(Affari Costituzionali) del Senato, contenente “Norme per la regolazione dei rapporti tra lo
Stato e la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova in Italia” – all’articolo 2, comma
2 – si stabilisce, tra l’altro, che «la Repubblica … riconosce che … gli atti in materia
spirituale e disciplinare si svolgono senza alcuna ingerenza statale». Sanno i membri del
Governo e i Parlamentari cosa implicherà l’eventuale trasformazione in legge dello Stato di
questa disposizione? Coloro che hanno contribuito, a vario titolo, alla stesura del predetto
disegno di legge sanno qual è l’atteggiamento dei vertici del geovismo nei confronti degli
affiliati che esprimono motivato dissenso sulla loro ideologia e che, per questo dissenso,
subiscono misure disciplinari da parte degli organismi “giudiziari” della Congregazione
geovista? Ebbene, si legga quanto dichiarato dall’organo ufficiale dei Testimoni di Geova –
il periodico La Torre di Guardia – nell’edizione del 15 gennaio 1954, pag. 62: «Noi oggi
non viviamo fra nazioni teocratiche in cui i membri della nostra famiglia carnale potrebbero
essere sterminati da Dio e dalla sua organizzazione teocratica per apostasia, come era
possibile ed era ordinato di fare nella nazione d’Israele … possiamo agire contro gli
apostati soltanto fino ad un certo punto … La legge dello Stato e la legge di Dio mediante
Cristo ci proibiscono di uccidere gli apostati, anche se sono membri della nostra stessa
famiglia carnale».
Cosa significa, allora, per i Testimoni di Geova l’essere tenuti a “conformarsi all’ordine di
disassociazione” (espulsione), impartito dai tribunali giudiziari geovisti, di cui parla la rivista
appena citata?
I singoli Testimoni di Geova sono tenuti ad attenersi alla presunzione di fondo che, «se
qualcuno è disassociato [espulso], allora deve aver avuto un cuore veramente cattivo e/o
dev’essere stato deciso a perseguire una condotta che disonora Dio» (citazione da La
Torre di Guardia del 15 giugno 1983, pag. 31). In realtà, si viene espulsi dal geovismo per
i motivi più disparati; magari per aver dissentito sulle interpretazioni dei vertici dottrinari
riguardo a questioni come festeggiare un compleanno, accettare una trasfusione di
sangue, fumare, criticare la strategia di riscrittura della propria storia attuata dai vertici del
Movimento, contestare qualcuna delle mutevoli “rivelazioni” di cui il Direttivo mondiale
ritiene di essere destinatario. Quindi, è abbastanza evidente che non è un dato
pacificamente garantito l’esercizio del diritto di critica da parte degli affiliati su quanto
promosso dai dirigenti del Movimento geovista. Anzi, nei confronti degli “apostati” il
Movimento geovista adotta la più disumana delle misure: l’ostracismo; in cosa consiste
questa prassi? Con una sintetica rassegna della letteratura geovista (le seguenti citazioni
sono tratte dall’organo ufficiale del Movimento, di cui si indicano i riferimenti), diamo conto
delle discutibili regole vigenti nei gruppi geovisti e sostenute dall’ente con il quale il
Governo italiano ha deciso di stipulare l’Intesa: la “Congregazione cristiana dei testimoni di
Geova” con sede in Roma.
Quando un padre o una madre o un figlio viene espulso dalla Congregazione geovista,
come dev’essere trattata tale persona dai membri della famiglia rimasti fedeli al verbo di
Geova? Rispondendo a questa domanda, La Torre di Guardia legifera: «Se i figli sono
maggiorenni, vi può essere una separazione e una rottura vera e propria dei vincoli
familiari, perché i vincoli spirituali sono già spezzati» (edizione del 15 gennaio 1954, pag.
62); i genitori «non accordano a [un figlio] disassociato la stessa approvata relazione
spirituale concessa agli altri» (edizione del 15 gennaio 1975, pag. 55). Ancora più
esplicitamente, La Torre di Guardia del 15 maggio 1963 afferma: «Che accadrebbe,
dunque, se il figlio di una famiglia che fa parte della visibile organizzazione di Dio si
opponesse a quest’opera di profetizzare intorno al Regno? … Che dovrebbero fare il
padre e la madre dedicati e battezzati? Essi non osano lasciarsi dominare dai sentimenti;
non osano nemmeno risparmiare questa persona cara che hanno generato … Devono
trafiggerlo perché ha profetizzato falsamente. Devono conside-rarlo spiritualmente morto,
uno con cui non si deve avere alcuna associazione né comunione religiosa e il cui
profetizzare dev’essere rigettato».
E se il parente espulso non fa parte della stretta cerchia familiare? In questo caso, il
“codice geovista” sancisce che «si dovrebbe far comprendere al parente disassociato che
ora le sue visite non sono benvenute come prima» (edizione del 15 gennaio 1964, pag.
42); inoltre, la regola prevede che «se il disassociato o dissociato è un parente che vive
fuori di casa o non è dell’immediata cerchia familiare, potrebbe essere possibile non avere
quasi nessun contatto col parente. Anche se eventuali questioni di famiglia richiedessero
qualche contatto, è certo che questi contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo”
(edizione del 15 aprile 1988, pag. 28).
E se un uomo e una donna, entrambi Testimoni di Geova, sono promessi in matrimonio e
uno viene poi espulso prima del matrimonio? Il Testimone fedele «deve troncare il legame
col disassociato …Se non tiene conto di ciò sposando il disassociato, anch’egli può essere
disassociato» (edizione del 15 gennaio 1964, pag. 43).
E se l’espulso non è un parente? La norma geovista è lapidaria: «Ogni associazione con
lui è troncata» (edizione del 15 gennaio 1964, pag. 41); l’accanimento contro chi viene
espulso è stupefacente: «I membri della congregazione [geovista] non gli [all’espulso]
stenderanno la mano dell’amicizia, e non gli diranno nemmeno “Ciao” o “Arrivederci”. Non
converseranno con lui né mostreranno in alcun modo di notarlo» (edizione del 15
dicembre 1963).
Inoltre, la Congregazione geovista prescrive: «Che cosa si deve fare se un disassociato e
un membro della congregazione lavorano nello stesso luogo per l’impiego secolare? …
Benché sia permesso conversare nella misura necessaria per assolvere le funzioni del
lavoro, non è appropriato associarsi nel senso di parlare liberamente … sarebbero
considerate solo le cose necessarie relative al lavoro, mai questioni spirituali o altre
questioni che non sono nella categoria delle cose necessarie per il lavoro secolare. Se i
rapporti necessari sono troppo frequenti e intimi, il cristiano può considerare di cambiare
l’impiego» (edizione del 15 dicembre 1963, pag. 762).
Si noti, infine, che «colui che deliberatamente non rispetta la decisione [disciplinare] della
congregazione rischia di essere a sua volta disassociato» (edizione del 15 dicembre
1963). Quindi, chi decidesse, secondo coscienza, di continuare a mantenere rapporti
sociali e familiari con gli ex membri, verrebbe a sua volta sanzionato.
È interessante osservare che, quando la letteratura geovista parla dell’ostracismo adottato
da altri gruppi religiosi nei confronti degli affiliati dissidenti, allora parla di “intimidazioni” (cf
La Torre di Guardia del 15 gennaio 1969, pag. 55); invece, quando l’ostracismo viene
praticato in casa geovista, esso diventa una dimostrazione di lealtà a Dio: infatti, così è
descritto l’ostracismo che i Testimoni sono indotti a praticare nei confronti di chi non ha
proprio niente contro Dio, ma dissente sui mutevoli insegnamenti proposti dal Direttivo
geovista mondiale.
A questo punto qualcuno potrebbe dubitare che queste rigide, intolleranti regole trovino
pratica attuazione nella vita comunitaria dei Testimoni di Geova; ebbene, per farsi un’idea
della concreta portata di quest’intransigente, allarmante prassi si consultino alcune