È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!





Benvenuti nel forum

Lo scopo di questo forum
è di dare a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione
su ogni argomento dello scibile umano
rimanendo nel rispetto di OGNI
membro che lo compone.
L'apologia della propria religione è consentita.
Ci aspettiamo da ogni utente che si iscriverà qui,
la propria presentazione nell'apposita sezione
e l'estensione del proprio cordiale saluto a tutti gli iscritti
i quali sono invitati ad accoglierlo altrettanto cordialmente





Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva

SCIENZA e N.D.E - Incompatibilità tra di loro.

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2010 13:56
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
05/11/2010 22:54
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Infatti Ely, molti medici rimanevano esterrefatti dai racconti dei pazienti quando si “svegliarono”, le descrizioni furono molto particolareggiate, e solo se era presente la si poteva raccontare.
Un medico disse "quando rianimo una persona mi chiedo se mi sta guardando da qualche parte.

Siamo quasi alla fine di questa trattazione, anche se di testimonianze comprovate ve ne sono a migliaia, senza contare quelle più spettacolari delle persone non vedenti che con i loro racconti nei particolari hanno messo in difficoltà molti medici, quello che poi è interessante è la parte finale, quella che è riservata alla scienza, e nel finale faccio rispondere ad un medico sull’interrogativo iniziale “Incompatibilità tra NDE e Scienza”
Ciao
Franco
[Modificato da Elyy. 08/11/2010 22:43]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
08/11/2010 17:38
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

PROTESI PERDUTE
Una delle NDE più veritiere ed interessanti riportato da Van Lommel è quella d'un uomo di 44 anni, portato in ospedale mentre era in coma profondo. Quando un infermiere ha cominciato a intubare il paziente, ha scoperto che aveva la dentiera e così gli ha rimosso la protesi superiore per metterla su un carrello. Il paziente è rimasto in coma durante tutto il ricovero, durato una settimana.

Dopo aver ripreso conoscenza, venne trasferito all' unità coronarica e, non appena vide quell'infermiera, le chiese la sua dentiera. '... Hai preso la mia dentiera dalla bocca e l'hai messa su quel carrello', le disse. '
Su di esso c'erano tante bottiglie e c'è un cassetto lì sotto dove hai messo i miei denti.

'
Il paziente le disse di aver visto la scena dall'alto mentre i medici e gli infermieri lavoravano su di lui e che egli aveva tentato invano di far loro sapere che era ancora vivo, e che non dovevano fermarsi. Forse, non era stato inutile, in quanto lo avevano fatto sopravvivere. È interessante notare secondo il Dr. Long che ci vogliono fino a sette anni o più per un Ritornato per integrare pienamente la NDE nella propria vita.

Questa idea è stata ampliata fino a suggerire che sia necessario cambiare modo di vivere ogni sette anni, sia che si tratti di un hobby o di qualsiasi altra passione.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Franco
segue


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
13/11/2010 19:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Testimonianza particolare, molto singolare, raccolta da il dr Raymond Moody.

Quando questo mi accadde soffrivo, come soffro ancora, di asma bronchiale in forma grave. Un giorno venni preso da un accesso di tosse, e apparentemente si ruppe un disco della colonna vertebrale. Per due mesi consultai una quantità di medici perché il dolore era straziante, e finalmente un medico mi indirizzò a un neurochirurgo, il dottor Wyatt. Mi vide e mi disse che dovevo venir immediatamente ricoverato, così entrai in ospedale e mi misero immediatamente in trazione.

Il dottor Wyatt sapeva che io soffrivo di disturbi respiratori e chiamò uno specialista: questi disse che bisognava consultare l’anestesista, il dottor Coleman, se dovevo essere anestetizzato. Lo specialista si occupò di me per circa tre settimane e mi fece finalmente trasportare in un posto dove il dottor Coleman avrebbe potuto addormentarmi. Coleman acconsentì un lunedì , ma si dimostrò molto preoccupato. Decisero di operarmi il venerdì successivo. Lunedì sera dormii serenamente fino alla mattina successiva, quando mi svegliai presto tormentato da un forte dolore. Mi voltai e cercai una posizione più comoda, ma proprio in quel momento vidi una luce in un angolo della stanza subito sotto il soffitto. Era come un globo di luce, non molto grande, direi tra i trentacinque e i quarantacinque centimetri di diametro; e all’apparire di quella luce mi invase una sensazione. Non posso dire che si trattasse di una sensazione misteriosa o impressionante; non era così. Era un senso di pace completa, di profonda calma. Vidi una mano tendersi verso di me dalla luce e la luce disse: << Vieni con me. Voglio mostrarti qualcosa >>. Immediatamente, senza alcuna esitazione, tesi la mano e afferrai quella che mi veniva porta. Ebbi allora l’impressione di venir sollevato e di lasciare il mio corpo, e mi volsi e vidi il mio corpo che giaceva sul letto mentre io salivo verso il soffitto. Nel momento in cui uscivo dal corpo presi la stessa forma che aveva la luce.

Avevo la sensazione – e devo esprimermi come posso perché non ho mai sentito nessuno parlare di niente del genere – che si trattasse di una forma spirituale. Non era un corpo, ma una nuvola di fumo, o un vapore. Assomigliava quasi alle volute di una sigaretta quando vengono illuminate passando davanti ad una lampada accesa. La forma che io assunsi era colorata, però. C’era dell’arancione, del giallo e un colore che non distinguevo bene: indaco forse, una tinta sul blu. La mia nuova forma spirituale non aveva una sagoma precisa come il corpo. Era più o meno circolare, ma aveva qualcosa che io chiamo una mano. Lo so, perché quando la luce tese la mano verso di me io tesi a mia volta la mia. Eppure, il braccio e la mano del mio corpo fisico rimasero fermi, li vedevo sul letto, distesi lungo il corpo, mentre mi innalzavo verso la luce, Ma quando non usavo quella mano spirituale, lo spirito ritornava alla forma circolare.

Venni condotto fino al punto in cui era la luce e cominciammo ad attraversare il soffitto e la parete della stanza d'ospedale e ad avviarci lungo il corridoio,e poi attraverso il corridoio, giù, giù, sembrava, fino a un piano più basso dell'ospedale. Attraversavamo senza difficoltà le porte o i muri. Svanivano, semplicemente, al nostro avvicinarsi.

Sembrava stessimo viaggiando. Sapevo che ci muovevamo, ma non avevo la sensazione della velocità. E poi, quasi di colpo, compresi che avevamo raggiunto la sala di rianimazione dell'ospedale. Non sapevo nemmeno dove fosse, ma arrivammo là e di nuovo ci trovammo in un angolo della stanza, proprio sotto il soffitto, Vedevo i dottori e le infermiere camminare nel loro camice verde, e i letti.

Allora l'essere mi disse – mi mostrò: << Ti troverai qui. Quando ti toglieranno dalla tavola operatoria ti metteranno in quel letto, ma non ti risveglierai più. Non saprei niente di quello che accadrà dopo il tuo ingresso nella sala operatoria fino momento, poco tempo dopo, in cui verrò da te >>. Non posso affermare che questo mi sia stato detto con parole. Non era una voce che si potesse udire; se lo fosse stato mi sarei aspettato che gli altri nella sala la udissero, e non era così. Era come un'impressione che io ricevevo. Ma in modo tanto vivo che non mi sarebbe stato possibile dire che non l'avevo udita e non l'avevo avvertita. Era per me una cosa certa e definitiva.

E quello che vedevo – ah, era molto più facile riconoscere le cose mentre avevo quella forma spirituale. Non mi chiedevo: << Che cosa vorrà mostrarmi? >>. Sapevo immediatamente di che cosa si trattava, che cosa aveva in mente. Non c'era dubbio. Voleva dirmi che quel letto . Il letto a destra appena si entra dal corridoio , ira il letto in cui mi sarei trovato e lui mi aeva portato là per uno scopo preciso. E infine me lo disse: Capii che il motivo era che non voleva che io provassi paura quando il mio spirito avrebbe dovuto lasciare il corpo, voleva invece sapessi quali sensazioni avrei provato in quel momento. Voleva rassicurarmi, affinché io non avessi timori, perché mi diceva che non sarebbe stato accanto a me subito, che prima avrei conosciuto altre esperienze, ma che egli avrebbe offuscato tutto quello che accadeva e infine sarebbe stato accanto a me.

Ora, quando lo avevo raggiunto per andare nella sala di rianimazione e ero diventato anch'io uno spirito, era stato come se ci fossimo fusi. Eravamo due esseri separati, certo. Ma lui controllava tutto quello che accadeva e che riguardava me. E anche se attraversavamo i muri e i soffitti eccetera, ecco, sembrava vi fosse una tale comunione tra noi ce niente al mondo avrebbe potuto rubarmi. Era un senso di pace, di calma, una serenità che non sono altrimenti possibili.

Così, dopo aver,o detto questo, mi ricondusse nella mia camera d'ospedale e io vidi nuovamente il mio corpo, che giaceva nell'identica posizione in cui lo avevo lasciato e di colpo rientrai nel mio corpo. Direi di essere stato fuori dal corpo per cinque o dieci minuti, ma il tempo non rientrava in quell'esperienza. Anzi, non ricordo di avere mai pensato al tempo.

L'intera esperienza mi aveva stupefatto, mi aveva colto assolutamente di sorpresa. Era così viva e reale, più dell'esperienza comune. E la mattina dopo non avevo affatto paura. Mentre mi rasavo notai che non mi tremava la mano come mi accadeva da sei o otto settimane. Sapevo che sarei morto, e non avevo rimpianti, né paura. Non pensavo: << Che cosa posso fare per impedirlo? >>. Ero pronto.

Giovedì pomeriggio, il giorno prima dell'operazione, ero nella camera d'ospedale ed ero preoccupato: mia moglie, e il mio ragazzo, un nipote adottato, che allora ci dava dei pensieri.

Decisi così di scrivere una lettera a mia moglie e una a mio nipote, per esprimere alcune delle mie preoccupazioni, e di nasconderle dove potessero trovarle soltanto dopo l'operazione. Scrissi due pagine a mia moglie e di colpo scoppiai a piangere, singhiozzando. Sentii una presenza e dapprima pensai che forse avevo pianto tanto forte da disturbare una delle infermiere che era venuta a vedere che cosa stava succedendo. Ma non avevo sentito aprire la porta. E di nuovo sentii quella presenza, ma questa volta non vidi nessuna luce, e i pensieri o le parole vennero a me, come prima, e l'essere disse: << Jack, perché piangi? Credevo ti sarebbe piaciuto venire con me >>.
Io pensai: << Si, è così, voglio andare >>. E la voce chiese: << Allora perché piangi? >>. Io dissi: << Siamo preoccupati per nostro nipote e ho paura che mia moglie non sappia come allevarlo. Sto cercando di esprimere quello che sento e quello che voglio lei faccia per il ragazzo. E sono preoccupato perché penso che forse la mia presenza l'avrebbe aiutato a trovare un equilibrio >>.

Allora, da quella presenza, avvertii il pensiero: << poiché chiedi per qualcun altro, poiché pensi per qualcun altro, poiché pensi agli altri non a Jack, ti concederò quello che vuoi. Vivrai fino a quando tuo nipote sarà un uomo >>. E poi non lo sentii più. Smisi di piangere e distrussi la lettera per evitare che mia moglie potesse trovarla casualmente.

Quella sera il dottor Coleman venne a dirmi che pensava ci sarebbero state complicazioni per l'anestesia e che non dovevo meravigliarmi se al risveglio mi sarei visto intorno una quantità di tubi e fili e aggeggi. Non gli dissi che esperienza avevo vissuto, annui soltanto e dissi che avrei fatto quello che potevo.

La mattina dopo l'operazione fu lunga ma riuscì perfettamente e io ripresi conoscenza: il dottor Coleman era vicino a me e io gli dissi: << So dove sono >>. Lui disse: << In che letto è? >>.
<< Sono nel primo letto a destra entrando dal corridoio. >> Lui rise e certo pensò che fossi ancora sotto l'effetto dell'anestesia.
Volevo dirgli che cosa era accaduto, ma subito dopo entrò il dottor Wyatt e chiese: << E' sveglio. Che cosa bisogna fare? >>. E il dotto Coleman disse: << Non bisogna fare niente. Non sono mai stato tanto stupefatto. Eccomi qua con tutti i miei aggeggi e il paziente non ne ha bisogno >>. Il dottor Wyatt osservò: << I miracoli succedono, sa >>. Così, quando potei levarmi a sedere e guardarmi attorno, vidi che ero nel letto che la luce mi aveva mostrato alcuni giorni prima.
Questo è avvenuto tre anni fa, ma è vivido ora come lo era allora. E' stata la cosa più straordinaria che mi sia mai accaduta, e ha cambiato molte cose. Ma non ne parlo. L'ho detto soltanto a mia moglie, a mio fratello, al mio sacerdote e ora a lei. Non so come dirlo, è difficile spiegarlo, non voglio far colpo su di lei né cambiarle la vita. Semplicemente, dopo quell'esperienza, non ho più dubbi. So che c'è vita oltre la morte.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
14/11/2010 13:13
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I racconti più sorprendenti, scientificamente parlando, riguardavano i riferimenti al soccorso medico cui, loro stessi, avevano assistito mentre si trovavano "fuori dal proprio corpo" pur essendo questo, adagiato in un letto d’ospedale.

Uno degli episodi che ritengo più emblematici tra quelli riportati, è quello narrato nel libro "La luce oltre la vita" di Raymond Moody.
"Un uomo di quarantanove anni subì un infarto così grave che il medico dopo trentacinque minuti di notevoli sforzi, rinunciò alla possibilità di rianimarlo e cominciò a compilare il certificato di morte. A quel punto, qualcuno notò un guizzo di vita: il medico si rimise all’opera con tutti gli attrezzi necessari e, finalmente riuscì a riattivare il cuore di quel uomo.

Il giorno seguente ritornato in sé, il paziente fu in grado di descrivere nei particolari quanto era accaduto al pronto soccorso. Il medico ne fu sorpreso; ma quel che più lo sconvolse fu la descrizione minuta dell’infermiera che s’era precipitata ad assisterlo.
Il paziente la dipinse perfettamente, fino alla pettinatura legata e al cognome Hawkes. Disse che la donna spingeva un carrello per il corridoio, con sopra una macchina con due specie di racchette da ping-pong (un congegno per l’elettroshok, basilare nell’attrezzatura da rianimazione).

Quando il medico gli chiese come facesse a sapere il nome dell’infermiera e cosa costei avesse fatto mentre lui era sotto attacco, rispose che egli era uscito dal corpo e che, mentre cercava la moglie in corridoio, era passato attraverso la persona della Hawkes. Nel far questo, aveva letto il nome sulla targhetta e se l’era ricordato per poterla poi ringraziare.
Parlai a lungo con il medico: era sconcertato. Soltanto accettandone la presenza sul posto, disse, si spiegava come quel uomo avesse potuto riferire le cose con tanta precisione."
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Franco
segue

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
26/11/2010 17:30
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Questo è un breve aggiornamento sull'esperimento di NDE/OBE del Dott. Sam Parmia, esperimento iniziato nel 2008 e doveva terminare nel 2010.




19/06/2010
Esperimento sulla vita dopo la morte: Aggiornamento

I ricercatori dell’università di Southampton con l’ausilio del dottor Sam Parnia hanno già comunicato i primi esiti degli esperimenti premorte condotti.

Gli studi sembrano rilevare che la coscienza e la mente continuino a sopravvivere nonostante il cuore si sia fermato, e nonostante il cervello non abbia più funzioni. Nonostante il paziente venga dichiarato clinicamente morto.

Tutto questo induce gli studiosi a pensare che la mente sia un entità a se rispetto al cervello. Cosa che avrebbe dei risvolti scientifici incredibili se fosse realmente comprovato.

Gli esperimenti vanno avanti ormai da un anno e gli studi sono stati condotti su un campione di pazienti che in seguito ad arresto cardiaco, sono stati dichiarati clinicamente morti.

Solo sette dei sessantatre pazienti sopravvissuti, hanno dichiarato di aver avuto delle visioni, riportano di emozioni vissute durante la loro situazione di morte apparente.

In verità però, solo quattro di questi sette pazienti sono riusciti a passare l’esame dei criteri di Greyson che risultano molto selettivi e differenziano in modo netto le situazioni di premorte dagli stati di incoscienza e/o comatosi.

Questi quattro pazienti hanno dichiarato, di aver vissuto esperienze di pace e di gioia, una sensazione di tempo accelerato, sensi intensificati, perdita di consapevolezza del proprio corpo, la visione di una luce bianca, l'ingresso in un altro mondo, l'incontro con un essere mistico o con parenti defunti, e la sensazione di giungere in un punto di non ritorno.

Le spiegazioni scientifiche per ciò che è accaduto sono sostanzialmente tre.

Abbiamo una spiegazione fisiologica, secondo la quale le esperienze vissute dai pazienti sono causate da uno stato chimico del cervello dovuto a trattamenti farmacologici, a carenza di ossigeno o cambiamenti dei livello di anidride carbonica.

La seconda è metafisica secondo la quale le esperienze di pre-morte vengono viste come indice della continuazione della vita dopo la morte. Di fatto però tutti e quattro i pazienti si sono dichiarati cattolici, uno di questi pagano. Ma in nessun caso hanno ricordato di aver visto figure religiose durante queste esperienze.

La terza spiegazione potrebbe essere associata alla mente, che tenta di preparare il paziente al distacco dalla vita terrena.

Come ipotizzato prima, e in quest’ultimo caso si ipotizza che la mente sia totalmente indipendente dal cervello e dal cuore. Fatti che potrebbero aprire nuovi varchi nella ricerca scientifica.

Il dottor Parnia ha dichiarato che i risultati totali dello studio non saranno pronti prima del 2011.

Ha inoltre dichiarato che prima di tale data non verranno forniti aggiornamenti, a meno che non si sottoscriva un abbonamento e solo agli abbonati verranno rilasciati aggiornamenti e che il frutto di questi abbonamenti serviranno a sostenere la ricerca.

Il libro del dottor Sam Parnia “Cosa succede quando si muore” è disponibile al momento su Amazon.com per gli stati uniti e il regno unito.

Franco
segue



“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
27/11/2010 14:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Penultimo post
Risposta a Shermer – Evidenze mediche sulle NDE di Pim van Lommel
by:Giuseppe De Pasquale www.neardeath.it/index.htm


Nella sua rubrica "Lo scettico" su Scientific American del marzo 2003, Michael Shermer citava una ricerca pubblicata sulla celebre rivista medica The Lancet dal dott. Pim van Lommel e collaboratori, asserendo che quello studio segnava un punto a sfavore dell'idea che mente e cervello possano separarsi. Eppure i ricercatori sostenevano l'esatto opposto, mostrando che esperienze coscienti fuori dal corpo hanno luogo durante periodi di morte clinica, allorquando l'attività del cervello è a zero (encefalogramma piatto). Come ha commentato Jay Ingram sul Canadian Discovery Channel: "L'uso che (Shermer) fa dello studio (di van Lommel) a vantaggio del proprio punto di vista è fraudolento. Avrebbe dovuto dire: «Gli autori pensano che vi sia un mistero, ma io intendo interpretare diversamente le loro scoperte». Invece non l'ha fatto, e penso che questo sia molto spiacevole".

Nell'articolo che segue (tratto da NDErf.org) Pim van Lommel ribadisce le prove che Shermer ha presentato in modo distorto.
--------------------------------------------------------------------------------

Solo recentemente mi è stato mostrato l'articolo nella rubrica "Lo scettico" di Michael Shermer. Da un organo di stampa così prestigioso e, secondo la mia opinione, scientifico, come io reputo Scientific American, mi attendo sempre articoli scientificamente ben documentati, e non so con quale approfondimento sia stato revisionato l'articolo di Shermer dallo staff redazionale della rivista prima della pubblicazione. La mia reazione all'articolo di Shermer è dovuta al fatto che sono il principale autore dello studio pubblicato su The Lancet nel dicembre 2001 col titolo: "Near-death experiences in survivors of cardiac arrest: a prospective study in the Netherlands" (NDE di sopravvissuti ad arresti cardiaci: un'indagine estensiva in Olanda". Ciò che (Shermer) scrive a proposito delle conclusioni della nostra indagine e degli effetti delle stimolazioni elettriche e magnetiche del cervello, mi obbliga a scrivere quest'articolo, dato che sono in disaccordo tanto sulle sue teorie quanto sulle sue conclusioni.

La nostra indagine è stata condotta su 344 sopravvissuti ad arresti cardiaci per studiare la frequenza, la causa ed il contenuto delle loro NDE. Una NDE è la testimonianza delle impressioni vissute durante uno speciale stato di consapevolezza, che comprende elementi specifici come un'OBE (Out of Body Experience = esperienza fuori dal corpo), sensazioni piacevoli, la visione di un tunnel, di una luce, di parenti defunti, ed eventualmente una revisione della propria vita. Nella nostra indagine 282 pazienti (82%) non conservavano alcun ricordo relativo al periodo di incoscienza, mentre 62 pazienti (18%) riferirono di aver avuto una NDE con tutti gli elementi "classici". Tra i due gruppi non c'era alcuna differenza in relazione alla durata dell'arresto cardiaco o dello stato di incoscienza, all'intubazione, al trattamento medico, alla paura di morire presente prima dell'arresto cardiaco, al sesso, alla religione, al livello di istruzione o a precedenti informazioni sulle NDE. Furono riportate con maggior frequenza NDE in persone di età inferiore ai 60 anni, con più di un ritorno in vita da una crisi cardiopolmonare durante la degenza in ospedale (CPR = Cardiopulmonary Resurrection) e precedenti NDE. Pazienti con problemi di memoria conseguenti a CPR prolungate e complicate riportarono NDE con minor frequenza.

Vi sono diverse teorie che tentano di spiegare le cause ed il contenuto delle NDE. Una spiegazione è quella fisiologica, perla quale la NDE è sperimentata come risultato di una condizione di anossia (riduzione dell'ossigeno) nel cervello, possibilmente anche in concomitanza col rilascio di endorfine (endomorfine) o con una condizione di blocco dei recettori di NMDA (nota del webmaster: neurotrasmettitore attivo nelle comunicazioni sinaptiche).

Nella nostra indagine tutti i pazienti ebbero un arresto cardiaco, erano clinicamente morti, in stato di incoscienza provocato da un insufficiente apporto di sangue al cervello a causa di inadeguata circolazione sanguigna, di insufficienza respiratoria o di entrambe. Se in tali condizioni la CPR non viene attivata entro 5÷10 minuti il cervello subisce un danno irreparabile ed i paziente muore. Secondo la teoria fisiologica tutti i pazienti della nostra indagine avrebbero dovuto avere una NDE, poiché tutti erano clinicamente morti a causa di anossia del cervello provogata da insufficiente circolazione sanguigna, ma solo il 18% riferì di aver avuto una NDE.

Un'altra spiegazione è quella psicologica: la NDE è causata dalla paura della morte. Ma nella nostra indagine solo una minima percentuale di pazienti riferì di aver avuto paura della morte nei secondi precedenti l'arresto cardiaco: tutto era accaduto così improvvisamente che non si erano neanche resi conto di cosa stava loro succedendo. Tuttavia il 18% ebbe una NDE. Anche il trattamento medico non fece alcuna differenza.

Noi sappiamo che un paziente colpito da arresto cardiaco diventa inconscio nel giro di pochi secondi, ma come facciamo a sapere che l'elettroencefalogramma (EEG) di questi pazienti è completamente piatto, e come possiamo studiarlo? In seguito all'arresto cardiaco si riscontra il completo arresto della circolazione cerebrale a causa della fibrillazione ventricolare (VF) durante il test di soglia al momento dell'applicazione dei defribillatori interni. Questo completo modello cerebrale ischemico può essere usato per studiare i risultati dell'anossia del cervello.

La VF (fibrillazione ventricolare) provoca il completo arresto cardiaco e l'interruzione dell'afflusso di sangue al cervello, con conseguente anossia acuta in tutto il cervello. Il flusso sanguigno dell'arteria cerebrale media, che rappresenta un affidabile indicatore del decorso del flusso sanguigno cerebrale, diminuisce fino a 0 cm/sec immediatamente dopo l'insorgere della VF. Attraverso diversi studi su modelli tanto umani quanto animali, è stato dimostrato che la funzione cerebrale viene gravemente compromessa durante l'arresto cardiaco e che l'attività elettrica sia nella corteccia cerebrale che nelle strutture più profonde del cervello risulta assente dopo un periodo di tempo assai breve. Il monitoraggio dell'attività elettrica della corteccia tramite EEG ha mostrato cambiamenti ischemici che consistono nella diminuzione delle onde veloci di elevata ampiezza e nell'aumento delle onde lente (onde delta), ed in certi casi anche un incremento nell'ampiezza delle onde theta, che progressivamente e definitivamente declinano verso uno stato isoelettrico (senza attività elettrica). Spesso l'iniziale attenuazione delle onde mostrata dall'EEG è il primo segnale dell'ischemia cerebrale: i primi mutamenti ischemici sono evidenziati dall'EEG in media dopo 6,5 secondi dall'arresto circolatorio. Se l'ischemia cerebrale si prolunga, viene sempre monitorato un progresso verso la linea isoelettrica (EEG piatto) entro un periodo che va da 10 a 20 secondi (in media 15 sec.) dalll'insorgere dell'arresto cardiaco.

In caso di arresto cardiaco prolungato (oltre 37 secondi) l'EEG non indica alcun ritorno di attività cerebrale per un periodo di diversi minuti fino ad ore dopo l'avvenuta ripresa del battito cardiaco, in funzione della durata dell'arresto cardiaco, nonostante venga mantenuta un'adeguata pressione sanguigna durante la fase di ripristino del normale stato circolatorio. Dopo la defribillazione il flusso circolatorio dell'arteria cerebrale media riprende rapidamente entro 1÷5 secondi, indipendentemente dalla durata dell'arresto. Tuttavia la ripresa dell'EEG richiede più tempo, a seconda della durata dell'arresto cardiaco. I segnali dell'EEG indicano un ritardo nella ripresa dell'attività metabolica del cervello, e l'utilizzazione dell'ossigeno cerebrale può risultare inibita per un periodo di tempo considerevole dopo la ripresa della circolazione, per il motivo che l'iniziale eccesso alla riattivazione (iperossia) è seguito da una significativa diminuzione del flusso sanguigno cerebrale.

L'anossia provoca perdite di funzioni nel sistema cellulare. Tuttavia, se l'anossia dura solo qualche minuto tale perdita può essere transitoria, mentre un'anossia prolungata causa la morte cellulare con conseguente perdita permanente di alcune funzioni. Durante un episoodio di embolia un piccolo grumo ostruisce il flusso sanguigno in un capillare della corteccia cerebrale, provocando un'anossia in quella parte del cervello con assenza di attività elettrica. Questo comporta la perdita delle funzioni di quella parte della corteccia, e l'insorgere di emiplegia (paralisi di una parte del corpo) o di afasia (perdita della facoltà di parlare o di comprendere le parole). Quando il grumo viene rimosso o dissolto entro alcuni minuti, la funzione corticale perduta viene recuperata. In questo caso si parla di attacco ischemico transitorio (TIA). Ma se il grumo ostruisce il vaso cerebrale per un periodo da alcuni minuti a più di un'ora si avrà la morte di cellule neuronali con permanente perdita di funzioni in quella parte del cervello e conseguente emiplegia o afasia irreversibile, e la diagnosi sarà di accidente cerebrovascolare (CVA). L'anossia transitoria comunque causa una perdita di funzioni transitoria.

Nell'arresto cardiaco l'anossia globale del cervello si instaura entro pochi secondi. La tempestiva ed adeguata CPR consente il recupero della perdita funzionale del cervello in quanto previene il definitivo danneggiamento delle cellule cerebrali, che ne causerebbe la morte. Un'anossia di lunga durata, provocata da un'interruzione del flusso sanguigno al cervello per un periodo superiore a 5÷10 minuti, causa un danno irreversibile e la morte di un elevato numero di cellule del cervello. Questo evento viene definito morte cerebrale, ed in tal caso la maggior parte dei pazienti muoiono definitivamente.

Nell'infarto miocardico acuto la durata dell'arresto cardiaco (VF) è di solito di 60÷120 secondi all'interno dell'unità di intervento, di 2÷5 minuti nella guardia medica e di oltre 5÷10 minuti in caso di infarto estraospedaliero. Solo durante il test di soglia per l'applicazione dei defribillatori interni o durante le indagini di stimolazione elettrofisiologica la durata dell'arresto cardiaco può essere contenuta entro i 30÷60 secondi.

Da questi studi possiamo sapere che nella nostra indagine su pazienti clinicamente morti (VF risultante dall'elettrocardiogramma ECG) nessuna attivitò elettrica può esser stata possibile nella corteccia del cervello (EEG piatto), ma si sono inoltre instaurate condizioni di abolizione dell'attività del tronco cerebrale testimoniate dalla perdita del riflesso corneale, dalle pupille dilatate e fisse e dalla perdita del riflesso di stimolazione della faringe (gag reflex), eventi riscontrati di norma nei nostri pazienti. Nonostante ciò, i pazienti che hanno avuto una NDE riferiscono di essersi trovati in uno stato di consapevolezza molto chiara nel quale le funzioni cognitive, le emozioni, il senso di identità ed i ricordi fin dalla prima infanzia erano presenti, così come la percezione da una posizione esterna ed al di sopra del loro corpo "morto". Sulla base delle OBE che in alcuni casi sono state riferite e dunque hanno potuto essere verificate, come il caso della protesi dentaria riportato nella nostra indagine, sappiamo che le NDE hanno avuto luogo durante lo stato di incoscienza totale, e non durante i secondi iniziali o terminali di questo periodo.

Così dobbiamo concludere che le NDE della nostra indagine si sono verificate durante la perdita funzionale transitoria di tutte le funzioni della corteccia e del tronco cerebrale. È importante ricordare che esiste il ben documentato caso clinico di una paziente con una costante registrazione dell'EEG durante un'operazione di chirurgia cerebrale per la rimozione di un aneurisma cerebrale gigante alla base del cervello: la paziente fu operata con una temperatura corporea ridotta a 10÷15 gradi, in stato di VF e con una macchina cuore-polmone attiva, con tutto il sangue drenato dal cervello, con EEG piatto, con auricolari di stimolo in entrambe le orecchie, con le palbebre chiuse con nastro adesivo (nota del webmaster: pertanto non poteva né udire né vedere, anche inconsciamente, quanto stava accadendo intorno a lei). Questa paziente ebbe una NDE con un'OBE, e tutti i dettagli che vide ed udì furono in seguito verificati.

C'è una teoria secondo la quale la coscienza può essere sperimentata indipendentemente dal normale stato di coscienza legato al corpo. Un concetto comune della scienza medica asserisce che la coscienza è il prodotto del cervello. Tuttavia tale concetto non è mai stato provato scientificamente. Le ricerche sulle NDE ci spingono ai limiti delle nostre concezioni mediche circa la portata della coscienza umana e le relazioni tra il cervello, la coscienza ed i ricordi.

Per decenni sono state condotte ricerche ad ampio raggio per localizzare i ricordi all'interno del cervello: fino ad oggi non hanno avuto successo. In relazione all'ipotesi che la coscienza ed i ricordi sono conservati nel cervello, sorge anche la questione di come attività non materiali come l'attenzione concentrata o il pensiero possano corrispondere ad una reazione visibile (materiale) sotto forma di una misurabile attività elettrica, magnetica o chimica in una certa zona del cervello. Differenti attività mentali danno origine a mutevoli circuiti di attività in diverse parti del cervello. Questo fatto è stato evidenziato in neurofisiologia mediante l'uso di EEG, di magneto-encefalogrammi (MEG) e più recentemente mediante la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia ad emissione di positroni (PET). Inoltre si riscontra un'intensificazione del flusso sanguigno cerebrale durante un'attività certamente non materiale come il pensare. Inoltre non si è ancora ben compreso in che modo spiegare il fatto che in un esperimento sensorio un soggetto sul quale veniva condotto un test di stimolazione fisica asseriva di essere cosciente della sensazione provocata dallo stimolo alcuni millesimi di secondo dopo la stimolazione, mentre il cervello del soggetto indicava che la risposta neuronale non era ottenuta se non dopo 500 millesimi di secondo. Questo esperimento ha portato ad avanzare la cosiddetta ipotesi del "ritardo precedente".

La maggior parte delle cellule del corpo, ed in special modo tutti i neuroni, mostrano un potenziale elettrico intorno alle membrane cellulari formato dalla presenza di una pompa metabolica Na/K (sodio-potassio). Il trasferimento dell'informazione lungo i neuroni avviene mediante potenziali di attività, cioè differenze di potenziale nelle membrane causate dalla depolarizzazione sinaptica (eccitatoria) e dall'iperpolarizzazione (inibitoria). La somma totale dei cambiamenti lungo i neuroni provoca campi elettrici transitori, e di conseguenza anche campi magnetici transitori, lungo i dendriti attivati sincronicamente. Il fatto cruciale non è costituito né dal numero dei neuroni coinvolti, né dalla forma delle ramificazioni dendritiche, né dall'accurata posizione delle sinapsi e neppure dalll'attivazione di neuroni specifici, ma dai conseguenti campi elettromagnetici transitori che si generano lungo i dendriti. Questi campi dovrebbero conformarsi quanto più accuratamente possibile a circuiti significativi di breve durata, costantemente variabili nella forma quadri-dimensionale e nell'intensità (auto-organizzazione), costantemente e reciprocamente interagendo tra tutti i neuroni. Questo processo può esser considerato come un fenomeno di coerenza quantica biologica.

Si deve ora far menzione dell'influenza di campi elettrici e magnetici localizzati all'esterno del cervello su questi campi elettromagnetici interni costantemente mutevoli durante il normale funzionamento del cervello.

Ricerche neurofisiologiche sono state condotte utilizzando stimolazioni magnetiche transcraniali (TMS), nel corso delle quali viene prodotto un campo magnetico localizzato (fotoni). La TMS può eccitare o inibire differenti parti del cervello, a seconda delle quantità di energia fornita, consentendo una mappatura funzionale delle regioni corticali e la creazione di lesioni funzionali transitorie. Permette inoltre di stimare la funzione di regioni focali del cervello in scala di millisecondi, e può studiare il contributo della rete neuronale corticale a specifiche funzioni cognitive. La TMS è uno strumento di ricerca non invasivo per studiare aspetti della fisiologia del cervello umano che includono tanto le funzioni motorie, la visione, il linguaggio, e la patofisiologia delle disfunzioni del cervello, quanto le alterazioni dell'umore come la depressione, e può anche risultare utile per la terapia. Nelle indagini la TMS può interferire con la percezione motoria e visuale, dando un'interruzione dei processi corticali con un intervallo di 80÷100 millisecondi. L'inibizione e la facilitazione intracorticale sono ottenute mediante impulsi appaiati con la TMS, e riflettono l'attività degli interneuroni della corteccia. Sebbene la TMS possa alterare il funzionamento del cervello anche oltre il periodo di stimolazione, non sembra lasciare alcun effetto duraturo.

L'interruzione dei campi elettrici di reti neuronali locali in alcune zone della corteccia può disturbare il normale funzionamento del cervello: il neurochirurgo premio Nobel W. Penfield, durante operazioni sul cervello di soggetti epilettici, riuscì ad indurre flash di memorie del passato (ma non una completa revisione della vita), visioni di luce, esperienze auditive di suoni e musica, e più raramente una specie di esperienzfuori dal corpo (OBE) mediante stimolazioni elettriche localizzate del lobo temporale e parietale. Queste esperienze tuttavia non produssero alcuna trasformazione. Dopo molti anni di ricerche egli giunse infine alla conclusione che non è possibile localizzare i ricordi all'interno del cervello. Anche Olaf Blanke ha pubblicato di recente su Nature il caso di un paziente soggetto ad epilessia nel quale era stata indotta un'OBE mediante l'inibizione dell'attività corticale causata da una più intensa stimolazione elettrica esterna del giro angolare.

L'effetto della stimolazione elettrica o magnetica esterna dipende dalla quantità di energia impiegata. Può non esservi alcun effetto clinico o in certi casi si nota qualche stimolo quando viene utilizzata solo una minima quantità di energia, per esempio durate la stimolazione della corteccia motoria. Ma durante una stimolazione con energia più elevata si produce l'inibizione delle funzioni corticali locali attraverso l'estinzione dei campi elettrici e magnetici: ne consegue l'inibizione della rete neuronale locale (comunicazione personale di Olaf Blanke). Anche nel caso del paziente descritto da Blanke in Nature fu prodotta una stimolazione con energia elettrica di livello elevato, ottenendo l'inibizione della funzione della rete neuronale nel giro angolare.

E quando, per esempio, la corteccia visuale occipitale è stimolata mediante TMS, il risultato non è una miglioramento della vista, ma invece una cecità temporanea causata dall'inibizione di questa parte della corteccia. Dobbiamo arguirne che la stimolazione artificiale localizzata mediante fotoni (energia elettrica o magnetica) disturba fino ad inibire il campo elettrico e magnetico costantemente mutevole delle reti neuronali, influenzando ed inibendo di conseguenza il normale funzionamento del cervello.

Nel tentativo di comprendere questo concetto di mutua interazione tra la coscienza "invisibile e non misurabile", con il suo enorme patrimonio di informazioni, ed il nostro corpo materiale, ben visibile, sembra assennato fare un confronto con i nostri moderni sistemi di comunicazione internazionale.

C'è un continuo interscambio di informazione oggettiva per mezzo di campi elettromagnetici attraverso la radio, la TV, la telefonia mobile o i computer portatili. Noi siamo inconsapevoli dell'enorme quantità di campi elettromagnetici che continuamente, giorno e notte, sono attivi intorno a noi e che ci attraversano, così come attraversano strutture come muri ed edifici. Noi diventiamo consapevoli dell'esistenza di questi campi elettromagnetici informazionali solo nel momento in cui utilizziamo il cellulare o accendiamo la radio o la TV. Ciò che riceviamo non si trova all'interno dello strumento, e nemmeno nei suoi componenti, ma grazie al ricevitore l'informazione dei campi elettromagnetici diventa percepibile dai nostri sensi e questa percezione raggiunge la nostra consapevolezza. La voce che sentiamo nel telefono non si trova all'interno di esso, ed il concerto che udiamo alla radio è trasmesso ad essa, così come le immagini ed i suoni che vediamo ed udiamo in TV sono trasmessi all'apparecchio ricevente. Internet non si trova all'interno del nostro computer. Noi possiamo ricevere quasi nel medesimo istante in cui viene trasmesso da una distanza di centinaia o migliaia di chilometri un segnale che viaggia alla velocità della luce. E se noi spegnamo il televisore, la ricezione sparisce, ma la trasmissione continua. L'informazione trasmessa resta presente all'interno del campo elettromagnetico. La connessione è stata interrotta ma non è sparita, e può esser ancora ricevuta da qualche altra parte usando un altro televisore. Di nuovo, noi non ci rendiamo conto di quante migliaia di chiamate telefoniche, di quante centinaia di trasmissioni radio e TV e di segnali satellitari, codificati come campi elettromagnetici, esistono intorno a noi e ci attraversano.

Possiamo paragonare il cervello al televisore che riceve e trasforma in immagini e suoni le onde elettromagnetiche, nello stesso modo in cui la telecamera trasforma quelle immagini e quei suoni in onde elettromagnetiche? La radiazione elettromagnetica contiene l'essenza di tutte le informazioni, ma può esser rivelata ai nostri sensi da strumenti appropriati come i ricevitori TV.

Il campo informazionale della nostra coscienza e dei nostri ricordi, entrambi plasmati dalle nostre esperienze e dagli input informatici dei nostri organi sensori durante la vita, sono presenti intorno a noi come campi elettrici e/o magnetici (fotoni virtuali?), e tali campi diventano utilizzabili dalla nostra coscienza allo stato di veglia mediante il funzionamento del cervello e di altre cellule del corpo.

Per questo ci serve un cervello ben funzionante per accedere alla consapevolezza nello stato di veglia. Ma quando la funzionalità del cervello è andata perduta, come nel caso di morte clinica o di morte cerebrale, con EEG piatto, i ricordi e la coscienza esistono ancora, ma la possibilità di captarli è andata perduta. Certe persone possono sperimentare la coscienza al di fuori del loro corpo, con la facoltà di percepire i loro corpi dall'esterno e dall'alto, con un senso di identità e con una consapevolezza ed una capacità di attenzione accresciute, processi di pensiero ben strutturati, ricordi ed emozioni. E possono inoltre sperimentare la coscienza in una dimensione nella quale presente, passato e futuro esistono nello stesso istante, al di fuori dello spazio e del tempo, ed ogni cosa può essere sperimentata non appena l'attenzione viene focalizzata su di essa (revisione e previsione della vita), e qualche volta entrano perfino in contatto con il "campo di coscienza" dei loro cari defunti. Ed infine possono sperimentare anche il loro ritorno cosciente nel corpo.

Michael Shermer afferma che, in realtà, tutta l'esperienza è mediata e prodotta dal cervello, e che i cosiddetti fenomeni paranormali come le OBE non sono altro che eventi neuronali. Lo studio di pazienti che hanno avuto delle NDE, tuttavia, mostra chiaramente che la consapevolezza ed i suoi ricordi, le cognizioni, le emozioni, il senso di identità e la percezione al di fuori ed al di sopra di un corpo senza vita sono sperimentati durante un periodo in cui il cervello non è funzionante (anossia pancerebrale transitoria). E la perdita funzionale focalizzata attraverso l'inibizione di regioni corticali locali ha luogo quando si stimolano tali regioni con elettricità o con campi magnetici (fotoni), producendo in qualche caso delle OBE.

Per citare Michael Shermer "è compito della scienza risolvere i problemi mediante spiegazioni naturali, piuttosto che soprannaturali". Ma bisogna tenersi aggiornati sui progressi della scienza, bisogna studiare la letteratura scientifica più recente e sapere cosa sta accadendo nella scienza attuale. Per me la scienza consiste nel porsi delle domande con mente aperta, e nel non aver paura di riconsiderare concetti molto diffusi ma non provati scientificamente, come quello che la coscienza ed i ricordi siano un prodotto del cervello. Ma dobbiamo anche capire che abbiamo bisogno di un cervello ben funzionante per sintonizzare la nostra coscienza in una "consapevolezza nello stato di veglia". Ci sono ancora una grande quantità di misteri da risolvere, ma non è necessario parlare di paranormale, supernaturale o pseudoscienza se si cercano risposte scientifiche alla questione delle intriganti relazioni tra la coscienza ed i ricordi da una parte ed il cervello dall'altra.

Franco
segue ultimo post


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
27/11/2010 21:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Abbiamo fatto parlare gli esperti sulla questione della NDE, quindi si ripropone la domanda iniziale del perché della incompatibilità tra la scienza ufficiale e la ricerca ed esperienze di pre morte, come disse un famoso psichiatra Lowell, se la scienza ufficiale dovesse e riconoscere e quindi accettare l’esistenza dell’anima o coscienza, la quale è sussistente ed immortale, verrebbero messi in crisi tutta l’impalcatura costruita sul “materialismo” , e questo non se lo può permettere.

Giunti a questo punto gli esperimenti del dott. Sam Parnia i quali dovevano terminare nel 2010 ed invece dovrebbero (condizionale d’obbligo) nel 2011, esperimenti che negli ultimi aggiornamenti attestano l’esperienze della NDE/premorte, finiranno nella consueta “ Approfondimento”.

Avrei voluto inserire ancora altre informazioni, ma per il momento la cosa è sospesa, se qualcuno fosse interessato ad approfondire ulteriormente l’argomento può contattarmi con un messaggio via FFZ.
Augurandomi che la trattazione anche se molto breve possa essere stata un’ulteriore conoscenza vi ringrazio dell’attenzione.

Franco


“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
19/12/2010 13:53
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Riportiamo l’Intervista completa a Peter Fenwick, il neuropsichiatria inglese che ha studiato il fenomeno della morte apparente.
Come è possibile vedere qualcosa, avere dei pensieri se il cervello non funziona?

A questo intende rispondere la ricerca di Sam Parnia. A questo proposito, ci colleghiamo con il dottor Peter Fenwick, noto neuropsichiatra inglese, che ha collaborato agli esperimenti del dottor Parnia. Sentiamo da lui se ci sono stati sviluppi in questa ricerca.

Dottor Fenwick, in tal senso, a che punto è la vostra sperimentazione?


Mi consenta di spiegarle questo: quando il cuore si ferma, il cervello smette di funzionare, dopo 11 secondi non c’è attività logica. Se si chiede alla gente che ha avuto l’esperienza di pre-morte che cosa succede, dicono che quando il cervello cessa di funzionare ci si allontana dal corpo e si assiste al processo di rianimazione. Se riusciremo veramente a dimostrare che queste persone hanno acquisito delle informazioni nel momento in cui hanno abbandonato il loro corpo e il cervello non lavora più, saremo in grado di dire che la mente e il cervello non sono la stessa cosa. Durante l’esperimento avremo una telecamera che riprende il processo di rianimazione, così sapremo tutto quello che succede. Inoltre avremo un display a cristalli liquidi sopra il tavolo operatorio ma rivolto verso l’alto, insomma uno schermo piatto su cui appaiono dei disegni.

Dunque se ti allontani dal corpo e fluttui verso il soffitto mentre sei privo di conoscenza e il cervello non lavora, e riesci a guardare il tuo corpo, a vedere i disegni che compaiono sullo schermo e a dire quali erano una volta che ti riprendi, allora sapremmo che quando il cervello non funziona si possono ancora vedere quei disegni. Da ciò si dedurrebbe che la mente è una cosa e il cervello un’altra.



Lei si è dato un anno di tempo per capire se quest’esperimento porterà o meno dei frutti. Quest’anno ancora non è finito. C’è qualche esempio, qualche fatto particolare che nel frattempo è successo, che è già successo?


Una mia studentessa, Penny Sartori, nel Galles, ha fatto questi esperimenti. Ha preso delle carte con sopra dei simboli e le ha messe sul monitor accanto al letto, il monitor su cui sono indicati il battito cardiaco, le pulsazioni, la pressione e tutto il resto. Qui c’è il monitor, qui c’è la persona priva di conoscenza con la testa così, e l’équipe la sta rianimando, e Penny ha messo delle carte sul monitor.

Penny ha saputo che circa 8 persone si sono staccate dal corpo e sono andate verso il soffitto. Cosa pensate che abbiano guardato? Quando sono sul soffitto guardano una sola cosa: loro stessi. Non si guardano intorno nella stanza, non si chiedono se qualche bravo dottore ha messo delle carte in giro, a loro non interessa, non guardano le carte, osservano il processo di rianimazione. Quindi anche se abbiamo avuto delle persone che si sono allontanate dal corpo, queste persone non hanno guardato le carte. Allora adesso, invece di mettere le carte sul monitor, metteremo questo schermo in mezzo, così se le persone guardano il loro corpo dovranno vedere lo schermo. Dunque sapremo che cosa succede, ed è una gran cosa, ma non abbiamo ancora fatto esperimenti adeguati perché quelle persone guardavano soltanto il loro corpo.



Professore, lei ha appena terminato di scrivere un libro sulla reincarnazione. Questa serie di esperimenti hanno cambiato qualcosa in lei? La sua fede è la stessa o è diventata diversa?


Se il lavoro che stiamo facendo cambia le mie convinzioni sulla reincarnazione? Se possiamo dimostrare veramente che la mente e il cervello sono separati esiste la possibilità che la coscienza continui oltre la vita. Se saremo in grado di dimostrare questo, tutta l’idea... tutta l’idea buddista della reincarnazione diventa una possibilità. Ma il primo passo è stabilire se la mente e il cervello sono la stessa cosa.



Lei pensa ci sia una differenza tra la coscienza e anima?


Se c’è una differenza tra la coscienza e l’anima? E’ una domanda davvero interessante, una domanda molto importante. La scienza, la scienza italiana attuale di Galileo dà una risposta molto chiara: il pensiero è creata dal cervello, quindi non c’è bisogno di un’anima. Io penso che le prove comincino a dare un’indicazione contraria a questo.(grassetto mio) Ora sappiamo che nelle 24 ore che precedono la morte, il moribondo vede dei parenti morti venuti ad aiutarlo a morire. A volte il moribondo stesso va a trovare i parenti morti e parla con loro, c’è questa divisione della coscienza del moribondo che in punto di morte va a trovare altra gente.



Questo tipo di ricerca cosa potrà portare a tutti noi?


L’importanza di questa ricerca è che può suggerire che la coscienza continua dopo la morte, e che la mente e il cervello non sono la stessa cosa. L’altro insegnamento che si trae dall’esperienza pre-morte è che sei responsabile, sei responsabile di tutto quello che hai fatto. Se noi riuscissimo veramente a capire questo e lo credessimo, saremmo molto diversi. Immagini di essere un uomo politico e di agire un po’ come i politici: il suo comportamento non sarebbe lo stesso. Vede, il mondo sarebbe diverso. Le due cose che si comprenderebbero sarebbero la responsabilità personale e la vita che continua oltre la morte. Questo cambierebbe tutto.



Grazie Professore, piacere di averla incontrata. Grazie.

Tratto da "viveremeglio.org"

Franco
[Modificato da francocoladarci 19/12/2010 13:56]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
Amministra Discussione: | Riapri | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:40. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
Horloge pour site Orologio per sito