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La scienza contraddice la Genesi?

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2010 16:52
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Mentre ascoltavo il filmato inserito da Mauro mi rendevo costantemente più conto delle capacità da prestigiatori dei TdG nel gettare "fumo negli occhi" alle persone incolte e senza un'adeguata formazione culturale.
Per dimostrare che la Bibbia è accurata scientificamente riguardo al racconto creativo, fanno capire che la scienza contraddica solo i fondamentalisti cristiani che credono nello scandire di 24 ore di ogni giorno creativo. Non si mettono certo a parlare di tutte le altre contraddizioni fra la scienza e il dato biblico concernenti il loro modo di leggere la scrittura, ma solo ed unicamente il modo di leggerla dei fondamentalisti cristiani. Con questa tattica - evitando di parlare anche di quelle contraddizioni palesi fra il dato biblico e il dato scientifico (tipo i dati che ho riportato io più sopra) - vogliono creare nella mente dell'ascoltatore l'idea che scienza e Bibbia vadano d'accordo, ma in realtà, per tutti i motivi esposti più sopra, così non è.
Senza contare che il loro discorso sulla durata più lunga di 24 ore del giorno creativo fa acqua da tutte le parti perchè nel contesto della creazione, al termine di ogni giorno è scritto "e si faceva sera e si faceva mattina" onde indicare la vera e propria letteralità del giorno. Perciò hanno proprio ragione i fondamentalisti cristiani a definire i TdG apostati perchè non stanno a quello che dice realmente la Bibbia.

Il fatto che la Bibbia sia Parola di Dio non va ricercata nella sua accuratezza storica ma nella testimonianza della fede cristiana, così come spiega eloquentemente Weiss nel solito medesimo libro:

"Se ci si mette a discutere coi Testimoni di Geova del modo che si è appena prospettato, essi obiettano: “Chi parla così non è più cristiano, perché non crede nella Parola di Dio attestata nella Bibbia”. Si pone a questo punto il compito di mostrare che la fede nella Parola di Dio, contenuta nella Bibbia, non richiede di considerare questo libro sacro come l’autorità somma anche nelle questioni storiche e scientifiche. E a proposito delle profezie occorre anche chiarire che si può credere all’amore di Dio quale è attestato nella Bibbia, anche se non tutte le promesse paiono esaudite.

a) La viva testimonianza di fede quale fonte immediata della fede


Riflettiamo innanzi tutto su quanto segue: la fede non nasce quasi mai dalla sola lettura della Bibbia, nemmeno nel caso dei Testimoni di Geova. Alla fede l’uomo perviene attraverso il contatto con persone credenti. E’ dal loro modo di vivere che apprende prima di tutto qualcosa della realtà in cui essi, come cristiani, credono. Quando un non credente incontra dei cristiani che fan parte d’una comunità ecclesiale la quale vive la sua fede, allora subito gli divengono evidenti i meravigliosi “effetti” della fede cristiana sull’uomo: la fede rende l’individuo interiormente libero, aperto, capace di amare: conferisce sostegno nelle difficoltà e nelle sofferenze della vita; placa la paura, anche la paura della morte. Ma tutto questo la fede è in grado di dare all’uomo perché essa in definitiva altro non è che la certezza profonda di essere accettati, accolti, amati da Dio: per sempre, anche oltre la morte.

Quando i credenti dicono al non credente che questa certezza di essere accettati da Dio è trasmessa loro dal messaggio della Scrittura, soprattutto dal vangelo, questo messaggio comincerà forse ad attirarlo. Dalla vita e dalle parole dei credenti, ispirate dalla Bibbia, egli potrà persuadersi sempre più che il messaggio cristiano non è una finzione: per quanto incomprensibile e sorprendente possa essere il fatto che dio nel suo amore si unisce all’uomo, sino a diventare uomo e a morire in croce nella persone del Figlio suo, nondimeno ciò viene incontro all’anelito più profondo del cuore umano; ugualmente, la fede cristiana molto esige dall’uomo, ma lo sottrae da ogni schiavitù, anche verso se stesso, e gli dona pace e felicità.

In un simile incontro con cristiani, il non credente può infine pervenire egli stesso alla fede. Questo avviene allorché si rende conto di trovarsi personalmente di fronte a Dio e di essere da lui chiamato con amore. Questa certezza non può essere determinata attraverso prove, né attraverso uno spasmodico atto di volontà. Sarà accolta come un dono – come grazia – di Dio. Chi accoglie questa grazie della fede – il che non accade il più delle volte tutto d’un tratto, bensì passo dopo passo – sperimenta poi anche in misura crescente la liberazione dal rancore, dall’odio, dall’introversione e la disponibilità verso gli altri fino all’amorosa offerta di sé a servizio del prossimo e all’amore per i nemici. Il sottolineare il carattere di dono di questo processo non significa che l’uomo vi abbia un ruolo puramente passivo. La misericordia divina precede, ma subito esige anche la partecipazione libera e coerente dell’uomo e un continuo lavoro su se stessi.

Se una persona non fa simili esperienze in nessun modo, non può pervenire a una fede cristiana autenticamente liberatoria. Per noi cattolici ciò implica una domanda seria: nelle nostre comunità è veramente possibile incontrare Dio? C’è in esse quella comunione di persone limpida al punto di mostrare Dio quale ultima fonte d’una vita comune condotta nell’amore e nella fraternità? Certuni non sono forse diventati Testimoni di Geova inconsapevolmente anche per questo, per aver ritenuto di trovare presso di loro una comunità più cristiana?

La fede dei Testimoni di Geova è ovviamente solo una forma distorta dell’autentica fede cristiana. Non tende, infatti, tanto verso il Dio vivo nella cui grazia e misericordia l’uomo può sentirsi al sicuro, ma s’impantana in un rigido sistema di “insegnamenti biblici”. I Testimoni di Geova sono affascinati da questo sistema, dalla sua logica e forza persuasiva (in realtà apparenti), soprattutto dal (presunto) esatto avverarsi di così tante profezie. Essi “studiano” la Bibbia e si stupiscono che in essa (apparentemente) “tutto sia esatto”, però non comprendono cosa sia la meditazione della parola biblica, per assaporarvi con immediatezza la vicinanza del Dio vivo. Così la loro “fede” è più che altro una visione del mondo nella quale Dio svolge una parte centrale, piuttosto che essere un’autentica e appagante percezione di Dio.

Per questa ragione nemmeno la fratellanza fra di loro scaturisce in definitiva dalla fiducia in Dio, non è una naturale conseguenza dell’affidarsi a Dio. Dalle relazioni di ex Testimoni di Geova si desume con chiarezza quanto poco in realtà – contrariamente all’apparenza – la loro comunità sia libera e liberatoria. La loro “comunità” è basata più su un sistema d’idee che sulla grazia divina e dunque irradia assai poco di grazia attorno a sé. Purtroppo, inizialmente, le persone non se ne accorgono. Si sentono lì per lì attratte, nel loro disorientamento umano e religioso, dalla cordialità e dal senso di reciproca appartenenza ai Testimoni di Geova. Unitamente al fascino esercitato dalla loro dottrina, quest’attrattiva conduce spesso, molto presto, alla perdita d’una sana capacità di giudizio e culmina non nella “libertà cristiana”, ma nella sudditanza nei confronti della setta.

b) La motivazione della testimonianza di fede nella Bibbia

La testimonianza di fede della comunità cristiana, cioè della Chiesa, scaturisce dalle grandi opere che Dio ha compiuto nella storia d’Israele e soprattutto in Gesù di Nazareth. Questi avvenimenti storici, nei quali Dio si è manifestato andando incontro agli uomini, sono fondamentali per la fede cristiana. In essi è avvenuto ciò che i cristiani chiamano rivelazione divina. Sono registrati nella Bibbia. La Bibbia è, nel suo complesso, la versione scritta dell’azione di Dio lungo la storia: negli scritti biblici se ne riferisce, si tenta di comprenderla, se ne traggono ammaestramenti e si ringrazia Dio.

Così la testimonianza di fede della Chiesa è legata alla Bibbia e deriva da essa. Inizialmente la testimonianza viva ha preceduto la Bibbia, poiché gli scritti biblici ne sono derivati. Paolo predicò quando non esistevano ancora vangeli scritti, e anche le sue lettere derivarono dall’insegnamento diretto. I vangeli furono composti sulla base di tradizioni riferite inizialmente a voce. Anche dopo il formarsi dei libri della Scrittura e il loro riconoscimento quale fonte di fede da parte della Chiesa, occorre che la Scrittura divenga viva nella comunità dei cristiani, se la si vuole comprensibile agli estranei. Però la Chiesa si è assoggettata una volta per tutte alla Scrittura. Questa certifica l’evento sul quale la Chiesa è basata. Perciò la Chiesa deve attingere la propria testimonianza dalla Scrittura e confrontarsi continuamente con essa come a ultima norma.

[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 18/06/2010 08:31]
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
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