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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO - PREMESSA.

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2010 00:13
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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO CAP.VI - L'ATTO DI FEDE
Ritengo questo capitolo molto significativo.
Parte I


L’Atto di Fede
secondo il Cattolicesimo
INDICE
In questo capitolo vedremo:
- cos'è l'atto di fede cristiano (cattolico)
a) nei primi ascoltatori degli apostoli
b) negli uomini di oggi
c) negli apostoli, che hanno fatto un atto di fede in Gesù
- analizzeremo le reazioni possibili dell'ascoltatore di fronte all'annuncio della fede cristiana
- tratteremo della fede come dono di Dio
1. Introduzione
Gesù è risorto o no?
Possiamo ora farci un'opinione nostra?
Prima di affrontare il nostro problema, crediamo utile premettere alcune considerazioni sull'atto di fede.
Atto di fede è accettare come vera un'affermazione per noi non evidente, non controllabile, non
dimostrabile, fidandoci dell'attendibilità delle persone che la sostengono.
Per fare questo è necessario però che il contenuto dell'affermazione non sia assurdo per noi.
Normalmente si arriva alla decisione di accettare qualcosa d'inevidente dopo aver analizzato il
"testimone" per vedere se fornisce "garanzie" sufficienti di credibilità e cioè se conosce bene le cose
che dice ed è onesto nel dirle.
La valutazione se le garanzie siano "sufficienti" è soggettiva, dipende dal singolo.
* Applichiamo alla risurrezione di Gesù.
Poiché noi non siamo testimoni diretti di essa, la nostra domanda diventa: coloro che l'hanno raccontata
sono degni di fiducia? Che "garanzie" portano?
Si noti che la situazione è diversa a seconda che si parli
- degli immediati ascoltatori degli apostoli
- degli uomini di oggi.
Faremo perciò due trattazioni separate.
2. La fede dei discepoli degli apostoli
Quando gli apostoli hanno predicato la risurrezione di Gesù, i loro ascoltatori si sono domandati:
"Costoro stanno dicendo il vero riguardo a Gesù? Sono persone degne di fiducia? Che garanzie
di credibilità offrono?" (Cfr. Atti 2,37; 7,54; 8,6.12.34-37; 10,44-46; 11,20-24; c.13-14; c.16-19...).
Il metodo attraverso il quale potevano ricavare una risposta era diverso a seconda che essi fossero stati
ebrei o pagani.
a) Per gli ebrei:
Avendo sentito gli apostoli affermare che Gesù era morto e risorto "secondo le Scritture" (1 Cor 15,3-5;
At 2; 10; 13; 17,1-4) e che quindi era il messia atteso, non avevano che da controllare le Scritture per
vedere se le affermazioni degli apostoli corrispondevano a verità (Atti 13,42-45; 14,1-3; 17,3-4.11-12).
E poiché per gli ebrei le Scritture erano (e sono tuttora) accettate come parola di Dio, qualora la loro
indagine fosse risultata positiva, avevano gli elementi "sufficienti" per poter aderire al cristianesimo e di
fatto molti aderirono (per es. Atti 2,41; 5,14.28; 6,1.7; cfr. anche Lc 24, 25-27 e Gv 5, 44).
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
2
EBREI ---> ANTICO TESTAM. ---> GESÙ "MESSIA"
(il Messia doveva risorgere ----> Gesù è risorto)
b) Per i pagani:
I pagani, che non avevano le "Scritture" da consultare, non potevano fare altro che cercare di stabilire se
gli apostoli meritassero o non meritassero fiducia in relazione a quello che annunciavano e cioè verificare
- se non si fossero ingannati (scienza);
- se non volessero ingannare (onestà).
Per poterlo fare adeguatamente, dovevano analizzare
- la coerenza del messaggio in se stesso,
- la coerenza di vita degli apostoli, il loro disinteresse, il loro coraggio nell'affrontare le
persecuzioni, ed eventualmente ottenere conferme da qualche altro testimone.
A volte a spingere i pagani a credere interveniva anche qualche "fatto miracoloso", che serviva, secondo
il libro degli Atti di apostoli, a confermare quanto gli apostoli andavano dicendo (es. Atti 13,12; 14,8-20).
Il libro degli Atti molte volte chiama in causa anche l'azione di Dio (dello Spirito Santo) per "toccare il
cuore" degli ascoltatori e farli credere.
Per i cristiani questo intervento è verissimo. Valga come prova per es. Atti 13,48: "quanti erano
preordinati alla vita eterna, credettero".
Tuttavia dal punto di vista storico un intervento di Dio non è dimostrabile e quindi una corretta
esposizione dei fatti non deve qui prendere in considerazione questo intervento.
Di fatto molti pagani hanno giudicato "sufficienti" le garanzie fornite dagli apostoli e perciò hanno scelto
di fidarsi di loro e di aderire quindi al cristianesimo.
In sintesi: l'atto di fede dei diretti ascoltatori degli apostoli è stato un atto di fiducia negli apostoli per ciò
che riguarda la loro testimonianza su Gesù. Li hanno conosciuti e li hanno giudicati testimoni attendibili.
PAGANI ---> APOSTOLI ---> GESÙ "FIGLIO DI DIO" ---> DIO PADRE
3. L'atto di fede dei cristiani di oggi
Chi ascolta oggi l'annuncio della risurrezione non può non chiedersi: "Ma questa asserita risurrezione sarà
avvenuta realmente?".
Si tratta di un fatto eccezionale e per di più senza testimoni diretti, un fatto al di fuori dell'esperienza
comune.
Inoltre noi, educati dal materialismo, s iamo spinti con più facilità rispetto agli antichi a pensare che con la
morte finisca tutto.
Tuttavia due sole risposte sono possibili sul piano storico:
o Gesù è risorto, o non è risorto.
Qualcuno potrebbe tentare di liquidare subito il problema, affermando che la risurrezione è
scientificamente impossibile e quindi non può essere successa. Ma non riuscendo (per ora?) a ripetere in
laboratorio una risurrezione su cui fare studi e analisi, è chiaro che non possiamo collocare il discorso su
questo piano.
Ci collochiamo invece sul piano storico.
Il problema allora si riduce a questo:
Chi, come noi, non ha conosciuto gli apostoli, ma ha a disposizione i documenti del Nuovo
Testamento e pochi altri documenti, come deve regolarsi? Come deve interpretare i testi:
secondo la scuola tradizionale, o secondo la scuola critica, o secondo la scuola mitica?
a) L'atto di fede come atto di fiducia nella Chiesa
Secondo i cattolici, l'atto di fede è prima di tutto un atto di fiducia nella Tradizione (sia orale, sia scritta),
cioè nella comunità cristiana (Chiesa).
Cristiano è colui che decide di fidarsi della Chiesa che
- abbia valutato con sufficiente spirito critico le persone degli apostoli e le loro testimonianze orali e
scritte;
- abbia scelto quei testi che erano veramente conformi alla loro predicazione (canone del Nuovo
Testamento);
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
3
- abbia fedelmente trasmesso i testi lungo i secoli;
- li abbia correttamente interpretati, secondo quanto veramente volevano dire;
- ne abbia ininterrottamente trasmessa anche l'interpretazione.
Fidarsi della Chiesa non vuol dire accettare che, lungo i secoli, tutti i singoli cristiani (e la gerarchia in
particolare) abbiano sempre vissuto coerentemente con i testi che hanno predicato. Vuol solo dire
accettare che essa abbia conservato e trasmesso correttamente la vera tradizione cristiana, sia orale, sia
scritta.
Secondo i cattolici (e anche secondo altri gruppi cristiani come ortodossi, anglicani,...) la fede cristiana
non può essere un atto di fiducia nei testi, ma prima di tutto deve essere un atto di fiducia nella comunità
cristiana che li ha prodotti.
Il cristianesimo, infatti, è sorto verso il 30, mentre i primi documenti cristiani che possediamo sono
posteriori al 50. Perciò il cristianesimo c'era già quando i documenti non c'erano ancora.
L'UOMO D'OGGI ----> CHIESA ----> N.T.
(fiducia) (trasmette)
b) Le argomentazioni a favore della storicità della risurrezione
Basandosi dunque sui testi del Nuovo Testamento, i cristiani (cattolici) hanno dovuto prima di tutto
rispondere alle negazioni della scuola critica e della scuola mitica e poi portare ragioni positive a favore
della risurrezione di Gesù.
1. Risposte alle negazioni della scuola critica
Dall'esame dei racconti evangelici della risurrezione, si vede che i testi, pur con qualche divergenza e
contraddizione, nella sostanza intendono raccontare che Gesù è veramente risorto.
Benché non raccontino il fatto della risurrezione (nessun discepolo l'ha visto), raccontano che almeno
alcuni discepoli/discepole
- hanno visto Gesù morto e l'hanno sepolto;
- hanno trovato il suo sepolcro vuoto (...però c'erano i lini);
- hanno visto Gesù nuovamente vivo (apparizioni)
e da ciò hanno dedotto che egli era risorto.
La scuola critica ha cercato di contestare questi dati (sempre però partendo dal presupposto della buona
fede degli apostoli, che si sarebbero sbagliati nell'interpretare i fatti visti).
1) Quanto alla morte di Gesù: è difficile accettare che non ci sia stata, sia per l'esperienza che i
romani avevano in fatto di crocifissione e sia per il colpo di lancia (colpo di grazia) inferto al costato di
Gesù (Gv 19,31-35).
2) Quanto al sepolcro trovato vuoto: è difficile pensare allo sbaglio di sepolcro. Gli evangelisti infatti
mettono in evidenza che le donne che la domenica mattina hanno trovato il sepolcro vuoto, sono le
stesse che il venerdì sera hanno osservato dove il corpo di Gesù era stato deposto: cfr. Mc 15,47; Lc
23,55-56; Mt 27,61.
Il fatto poi che i vangeli presentino come testimoni della tomba vuota delle donne, la cui testimonianza
era vista con diffidenza presso gli ebrei, rende inverosimile un'invenzione tardiva del sepolcro vuoto.
L'avrebbero fatto trovare vuoto da uomini.
Stando poi al vangelo secondo Matteo (27,64 e 28,13), persino gli avversari di Gesù, cioè gli ebrei non
cristiani, ammettono che la sua tomba fosse vuota: fanno infatti girare la voce che i suoi discepoli, venuti
di notte, rubarono il cadavere (cfr. Gv 20,3-10).
Spesso si fa anche l'ipotesi del trafugamento del cadavere.
Essa è fatta soprattutto in ambiente ebraico: cfr. Mt 28,13; Dialogo con Trifone di Giustino.
- Se così fosse, i discepoli (almeno alcuni) non sarebbero più in buona fede (come vorrebbe la scuola
critica).
- Questa ipotesi contraddice il racconto di Giovanni, testimone oculare, il quale, dalla collocazione dei lini
nel sepolcro, quel mattino concluse che non avevano potuto rubare il cadavere, ma che Gesù era risorto
(Gv 20,1-11).
- Per poter sostenere questa affermazione, occorrerebbe aver trovato il cadavere di Gesù. Cosa che non
avvenne.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
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- Il trafugamento di un cadavere era reato grave sia per la legge ebraica, sia per quella romana. E
tuttavia non si ha notizia di processi a cristiani per tale reato.
3) Quanto alle apparizioni di Gesù risorto occorre notare: siamo sicuri che siano proprio avvenute?
Non potrebbe essersi trattato di allucinazione collettiva, di ipnosi, di sosia...?
- I documenti ci dicono che gli apostoli stessi si sono posti il problema di essere di fronte ad allucinazioni
o simili (cfr. Lc 24,36-43; il caso di Tommaso - Gv 20,24-29) e che l'hanno risolto a favore della
risurrezione.
E non vale obiettare: "Ma i testi che possediamo sono scritti da cristiani", perché in storia un documento
si deve accettare come vero fino a quando non si prova il contrario.
Perché negare agli autori cristiani quel credito di buona fede che si concede a tutti gli altri storici? La
malafede va provata! E poi gli apostoli sono diventati "cristiani" (cioè seguaci di Cristo) proprio dopo aver
visto Lui risorto.
- Le apparizioni, attestate da molte fonti (l'elenco più completo è in 1 Cor 15,3-10), non erano previste
dagli apostoli, non erano attese, anzi furono accolte con dubbi ed incredulità (Mt 28,17; Mc 16,11.13.14;
Lc 24,11.36-43; Gv 20,24-29).
2. Rilievi alla scuola mitica
- Affermare che la risurrezione è un "mito", un modo di dire, usato dagli apostoli per dire qualcos'altro, va
provato.
- Occorre anche demolire la testimonianza di Paolo in 1 Cor 15 che dice:
"apparve a più di 500 fratelli in una volta sola, molti dei quali sono ancora vivi..." e poi "apparve anche a
me".
Non si fa così anche oggi per provare un fatto?
- Paolo conosce perfettamente il greco, l'ebraico e l'aramaico. Resta difficile accettare che abbia capito
male quanto i primi apostoli volevano dire.
3. Le ragioni a favore della storicità dei racconti
a) È possibile che gli apostoli abbiano inventato, sia pure in buona fede, la risurrezione?
Quest'ipotesi urta contro alcuni dati di fatto:
- la risurrezione non era attesa.
Gli annunci di Gesù sulla sua risurrezione non determinarono nessuna cosciente aspettativa negli
apostoli: cfr. Mc 8,31; 9,9; 9,31; 10,34; 14,25-28-62; Lc 11,29-30; 13,32; 17,26-27; Mt 12,40; 24,27-
39; Gv 2,19;...
Un testo fra tutti:
"Quando poi discesero dal monte, Gesù comandò loro (cioè a Pietro, Giacomo e Giovanni) di non
raccontare a nessuno ciò che avevano visto, fino a quando il Figlio dell'uomo non fosse risuscitato dai
morti. Essi osservarono l'ordine, ma intanto si chiedevano tra loro che cosa significasse quel 'risorgere dai
morti'" (Mc 9,9-10).
Nel giudaismo infatti la risurrezione era attesa - e neanche da tutti (Mt 22,23; At 23,6) - alla fine dei
tempi e non subito dopo la morte (cfr. Gv 11,24).
- Come mai gli apostoli, che pure vogliono far credere la risurrezione, non la raccontano mai, come
invece fa per es. il vangelo di Pietro (apocrifo)?
- Perché gli apostoli o i loro discepoli non si preoccupano di rendere credibile la loro testimonianza,
armonizzando le narrazioni della risurrezione in modo da eliminare almeno le divergenze e le
contraddizioni più palesi?
- Perché raccontano di aver trovato il sepolcro già aperto, cosa che avrebbe potuto far sospettare
l'asportazione del cadavere? Non sarebbe stato più spettacolare dire che la pietra era al suo posto,
magari coi sigilli intatti e far risorgere Gesù nel momento in cui viene tolta la pietra?
- Che cosa ci guadagnavano ad inventare la risurrezione? A che pro sopportare tutte le fatiche della
predicazione (2 Cor 11)? Perché perdere la fama, il lavoro, le amicizie, i beni? Perché rischiare la
scomunica da parte dei capi ebrei? Perché accettare di andare davanti ai tribunali?
- Che cosa avrebbero potuto fare di più per testimoniare la loro convinzione nella risurrezione? Lasciarono
il lavoro, la famiglia, la patria. Girarono il mondo (almeno alcuni di cui abbiamo notizie sicure), subirono
persecuzioni... fino a morire. Chi glielo faceva fare? Solo il fanatismo? E perché allora raccontano di aver
dubitato, oppure che Tommaso volle controllare (Gv 20)?
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
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- Come spiegare che, mentre da giovani abbandonarono Gesù, da vecchi, col decadere degli entusiasmi,
ebbero il coraggio di dare la vita per lui?
b) La testimonianza di Paolo di Tarso: da persecutore che era, si è convertito, quando ha visto
Gesù risorto (At 9,1-22; 22,6-16; 26,12-18; Gal 1,11-24; 1 Cor 15,8).
Questa testimonianza ha un notevole peso e non è facile da demolire, perché è sostenuta da tutta la vita
di Paolo, con quanto egli ha fatto e sofferto per il nome di Gesù.Un testo per tutti:
"Per me vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Fil 1,21).
Certo si deve concludere che Paolo era una persona convinta. Ed è difficile spiegare la sua convinzione
con un semplice colpo di sole sulla via di Damasco!
* Si noti però che questi argomenti (ed altri che si potrebbero portare), quantunque forti, non sono tali
da dimostrare la risurrezione.
Se così fosse, tutti gli intelligenti sarebbero cristiani e tutti gli stupidi no!
Per la risurrezione non si possono portare prove, ma solo garanzie, indizi. Ne consegue che l'atto di fede
sarà sempre un atto libero (= non costretto dall'evidenza), ma non stupido (perché ci sono garanzie).
Valutare se gli apostoli meritano fiducia è sempre un atto di notevole complessità, sia perché gli elementi
da analizzare sono molti (tutti i documenti delle prime chiese e la loro trasmissione), sia soprattutto
perché, nello stabilire il peso da attribuire ad ogni singolo elemento, interviene in modo decisivo la
persona che lo valuta, con tutta la sua esperienza, ma anche con tutta la sua soggettività. Per questo
nessun elemento sarà decisivo per convincere, in quanto, con un po' di buona volontà, potrà sempre
essere interpretato anche in altro modo.
D'altra parte nessuno potrà forse mai dimostrare con argomenti inoppugnabili che i motivi su cui si fonda
la fiducia verso una persona sono falsi.
La "forza" degli argomenti che vengono portati non sta in ciascuno di essi (presi singolarmente
potrebbero infatti essere scalzati), ma forse nella loro "convergenza" (card. Newman, fine 1800).
Non stupisca questa affermazione, quasi che la somma di molti argomenti incerti possa dare la certezza.
Sembra che in questioni storiche la cosa stia proprio così: di per sé un solo testimone veritiero è tanto
attendibile quanto mille, eppure mille testimoni, ciascuno dei quali può sbagliare, ci danno una garanzia
maggiore che non uno solo, soprattutto se si vede che sono indipendenti l'uno dall'altro.
Da quanto d etto si deduce che la fede non potrà essere "dimostrata". Se così fosse, sarebbe ancora fede?
Nell'atto di fede infatti intervengono sempre dei fattori arazionali che influiscono notevolmente sul
giudizio.
Credere non sarà mai un atto razionale (= dimostrabile razionalmente) o irrazionale (= assurdo), sarà
solo un atto ragionevole, altrettanto ragionevole quanto il non credere.
Pascal diceva: "A volte il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce".
In sintesi:
l'atto di fede degli uomini di oggi implica due passi successivi:
1) fiducia nella Chiesa che abbia tramandato bene il genuino insegnamento degli apostoli e ne garantisca
la fedele conservazione nel Nuovo Testamento;
2) fiducia negli apostoli che dicano il vero quando affermano che Gesù è risorto e raccontino le cose da lui
dette e fatte.
L'UOMO D'OGGI ----> CHIESA ----> N. T.
(fiducia) (trasmette)
N. T. ----> APOSTOLI ----> GESÙ È RISORTO
(fiducia) (affermano)
4. L'atto di fede degli apostoli
L'atto di fede del cristiano negli apostoli implica:
- l'accettazione della loro persona come degna di fiducia;
- l'accettazione di quanto essi hanno detto su Gesù.
Tra le loro affermazioni c'è anche questa: Gesù è il Figlio di Dio. Dunque tutte le sue parole sono vere.
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
6
Egli risponde, a nome di Dio, al nostro problema del senso della vita.
Questo però gli apostoli non lo constatarono, ma lo credettero sulla parola di Gesù.
Anch'essi dunque fecero un atto di fede in Gesù.
Vediamo meglio.
Secondo quanto ci riferiscono i documenti del Nuovo Testamento, gli apostoli sentirono Gesù che diceva:
- "Sono il Figlio di Dio" (Mt 16,16-17; Mc 14,61-62; Mt 26,63-64; Gv 10,36)
- "Prima che Abramo fosse, Io sono" (Gv 8,58)
- "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6),
e molte frasi simili.
Però queste affermazioni relative alla coscienza che Gesù aveva di se stesso, non saranno mai
"dimostrabili" come vere, perché non sono evidenti.
Esse inoltre sono inaccettabili da un ebreo (tant'è vero che a volte gli ebrei presero i sassi per lapidare
Gesù, come bestemmiatore. Cfr. per es. Gv 10,31).
Per questo gli apostoli, nel sentirle, si domandarono: "Ma costui dice il vero? non sarà forse pazzo? O
bestemmiatore?" E chiesero a Gesù: "Che garanzia/segno ci porti di essere quello che dici e di agire a
nome di Dio?".
E Gesù rispose dando due garanzie complementari:
a) nel vangelo secondo Matteo presentò il segno di Giona:
"Come Giona era nel ventre del cetaceo tre giorni e tre notti, così sarà il figlio dell'uomo nel cuore della
terra tre giorni e tre notti" (Mt 12,40. Cfr. Lc 11,29).
Il figlio dell'uomo è Gesù stesso.
Si noti però che nel vangelo secondo Marco (8,11-13) Gesù si rifiuta di dare un segno.
b) nel vangelo secondo Giovanni offrì il segno del tempio:
"Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (lett. lo sveglierò)" (Gv 2,19).
e l'autore commenta:
"Egli parlava del tempio del suo corpo. Perciò quando risuscitò dai morti, i suoi discepoli si ricordarono
che egli aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che aveva pronunciato Gesù" (Gv 2,
21).
Entrambe le garanzie si riferiscono alla sua risurrezione.
Ma gli apostoli a tutta prima non gli credettero. Infatti, quando Gesù fu arrestato e crocifisso, tutti (o
quasi) lo abbandonarono.
Quando poi videro Gesù risorto e si convinsero che era proprio lui,
- ritennero sufficiente la garanzia della sua risurrezione;
- credettero che veramente fosse quanto aveva detto di essere, cioè il Figlio di Dio;
- decisero di fidarsi di lui e di accettarlo come il maestro della loro vita, anche perché, rileggendo alla luce
della risurrezione di Gesù l'Antico Testamento, che essi ritenevano Parola di Dio, trovarono in esso delle
conferme che egli fosse il messia: 1 Cor 15,3-5; Gv 2,22; 20,8-9; ecc.
Classico è l'esempio di Tommaso che, dopo aver visto Gesù risorto, concluse:
"Il Signore mio e il Dio mio"
ed il commento di Gesù:
"Poiché hai visto me, hai creduto. Beati coloro che, pur non avendo visto, hanno creduto" (Gv 20,28).
Da allora gli apostoli si impegnarono a vivere come Gesù aveva insegnato.
In sintesi:
gli apostoli accettarono che Gesù fosse il Figlio di Dio, perché, dopo che egli lo disse e fu messo a morte,
risorse.

Segue parte II

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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