Benvenuti nel forum

Lo scopo di questo forum
è di dare a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione
su ogni argomento dello scibile umano
rimanendo nel rispetto di OGNI
membro che lo compone.
L'apologia della propria religione è consentita.
Ci aspettiamo da ogni utente che si iscriverà qui,
la propria presentazione nell'apposita sezione
e l'estensione del proprio cordiale saluto a tutti gli iscritti
i quali sono invitati ad accoglierlo altrettanto cordialmente





Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Conoscere la Bibbia

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2010 00:58
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 7.339
Post: 3.765
Registrato il: 23/06/2007
Registrato il: 29/11/2008
Città: GENOVA
Età: 55
Sesso: Maschile
Utente Master
06/03/2010 00:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Quelli che seguiranno sono dei commenti interessanti della Bibbia di Gianfranco Ravasi, tratti da "La Bibbia di Gerusalemme", ripercorreremo tutta la Bibbia a partire da Genesi.

1.Uomo dove sei?

Entriamo quindi nell’argomento. Come sempre, bisogna camminare attorno al testo, prima di entrarvi. Lo faremo in maniera però molto semplice, quasi didattica, tenendo presente che ora io devo offrire alcuni strumenti essenziali per cominciare ad entrare in questo testo ricchissimo, particolarmente carico e connotato.

Prima considerazione: io ho messo come titolo la domanda: "UOMO, DOVE SEI?", non "ADAMO, DOVE SEI?". Questa considerazione è indispensabile perché siamo troppo abituati da una tradizione che ci sta dietro le spalle, a considerare questi primi tre capitoli della Genesi come i capitoli di ADAMO. E Adamo è lontano da noi, è troppo lontano. Cercheremo di parlare anche di questo ipotetico Adamo: Chi esso sia secondo la scienza; potremmo fare un cenno anche a questo problema. Però questo problema, tutto sommato, è marginale. Il protagonista che la Bibbia ci presenta, non è questo ADAMO, lontanissimo nel tempo e nello spazio.
Se guardiamo con attenzione il testo biblico, non siamo legittimi a tradurre così. E giustamente la Bibbia, nella versione della CEI, ha voluto evitare che si introduca questo nome proprio, Adamo. Perché in ebraico c’è una parola che è frutto della fusione di due elementi: un articolo (in ebraico l’articolo è ha) e un’altra parola: ‘adam. Questa è una parola che probabilmente si ricollega alla radice , anche al colore della terra d’oriente, un colore di fanghiglia, rossastro. Quindi abbiamo più corretta è semplicemente L’UOMO.
Naturalmente l’UOMO in questione è agli occhi dell’autore una persona sola, un singolo, è la tipizzazione di una condizione. In Adamo ci rispecchiamo tutti. Ecco che quell’uomo non ha un nome: Adamo, cioè egli si chiama L’UOMO PER ECCELLENZA. E io direi che lo potremmo scrivere con la “U” maiuscola. Dobbiamo anche qui richiamare quella fulgidissima e tanto ripetuta dichiarazione attribuita a Pascal:

"Adamo è mio padre, sono io, ed è mio figlio"

Adamo è questo filo ininterrotto genealogico: Là dove sulla faccia della terra appare l’umanità, là abbiamo Adamo.
E allora questa storia non è così lontana né riguarda un personaggio assolutamente remoto, collegato a noi con un filo così esile, da essere quasi irrilevante. Si tratta invece di noi; la questione è nostra; il protagonista è quel primo uomo, ma anche l’ultimo uomo. E’ un po’ quello che avviene sulla scena di un teatro quando appare un personaggio, il quale magari ha un nome e cognome, però in realtà quel personaggio non ha volto, perché riflette migliaia di altre persone e situazioni. E’ suggestivo che nel teatro greco si impedisse che gli attori fossero riconosciuti. Essi recitavano con la maschera, perché rappresentavano non il tale attore, ma quel tale personaggio, essi rappresentavano continuamente l’eterno risplendere dell’uomo, l’eterno piangere e ridere dell’uomo.
Ritroviamo allora questo vero protagonista. Leggeremo una nostra autobiografia, non una paleo biografia, ma avremo davanti a noi un attore che continuamente è sotto le nostre mani perché sono le stesse nostre mani.
A questo proposito vorrei riferirmi a un film che è stato presentato nel 1984 alla mostra di Venezia. E’ un film ungherese, il regista si chiama Adras Jeles, il titolo è Annunciazione. La fonte del film è un grande poema dal titolo emblematico: La tragedia dell’uomo, opera di un autore ungherese, composto nel 1861. L’autore si chiama Irme Madach. Questo film è recitato – e questo forse è un vero e proprio simbolo da decifrare – tutto da bambini tra gli 8 e i 12 anni.
Protagonista è naturalmente Adamo – il quale dopo essere stato creato, uscito dalle mani di Dio, entrato nel mondo, una sera, dopo aver vissuto con la sua donna, è colpito da un sonno profondissimo, e in questo sonno il tentatore gli fa vedere, come in una specie di filmato sul futuro, tutto ciò che egli sarà. Questo Adamo, generando, sarà Milziade, sarà Tancredi, sarà Danton, sarà anche tutti i dittatori della storia. Adamo – ed è questa la tentazione – vedendo il prodotto che egli risveglia, Lucifero ha raggiunto veramente il suo scopo.
Adamo decide di suicidarsi; uccidendosi finalmente libererà questa terra dalla miseria dell’uomo. Ma prima di compiere questo gesto, egli guarda per l’ultima volta la sua donna, e guardando Eva, egli si accorge che Eva è già incinta. Ed è questo il messaggio di speranza – forse per questo affidato ai bambini – che fa sì che Adamo decida di vivere anche lui e di correre questo rischio della storia.

Ora direi che nell’interno di questo film c’è un po’ la parabola anche del libro Genesi, di questi capitoli che noi leggeremo; è un po’ il messaggio sceneggiato di queste pagine che presentano l’uomo in tutta la sua terribile, sconfinata, sconcertante miseria e in tutta la sua grandezza.
L’autore esprime questo dato attraverso una serie di immagini che noi decifreremo. Sono immagini che purtroppo sono state così inflazionate da diventare quasi come una specie di testo ironico. In realtà per l’autore antico erano immagini particolarmente sanguinanti e drammatiche che significavano la distruzione che l’uomo continua a creare. Potremmo dire che da queste pagine emerge un uomo che è quello tante volte dipinto dalla Bibbia.
Io vorrei adesso, attraverso la Bibbia, rifare il ritratto dell’Uomo – che poi ceselleremo quasi fin nei particolari, col testo di Genesi 3 – con la testimonianza di un autore al di sopra di ogni sospetto, un autore biblico, ottimista, abbastanza sereno, anzi, compassato, il quale vede il mondo soprattutto some un tessuto di armonie, un uomo che tutto sommato è più sul versante dell’illusione che non della delusione. Questo autore è il Siracide, vissuto nel II secolo a.C. Ascoltiamo alcune battute del suo libro dal c. 40, 1-11; è un ritratto dell’uomo, nel quale, io penso, ci ritroviamo tutti, e ritroviamo soprattutto la storia di secoli e secoli di umanità.

"Una sorte penosa è disposta per ogni uomo,
un giogo pesante grava sui figli di Adamo
dal giorno della loro nascita dal grembo materno
al giorno del loro ritorno alla madre comune.
Materia alle loro riflessioni e ansietà per il loro cuore,
offrono il pensiero di ciò che li attende
e il giorno della fine.
Da chi siede su un trono glorioso
Fino al misero che giace sulla terra e sualla cenere;
da chi indossa porpora e corona
fino a chi è ricoperto di un panno grossolano,
non c’è sdegno, invidia, spavento, agitazione,
paura della morte, contese, liti.
Durante il riposo nel letto
Il sogno notturno turba le sue cognizioni.
Per un poco, un istante, riposa;
quindi nel sonno, come in un giorno di guardia,
è sconvolto dai fantasmi del suo cuore,
come chi è scampato da una battaglia.
Mentre sta per mettersi in salvo, si sveglia,
meravigliandosi di questo timore irreale.
E’ sorte di ogni essere vivente, dall’uomo alla bestia,
ma per i peccatori sette volte tanto".

Ed ecco questa sorte, un rosario di iniquità, di miserie:

"Morte, sangue, contese, spada,
disgrazie, fame, calamità, flagelli.
Questi mali sono stati creati per i malvagi,
per la loro casua si ebbe anche il diluvio.
Quanto è dalla terra, alla terra ritorna;
quanto è dalle acque rifluisce nel mare".

Una vita piena di amarezza, piena di miseria e di tristezza, Ecco, questa lettura così aspra dell’esistere d’altra parte è continuamente confermata anche dalla nostra esperienza.
Però nell’interno di queste pagine, noi ci incontriamo anche con lo splendore dell’uomo. Se un capitolo, il terzo, è dedicato al peccato, due sono dedicati alla felicità e alla gioia. L’uomo è prima di tutto possibilità di splendore, è prima di tutto meraviglia.
Nella tradizione coranica, si descrive in maniera molto poetica, qual è stato il peccato dei demoni, Iblis. Egli era prima un grande angelo proteso alla lode di Dio, ma fu condannato e precipitato negli abissi perché si era rifiutato di riconoscere che l’uomo è ancora più bello degli angeli, è ancora più mirabile.. Non aveva avuto onorare quest’opera mirabile della creazione di dio. Quindi c’è, e nella Bibbia lo vediamo continuamente – pensiamo soltanto al Salmo 8:

"Tu l’hai fatto di poco inferiore a Dio".

C’è questo amore continuo per la grandezza dell’uomo, per lo splendore della sua vocazione, per le meraviglie che egli può creare. L’uomo è meraviglioso, anche in quella componente che consideriamo così fragile, che vediamo sottoposta ininterrottamente alla tempesta del tempo: IL CORPO. Vediamo infatti che quest’uomo entra in scena anche con la meraviglia del suo essere corporeo, del suo essere maschio e femmina. L’uomo è anche bellezza concreta, sperimentale. Vorrei richiamare dal Cantico dei Cantici un testo che dipinge la bellezza dell’uomo, del maschio, tenendo presente il bellissimo canto parallelo sul corpo della donna (Cantico c. 4).

Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo,
i suoi occhi come colombe
su ruscelli d’acqua;
i suoi denti bagnati nel latte,
posti in un castone.
Le sue guance come aiuole di balsamo,
aiuole di erbe profumate;
le sue labbra sono gigli,
che stillano fluida mirra.
Le sue mani sono anelli d’oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo petto è tutto d’avorio,
tempestato di zaffiri.
Le sue gambe, solonne di alabastro,
posate su basi d’oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizia!
Questo è il mio amato, questo è il mio amico,
o figlie di Gerusalemme>
(Cantico dei Cantici 5, 10ss)

Questa è contemplazione della bellezza fisica. Pensiamo che cosa può essere la bellezza interiore, la grandezza del genio umano!

Fine prima parte, segue...
[Modificato da mauro.68 06/03/2010 00:22]

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:17. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
Horloge pour site Orologio per sito