare i documenti del Nuovo Testamento in modo che la fiducia si appoggi il più
possibile sugli apostoli e non su intermediari.
Solo in questo modo si può credere che Gesù è il Cristo, senza essere disturbati dal comportamento a
volte poco coerente di certi cristiani attuali o passati. Gesù infatti è risorto (o non è risorto)
indipendentemente dal comportamento dei cristiani di oggi o di ieri.
Un fatto di 2000 anni fa non può essere cancellato da fatti che sono venuti dopo.
Ma poiché questi fatti di 2000 anni fa giungono alla persona attraverso gli autori dei fatti poco edificanti
che sono avvenuti dopo, allora la persona rifiuta o mette in dubbio il fatto antico.
6. Le reazioni dell'ascoltatore
Come mai, davanti all'annuncio della risurrezione, alcuni credono ed altri no?
Per rispondere a questa domanda analizziamo quali sono le possibili reazioni dell'ascoltatore:
1. NON MI INTERESSA
2. MI INTERESSA E PERCIÒ APPROFONDISCO
* CONCLUDENDO: + DEVO CREDERE [dono di Dio - illuminazione]
+ NON DEVO CREDERE
* DUBITANDO: + MOTIVATAMENTE
+ IMMOTIVATAMENTE [= paura]
Vediamo meglio i singoli casi:
1. "Non mi interessa"
Chi risponde così, a volte lo fa per orgoglio (dice di voler accettare solo quello che è razionale), o per
moda, o per non impegnarsi in una ricerca che potrebbe portarlo a cambiare una vita comoda, o perché è
condizionato da un'educazione anticlericale, o ancora perché non riesce a vedere in che cosa la
risurrezione di Gesù tocchi oggi la sua vita...
Comunque il discorso con lui è provvisoriamente chiuso. Lo studio del cristianesimo può rivestire per lui
solo un interesse culturale.
2. "Approfondisco"
In questo caso la persona riflette più a fondo su tutta la questione, onde prendere una decisione e può
arrivare ad una conclusione (sia pure non definitiva), oppure rimanere nel dubbio:
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
8
a) "concludendo"
Se la persona ritiene che i dati raccolti siano sufficienti per prendere una decisione, ha terminato la sua
ricerca, almeno fino a quando fatti nuovi nella sua vita vengano a riaprire da capo tutta la questione.
La conclusione può essere: vedo che devo credere, oppure vedo che non devo credere:
- "Vedo che devo credere"
Questa conclusione da molti teologi (compreso Tommaso d'Aquino) è chiamata "illuminazione", dono di
Dio (v. oltre).
Resta poi a questa persona il dovere di tradurre la sua fede in vita cristiana coerente (fede esplicita).
- "Vedo che non devo credere"
Secondo il cristianesimo anche questo atteggiamento è corretto, se nasce da buona fede (Rom. 14) e se
la persona si comporta coerentemente con la verità che ha scoperto, anche se tale verità non coincide col
cristianesimo. Si parla di fede implicita o di buona fede.
b) "rimanendo nel dubbio"
È lo stato di una persona che non sa decidersi da quale parte stare, in quanto o ritiene che gli elementi
raccolti non siano ancora sufficienti per prendere una decisione e ne attende altri più convincenti, oppure
ha il timore di non averli ancora analizzati a sufficienza.
A questo proposito occorre far notare che
- non c'è da sperare che in futuro le prove siano migliori, perché ci sarà sempre da fare un atto di fiducia
nei testimoni e tale atto sarà sempre libero (= non costretto dall'evidenza);
- il rimanere nel dubbio può essere un modo comodo per evitare una decisione impegnativa;
- il giudizio positivo o negativo che uno dà può essere sempre rivisto, qualora una più matura esperienza
e riflessione suggerissero la scelta contraria;
- a volte lo stato di dubbio è semplicemente un rifiuto della libertà dell'atto di fede: si vogliono delle
prove tali che "costringano" a credere. Così facendo si impone alla realtà delle cose di essere come
vogliamo noi... e questo è assurdo.
Un atteggiamento simile si ha per esempio quando si dice: "Se Gesù è risorto, perché non compare qui
ora? Solo così crederò".
Davanti a questo atteggiamento si può rispondere: chi assicura che sia proprio Gesù quello che
eventualmente comparisse? E che diritto si ha di esigere un "miracolo" per credere?
Il dubbio poi può essere di due tipi, motivato o immotivato:
1. dubbio motivato
si ha quando ci sono ragioni che fanno sospendere il giudizio. Altrimenti si tratta di
2. dubbio immotivato
si ha quando non ci sono ragioni di dubitare. In genere nasce dalla paura di errare nel prendere una
decisione, dalla paura di "buttarsi" in Dio, di impegnarsi in una vita senza certezze razionali assolute.
Come giudicare queste situazioni di dubbio?
È una situazione umana possibile e, secondo il cristianesimo, è accettabile solo se accompagnata dalla
volontà di risolvere o di vincere il dubbio. In pratica però, chi è nel dubbio non può agire: fino a quando
non dirà sì (facendo così un atto di fede), di fatto dice no.
* Possiamo ora rispondere alla domanda iniziale
"Perché alcuni credono e altri no?"
Davanti all'annuncio della risurrezione alcuni non credono, perché
- o l'evangelizzazione è stata fatta a loro malamente (errori nella predicazione o difetti nel
predicatore);
- o non ne è stata vista la credibilità;
- o, pur avendone vista la credibilità, non vogliono credere, perché non vogliono cambiare una vita
comoda.
Secondo il cattolicesimo solo in quest'ultimo caso vi è colpa morale nell'ascoltatore (malafede).
Precisazione
Fede e salvezza secondo il cattolicesimo
Per tranquillizzare qualche persona che ritiene di essere dannata se non crede agli apostoli, qualora, in
buona fede, ritenesse di non dover credere, precisiamo il rapporto tra fede e salvezza secondo il
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
9
cattolicesimo:
- tutti gli uomini sono chiamati da Dio alla salvezza, cioè alla vita eterna con Lui (1 Tim 2,4):
"Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi";
- non tutti sono chiamati alla fede esplicita in Gesù:
* non lo sono coloro a cui il vangelo non è stato predicato;
* non lo sono coloro a cui è stato predicato in modo incomprensibile o inaccettabile;
- la salvezza effettiva dipende dalla buona fede (Rom 14), cioè dal comportamento coerente con la verità
scoperta. D'altra parte non si può pretendere che una persona si comporti secondo una verità che non ha
scoperto o che non ha riconosciuto come verità.
7. La fede dono di Dio
Spesso si sente affermare che la fede è "dono di Dio".
Che dire di questa affermazione?
Essa può essere intesa nel senso che Dio a qualcuno concede la fede e ad altri no, secondo i suoi
imperscrutabili disegni.
Ma questo sarebbe contraddittorio. Infatti
- se "senza la fede è impossibile piacere a Dio" (Ebrei 11,6),
Dio, dando la fede a chi vuole, salverebbe solo chi vuole: predestinazione e negazione della libertà
dell'uomo;
- se "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi" (1 Tim 2,4),
dovrebbe dare a tutti la fede. Come mai allora non tutti ce l'hanno? (cfr. Gv 6,64: "Ci sono fra voi alcuni
che non credono").
Queste osservazioni fanno pensare che la frase "la fede è un dono di Dio" debba essere intesa in un altro
senso. Tentiamo!
È dono di Dio che
1. egli stesso abbia mandato Gesù e lo abbia fatto risorgere;
2. qualcuno abbia visto Gesù risorto e abbia comunicato la notizia ad altri, altrimenti sarebbe andata
perduta;
3. altri abbiano tramandato integra la testimonianza dei primi testimoni;
4. l'annuncio dei fatti di Gesù sia giunto alla persona che viene evangelizzata;
5. l'annuncio sia caduto in un terreno preparato dall'educazione precedente, per cui la persona
- ne ha viste le implicanze per la vita,
- ne ha vista la credibilità ("posso credere"),
- ha visto che doveva credere ("devo credere": illuminazione).
* Però, dopo questa serie di doni di Dio, la decisione se vivere coerentemente o no, spetta
esclusivamente alla persona, in tutta la sua libertà. Dio non c'entra più. Se anche il dire "sì" alla
predicazione fosse dono di Dio, sarebbe assurdo, nel cristianesimo, parlare di premio o di castigo. Ci
sarebbe la predestinazione anche alla dannazione, contro 1 Tim 2,4.
In sintesi:
dire che la fede è un dono di Dio equivale a dire che Dio mette certe persone nella condizione di fare un
atto esplicito di fede. Se non lo fanno sono colpevoli.
E che ne è di quelli che Dio non mette in queste condizioni? Cioè non dà loro il dono? Forse che si
dannano?
A volte qualche teologo ha risposto di sì, citando una frase di Gesù: " Chi crederà e sarà battezzato, sarà
salvo. Chi non crederà, sarà condannato" (Mc 16,16).
Tuttavia, siccome nel cattolicesimo è stata più volte condannata la teoria della predestinazione alla
dannazione da parte di Dio, la frase di Mc 16,16 si deve intendere così:
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
10
Chi, vedendo che deve credere,
- crederà e sarà battezzato, sarà salvo;
- non crederà, sarà condannato.
8. L'eresia
Chi sceglie di prestare fiducia ad un testimone, sceglie di accettare per vero tutto quanto il testimone
ritiene essenziale nella sua testimonianza.
Se perciò, tra le cose che il testimone racconta, si fa una scelta di accettarne alcune e non altre (in greco
éresis = scelta, da cui la parola eresia), la si fa in base ad un criterio soggettivo di ciò che è plausibile o
no. In questo caso il metro della verità non è più la parola del testimone, ma il proprio criterio personale.
E questo non è un atto di fiducia nel testimone. E dunque non è fede.
Operare una scelta di ciò che piace o no nella testimonianza apostolica e, indirettamente, nelle parole di
Gesù, equivale a rifiutare la fede cristiana.
Chi infatti ha scelto di prestare fiducia agli apostoli quando raccontano un fatto colossale come la
risurrezione, non dovrebbe avere difficoltà ad accettare tutte le affermazioni che gli apostoli hanno fatto
su Gesù e che essi stessi hanno giudicato importanti.
E poi, sulla garanzia della risurrezione, non dovrebbe avere difficoltà ad accettare come vero tutto quanto
disse Gesù e gli apostoli tramandarono, anche se ciò implica un effettivo "salto nel buio". Prendere solo
ciò che piace e lasciare ciò che non piace non è fidarsi di Gesù, ma di se stessi e quindi non è fede
cristiana.

Fine Cap. VI

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 3.408
Post: 2.407
Registrato il: 31/05/2007
Registrato il: 03/08/2007
Sesso: Maschile
Utente Master
Amministratore
11/04/2010 17:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota







[SM=g6198] [SM=g6198] Caro Franco, è terminato il ""tuo trattato""? [SM=g6198] [SM=g6198]





Una stretta di [SM=g1902224]



Pierino




contatto skype: missoltino 1
I nostri amici





OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
24/07/2010 00:13
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

IL CRISTIANO DISCEPOLO DI CRISTO I Parte
I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO
Capitolo 07
Il Cristiano
discepolo di Cristo
INDICE
In questo capitolo tratteremo:
1. il cristiano adulto
a. Atti 2, 36-42
b. Colossesi 2,6-3,11
c. Romani 14, 1-23
2. la "legge" di Gesù
3. vita cristiana e leggi esterne
4. la vita alla luce della risurrezione di Gesù
5. il peccato
1. Chi è il cristiano
Il cristiano (adulto) è colui che ha deciso
1. di prestar fiducia alle comunità cristiane (= la Chiesa),
che presentano il Nuovo Testamento come l'autentico insegnamento degli apostoli, fedelmente
tramandato ed interpretato (tradizione orale e tradizione scritta).
2. di prestar fiducia agli apostoli,
che stanno all'origine della tradizione: accettare perciò che abbiano visto e riferito bene quanto Gesù ha
fatto e detto, in particolare la sua risurrezione.
* La testimonianza degli apostoli è stata tramandata e garantita dalle comunità cristiane.
Quindi l'atto di fede negli apostoli implica necessariamente un atto di fiducia nella Chiesa, per ciò che
riguarda la selezione dei testi ufficiali del cristianesimo, la loro esatta trasmissione e la loro corretta
interpretazione lungo i secoli.
3. di prestar fiducia a Gesù,
i cui fatti e detti costituiscono il contenuto della tradizione. In particolare accettare che Gesù sia
veramente ciò che ha detto di essere e cioè:
- il Figlio di Dio (Mt 3,17; 16,15-17; 17,5; 26,63-64; Mc 1,11; 14,61-62; Lc 1,32.35; 3,22; 22,70; Gv
1,49; 6,69; 10,36; 11,4.27; 19,7)
- il maestro (Gv 13,13)
- la via, la verità e la vita (Gv 14,6).
* Garanzia portata da Gesù per essere creduto: la sua risurrezione (Mt 12,40; Lc 11,29; Gv 2,18-22).
I fatti e i detti di Gesù sono stati tramandati attraverso gli scritti degli apostoli e dei loro immediati
ascoltatori. Gesù infatti non ha scritto nulla che, per ora, sia giunto a noi. Quindi l'atto di fede in Gesù
implica necessariamente un atto di fiducia negli apostoli.
4. di comportarsi in modo conforme a quanto Gesù ha insegnato,
5. di diventare membro della Chiesa coi sacramenti, in particolare coi sacramenti dell'iniziazione
cristiana.
In una frase sintetica si può dire che il cristiano è il discepolo di Cristo, cioè colui che ha deciso di
assumere il modo di vivere del maestro che si è scelto liberamente.
CRISTIANO = DISCEPOLO DI CRISTO
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
2
Documentazione essenziale
Tutto il Nuovo Testamento è una grande riflessione per dire chi è e come deve comportarsi il cristiano.
Ecco, tra i tanti, tre testi significativi:
Primo documento
Atti di apostoli (cap. 2) - anni 61-63
È la conclusione del primo discorso fatto da Pietro a Gerusalemme il giorno di pentecoste (v. cap. 3).
36. "... Con certezza dunque conosca tutta la casa di Israele che e Signore e Cristo fece il Dio questo
Gesù che voi crocifiggeste".
37. Avendo ascoltato, ebbero il cuore compunto e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa faremo,
uomini fratelli?"
38. Pietro a loro: "Cambiate mentalità e sia battezzato ciascuno di voi nel nome di Gesù Cristo per la
remissione dei vostri peccati e riceverete il dono del santo Spirito.
* Il battesimo (immersione in acqua) era, presso gli ebrei, un rito di purificazione dalle impurità. In certi
casi era anche il segno con cui una persona dichiarava di voler diventare discepolo di un certo maestro
(rabbino) ed il maestro dichiarava di accettarlo. Perciò essere battezzati "nel nome di Gesù Cristo"
significava diventare suoi discepoli.
39. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti i lontani, quanti chiamerà il Signore Dio
nostro".
40. Con altre molte parole rendeva testimonianza e li esortava dicendo: "Salvatevi da questa generazione
perversa".
41. Quelli dunque che accolsero la sua parola, furono battezzati e aderirono in quel giorno circa tremila
persone (lett. anime ).
42. Erano poi assidui all'insegnamento degli apostoli, alla comunione (= vita comune), allo spezzamento
del pane ed alle preghiere.
* Lo spezzamento del pane con l'articolo indica quasi sicuramente l'eucaristia, la messa.
Dunque, secondo Pietro (o secondo Luca),
cristiano è colui che sceglie Gesù come maestro di vita. Diventa perciò "discepolo" di Gesù e lo
esprime col battesimo.
Secondo documento
Lettera di Paolo ai Colossesi (cap. 2 - 3) - anni 61-63
Cap. 2
6. Come dunque riceveste il Cristo Gesù il Signore, in lui camminate,
7. radicati ed edificati in lui e resi certi nella fede come foste ammaestrati, sovrabbondando nel
rendimento di grazie.
8. Badate che nessuno sia colui che vi trae in errore mediante la filosofia e vuoto inganno secondo la
tradizione degli uomini, secondo i princípi del mondo e non secondo Cristo:
* Polemica contro una dottrina (filosofia) che alcuni andavano diffondendo a Colosse, la quale poneva
tra Dio e gli uomini molti esseri intermedi (angeli - i princípi del mondo!) da cui la vita dell'uomo
dipendeva:
- in alto, sopra i cieli, stava Dio;
- al di sotto, in emisferi concentrici, stavano vari cieli, ognuno dei quali si credeva fosse retto da una
potenza angelica (eone). Ultimo di questi esseri, il più vicino all'uomo e quindi il meno perfetto, era il
Cristo;
- sulla terra stavano gli uomini;
- sotto terra, in un luogo detto Sheòl, stavano i morti e i demoni.
La ragione del "camminare secondo Cristo" è questa:
9. poiché in lui dall'alto-abita tutta la pienezza della divinità corporalmente,
* "dall'alto" è un'espressione ebraica per dire "da Dio", perché, secondo la concezione ebraica, Dio era
in alto, al di sopra dei cieli ed inoltre il nome di Dio non si doveva pronunciare.
10. e siate in lui riempiti, lui che è il capo di ogni principato e potestà.
11. In lui anche foste circoncisi con circoncisione non fatta da mano nello svestimento del corpo della
carne, nella circoncisione del Cristo.
* Paolo aveva intuito che per molti che si convertivano dal paganesimo la circoncisione poteva essere
un ostacolo alla fede in Gesù (perché indicava visibilmente l'appartenenza al popolo ebraico che allora era
odiato da molti pagani) e perciò non aveva esitato ad eliminarla (e con essa l'osservanza di molta parte
della legge mosaica).
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 7 di 12
3
Tuttavia nell'Antico Testamento, che è parola di Dio, la promessa di salvezza era stata legata da Dio alla
circoncisione:
"... e il mio patto sia nella vostra carne come patto perpetuo... il maschio non circonciso... ha violato il
mio patto: sia tagliato via dal popolo" (Gen 17,13-14).
La comunità cristiana perciò si trovava in difficoltà nel risolvere questo problema: come si può
appartenere al popolo della promessa senza essere circoncisi? Paolo risponde che il cristiano, innestato su
Cristo con il battesimo, forma un solo essere con Lui (che è circonciso) e quindi non ha più bisogno di
circoncisione propria, ma appartiene al popolo della promessa attraverso la circoncisione del Cristo.
12. Con-sepolti con lui nel battesimo, in lui anche foste con-risuscitati mediante la fede della potenza del
Dio che lo destò dai morti;
* Ritroviamo qui un'altra formulazione del nucleo centrale del cristianesimo: il battesimo è il segno della
immersione nella morte-risurrezione di Gesù e, accettandolo, il cristiano manifesta di credere nella
potenza di Dio che è capace di liberarlo dalla morte (il cristiano è talmente sicuro - fede - della potenza di
Dio che vive già da risorto con Gesù).
13. e voi che eravate morti per i peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, (con)donando a voi
tutti i peccati,
* Coloro che erano fuori dalla salvezza (= morti) sia per i loro peccati, sia per non appartenere al popolo
ebraico, Dio ha reso vivi con la stessa vita di Cristo. Come è avvenuto ciò? "Condonando tutti i peccati".
Siccome, nella mentalità ebraica, Legge - Peccato (trasgressione della legge) - Morte sono tre realtà
strettamente unite (cfr. Gen 2,17), Gesù, vincendo la morte, ha vinto anche il peccato e la legge.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
4
IL SIGNIFICATO DEI GESTI BATTESIMALI
gesti simbolici significato
- i battezzandi si riunivano presso la piscina battesimale,
dal lato ovest e voltati verso ovest (il luogo dove il sole
tramonta)
- tramonta la vecchia vita: la tenebra, il peccato
- ognuno si svestiva - spogliarsi del vecchio modo di vivere (del vecchio
uomo)
- si girava da ovest ad est - voltarsi verso la luce che sorge - Cristo sole di
giustizia
- scendeva nella piscina - discesa nel sepolcro con Cristo
- veniva immerso completamente nell'acqua - immersione nella morte di Gesù; morire con Cristo a
questo mondo; purificazione dal peccato
- usciva dalla piscina - passaggio dalla morte alla vita - risurrezione con
Cristo
- veniva unto dal vescovo - presa di possesso da parte di Dio
- veniva rivestito di abito bianco - inizio della nuova vita
14. avendo stracciato la cambiale a noi avversa - per mezzo delle prescrizioni - quella che era opposta a
noi, e l'ha tolta di mezzo inchiodandola alla croce;
* La cambiale è la legge mosaica e Paolo vuol dimostrare che la legge (mosaica) è superata e perciò non
vincola più il cristiano che ha ormai un altro modello di vita.
Ecco il suo ragionamento, tradotto in linguaggio occidentale:
+ Attraverso Mosè l'ebreo ha fatto un patto con Dio (le tavole della legge) e si è impegnato (la cambiale!)
ad osservarlo. Segno di questo è la circoncisione.
+ Però l'ebreo non è riuscito ad osservare la legge (cfr. At 15,10). Perciò la legge è diventata testimone
contro di lui.
+ E siccome la trasgressione della legge è peccato e al peccato è associata dalla legge di Mosè la pena di
morte, la legge ha condannato l'ebreo a morte (e non solo l'ebreo, ma tutti gli uomini: infatti tutti gli
uomini muoiono; cfr. Rom 5).
+ Da questa condanna a morte non è stato risparmiato neppure Gesù, quantunque fosse innocente (è
risorto!).
+ Però la legge mosaica, uccidendo Gesù, si è distrutta. Infatti
- nella legge è scritto che chi uccide un innocente deve essere ucciso (cfr. Deut 19,11-13);
- ma la legge ha ucciso Gesù, che era innocente (risorgendo, ha vinto la morte e quindi ha
dimostrato di non essere peccatore);
- quindi la legge deve essere uccisa.
15. avendo (Dio) spogliato i principati e le potestà li espose in franchezza, conducendoli nel trionfo in/con
lui (Cristo).
16. Nessuno dunque vi giudichi in cibo e bevanda o in fatto di festa o di neomenia o di sabati
* La neomenia era la festa di inizio del mese.
17. (cose) che sono ombre delle future, il corpo invece (è) del Cristo.
Paolo afferma: "Siete liberi da tutte queste sciocchezze (ombra = apparenza)!"
Nessuna prescrizione esterna può dare salvezza all'uomo.
* Il corpo (è) del Cristo - interpretazioni:
1) la realtà (di cui quelle erano "ombra") è il Cristo: ormai è venuta la realtà (Cristo) e perciò lasciate da
parte le ombre (apparenze);
2) l'uomo è del Cristo:
a) l'uomo non dipende da queste potenze intermedie, ma da Cristo;
b) la vita dell'uomo appartiene a Cristo e non più all'uomo stesso;
3) la Chiesa è del Cristo: i cristiani accettano di dipendere solo dal Cristo e non dalle potenze angeliche;
per cui, se qualcuno accetta ancora di dipendere da queste potenze, non fa più parte della chiesa di
Cristo (cfr. v. 19).
18. Nessuno pronunci sentenze contro di voi compiacendosi in umiltà e culto degli angeli, seguendo le
cose che ha visto, invano gonfiandosi col pensiero della sua carne
19. e non afferrandosi al capo (Cristo), dal quale tutto il corpo (Chiesa), che mediante giunture e legami
riceve sostentamento e unione, cresce la crescita di Dio.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 7 di 12
5
* L'idea contro cui Paolo combatte: una salvezza che viene all'uomo mediante le opere dell'uomo.
Questo modo di vivere umano-carnale dà una certa ebbrezza di dominio su di sé e gonfia l'uomo di
orgoglio, di autosufficienza. Ma proprio questa autosufficienza dell'uomo, questo volersi sganciare da Dio
è il peccato.
Conseguenze:
20. Se moriste con Cristo agli elementi del mondo, cosa vi lasciaste prescrivere come viventi del mondo:
21. "non prendere" e "non gustare" e "non toccare",
* Verbi senza complemento oggetto: è sottinteso "cibi".
22. cose che sono tutte verso la corruzione con l'uso, secondo le prescrizioni e insegnamenti degli
uomini?
* Sembra che questo sia un commento di Paolo da mettere fra parentesi: tutte cose queste che sono
destinate a logorarsi col tempo.
23. Le quali cose hanno sì apparenza (lett. fatti, parole) di sapienza in culto volontario e umiltà e severo
trattamento del corpo, non in qualche valore, verso il soddisfacimento della carne.
* Queste cose non hanno valore in sé, ma conducono solo verso il soddisfacimento del proprio orgoglio
(cfr. Lc 18, la parabola del fariseo che dice: "Ti ringrazio Signore, che non sono come gli altri uomini... io
invece...").
Cap. 3
1. Se dunque con-risorgeste col Cristo, cercate le cose in alto,
* Ecco il programma della vita cristiana: siccome appartenete al Cristo risorto (dato che siete risorti a
vita nuova) avete definitivamente rotto col mondo e allora dovete cercare le cose di Dio (= "in alto").
dove il Cristo è, seduto nella destra di Dio;
* Ricorda l'uso dei sovrani orientali di far sedere alla propria destra il figlio primogenito (cfr. Salmo
110,1): Gesù è figlio di Dio.
2. pensate le cose in alto, non quelle sopra la terra.
* Rivela la tensione esistente tra le realtà entro cui si svolge la vita del cristiano: terra e cielo.
Questo testo non è un invito al disimpegno in questo mondo, ma ad evitare il peccato.
3. Moriste infatti
* I cristiani sono già morti agli elementi del mondo e alle loro passioni dato che vi hanno rinunciato col
battesimo.
e la vita vostra è stata nascosta con il Cristo in Dio:
* La vita di Dio è già presente, ma ancora non è oggetto di esperienza, ancora non si vede,
4. quando il Cristo si manifesterà, la vita nostra, allora anche voi con lui sarete manifestati nella gloria.
5. Mortificate (lett. fate morire) dunque le membra quelle sulla terra, fornicazione, impurità, passione,
desiderio cattivo e la cupidigia che è idolatria,
6. per le quali cose viene l'ira del Dio;
7. nelle quali anche voi camminaste allorquando vivevate in esse;
8. ma deponete anche voi tutte (queste cose), ira, bramosia, cattiveria, bestemmia, turpiloquio dalla
vostra bocca;
9. non ingannatevi gli uni gli altri, essendovi svestiti del vecchio uomo con le sue opere,
* Richiamo allo spogliarsi dei vestiti prima del battesimo: rottura definitiva col vecchio modo di vivere.
10. ed essendovi rivestiti del nuovo,
* Richiamo al rivestirsi dell'abito nuovo dopo il battesimo: l'uomo nuovo è il cristiano, oppure (meglio
forse) Gesù come modello del cristiano.
quello rinnovato in conoscenza
* quello che ha ricevuto una illuminazione nuova, una conoscenza nuova,
secondo l'immagine di chi lo creò,
* secondo l'immagine, il modello di uomo che aveva in mente il Creatore quando lo creò.
E questa "immagine" (cfr. Gen 1,26-27: Facciamo l'uomo ad immagine...) è Gesù, Figlio di Dio,
primogenito di tutta la creazione (cfr. Col 1,15-17; Ef 1,3-5). Questo significa che, quando Dio pensò
all'uomo, lo pensò come Gesù, che diventa il modello impresso da Dio in ogni uomo e rivelato nella
pienezza dei tempi, perché l'uomo potesse diventare volontariamente "giusto", cioè conforme al modello
che Dio gli stabilì.
11. dove
= in questa immagine che Dio aveva quando creava l'uomo
non c'è greco e giudeo, circoncisione e prepuzio, barbaro, scita, schiavo, libero,
e in Galati (3,28) aggiunge "maschio e femmina" - il superamento di ogni razzismo!
ma tutto e in tutti Cristo.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
6
Terzo documento
Lettera di Paolo ai Romani (cap. 14) - anno 57
Il problema:
È lecito al cristiano mangiare carni immolate agli idoli?
Alcuni cristiani rispondevano di no con la motivazione: mangiare la carne immolata ad un idolo è fare
un'offesa al vero Dio.
Altri rispondevano di sì con la motivazione: gli idoli non esistono e quindi la carne è immolata a nessuno.
Mangiarla diventa un atto di fede nell'unico Dio.
Questo problema divideva le prime comunità cristiane soprattutto durante i pasti comunitari (cena del
Signore?). Paolo ne parla anche in 1 Cor 8.
La risposta di Paolo:
a) ognuno segua la propria coscienza:
- chi mangia la carne, lo fa per Dio;
- chi non mangia la carne, lo fa per Dio;
- i cristiani sono opposti quanto a comportamento, ma convergenti quanto a motivazione: per Dio.
b) il forte di fede rispetti la coscienza del debole: ognuno deve rispondere di sé a Dio.
Cap. 14
1. Il debole di fede accogliete non con critiche di opinioni.
2. Uno crede di (poter) mangiare di tutto, il debole invece mangia (solo) verdura.
* La divisione nella comunità era dovuta al fatto che coloro che mangiavano carne disprezzavano quelli
che non ne mangiavano; mentre coloro che non ne mangiavano erano scandalizzati nel vedere fratelli di
fede che mangiavano di queste carni immolate e li ritenevano peccatori.
Paolo cerca di comporre questa divisione mediante un principio fondamentale:
ognuno ha il diritto di essere rispettato nella situazione di fede in cui si trova, perché ciò che accomuna
tutti è l'obbedienza all'unico Dio come ognuno è capace di capirne la volontà.
3. Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia; colui che non mangia non giudichi (= condanni)
colui che mangia: il Dio infatti l'ha accolto.
4. Tu chi sei che giudichi un servo altrui? (dipende) dal suo padrone se sta in piedi o se cade; starà in
piedi però, è capace infatti il Signore di tenerlo in piedi.
* Condannare è facile, per ciascuna delle due parti; ma è altrettanto arbitrario. Infatti ciascun fedele,
forte o debole di fede che sia, aderisce personalmente a Cristo e a Dio. Chiunque guarda dal di fuori si
mette in una prospettiva sbagliata, come chi vuole giudicare un domestico non essendone il padrone: che
ne sa lui degli ordini che il servo ha ricevuto dal padrone?
5. Uno infatti giudica tra giorno e giorno, un altro invece giudica importante ogni giorno: ciascuno nel suo
giudizio sia pienamente convinto.
6. Colui che bada al giorno vi bada per il Signore. E colui che mangia, mangia per il Signore, ringrazia
infatti il Dio; e colui che non mangia, non mangia per il Signore e ringrazia il Dio.
* Qualunque comportamento si tenga, se sorretto dalla buona fede, è buono, in quanto ciò che si fa, si fa
per il Signore.
7. Nessuno infatti di noi vive per se stesso e nessuno per se stesso muore;
8. se infatti viviamo, viviamo per il Signore, se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo
sia che moriamo, siamo del Signore.
9. Per questo infatti Cristo morì e rivisse (lett. visse) affinché fosse il Signore e di morti e di vivi.
10. Tu invece, perché giudichi (= condanni) il fratello tuo? O anche tu, perché disprezzi il fratello tuo?
Tutti infatti staremo davanti al tribunale di Dio.
11. È scritto infatti: "Per la mia vita, dice il Signore, a me si piegherà ogni ginocchio ed ogni lingua
renderà gloria al Dio" (Is 45,23).
12. Perciò dunque ciascuno di noi renderà ragione di sé al Dio.
* È nello stile tipico di Paolo ridire con parole diverse la stessa idea, quasi per farla entrare meglio nella
mente di chi legge. Il concetto qui espresso è il medesimo espresso al v. 10.
* "Piegare il ginocchio" era il gesto che si faceva davanti al re, il quale aveva tutti i poteri, compreso il
potere giudiziario.
13. Non più dunque a vicenda giudichiamoci; ma questo giudicate piuttosto, di non porre inciampo al
fratello o scandalo (= pietra che imbroglia il cammino).
14. So e sono persuaso nel Signore Gesù che niente è impuro di per sé; ma per colui che pensa che
qualcosa è impuro, per lui (è) impuro.
* Questo è il culmine del pensiero di Paolo in questo capitolo: il trionfo della coscienza.
Paolo afferma, richiamandosi a Gesù stesso, addirittura sotto forma di giuramento, che il bene o il male
non sta nei cibi (o in qualsiasi cosa esterna all'uomo), ma nella coscienza delle persone. In Mc 7,17-23
Gesù parla di "cuore" e dichiara puri tutti i cibi.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 7 di 12
7
15. Se infatti per un cibo il fratello tuo è contristato, non cammini certo secondo la carità. Per il cibo tuo
non uccidere quello, per lui (lett. per il quale) Cristo morì.
* È meglio lasciare il fratello debole nella sua persuasione erronea, dato che non è in grado di capire
ancora la verità intera, piuttosto che porgli dei problemi più grandi di lui, che lo metterebbero in crisi di
fede: sarebbe questa una vera mancanza di carità.
16. Non sia screditato dunque il vostro bene.
17. Il regno del Dio infatti non è cibo, bevanda, ma giustizia e pace e gioia in Spirito santo;
18. colui infatti che in questo serve il Cristo, è gradito al Dio e stimato dagli uomini.
19. Dunque seguiamo le (opere) della pace e le (opere) dell'edificazione reciproca.
20. Non distruggere a causa di un cibo l'opera del Dio.
* L'opera del Dio probabilmente è la fede.
Tutte le cose (sono) pure, ma (è) male per l'uomo che mangia per (= nonostante si accorga di causare)
inciampo.
* Paolo ripete il principio del v. 14. E sottolinea che il male sta nel motivo per cui si agisce.
21. (È) bello non mangiare carne, né bere vino, né (fare cosa) in cui il fratello tuo cada (o sia
scandalizzato o si indebolisca - aggiunta di alcuni manoscritti).
22. La fede (= convinzione?) che hai custodiscila per te stesso davanti al Dio.
* Non si chiede ad una persona "forte di fede" di rinunciare alle proprie convinzioni (sarebbe illogico dopo
il discorso fatto prima), ma le si chiede di inglobare tra le proprie convinzioni anche la carità, di modo che
sappia rinunciare ad un po' della sua libertà per non danneggiare quel fratello, per il quale Cristo ha
rinunciato addirittura alla vita
Felice colui che non giudica se stesso in ciò che approva.
* Frase difficile da interpretare. Pensiamo voglia dire: "Felice colui che non usa due pesi e due misure",
cioè: "Felice colui che, avendo accettato per sé il principio della libertà di coscienza, non lo nega poi per il
fratello debole di fede, condannandolo".
23. Ma colui che è incerto, se mangia, è condannato perché non da fede; tutto ciò che non (deriva) da
fede, è peccato.
* Fede = buona fede, secondo la maggior parte dei biblisti.
Chi, per la sua fede debole, vede, anche solo confusamente, un rapporto negativo tra la coscienza e il
mangiare carne immolata agli idoli, se mangia, si condanna da solo, perché non è più guidato dalla fedecoscienza.
E siccome tutta la vita cristiana si svolge nell'ambito della fede, qualunque elemento estraneo
che l'uomo non faccia rientrare in questo ambito, è peccaminoso. Non c'è alternativa: o fede che plasmi
tutta la vita pratica e divenga quindi anche coscienza, o peccato (= malafede).
In conclusione, partendo da un caso particolare, Paolo teorizza il principio della coscienza: ognuno deve
imitare Gesù (principio oggettivo della morale cristiana), come è in grado di conoscerlo (principio
soggettivo).
Ciò che conta davanti a Dio non è l'azione che si fa, ma il movente.
E tuttavia la libertà cristiana non è arbitrio. Si veda al proposito un altro testo di Paolo (lettera ai
Galati, 5,13):
"Voi foste chiamati a libertà, fratelli; soltanto, non usate la libertà a pretesto per la carne (= per vivere
secondo il vostro comodo), ma siate servi gli uni agli altri mediante la carità"
MORALE CRISTIANA
* IMITARE GESÙ (aspetto oggettivo)
COSÌ COME LO PRESENTA LA COMUNITÀ CRISTIANA (APOSTOLI)
* SECONDO LA CONOSCENZA DI LUI (aspetto soggettivo)
PERÒ la coscienza non è autonoma,
ma illuminata da Gesù.


Segue II Parte


Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:03. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
Horloge pour site Orologio per sito