Diario di viaggio in Ecuador - Galapagos

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00domenica 13 dicembre 2009 20:36
Rieccomi a voi con le impressioni sul viaggio in Ecuador e Galapagos, magnifico come il precedente in Perù.
Vi lascio al piacere della lettura!



DIARIO DI VIAGGIO – ECUADOR / GALAPAGOS 6-14 Dicembre 2008


Partiamo al mattino da Cuzco per Lima, 1h e mezzo di aereo. A Lima, la nostra guida Pepe che é stato molto efficiente, si occupa di tutte le formalità e ci lascia, dato che a Quito avremo un altro direttore di viaggio. Viaggio da Lima a Quito.

Arriviamo il primo pomeriggio a Quito. Facciamo conoscenza della guida, ci sistemiamo sul bus e veniam condotti al Marriott di Quito. La prima impressione della città é che il paese sia meno povero che il Perù, vi sono molte palazzine moderne, di stile europeo, centri commerciali, auto piu moderne.

La camera al Marriott é magnifica come anche l’hotel.


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Ci ritroviamo nella hall con la guida dove ci viene spiegato il programma dei giorni successivi. Poi cena in albergo con magnifico buffet a volontà. Poi in camera a sistemare i bagagli, dato che partiremo per 3 giorni in crociera alle isole Galapagos, sistemiamo le nostre cose in bagagli piu piccoli e il grosso dei bagagli rimarrà qui in albergo dove ritorneremo.

Domenica 7 dicembre, si parte per le Galapagos.
Sveglia alle 6, colazione e partenza verso l’aeroporto. Siamo a 2700 mt d’altitudine. Quito, 2 milioni di abitanti, giace tra i monti, piuttosto tra i vulcani che sono numerosi qui, e attivi.
Quella montagna che si vede dalla nostra camera é il Pichincha, che nel 1999 eruttò ceneri e fuliggine al punto che l’aeroporto dovette esser chiuso 1 settimana.
Tomas, la guida, si é occupata di tutte le formalità, dei bagagli e all’aeroporto prenderemo l’aereo per le Galapagos che son situate a mille chilometri dalla costa, nell’oceano Pacifico.

Le Galapagos sono un arcipelago composte di 5 isole maggiori: (Fernandina, Isabela, San Cristóbal, Santa Cruz et Santiago, 14 isole medie e piccole e 42 isolotti.
Questo gruppo di isole costituiscono la parte emersa di una serie di vulcani. Il 23 giugno 2007, il comitato del patrimonio modiale ha iscritto le Galapagos sulla lista del patrimonio in pericolo, in modo da ottenere fondi per la loro preservazione.


Le isole Galapagos sono fortemente protette e sorvegliate essendo Parco Nazionale, un’oasi naturalistica dai fragili equilibri. Si cerca di contenere il numero dei visitatori a 70.000 all’anno, ma ormai la richiesta é enorme e si é già a 135.000. Si cerca di tenere l’afflusso di visitatori per preservare il fragile ecosistema. Ad ogni visitatore viene data una carta plastificata, stile Pass per le isole che contengono tutti i dati personali, valido 3 mesi.
Ci vengon dati degli adesivi da applicare sulle giacche per riconoscere a quale tour apparteniamo. Proibitissimo trasportare, semi, piante, cibo, o prelevare conchiglie, fiori, piante che contaminerebbero l’ecosistema. Prima di atterrare, in aereo viene spruzzato insetticida nel bagagliaio per evitare di trasportare nuovi insetti.
Tomas, la nostra guida, ha sui 35-38 anni, ha tre bambini, é laureato ed é naturalista e guida turistica del Ministero del Turismo. Sulle isole però avremo a disposizione un altro naturalista, mentre Tomas si occuperà della logistica che é un lavoro notevole.

Arriviamo a Batra, isola/aeroporto. Non vi sono abitazioni, solo qualche bancarella per la vendita di souvenirs fuori il capannone che funge da aeroporto. Si sente il profumo dell’estate e fa caldo, sui 25-27°. Prendiamo il bus e in 10 minuti veniam condotti al molo dove prendiamo un traghetto che ci trasborda sull’isola di fronte Santa Cruz. Qui ci aspetta un altro bus che ci porta in 45 minuti dall’altro lato dell’isola dove ci attende il nostro battello per la crociera. Veniamo forniti di bottiglie d’acqua e ammiriamo l’entroterra, disabitato e arido con alberi secchi senza foglie.

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Arriviamo al porticciolo e li prendiamo il gommone che ci trasborda sul Coral 2, il nostro battello.

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Siamo un gruppo di 10 con 10 membri di equipaggio che si prenderanno cura di noi.
Il battello é accogliente, i tavoli per il pranzo son pronti, i nostri bagagli son portati nella nostra cabina, confortevole con doccia e poi subito a pranzo, sono ormai le 15.30h: spaghetti alla bolognese: buonissimi, pollo e patate, insalata, fagioli a insalata e frutta a volontà.
Esploriamo rapidamente il battello e alle 16-30h si esce di nuovo in gommone (mettiamo i giubbotti salvagente ogni volta), e ritorniamo sull’isola di Santa Cruz a visitare la Stazione Darwin, che é un centro studi della fauna locale. Il naturalista Charles Darwin visitò le Galapagos nel 1835, le isole furono il suo laboratorio-vivente per lo studio delle varie specie che lo spinsero poi a scrivere il libro “L’origine delle specie” .
Entriamo in questa riserva, dove i percorsi su passerelle di legno ci permettono di ammirare le tartarughe nei vari stadi di crescita, incluse le tartarughe giganti che possiamo avvicinare.

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Tomas ci diceva che le tartarughe giganti possono restare 6 mesi senza cibo né acqua, ragione per cui i Conquistadores li prendevano a bordo nelle loro traversate per servirsene come carne fresca secondo il bisogno. Perciò che la popolazione di queste tartarughe é notevolmente ridotta.

Su quest’isola come in altre isole tropicali si vedono in giro nei campi le aigrettes uccelli bianchi come piccoli trampolieri. Dopo aver osservato le tartarughe nei vari stadi di crescita, ritorniamo pian piano al molo. Ci fermiamo ad un punto internet, in un piccolo supermercato a comprare vino dato che sul battello è caro.
Ritorniamo sul gommone che ci aspetta, cena e poi a letto dove si dorme bene, dondolati dalle onde.

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00lunedì 14 dicembre 2009 10:27
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Lunedi – Visita di Espagnola

Colazione, ricca colazione con buffet ben fornito e cameriere pronto ad ogni desiderio. Si esce alle 8.30 con la borsa ben equipaggiata con binocoli, macchina fotografica, bottiglia d’acqua, impermeabile, cappello per il sole (nel caso), bloc-notes, occhiali da sole, crema abbronzante. Mettiamo il solit gilet di salvataggio e prendiamo il gommone per approdare a Espagnola. Quest’isola é piena di sassi,


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terreno lavico, senza alberi, non abitata almeno da questo lato ma qui potremo osservare una colonia di albatros occupati nelle complesse danze rituali per accoppiarsi. Prendiamo un bell’acquazzone e malgrado gli impermeabili siam zuppi, ma ci inoltriamo sull’isola tra gli innumerevoli uccelli che non hanno alcun timore dell’uomo. Non dobbiam toccare gli animali e restare nei sentieri. Vi é un fortissimo odore di....latrina pubblica.

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Ammiriamo anche una specie di geyser , si tratta delle onde che sbattendo con forza contro le rocce fuoriesce con forza come uno zampillo attraverso una feritoia tra le rocce.
Ma ammiriamo i diversi uccelli, la sula dai piedi blu sono magnifici. Ne abbiam visto che covavano le uova e che si facevano la corte....E poi cormorani, fringuelli di Darwin, falco delle Galapagos e tante iguane immobili tutt’intorno.


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Dopo pranzo sul Coral II, si ritorna in escursione questa volta su una bella spiaggia bianca di corallo in mezzo a una colonia di leoni di mare. Ve ne sono molti gruppi mollemente sdraiati sulla spiaggia, incuranti dei turisti che sbarcano. Qui possiamo passeggiare sulla lunga spiaggia e avvicinarci in maniera ragionevole per fotografarli. Rick e Janet decidono di prendere un bagno e allora malgrado il tempo grigio mi lancio anche io, con pinne e occhiali sperando di vedere i fondi marini invece vedo solo le grosse defecazioni di leoni marini....beh sono a casa loro...noi no. Di pesciolini pochissimi, forse al largo ce ne sono, alcuni si son fatti portare in gommone vicino a ammasso di rocce che fuoriescono al largo, ma é rimasto a sorvegliare dato che sono stati avvistati pescecani...qui siamo in pieno Pacifico no? Mentre mi asciugo e ripongo le mie cose in borsa si avvicinano i fringuelli con lungo becco, curiosoni, senza timore vorrebbero cercare anche nella borsa. E poi vi sono i gabbiani, le fregate con coda a rondine che si lanciano in acqua come frecce per prendere pesci, che spettacolo.

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00lunedì 14 dicembre 2009 10:33
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Spiaggia bianca con rocce al largo con pescecane

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Fringuelli di Darwin...curiosoni
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00lunedì 14 dicembre 2009 17:30

Martedi – Visita di Floreana

Strana isola anche questa, arrivando vediamo diverse tartarughe marine vicino alla costa rocciosa. Si sbarca su quest’isola desolata di sterpi e spine. Se si guarda bene la sabbia é verde qui, composta di magnesio, cilicio, ossigeno e cristalli verdi come le bottiglie. Anche qui vi sono dei leoni marini sdraiati. Attraverso un sentiero andiamo a vedere una colonia di flamenchi rosa nel lagone, ma ce ne son pochi dato che hanno già cominciato a migrare. Prendiamo un altro sentiero leggermente in salita, il terreno di fianco é giallo ocre e contrasta col nero delle rocce. Si ridiscende dall’altro lato dell’isola e qui vi é una magnifica spiaggia bianca, a riva con le onde che si infrangono arrivano anche tante piccole razze che a causa del loro colore simile alla sabbia si intravedono a pena.[IMG]http://[/IMG]

Al largo, per chi é riuscito a vederla una manta ha fatto un breve salto fuori dell’acqua. Più in là nel mare a una decina di metri si intravedono grosse macchie scure, sono tartarughe. In riva invece, arrivano i fringuelli col lungo becco e corrono dietro le onde quando si ritirano e quando ritorna l’onda scappano..che simpatici.
Pranzo a bordo: Rosbif, puré. Pesce con contorno di legumi, insalata e dessert.
Alle 14.30 si scende col gommone a fare un giro intorno ad un isolotto per avvistare uccelli, nidi, e altri animali. Qui i fichi d’India sono grosse piante con le pale spinose ma su trochi come alberi...strano no?

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Facciamo il giro in gommone, avvistiamo sterne e cormorani e quando si gira dall’altra parte dell’isolotto il mare é agitato e vi é una forte corrente. Ritorniamo sul battello, che si sposta su un altro lato di Floreana.
Qui il gommone ci sbarca su una spiaggia grigia. Qui la particolarità é che vi é un ufficio postale che consiste in una“cassetta della posta” speciale che é andata allargandosi con varie assi di legno recuperati sulla spiaggia, abbastanza disordinato, ma comunque la particolarità é che chi vuole, può lasciare un messaggio o una cartolina per amici e parenti con indirizzo e ritirare quelle che sono li per consegnarle quando si rientra nella propria città. Ne abbiam trovato una sola per la mia città, e ve ne era un bel pò, non so io 500, 1000 cartoline che tutti del gruppo guardavano gridando le destinazioni a chi potesse interessare.

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Dopo si poteva fare il bagno e snorkeling , ma francamente non eravamo molto ispirati anche perché il tempo era mite non caldo. Un gruppo é andato a giocare a foot e altri come noi, riposo in spiaggia a leggere. Al rientro sul battello il pomeriggio troviamo sempre degli aperitivi pronti, stasera era gelato, con noci, varie granelli e amaretti sbriciolati.
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00lunedì 14 dicembre 2009 17:48
Mercoledi – ultimo giorno qui

Sveglia alle 6.30h. Colazione, si lasciano i bagagli fuori la cabina e si parte in gommone per un’ultima escursione su un isolotto vicino a Baltra, l’aeroporto.
Isolotto disabitato, bella pietraia desolata pochi arbusti spinosi e alberi scheletrici grigi, senza foglie. Si attraversa l’isolotto popolato solo da animali di ogni specie....solito odore, soliti uccelli a bizzeffe, qui vi é una grande colonia di sterne, cormorani e fregate i cui maschi gonfiano una grossa sacca rossa sotto la gola per il corteggiamento e ve ne sono diversi. Dobbiam fare attenzione a dove si mettono i piedi dato che vi sono molti leoni marini sdraiati, che hanno quasi lo stesso colore della terra....vi si rotolano, dormono mollemente, vi sono molti piccoli e anche qualche cadavere.


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L’escursione dura 2 ore circa, quando arriviamo al punto d’arrivo, aspettando il gommone, vediamo dei leoni marini sdraiati sulle rocce nere e un grosso maschio in acqua nuota e di tanto in tanto fa il suo richiamo tipico forse per attirare l’attenzione della femmina.

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Ci imbarchiamo sul gommone e cavolo, si vede la pinna di un pescecane, cerchiamo di fotografarlo ma le onde lo nascondono. Risaliamo a bordo del Coral II, e dopo 45 minuti arriviamo a Baltra, salutiamo l’equipaggio e sbarchiamo, comincia a piovere di nuovo.
Sul molo, vi é l’autobus che ci porterà all’aeroporto. Vi sono anche delle panchine con tettoia alla fermata ma é occupata da leoni marini che stanno allungati sopra e sotto le panchine, incuranti della gente intorno.

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Bus poi aeroporto, formalità e attesa di imbarcarsi visitando i piccoli negozi fuori, che vendono articoli di artigianato, t-shirt ecc ecc ecc....
Violet Art
00lunedì 14 dicembre 2009 17:58
ma quanti animali carini che hai vistoooooo!!!!!
Li hai accarezzati?!
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00lunedì 14 dicembre 2009 18:11

Giovedì - QUITO – altitudine 2750 mt.

Quito fu costruita dai conquistadores spagnoli. È una città circondata da 18 vulcani. Vi sono testimonianze archeologiche di antiche civiltà pre-Inca.
Quito si estende su 6 vallate. Al mattino vi é nebbia, che poi si dissolve e godiamo una bella giornata con 20-22°.
Economia: al primo posto vi é l’esportazione di banane, 2° posto turismo, 3° posto, la coltivazione e esportazione di rose.
Ci immettiamo sulla Panamericana a nord di Quito, che è la più lunga autostrada che parte dalla Terra del Fuoco in Patagonia e finisce in Alaska. Andremo a visitare Otavalo e Caldéron.

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Caldèron, piccola cittadina affollata e laboriosa, sede della lavorazione di figurine in plastichina. Compriamo degli stuzzicadenti con figurine di uccelli. Breve giro a piedi, vediamo un bel mercato con frutta varia. Alcuni passanti sono negri, infatti son discendenti di schiavi negri portati qui per lavorare nelle miniere e poi alla costruzione del Canale di Panama e per le linee ferroviarie.

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Riprendiamo il viaggio per Otavalo. Spiegazione della guida Thomas: qui non ha mai nevicato. Bisogna andare a oltre 5000 mt per vedere la neve. Dunque vi sono cime altissime qui. La paga minima degli operai é di 180, 200 $ così alcuni ricevono sussidi dal governo.
Le scuole pubbliche sono molto povere, ma si cerca di incentivare l’istruzione. Coloro che possono permetterselo, inviano i figli nelle scuole cattoliche che costano intorno ai 300 $ al mese.
Il 29 % della popolazione vive alla giornata infatti vi é molta povertà, 45 % son poveri, 7, 8 % compongono la classe benestante.

Ci fermiamo in una zona in altura con vista su un bel lago ai piedi del vulcano Imbabura e affianco vi é un altro vulcano il Serra Cusin. Molti fiori tropicali intorno a noi e vicino coltivazione di rose che sono esportate in USA e in Olanda per essere poi distribuiti in tutta l’Europa.

Arriviamo a Otavalo, 43.000 abitanti, discendenti di spagnoli e indigeni. Gli uomini han quasi tutti capelli lunghi con treccia dietro, capelli nerissimi, magnifici, comunemente gli uomini portano un pantalone bianco. Le donne portano gli abiti tipici: bluse ricamate, gonne lunghe diritte con pieghe sui fianchi, se hanno un panno piegato sulla testa significa che son sposate.

Qui vi é il più grande mercato artigianale del Sud America....ma non trovo che sia così enorme. Gli articoli sono i soliti, molto colorati....ma non si puo comprare tutto quel che piace.
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Mio marito si fa pulire in piazza, le scarpe che erano tutte polverose, ancora dalle Galapagos, ci fermiamo da uno dei tanti che si offrono e (non avevam capito) ma é un uomo con la treccia, simpatico, ci chiede da dove veniamo, ci mostra le foto della moglie e della figlia, simpatico scambio di notizie,

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Poi ci spostiamo in uno dei sobborghi dove vi é un’azienda tessile. La coppia di proprietari sono stati in Finlandia a mostrare le tecniche di tessitura in occasione di una fiera in rappresentanza dell’artigianato ecuadoregno.

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Passiamo ai piedi del vulcano Kopacock che é un vulcano femmina, secondo la credenza vicino vi é un vulcano maschio.....
Pranzo alla Hacienda Hostaria Pinsaqui, costruita 300 anni fa, con bel giardino ben curato e con alberi centenari.

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Ci rechiamo poi a Cotacachi. Questa é la capitale della musica, visitiamo un negozio di pellami visto che é anche un posto di lavorazione delle pelli e del cuoio. Solita fermata per turisti, affinché si spenda un po sui banchi degli artigiani....compriamo una cintura e finalmente ce ne andiamo al bus. Ci siam seccati di fare shopping.


Elyy.
00lunedì 14 dicembre 2009 22:22
Che bello viaggiare con voi Claudia, mi fai sognare di essere lì!

Che belli quegli alberi di "fichi d'india!", veramente strani!
E poi immagino come suonavano e cantavano bene quegli ecuadoregni, ho anche delle audiocassette e CD con la loro musica, a me piace molto.

Aspetto di leggere la contiunazione del viaggio, che tr l'altro racconti in modo veramente "trasportante", brava!


[SM=g6135] Ely



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00martedì 15 dicembre 2009 00:04

X Violet: Si abbiam visto veramente tantissimi animali, da vicino. Non hanno timore dell'uomo, ma non bisognava toccarli, ci han raccomandato. Invece io passando vicino a un leone di mare l'ho toccato con un dito (era cosi placido)...Dio mio si é rivolto verso di me come un cane arrabbiato con un forte 'ruggito'! La guida mi ha gurdato di traverso....

X Ely: Grazie per i complimenti, ma mi appassiono e mi lascio trasportare dalle cose che vedo. Beh se posso far sognare anche gli altri....continuo a sognare anche io!

Ciaoooooo [SM=g10400]
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00martedì 15 dicembre 2009 15:56

Si ritorna a Quito verso le 17. Cena al ristorante Mea Culpa, che si affaccia sulla piazza centrale, las plaça de Armas, bella piazza, suggestiva con le illuminazioni natalizie e la scena della natività illuminata in alto sul monte che sovrasta la piazza.

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Venerdi, stufi di fare shopping con la guida decidiamo, con Rick e Janet di girare per conto nostro, dato che il tour prevede un viaggietto di ore per recarsi a visitare un giardino botanico e un vulcano, io che non son mai salita sul Vesuvio, né andai su un vulcano quando visitai l’Indonesia, non andrei qui, vi pare? Così dopo colazione, usciamo in 4 e giriamo per le stradine affollate, troviamo un bel mercatino artigianale perfino più fornito di quello che avrebbe dovuto essere il piu grande mercato artigianale del sud-America a Otavalo.
Ci rechiamo poi al Museo di etnografia dove vediamo un’esposizione sull’arte del paese, manufatti (tra cui la lavorazione dei cappelli di Panama),

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Copricapo in piume di capotribù


Copricapi di varie tribù

costumi tradizionali, armi e abbigliamento delle tribù della giungla ecuadoriana con piume multicolori, molto interessante.
Bei fiori nell’entrata del museo, dato che qui é la capitale della coltivazione delle rose particolarmente, ogni giorno ne troviamo una fresca in camera al Marriott: superbe!
Violet Art
00martedì 15 dicembre 2009 17:54
grazie per questo tuo diario di viaggio!
deep-blue-sea
00martedì 15 dicembre 2009 18:50

Continuiamo il nostro giro di scoperte, arriviamo in un grande parco cittadino, traffico caotico, 100 strade che sboccano qui, dall’altro lato della piazza vi é il Museo dell’Archeologia. Vi si trovano reperti archeologici pre-Inca, Inca (1400-1534) e opere d’arte degli spagnoli conquistadores dal 1534, molti dipinti e oggetti d’arte religiosa.

Alle 15.30, stanchi, decidiamo di rientrare, ci fermiamo alla lavanderia per ritirare il nostro bucato lasciato ieri: 10 Kg = $ 5.50...mica male. Li accanto ci fermiamo a un internet point per 1h a 70 cts. Poi andiamo dal coiffeur: 3 $ per Roby, 3 $ taglio per me + 5 $ per shampoo e piega + 5 $ per pedicure e 3 £ x french manicure....mica male no?

Quando usciamo...ecco che piove, con la giacca in testa ce la facciamo fino all’hotel in 10-15 minuti. Ci prepariamo e si esce in centro col pulmino per cena. Di nuovo vicino alla piazza centrale, ristorante molto raffinato, che si affaccia sulla piazza dove hanno allestito un palco e seggiole per un concerto sinfonico gratuito. Uno dei camerieri parla italiano, capelli nerissimi e folti con un bel ciuffo ben curato.

Sabato, partenza alle 9 in pulmino per una visita di Quito.
Solito traffico, Ci fermiamo alla basilica della città che sarebbe la cattedrale, ma non lo é visto che non vi é il vescovo. Costruita sul modello di Notre Dame é veramente imponente. Particolarità: vitrails colorati immensi, e nell’architettura esterna hanno integrato uccelli e animali dell’Ecuador: Sula dai piedi azzurri, tartarughe, delfini, condor, scimmie, pellicani, foche ecc. Fu costruita a partire del 1605 durante 150 anni.

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Fermata seguente alla piazza centrale, che a differenza di tutte le piazze dell’America del Sud che si chiamano Plaça de Armas dato che vi era sempre una postazione militare di stanza li, questa si chiama Piazza dell’Indipendenza, al centro una colonna di marmo costruita da un italiano per celebrare l’indipendenza dalla dominazione Spagnola nel 1811 ad oopera di uno dei suoi eroi: Simon Bolivar.
La caratteristica di questa piazza è che su un lato si trova una vecchia chiesa che ora è anche museo e data del 16° sec., davanti vi é il palazzo presidenziale, un casato basso bianco del 17° secolo, sull’altro lato una bella palazzina antica trasformata in hotel di lusso e ristorante (il Mea Culpa dove eravamo l’altra sera), del 18° secolo, con un prosieguo in uno stile completamente diverso aggiunto nel 19° secolo e sul 4° lato della piazza una palazzina in cemento (orribile) del 20° secolo che ora sembra sia una caserma.

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Sede del governo


Muro di fondamenta del palazzo governamentale di origine Inca



Qui continua il 3° stile di costruzione sulla piazza

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ed ecco l'ultimo orribile palazzo del 20° sec.




Da notare che alcune di queste costruzioni son state costruite o su fondamenta o inserendo pietre del tempo degli Inca, d’altronde le fondamenta son ben visibili con le pietre dall’inconfondibile taglio e stile Inca. I conquistadores sostenuti dalla Chiesa demolirono tutto quello che ricordasse la falsa adorazione Inca, facendosi proprietari delle nuove costruzioni e dei terreni.
La Chiusa istituì anche la prima Università qui a QUITO (la 2a dell’America del Sud). Poiché pochi potevano permettersi gli studi universitari, la Chiesa offriva l’istruzione in cambio delle proprietà delle famiglie, cosi che la Chiesa si arricchì sulle spalle della povera gente. Oggi vi sono a Quito 28 Università: 3 pubbliche, le altre cattoliche.
Il governo dà molta importanza all’istruzione e fa molti sforzi per eradicare l’analfabetismo dalle zone più povere.


Vi é una folla enorme in giro, famiglie intere, molti bambini, tante donne in costume locale che vengono in città dai paesini vicino forse perché é sabato e perchè siam vicini al Natale, molti per fare acquisti all’ingrosso da riportare nel loro paesotto.

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00martedì 15 dicembre 2009 19:04
Visitiamo poi la Chiesa della Compagnia di Gesù: spettacolare tutta foderata d’oro: uno splendore. Ci son volute 34 tonnellate d’oro, costruita tra il 1605 e il 1765 ossia 45 anni. La facciata é proprietà dei gesuiti che sono arrivati in ritardo nel paese rispetto agli altri ordini religiosi ma si son presto rifatti. Guardare il sito dato che non si poteva scattare foto.

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Osservando la folla intorno a noi, noto che vi son molti bambini, molti bebé ma pochissime carrozzine; i bebé si portano in braccio avvolti in una coperta e poi legati con una lunga sciarpa dietro la schiena. Mentre aspettavamo il bus che doveva prenderci nel traffico caotico, vicino a me si é fermata una ragazzina, le avrei dato 13, 14 anni. È vero che qui son tutti piccoli di statura (alcune vecchiette faranno 140 cm), cosi le ho chiesto come si chiamasse, se andava a scuola. Mi dice che si chiama Jolanda e che ha finito la scuola e noto (troppo tardi) che dietro la schiena ha un fagotto: è un bebé che ha due mesi, lei ne ha 16. Qui si usa sposarsi presto intorno ai 15, 16 anni e in genere i matrimoni son combinati dai genitori.

Il pulmino arriva e ci rechiamo a una quarantina di kilometri a vedere il posto dove passa il meridiano 0 e la linea dell’equatore. Questa linea immaginaria fu determinata da un’equipe guidata da un francese con i mezzi dell’epoca, si era intorno al 1700. Il posto che si chiama ‘La Mitad del Mundo’ mostra una linea tracciata in terra che attraversa un monumento posizionato sui punti cardinali.

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Si rientra a pranzo all’hotel, un buffet da schianto... poi malgrado il tempo coperto vado in piscina. Ritrovo li Janet e Rick che sono nella vasca di idromassaggio che fa forse sui 40° e la piscina poi é anche caldissima. La temperatura esterna deve essere intorno ai 22, 23°.


Poi prepariamo le valigie che l’indomani si riparte, sveglia alle 5 per prendere l’aereo per Miami.

Domenica mattina: Sveglia alle 4.30h. Benché l’aereo parte alle 9.30h bisogna essere li almeno 3 ore prima e capiremo perché. Abbiam dovuto presentare il passaporto 9 volte, lo prendono, lo sfogliano, lo girano e lo rigirano, telefonano, cercano sul computer, ti chiedi cosa succede, e insomma dopo una buona mezz’ora il check in é fatto. Poi si passa a pagare le tasse d’aeroporto, meno male che non c’é coda. Poi si passa di controllo in controllo, ogni agente guarda e studia il passaporto, l’ultimo prima di entrare in sala d’attesa: Passaporto, carta d’imbarco, controllo di bagagli a mano, mi vien chiesto se ho fiammiferi, io che nemmeno fumo. Insomma un incubo che dura 3 ore, per USCIRE dal paese.
Penso che non ci vedranno di nuovo così presto.

Ciao a tutti!
deep-blue-sea
00sabato 19 dicembre 2009 17:10
Tornata dal viaggio...con la fantasia...dopo un anno

mi son rimessa nello spirito di quei giorni.

e a voi è piaciuto? Continuo con altri racconti di viaggio...ma non vorrei farvi ingelosire....

Buona domenica a tutti. [SM=g10400] [SM=g10400]
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