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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO - PREMESSA.

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2010 00:13
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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO CAP IV
Capitolo IV
Essendo un pò lungo viene suddiviso in varie parti per facilitarne la lettura.
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La storicità della risurrezione
INDICE
In questo capitolo vedremo:
- i documenti antichi per stabilire la storicità della risurrezione
Analizzeremo i seguenti documenti:
- Giovanni 20, 1-10 (i lini sepolcrali)
- Matteo 27-28 (le guardie al sepolcro)
- il vangelo (apocrifo) di Pietro (le divergenze)
In appendice riporteremo:
- i documenti del I-II secolo riguardanti il "fatto" della risurrezione
1. Il problema
La risurrezione, di fatto predicata, è anche successa?
Dall'analisi dei documenti emerge con sicurezza qual è il punto di partenza della predicazione degli apostoli. Uno di tali documenti (1 Cor 15) ci ha anche fatto sapere che la risurrezione di Gesù è il
fondamento del cristianesimo: tolta quella, tutto il discorso si svuota e diventa inconsistente.
Poiché la risurrezione riveste di fatto tutta quest'importanza nel cristianesimo, è lecito procedere ad un'accurata indagine per cercare di appurare:
- se la risurrezione, di fatto predicata, è davvero successa;
in altre parole,
- se è proprio vero che Gesù è risorto.
2. Il metodo di lavoro
LA RISURREZIONE È SUCCESSA?
per rispondere useremo il METODO STORICO, cioè
- REPERIMENTO DOCUMENTI (v. Appendice)
- CRITICA DI ESSI = autore, data di composizione, fonti
- LETTURA DEI DOCUMENTI
- CONFRONTO TRA ESSI: si noteranno CONVERGENZE
DIVERGENZE
CONTRADDIZIONI
- INTERPRETAZIONE DEI DOCUMENTI: LA RISURREZIONE È CAPITATA?
Risposte:
EBREI non cristiani: NO ! - Furto del cadavere – malafede
SCUOLA CRITICA: NO ! - Errore degli apostoli in buona fede
SCUOLA MITICA : NO ! - Errore dei cristiani greci in buona fede
SCUOLA TRADIZIONALE: SÌ !
Al termine di questo lavoro saremo in possesso dei dati necessari per formulare un nostro giudizio
personale, che potrà essere:
- sono disposto a credere che il fatto sia successo (atto di fede);
- non sono disposto a credere che il fatto sia successo;
- rimango nel dubbio, almeno per ora.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
2
3. I documenti per risolvere il problema
I documenti a nostra disposizione per ora sono:
LIBRO ANNO TESTIMONE
OCULARE
N.T. NOTE
MARCO 50/65 NO SÌ Segretario di Pietro (l'ultima parte del cap. 16 però non è sua)
LUCA 55/75 NO SÌ Discepolo di Paolo e di altri apostoli: fece "diligenti ricerche"
MATTEO (45)/80 (SÌ)/NO SÌ Vang. originario in lingua semita; l'attuale è una rielaboraz. in greco
GIOVANNI - 20 80/100 SÌ SÌ È "il discepolo che Gesù amava"
GIOVANNI - 21 > 90 NO SÌ Aggiunta al vang. da parte di un discepolo dopo la morte di Gv NICODEMO (apocr.)I-II
sec. NO NO Riferisce tradizione di memorie di Nicodemo (?)
APOSTOLI
(apocr.)
II sec. NO NO Lettera attribuita agli apostoli scritta per completare
i vang. can.
PIETRO (apocr.) 150? NO NO Attribuito a Pt falso); cerca di conciliare le diverg. dei vang. can.
GIUSTINO 155 NO NO Riferisce frasi del rabbino ebreo Trifone
4. Scopo nostro nel leggere i documenti Noi leggeremo i documenti allo scopo di capire il più precisamente possibile quanto l'autore ha
voluto comunicare.
* Questo è l'aspetto oggettivo della nostra analisi.
Il lettore poi dovrà porsi il problema personale di valutare se ciò che gli autori scrissero corrisponde a verità, oppure se si sbagliarono in buona fede, oppure ancora se mentirono coscientemente.
* Questo è l'aspetto soggettivo della nostra analisi.
Non è nelle nostre intenzioni "plagiare" le persone in modo che credano.
L'atto di fede resterà sempre un atto libero che impegna la responsabilità personale.
5. Lettura dei documenti
Allo scopo di acquisire i dati necessari in relazione alla storicità della risurrezione, il lettore interessato
farà bene a:
1. leggere attentamente tutti i documenti che possediamo al riguardo (sono riportati in appendice);
2. confrontarli tra loro;
3. mettendo in evidenza tra loro :
- le convergenze
- le divergenze
- le contraddizioni.
Noi ci limiteremo all'analisi (in traduzione letterale) di due brani dei vangeli canonici che riteniamo
particolarmente significativi:
- la disposizione dei lini sepolcrali (Gv 20,1-10);
- le guardie al sepolcro (Mt 27,57-66 e 28,11-15).
Ci porremo poi il problema delle divergenze dei racconti e vedremo come il vangelo di Pietro (apocrifo)
abbia tentato di eliminarle.
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
3
Primo documento: Gv 20,1-10: i lini sepolcrali
1. Informazioni preliminari sul vangelo
1. La tradizione antica è unanime nel dire che questo vangelo l'ha scritto (o dettato) Giovanni, l'apostolo amato da Gesù, ad Efeso, quando era vecchio.
Unica voce contraria: Eusebio di Cesarea.
Egli scrisse che ad Efeso c'erano due Giovanni: Giovanni l'Apostolo e Giovanni l'Anziano (in greco "presbitero") e che il vangelo l'avrebbe scritto l'Anziano.
2. Fino al 1700 la totalità degli studiosi accettava la tradizione e collocava questo vangelo verso gli anni 80/90.
Dal 1700 i "critici" tedeschi (= la scuola critica o razionalista, che cercava di leggere i vangeli servendosi della sola ragione e togliendo perciò da essi tutto il "miracoloso") accettarono invece la tesi di Eusebio e collocarono questo vangelo dopo il 100 - alcuni anche al 180 - onde rendere possibile le amplificazioni popolari per far sorgere il "miracoloso".
3. I dati attuali
Scoperte archeologiche recenti hanno portato nuova luce su tale questione:
* il papiro P52, trovato in Egitto nel 1934 (v. figura), contiene alcuni versetti del cap. 18 di questo vangelo.
È stato datato dai papirologi attorno al 125 d.C. Quindi, tenuto conto che per essere copiato e per arrivare da Efeso in Egitto c'è voluto un po' di tempo, restano confermate le date che pongono questo
vangelo attorno al 100 o anche prima.
* la scoperta della piscina di Bethesdà (Gv 5,1-9) nel 1898 e del Lithòstrotos (Gv 19,13) con gli annessi del palazzo del Pretorio (1900-1963) hanno rivelato che l'autore conosceva bene Gerusalemme prima della sua distruzione del 70 d.C. e quindi potrebbe essere un testimone oculare (come emerge anche da tanti altri particolari del libro). * L'autore si firma "il discepolo che Gesù amava".
Chi può essere?
Tre sono, secondo i vangeli sinottici (Mt, Mc e Lc), i discepoli amati da Gesù: Pietro, Giacomo e Giovanni.
Ora il "discepolo che Gesù amava":
- non può essere Pietro, perché è nominato insieme al discepolo amato (cfr. Gv 20,2);
- non può essere Giacomo "fratello di Giovanni", perché è stato ucciso da Erode nel 43 (Atti 12,3);
- allora è Giovanni.
E che sia Giovanni può essere confermato da due indizi:
* Giovanni non è mai nominato in tutto il IV vangelo, che pure è il vangelo che riferisce il maggior numero di interventi di apostoli;
* i Giovanni famosi nel N.T. sono due: il Battezzatore e l'Apostolo. In questo vangelo, quando si parla di Giovanni il battezzatore, lo s i chiama semplicemente Giovanni. Se l'autore del vangelo è l'altro Giovanni, non c'è ambiguità e perciò non sente la necessità, come fanno i Sinottici, di qualificarlo come "il battezzatore".
il papiro P52
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
4

2. Analisi del testo
È l'unico vangelo canonico che parla dettagliatamente della disposizione dei lini nel sepolcro di Gesù.
1. Il primo (giorno) della settimana, Maria la Maddalena va di buon mattino quando c'è ancora tenebra al sepolcro e vede la pietra tolta dal sepolcro.
* il primo (giorno) della settimana: è la domenica dopo la
sepoltura di Gesù, la quale, secondo tutti i vangeli, è
avvenuta il venerdì nel tardo pomeriggio (stava per cominciare il sabato, cosa che, secondo gli ebrei, avviene a tramonto del sole).
* Maria Maddalena: Maria di Màgdala (località della Galilea
sul lago di Genezareth). Persona ben nota ai vangeli: Mt
27,56-61; Mc 15,40-47; 16,1.9; Lc 8,2; 24,10; Gv 19,25;
20,18.
Secondo Giovanni ad andare al sepolcro quella domenica
mattina è stata una sola donna: Maria Maddalena (anche se al
v. 2 c'è il plurale "non sappiamo" che fa pensare che le donne
fossero più di una).
Qui c'è una divergenza rispetto ai sinottici:
- per Matteo le donne sono 2: Maria Maddalena e l'altra Maria (28,1);
- per Marco le donne sono 3: Maria Maddalena, Maria quella di Giacomo e Salome (16,1);
- per Luca le donne sono almeno 5: Maria di Màgdala, Giovanna, Maria di Giacomo e "le altre" (24,10).
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 4 di 12
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* quando c'è ancora tenebra: c'è divergenza rispetto a Mc 15,2 che dice: "sorto il sole" (e tuttavia prima Marco aveva detto "assai di buon'ora", come anche Luca 24,1: "ai primi albori").
Qualche commentatore preferisce interpretare la frase di Giovanni non in senso storico, ma in senso figurato: Maria era ancora nella tenebra dell'incredulità. Sant'Agostino invece interpreta: Maria
Maddalena partì da casa quando c'era ancora tenebra e giunse al sepolcro quando il sole era già alto.
* la pietra tolta dal sepolcro: nei sepolcri ebraici dei tempi di Gesù (ne conosciamo almeno 4), la pietra posta all'ingresso non può "ribaltare", essendo bloccata in una scanalatura praticata nel tufo (si veda disegno e foto) e perciò il sepolcro non può essere stato aperto dall'interno con una spallata. Per questo Maria conclude che il cadavere è stato rubato.
2. Corre quindi e va da Simone Pietro e dall'altro discepolo che Gesù amava e dice loro: "Tolsero il
Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo posero".
3. Uscì allora Pietro e l'altro discepolo e andavano al sepolcro.
4. Correvano i due insieme e l'altro discepolo pre-corse più velocemente di Pietro e giunse primo al sepolcro.
* È curiosa la frase di Maria: "Tolsero il Signore... e non sappiamo..." (v.2).
L'ipotesi da lei fatta è la più ovvia: se venerdì il cadavere fu messo là ed ora non c'è più, è chiaro che qualcuno l'ha portato via.
Ma dove l'avranno messo? "Non sappiamo"!
Evidentemente (al dire dell'evangelista - testimone oculare -) per Maria (e per qualche altra donna che era con lei) e poi per Pietro ed "il discepolo che Gesù amava" l'eventuale trafugamento o spostamento del cadavere non era noto. D'altronde nessuno dei tre (o più) ha pensato alla risurrezione che pure, stando ai vangeli canonici, Gesù aveva profetizzato direttamente: Mt 16,21; 17,9.23; 20,19; 26,32; 27,63; Mc 8,31; 9,9.10.31; 10,34;14,28; Lc 9,22; 18,33; 24,46 o indirettamente: Mt 12,40; 16,4; 26,61; Mc 14,58; Lc 11,29-30; Gv 2,19.
* il plurale "non sappiamo" farebbe pensare che le donne al sepolcro siano più di una, come dicono d'altronde i sinottici. Si noti poi che in 20,13 c'è il singolare "non so".
* il Signore (v.2). E strana questa affermazione in bocca a Maria quel mattino. Infatti "Signore", usato alla terza persona, è un termine normalmente riferito solo a Dio (molte volte) o a Gesù risorto (in Gv 11,2; 20,18.20.25; 21,7.7) o all'imperatore di Roma (At 25,26). Questo farebbe pensare che Giovanni metta in bocca a Maria Maddalena la parola "Signore" già come conseguenza della sua fede (sorta dopo) in Gesù come Figlio di Dio.
* I precisi particolari raccontati in questi versetti e nei seguenti si spiegano bene se "il discepolo che Gesù amava" è il testimone oculare che ha scritto il vangelo, cioè Giovanni.
5. E chinatosi vede giacenti (afflosciati?) i lini tuttavia non entrò.
6. Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti (afflosciati?)
* i lini: la traduzione "bende" è insostenibile perché in greco "bende" si dice keirìai (cfr. Gv 11,44: le bende del cadavere di Lazzaro). Qui invece c'è il termine greco othónia cioè generici "tessuti di lino".
Breve documentazione:
Nel 1952 è stato pubblicato dalla Biblioteca Rylands un papiro (Gk 627), proveniente da Ermopoli in
Egitto, scritto su 9 colonne sulle due facciate per un totale di 349 righe.
È una lista, in greco, di biancheria di un agente dell'amministrazione romana in Egitto, il cui nome era
Teófane (anno 320 d.C.). In essa si vede che il termine othonìôn è un termine generico che indica vari tessuti di lino, perché è l'unico nome nella lista che è al genitivo plurale e non ha accanto il numero dei capi.
Ecco le prime 17 righe e la riga 41 (testo e traduzione):
Anagraphe skeuôn - Elenco capi di vestiario
Stichària leptà (tuniche leggere) 2 Stichária (tuniche) 3
Idióchromos (monocolore?) 1 Delmatikáia (dalmatiche piccole?) 4
Delmatiká (dalmatiche) 2 Anaboládia (soprabiti) 3
Idióchromoi (monocolori?) 2 Fakiárion (indumento per la faccia?) ?
Maphortína alla (altre mafortine?) 2 Drákion (asciugamano) 1
Biròi (casacche) 2 Balánaria (asciugamani per bagno?) 4
Chlámys (clamide) 1 Sabanofakiárion (tovagliolo) 1
Othoníôn homóios (tessuti di lino
ugualmente) (senza numero)
Sindónia (lenzuoli) 4
Pháskiai (fasce bende) ?
6
* giacenti: questa è la traduzione letterale del termine greco "kéimena". Non è corretto tradurre "per terra".
La parola "afflosciati" messa tra parentesi non è la traduzione, ma una nostra interpretazione, che sarà chiarita in seguito.
7. e il sudario che era sopra il suo capo non con i lini giacente ma diversamente/separatame nte inarrotolato in un unico luogo.
Quella che presentiamo qui è la traduzione letterale e facciamo notare che nei manoscritti antichi non esistono varianti al testo greco che rendano possibili altre traduzioni. Purtroppo esistono traduzioni difettose.
Bisogna riconoscere che il testo non è chiaro. Ciò costringerà a dare di esso una qualche interpretazione, perché c'è da supporre che colui che scrive lo faccia per farsi capire. Tuttavia, qualunque sia
l'interpretazione proposta, non dovrà fare violenza al testo.
* sudario: fazzoletto (per asciugare il sudore). Qui intenderemmo mentoniera (cfr. Gv 11,44: Lazzaro ha la faccia legata con un sudario).
Noi daremo di questi vv. 6b-7 una nostra interpretazione, dopo aver analizzato i versetti successivi.
Per ora facciamo solo notare che il participio "in-arrotolato" (greco: entetyligménon) in greco è un perfetto, che indica quindi un'azione del passato i cui effetti perdurano al presente e che perciò deve essere inteso come "continuava ad essere arrotolato come era stato messo".
8. Allora entrò anche l'altro discepolo, quello giunto primo al sepolcro, e vide e credette.
9. Non ancora infatti avevano compreso la Scrittura che deve lui da morti risorgere.
10. Tornarono allora di nuovo a casa (lett.: presso di sé) i discepoli.
Per capire il senso dei vv. 6b-9 partiamo dal v. 8: "vide e credette".
Anzitutto si noti la presenza del doppio "e" che collega il vedere e il credere: la coordinazione introdotta
da "e vide e credette" è in greco assai più stretta che in italiano. Essa esprime un legame di causa e di effetto: il discepolo credette in forza di ciò che vide.
* Ora chiediamoci: quel mattino il discepolo che Gesù amava che cosa vide e che cosa credette?
- che cosa vide sembra chiaro: come erano disposti i lini. Il fatto che li descriva con tanta minuzia ai vv.
6-7 ne è la prova.
- che cosa credette è meno chiaro. Il verbo è comunque in greco un aoristo, che indica un'azione del passato chiusa nel passato.
* Le interpretazioni possibili sono due:
a) credette a Maria Maddalena che aveva proposto (v.2) l'ipotesi dell'asportazione di cadavere.
Questa è l'interpretazione data, fra gli altri, da s. Agostino (+ 430).
b) credette alla risurrezione: dalla disposizione dei lini il discepolo che Gesù amava ha concluso che Gesù era risorto.
Questa è l'interpretazione di Cirillo di Alessandria e di Cirillo di Gerusalemme (V sec.), che conoscevano perfettamente il greco.
* Ma quale delle due interpretazioni aveva in mente il discepolo che Gesù amava? Il v. 9 che, nell'intenzione dell'autore, vorrebbe verosimilmente offrire la spiegazione, è leggibile anch'esso in più
modi, ma sostanzialmente riconducibili a due:
a) "E vide e credette a Maddalena": quando vide infatti non aveva ancora compreso la Scrittura (= l'Antico Testamento) che deve lui da morti risorgere; la comprese solo in seguito, comunque prima di
scrivere il vangelo.
b) "E vide e credette alla risurrezione": prima di vedere infatti non aveva ancora compreso la Scrittura; la comprese quando vide come erano disposti i lini sepolcrali.
* Dobbiamo rinunciare a capire che cosa esattamente voleva dire il discepolo?
Per fortuna possiamo ancora tentare di percorrere un'altra strada: quella del senso in cui Gv usa qui il verbo "credere" (in greco: pistéuo).
Questo verbo nel vangelo di Giovanni viene usato 98 volte e in tutti gli altri passi ha il senso di credere in qualcosa di soprannaturale. Non è mai usato per esprimere fiducia in una persona umana.
Questo c'induce a concludere che, anche qui, il discepolo lo usi con lo stesso significato e quindi intenda dire "credette alla risurrezione".
Una prima conferma indiretta della nostra affermazione si ha dalla presenza del doppio "e": "e vide e credette" che rende contemporanee, nel passato, le due azioni di vedere e di credere, benché collegate
con un nesso di causa ed effetto.
Una seconda conferma si può avere anche dal v. 10. Se infatti i discepoli avessero pensato all'asportazione del cadavere, un elementare istinto avrebbe suggerito loro di andarlo a cercare e non di tornare a casa.
È anche possibile che l'autore abbia voluto portare un suo contributo per smentire la "voce" dell'asportazione del cadavere, voce che ai suoi tempi girava presso "certi giudei" (cfr. brano seguente di
Mt 27-28): se i discepoli avessero rubato il cadavere, i lini non avrebbero potuto trovarsi nel modo in cui egli li vide.

7
3. Una considerazione
Se la nostra interpretazione del "credette" è esatta, diventa allora importante capire che cosa il discepolo "vide", dato che proprio in forza di ciò che ha visto ha creduto alla risurrezione. Peccato però
che anche i vv. 6-7 non brillino per chiarezza.
Sono talmente poco chiari che, quasi sempre, i traduttori, più che tradurli, li interpretano, a volte anche facendo violenza al testo. E così i lini (quando non "le bende") giacciono "per terra" e il sudario giace "ripiegato in un angolo a parte"!?
Neppure noi possiamo sottrarci alla necessità di proporre un'interpretazione, ma lo facciamo cercando di rispettare il testo, ben lieti di cambiarla, qualora ci venga proposta un'interpretazione migliore, che comunque non faccia violenza al testo.

Continua

Franco
[Modificato da francocoladarci 06/02/2010 12:58]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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