spazio-tempo

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opepo
00sabato 19 febbraio 2011 19:46
Chi è così bravo da sapermi spiegare il teorema della relatività di Einstein [SM=g2501916]


ho provato a leggere su internet ma non ci ho capito un fico secco [SM=g7401]
mauro.68
00sabato 19 febbraio 2011 19:57
Eccomi, è arrivato Einstein in persona [SM=x2501969]
Innanzitutto sappiamo che la teoria fu pubblicata nel 1905 e, si basa su due postulati: la velocità della luce, nel vuoto è sempre c = 3,00 x 108 m/s, costante, anche se l'osservatore si avvicina o si allontana ai fotoni, indipendentemente dal moto della sorgente.

Fine prima parte, per la seconda parte dovrai pagarmi [SM=g7329] [SM=x2501969]

Mauro
opepo
00sabato 19 febbraio 2011 20:04
Mi sà che ti devo pagare anche per la prima ...perchè non ci ho capito un'acca di quello che hai scritto [SM=x2501969]

Mi raccomando ....fai finta che io abbia 8 anni

Ora vado a casa ...poi ci risentiamo
Ciao
mauro.68
00sabato 19 febbraio 2011 20:15
Ok, allora ti faccio un esempio facile facile, mettiamo che un treno viaggia a 100 km/h, mettiamo che un passeggero risale dalla coda per arrivare alla testa del treno a passo normale, per il controllore il passeggero viaggia a 5 km/h, mentre una persona in strada lo vede muoversi a 105 km/h.

Mauro
opepo
00sabato 19 febbraio 2011 21:38
[SM=g7348] Bravissimo....così posso incominciare a capire...vai avanti...che intanto io ti vado a fare il bonifico [SM=g7292]
mauro.68
00sabato 19 febbraio 2011 22:05
Ok, allora continuo.

Poi abbiamo il principio di relatività: il concetto di moto è relativo, quindi si parla di moto di un oggetto solo se è in relazione con un altro. Mentre il moto a velocità costante è relativo, non è per quello accelerato.
Il tempo scorre pià lentamente per un osservatore in moto, per la costanza della velocità della luce.

Ora mi fermo qui, cian... cianin...

Mauro
francocoladarci
00sabato 19 febbraio 2011 22:23
Caro Opepo, la teoria della relatività è affascinate, anche se ormai non è più una teoria.
Fino al tempo di Newton si pensava che il tempo fosse assoluto indipendentemente dallo spazio, Einstein dimostrò invece che il tempo è relativo, non solo ma che è legato allo spazio, ecco allora la quarta dimensione di Spazio/Tempo, le quali non possono scindersi.

Dunque se poniamo che, i raggi del sole impiegano circa otto minuti per arrivare a noi, si capisce molto bene che, se il sole dovesse esplodere alle ore venti, noi non noteremo nulla fino alle venti e otto minuti, giacché la luce viaggia a circa 300.000 Km/s, impiegherebbe (luce, calore e quant’altro) 8 minuti per arrivare a noi.
Se dunque il tempo è legato allo spazio (tralasciamo per ora le curvature gravitazionali) allora noi vedremo il passato dell’universo, ma non il presente, poiché il presente e passato dipendono sia dalla distanza(spazio) sia dal tempo.

Cosa vuol dire che, una stella dista da noi ventimila anni/luce?.
Semplicemente che le informazioni di quella stella impiegano ventimila anni ed alla velocità della luce (300.000Km/s) per arrivare fino a noi, ma, attenzione ciò che noi guardiamo non è la stella nel nostro presente, ma la stella che era ventimila anni fa, per vedere la posizione e le informazioni che quella stella ha nella sua posizione attuale dovremmo aspettare ventimila anni, poiché quella stella si trova ora non nel 2011 bensì nel 22.011, quindi la sua posizione è nel nostro futuro.

Come abbiamo detto la velocità della luce è insuperabile(per ora accettiamo questa definizione), più tempo impiega per arrivare a noi più lontana è la sua sorgente e più lontano è il suo passato rispetto a noi.
Per adesso basta questo, vedi la Teoria è molto più facile capirla che spiegarla.
Ciao
Franco
mauro.68
00sabato 19 febbraio 2011 22:36
Opepo, una curiosità, ma per cosa ti serve? Prova qui mitzafanebas.invictisvictivicturi.org/blog/index.php?option=com_content&view=articl... è spiegata in modo facile, anche col video.

Mauro
opepo
00sabato 19 febbraio 2011 23:35
Re:
mauro.68, 19/02/2011 22.36:

Opepo, una curiosità, ma per cosa ti serve? Prova qui mitzafanebas.invictisvictivicturi.org/blog/index.php?option=com_content&view=articl... è spiegata in modo facile, anche col video.

Mauro



Gli dèi dei politeisti sono molti proprio perché, non essendo fuori dallo spazio-tempo, sono molti, mentre il Dio cristiano, proprio perché fuori da questo spazio-tempo, è uno. Se lo metti nello spazio-tempo, non è più il dio cristiano.


Giacché la caratteristica del dio trinitario è di essere quello che è, cioè uno, proprio perché fuori dal tempo e dallo spazio, è ovvio che se ci fossero cinquecento persone increate, fuori dallo spazio, della stessa sostanza, e non separate, sarebbero uno esattamente come il dio trinitario.


Queste sono due frasi di Polymetis...non ricordo più dove perchè io copio e incollo su word....ne quando ...ma rileggendo mi è venuta questa voglia di sapere........visto il video...mi risulta anche quello un po' difficile ...ma come dici tu...... cian cianin [SM=g7350] ci voglio arrivare
opepo
00sabato 19 febbraio 2011 23:39
Re:
francocoladarci, 19/02/2011 22.23:

Caro Opepo, la teoria della relatività è affascinate, anche se ormai non è più una teoria.
Fino al tempo di Newton si pensava che il tempo fosse assoluto ...............
Ciao
Franco



Non male...fino ad ora ho capito....aspetto il seguito [SM=g7423] ...fai con comodo
Elyy.
00domenica 20 febbraio 2011 10:47


Questo argomento mi affascina molto! Bellissimo sia l'aspetto fisico/scientifico che teologico.


In effetti, Tiziano, se il Dio cristiano si trova al di fuori dello spazio/tempo, non può che essere un'unica entità, visto che non esiste lo "spazio" che potrebbe renderli persone distinte bisognose di uno spazio specifico per ognuna di loro.

Quindi l'entità è una, ma le menti sono tre soprattutto dal momento che interagiscono con un mondo immerso nello spazio/tempo.

Essendo Dio al di fuori dello Spazio/Tempo, ecco che ha davanti a se ogni tempo che caratterizza il creato. Davanti a sè ha sia il passato che il presente che il futuro, nello stesso momento. Come se fosse tutto statico, tutto già successo, ma in base agli eventi che noi, in quanto umani, vediamo susseguirsi davanti a noi o anche in base alle nostre preghiere.

Mi spiego meglio, se riesco:

Una volta chiesi a Don Battista Cadei a cosa mai potessero servire le nostre preghiere a Dio se Lui già vede tutto come già successo essendo al di fuori dello spazio/tempo e vedendo già il futuro come un qualcosa di già accaduto.
Lui mi rispose che quel futuro che Lui vede è il risultato ANCHE delle nostre preghiere quindi, se noi preghiamo e vediamo ascoltate le nostre preghiere dopo un tot tempo, Lui, in base alle nostre preghiere, già vede il futuro con inclusa la realizzazione (o meno) delle nostre preghiere. Se non avessimo pregato, Lui vedrebbe il futuro senza la realizzazione delle nostre preghiere, quelle che non abbiamo fatto, quindi pregare è comunque essenziale per cambiare il NOSTRO futuro (dal nostro punto di vista) ma non dal punto di vista di Dio che già sa se e quando noi preghiamo e se e quando le nostre preghiere saranno degne di essere realizzate o meno.

Non so se sono riuscita a spiegarmi, mi rendo conto che il concetto non è così facile da capire. Nella mia testa ce l'ho chiaro ma tradotto a parole potrebbe risultare meno chiaro di quanto vorrei.

[SM=g7427]
Ely


opepo
00domenica 20 febbraio 2011 15:38
Re:
Elyy., 20/02/2011 10.47:



Questo argomento mi affascina molto! Bellissimo sia l'aspetto fisico/scientifico che teologico.


In effetti, Tiziano, ..............................





Ti sei spiegata benissimo e..anche se la pare teologica mi era già chiara (dato per scontato che spazio-tempo siano legati tra loto) mi ha fatto piacere che tu me l'abbia spiegata [SM=g7474] perchè ho rafforzato una certa mia idea
La parte che mi incuriosiva...appunto perchè legata a Dio...è la parte fisico-scientifica...anche perchè mi chiedo..se questa teoria è recente come se lo spiegavano i primi teologi Cristiani?
Luna Nuova@
00domenica 20 febbraio 2011 16:39
Che bello questo argomento, mi piace!! Grazie!! [SM=g7474]
mauro.68
00domenica 20 febbraio 2011 17:21
Concordo, bell'argomento, affascinante.

Mauro
francocoladarci
00lunedì 21 febbraio 2011 07:52

Vi sono altre implicazioni riguardo a Dio nella sua Atemporalità, e sotto l'aspetto Metafisico molto interessanti, ora sono al lavoro spero di postare questa considerazione quanto ritorno a casa.
Ciao
Franco
Elyy.
00mercoledì 23 febbraio 2011 19:11


Ah Frà!! Ancora aspettiamo!! [SM=g7258]


[SM=g10020] Ely





opepo
00mercoledì 23 febbraio 2011 21:01
Re:
Elyy., 23/02/2011 19.11:



Ah Frà!! Ancora aspettiamo!! [SM=g7258]


[SM=g10020] Ely









...è ancora al lavoro... uno stacanovista [SM=g8359] [SM=g6794]
opepo
00domenica 27 febbraio 2011 21:46
Franco...ooo Franco...c'hai messo u pepperoncinu piccanti intuu sucu...cossì che te faci ricurdari che nui simmu ancora lì ad aspettati? [SM=x2515114] ooo...Franco [SM=g11035]
Elyy.
00domenica 27 febbraio 2011 22:25

[SM=x2515096]

Abbi fede, arriverà [SM=g10019]

Ely



opepo
00domenica 27 febbraio 2011 22:41
Re:
Elyy., 27/02/2011 22.25:


[SM=x2515096]

Abbi fede, arriverà [SM=g10019]

Ely






Come dissi a quel parroco che ci faceva lezioni di teologia a una lezione al mese...quando andava bene..."scusi...lei lo sa che noi dovremmo anche morire?"
francocoladarci
00giovedì 3 marzo 2011 19:56
Opepo dice.

Come dissi a quel parroco che ci faceva lezioni di teologia a una lezione al mese...quando andava bene..."scusi...lei lo sa che noi dovremmo anche morire?"



Bè, per morire c’è sempre tempo.
Ari-cominciamo
Franco ha scritto.

Vi sono altre implicazioni riguardo a Dio nella sua Atemporalità, e sotto l'aspetto Metafisico molto interessanti.


Dunque, prima di continuare vi pongo una domanda.
Perché parlando di Dio lo si definisce “ Atto Puro?”.
Alla prossima
Franco
lovelove84
00giovedì 3 marzo 2011 20:23
Re:
francocoladarci, 03/03/2011 19.56:

Opepo dice.

Come dissi a quel parroco che ci faceva lezioni di teologia a una lezione al mese...quando andava bene..."scusi...lei lo sa che noi dovremmo anche morire?"



Bè, per morire c’è sempre tempo.
Ari-cominciamo
Franco ha scritto.

Vi sono altre implicazioni riguardo a Dio nella sua Atemporalità, e sotto l'aspetto Metafisico molto interessanti.


Dunque, prima di continuare vi pongo una domanda.
Perché parlando di Dio lo si definisce “ Atto Puro?”.
Alla prossima
Franco




ma dico io dopo questa latitanza non puoi lasciarci con una domanda cosi complicataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa [SM=x2501969] [SM=x2515096]
Elyy.
00giovedì 3 marzo 2011 21:45
Re:
francocoladarci, 03/03/2011 19.56:

Dunque, prima di continuare vi pongo una domanda.
Perché parlando di Dio lo si definisce “ Atto Puro?”.




Ah sì? Nemmeno sapevo che ci si riferiva a Dio chiamandolo "Atto Puro", a dir la verità questa è la prima volta che sento questa espressione nei confronti di Dio [SM=x2501775]


Ely


francocoladarci
00giovedì 3 marzo 2011 22:31
Prima di affrontare la “questione” di Dio, come causa prima e non come prima causa, bisogna fare un excursus anche se breve su di una parte della filosofia.

La scienza che ci permette di parlare di Dio è la “Metafisica”, ecco dunque la necessità di comprendere alcuni aspetti di questa filosofia, ciò ci impone di partire da Aristotele in quanto colui che ha posto le basi della metafisica, ecco allora che si pone la domanda su cosa sia la metafisica.

Aristotele distingue le cose anteriori per natura (anteriori di per sé) e quelle anteriori per noi. Le cose anteriori per natura sono le cause prime, le cause fondamentali di tutto ciò che è, quelle anteriori per noi sono il mondo sensibile, io prima mi rendo conto che ho un mondo al di fuori di me e poi ragiono e penso su ciò che può aver dato origine a questo mondo.

Per noi la prima cosa non sono le cause prime ma il tutto che ho davanti, in cui sono immerso, di cui mi rendo conto (come fanno i filosofi presocratici che partono proprio da una riflessione sulla natura). Alessandro riprende questa distinzione aristotelica tra l’anteriorità delle cose in sé (che noi indicheremmo col divino) e quella delle cose a noi e l’applica alla metafisica. La metafisica parla di quelle cose che sono anteriori di per sé, perché la fisica parla delle cose che sono anteriori per noi, le prime cose di cui noi abbiamo percezione e questa distinzione gli permette di interpretare il contenuto della metafisica, prescindendo dal semplice nome “qualcosa che viene messo dopo i libri della fisica” . Qui il termine metafisica indica l’oggetto di questa disciplina , le cause prime che, per Aristotele, non fanno parte della realtà fisica, perché stanno al di là, al di sopra della realtà fisica. Così ci avviciniamo a capire cosa voglia dire metafisica per Aristotele.

Nel XX secolo prese piede il movimento “Positivista”, il quale pretese che la scienza avrebbe dato risposte agli interrogativi umani, in ciò si richiedeva un “atto di fede”, in quanto con il tempo si comprese che la medesima non poteva dare “tutte” le risposte agli interrogativi, ne di ordine sovrasensibili che sensibili, la scienza ha preso atto che vi sono delle realtà a lei sconosciute, come ad esempio l’origine dell’universo, l’apparizione dell’uomo sulla terra, e varie sue “Teorie” dovettero necessariamente essere esaminate con il “metodo scientifico”, le quali risultarono ancora sconosciute.

Ecco dunque che la dove la fisica (la scienza) non è in grato di dare spiegazioni lascia aperta la possibilità di ricerche ulteriori, diverse da essa, le quali sono alla portata delle facoltà naturali dell’uomo,(intelligenza, ragione, sensibilità).

Continua, se avete un po’ di pazienza.

Franco

francocoladarci
00giovedì 3 marzo 2011 23:12
Un termine che anticamente riguardava la metafisica è quello di “Essere”
L’esperienza indicata nella metafisica si può esprimere anche nella nozione di essere, nel senso che tutto ciò che è compreso a qualsiasi titolo nell’esperienza può essere indicato con il termine “essere”.
Per Aristotele l’essere è tutto ciò che si può dire “è” “era” “sarà”, essere in quanto essere lo chiama “ente in quanto ente”, come l’esperienza, ma non solo, ente in quanto ente non si riferisce ad un ente per eccellenza, il più eminente o l’ente per essenza cioè Dio.

Il verbo essere può avere vari significati, “essere per accidenti”(accidenti non è un’imprecazione), dove essere significa accadere, l’accompagnarsi casuale, non necessario, di una cosa o di un’altra.
Essere come significato di veritiero “è vero”, “oggi ha piovuto, è vero, oggi ha piovuto”, quindi dire "è vero" non si riferisce al fatto che è piovuto ma all'affermazione che è vera.
Essere quando funge da predica assoluto di un soggetto, Dio c’è, l’uomo c’è, la sedia c’è.(equivale ad esistere, esserci.)
Essere in unione al predicato nominale,es. “Pietro è uomo o Pietro è bianco” denota un modo di essere.
I tipi di essere sono quindi 4.

Essere accidentale; Essere veritativo, Essere esistenziale, Essere predicativo, (predicato= Kategoria, greco) , i tipi di predicato/Categorie distinti da Aristotele sono dieci.
La Sostanza(esprime che cos’è del soggetto); la Qualità; la Quantità; la Relazione; l’Agire; il Patire; l’Avere; il Giacere; il Luogo; il Momento.
Aristotele a volta usa alcune categorie altre volte di meno, per questo è stato accusato di “rapsodica” (disordinato).
Le categorie non possono essere deducibili, poiché l’essere abbraccia l’esperienza integrale nella sua totalità, (non posso calcolare la distanza usando il Kg)

La struttura dell'essere: sostanza e accidenti.

L’essere non indica la sua unicità, ma la molteplicità, la varietà dell’esperienza, non significa che sia solo un nome privo di qualsiasi altra unità, Aristotele ha individuato alcuni tipi di unità che si legano tra loro, conferendo un certo ordine, uno di questi è “Sostanza e Accidenti”, e tutte le categorie si appoggiano alla prima, alla sostanza, dire che cos’è Pietro? “ Pietro è un uomo” identifico il soggetto e il predicato, “che cos’è un uomo?”, è un animale bipede, anche qui il verbo essere stabilisce un rapporto esistenziale con il soggetto.

La prima categoria “Sostanza” vuol dire “Sussistente”, esistente in se e non in un altro, le altre categorie quelle per mezzo delle quali si fanno “Predicazioni Accidentali”, le quali servono ad identificare altri particolari non sussistenti in se ma relativi ad altro.

La struttura dell'essere: materia e forma.

Gli enti di cui abbiamo esperienza hanno la materia, la quale si trova in un determinato luogo e tempo, ma la loro identificazione non è nella materia ma come dice Aristotele dalla “Forma”.
Materia e forma non sono nozioni metafisiche nel senso di nascoste, ma sono aspetti degli enti di cui abbiamo esperienza, che ci permettono di identificarli.


La struttura dell'essere: atto e potenza.

Aristotele ha identificato la materia con “l’essere in Potenza”, posso fare o non posso fare una determinata cosa, mentre “l’Atto”, è lo sviluppo compiuto, la possibilità realizzata.

Ora noi approfondiremo ciò che maggiormente ci interessa per questo argomento, "Atto e Potenza"

So bene che l'argomento è un po indigesto(lo è stato anche per me quando l'ho studiato), ma piano piano lo digeriamo.
continua.

Franco


opepo
00venerdì 4 marzo 2011 01:05
Mi raccomando Franco...vai avanti senza perdere di vista quello che ho scritto all'inizio del 3d:
Mi raccomando ....fai finta che io abbia 8 anni [SM=g7329]
(Mario70)
00venerdì 4 marzo 2011 08:52
Re:
francocoladarci, 3/3/2011 11:12 PM:

Un termine che anticamente riguardava la metafisica è quello di “Essere”
L’esperienza indicata nella metafisica si può esprimere anche nella nozione di essere, nel senso che tutto ciò che è compreso a qualsiasi titolo nell’esperienza può essere indicato con il termine “essere”.
Per Aristotele l’essere è tutto ciò che si può dire “è” “era” “sarà”, essere in quanto essere lo chiama “ente in quanto ente”, come l’esperienza, ma non solo, ente in quanto ente non si riferisce ad un ente per eccellenza, il più eminente o l’ente per essenza cioè Dio.

Il verbo essere può avere vari significati, “essere per accidenti”(accidenti non è un’imprecazione), dove essere significa accadere, l’accompagnarsi casuale, non necessario, di una cosa o di un’altra.
Essere come significato di veritiero “è vero”, “oggi ha piovuto, è vero, oggi ha piovuto”, quindi dire "è vero" non si riferisce al fatto che è piovuto ma all'affermazione che è vera.
Essere quando funge da predica assoluto di un soggetto, Dio c’è, l’uomo c’è, la sedia c’è.(equivale ad esistere, esserci.)
Essere in unione al predicato nominale,es. “Pietro è uomo o Pietro è bianco” denota un modo di essere.
I tipi di essere sono quindi 4.

Essere accidentale; Essere veritativo, Essere esistenziale, Essere predicativo, (predicato= Kategoria, greco) , i tipi di predicato/Categorie distinti da Aristotele sono dieci.
La Sostanza(esprime che cos’è del soggetto); la Qualità; la Quantità; la Relazione; l’Agire; il Patire; l’Avere; il Giacere; il Luogo; il Momento.
Aristotele a volta usa alcune categorie altre volte di meno, per questo è stato accusato di “rapsodica” (disordinato).
Le categorie non possono essere deducibili, poiché l’essere abbraccia l’esperienza integrale nella sua totalità, (non posso calcolare la distanza usando il Kg)

La struttura dell'essere: sostanza e accidenti.

L’essere non indica la sua unicità, ma la molteplicità, la varietà dell’esperienza, non significa che sia solo un nome privo di qualsiasi altra unità, Aristotele ha individuato alcuni tipi di unità che si legano tra loro, conferendo un certo ordine, uno di questi è “Sostanza e Accidenti”, e tutte le categorie si appoggiano alla prima, alla sostanza, dire che cos’è Pietro? “ Pietro è un uomo” identifico il soggetto e il predicato, “che cos’è un uomo?”, è un animale bipede, anche qui il verbo essere stabilisce un rapporto esistenziale con il soggetto.

La prima categoria “Sostanza” vuol dire “Sussistente”, esistente in se e non in un altro, le altre categorie quelle per mezzo delle quali si fanno “Predicazioni Accidentali”, le quali servono ad identificare altri particolari non sussistenti in se ma relativi ad altro.

La struttura dell'essere: materia e forma.

Gli enti di cui abbiamo esperienza hanno la materia, la quale si trova in un determinato luogo e tempo, ma la loro identificazione non è nella materia ma come dice Aristotele dalla “Forma”.
Materia e forma non sono nozioni metafisiche nel senso di nascoste, ma sono aspetti degli enti di cui abbiamo esperienza, che ci permettono di identificarli.


La struttura dell'essere: atto e potenza.

Aristotele ha identificato la materia con “l’essere in Potenza”, posso fare o non posso fare una determinata cosa, mentre “l’Atto”, è lo sviluppo compiuto, la possibilità realizzata.

Ora noi approfondiremo ciò che maggiormente ci interessa per questo argomento, "Atto e Potenza"

So bene che l'argomento è un po indigesto(lo è stato anche per me quando l'ho studiato), ma piano piano lo digeriamo.
continua.

Franco




Ciao belli, a destra dello schermo le scritte continuano in una zona blu (sfondo) fastidiosissima, non si potrebbe togliere?
Un bravo a Franco, volevo solo aggiungere quando si parla di sostanza che mentre per l'uomo sostanza prima (umanità in generale ciò che accomuna gli uomini) e sostanza seconda (Franco o Mario o Mauro nello specifico) sono distinte, in Dio coincidono ovvero esiste un solo essere e non tre.
Buon proseguimento! Ogni tanto vi leggo con piacere.
Ciao

francocoladarci
00venerdì 4 marzo 2011 15:18
Riprendiamo il nostro ragionamento, ma prima voglio dire a Opepo che la questione dello spazio/tempo va vista in ciò che compete a noi e ciò che invece non compete.

Ma avremo anche il tempo (prima di harmaghedon [SM=g7367] ) di trattare del perché il tempo rallenta fino a fermarsi, e perché un fotone partito da una stella lontana ventimila anni luce posso affermare che abbia impiegato sia ventimila anni per arrivare a noi, sia che sia stato istantaneo, e tale affermazione sembrerebbe un paradosso.

Ma l’aspetto più affascinante è il rallentamento del tempo all’aumentare della velocità, se affermo che il tempo rallenta all’aumentare della velocità tu saprai questa “verità”, ma non potrai capire il “perché” il tempo rallenta, ci vuole dunque qualcosa che possa spiegare in modo semplice questo concetto.

Abbi pazienza e non mi riportare il parroco che fa Teologia una volta al mese(quando va bene) [SM=x2501966]
Ciao
Franco

Ps
Saluto il Marius

francocoladarci
00domenica 6 marzo 2011 15:32
Riprendiamo dunque il discorso sulla metafisica.

Tralasciando quello che è la Sostanza/Accidenti, soffermiamoci ad un altro aspetto dell’essere, cioè la Materia e Forma.

Ciò che compete a noi è il sensibile, ed è proprio nel sensibile che vi sono collocati due peculiarità imprescindibili, lo “Spazio” e il “Tempo”.

Gli enti di cui abbiamo esperienza hanno la materia, la quale si trova in un determinato luogo e tempo, ma la loro identificazione non è nella materia ma come dice Aristotele dalla “Forma”.
Materia e forma non sono nozioni metafisiche nel senso di nascoste, ma sono aspetti degli enti di cui abbiamo esperienza, che ci permettono di identificarli.
Io comprendo che quest’oggetto è un bicchiere e non una bottiglia non dalla materia bensì dalla forma, quindi la “Forma” è forma della materia.

La materia occupa uno spazio, poiché dove vi è una materia non può essercene un’altra, ed essa ha una sua collocazione ben definita nello spazio.

Passiamo ora ad un altro aspetto dell’attribuzione dell’essere.
Potenza e Atto

Aristotele ha identificato la materia con “l’essere in Potenza”, posso fare o non posso fare una determinata cosa, mentre “l’Atto”, è lo sviluppo compiuto, la possibilità realizzata.

Quindi la Potenza è quell’aspetto dell’ente in cui può concludersi in un atto, ma può benissimo non concludersi.
Io sono in potenza di fare un’azione, ad esempio “un’elemosina”, questa potenza dunque può concludersi in un atto ”faccio effettivamente un’elemosina” ma può anche non concludersi in un atto “non faccio l’elemosina”, ma rimango sempre in potenza da farla o non farla.
Quindi l’Atto è la parte conclusiva della potenza.

Ma attenzione, mentre la potenza risiede nel sovrasensibile(nell’IO, nella consapevolezza dell’essere, nell’anima) l’atto risiede nel sensibile, nel fisico, giacché necessita del corpo sensoriale.

Ecco dunque che sia la potenza che l’atto necessitano dello Spazio/Tempo per la loro attuazione, possiamo dire allora che per noi vi sia un passato, un presente ed un futuro, poiché sono proprietà di ciò che è fisico (tralasciamo ciò che trascende l’anima), proprietà della creazione.

Chi dunque creò l’universo?.
La Causa Prima (non la prima causa), la causa che causa tutte le cause, essendo la Causa non può essere ciò che ha causato, ma la trascende, e poiché nel causato sussistono lo Spazio e il Tempo il causatore ne trascende collocandosi al di fuori d’essi.

Vuol dire allora che Dio è in potenza?
Dio non è in potenza, poiché non c’è ne un prima ne un poi, in Dio non vi è il tempo(essendo il creatore dello spazio/tempo) in cui una cosa debba essere fatta o non fatta, debba accadere o non accadere, presso Dio (e SOLO presso Dio) non esiste il passato, ne il presente ne il futuro, poiché queste sono tutte in potenza, ma essendo Dio non in potenza (nel senso che può accadere o non può accadere, ossia il trascorrere del tempo un prima e un poi) presso di lui sono tutte accadute, adempiute, e se sono adempiute allora sono tutte in Atto, cioè “concluse”, e se l’atto è la conclusione della potenza ed essendo Dio non in potenza ecco allora che presso di Lui è tutto accaduto è tutto in Atto, e visto che parliamo di Dio della Causa Prima ecco dunque che Egli è definito anche “Atto Puro”.

Presso Dio è tutto accaduto, è tutto adempiuto, il passato, il presente ed il futuro è presso di Lui un eterno presente dove nulla deve ancora accadere.

Questa spiegazione è breve, e molto spicciola, l’argomento richiederebbe molto di più che quattro righe.

Vorrei solo che rifletteste su questa frase.

Presso Dio è tutto accaduto, è tutto adempiuto, il passato, il presente ed il futuro è presso di Lui un eterno presente dove nulla deve ancora accadere.”

Ciao
Franco

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