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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO - PREMESSA.

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2010 00:13
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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO -CAP.VI parte II

5. La struttura dell'atto di fede oggi
In base a quanto si è detto e per sintetizzare, l'atto di fede oggi si sviluppa attraverso i seguenti
passaggi:
1) atto di fiducia nella Chiesa, che abbia conservato bene l'insegnamento degli apostoli, selezionando e
tramandando senza manipolazioni i libri che lo contenevano e interpretandoli secondo quanto gli autori
volevano dire;
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
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2) atto di fiducia (attraverso la Chiesa) negli apostoli che abbiano tramandato bene quanto Gesù ha fatto
e detto, in particolare la risurrezione di Gesù;
3) atto di fiducia (attraverso gli apostoli) in Gesù che sia veramente quello che ha detto di essere, cioè il
Figlio di Dio, il Cristo, poiché l'ha garantito con la risurrezione;
4) atto di fiducia (attraverso Gesù) in Dio, Padre di Gesù e Padre di tutti gli uomini, che abbia risposto al
problema del senso della vita umana.
CRISTIANO ---> CHIESA ---> N.T. ---> APOSTOLI ---> GESÙ "FIGLIO DI DIO" --->DIO PADRE
Come già notato, nessuno di questi passaggi è dimostrabile razionalmente.
Questo è lo schema teorico di un corretto atto di fede cristiano, secondo il cattolicesimo.
Tuttavia molte persone, che pure sono cristiane, non arrivano alla fede in Gesù seguendo questa linea in
modo cosciente, ma attraverso una "catena di fiducia".
Caso tipico, ma non unico, è quello del bambino che si fida della mamma, la quale si fida del parroco, il
quale si fida del suo professore di teologia...
Come si vede, ognuno accetta la testimonianza di un altro in cui ha fiducia.
Che dire di questa situazione?
È un vero atto di fede e per molti spesso è l'unico possibile; tuttavia basta che un solo anello della catena
si spezzi, perché la fede crolli. Spesso per es. succede che un cristiano, dopo un bisticcio con un prete,
abbandoni la fede.
Proprio per evitare questo inconveniente e comunque per economizzare il più possibile la fiducia, ha
senso mettersi a studiare i documenti del Nuovo Testamento in modo che la fiducia si appoggi il più
possibile sugli apostoli e non su intermediari.
Solo in questo modo si può credere che Gesù è il Cristo, senza essere disturbati dal comportamento a
volte poco coerente di certi cristiani attuali o passati. Gesù infatti è risorto (o non è risorto)
indipendentemente dal comportamento dei cristiani di oggi o di ieri.
Un fatto di 2000 anni fa non può essere cancellato da fatti che sono venuti dopo.
Ma poiché questi fatti di 2000 anni fa giungono alla persona attraverso gli autori dei fatti poco edificanti
che sono avvenuti dopo, allora la persona rifiuta o mette in dubbio il fatto antico.
6. Le reazioni dell'ascoltatore
Come mai, davanti all'annuncio della risurrezione, alcuni credono ed altri no?
Per rispondere a questa domanda analizziamo quali sono le possibili reazioni dell'ascoltatore:
1. NON MI INTERESSA
2. MI INTERESSA E PERCIÒ APPROFONDISCO
* CONCLUDENDO: + DEVO CREDERE [dono di Dio - illuminazione]
+ NON DEVO CREDERE
* DUBITANDO: + MOTIVATAMENTE
+ IMMOTIVATAMENTE [= paura]
Vediamo meglio i singoli casi:
1. "Non mi interessa"
Chi risponde così, a volte lo fa per orgoglio (dice di voler accettare solo quello che è razionale), o per
moda, o per non impegnarsi in una ricerca che potrebbe portarlo a cambiare una vita comoda, o perché è
condizionato da un'educazione anticlericale, o ancora perché non riesce a vedere in che cosa la
risurrezione di Gesù tocchi oggi la sua vita...
Comunque il discorso con lui è provvisoriamente chiuso. Lo studio del cristianesimo può rivestire per lui
solo un interesse culturale.
2. "Approfondisco"
In questo caso la persona riflette più a fondo su tutta la questione, onde prendere una decisione e può
arrivare ad una conclusione (sia pure non definitiva), oppure rimanere nel dubbio:
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
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a) "concludendo"
Se la persona ritiene che i dati raccolti siano sufficienti per prendere una decisione, ha terminato la sua
ricerca, almeno fino a quando fatti nuovi nella sua vita vengano a riaprire da capo tutta la questione.
La conclusione può essere: vedo che devo credere, oppure vedo che non devo credere:
- "Vedo che devo credere"
Questa conclusione da molti teologi (compreso Tommaso d'Aquino) è chiamata "illuminazione", dono di
Dio (v. oltre).
Resta poi a questa persona il dovere di tradurre la sua fede in vita cristiana coerente (fede esplicita).
- "Vedo che non devo credere"
Secondo il cristianesimo anche questo atteggiamento è corretto, se nasce da buona fede (Rom. 14) e se
la persona si comporta coerentemente con la verità che ha scoperto, anche se tale verità non coincide col
cristianesimo. Si parla di fede implicita o di buona fede.
b) "rimanendo nel dubbio"
È lo stato di una persona che non sa decidersi da quale parte stare, in quanto o ritiene che gli elementi
raccolti non siano ancora sufficienti per prendere una decisione e ne attende altri più convincenti, oppure
ha il timore di non averli ancora analizzati a sufficienza.
A questo proposito occorre far notare che
- non c'è da sperare che in futuro le prove siano migliori, perché ci sarà sempre da fare un atto di fiducia
nei testimoni e tale atto sarà sempre libero (= non costretto dall'evidenza);
- il rimanere nel dubbio può essere un modo comodo per evitare una decisione impegnativa;
- il giudizio positivo o negativo che uno dà può essere sempre rivisto, qualora una più matura esperienza
e riflessione suggerissero la scelta contraria;
- a volte lo stato di dubbio è semplicemente un rifiuto della libertà dell'atto di fede: si vogliono delle
prove tali che "costringano" a credere. Così facendo si impone alla realtà delle cose di essere come
vogliamo noi... e questo è assurdo.
Un atteggiamento simile si ha per esempio quando si dice: "Se Gesù è risorto, perché non compare qui
ora? Solo così crederò".
Davanti a questo atteggiamento si può rispondere: chi assicura che sia proprio Gesù quello che
eventualmente comparisse? E che diritto si ha di esigere un "miracolo" per credere?
Il dubbio poi può essere di due tipi, motivato o immotivato:
1. dubbio motivato
si ha quando ci sono ragioni che fanno sospendere il giudizio. Altrimenti si tratta di
2. dubbio immotivato
si ha quando non ci sono ragioni di dubitare. In genere nasce dalla paura di errare nel prendere una
decisione, dalla paura di "buttarsi" in Dio, di impegnarsi in una vita senza certezze razionali assolute.
Come giudicare queste situazioni di dubbio?
È una situazione umana possibile e, secondo il cristianesimo, è accettabile solo se accompagnata dalla
volontà di risolvere o di vincere il dubbio. In pratica però, chi è nel dubbio non può agire: fino a quando
non dirà sì (facendo così un atto di fede), di fatto dice no.
* Possiamo ora rispondere alla domanda iniziale
"Perché alcuni credono e altri no?"
Davanti all'annuncio della risurrezione alcuni non credono, perché
- o l'evangelizzazione è stata fatta a loro malamente (errori nella predicazione o difetti nel
predicatore);
- o non ne è stata vista la credibilità;
- o, pur avendone vista la credibilità, non vogliono credere, perché non vogliono cambiare una vita
comoda.
Secondo il cattolicesimo solo in quest'ultimo caso vi è colpa morale nell'ascoltatore (malafede).
Precisazione
Fede e salvezza secondo il cattolicesimo
Per tranquillizzare qualche persona che ritiene di essere dannata se non crede agli apostoli, qualora, in
buona fede, ritenesse di non dover credere, precisiamo il rapporto tra fede e salvezza secondo il
Corso sui Fondamenti del Cristianesimo – Capitolo 6 di 12
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cattolicesimo:
- tutti gli uomini sono chiamati da Dio alla salvezza, cioè alla vita eterna con Lui (1 Tim 2,4):
"Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi";
- non tutti sono chiamati alla fede esplicita in Gesù:
* non lo sono coloro a cui il vangelo non è stato predicato;
* non lo sono coloro a cui è stato predicato in modo incomprensibile o inaccettabile;
- la salvezza effettiva dipende dalla buona fede (Rom 14), cioè dal comportamento coerente con la verità
scoperta. D'altra parte non si può pretendere che una persona si comporti secondo una verità che non ha
scoperto o che non ha riconosciuto come verità.
7. La fede dono di Dio
Spesso si sente affermare che la fede è "dono di Dio".
Che dire di questa affermazione?
Essa può essere intesa nel senso che Dio a qualcuno concede la fede e ad altri no, secondo i suoi
imperscrutabili disegni.
Ma questo sarebbe contraddittorio. Infatti
- se "senza la fede è impossibile piacere a Dio" (Ebrei 11,6),
Dio, dando la fede a chi vuole, salverebbe solo chi vuole: predestinazione e negazione della libertà
dell'uomo;
- se "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi" (1 Tim 2,4),
dovrebbe dare a tutti la fede. Come mai allora non tutti ce l'hanno? (cfr. Gv 6,64: "Ci sono fra voi alcuni
che non credono").
Queste osservazioni fanno pensare che la frase "la fede è un dono di Dio" debba essere intesa in un altro
senso. Tentiamo!
È dono di Dio che
1. egli stesso abbia mandato Gesù e lo abbia fatto risorgere;
2. qualcuno abbia visto Gesù risorto e abbia comunicato la notizia ad altri, altrimenti sarebbe andata
perduta;
3. altri abbiano tramandato integra la testimonianza dei primi testimoni;
4. l'annuncio dei fatti di Gesù sia giunto alla persona che viene evangelizzata;
5. l'annuncio sia caduto in un terreno preparato dall'educazione precedente, per cui la persona
- ne ha viste le implicanze per la vita,
- ne ha vista la credibilità ("posso credere"),
- ha visto che doveva credere ("devo credere": illuminazione).
* Però, dopo questa serie di doni di Dio, la decisione se vivere coerentemente o no, spetta
esclusivamente alla persona, in tutta la sua libertà. Dio non c'entra più. Se anche il dire "sì" alla
predicazione fosse dono di Dio, sarebbe assurdo, nel cristianesimo, parlare di premio o di castigo. Ci
sarebbe la predestinazione anche alla dannazione, contro 1 Tim 2,4.
In sintesi:
dire che la fede è un dono di Dio equivale a dire che Dio mette certe persone nella condizione di fare un
atto esplicito di fede. Se non lo fanno sono colpevoli.
E che ne è di quelli che Dio non mette in queste condizioni? Cioè non dà loro il dono? Forse che si
dannano?
A volte qualche teologo ha risposto di sì, citando una frase di Gesù: " Chi crederà e sarà battezzato, sarà
salvo. Chi non crederà, sarà condannato" (Mc 16,16).
Tuttavia, siccome nel cattolicesimo è stata più volte condannata la teoria della predestinazione alla
dannazione da parte di Dio, la frase di Mc 16,16 si deve intendere così:
NOTA BENE: Questo corso è organizzato in capitoli che hanno una logica interna. Consigliamo perciò di leggerli in ordine progressivo.
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Chi, vedendo che deve credere,
- crederà e sarà battezzato, sarà salvo;
- non crederà, sarà condannato.
8. L'eresia
Chi sceglie di prestare fiducia ad un testimone, sceglie di accettare per vero tutto quanto il testimone
ritiene essenziale nella sua testimonianza.
Se perciò, tra le cose che il testimone racconta, si fa una scelta di accettarne alcune e non altre (in greco
éresis = scelta, da cui la parola eresia), la si fa in base ad un criterio soggettivo di ciò che è plausibile o
no. In questo caso il metro della verità non è più la parola del testimone, ma il proprio criterio personale.
E questo non è un atto di fiducia nel testimone. E dunque non è fede.
Operare una scelta di ciò che piace o no nella testimonianza apostolica e, indirettamente, nelle parole di
Gesù, equivale a rifiutare la fede cristiana.
Chi infatti ha scelto di prestare fiducia agli apostoli quando raccontano un fatto colossale come la
risurrezione, non dovrebbe avere difficoltà ad accettare tutte le affermazioni che gli apostoli hanno fatto
su Gesù e che essi stessi hanno giudicato importanti.
E poi, sulla garanzia della risurrezione, non dovrebbe avere difficoltà ad accettare come vero tutto quanto
disse Gesù e gli apostoli tramandarono, anche se ciò implica un effettivo "salto nel buio". Prendere solo
ciò che piace e lasciare ciò che non piace non è fidarsi di Gesù, ma di se stessi e quindi non è fede
cristiana.

Fine Cap. VI

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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