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Il Culto dei Morti nella Storia - Uno spaccato dell'usanza funebre tra i cristiani

Ultimo Aggiornamento: 08/09/2010 18:39
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08/09/2010 17:06
 
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Ho trovato questo interessante articolo del Padre Francescano Pasquale Lorenzin, lo trovato molto istruttivo.
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IL CULTO DEI MORTI NELLA STORIA

Il culto dei morti non è un fatto esclusivamente cristiano. Esso ha la sua radice nella innata "religiosità" dell'uomo: nacque con l'uomo stesso. La storia e l'archeologia dimostrano che i riti funebri erano celebrati, presso tutti i popoli, da persone qualificate: sacerdoti, stregoni e capi tribù; secondo modalità, usi e costumi diversi. Nel mondo greco-romano e anche ebraico, era ritenuta cosa mostruosa lasciare un cadavere insepolto. Di fronte alla morte dovevano cessare gli odi, le vendette e le inimicizie: era doverosa una onorata sepoltura. Era comune e radicata convinzione che l'anima di un corpo insepolto non avrebbe trovato pace. Sarebbe stata condannata a vagare sopra la terra a danno dei viventi.

I Padri della Chiesa combatterono questa superstizione che si protrasse a lungo, tanto che S. Agostino (+430) la ricorda e cerca di sfatarla. Anche oggi, dopo tanti secoli, in qualche paese di campagna o di montagna, si crede che durante i temporali notturni, le anime dei morti insepolti, vaghino per l'aria, recando calamità ai viventi.

I pagani ritenevano le tombe sacre e inviolabili perché custodite dagli dèi. Il diritto romano sancì tale sacralità affidando le tombe alla giurisdizione dei sacerdoti. Simile cultura entrò anche nella mentalità cristiana per cui, spesso, nelle epigrafi antiche si leggono delle "maledizioni" contro coloro che osassero violare il sepolcro. Oggi tutti i paesi civili assicurano, nella loro legislazione, il rispetto e l'inviolabilità dei cimiteri e delle singole tombe.

La preparazione della salma

La preparazione della salma per la sepoltura era un impegno lungo e complesso al quale attendevano i parenti e, spesso, la comunità intera. Prima di tutto si doveva lavare e profumare la salma. La Chiesa cristiana non ebbe nulla da ridire circa questo uso praticato dai pagani; anzi san Girolamo ricorda che vi erano dei chierici addetti a questo ministero. L'uso degli aromi e dei profumi fu perfino esagerato, tanto che Tertulliano rimproverava i cristiani di comperare più aromi e profumi per i loro morti, che i pagani per "affumicare" i loro idoli. L'uso pagano di cospargere di aromi e di profumi il corpo del defunto acquistò, nella tradizione cristiana, un significato del tutto escatologico e pasquale (cfr Gv.12,3-8:in riferimento alla morte di Gesù). Il corpo del cristiano con il battesimo e l'eucaristia diviene il tempio dello Spirito Santo e aspetta la risurrezione finale. Anche oggi, in molti luoghi, si usa mettere, accanto alla salma, delle braci con foglie di ulivo e grani d'incenso; la Chiesa stessa, nei funerali, incensa la salma chiusa nella bara.

Lavato e profumato, il corpo del defunto veniva poi vestito con abiti preziosi. Un'attenzione tutta particolare era riservata al corpo dei martiri. Sappiamo dalla storia che il corpo del martire san Pancrazio fu "dignissimis linteaminibus involutum"; e quando papa Pasquale, nell'820, fece la traslazione del corpo di santa Cecilia, questo fu trovato rivestito di "stoffe preziose e regali". Ma anche per il martirio si S.Policarpo e Cipriano e di altri, abbiamo notizia di come vennero portati in solennità nel luogo di sepoltura e di come dall'immediato le loro tombe diventavano meta di pellegrinaggi spirituali.

Ma lo sfoggio e la vanità di alcuni ricchi nel rivestire il corpo dei loro defunti, furono rimproverati dai Padri della Chiesa. Ecco le dure parole di san Girolamo: "Perché vestite i vostri morti con vesti dorate? Perché non cessa la vostra ambizione tra i dolori e le lacrime? Forse che il cadavere dei ricchi deve marcire nella seta?". I vescovi, i sacerdoti e i diaconi erano vestiti con i paramenti sacri, propri della loro dignità gerarchica: usanza ancora viva nella tradizione della Chiesa. (ci riportano queste notizie molti Padri della Chiesa)

Preparato con ogni cura, il defunto, con le braccia distese lungo il corpo, veniva avvolto con bende. Così fu sepolto anche Lazzaro, tanto che Gesù, dopo averlo risuscitato da morte, comandò che fosse sciolto perché potesse camminare. Durante questo pietoso lavoro di preparazione, la comunità cristiana era sempre presente. In una stanza vicina o all'aperto, i cristiani, a turno, cantavano salmi, recitavano preghiere e proclamavano la parola del Signore. ( cfr. Att.8,2: alla morte di s.Stefano si legge che "alcune pie persone seppellirono Stefano e fecero per lui grande lutto". Il "grande lutto" fin dall'inizio della Chiesa era cantare Inni e Salmi in onore del Defunto, specialmente se un martire).

In molti luoghi rimane viva la tradizione di riunire la comunità nella casa del defunto, e preferibilmente in Chiesa, per la recita del rosario e di altre preghiere, con la presenza del sacerdote o di una suora, specialmente è rimasto vivo questo santo modo nel Sud dell'Italia.

Accanto alla salma non doveva mancare la lampada a olio, che poi veniva portata al luogo della sepoltura e conservata per le visite che i familiari facevano periodicamente ai loro defunti. Lungo i secoli, l'uso delle lampade e delle torce raggiunse proporzioni considerevoli, e per questo la stanza in cui si metteva la bara venne chiamata "camera ardente", come si chiama ancor oggi.

I pagani costumavano mettere in bocca al defunto una moneta che serviva a pagare il noleggio per la barca di Caronte. I cristiani dell'Asia e dell'Africa, per sostituire questa mitologica superstizione, già dal IV secolo, prima di avvolgere la salma in un ampio lenzuolo che serviva da cassa, l'uso della quale fu introdotto più tardi, pensarono di mettere in bocca o sul petto del defunto l'Ostia consacrata, come viatico verso l'eternità. Non si può misconoscere il profondo significato di questa usanza ricca di fede e di speranza nella vita futura. Il fatto, poi, che il patriarca san Benedetto non si oppose a questo uso tra i suoi monaci, concorse a diffonderlo anche in Europa e a radicarlo nella mentalità cristiana, tanto da sopravvivere per diversi secoli, nonostante le proteste dei Padri della Chiesa e le condanne dei Concili. Verso il mille si cercò di ovviare all'evidente profanazione dell'eucaristia, mettendo l'Ostia consacrata in una teca o in un piccolo calice e scolpendo sulla lapide la formula "Christus est hic" o espressioni equivalenti.

Ma spieghiamo il perchè i Padri si opposero? Perchè il corpo del Defunto si RIEMPIVA DI VERMI....e perciò indubbiamente l'Ostia Consacrata subiva una profonazione che se INCONSAPEVOLE in un primo tempo, fu vietato dai Padri quando INSEGNARONO le motivazioni che ben presto vennero accolte da tutta la Chiesa e si iniziò a sostituire l'Ostia Consacrata mettendo fra le mani del defunto una piccola Croce benedetta e, nei secoli seguenti, anche il rosario della beata vergine Maria. Oggi questa usanza è diffusa in tutta la Chiesa.

Nei primi secoli, il trasporto della salma al luogo della sepoltura veniva compiuto di notte. Questa abitudine scaturì durante le persecuzioni poichè di giorno era impossibile prendere i propri cari martirizzati, in seguito gli stessi Imperatori che perseguitavano, forse mossi da pietà e dal rischio di epidemie per i corpi in decomposizione, autirizzarono i cristiani a muoversi di notte.

Tutta la comunità cristiana seguiva il feretro portando lampade e torce per rischiarare la strada e per testimoniare che il cristiano è l'uomo della luce. Nei secoli seguenti, quando fu permesso di fare i funerali alla luce del sole, i cristiani continuarono a portare le lampade accese per riaffermare la fede che il defunto non è morto ma dorme, aspettando la parola onnipotente di Gesù per la risurrezione finale. Questo pensiero, esclusivamente evangelico, è la ragione per cui i cristiani, fin dalle origini, esclusero ogni disperata tristezza nelle loro cerimonie funebri; cosicché, mentre i pagani prezzolavano (pagavano) delle donne (le prèfiche) con il compito di piangere un simulato dolore, i cristiani cantavano salmi e l'Alleluia pasquale.

La sepoltura

La legge romana non permetteva la sepoltura di alcun cittadino dentro le mura della città e i cristiani vi si adeguarono. All’inizio si cercarono grotte, antri naturali o cave abbandonate. Il ricordo della tomba di Gesù era assai vivo e i primi cristiani si industriavano di realizzarlo. Moltiplicandosi il numero dei fedeli (anche a causa delle persecuzioni che mietevano centinaia di morti in breve tempo), fu necessario scavare in lunghezza e profondità, così che le grotte si prolungarono per chilometri, su piani diversi, con corridoi e sale per i riti liturgici e le àgapi fraterne. Così nacquero le "catacombe", delle quali tutti, più o meno, hanno sentito parlare e che molti hanno visitato.

I primi cristiani desideravano ardentemente di collocare i loro defunti accanto alla tomba dei martiri, nella convinzione che il loro sangue giovasse, come scrive san Paolino, all'anima del vicino defunto (riprendiamo qui dalla Lettera di s.Agostino inserita in apertura forum).

Così la formula "ad sanctos" divenne col tempo una sorta di superstizione, tanto che sant'Agostino faceva notare che "non la vicinanza alla tomba dei martiri giova all'anima dei defunti, bensì le preghiere e altre opere buone". Appena la Chiesa poté muoversi con libertà, s'adoperò perché le salme dei credenti fossero portate in chiesa per la celebrazione dell'eucaristia a suffragio delle loro anime. Questa pratica pastorale della Chiesa fu accolta con unanime consenso e già nel IV secolo era di uso comune, come fa comprendere sant'Agostino con le parole "sicut fieri solet", riferendosi al funerale della madre santa Monica. E come ci conferma anche un ampia documentazione della Chiesa Ortodossa.

Abbiamo ricordato, con una certa ampiezza, gli usi e le costumanze del "culto dei morti" lungo i secoli, per spiegare l'origine di molte cerimonie funebri tuttora in uso ai nostri giorni, ma soprattutto per comprendere le tradizioni che la Chiesa ha conservato e, in certo modo, consacrato nella ristrutturazione della liturgia funebre.
Per questa ricostruzione storica che continueremo, ringraziamo per ora l'autore:

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin



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bisogna cominciare col il dubbio.
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Molto interessante! E' sempre utile conoscere il passato della propria fede e anche da dove derivano certe pratiche

Interessante anche sapere, ma già lo sapevo, che il culto dei morti è sempre stato praticato sin dai tempi della preistoria, indice di spiritualità sempre presente negli esseri umani.

Peccato che i testimoni di geova additano queste usanze pre israelitiche e pre cristiane, a conferma del fatto che non appartengono alla vera religione arrivata con Cristo [SM=g8108]


[SM=g10400] Dafne75




A un uomo buono non è possibile che avvenga nessun male, nè in vita nè in morte (Socrate)
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