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Purgatorio

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2010 20:28
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18/04/2010 20:25
 
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A me il fatto del purgatorio mi ha sempre messo qualche dubbio. La bibbia dice in Romani 6:7: "Infatti chi è morto, è liberato dal peccato". Quindi se alla morte una persona è libera dal peccato, allora perchè dovrebbe andare prima in purgatorio per purificarsi dai peccati? La stessa cosa dicono i tdg avvalendosi dello stesso versetto.


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leggendo il capito 6 e un po più in la del vv 7 io capisco che siamo liberi del peccato nel senso della morte, perchè essendo rinati con il battesimo in Gesù Cristo, dopo la morte, come Gesù non saremi più schiavi di essa

non lo vedo molto idoneo per il purgatorio, perchè il purgatorio è quello stato di purificazione prima della Glorificazione


ma è tutto un mio pensiero... con la verita penso sia pari a -0 [SM=g10723]
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Romani 6:1-10 dice:

1 Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? 2 No di certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?
3 O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. 5 Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua. 6 Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; 7 infatti colui che è morto è libero dal peccato. 8 Ora, se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con lui, 9 sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10 Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio.

Il discorso del capitolo 6 di Romani verte aulla morte simbolica attraverso l'atto del battesimo che viene visto come morte e risurrezione da una vita passata come missecredente alla vita spirituale insiema a Cristo. Infatti il battesimo libera dal peccato, poichè non siamo più governati da esso e possiamo accedere alla grazia redentrice del Cristo. Abbiamo quindi la possibilità di salvarci.
Questo ovviamente non implica che non pecchiamom più. Infatti chi è battezzato può peccare ancora. Ripeto che il verso 7 sta parlndo della morte e della rinascita simbolica attraverso il battesimo (leggere i versetti sempre alla luce del contesto, mi raccomando).

Precisato questo, riporto le testimonianze sia nell'AT che nel NT della presenza dello stato intermedio detto altresì "Purgatorio":

http://apologetica.altervista.org/cosa_dice_antico_test.htm

Nell’Antico Testamento è di fondamentale importanza il capitolo 12 del secondo libro dei Maccabei, specialmente i versetti 43-46. Qui si narra di un episodio veramente significativo. Giuda Maccabeo, dopo avere vinto una decisiva battaglia per la nobile causa dell’indipendenza degli Ebrei, si reca sul campo di combattimento per seppellire i caduti. Si accorge che sotto la tunica di ciascun caduto vi erano oggetti idolatrici, oggetti dedicati agli idoli pagani e Giuda Maccabeo capisce, in quel momento, il perché questi soldati erano morti.
Dio li aveva puniti per questo grave peccato.

Cosa ci racconta la Bibbia?

Ci racconta che Giuda Maccabeo prega e fa pregare il popolo di Israele perché Dio perdoni il peccato commesso da questi soldati. Erano morti combattendo per una nobile causa, erano morti con “sentimenti di pietà” (lo dice il racconto biblico) e Giuda Maccabeo fa innalzare preghiere a Dio per i defunti. Questa è la prova che si credeva nella possibilità che i peccati dei defunti fossero perdonati, rimessi.
Si legge ancora nel racconto biblico Giuda Maccabeo fece una colletta e la “inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio” e la Bibbia dice che agì “in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della Risurrezione. Perché se non avesse avuta ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentavano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2 Mac 12,43-45).

Dunque, ricaviamo subito un primo insegnamento. Quanto noi cattolici preghiamo per le anime dei nostri defunti siamo in perfetta sintonia, in perfetto accordo con quanto è insegnato nella Parola di Dio, fin dall’Antico Testamento. Facciamo un’opera “buona e nobile”, facciamo un’opera “santa e devota” quando preghiamo per i nostri defunti, proprio come ha fatto Giuda Maccabeo.

http://apologetica.altervista.org/cosa_dice_nuovo_test.htm

Il Nuovo Testamento presenta ben tre brani significativi. Vi proponiamo (come abbiamo già fatto per l'Antico Testamento) la bellissima spiegazione data dal noto apologeta e direttore della rivista “Il Timone” Giampaolo Barra, nel corso di una delle sue seguitissime trasmissioni di Apologetica su Radio Maria.

Ricordiamo brevemente tre passi del Nuovo Testamento che alludono abbastanza chiaramente al Purgatorio.

Il primo lo troviamo nel Vangelo di san Matteo. Ascoltiamolo:

“Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo” (5,25-26)

Questo brano del vangelo di san Matteo è interessantissimo. Lasciamo agli esegeti il compito di approfondire il significato di questo passo, ma facciamo solo una considerazione. Delle due l’una: o Gesù, quando parla di questa prigione, intende una prigione terrena, come quelle che ci sono sulla terra (e allora, spiace dirlo, si è sbagliato: pensate a quanti esempi, soprattutto nella nostra Italia, si possono fare di persone che escono di prigione senza aver scontato tutta la pena), oppure Gesù parlava di una “prigionenon terrestre, prigione dove si sconta – quindi si purgafino all’ultimo spicciolo, infallibilmente. E questa prigione dove, chi lo merita, sconta fino all’ultimo spicciolo è il Purgatorio.

Il secondo passo lo troviamo sempre nel Vangelo di san Matteo:

“Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo spirito non sarà perdonata né in questo secolo né in quello futuro” (12, 31-32)

Sant’Agostino, san Gregorio Magno e san Bernardo hanno visto in questo passo evangelico la chiara allusione alla possibilità che alcuni peccati, meno gravi della bestemmia contro lo Spirito, siano perdonati nella vita futura, quindi dopo una purificazione.

Ma il brano più importante viene da san Paolo. Ascoltiamo attentamente quanto l’Apostolo delle genti scrive nella sua prima Lettera ai Corinti:

“Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco” (1 Cor 3,10-17)

Anche per questo brano di san Paolo lasciamo il compito agli esegeti di spiegarci bene ogni particolare. Ma a noi resta un dato di fatto: san Paolo insegna che l’opera di quelli che hanno costruito la loro vita sul fondamento Gesù Cristo verrà provata, verrà giudicata. Se, nonostante abbiamo costruito meritoriamente su Gesù Cristo , l’opera verrà trovata imperfetta, costoro verranno puniti, ma non per sempre: si salveranno, però dopo essere passati per il fuoco purificatore.

Bene: questo è il Purgatorio. Vedete bene che la credenza nella esistenza del Purgatorio è fondata biblicamente. La credenze nella possibilità di scontare i propri peccati in Purgatorio è credenza fondata biblicamente. Credere che è necessario pregare per le anime del Purgatorio ha fondamento biblico.

Noi cattolici possiamo dunque stare tranquilli. La nostra fede è pienamente conforme all’insegnamento biblico.

La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
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7 Infatti chi è morto è affrancato dal peccato.

lett. «è giustificato dal peccato», cioè è legittimamente dichiarato libero dalla signorina del peccato, da esso emancipato. La morte tronca i legami terrestri; quindi se il peccato è stato il padrone del corpo quando questo era vivo, ora che per l'unione con Cristo, è avvenuta la morte dell'uomo vecchio, il peccato ha perduto ogni diritto di dominazione sul suo schiavo d'una volta. Uno schiavo morto non serve più. Però uno stato morale negativo, di astensione dal peccato, ma privo di santa attività positiva, sarebbe psicologicamente impossibile e mal risponderebbe al fine della creazione e della salvazione. L'unione con Cristo è una morte, ma solo per l'uomo vecchio, non per la personalità umana in sè. Ci toglie alla illegittima tirannia del peccato, ma per restituirci al legittimo e filiale servizio di Dio. Questo il lato positivo della rivoluzione morale determinata dall'unione con Cristo, e che riproduce nel credente la «potenza della risurrezione di Cristo» Filippesi 3:10-11.

www.laparola.net/testo.php?versioni%5B%5D=Commentario&riferimento...
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19/04/2010 20:28
 
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Interessante domanda da parte di Mauro, interessante il commento di Lovelove, interessante l’analisi del Bicchiere.

Dunque, cos’è il purgatorio?, o cosa sia l’inferno, o il paradiso?, sappiamo che non sono posti letterali, bensì una condizione che si relaziona con la fonte assoluta, con Dio stesso.

Lo scopo ultimo della nostra anima è la beatitudine nel suo creatore, solo con il creatore adempie il fine ultimo della sua esistenza, in Dio vi è l’eterno bene, l’eterno amore, misericordia e felicità, la beatitudine dell’anima, la sua felicità, la sua gioia è nel godere di queste qualità di Dio, questo è per essa il Paradiso, al contrario, essere lontani da tutto ciò rende l’anima come tormentata, lontana dalla sua Fonte è priva di quelle virtù che sono proprie ad un’anima beatificata, ed ecco allora che tutto questo è per lei un “male”, poiché il "male" è la lontananza da Dio, dalla massima fonte del bene, ed il male altro non è che mancanza del bene, quel bene proprio di Dio e che l'essere umano nella sua completezza dovrebbe esprimere, questa lontananza da Dio è per l’anima "l’Inferno"
.
Mentre il Purgatorio è uno stato di transizione, l’anima deve provare in una certa misura cosa voglia dire essere lontani da Dio, poiché durante la sua forma del corpo non è riuscita a coltivare le virtù, ma neanche si può dire che avesse una condotta malvagia.

“Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo” (5,25-26)
E’ forse letterale?

Questa persona doveva del denaro, quindi è gettato in prigione perché non ha potuto pagare, domandiamoci, come avrebbe potuto pagare il suo creditore se egli era in prigione?, messa così la cosa questa persona sarebbe morta in prigione, proprio a motivo della sua incapacità di saldare il suo debito.
Gesù disse che avrebbe potuto uscire, ma come?, in due modi, o la persona avrebbe scontato tutta la sua pena, proporzionata al suo debito, oppure qualcuno avrebbe contribuito a pagare ciò che questo debitore doveva.
Il racconto dei Maccabei, ci aiuta a comprendere che parte del debito si può aiutare a pagarlo, quindi il Purgatorio è una condizione di “ Purificazione” poiché da quella condizione si può uscire per godere della presenza di Dio.


In merito al peccato contro lo Spirito Santo.
“Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo spirito non sarà perdonata né in questo secolo né in quello futuro” (12, 31-32)

Sant’Agostino, san Gregorio Magno e san Bernardo hanno visto in questo passo evangelico la chiara allusione alla possibilità che alcuni peccati, meno gravi della bestemmia contro lo Spirito, siano perdonati nella vita futura, quindi dopo una purificazione.

Non sembra che il termine “ Quello futuro” si rivolga anche dopo la purificazione, l’uscita dal Purgatorio, bensì ad un aspetto temporale.
Possiamo sintetizzare la definizione in questo modo.

Peccare contro lo Spirito Santo, significa Conoscere la Rivelazione Divina, ma agire contro di essa in modo consapevole, con pensieri parole ed azioni.

Stando così le cose l’anima del peccatore è in peccato mortale, se egli dovesse morire non potrà essere perdonato, ciò non vuol dire che il peccato contro lo Spirito Santo non possa essere perdonato, poiché non esiste peccato che non possa essere perdonato, tutto dipende dal peccatore, se manifesta sincero pentimento, e dolore per ciò che ha commesso, i suoi peccati possono essere perdonati, anche il peccato “ imperdonabile”.

Franco




“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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