Bibbia e a"affini"

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lovelove84
00martedì 1 marzo 2011 14:59
Quando sono stati raccolti tutti in un libro i vari rotoli che oggi formano la bibbia?
mauro.68
00martedì 1 marzo 2011 15:14
La butto lì, non so se la risposta è esatta.
Il primo canone dovrebbe essere il "decreto di Gelasio", "et non de recipiendis libris recipiendis", convocato dal Papa Damaso nel 382, puoi leggere qui: it.cathopedia.org/wiki/Decreto_di_Gelasio
Poi l'altro canone è quello di papa Innocenzo I nel 405.
Comunque ti consiglio questo sito: www.zio-zeb.it/b2.html però non so se è attendibile, visto il nome... [SM=x2501969]

Mauro
lovelove84
00martedì 1 marzo 2011 15:28
Re:
mauro.68, 01/03/2011 15.14:

La butto lì, non so se la risposta è esatta.
Il primo canone dovrebbe essere il "decreto di Gelasio", "et non de recipiendis libris recipiendis", convocato dal Papa Damaso nel 382, puoi leggere qui: it.cathopedia.org/wiki/Decreto_di_Gelasio
Poi l'altro canone è quello di papa Innocenzo I nel 405.
Comunque ti consiglio questo sito: www.zio-zeb.it/b2.html però non so se è attendibile, visto il nome... [SM=x2501969]

Mauro




infatti zio zeb... ahahah comunque è per avere dei parametri, voglio arrivare ad una riflessione, sopratutto con principessa, se lo vuole [SM=g7423]
principessac
00mercoledì 2 marzo 2011 11:46
VERSIONI
In campo biblico, traduzioni delle Scritture dall’ebraico, dall’aramaico e dal greco in altre lingue. Il lavoro di traduzione ha reso la Parola di Dio accessibile a centinaia di migliaia di persone che non sono in grado di capire le lingue bibliche originali. Le prime versioni della Bibbia erano scritte a mano. Ma dopo l’introduzione delle macchine da stampa sono apparse molte altre versioni o traduzioni e queste in genere sono state pubblicate in un gran numero di copie. Alcune versioni sono state fatte direttamente dal testo ebraico e greco della Bibbia, altre invece da traduzioni precedenti. — PROSPETTO, vol. 1, p. 321.
Le Scritture sono state pubblicate, per intero o in parte, in oltre 1.800 lingue. Questo significa che, per quanto riguarda la lingua, il 97 per cento della popolazione della terra ha accesso almeno a una parte della Bibbia. Le seguenti informazioni sulle versioni o traduzioni delle Scritture susciteranno sentimenti di gratitudine verso Geova Dio per il modo meraviglioso in cui ha preservato la sua Parola a beneficio di milioni di esseri umani.
Antiche versioni delle Scritture Ebraiche. Esistono tuttora circa 6.000 antichi manoscritti delle Scritture Ebraiche, per intero o in parte, redatti in ebraico (ad eccezione di alcune parti in aramaico). Esistono anche molti manoscritti di antiche versioni o traduzioni delle Scritture Ebraiche in varie lingue. Alcune erano a loro volta traduzioni di precedenti versioni dall’ebraico. Per esempio la parte delle Scritture Ebraiche dell’antica versione latina (Vetus Latina) era tradotta dalla Settanta, traduzione delle Scritture Ebraiche in greco. Comunque alcune antiche versioni delle Scritture Ebraiche (la Settanta greca, i Targumim aramaici, la Pescitta siriaca e la Vulgata latina) furono tradotte direttamente dall’ebraico e non da una versione in greco o in qualche altra lingua.Il “Pentateuco” samaritano. L’Assiria, dopo aver deportato nel 740 a.E.V. gli abitanti di Samaria e del regno delle dieci tribù di Israele, insediò in quelle zone popolazioni pagane provenienti da altri territori dell’impero assiro. (2Re 17:22-33) In seguito i discendenti di coloro che erano rimasti in Samaria e di coloro che vi erano stati portati dall’Assiria vennero chiamati samaritani. Essi accettavano i primi cinque libri delle Scritture Ebraiche e verso il IV secolo a.E.V. produssero il Pentateuco samaritano, non una vera e propria traduzione dell’originale Pentateuco ebraico, ma una traslitterazione in caratteri samaritani, con l’interpolazione di alcune espressioni idiomatiche samaritane. Pochi dei manoscritti tuttora esistenti del Pentateuco samaritano sono anteriori al XIII secolo E.V. Delle circa 6.000 discrepanze fra il testo ebraico e quello samaritano, la stragrande maggioranza è irrilevante. Una variante di un certo interesse è quella di Esodo 12:40, dove il Pentateuco samaritano concorda con la Settanta.
I Targumim. I “Targumim” erano parafrasi o traduzioni libere delle Scritture Ebraiche in aramaico. Probabilmente assunsero l’attuale forma definitiva non prima del V secolo E.V. circa. Uno dei principali, il “Targum di Onkelos” al Pentateuco, è piuttosto letterale. Un altro, il Targum di Gionata ai Profeti, è meno letterale. Ci sono pervenuti Targumim del Pentateuco, dei Profeti e, d’epoca posteriore, degli Agiografi.
La “Settanta” greca. La Settanta (spesso designata LXX) era usata in Egitto e altrove da ebrei e cristiani di lingua greca. A quanto si dice, l’opera fu iniziata in Egitto ai giorni di Tolomeo Filadelfo (285-246 a.E.V.), quando, secondo la tradizione, il Pentateuco fu tradotto in greco da 72 dotti ebrei. Poi, per qualche ragione, si cominciò a parlare di 70, e la versione del Pentateuco venne chiamata la Settanta. Gli altri libri delle Scritture Ebraiche (opera di altri traduttori il cui stile variava da una traduzione molto letterale a una piuttosto libera) furono tradotti un po’ alla volta finché, nel II secolo a.E.V. e forse verso il 150 a.E.V., tutte le Scritture Ebraiche erano state tradotte. L’intera opera prese quindi il nome di versione dei Settanta. Questa versione è spesso citata dagli scrittori delle Scritture Greche Cristiane. Nella Settanta gli scritti apocrifi furono evidentemente aggiunti in seguito. — Vedi APOCRIFI.
Uno dei più antichi manoscritti esistenti della Settanta greca è il papiro 957, o papiro Rylands 458, conservato nella John Rylands Library di Manchester, in Inghilterra. È del II secolo a.E.V. ed è costituito da frammenti di Deuteronomio (23:24–24:3; 25:1-3; 26:12, 17-19; 28:31-33). Un altro manoscritto, del I secolo a.E.V., è il Papiro Fouad Inv. 266 (proprietà della Société Egyptienne de Papyrologie del Cairo), che contiene brani dell’ultima parte di Deuteronomio secondo la Settanta. Vi ricorre più volte il Tetragramma del nome divino in caratteri ebraici antichi, inserito direttamente nel testo greco. — Vedi ILLUSTRAZIONE, vol. 1, p. 326; GEOVA.
La Settanta greca è stata quindi preservata in numerosi manoscritti, molti frammentari, altri quasi completi. Degno di nota è il fatto che il testo della Settanta è preservato in tre famosi manoscritti onciali su pergamena, il Vaticano 1209 e il Sinaitico, entrambi del IV secolo E.V., e l’Alessandrino del V secolo E.V. La versione dei Settanta nel manoscritto Vaticano 1209 è quasi completa; parte del testo delle Scritture Ebraiche nel manoscritto Sinaitico è andata perduta; nel manoscritto Alessandrino questa parte è invece abbastanza completa, benché manchino brani di Genesi, 1 Samuele e Salmi.
Versioni greche posteriori. Nel II secolo E.V. Aquila, un proselito ebreo del Ponto, fece una nuova traduzione greca delle Scritture Ebraiche, molto letterale. Tranne alcuni frammenti e le citazioni fatte da altri scrittori antichi, è andata perduta. Un’altra traduzione greca dello stesso secolo è quella di Teodozione. A quanto pare era una revisione della Settanta o di qualche altra versione greca delle Scritture Ebraiche, benché egli avesse consultato anche il testo ebraico. Non esistono copie complete della versione di Teodozione. Un’altra versione greca delle Scritture Ebraiche di cui non esistono copie complete è quella di Simmaco. La sua versione, probabilmente tradotta nel 200 E.V. circa, mirava a rendere il senso più che a essere letterale.
Verso il 245 E.V. Origene, noto studioso di Alessandria d’Egitto, portò a termine un’imponente versione multipla delle Scritture Ebraiche chiamata Esapla (che significa “sestuplice”). Ne esistono frammenti, ma non ci è pervenuto nessun manoscritto completo. Origene dispose il testo in sei colonne parallele contenenti (1) il testo consonantico ebraico; (2) una traslitterazione del testo ebraico in greco; (3) la versione greca di Aquila; (4) la versione greca di Simmaco; (5) la Settanta, riveduta da lui stesso per renderla più aderente al testo ebraico; e (6) la versione greca di Teodozione. Nei Salmi, Origene si servì di versioni anonime definite Quinta, Sesta e Settima. La Quinta e la Sesta furono usate anche in altri libri.
Scritture Greche Cristiane. Dal II secolo in poi vennero fatte traduzioni delle Scritture Greche Cristiane in siriaco (un dialetto aramaico). Una versione siriaca particolarmente degna di nota è il Diatessaron di Taziano, un’armonia dei Vangeli (II secolo E.V.). Può darsi, ma non è sicuro, che in origine sia stato scritto in greco a Roma e poi tradotto in siriaco, in Siria, da Taziano stesso. Il Diatessaron ci è pervenuto in una traduzione araba, e anche in un piccolo frammento greco su pergamena del III secolo e in una traduzione armena di un commentario del IV secolo che contiene ampie citazioni del testo.
Esistono solo manoscritti incompleti di un’antica versione siriaca (Vetus Syra, traduzione diversa da quella del Diatessaron): il Curetoniano e il Sinaitico siriaco, contenenti i Vangeli. Questi manoscritti sono probabilmente copie fatte nel V secolo di un testo siriaco più antico. Può darsi che la versione originale dal greco risalga al 200 E.V. circa. Molto probabilmente un tempo esistevano antiche versioni siriache di altri libri delle Scritture Greche Cristiane, ma i manoscritti non ci sono pervenuti. Nella Pescitta, versione siriaca del V secolo, furono inclusi tutti i libri delle Scritture Greche Cristiane tranne 2 Pietro, 2 e 3 Giovanni, Giuda e Rivelazione. Verso il 508 E.V. Filosseno, vescovo di Ierapoli, incaricò Policarpo di fare una revisione delle Scritture Cristiane della Pescitta, e solo allora, per la prima volta, 2 Pietro, 2 e 3 Giovanni, Giuda e Rivelazione furono inclusi in una versione siriaca.
Le Scritture Greche Cristiane erano già state tradotte in latino verso la fine del II secolo E.V. Esistevano anche versioni egiziane della metà del III secolo.
Antiche versioni dell’intera Bibbia. La Pescitta, versione usata dalle persone di lingua siriaca che professavano il cristianesimo, entrò nell’uso dal V secolo E.V. in poi. Il nome “Pescitta” significa “semplice”. La parte delle Scritture Ebraiche era fondamentalmente una traduzione dall’ebraico, probabilmente del II o III secolo E.V., anche se una revisione più tarda comportò un confronto con la Settanta. Esistono tuttora numerosi manoscritti della Pescitta: il più importante è un codice del VI o VII secolo conservato a Milano nella Biblioteca Ambrosiana. Un manoscritto della Pescitta contenente il Pentateuco (escluso Levitico) porta una data corrispondente al 464 E.V. circa, e quindi è il più antico manoscritto biblico datato in qualsiasi lingua.
Antiche versioni latine. Fecero la loro comparsa probabilmente dalla fine del II secolo in poi. L’intera Bibbia in latino sembra fosse in uso a Cartagine (Africa settentrionale) già nel 250 E.V. Le Scritture Ebraiche furono inizialmente tradotte in latino dalla Settanta greca (non ancora riveduta da Origene), mentre le Scritture Cristiane furono tradotte direttamente dal greco, e quindi non erano la traduzione di una traduzione. Può darsi che esistessero diverse traduzioni, o per lo meno diversi traduttori lavorarono all’antica versione latina (Vetus Latina). Gli studiosi distinguono due principali tipi di testo dell’antica versione latina: l’africano e l’europeo. Esistono più di 50 manoscritti (o frammenti) del Nuovo Testamento della Vetus Latina.
La “Vulgata” latina. La Vulgata latina è una versione dell’intera Bibbia fatta dal più importante biblista dell’epoca, Girolamo figlio di Eusebio. Egli dapprima si accinse a fare una revisione dell’antica versione latina delle Scritture Cristiane, confrontandola col testo greco, a cominciare dai Vangeli, pubblicati nel 383 E.V. Fra il 384 e il 390 fece due revisioni dei Salmi della Vetus Latina, confrontandola con la Settanta greca: la prima detta Salterio romano e la seconda detta Salterio gallico, perché adottati per la prima volta rispettivamente a Roma e in Gallia. Girolamo tradusse inoltre i Salmi direttamente dall’ebraico, e quest’opera fu chiamata il Salterio ebraico. Non si sa con precisione quando portò a termine la revisione delle Scritture Cristiane della Vetus Latina. Cominciò una revisione della parte relativa alle Scritture Ebraiche, ma a quanto pare non la portò a termine, preferendo tradurre direttamente dall’ebraico (pur consultando anche versioni greche). Girolamo lavorò alla sua traduzione latina dall’ebraico dal 390 al 405 E.V. circa.
Accolta sul principio con generale ostilità, la versione di Girolamo un po’ alla volta ottenne vasti consensi. In seguito, a motivo della popolarità raggiunta nell’Europa occidentale, finì per essere chiamata Vulgata, cioè una versione comunemente accettata (dal lat. vulgatus, che significa “comune, popolare”). La traduzione originale di Girolamo subì diverse revisioni, finché quella del 1592 divenne l’edizione ufficiale della Chiesa Cattolica Romana. Esistono tuttora migliaia di manoscritti della Vulgata.
Altre versioni antiche. La diffusione del cristianesimo rese necessarie altre versioni. Le prime traduzioni delle Scritture Greche Cristiane per i copti nativi dell’Egitto risalgono almeno al III secolo E.V. In Egitto esistevano vari dialetti copti, e col tempo furono prodotte varie versioni copte. Le più importanti sono la versione sahidica (o tebaica) dell’Alto Egitto (a S) e la versione bohairica del Basso Egitto (a N). Queste versioni, contenenti sia le Scritture Ebraiche che le Scritture Greche Cristiane furono probabilmente fatte nel III e IV secolo E.V.
La versione gotica, per i goti stanziati in Mesia (Serbia e Bulgaria), risale al IV secolo E.V. Manca dei libri di Samuele e Re, soppressi si dice perché il vescovo Ulfila, a cui si deve la traduzione, riteneva pericoloso far leggere ai goti questi libri, che parlano di guerre e contengono informazioni contro l’idolatria.
La versione armena della Bibbia risale al V secolo E.V. e probabilmente fu eseguita su testi greci e siriaci. La versione georgiana, per i georgiani del Caucaso, fu completata verso la fine del VI secolo E.V. e, pur risentendo dell’influenza greca, ha un sostrato armeno e siriaco. La versione etiopica, usata dagli abissini, risale forse al IV o V secolo E.V. Esistono varie antiche versioni arabe delle Scritture. Traduzioni di parti della Bibbia in arabo risalgono almeno al VII secolo E.V., ma la versione datata più antica è quella fatta in Spagna nel 724 E.V. La traduzione in slavo ecclesiastico antico risale al IX secolo E.V. ed è attribuita a due fratelli, Cirillo (Costantino) e Metodio.
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