Fabrizio De Andrè - 'S' come sardi e Sioux

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mauro.68
00sabato 19 febbraio 2011 12:07
Non tutti sanno, io lo sapevo già da alcuni anni, una volta lo sentii raccontare da Pelù, cantante dei Litfiba... vi lascio questo articolo e ovviamente il video di Andrè.

I maggiori spunti per la canzone Fiume Sand Creek me li ha dati il libro di GambeDiLegno "Memorie di un guerriero Cheyenne": << Nei quattro mesi passati con i rapitori in Sardegna avevo visto in loro gli esponenti più di una tribù di indiani che di una vera e propria organizzazione mafiosa. Infatti anche la loro era una lotta per la sopravvivenza per certi tratti simile a quella che il destino riservò agli Indiani d'America, cacciati, denigrati quali diversi in casa loro e poi sterminati dai vari Custer e Chiwington, portati a compiere a loro volta violenze in risposta alla violenza del colonizzatore bianco, beffati con accordi mai rispettati e poi ghettizzati nelle riserve da chi aveva loro rapinate le terre; così i Sardi cacciati dai cartaginesi prima, confinati poi dai romani nella la terra dei barbari, dei diversi, la Barbagia, analogamente agli indiani, diversi ed emarginati in casa loro. Simile la risposta: da una parte la guerra all'uomo bianco, dall'altra il banditismo indotto. La Sardegna oggi è centro di grandi flussi di denaro goduto da pochi eletti, capita così che agli indiani di Sardegna assaltano le diligenze del potere per riprendersi parte di quello che è stato loro tolto. In altre parole è come se dicessero: <<...a noi non mancava niente, la nostra terra, le nostre bestie e le nostre abitudini ci appagavano totalmente, poi però arrivate voi e ci mettete sotto il naso la villa con piscina, l'automobile di grossa cilindrata, l'aereo privato e ci create nuovi bisogni. Lo stesso discorso vale per gli indiani d'America, anche loro sopraffatti dai vizi del modello occidentale. I miei guardiani parlavano dei vari Mesina come di eroi, l'equivalente di Billy the Kid. E' dai loro racconti che ho appreso la storia di Franziska, donna di un bandito latitante >>.

Indiani e sardi sono due realtà lontane. Apparentemente si tratta di genti autoctone ed emarginate, ma l'aspetto comune di questi due popoli è l'attaccamento alle proprie tradizioni: sardi e nativi americani hanno una dignità ed una consapevolezza della loro identità culturale che difficilmente è presente con la stessa forza in altri popoli. Ambedue le culture sono piene di valenze simboliche sul tema della libertà e della fantasia, continuamente minacciate di morte dalla nostra società civile ma incancellabili nella coscienza dell'uomo autoctono: forse proprio da questo conflitto trae il cancro la nostra società. Un esempio tipico delle analogie è la caccia. Attraverso la caccia, tribù diverse nel caso degli indiani, di famiglie che abitano in paesi diversi nella realtà sarda; instaurano rapporti sociali. Conosco alcuni sardi che dicono di odiare o di non voler mai a che fare con la gente di un determinato paese fintanto che non si incontrano nelle battute al cinghiale dove pur di aiutarsi mettono a repentaglio la propria incolumità, pur non negando che spesso la solidarietà cede il passo ad una sfoggia di coraggio che non deve essere offensiva o sminuente, ma più genuinamente suscitare ammirazione. Simili psicologie si ritrovano nella cultura dei nativi americani.

Nel 1982 Fabrizio de Andrè si avvicina a Sardinna e Libertate aggregazione di movimenti anticolonialisti, indipendentistici e regionalistici che avevano come motto: "Tutti uniti per la Repubblica popolare sarda". Ne parla così :

<<... Non c'è mafia nè camorra nè 'ndrangheta in Sardegna ma tutte bande isolate; il sequestro di persona è il delitto più vicino alla loro cultura: l'abigeato. Così per alcune tribù indiane il ragazzo diventava uomo se dava una prova di coraggio ed il più delle volte la prova consisteva nella sottrazione di cavalli alla tribù rivale. D'altronde penso che gli uomini siano meccanismi talmente complessi che agiscono spesso in modo indipendente da una effettiva volontà, così facendo finisci per trovare poco merito nella virtù e ben poca colpa nell'errore. Per quanto riguarda il popolo sardo io ho notato una cosa senza andare a scomodare grandi teorie: loro hanno nobili valori, molto rispetto per i vecchi ed i bambini, così come per il passato e quindi direi che è gente sana, molto più sana di quella delle grandi città del continente >> .

A tali temi de Andrè ha dedicato nel 1981 un LP dal titolo ufficiale Fabrizio de Andrè da tutti chiamato L'Indiano per la raffigurazione di un Pellerossa a cavallo in copertina. Le canzoni sono:

* Quello che non ho (racchiude la pulsione psicologica del banditismo),

* Canto del servo pastore (paesaggi e atmosfere della campagna sarda),

* Fiume Sand Creek (canzone sul noto fatto storico),

* Ave Maria (canto popolare sardo),

* Hotel Supramonte (sul sequestro del 1979),

* Franziska (canta l'infelicità della donna di un bandito latitante),

* Se ti tagliassero a pezzetti (simboli di libertà e fantasia),

* Verdi pascoli (canzone che prende spunto dalle danze rituali che i pellerossa, chiusi nelle riserve, dedicavano al sogno di una futura liberazione, anche al di là della vita terrena: in un certo senso la danza degli spettri).

Fonte: riservaindiana.leonardo.it/blog/etnica/fabrizio_de_andr_detto_lindi...




Mauro
mauro.68
00domenica 20 febbraio 2011 16:19
Mi riaggangio a questo 3D per postare un pezzo degli Eagles "the last resort", ioè l'ultima risorsa, sempre sul tema indiani d'america, boh, 'sti giorni avrò il pallino [SM=x2501969]

Ricordo che è country rock


Eagles - The Last Resort


Traduzione

L'ultima Risorsa

Lei viene da Providence
Nel Rhode Island
Dove le ombre del vecchio mondo
Si allungano pesanti nell'aria
Aveva messo in valigia le sue speranze e i suoi sogni
Come una profuga
proprio come suo padre quando aveva attraversato il mare.

Lei ha sentito di un posto dove la gente sorrideva
Si parlava dello stile di vita dei pellerossa
E di come amavano la loro terra
Arrivavano da ogni luogo
fino al Grande Confine *
Cercando un posto ove stabilirsi
O un posto per nascondersi

Giu nei bar affollati
Fuori per divertirsi
Non vedo l'ora di raccontarti tutto
Di com'è lassù
Loro lo chiamano paradiso
Non so perché
Qualcuno ha abbassato i monti
Mentre la città si alzava

Poi i venti gelidi hanno soffiato
Attraverso il deserto
Attraverso i canyon sulla costa
Fino a Malibu
Dove la bella gente gioca
Affamata di potere
Per illuminare le proprie strade al neon
E dar loro cose da fare

Alcuni ricchi sono arrivati ed hanno saccheggiato il paese
Nessuno li ha presi
Hanno costruito un mucchio di casupole orrende, e Gesù,
La gente gliele ha comprate
E loro lo hanno chiamato paradiso
Il posto dove bisogna stare
Hanno visto il sole ofuscato, affonandare nel mare

Puoi lasciarti tutto dietro
E navigare verso Lahaina
Come hanno fatto i missionari, tanti anni fa
Loro portarono un'insegna luminosa:"Gesù sta arrivando"
hanno portato il fardello dell'uomo bianco
Hanno portato il regno dell'uomo bianco

Chi provvederà al grande disegno?
Perché qual'é il vostro e quale il mio?
Perché non ci sono piu nuove frontiere
Dobbiamo farlo qui

Soddisfiamo i nostri bisogni infiniti e
Giustifichiamo le nostre azioni insanguinate
Nel nome del destino e nel nome di Dio

E puoi vederli laggiu
La domenica mattina
Si alzano e cantano di
Come sia lassù
Loro lo chiamano paradiso
Non so perché
Quando chiami un posto paradiso,
digli pure addio.

Mauro
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