francocoladarci
00martedì 14 settembre 2010 19:07
E' leggermente lungo ma vale la pena di leggerlo, non è un mio post, ma frutto delle varie ricerche.
La prima cosa che invalida la reincarnazione è la realtà della personalità di Dio. Chiunque crede nella reincarnazione, che faccia parte del movimento New Age o che sia un aderente alla Teosofia, all’Unità, all’Induismo o al Buddismo, nega un Creatore personale. Credono che facciamo parte di un universo impersonale.
Il fatto che Dio sia personale, che ci abbia creato come esseri personali e che si sia rivelato personalmente a noi, e che noi possiamo avere una relazione personale con Lui, cozza assolutamente con l’idea di aver bisogno di una cosa come la reincarnazione.
La seconda cosa che contraddice la reincarnazione è la realtà dell’espiazione di Gesù Cristo. Il sacrificio di sangue di Cristo sulla croce è stato ultimato quando Egli ha portato i nostri peccati e li ha inchiodati alla croce, coprendoli con il Suo sangue come pagamento ultimo.
Ebrei 10:10 dice che è stato fatto una volta per tutte. Cristo ha fatto per te quello che tu non avresti mai potuto fare da te stesso. Ebrei dice che Egli fu l’agnello eterno di Dio che ha versato il Suo sangue per i tuoi e i nostri peccati. Da solo non puoi espiare il tuo peccato; soltanto il sangue di Gesù Cristo può farlo.
La terza cosa che si scontra con la reincarnazione è la verità della risurrezione del credente. Gesù ha detto:
«Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno» (Giovanni 11:25,26).
Questi sono i versetti più belli di tutta la Scrittura. Se sei cristiano, se hai messo la tua fede e la tua fiducia in Gesù Cristo come tuo personale Salvatore e Signore, Gesù ha detto che non morirai mai. Quando una persona accetta Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore, ottiene la Sua potenza di risurrezione. Gesù ha sconfitto la morte ed è il Salvatore vivente. Egli ci dà vita eterna.
Seconda Corinzi 5:8 dice che assenti dal corpo siamo presenti con il Signore. Perché? Perché Gesù Cristo ha detto che Lui è la risurrezione e la vita. Se credi in Lui, non morirai mai.
Paolo dice in Filippesi 1:21, “Per me, vivere è Cristo e morire è guadagno”. Perché è guadagno? Perché assenti dal corpo siamo presenti con il Signore! Per questo i cristiani sono gli unici che possono permettersi di affrontare la morte con il sorriso. Sappiamo dove stiamo andando. La morte non ci fa più paura.
L’ultima cosa che si scontra con la reincarnazione è Ebrei 9:27, che dice che è stabilito che ciascuno di noi muoia una sola volta, dopo di ché viene il giudizio – non la reincarnazione o la rinascita ciclica. Verrà il giorno in cui tutti compariremo davanti a Dio. Egli ci porrà questa unica domanda: “Che ne hai fatto del dono di Dio offertoti attraverso Gesù Cristo?”.
Quando mai il vangelo o la Chiesa primitiva sono stati d’accordo con la reincarnazione? San Paolo o chi per lui nella lettera gli ebrei dice chiaramente: “è stabilito per gli uomini che muoiano una volta sola” (Eb 9,26). E tutti gli ammonimenti di Cristo a essere pronti perché non sappiamo né il giorno né l’ora?
Chissà tua sorella quante vite ha vissuto precedentemente: trenta o quaranta! Potresti chiederle quando è vissuta, che cosa faceva, come mai non ricorda più niente!
Il rapporto tra cristianesimo e reincarnazione è un problema controverso che ha da secoli interessato molti uomini per motivi e scopi diversi.
Negli ultimi anni, ad esempio, molte sette religiose, soprattutto con l'affermarsi della cultura new age, si sono interessate al fenomeno per rilanciare nuove idee e dar credito ad altre. Inoltre la credenza della trasmigrazione delle anime, presente anche in altre aree culturali, oggi sortisce maggiori effetti poiché si conoscono discretamente anche le altre religioni e per questo c'è più interesse ad accomunare e mettere a confronto fedi diverse.
Il dubbio dell'esistenza di questa interconnessione nasce forse da considerazioni che devono innanzitutto essere calate in un contesto storico.
All'epoca delle prime comunità cristiane il mondo greco-romano era intriso di teorie orfiche, pitagoriche e platoniche (la dottrina del platonismo aveva introdotto il concetto di metempsicosi secondo cui l'anima è soggetta a reincarnazione).
Resta, quindi, umano pensare che i primi cristiani erano influenzati da questa realtà che li circondava e che andava fronteggiata per dare una interpretazione univoca al fenomeno, per far sì che la reincarnazione non rimanesse un opinione sulla quale aprire controversie all'interno della comunità stessa.
Il corso storico sembrava aver cancellato ogni traccia di questo passato, che probabilmente si riteneva solo un evento sporadico non meritevole di considerazione ma che invece si è rivelato di difficile comprensione oltre che un forte punto di scontro.
Qui di seguito sono elencate le testimonianze a favore e contro i supposti legami tra cristianesimo e reincarnazione.
Testimonianze a favore:
Chi crede, per studi personali, per ragioni religiose o per altri motivi che i primi cristiani fossero certi dell'esistenza della reincarnazione si appella, generalmente, a considerazione specifiche dei Padri della Chiesa(1), alle teorie di Origene(2) ed al Concilio di Costantinopoli II del 553(3).
(1)
Sant'Agostino, nelle Confessioni, si domanda:
"La mia infanzia ha forse seguito un'altra mia età, morta prima di essa? Forse quella che ho vissuto nel ventre di mia madre? ... E ancora, prima di quella vita, o Dio della mia gioia, io esistevo già in qualche altro luogo o altro corpo?."
Il suo contemporaneo San Girolamo (347-420 d.C.), vissuto per anni in Oriente, sosteneva la dottrina delle vite ripetute e si preoccupava che la gente non la capisse:
"Non conviene si parli troppo delle rinascite, perché le masse non sono in grado di comprendere."
San Giustino, martirizzato verso il 165 d.C., si era interessato sia alla reincarnazione che alla metempsicosi:
"L'anima abita più di una volta in corpi umani, ma se si sono rese indegne di vedere Dio in seguito alle loro azioni durante incarnazioni terrestri, riprendono corpo in animali inferiori."
(2)
Soprattutto Origene, uno dei massimi Padri della Chiesa, affrontò la questione:
"Le anime che richiedono i corpi si vestono di essi e, quando queste anime cadute si sono elevate a cose migliori, i loro corpi si annientano ancora una volta. Così le anime svaniscono e riappaiono continuamente."
Alla fine dunque tutti gli esseri saranno salvati: in ciò consiste quella che Origene chiama apocatastasi, ossia letteralmente "ristabilimento" della condizione originaria di perfezione in Dio. Essa tuttavia non é la conclusione ultima e definitiva, perché dopo di essa ricomincerà la vicenda eterna, anche se non totalmente identica alle precedenti , come avevano preteso gli stoici, in quanto il libero arbitrio dei singoli , per definizione variabile, continua a essere fattore decisivo.
In tal modo Origene innesta, sul fondo delle dottrine cristiane della trinità, della creazione e della redenzione, tematiche proprie della tradizione filosofica: in particolare, quelle neo - platoniche della gerarchia delle ipostasi divine, della gerarchia parallela dei livelli dell' anima, della caduta e del ritorno e quella stoica dei cicli successivi dell' universo.
Anche quest' ultimo punto incappò nell' accusa di eresia, così come pure l' affermazione di una resurrezione puramente spirituale, che non avrebbe coinvolto il corpo.
Anche per questo aspetto di svalutazione del corpo la tesi di Origine presenta forti risonanze platoniche.
(3)
La Chiesa condannò la reincarnazione durante il Concilio indetto dall'imperatore Giustiniano nel 553 d.C.
Venne cancellata la dottrina e vennero condannati gli scritti sulla reincarnazione (qualcuno aggiunge che all'epoca fossero già inclusi nel breviario).
E' importante inoltre ricordare che la decisione conciliare venne presa senza il consenso del papa d'allora, Vigilio, il quale, anche se ritrovava a Costantinopoli, non partecipò alla seduta.
Alcuni studiosi affermano che Giustiniano fu indotto a prendere questa decisione dalla moglie Teodora da lui considerata la sua migliore consigliera.
Altri ritengono che la bolla Giustiniana fu favorita anche dal fatto che nel 537 la Chiesa era divisa da numerose controversie ed eresie.
Chi giudica veritiero che i primi cristiani credessero nella reincarnazione non esclude che nella sentenza di condanna, che fu pronunciata con il consiglio di Costantinopoli, influirono in modo determinante considerazioni di carattere politico-sociale-economico che nulla avevano a che fare con la spiritualità.
Testimonianze a sfavore:
Tra coloro che non credono che ci siano mai stati legami tra il credo cristiano e la teoria della reincarnazione troviamo una chiave di lettura pienamente divergente.
Inoltre c'è l'assoluta convinzione che fatti e discorsi siano stati completamente travisati nei loro contenuti da coloro che sono favorevoli al rapporto cristianesimo-reincarnazione.
Poiché:
Non esistono tracce della credenza nella reincarnazione nell’Antico Testamento (alcuni hanno dimostrato come nella tradizione veterotestamentaria si ritrovi una forte affermazione dell’uomo come unità inscindibile di anima e corpo).
Nei punti controversi del Nuovo Testamento l'esame si conclude come per il Vecchio Testamento con l’aggiunta di una chiaro riferimento che porta, anzi, ad escludere il fenomeno:
"E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza" (Eb 9,27-28).
Riferendosi ai "Padri e scrittori ecclesiastici" si conclude che tutti, senza esclusione, rifiutano la reincarnazione, prima e dopo la condanna delle dottrine origeniste nel Concilio di Costantinopoli, del 553.
Molti affermano, inoltre, che lo stesso Origene pur affrontando il tema della preesistenza delle anime, non sostenne mai la reincarnazione.
Altri studiosi, più categoricamente, negano con fermezza che Origene fosse interessato alla trasmigrazione dell’anima e che una scorretta interpretazione del messaggio del filosofo fosse alla base dei presunti riferimenti al fenomeno della reincarnazione.
Sul Concilio di Costantinopoli si afferma, quasi univocamente, che i canoni che trattano del presunto tema della reincarnazione in realtà si occupano della questione della preesistenza delle anime e dell’apocatastasi (= ristabilimento; cioè una visione del mondo come un susseguirsi di ecpirosi (distruzioni) e di palingenesi (riedificazioni) dello stesso cosmo), frutto di un retaggio stoico.
Canone 7: Se qualcuno dice o ritiene che il Signore Gesù Cristo nel secolo futuro sarà crocifisso per i demoni, come anche per gli uomini, sia scomunicato.
Canone 9: Se qualcuno dice o ritiene che la punizione dei demoni e degli uomini empi sia provvisoria, e che un giorno avrà fine e vi sarà una reintegrazione (apokatàstasis) dei demoni e degli uomini empi, sia scomunicato.
Ancora su Origene si afferma che non credesse in alcun modo nella metensomatosi (si intende il passaggio di una stessa anima umana in successivi e svariati corpi: umani, animali, astrali), che definiva "stolta" e considerata "estranea alla Chiesa di Dio, non tramandata dagli apostoli, né mai manifestata dalle Scritture" (Commento al Vangelo di Matteo 13,1). Per Origene la metensomatosi dell’anima in altri corpi umani è insostenibile, perché il corpo è lo strumento di cui serve l’anima e da essa viene determinato (I Princípi 3,6,6; cfr. Contro Celso 4,58): quindi è sempre relativo ad una determinata anima e non può essere cambiato. Inoltre egli riteneva che fosse impossibile la trasmigrazione in corpi animali e vegetali poiché questi erano messi in secondando piano rispetto all'uomo.
Di certo è possibile dire che:
Origene rappresenta il confine tra cultura pagana ed interiorità cristiana.
E' testimone di un'epoca in cui il cristianesimo cerca di costituire una dottrina solida, dopo la grande stagione delle lotte apologetiche, di cui Origene stesso è culmine e superamento.
Nel corso della storia la Chiesa ha condannato solennemente posizioni che sono premessa indispensabile per la reincarnazione (come la preesistenza delle anime).
In secondo luogo la Chiesa ha affermato solennemente verità inconciliabili con essa, come il fatto che dopo la morte segua immediatamente il giudizio e quindi il purgatorio, l’inferno o il paradiso.
Lo stesso dogma cattolico, come è conosciuto oggi, è in contrasto con il pensiero reicarnazionista.
Dice Giovanni Paolo II: "La speranza cristiana ci assicura inoltre che l’“esilio dal corpo” non durerà e che la nostra felicità presso il Signore raggiungerà la sua pienezza con la risurrezione dei corpi alla fine del mondo. [...] È una vera e propria risurrezione dei corpi, con la piena reintegrazione delle singole persone nella nuova vita del cielo, e non una reincarnazione intesa come ritorno alla vita sulla stessa terra, in altri corpi".
Il grande dibattito rimane, comunque, aperto, su un pensiero antico di 2000 anni, a cui si riferiscono molte fonti e che però non sempre hanno un univoca chiave di lettura.
Ultima osservazione:
La tesi della reincarnazione venne sostenuta/ripresa da gruppi di ispirazione cristiana (prontamente dichiarati eretici dalla Chiesa) come i Catari medioevali e i moderni Rosacroce, in diverse epoche storiche.
I Catari si organizzarono intorno ai primi anni del XII secolo allo scopo di riportare il Cristianesimo, allora fortemente inquinato dalla condotta immorale di larga parte del clero, alle sue fonti originarie.
Si distinguevano per il loro ascetismo e si diffusero largamente nell'Italia del Nord, nella Francia del Sud ma anche in vaste zone dell'Europa centrale.
Sia il potere ecclesiastico che quello politico si sentirono seriamente minacciati dalla diffusione e dal consenso che riscuotevano i Catari, tanto che nel 1209 fu ordinata dal Papa Innocenzo III una repressione di una ferocia inaudita che si concluse 20 anni dopo con il loro completo sterminio.
La dottrina della reincarnazione non è estranea nemmeno all'Ebraismo, radice del Cristianesimo. E' insegnata infatti dalla Kabbalah, la componente mistico-esoterica (una sorta di livello superiore, tutt'altro che eretico) della religione ebraica.
Si tratta di un antichissimo insegnamento tradizionalmente segreto e trasmesso oralmente da maestro a discepolo solamente a persone di età non inferiore ai 40 anni, che ha cominciato ad essere divulgato pubblicamente a partire dal medioevo attraverso dei libri scritti con un linguaggio simbolico pressochè incomprensibile ai profani.
La Kabbalah si basa in buona parte sul valore mistico-occulto dei numeri e delle lettere alfabetiche ebraiche, grazie al quale vengono estratti dai testi sacri dei significati nascosti e più profondi rispetto a quelli ottenibili dallo studio ordinario.
Franco
francocoladarci
00domenica 19 settembre 2010 17:33
E' un pochino lungo ma vale la pena di leggerlo
Franco
Di P. Antonio Atzeni
75) La dottrina della reincarnazione è vera? Se non è così perché ci sono persone che anche sotto ipnosi ricordano luoghi e fatti dettagliati di una vita precedente? Da dove provengono quei ricordi se non da vite passate?
La domanda richiede una risposta articolata e complessa. Sono molte le persone che ritengono che sottoponendo un soggetto ad ipnosi e chiedendogli di regredire nel tempo con la memoria egli sarà in grado di ricordare nei minimi dettagli ogni evento accadutogli in passato. Vi sono perfino ipnotisti che chiedono al soggetto di continuare a regredire con la memoria fino all’esperienza della nascita e addirittura oltre e, nonostante questo, la persona continua ad evocare ulteriori ricordi. Per molti ciò è la conferma che il soggetto, andando a ritroso nel tempo con la memoria, rievoca situazioni vissute in una vita precedente (retrocognizioni ipnotiche o Past life regression (PLR)).
Tutto ciò di per sé non dimostra niente, infatti, solitamente non esistono riscontri oggettivi circa la veridicità delle affermazioni poste da un individuo in stato di ipnosi.
La memoria non è un processo passivo di rievocazione degli eventi ma un processo attivo di ricostruzione, fortemente condizionato dallo stato psicofisico ed emotivo della persona. Sia in uno stato di veglia, sia sotto ipnosi, durante la rievocazione mnemonica di un evento, un individuo può inserire piú o meno consapevolmente altri elementi, anche immaginifici, sentendosi moralmente certo della loro veridicità. Spesso dunque i vuoti di memoria vengono rimpiazzati dalla creazione involontaria di falsi ricordi (confabulazioni) in cui vengono descritte con ricchezza di particolari circostanze del tutto fantasiose.
È un fatto noto che la memoria è soggetta ad alterazioni qualitative (pseudomnesie, ossia vere allucinazioni della memoria in cui si ricordano eventi in realtà mai accaduti), sia quantitative (allomnesie, ossia rievocazione di eventi reali ma anche ampiamente distorti). Queste alterazioni della memoria possono verificarsi piú facilmente in condizioni patologiche oppure emotive particolarmente fragili e talvolta perfino in condizioni del tutto normali. Lo stato ipnotico naturalmente non offre alcuna garanzia contro tali alterazioni, ragion per cui le cosiddette regressioni ipnotiche altro non sono che suggestioni prodotte dalla fantasia.
Fra i casi piú singolari di ipnosi regressiva si annovera il caso dei coniugi Hill. Barney e Betty Hill erano due coniugi del New Hampshire che nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 1961 asserirono di essere stati rapiti da esseri alieni... “non di questo pianeta”. Barney e Betty Hill dichiararono di essersi trovati nelle White Mountains in viaggio per Portsmouth. Verso le 22.00 della sera del 19 settembre 1961 l’attenzione di entrambi sarebbe stata attratta da un oggetto luminoso nel cielo, somigliante ad un satellite. Nel tentativo di riavviare l’automobile, rimasta bloccata, i due coniugi sarebbero stati abbagliati da una forte luce sostenendo di aver visto degli esseri di piccola statura che, avvicinatisi alla loro auto, li costrinsero a seguirli. Successivamente i due affermarono di essere stati sottoposti a test fisici, inoltre il signor Hill tracciò anche una mappa stellare indicando su di essa la provenienza degli esseri alieni. Quello dei coniugi Hill non è l’unico caso di abduction (o rapimento alieno) riportato dalla casistica, tuttavia dimostra a sufficienza come l’ipnosi regressiva non sia uno strumento di indagine certo e affidabile.
Il fenomeno del déjà-vu
Un fenomeno diffuso e per molti versi simile è quello della paramnesia noto anche come déjà-vu. Si tratta di quella strana sensazione a causa della quale una persona ha l’impressione di aver già visitato un luogo nel quale sa con certezza di non aver mai messo piede, oppure di aver già visto una scena o un oggetto che invece gli capita sotto gli occhi per la prima volta. Il termine fu coniato da un ricercatore francese, Emile Boirac (1851-1917), nel suo libro L’Avenir des sciences psychiques (Il futuro delle scienze psichiche), approfondimento di un saggio che scrisse quando era ancora studente all’Università di Chicago. Il fenomeno può presentarsi con diversi gradi di intensità: da sensazioni imprecise fino a percezioni particolarmente dettagliate. È un fenomeno che dà adito a molteplici interpretazioni, incluse le piú insolite come quella della reincarnazione.
Secondo questa interpretazione una persona, trovandosi in un ambiente o dinanzi ad oggetti che avrebbe conosciuto in una sua precedente vita, subirebbe uno stimolo che farebbe riaffiorare la sua memoria passata.
Al riguardo vi sono molteplici ipotesi. Si potrebbero ipotizzare fenomeni di memoria inconscia, tali da ripresentare le immagini di fatti realmente vissuti, ma dimenticati e rimossi per motivi non individuabili e che riaffiorano a causa di non identificabili stimoli contingenti. Questa interpretazione ovviamente sarà soddisfacente solo qualora non vi sia la certezza che il luogo non sia mai stato visitato dal soggetto.
Un’altra interpretazione - alquanto surreale tuttavia - prende in considerazione la possibilità di processi telepatici inconsci. In questo caso il soggetto potrebbe aver ricevuto telepaticamente, in forma inconscia, immagini e pensieri di altre persone e assumerli come propri a livello cognitivo. Questa tesi paranormale, per esempio, era sostenuta dal filosofo francese Henri Louis Bergson, tuttavia, per evidenti ragioni scientifiche non può essere accettata.
Un’altra tesi prende in considerazione la possibilità per cui una sensazione corrispondente ad un determinato senso venga associata a quella di un senso diverso; ciò avviene, per esempio, quando si ha la sensazione di un colore, udendo un suono. In questo caso la paramnesia viene attribuita ad un’associazione di immagini che non nasce dalla sfera noetica, cioè della sfera dell’attività dell’intelletto, ma da quella affettivo-emotiva. In altre parole, due ambienti diversi possono destare sensazioni uguali a livello emotivo, pertanto un individuo che si trovi in un luogo che desta sensazioni emotive uguali a quelle che un altro luogo gli ha destato in un precedente momento, le recepisce identiche sul piano affettivo. Al momento di trasferirle sul piano cosciente egli finisce con l’identificarle con il luogo in cui si trova, credendo di riconoscerlo, mentre invece rivive una semplice forma emozionale trasferita sul piano conoscitivo.
Il fenomeno del déjà-vu è tipico in alcuni soggetti epilettici, ma è possibile riscontrarlo anche in soggetti normali, e rivela il permanere di uno stato emozionale legato ad una situazione precedente, in cui l’adattamento del sentimento alla nuova situazione non si verifica subito a causa di un difetto psichico. Esso potrebbe anche essere originato dall’associazione di stimoli attualmente percepiti con esperienze precedenti.
In un caso fra tanti un uomo ebbe una “rievocazione” mentre guardava, per la prima volta in vita sua, una montagna del paesaggio svizzero. Egli non ricordava di aver mai visto quella montagna ma, illuso dal sentimento di familiarità provato, si convinse del contrario. Tornato a casa scoprí in un cassetto una vecchia cartolina: vi era la foto della montagna davanti alla quale aveva provato la sensazione di dejà-vú. Nessuna vita precedente dunque. Nessuna prova a favore della reincarnazione: solo un falso riconoscimento emotivo-cognitivo. Eppure i libri a sostegno della reincarnazione sono pieni di esempi “inequivocabili” di questo genere.
L’analogia del déjà-vu e la risposta scientifica
Il dejà-vu in realtà sembra essere solo una sorta di equivoco cerebrale per cui scambiamo un luogo o una situazione nuovi per altri già vissuti. Quella che sembra essere la decifrazione dell’enigma arriva con la scoperta, da parte dell’equipe del premio Nobel per la Medicina 1987 Susumu Tonegawa del Massachusetts Institute of Technology di Boston. Gli esperti sostengono che alla base del dejà-vu vi sia un meccanismo mnemonico predisposto a distinguere luoghi e situazioni simili ma non identiche tra loro: in una regione dell’ippocampo si crea quasi una sorta di ‘immagine’ di ogni luogo visitato, utile per riconoscere le differenze tra i luoghi comparabili e localizzarli. In pratica l’ippocampo crea delle mappe mentali molto definite di nuovi luoghi ed esperienze e le conserva per eventuali usi futuri, ma se due immagini sono molto simili tra loro la memoria può avere difficoltà a discernerle e allora ecco sorgere il dejà-vu. La scoperta è importante perché svela sofisticati meccanismi mnemonici e finalmente sembra risolvere un annoso dibattito su come il cervello sia capace di distinguere luoghi ed esperienze molto simili tra loro, portando un prezioso contributo anche agli studi sui disturbi della memoria.
Approfondimento sulla tesi della reincarnazione
Come già accennato fra le tesi ricorrenti si annovera anche quella della reincarnazione, da lungo tempo confutata già da S. Agostino (cfr. AUGUSTINUS HIPPONENSIS, De Civitate Dei, lib. X, cap. XXX, 10). La prima obiezione evidente è che i fautori della reincarnazione non possono spiegare l’evidente e generalizzata ignoranza delle eventuali esistenze precedenti. Come è possibile spiegare questo comune e totale oblio? Per quale motivo i ricordi della vita passata sono una rarissima eccezione e non una regola? Una volta esclusa la validità dell’ipnosi regressiva, come già visto, l’ipotesi dell’amnesia totale non è accettabile. Le amnesie spesso si risolvono spontaneamente, cosa che - per quanto riguarda gli ipotizzabili casi di reincarnazione - non è dato di vedere. Pur accettando la concezione platonica sulla costituzione dell’uomo (ben diversa da quella dell’antropologia biblica e in specie cristiana), non si vede perché lo spirito, lasciando il corpo, non porti con sé i ricordi e, senza perdere il possesso di questi, non entri in un nuovo corpo con un bagaglio di esperienze già acquisite. L’ignoranza totale delle presunte esistenze anteriori non renderebbe ragione del fenomeno della reincarnazione quale asserita via alla purificazione/perfezione dell’individuo. È un dato assolutamente evidente, infatti, che nessuno nasce con un sia pur minimo bagaglio di cognizioni (cfr. PALMÉS F. M., Metapsichica e spiritismo, Roma 1952, 385-392).
In verità alla «base di ogni concezione reincarnazionista c’è uno “spiritualismo”, c’è un credere di dover salvare, nell’uomo, soltanto l’”anima”; atteggiamento cui fatalmente corrisponde indifferenza se non disprezzo per il corpo. Per il cristianesimo, invece, l’uomo - ogni uomo: bello o brutto, nobile o plebeo, genio o beota - è un’unità inscindibile e irripetibile di elementi spirituali e materiali. Il nostro corpo non è un vestito che si possa cambiare né un involucro provvisorio da lasciare al suo destino per trasferirci in un altro vestito, in un altro involucro. Noi non “abbiamo” un corpo, “noi siamo” anche un corpo, dice il sano “materialismo” cristiano. Oggetto dell’amore di Dio nel crearci, nel redimerci e infine nel farci godere di Lui eternamente non è un’”anima” ma una persona umana nella sua completezza. Come già insegnava san Tommaso d’Aquino nel suo linguaggio medievale, “questa “mia” anima è ‘forma sostanziale’ di questo “mio” corpo”, non può dunque trasmigrare altrove, nell’angoscioso itinerario dei cicli metempsichici. Per il Vangelo, tutto l’uomo, non una sua parte soltanto, è immortale: il Cristo, nel suo Regno, non è il “re delle anime” purificate da penose reincarnazioni; è il “re degli uomini”, salvati, risorti gioiosamente per sempre nella loro individualità irrinunciabile. Coloro che credono sia “piú moderno” prendere sul serio la metempsicosi invece che l’escatologia cristiana, non si rendono forse conto che si tratta di un pauroso salto all’indietro. È un ritornare all’idea greca del corpo come prigione dell’anima; è un unirsi al disprezzo, talvolta all’orrore e all’odio asiatici verso la “materia” - a cominciare da quella che ci permette di vivere nel mondo con il nostro corpo - per combatterla, ignorarla, superarla, umiliarla, vincerla, annientarla. Non ci si rende conto che la millenaria lotta cristiana contro ogni fede nella reincarnazione è anche difesa del concetto di “persona” come realtà unica, irripetibile e dunque piú che ogni altra preziosa. Non ci si rende conto che il “no” cristiano è anche la riaffermazione dell’assoluta dignità e preminenza dell’uomo [...]» (cfr. MESSORI V., Scommessa sulla morte. La proposta cristiana: illusione o speranza?, Torino 19823, 192-193).
I fautori della reincarnazione, fra i quali l’ex parapsicologo Ian Stevenson, dell’Università della Virginia, che raccolse parecchie centinaia di presunte retrocognizioni ipnotiche, obiettano che l’oblio è necessario per preservare la mente dai traumi derivanti da un’eccessiva consapevolezza. Una simile spiegazione seppur parzialmente plausibile non rende comunque ragione della vastità dell’oblio e della estrema rarità della cosiddetta retrocognizione, limitata non a caso a soggetti in età infantile dai due ai sei anni (cfr. TUCKER J. B., Life Before Life: A Scientific Investigation of Children’s Memories of Previous Lives,Personality Studies Department, University of Virginia). È un dato di fatto invece che dietro la credenza nella reincarnazione si nasconda una profonda ignoranza non solo scientifica ma anche religiosa. Basti pensare che in Occidente (dove si diffondono filosofie e religioni orientali convenientemente “accomodate” al nostro modus vivendi) parecchi credono, in positivo, nella reincarnazione come ad un’ulteriore possibilità di perfezionamento. In Oriente invece la reincarnazione è vista negativamente come una condanna. Ci si può reincarnare illimitatamente, in base al karma, finché non si è pronti per l’illuminazione e ci si unisce al Tutto, stadio in cui cessa il tanto temuto ciclo delle reincarnazioni. Il sospetto dunque è che concetti come quello di “ipnosi regressiva”, “karma” e “vite precedenti”, siano parole chiave utilizzate per vendere un sottoprodotto “religioso” a chi crede semplicisticamente che possa esserci una relazione reale tra di essi.
Come già anticipato la regressione ipnotica permette di rivivere le esperienze del passato senza escludere tuttavia le conseguenze di un’immaginazione fuori controllo. Cosa succede se invece di stimolare la memoria si sollecita esplicitamente la fantasia del paziente sotto ipnosi? La realtà è che sarebbe possibile manipolare o inventare pressoché qualsiasi cosa, a piacimento dell’ipnotizzatore, e se il paziente in buona fede ci crede veramente lo si inganna a dispetto di ogni regola deontologica. Prova ne sia il fatto che il ricorso all’ipnosi non è ammesso in sede di giudizio poiché le idee e i suggerimenti forniti dall’ipnotizzatore sono sufficienti a stimolare fantasie che, in seguito, il paziente potrebbe ritenere come vere (si tratta della cosiddetta “sindrome dei falsi ricordi”: cfr. LOFTUS E. F., Come si creano i falsi ricordi, in Le Scienze [Edizione italiana di Scientific American] 351 (1997), 77-82).
L’ipnosi, regressiva o neutra, può essere impiegata solo a fini terapeutici, essa tuttavia è uno strumento molto complesso il cui impiego deve essere riservato ad operatori qualificati dalle autorità sanitarie e che offrano indubbie garanzie di professionalità e di eticità.
Le realtà "ultime"
È significativo il testo della Lettera agli Ebrei: «Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non per offrire se stesso piú volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire piú volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, cosí Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza» (Eb 9,24-28).
Sí, la reincarnazione è incompatibile con Dio Creatore e Padre, cosí come il cristianesimo rivela e come il buon senso e l’evidenza del creato dimostra. Pensare ad un Dio creatore che si avvalga della reincarnazione, per portare a perfezione le anime nel corso di piú esistenze - come sostiene, per esempio la dottrina antroposofica - presuppone l’inutilità della redenzione operata da Cristo. In altre parole la grazia, in questa prospettiva, sarebbe reale ma non adeguata, mentre - afferma chiaramente l’apostolo Paolo - là dove ha «abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20) e inoltre Dio non permette che siamo tentati oltre le nostre forze (cfr. 1Cor 10,13).
Per chi non ha conosciuto Cristo, la grazia perviene attraverso vie molteplici, spesso ignote, ma certamente reali, infatti, l’evangelista Giovanni sottolinea che «dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia» (Gv 1,16). Si può affermare perciò senza dubbio che è tipico della New Age tentare un approccio pseudo-scientifico al discorso delle retrocognizioni.
Nel Nuovo Testamento non si parla mai di reincarnazione, si parla invece di restaurazione dell’uomo, di rigenerazione dello spirito, di rinnovamento mediante l’effusione dello Spirito Santo, inoltre, per quanto concerne specificamente la fede cattolica, la reincarnazione viene decisamente esclusa dal Magistero costante della Chiesa che ha condannato anche dottrine ad essa collegate quale la preesistenza delle anime. Il Concilio Vaticano II, citando Eb 9,27, afferma che vi è un unico corso della vita umana terrena (LG 48).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che:
«[1022] Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione [Purgatorio], o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre. Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore». Al giudizio particolare segue il giudizio finale, nel momento della seconda venuta di Cristo: «[1038] La risurrezione di tutti i morti, “dei giusti e degli ingiusti” (At 24,15), precederà il Giudizio finale. Sarà “l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell’Uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5,28-29). Allora Cristo “verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli... E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra... E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25,31.32.46). [...] [1040] Il Giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l’ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesú pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l’opera della creazione e di tutta l’Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la Provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il Giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è piú forte della morte. [...] [1059] La santissima Chiesa romana crede e confessa fermamente che nel giorno del Giudizio tutti gli uomini compariranno col loro corpo davanti al tribunale di Cristo per rendere conto delle loro azioni. [1060] Alla fine dei tempi, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Allora i giusti regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo materiale sarà trasformato. Dio allora sarà “tutto in tutti” (1Cor 15,28), nella vita eterna».
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