Mozart: La morte, ""Sorella e Amica dell'Uomo""

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00venerdì 11 febbraio 2011 14:33



[SM=g6198] [SM=g6198] [SM=g6198] Il Requiem di Mozart
Un mistero che attende oltre la soglia della vita [SM=g6198] [SM=g6198] [SM=g6198]



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Il Requiem di Mozart è un tema spinoso, irto com’è di punti
interrogativi e di interpretazioni controverse. Fissare un’opera
d’arte in un’immagine precisa costituisce quasi sempre un azzardo, che
gli stessi autori cercano spesso di evitare, tornando sul testo per aggiustare
qualche gamba zoppa del tavolo, come diceva Verdi. Quando
si tratta addirittura di dar voce a un capolavoro incompiuto, qual è
il Requiem appunto, i dubbi e gli interrogativi si moltiplicano
all’infinito. Incompiuto, sì, ma fino a che punto non sappiamo. Il Requiem era
stato commissionato a Mozart da un nobile di provincia
appassionato di musica, Franz von Walsegg zu Stuppach. Nel luglio 1791
un incaricato del conte aveva sollecitato il lavoro, ancora da portare
a termine. Mozart però non doveva cercare di conoscere l’identità del
committente, per il motivo che questi aveva la debolezza di far
passare per proprie le musiche che amava dirigere con la sua orchestra.
Forse accadde proprio questo il 14 dicembre 1793, quando
Walsegg eseguì per la prima volta il Requiem in pubblico, nella Chiesa
di Neustadt a Vienna, in occasione dell’anniversario della morte della
moglie. L’ipotesi però solleva parecchi dubbi. È difficile credere che
un artista come Mozart, ben consapevole del proprio valore e della
propria posizione, abbia potuto cedere i diritti d’autore, per così
dire, di un’opera tanto importante e tanto impegnativa. E non è
neppure immaginabile che un amateur di provincia, per quanto
abbagliato dalla vanità, fosse realmente convinto di far credere sua
una musica di quel livello. Il progetto era rimasto indietro per l’accavallarsi
di impegni importanti come La clemenza di Tito e Il
flauto magico. Mozart non fece in tempo a finire la musica del Requiem.
Il 5 dicembre morì, lasciando un fascicolo manoscritto in
particella (le linee vocali e qualche sintetica indicazione musicale)
e forse altri appunti sconosciuti. La vedova, Constanze, fece in modo
che il lavoro fosse ritenuto compiuto, in modo che il committente
versasse l’onorario pattuito. In realtà Constanze mise al lavoro sul
materiale rimasto gli allievi più fedeli dell’entourage di Mozart:
Joseph Eybler, Franz Freistädler e soprattutto Franz Xaver Süßmayr.
Qual è il peso del loro lavoro, di preciso non sappiamo. Di sicuro il
Requiem costituisce un’opera di bottega, per così dire, frutto di un
artigianato collettivo caratteristico di un’epoca intera. L’epoca
romantica immediatamente successiva, forgiando l’idea del genio,
impedì di venire realmente a capo della controversa questione delle
attribuzioni, offuscando la verità per creare la leggenda. Quel che
importa, però, non è la mano che ha scritto la singola nota, ma la
strategia poetica del Requiem. Di Mozart è l’idea della morte come
“sorella e amica dell’uomo”, del ciclo eterno della rinascita, del
mistero (e non della punizione) che ci attende oltre la soglia della
vita. Questo è il Requiem che parla ancora a noi, nel nostro tempo.
In ciò consiste pienamente il suo essere un’opera di Mozart.




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Piero





Elyy.
00venerdì 11 febbraio 2011 16:11
Opera eccelsa..

Manca questo pezzo però




Un appello al Padre di chiamarlo fra i benedetti dopo aver messo a tacere i maledetti



Ely


mauro.68
00sabato 12 febbraio 2011 12:09
Bellissime entrambe, anche questa è splendita.



Mauro
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