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piccolo libretto

Ultimo Aggiornamento: 27/08/2011 16:48
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22/07/2011 21:02
 
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Ho acquistato la scorsa domenica un librettino molto interessante che consiglio a tutti, ne posto sotto un passaggio.


Quanto al cosidetto ingresso trionfale in Gerusalemme, solennemente celebrato nella domenica delle palme, che Ratzinger ripropone a dimostrazione della consapevole regalità, e dunque messianicità di Gesù è palesemente un calco da Zaccaria 9,9, con cui le comunità cristiane progressivamente in conflitto con il resto dell'ebraismo vogliono accreditare la pretesa che Gesù come Messia sia stato annunciato dai profeti. Se davvero vi fosse stata una manifestazione di massa ineggiante a un “Re dei Giudei”, la truppe romane, che venivano spostate da Cesarea a Gerusalemme proprio in occasione delle grandi festività per timori di disordini, l'avrebbero repressa all'istante, con la consueta e sanguinaria brutalità. Il carattere teologico della narrazione, che riproduce Zaccaria anziché un fatto tramandato, è evidenziata dal clamoroso errore di Matteo, che equivoca il significato dell'originale biblico, stilisticamente formulato con la reitarazione ''e cavalca un asino, un puledro, figlio d'asina'', come si trattasse di due animali diversi ''condussero l'asina e il puledro'' Matteo 21,7


Paolo Flores d'Arcais GESU' L'invenzione del Dio cristiano
[Modificato da Elyy. 23/07/2011 00:37]
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23/07/2011 15:19
 
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Per quanto Paolo Flores d'Arcais possa essere un personaggio interessante, è tutto fuorchè un biblista, quindi, non credo che prenderò per oro colato le sue parole, ma sarebbe interessante continuare a leggere alcuni pensieri espressi in questo suo libretto, semmai tu vorrai postarne ancora.

[SM=g10429] Ely


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Re:
Elyy., 23/07/2011 15.19:



Per quanto Paolo Flores d'Arcais possa essere un personaggio interessante, è tutto fuorchè un biblista, quindi, non credo che prenderò per oro colato le sue parole, ma sarebbe interessante continuare a leggere alcuni pensieri espressi in questo suo libretto, semmai tu vorrai postarne ancora.

[SM=g10429] Ely










Vista la naturale e giusta diffidenza, ( che dovrebbe sempre essere presente in ognuno di noi ) iniziamo dall'introduzione.



Questo libricino deve tutto a grandi studiosi contemporanei del Gesù storico come Geza Vermes, Ed Parish Sanders, Paula Fredriksen, Bart D. Ehrman, John Dominic Crossan, Bruce M. Metzger, Gerd Thiissen, Petr Pokorny, Etienne Trocmè, François Vouga e a molti altri che però non hanno avuto per il mio lavoro la stessa importanza. Il mio è infatti solo un lavoro di divulgazione di tesi storiografiche ormai largamente consolidate fra gli studiosi, pur nel permanere di divergenze e polemiche che li dividono su questioni anche non marginali. Ho tenuto presente naturalmente i grandi testi cattolici, a partire dai volumi di John P. Meier, tanto esibiti da Ratzinger nei suoi libri su Gesù, per tutte le obiezioni possibili sollevate contro le tesi qui divulgate. Ma sopratutto ho voluto far parlare direttamente le fonti del N.T.. Sono più che sufficienti per fare giustizia di ogni pretesa di storicità della dogmatica che si è affermata dal Concilio di Nicea in poi.

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Direi di continuare con le fonti e i testi utilizzati



Per l'A.T., la traduzione italiana della BIBBIA CONCORDATA e quella inglese della NEW OXFORD ANNOTETED
Per il N.T., il testo bilingue greco-italiano a cura di Agostino Merk e Giuseppe Barbaglio
Per gli apocrifi l'edizione a cura di Luigi Moraldi: TUTTI GLI APOCRIFI DEL NUOVO TESTAMENTO, ma consultando anche l'edizione francese PLEIADE-GALLIMARD e quella inglese a cura di Bart. D. Ehrman
Per i padri della chiesa:
Eusebio di Cesarea, STORIA ECCLESIASTICA
Ireneo di Lione, CONTRO LE ERESIE
Tertilliano, CONTRO GLI ERETICI
Giustino, LE APOLOGIE e DIALOGO CON TRIFONE
Per il Corano, l'edizione a cura di Alessandro Bausani

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Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e men che mai di fondare una chiesa. Per rendersene conto basta leggere con attenzione e sopratutto per intero il N.T........

Gesù non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse Cristo lo ha fulminato di anatema. All'idea di essere considerato addirittura secondo il <> del Concilio di Nicea tuttora in vigore nella Chiesa cattolica – sarebbe stato preso da indicibile orrore.

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Re:
flabot, 23/07/2011 19.38:


Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e men che mai di fondare una chiesa. Per rendersene conto basta leggere con attenzione e sopratutto per intero il N.T........

Gesù non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse Cristo lo ha fulminato di anatema. All'idea di essere considerato addirittura secondo il <> del Concilio di Nicea tuttora in vigore nella Chiesa cattolica – sarebbe stato preso da indicibile orrore.







Gesù non era Cristiano??

[SM=g8862] [SM=g8862] ma che "scritto idiota" è questo???


[SM=g8862] ma esiste pure il ""cristianesimo"" senza GESU'?? [SM=g10897] [SM=g10897] [SM=g10897]



[SM=x2610547]



Piero







[Modificato da mlp-plp 23/07/2011 19:56]
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Gesù era un profeta ebreo intinerante, esorcista e guarotore, un missionario apocalittico che annunciava la “buona novella” dell'arrivo imminente, anzi incombente, del Regno per opera di Dio. Dopo essere stato discepolo di Giovanni il battezzatore ed essersene staccato con altri adepti, ha predicato quasi esclusivamente in Galilea, in piccoli centri di contadini e pescatori spesso analfabeti, per pochi mesi se stiamo ai tre vangeli sinottici, per tre anni secondo il quarto, al culmine dei quali, recatosi a Gerusalemme, avendo provocato qualche disordine, viene condannato alla crocifissione insieme ad altri due ladroni......

Storicamente, una figura di minore importanza rispetto al Giovanni che battezzava sulle rive del Giordano e di altri predicatori nominati da Flavio Giuseppe ( <>, Teuda, Giuda il Galileo). Come ha scritto il maggior biblista cattolico italiano del dopoguerra:

<>

Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea PAG. 39

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Re: Re:
mlp-plp, 23/07/2011 19.55:






Gesù non era Cristiano??

[SM=g8862] [SM=g8862] ma che "scritto idiota" è questo???


[SM=g8862] ma esiste pure il ""cristianesimo"" senza GESU'?? [SM=g10897] [SM=g10897] [SM=g10897]



[SM=x2610547]



Piero











sono ignorante, ma credo che Gesù infatti non era cristiano ma ebreo.. dopo di lui è nato il cristianesimo quindi su questo non si puo dare torno

piero certo che no, ma come non poteva esistere prima della sua morte o almeno prima dei 3 anni di predicazione..



p.s ma come conoscete tutti sti tiziiii???? sarà l eta che ci separa??????? [SM=g9259] [SM=g8166]
--------------------------------------------------
AVER PAURA DEL DIAVOLO E' UNO DEI MODI DI DUBITARE DI DIO ...
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Riposto questo post, perchè il precedente non è riuscito completo.


Gesù era un profeta ebreo intinerante, esorcista e guarotore, un missionario apocalittico che annunciava la “buona novella” dell'arrivo imminente, anzi incombente, del Regno per opera di Dio. Dopo essere stato discepolo di Giovanni il battezzatore ed essersene staccato con altri adepti, ha predicato quasi esclusivamente in Galilea, in piccoli centri di contadini e pescatori spesso analfabeti, per pochi mesi se stiamo ai tre vangeli sinottici, per tre anni secondo il quarto, al culmine dei quali, recatosi a Gerusalemme, avendo provocato qualche disordine, viene condannato alla crocifissione insieme ad altri due ladroni......

Storicamente, una figura di minore importanza rispetto al Giovanni che battezzava sulle rive del Giordano e di altri predicatori nominati da Flavio Giuseppe ( l'Egiziano, Teuda, Giuda il Galileo). Come ha scritto il maggior biblista cattolico italiano del dopoguerra:


la vicenda di Gesù, al di fuori di quanti a lui si richiamano, è stata in realtà, di poca o nessuna rilevanza politica o religiosa: una delle non poche presenze scomode in una regione periferica dell'impero romano, messe prontamente a tacere in modo violento dall'autorità romana del posto con la collaborazione, più o meno decisiva di capi giudaici

Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea PAG. 39


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24/07/2011 21:13
 
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Anche questo è uscito monco della parte messa tra virgolette, come mai?


Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e men che mai di fondare una chiesa. Per rendersene conto basta leggere con attenzione e sopratutto per intero il N.T........

Gesù non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse Cristo lo ha fulminato di anatema. All'idea di essere considerato addirittura Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre secondo il Credo del Concilio di Nicea tuttora in vigore nella Chiesa cattolica – sarebbe stato preso da indicibile orrore.

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Per Ratzinger la Resurrezione è un fatto storico, perchè altrimenti ci resta - UNA SORTA DI CONCEZIONE RELIGIOSA DEL MONDO, MA LA FEDE CRISTIANA è MORTA - ( PAG. 269 ). Prendiamolo in parola e leggiamo con i criteri della ricerca storica le fonti stesse. Il primo e unico testimone che parli per conoscenza diretta di un incontro col Risorto è Paolo. Nella prima lettera ai Corinzi scrive -ULTIMO FRA TUTTI APPARVE ANCHE A ME COME A UN ABORTO -. La prova della resurrezione è infatti nelle apparizioni. Paolo parla della sua, vissuta direttamente......

La prima cosa da sottolineare e non dimenticare mai, è che per Paolo le apparizioni a Cefa, ai dodici e infine all'aborto che egli stesso è conferiscono eguale legittimazione perchè sono di analoga natura. Paolo nelle sue lettere non racconta mai i termini dell'apparizione, benchè la citi più volte, ma fa intendere chiaramenta che si è trattato di un'esperienza mistica, attraverso cui Gesù lo fa apostolo e gli trasmette il vangelo (Galati 1, 11 -12 ).

Le apparizioni a Cefa e ai dodici non sono più reali delle sue esperienze mistiche, sono anzi di analoga natura visto che non conferiscono loro alcuna legittimazione maggiore della sua. Paolo anzi si spinge a dire – IO RITENGO DI NON ESSERE IN NULLA INFERIORE A QUESTI SUPERAPOSTOLI (2 Corinzi 11,5) e –SONO MINISTRI DI CRISTO? STO PER DIRE UNA PAZZIA, IO LO SONO PIU' DI LORO- (11,12)

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Del resto la risurrezione dei corpi resta per le prime generazioni dei cristiani (ma forse ancor oggi) alquanto enigmatica. Il greco per E' RESUSCITATO suona EGEGERTAI, che letteralmente indica FU RISVEGLIATO. E inoltre, nei primi testi cristiani risurrezione ed esaltazione di Gesù erano espressioni intercambiabili evocavano l'attesa entusiastica della prossima fine dei tempi e della seconda venuta di Gesù nella gloria.....

La seconda cosa altrettanto essenziale è che i resoconti dei vangeli su ciò che segue la morte di Gesù differiscono in dettaglio praticamente sotto ogni profilo, al punto che conciliarli in narrazione coerente è praticamente impossibile......Nel vangelo di Marco le donne -ENTRANDO NEL SEPOLCRO, VIDERO UN GIOVANE, SEDUTO SULLA DESTRA, VESTITO D'UNA VESTE BIANCA-, un angelo che le avvisa -ANDATE, DITE AI SUOI DISCEPOLI E A PIETRO CHE EGLI VI PRECEDE IN GALILEA, LA LO VEDRETE, COME VI HANNO DETTO- esse fuggirono spaventate senza dire niente a nessuno. Il vangelo di Marco finisce così. Nessuna apparizione il finale è un aggiunta di epoca posteriore.
In Luca gli angeli sono due le donne obbediscono e gli apostoli le prendono per pazze. L'apparizione averrà a due apostoli sulla strada di Emmaus non con la fisionomia di Gesù ma si tratta di un viandante riconosciuto per i gesti e le parole dell'ultima cena.
In Matteo l'angelo torna uno, le donne obbediscono ma Gesù appare a loro per prime sulla strada del ritorno ai discepoli.
Anche per il vangelo di Giovanni la prima apparizione del Risorto è per Maria di Magdala, questa volta presso il sepolcro, solo la donna se ne rende conto. Gesù appare poi ai discepoli, ad esclusione di Tommaso

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Re:
flabot, 24/07/2011 21.13:

Anche questo è uscito monco della parte messa tra virgolette, come mai?




Attento a quel che sta scritto tra virgolette del genere << >> perchè non si vede.
Non so come mai ma questa piattaforma fa sparire tutto ciò che sta scritto all'interno di tali virgolette .

Al tuo primo post ho provveduto io, sostituendo quelle virgolette con queste " " ma i post successivi non ho avuto modo di correggerli perchè ultimamente non mi sono connessa.

Ciao
Ely

[Modificato da Elyy. 25/07/2011 19:49]
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Gesù non si è mai proclamato “Messia”. L'unica volta in cui ciò sembra accadere è nell'interrogatorio davanti al sommo sacerdote, che non potendogli imputare nulla per il contraddirsi dei testimoni, lo apostrafa direttamente con un “sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Al che Gesù risponde deciso: “Io lo sono”' se stiamo a Marco, con un evasivo “anche se ve lo dico, non mi credereste....lo dite voi stessi che io lo sono” in Luca, e con un “tu l'hai detto” in Matteo, cui l'evangelista fa seguirela citazione del salmo in cui però non si fa menzione del Messia ma del Figlio dell'uomo.
Ora, poiché nella letteratura rabbinica il “tu lo dici” equivale a una negazione, la proclamazione della propria messianicità in Marco risulta contraddetta in Luca e Matteo. E la cosa sarebbe enigmatica. Per fortuna, esistono importanti manoscritti del vangelo di Marco in cui la formula è quella della negazione: “L'hai detto tu che io lo sono”. Tutto ciò ha spinto gli storici, ormai unanimi (compresi i più conservatori, Vermes cita in proposito Vincent Taylor), a riconoscere che Gesù rifiutò sempre il titolo di Messia.


Del resto, conclusivo è il “vade retro Satana” espressione della vulgata latina entrato nell'uso proverbiale, con cui Gesù respinge violentemente la speranza di Pietro “Tu sei il Cristo”. Il botta e risposta fra Gesù e Pietro è spezzato in due, intervallato da alcune pericopi in cui il redattore del Vangelo ha aggiunto una delle tante predizioni post factum, in questo caso per corroborare la fede nella resurrezione. Ma in origine faceva tutt'uno, come ricostruito dai filologi anche confrontandolo con Matteo (16,16-18 e 16,23), dove l'affermazione di Pietro e l'anatema di Gesù sono ancora più distanziati, per consentire l'interpolazione teologica di segno opposto, con cui la comunità di Matteo, in un solo colpo, fa annunciare a Gesù la propria messianicità e la fondazione della Chiesa: “Beato te, Simone figlio di Giona, perchè né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il padre mio che sta nei cieli”, per cui arriva l'investitura: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. L'inciso “perchè né la carne né il sangue te l'hanno rivelato” è però a sua volta rivelatore: nessun elemento reale, nessun detto o fatto compiuto o pronunciato da Gesù autorizzava quella proclamazione, tanto che i discepoli lo consideravano un predicatore apocalittico o un profeta.

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Si noti che il “lungi da me, Satana!” della risposta a Pietro è identico al “Vattene, Satana!” con cui Gesù respinge le tentazioni nel deserto, a riprova dell'orrore che la investitura di Pietro gli provoca. Il tassativo “e impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno”, riportato da Marco 8,30, è perciò per gli esegeti l'espediente con cui comunità che ormai professavanoun Cristo semidivinizzato affrontano il paradosso del rifiuto di Gesù a considerarsi il Messia, rifiuto di cui conservano fermissima tradizione. L'intimazione a Satana di tacere è del resto il momento cruciale dell'esorcismo praticato da Gesù stesso, quando l'ossesso viene liberato dallo spirito immondo, a conferma che per Gesù l'ipotesi che egli sia il Messia, avanzata da Pietro, è davvero parola da indemoniato e tentazione satanica. Infine è ragionevole pensare che la chiesa primitiva, per la quale Gesù era il Messia, avrebbe prodotto ulteriori testimonianze per suffragare la propria fede, se ne fossero esistite.

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In questo processo di esaltazione di Gesù, la tomba vuota e le bende o il sudario, sulla quale si sono accese infinite discussioni, non gioca alcun ruolo. Tanto è vero che nella prima testimonianza sulla resurrezione, quella che, scrive Paolo, “ vi ho trasmesso” perchè “anche io ho ricevuto” non se ne fa menzione. I cadaveri dei condannati alla croce erano destinati alla fossa comune, le eccezioni erano rarissime “da Marco si evince che la sepoltura avvenne senza i riti abituali dell'unzione del corpo e del lamento dei parenti, deposto in una tomba non sua”(Barbaglio- Gesù).
Anche il vangelo apocrifo di Pietro conferma che Maria di Magdala non aveva “fatto alla tomba del Signore quanto solevano fare le donne per i morti da loro amati”. Gli arricchimenti dei vangeli successivi, assolutamente insensati nella loro escaletion (gli aromi e oli profumati in Luca 23,56 diventano in Giovanni 19,39 una mistura di mirra e di aloe di circa centi libbre, quantità sbalorditiva e di costo ancor più proibitivo), hanno lo scopo di presentare una sepoltura degna della figura regale e semidivina che Gesù sta progressivamente diventando per le comunità rispettive.

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[Modificato da flabot 27/07/2011 17:05]
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Tomba vuota e sepoltura non appartengono alla prima fede nel Risorto, ma alle dispute nelle sinagoghe tra ebrei che credono in Gesù come il Messia ed ebrei che lo negano, dispute successive alla distruzione del tempio da parte di Tito (70), dove la dialettica si fa sempre più aspra tra i pochi ebrei ormai sempre più definiti cristiani e la schiacciante maggioranza che nella diaspora si riorganizza secondo l'insegnamento dei farisei. Degli scambi di accuse di cui tali controversie si nutrivano si trova eco precisa nella coda di paglia con cui Matteo fa chiedere dai maggiorenti del sinedrio a Pilato che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perchè non vengano i suoi discepoli, lo rubino, e poi dicano al popolo: è resuscitato dai morti. Una risposta dei cristiani degli anni ottanta, quando viene redatto Matteo, alle accuse circolanti di aver costruito ad arte l'impostura della tomba vuota per accreditare una realizzazione di profezie bibliche.

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UN articolo sul libretto preso dal "FATTO" di mercoledi scorso

di Paolo Rodari*
Paolo Flores d’Arcais parte dal Vangelo e – carta alla mano – nega che la pretesa che sottintende tutta la storia del cristianesimo, e cioè che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, sia legittima. Gesù, dice, non è Dio. Troppe le incongruenze dei testi, troppe le frottole che i seguaci di Gesù hanno raccontato su Joshua bar Jospeh “che guarisce e predica ai tempi di Tiberio”, “un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e meno che mai fondareuna ‘chiesa ’”. TROPPE le interpretazioni falsate che della figura di Gesù hanno dato coloro che sono venuti dopo di lui, i cristiani, la chiesa. E sbaglia Joseph Ratzinger – quando era cardinale Flores pareva stimarlo, ora che è Papa sembra che ai suoi occhi il “vecchio ” teologo abbia perso attrattiva: perché? – che nei suoi due volumi dedicati a Gesù di Nazareth non parla di Gesù, dice Flores, ma del “Cr isto dogmatizzato dai Concili di Nicea e Calcedonia”. Il vero volto di Gesù lo si trova piuttosto nell’Islam. Qui c’è il “Gesù di Galileo crocifisso sotto Tiberio”. Certo, Flores ha ragione quando dice che il Vangelo è pieno d’incongruenze. E ha ragione quantomostra che il testo in più punti si contraddice. I Vangeli si contraddicono. I quattro Vangeli, se letti in parallelo, in più punti dicono cose diverse. E anche il legame tra Vecchio e Nuovo testamento a volte scricchiola. Ma è basandosi su queste contraddizioni che si può desumere che il Cristo dei Vangeli non sia Dio e che il Cristo professato e seguito dalla chiesa non sia Dio? Per rispondere occorrerebbe farsi un’ulteriore domanda: cosa sono i Vangeli? Biografie? Testi religiosi? Libri di insegnamento? Saggi di teologia? Niente di tutto ciò. I Vangeli sono appunti, racconti di testimoni oculari, pagine sparse di memorie. Se fossero scritti oggi i loro autori probabilmente girerebbero per le strade della Galilea con una “Moleskine” e la sera, di ritorno a casa, scriverebbero riordinando scarabocchi sparsi. Chi ha scritto i Vangeli insomma – ed è utile ricordare che la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che i Vangeli sono stati scritti nei primi anni di vita della chiesa e sul fatto che la prima stesura del Vangelo di Marco e della fonte comune di Luca e di Matteo non è posteriore all’anno 40 – non ha voluto dimostrare nulla. Non ha voluto dire: “Adesso vi spiego perché Cristo è Dio”. NON HA voluto offrire un testo cronologicamente perfetto, con tutti i particolari che collimano. Chi ha scritto i Vangeli ha piuttosto voluto raccontare le proprie impressioni dal vivo, particolari della vita di Gesù che più di altri l’hanno colpito, dando spesso per sottinteso ciò che per loro era del tutto evidente e cioè che Gesù era Dio. Flores critica Ratzinger che nei suoi due ultimi volumi non solo fa un’opera “omiletica”, ma pretende che quest’opera sia “storica” dichiarando di voler giungere alla certezza della figura “veramente storica di Gesù”. Per Flores, Ratzinger non riesce nel suo intento perché – la critica di Flores punta sempre qui – i testi negano che la figura “stor ica”descritta dal Papa sia quella realmente esistita. Ritorna la domanda di prima: cosa sono i Vangeli? Racconti, appunti nei quali gli autori, pur dentro alcune disarmonie, raccontano ciò che vedono. Per la chiesa cattolica da questi racconti emerge il vero Gesù. Per secoli i cristiani hanno visto in questo Gesù il vero Gesù, il figlio di Dio. Hanno sbagliato? Sbaglia la chiesa? Un simile approccio è troppo semplice e facile? Alcuni sostengono di sì. Ma anche un approccio meramente storico che annulla a priori la possibilità, ad esempio, che Cristo sia risorto perché una cosa del genere è impossibile all’uomo, non è esente da superficialità. È la cultura del sospetto, il sospetto che gli evangelisti hanno camuffato la vera identità di Cristo, che fa dire che solo una lettura storica, uno scandagliamento infinitesimale del testo alla ricerca di ciò che può essere e di ciò che non può essere, è lecita. E chi paga il prezzo più alto è il divino, e cioè il fatto che sia stato Dio ad aver ispirato il testo. I PRIMI che iniziarono a non fidarsi dell’attendibilità dei quattro evangelisti furono i teologi protestanti di area tedesca. Scrissero vite di Gesù non basandosi sui Vangeli ma giudicandoli preventivamente. Altri si accodarono a loro studi, la maggior parte muovendo critiche dal di fuori della vita della chiesa, non da dentro. Non so se per Flores si possa dire la medesima cosa. Ma è un fatto che per comprendere l’assoluta divinità, e insieme umanità che i Vangeli comunicano di Cristo, occorre di Cristo fare esperienza. Altrimenti è facile accodarsi a Rudolf Karl Bultmann per il quale tutto il materiale evangelico altro non è che il prodotto del genio creativo della comunità primitiva.
*Giornalista, autore di “Attacco aR a t z i n ge r ”, Edizioni Piemme, 2010
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27/08/2011 16:48
 
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idem come sopra...




di Mauro Pesce*
Tornare a scrivere di Gesù e interrogarsi sul suo messaggio è oggi un dovere civile. Due sono i motivi: la crisi morale italiana che esige il ritorno ai grandi fondamenti etici della nostra cultura, e la straordinaria ricerca storica su Gesù che appassiona i grandi centri di ricerca internazionali da decenni. Sembra però che le tendenze conservatrici del cattolicesimo italiano non amino né l’idea di una rifondazione della chiesa a immagine di Gesù, né un dibattito scientifico che sta portando sempre più ampi settori a porsi domande ineludibili per tutti. HO SCRITTO qualche anno fa insieme ad Adriana Destro sull’urgenza di riscoprire la figura storica di Gesù e anzitutto alla sua prassi radicale di vita, che fu il suo primo messaggio. Ai potenti non chiedeva spazio politico o sostegno economico, tacendo per interesse sulle loro malefatte. Li invitava alla conversione, chiedeva di vendere tutto e riparare alle frodi su cui era basata la loro ricchezza. Paolo Flores d’Arcais si occupa da tempo della ricerca storica ed esegetica su Gesù e ne ha una conoscenza molto approfondita. Con questa breve e icastica sintesi però Flores non ha voluto presentare una analitica. Si propone soltanto di mostrare che i due libri del Papa attuale su Gesù non corrispondono – a suo giudizio – alla ricerca scientifica degli ultimi cento anni. Come se J. Ratzinger evitasse in realtà i grandi problemi che hanno appassionato la ricerca e alimentato il dibattito. Flores vuole farsi portavoce dell’esegesi scientifica del Novecento nelle sue acquisizioni e nei suoi problemi. Il risultato complessivo è ben riassunto alla fine del libro: “Gesù non è mai stato cristiano. Non si è mai proclamato messia. Era un profeta ebraico apocalittico itinerante, che annunciava nei villaggi della Galilea la prossima fine del mondo e l’incombente trionfo del regno dove gli ultimi saranno i primi. I romani lo giustiziano sulla croce insieme a due sovversivi. I suoi discepoli finiscono per convincersi che è ancora ‘in mezzo a loro’. La loro fede tutta ebraica fa però proseliti soprattutto fra i ‘gentili ’. Le comunità che professano Gesù risorto, sempre più spesso ‘greche ’, si moltiplicano lungo tre secoli adottando forme teologiche sempre più variegate e tra loro incompatibili. Solo l’intervento del potere imperiale, che impone il ‘cristianesimo’ come religione di Stato, porterà a unificare quel caleidoscopio di fedi, tra conflitti spesso sanguinosi”.COMINCIAMO dall’essenziale: 1. Gesù era un ebreo che rimase tale, 2. Egli annunciava il regno di Dio, come qualcosa che avrebbe dovuto verificarsi di lì a poco, 3. Il regno di Dio annunciato da Gesù sarebbe stato instaurato solo da Dio e senza alcuna partecipazione e contributo politico dei suoi. Su questi tre punti mi trovo d’accordo. Poi Flores nega che Gesù avrebbe mai potuto accettare le formulazioni cristologiche di Nicea che fanno di Gesù un Dio. Nell’esegesi del Novecento c’è chi ha parlato di tradimento e di ellenizzazione del messaggio ebraico di Gesù, ma anche chi, pur consapevole dell’enorme distanza tra Nicea e Gesù, ha cercato di individuare gli inizi della cristologia di Nicea nel messaggio o almeno nel comportamento di Gesù. Flores poi affonta una serie impressionante di questioni centrali ed è bene che i lettori siano posti di fronte alla necessità di prendere posizione con interrogazione critica: Gesù si credeva messia? Come i seguaci di Gesù si sono convinti della sua risurrezione? Perché sono nate così tante e così diverse comunità di seguaci di Gesù? Perché la divergenza così radicale tra le forme originarie del cristianesimo è stata superata grazie a un intervento politico imperiale? LA DOMANDA sulla fedeltà a Gesù della grande chiesa è oggi sempre di più posta da molti studiosi e specialisti. Perché i più fedeli seguaci ebrei di Gesù sono stati marginalizzati nella chiesa successiva? Fino a che punto i testi evangelici sono stati mutati dalla teologia cristiana durante i primi secoli per renderli più coerenti che il dogma cristiano? (Qui le ricerche di Bart Ehrman sono fondamentali per Flores). L’immagine storica di Gesù non è forse riflessa più fedelmente nel Corano che nelle formulazioni dogmatiche della chiesa antica? Quest’ultima questione è oggi di centrale rilevanza. E Flores ha il merito di porla sulla base di ricerche di S.Pines non sempre ben conosciute in Italia. Se questo libro servirà allo scopo di porre domande ineludibili avrà compiuto quella che a me sembra l’esigenza più urgente: interrogarsi e discutere criticamente di questi problemi in pubblico. Solo negli ultimi cinque anni, del resto, sono usciti circa 150 libri di valore scientifico su Gesù. È tempo che la cultura italiana ne prenda atto.
*Professore di Storia delcristianesimo all’Università diB o l og n a ,autore con Adriana Destro di“L’Uomo Gesù”, Mondadori,2008
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