La Chiesa interferisce con i gay perchè non viene considerato "naturale" dal cristianesimo i rapporti fra persone dello stesso sesso, e soprattutto perchè l'esercizio di attività omosessuali sono condannate esplicitamente dalle Scritture.
Che poi non faccia nulla per i preti pedoifili questo non è affatto vero. Il problema è che i sacerdoti in tutto il modno sono veramente tanti cosicchè anche se la percentuale della pedofilia nella chiesa è bassa rispetto al totale dei membri del clero, siccome i membri del clero, a livello mondiale siano tanti, sembra che siano tanti i casi di pedofilia.
Spesso però quando vengono esposte delle denunce per pedofilia sono pochi i casi accertati in cui risulta la colpevolezza del prete in questione. Perciò non bisogna farsi un'idea del fenomeno in base alle denunce fatte, ma bensì in basde al numero di casi accertati dalla giurisprudenza in cui per davvero ci siano stati atti di pedofilia da parte dei preti.
La condanna della pedofilia è chiara e aspra da parte dello stesso Vaticano. Tant'è che ci sono risposte ufficiali della Santa Sede contro la pedofilia, dichiarate ai giornali, come quelle che riporto.
Tratto da:
http://www.repubblica.it/online/cronaca/papapreti/papapreti/papapreti.html
"Esiste anche solo il sospetto che un prete cattolico sia pedofilo? Il Vaticano vuole saperlo e vuole che sul "caso" vengano svolte indagini approfondite. E' questa la sostanza di un lettera "Motu proprio" scritta da Giovanni Paolo II nel 2001 e che la Congregazione per la dottrina della fede, nel numero di novembre degli Acta apostolicae sedis, la "Gazzetta ufficiale" del Vaticano, ha pubblicato insieme a una lettera che il prefetto della Congregazione Joseph Ratzinger ha indirizzato ai vescovi per illustrare il documento pontificio.
Il Motu proprio autorizza la Congregazione a stabilire delle linee guida per affrontare il problema, mentre il cardinale Ratzinger chiede ai vescovi "non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio e la cura pastorale offerta dai vescovi e dagli altri responsabili ecclesiastici".
I due documenti sembrano indicare la volontà della Santa Sede di controllare più direttamente il problema, dopo che alcuni episcopati, come quello statunitense, hanno dovuto affrontare il pagamento di grossi risarcimenti alle famiglie di bimbi molestati da sacerdoti, e dopo che lo scorso settembre il vescovo di Boyeux, in Normandia, monsignor Pierre Pican, è stato condannato a tre mesi di carcere con la condizionale per non aver denunciato alle autorità il suo sacerdote padre Renè Bissey, giudicato colpevole di pedofilia.
Secondo le disposizioni emanate dal cardinale Ratzinger, i vescovi, nei casi di verosimili reati di abuso sessuale di minori da parte di sacerdoti, dovranno fare rapporto alla Congregazione, che a sua volta deciderà se lasciare la gestione del caso a un tribunale locale o se "girarla" a Roma.
Le nuove norme dovrebbero servire a evitare la sovrapposizione di giurisdizioni, visto che sono sei i dicasteri vaticani dotati di autorità in fatto di reati di abuso sessuale. Assegnando la competenza di coordinamento alla Congregazione per la dottrina della fede, si limiteranno le controversie. Le disposizioni riguardano non solo il reato di abuso sessuale di un prete su un minorenne, ma anche altri reati contro i sacramenti (tra cui la concelebrazione dell'eucarestia con ministri protestanti e l'abuso del sacramento della penitenza, come nel caso in cui il prete usi il pretesto della confessione per avere favori sessuali).
Circa i reati di pedofilia di sacerdoti, la normativa stabilisce che la prescrizione di dieci anni (propria dei reati di competenza della Congregazione) scatti a partire dal compimento della maggiore età di chi ha subito le violenze, presupponendo che questi al compimento della maggiore età sia libero dall'intimidazione e in grado di sporgere denuncia."
Questa è la posizione ufficiale della chiesa al riguardo.
Purtroppo, molto spesso i giornalisti tendono a dare enfsi al fenomeno in mdo da accaparrarsi dei veri e propri scoop. Sono diversi i casi in cui sono state fatte delle smentite rispetto a quanto dichiarato dagli organi di stampa. Riporto, a titolo di esempio, quanto dichiarato da Massimo Introvigne.
Tratto da:
http://www.cesnur.org/2007/mi_preti.htm
"Le controversie scatenate dalla diffusione in Italia del documentario Sex Crimes and the Vatican della BBC hanno riportato alla ribalta un vecchio problema, su cui sembrava che le scienze sociali avessero fatto chiarezza: ma, pare, non in Italia. Quanti sono i preti “pedofili”? Lo storico e sociologo Philip Jenkins, in una serie di opere (la fondamentale Pedophiles and Priests. Anatomy of a Contemporary Crisis, Oxford University Press, Oxford - New York 1996; Moral Panic. Changing Concepts of the Child Molester in Modern America, Yale University Press, New Haven - Londra 1998; The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, Oxford - New York 2003) ha mostrato come l’uso di statistiche folkloriche – cioè senza base scientifica, ma che passano da un talk show e da un articolo di giornale all’altro – sia alla base della costruzione di “panici morali”, cioè dell’errata percezione di problemi assolutamente reali e drammatici di cui però sono esagerate le dimensioni.
Ancora una volta, va ribadito che le statistiche non consolano le vittime: anche un solo caso di sacerdote pedofilo è un dramma per la Chiesa e giustifica pienamente le severe misure invocate da Benedetto XVI. Tuttavia, per inquadrare un problema le scienze sociali non possono fare a meno delle statistiche, soprattutto perché è lo studio delle statistiche che permette di dire qualcosa sulle cause di un fenomeno.
Come nota Jenkins – non senza un pregiudizio anticattolico – i media hanno anzitutto creato uno straordinaria confusione sulla parola “pedofilia”. La pedofilia è definita dai manuali medici (tra cui il diffuso DSM-IV) come “l’attività sessuale ricorrente [di adulti] con bambini prepuberi”. Naturalmente l’età della pubertà varia nei singoli casi, ma le stesse fonti – ai fini statistici – considerano “pedofilia” l’attività sessuale con minori di undici anni. Quando si parla di “pedofilia” per tutti i casi di rapporti sessuali di sacerdoti con minorenni si dice, semplicemente, una sciocchezza. Un sacerdote di trent’anni che scappa con una parrocchiana di sedici viola certamente la morale cattolica e secondo le leggi di molti paesi commette anche un reato, ma non è certamente un pedofilo. Né lo è, tecnicamente, chi va con una dodicenne per quanto il suo comportamento sia ripugnante e sia più che giusto sanzionarlo.
Sui paesi diversi dagli Stati Uniti non sono state raccolte statistiche scientificamente verificabili sul numero di sacerdoti coinvolti in episodi di pedofilia (anche se in alcuni sono in corso studi, e i primi risultati mostrano che le cifre sono inferiori a quelle statunitensi). Negli Stati Uniti la Conferenza Episcopale ha costituito un National Review Board for the Protection of Children and Young People, che nel 2004 ha pubblicato il rapporto A Report on the Crisis in the Catholic Church in the United States (diffuso via Internet da attivisti anti-cattolici, ma non segreto e distribuito ai giornalisti). Il documentario Sex Crimes and the Vatican ci racconta la storia del National Review Board a tinte fosche: ma si tratta di polemiche che attengono alle sue conclusioni, cioè ai commenti di questo ente (oggetto, peraltro, delle più diverse valutazioni) allo studio statistico indipendente commissionato al John Jay College of Criminal Justice della City University of New York, che non è un’università cattolica ed è unanimemente riconosciuta come la più autorevole istituzione accademica degli Stati Uniti in materia di criminologia. È giusto quindi tenere separate le statistiche fornite dal John Jay College dai commenti del National Review Board.
Queste statistiche ci dicono che dal 1950 al 2002 4.392 sacerdoti americani (su oltre 109.000) sono stati accusati di relazioni sessuali con minorenni. Di questi poco più di un centinaio sono stati condannati da tribunali civili. Il basso numero di condanne da parte dello Stato deriva da diversi fattori. In alcuni casi le vere o presunte vittime hanno denunciato sacerdoti già defunti, o sono scattati i termini della prescrizione. In altri, all’accusa e anche alla condanna canonica non corrisponde la violazione di alcuna legge civile (è il caso, per esempio, in diversi Stati americani del sacerdote che abbia una relazione con una – o anche un – minorenne maggiore di sedici anni e consenziente). Tuttavia il National Review Board è stato anche criticato per non avere dedicato sufficiente spazio, nel suo commento, al fatto che ci sono stati molti casi clamorosi di sacerdoti innocenti accusati: e Jenkins ritiene che questi si siano moltiplicati negli anni 1990 quando alcuni studi legali hanno capito di poter strappare transazioni milionarie anche sulla base di semplici sospetti. Le cifre non cambiano in modo significativo aggiungendo il periodo 2002-2007, perché già lo studio del John Jay College notava il “declino notevolissimo” dei casi negli anni 2000: le nuove inchieste sono state poche, e le condanne pochissime (un effetto delle politiche di “tolleranza zero” dei vescovi americani ma certo anche delle misure più rigorose introdotte dal cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede).
Dallo studio del John Jay College si può concludere, come si legge spesso, che il quattro per cento dei sacerdoti americani sono “pedofili”? Niente affatto. Secondo lo stesso studio il 78,2% delle accuse si riferisce a minorenni che hanno superato la pubertà. Dunque i sacerdoti accusati di pedofilia sono 958 in cinquantadue anni, diciotto all’anno. Rispettando le stesse proporzioni le condanne dovrebbero essere 24: in realtà sono di più, perché i tribunali dello Stato (giustamente) perseguono più severamente i pedofili che di chi ha rapporti con minori dopo la pubertà (un’attività, ripetiamolo ancora a rischio di sembrare noiosi, gravemente immorale e spesso anche criminale, ma che non è pedofilia). Ma anche così le condanne penali di preti (veramente) pedofili negli Stati Uniti sono state nel periodo 1950-2002 poco più di una all’anno, il che ci dice quanto seriamente vadano prese certe affermazioni televisive.
Jenkins aggiunge un altro elemento, tutt’altro che poco importante. Per sapere se la Chiesa cattolica sia un ambiente particolarmente favorevole alla pedofilia – e il sacerdozio sia uno stato di vita “a rischio” – occorrerebbe paragonare le statistiche sui sacerdoti cattolici a quelle sui pastori protestanti, i rabbini, gli imam e i maestri delle scuole e degli asili statali. Per tutte queste categorie non risultano a Jenkins dati sulle accuse raccolti con la stessa sistematicità con cui si è studiato il caso dei sacerdoti cattolici; ma i dati sulle condanne mostrano che la percentuale è simile, e in alcuni casi più alta, rispetto ai preti della Chiesa cattolica. Per Jenkins questo dato smonta, tra l’altro, la tesi più volte ripetuta secondo cui è il celibato sacerdotale a essere responsabile della pedofilia. I pastori protestanti e i maestri di scuola e di asilo sono in maggioranza sposati, eppure tra loro c’è una percentuale di pedofili condannati analoga o più alta rispetto ai sacerdoti cattolici. Come ha ricordato il cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell (e i dati di Jenkins lo confermano), il novanta per cento dei pedofili sono sposati. Semmai – per quanto non sia politicamente corretto dirlo – i dati confermano che il rischio pedofilia è maggiore tra gli omosessuali. Mentre sarebbe ingiusto e assurdo sostenere che tutti gli omosessuali sono pedofili, è un dato di fatto che molti pedofili sono omosessuali. Secondo il rapporto del John Jay College l’81% dei sacerdoti accusati di rapporti con minori nel periodo 1950-2002 avevano un orientamento omosessuale. Tuttavia quando Benedetto XVI ha raccomandato ai vescovi americani maggiore cautela prima di ordinare come sacerdoti seminaristi che manifestano un orientamento omosessuale, gli stessi media – compresa la BBC – che invocano misure durissime contro il rischio pedofilia hanno accusato il Papa di essere “omofobo”. Dov’è l’errore?"
Va da sè poi che è vero che alcune diocesi americane e inglesi non hanno affrontato il problema come dovevano tendendo a 'coprire' questi casi temendo lo scoppio di uno scandalo contro la chiesa. Ma bisogna tenere conto delle seguenti cose:
1) il loro comportamento stupido e imbecille (perchè tengono di più all'immagine della Chiesa rispetto al benessere vero e proprio dei minori e della loro salute mentale) non è indice della volontà della Vaticano stesso. Perciò la politica di spotare i preti e di mettere tutto sotto il tappeto è colpa dei clericali delle diocesi locali (purtroppo questo è avvenuto ed avviene a volte anche in Italia). In tali casi però che si denuncino queste violazioni sia al superiore gerarchico eccleasistico (o il vescovo locale o addirittura il Vaticano in persona) e anche alla magistratura, di modo che la legge segua il suo corso punendo i colpevoli. Ci si può anche rivolgere ad associazioni presenti sul territortio italiano, aperte dagli stessi preti per scovare i pedofili e punirli. In questo caso avvalersi di tali associazioni per denunciare un prete pedofilo può essere sicuramente un mezzo per ottenere giustizia (ovviamente questo non sostituisce una bella denuncia penale da fare presso la magistratura così che il porco schifoso non venga punito come merita!);
2) se anche il Vaticano fosse completamente d'accordo con il proteggere i preti pedofili, ma così come si legge dalle dichiarazioni ufficiali invece non è, ciò comunque non significherebbe che la Chiesa sia a favore delle pedofilia, perchè la Chiesa non è il Vaticano ma l'insieme di tutti i credenti che hanno fede in Cristo, compresi i laici e i defunti. A livello dottrinale e religioso la Chiesa è contraria a qualunque tipo di immoralità sessuale, figuriamoci se la chiesa, ossia l'assemblea di tutti i credenti in Cristo, possa essere favorevole ai preti pedofili.
Questo lo dico allo scopo di far capire che non è che Chiesa sia contro i gay e a favore dei preti pedofili. La Chiesa condanna sia i primi che i secondi. Purtroppo però, per motivi errati, l'uomo, anche se investito di una carica ecclesiastica di importanza, può agire seguendo il male o seguendo ragionamenti sbagliati (vedi quando alcuni membri del clero hanno nascosto alcuni reati di pedofilia affinchè non scoppiasse scandalo contro la Chiesa; è il bambino che va protetto e non la santa immagine della Chiesa!!).
A livello ufficiale comunque i casi accertati di pedofilia negli ecclesiastici non sono più alti, in percetuale, rispetto a quelli acclarati nella popolazione mondiale. Ci sono associazioni aperte dal clero per la lotta contro la pedofilia sia fra i laici che fra i clericali, e il Vaticano è dichiaratamente contro la pedofilia e i preti pedofili.
Infine, la Chiesa, l'assemblea di tutti i credenti in Cristo Gesù (vivi e defunti) è contro la pedofilia religiosamente parlando.