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Le comunità chiuse - I fenomeni che accadono nelle congregazioni

Ultimo Aggiornamento: 21/06/2010 20:09
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21/06/2010 17:16
 
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Non so se questo argomento è già stato trattato, ma credo sia interessante sondarlo alla luce dei vostri pareri.
Nelle piccole comunità, così come una congregazione, un posto di lavoro isolato dal pubblico, al limite un paese minuscolo, tempi addietro avrei anche citato un quartiere di una città, accadono fenomeni sia di aggregazione e di solidarietà, ma il terreno si mostra anche fertile per situazioni contrarie, vale a dire, lotte di potere, pettegolezzi, piccinerie in genere che assumono, proprio perchè nate tra un numero limitato di persone, grandi e deleterie valenze.
Ora, collegando questo fenomeno alle critiche che, molti di noi, hanno elaborato per ciò che si è vissuto in una particolare forma religiosa, penso che non sia imputabile ad essa, almeno non in toto, ma, soprattutto al fatto che queste comunità si ''cibano'' sempre e solo dei soliti appartenenti, senza avere liberi scambi con il mondo esterno.
Che dite?
E' un mio immaginario o può esserci una parte di verità?
Gabriella
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21/06/2010 17:35
 
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In effetti, non credo sia solo una tua impressione, penso sia proprio così.

Quando si ha a che fare col solito giro di persone, quando ci si conosce tutti, è così, nel bene e nel male la privacy non esiste, tutti sanno tutto di tutti e in caso bisogno di aiuto molti si prestano a darne, mentre quando c'è da criticare un determinato comportamento, tutti si prestano volentieri a farlo e l'accaduto diventa oggetto di discussione per giorni o settimane o mesi...

Purtroppo nelle religioni chiuse o settarie questa caratteristica è molto accentuata, per questo poi si fa fatica a uscirne e quella comunità si dimostra la gabbia che è sempre stata, senza mai accorgersene prima dell'accaduto.


Ely


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21/06/2010 18:42
 
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concordo con quello detto da ely,
io ricordo che, quando ero più piccola, si scherza alcune ragazze, che abitavano in montagna, il quale notavamo subito che erano alle prime uscite sul corso, su come si vestivano arretrate.. questo appunto perchè non essendo circondati da chi fa moda, non sapevano cosa andava di moda, e quello che potevano fare era imitare quello che conoscevano...

anche come pensiero vale la stessa cosa, se sei circondata da gente bigotta, lo diventi anche tu, se è gente skizzinosa, lo diventi anche tu, se è gente pettegola lo diventi anche tu...ecc ecc

ma in fondo anche nelle professioni si diventa cosi, diventi urologo, sai tutto sull urologia, ma non sai niente della piede, o della mano,

questo dipende da quanto una persona è aperto e curioso diciamo del "mondo"

per le sette, non è sempre cosi, perchè c'è il controllo mentale, e ti affacci al mondo con un occhio già impostato, mentre una ragazza anche se vissuta in montagna tra le pecore, e va in città, una, due, tre volte, vedendo e ascoltando pensieri, cambia e/o migliora il modo di ragionare.
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AVER PAURA DEL DIAVOLO E' UNO DEI MODI DI DUBITARE DI DIO ...
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21/06/2010 20:09
 
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Gabriella dice

Non so se questo argomento è già stato trattato, ma credo sia interessante sondarlo alla luce dei vostri pareri.
Nelle piccole comunità, così come una congregazione, un posto di lavoro isolato dal pubblico, al limite un paese minuscolo, tempi addietro avrei anche citato un quartiere di una città, accadono fenomeni sia di aggregazione e di solidarietà, ma il terreno si mostra anche fertile per situazioni contrarie, vale a dire, lotte di potere, pettegolezzi, piccinerie in genere che assumono, proprio perchè nate tra un numero limitato di persone, grandi e deleterie valenze.



Cara Gabriella hai perfettamente ragione, ricordo molto bene l’aggregazione che vi era e la solidarietà con le famiglie con cui ci si relazionava, all’epoca il “mondo” era quello, era per così dire un “circolo chiuso” d’altronde non poteva essere diversamente, il relazionarsi alimentava la vita comune.

Ed è vero anche (non nella “nicchia” in cui vivevo) il contrario, la dove vi sono/erano lotte intestine, il tutto perché ci si auto confinava, nolente o dolente.


Ora, collegando questo fenomeno alle critiche che, molti di noi, hanno elaborato per ciò che si è vissuto in una particolare forma religiosa, penso che non sia imputabile ad essa, almeno non in toto, ma, soprattutto al fatto che queste comunità si ''cibano'' sempre e solo dei soliti appartenenti, senza avere liberi scambi con il mondo esterno.
Che dite?



Anche questo è vero, ma con la differenza che il loro “Modus Operandi” è al livello inconsapevole, giacché questa “autoesclusione” dal mondo esterno non è da loro voluta, bensì costruita ad arte da altri, che come registi impongono quali scene girare, e sono da queste scene che si “cibano”, facendo della loro comunità un proprio mondo, poiché non hanno più la capacità di scegliere dove andare, cosa che per le nostre comunità sociali dell’epoca tale aggregazione poteva essere “anche una necessità”, ma si aveva la libera scelta di approdare in altre parti.

A ciò, a mio giudizio la “religione” che personalmente preferirei chiamare setta, ha tutta la responsabilità delle condizioni a cui si vengono a trovarsi i loro adepti.

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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