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[SM=g1916242] "Viaggiando" nella BIBBIA...

[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. II [SM=g6198] [SM=g6198] (seguito)



4. Dio come entrò nella vita di Abramo e come entra nella nostra?


La Bibbia, narrando come Dio entrò nella vita di Abramo, lancia un raggio X molto potente sulla nostra esistenza e ci rivela per quale breccia Dio entra nella vita dell'uomo facendosi incontrare da lui nel momento esatto in cui l'uomo si sforza di essere uomo, cioè quando lotta per realizzare l'ideale che si è proposto.

È questa la porta per cui Dio entrò nella vita di Abramo.
È un'entrata quasi impercettibile, all'inizio.

Sconosciuto, Dio entra nell'autobus dell'umanità, compra il biglietto, si mette a parlare con i passeggeri, si siede accanto ad Abramo, e quando questo si decide a dargli confidenza, Dio è già al volante.

Dio non entra presentandosi con un biglietto da visita:
«Io sono il Creatore, Signore di tutte le cose! Tu mi devi ubbidienza».

Dio entra alla chetichella, come un amico, per la porta di servizio, sempre aperta, prendendo posto nella vita dell'uomo e lasciando che l'uomo scopra da sé chi Lui sia.

Infatti quelle divinità erano proiezioni dell'uomo, espressioni delle sue più profonde aspirazioni.
In tutte queste maniere concrete di vivere la vita umana, si scoprono, poco a poco, i lineamenti del volto di 'qualcuno'.
Abramo e il suo popolo sentono una «Presenza attiva» (al di là delle apparenze con cui essa non si identifica) che si impone per l'evidenza.

Non si tratta più di quella divinità che, in fondo in fondo, dipendeva dall'uomo, ma di qualcuno da cui l'uomo dipende, capace di trasformare lentamente tutta la sua vita.

Incomincia, qui, quella curva larga e definitiva di cui il popolo percepirà pienamente il valore solo molto tempo dopo.
Nell'antica maniera di adorare le forze impersonali della divinità si vanno delineando, poco a poco, i tratti del volto del vero Dio.
Come il fiore che rompe il boccio, facendone cadere le prime foglie.

Il grande messaggio che ne deriva è la risposta sicura alla domanda:
«dove è Dio?»
«Dove lo posso incontrare?»
Dio si fa incontrare ed entra nella vita, là dove l’uomo cerca di essere sincero con se stesso e con gli altri, là dove scopre e vive l'assoluto.

Là dobbiamo cercare, tutt’oggi, i tratti del volto di ‘qualcuno’ in cui crediamo.
Non dobbiamo cercarli anzitutto nel culto.
Il nostro culto ha senso soltanto se esprime ciò che viviamo, giorno per giorno.

Abramo accettò questa presenza e si lasciò trasformare.
Guardando dal di fuori, niente sembra cambiato ma, di dentro, comincia a brillare una luce che lanciò i suoi raggi all'intorno, fino agli ultimi confini dell'universo e portò gli uomini a scoprire che questo ‘qualcuno' è Dio, creatore del cielo e della terra.

Per questo la figura di Abramo era così importante ed aveva tanto valore per quelli che vennero dopo di lui.

Ma se tutto passò così inosservato, come si spiega allora il dialogo costante fra Dio ed Abramo che la Bibbia racconta?
Dialogo vuol dire comunicazione fra due persone.
Ci sono mille maniere di dialogare.

Quando il marito parte per un viaggio, le mille e una cosa che porta con sé, gli ricordano la moglie.
È un dialogo, è una 'presenza' della sposa nella sua vita.
Presenza che lui solo sa, ama, e scopre continuamente, perché vive insieme a lei l'amicizia e l'amore.
Chi ama una persona, in ogni cosa la rivede e la sente presente.

I dialoghi formulati con parole umane rendono concreto ciò che il popolo ha scoperto di Dio, perché vive in amicizia con lui.
Quando una persona accoglie la presenza di Dio nella sua vita e crede in Lui, si stabilisce un dialogo tutto particolare, incomprensibile per chi ne sta al di fuori, ma perfettamente comprensibile per chi vive la 'presenza'.

Leggendo la storia di Abramo, ci incontriamo con un uomo come noi, che cerca di cogliere nel segno della vita e, in questo sforzo, arriva a incontrarsi col vero Dio.
Dio non stava né più vicino né più lontano da Abramo di quanto non lo sia oggi da noi.

Perché, dunque, oggi, non ci incontriamo con Dio?
Forse perché la nostra vista non è buona.
Siamo così preoccupati con una determinata immagine di Dio, che finiamo col pensare che 'quello' non è Dio!

Il nostro apparecchio ricevente non entra in sintonia con la frequenza di onda degli appelli di Dio.
Quel Dio che si rivelò ad Abramo ed è il nostro Dio, è il «Dio degli uomini>>, che non teme di restare nascosto.

Non si accorge della farfalla chi va a caccia di aquile.
Non vede il fiore chi cerca alberi.
Dio è veramente presente e si rivela, per esempio, nell'abnegazione della mamma per la sua famiglia, nel lavoro dell'operaio per mantenere i figli, nella lotta dei giovani per, un mondo più umano, nella gioia sincera d'incontrare un amico, nella comprensione che ci viene dall'altro e ci consola.
Qui sta il volto di Dio, e lo scopriamo poco a poco, un tratto alla volta.


5. Alcune conclusioni importanti

L'entrata di Dio nella vita degli uomini è silenziosa.
Egli si rivela via via e s'impone non nel chiasso ma nel silenzio e nella calma, a chi ha occhi per vedere.
Quando l'uomo arriva ad interessarsi della sua presenza, Dio già stava lì da tanto tempo.

Perché allora la Bibbia ci dice che Dio entrò nella vita di Abramo in modo brusco e quasi violento? (Gen. 12, 1-4).
Solo da lontano si vede meglio dove comincia la 'curva', dove comincia la trasformazione.

Anche se entra inosservato, Dio esige una 'conversione' totale, una vera rottura, una trasformazione della vita.
Dio si presenta come il futuro di Abramo:
«lo sarò il tuo Dio» (gen. 17, 7).
In altre parole:
«Affida a me tutto quel mondo di cose che vai mendicando agli dèi. lo sono il tuo Dio! te lo giuro!».

Così, l'entrata di Dio mette l'uomo di fronte ad una scelta radicale:
o scegliere questo Dio o ritornare alle divinità del passato.

Il Dio che entra è esigente:
« Voglio essere 'lo' il tuo Dio!» Non permette, quindi, che Abramo vada dietro ad altri dèi (monoteismo).
Se Abramo accetta di seguirlo, deve tenere il passo che lui vuole (aspetto etico della religione rivelata) e il suo futuro sarà garantito dalla fedeltà e dalla potenza di questo Dio (speranza nel futuro-messianismo).

Il difficile sta nell'accettare le condizioni che Dio gli pone e camminare nella fede:
Abramo è il prototipo dell'uomo che cammina nella fede, cioè che ha accettato le esigenze di Dio nella sua vita.

Deve uscire dalla sua terra per avere una terra, ma quando muore possiede solo un lotto dove seppellire le sue ossa.

Deve abbandonare la famiglia e il popolo per diventare padre di un popolo ma, al momento della sua morte, ha solo un figlio.

Quando Dio gli parlò e gli promise una numerosa posterità, Abramo non aveva figli e neppure poteva averne.
Era duro credere nella parola, perché non dava garanzie.
Nacque Isacco, e Dio gli ordinò di sacrificarlo.

Era lo stesso che uccidere l'unica speranza di essere il padre di un popolo.

Eppure Abramo fu pronto a distruggere l'unica garanzia e ad appoggiarsi unicamente sulla parola di Dio (Gen. 22, 1-18; Ebr. 2, 18).

Dio, a volte, è contraddizione.
Promette numerosa discendenza e ordina di uccidere il figlio.

Promette una terra e vuole che abbandoni la terra e, durante tutta la vita, Abramo non ebbe nessuna terra.

Eppure, per la sua fede, per la sua fiducia in Dio, Abramo fu così amico di Dio da diventare il suo confidente (Gen. 18, 17-19).

Un simile Abramo non corrisponde alla storia concreta della vita di Abramo, ma all'ideale di fede, proprio del tempo dell'autore.
Così avrebbero dovuto vivere i suoi contemporanei per essere degni di far parte del popolo, nato con Abramo.


6. Risposte alle difficoltà sorte in principio

La prima domanda o difficoltà ha già trovato la sua risposta nell'esposizione precedente.
La storia di Abramo risponde esattamente alla domanda:
«dove sei Dio?».

La storia non serve solo per trarne conclusioni sulla nostra vita di oggi (anche per questo).
Suo scopo è invitare il lettore ad essere lui stesso un Abramo nella sua vita:
uno che cerca di fare il punto sulla vita, che è sincero con se stesso e con gli altri, per scoprire, così, la presenza di Dio nella sua vita.

Cristo è già venuto.
È vero.
Ma per molti è come se non fosse venuto.
Forse, anche per noi.

Nessuno riesce a vivere perfettamente integrato con Cristo.
L'importante è che anche oggi lo uomo arrivi a scoprire come deve camminare per incontrare la sua piena realizzazione in Cristo.

La storia di Abramo ci dice proprio questo:
il primo passo della marcia verso Cristo è la sincerità della vita, l'amore della verità, la ricerca sincera dell'assoluto.

«Chi ama la verità, ascolta la mia voce». (Gv. 18, 37; 3, 17-21; 8, 44-45). Chi si mette su questa strada, scoprirà il volto di Dio nella vita.

Analizzare la vita di Abramo soltanto per sapere come visse e fermarsi lì, non rispecchia l'intenzione della Bibbia.

La risposta alle difficoltà di ordine storico ha suscitato nuove domande e nuove difficoltà, ancora più gravi e compromettenti delle prime:
«Cerco Dio dove lui si fa incontrare, o preferisco cercarlo là dove molto difficilmente si incontra?
Cerco Dio dentro o fuori della vita?
Se gli altri non sanno niente di Dio, la colpa non sarà proprio di noi cristiani, perché la nostra vita non rivela il volto di Dio?».



SEGUE..



Una stretta di [SM=g1902224]



Pierino



[Modificato da mlp-plp 09/10/2009 13:40]
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