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[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. IV [SM=g6198] [SM=g6198]

Sansone e Dalila: folclore o qualcosa di più?


1. Alcune difficoltà relative alla storia di Sansone e Dalila

La storia di Sansone e Dalila occupa uno spazio relativamente grande nel libro dei Giudici:
dal cap. 13 al cap. 16, quasi la quinta parte del libro.

Racconta la nascita di Sansone (cap. 13) il suo matrimonio (cap. 14) le sue liti e le sue gesta contro i Filistei (cap. 15) e la sua morte tragica e gloriosa ad un tempo (cap. 16).
È una di quelle storie bibliche di cui non si sa che pensare.

Il comportamento di Sansone non va d'accordo con i principi della morale e dell'etica.
Anzi non segue addirittura nessuna legge.
Va solo dietro ai suoi impulsi.

Gli piacevano le donne. La Bibbia ne nomina tre.
Uccideva senza scrupoli.
Dava noia a tutti, ai nemici e agli amici, con le sue gesta e le sue contese quasi sempre provocate da un fatto di amore.
Fa quello che gli pare e come gli pare.

Come può la Bibbia riconoscere in tutto questo l'azione vivificante dello Spirito di Dio?
Che pensare di una simile storia?
Sarebbe solo il copione di un film scabroso?

Non è certo possibile imitarlo: sarebbe pericoloso e sconveniente.
Eppure la Chiesa fino ad oggi continua a leggere questa storia.
A che serve?
Quale utilità ha per noi?


2. L'ottica dell'autore che scrive la storia di Sansone

Il libro dei Giudici, scritto molti anni dopo gli avvenimenti che racconta, somiglia a un tappeto fatto di ritagli.
Con mattoni vecchi l'autore ha costruito una casa nuova.
Visse nel secolo VII a.C.

Tutti dicono che la vita nazionale ha bisogno di riforme profonde, altrimenti sarà il caos.

Il re Ezechia (716-687) aveva tentato di riformare la vita della nazione, ma fu un fallimento e le cose andarono di male in peggio sotto il regno di Manasse (687 -642) e di Amon (642-640).
Nel 640 il governo passò nelle mani di un giovane, il re Giosia che godeva il favore del popolo.

Era un condottiero risoluto a portare avanti il lavoro (diverse volte interrotto) della riforma urgente della nazione.
Era appoggiato da tutti.

Inoltre la decadenza dell'Assiria rendeva meno tesa la situazione internazionale.
Sorse così un movimento nazionalista composto dal governo, dal clero e dai profeti é appoggiato dalla simpatia popolare.

Si proponeva una riforma profonda basata sulla costituzione, che era la legge di Dio riveduta e corretta nel libro del Deuteronomio, la cui data risale a quel tempo o a poco prima.

Durante la revisione generale e collettiva un uomo ebbe una idea geniale: approfittare di tutte le tradizioni popolari del passato a favore del movimento riformista.
La sua tesi era: chi riforma la vita, o almeno vi contribuisce, prepara ed assicura un futuro migliore.

Era dell'opinione che la situazione di malessere generale fosse causata dalla negligenza con cui si osservavano i diritti e i doveri contenuti nella legge di Dio.
Il popolo doveva prenderne coscienza.
A tal fine scrisse il libro dei Giudici che include la storia di Sansone.

L'autore raccoglie tutte le antiche tradizioni del tempo dei Giudici e le riordina secondo un tema fisso che esprime la sua tesi e il suo messaggio fondamentale:

1/ quando il popolo al tempo remoto dei Giudici tralasciava di seguire la legge di Dio perdeva la libertà e cadeva sotto il dominio straniero (Giud. 2, 1-3.11-15; 3, 7-8.12-14; 4, 1-2; 10, 6-8; 13, 1);

2/ quando poi si pentiva convertendosi a Dio e riformando la vita, Dio suscitava sempre un condottiero su cui scendeva la forza dello Spirito di Dio per liberare il suo popolo (Giud. 3, 9-10.15; 4, 3 seg.; 6, 7 seg.; l0, 10 seg.);

3/ ne risultava un periodo di pace e tranquillità perché il popolo era libero (Giud. 3, 11.30; 5, 31;
8, 28; 15, 32);

4/ in seguito abbandonata di nuovo la legge di Dio, tornava l'oppressione e ricominciava lo stesso processo.

Così l'autore interpretava la storia dei Giudici.
I Giudici erano i condottieri carismatici suscitati da Dio in risposta alla buona volontà del popolo.

Il ripetersi costante ed infallibile dell'intervento liberatore di Dio in risposta alla 'conversione' o alla riforma del popolo dava al lettore la garanzia che lo stesso intervento era possibile anche al tempo suo.
Bastava prepararlo e provocarlo con una profonda riforma della vita nazionale, giacché Dio non è cambiato da allora ad ora.

La forza dello Spirito di Dio avrebbe garantito anche adesso il felice esito della riforma tentata dal popolo.
Sotto questa luce il tempo remoto dei Giudici riviveva per l'autore e per i suoi lettori e acquistava dimensioni di attualità; se volevano che la situazione cambiasse in meglio dovevano fare come i loro antenati.

L'autore del libro dei Giudici inserisce la storia già esistente di Sansone in questo contesto generale.
Per metterla in armonia con la prospettiva e l'obbiettivo globale del libro vi aggiunse una breve introduzione:
«Israele cominciò a fare ciò che non piaceva a Dio;
e Dio permise che cadesse nelle mani dei Filistei...» (Giud. 13, 1) e conclude così: «Sansone governò Israele per 20 anni» (Giud. 15, 20; 16, 31).

Ecco in qual modo una storia vecchia, senza perdere in nulla il suo carattere popolare, cominciò ad avere una funzione di grande attualità: diventò un esempio per chi affronta le situazioni col realismo della fede preparando così la manifestazione della forza di Dio.

L'esempio suscitava la domanda:
«Chi è oggi il nostro Sansone che merita il nostro appoggio e nel quale la forza di Dio si manifesta?».
La risposta che l'autore lascia sospesa è evidente: «il giovane re Giosia».



3. Note al margine della storia di Sansone .

Rimane aperta la domanda:
ma la storia di Sansone è proprio successa?
È proprio vero che Dio approvò tutte quelle cose?
A che servono tanti racconti scabrosi e poco verosimili di amore e morte? Qual è la verità?
E possibile saperla?

Occorre anzitutto tener presenti due cose:
si tratta di letteratura ben popolare; i fatti successero in particolari circostanze di oppressione da parte dei Filistei.

Evidentemente la letteratura popolare non osserva le leggi di una cronaca giornalistica e neppure si preoccupa di dare una versione fotografica dei fatti; si lascia influenzare dai pettegolezzi che gonfiano i fatti secondo l'interesse del momento.

Inoltre una letteratura sorta durante l'oppressione esprimeva necessariamente le profonde aspirazioni del popolo:
sconfiggere i Filistei e riconquistare la libertà.

La letteratura registra esempi del genere durante l'ultima guerra mondiale. Sotto l'oppressione nazista il movimento della resistenza faceva saltare un ponticello.

Il popolo faceva i suoi commenti e il fatto passava di bocca in bocca.
Ci godevano a raccontarlo.
Serviva ad attutire la tensione e a mantenere viva la speranza.
Voleva dire che esistevano forze attive a favore della libertà da tutti sperata.

Mano a mano però che la storia passava di bocca in bocca, le dimensioni del ponte aumentavano fino a diventare fantastiche.
I Filistei avevano invaso tutto Israele e il popolo soffriva.
Si formò un movimento di resistenza per riconquistare la libertà.

Non mancarono gli eroi.
Uno di essi fu Sansone che dette il nome al secolo. Uomo forte e coraggioso, con la sua audacia brutale riuscì a tener viva la speranza del popolo preparando la scalata al potere di David, che molti anni più tardi sconfisse definitivamente i Filistei.

Come la storia del ponticello, Sansone entrò nella leggenda.
La sua storia cresceva mano a mano che passava di bocca in bocca.
Oggi non è più possibile sapere che cosa esattamente egli abbia fatto, come non è più possibile sapere le dimensioni esatte del ponte.

La favola costruita intorno alla persona di Sansone, benché abbia un sicuro fondamento storico non nacque con lo scopo di essere una cronaca dei fatti accaduti. La fonte fu un'altra e un altro fu lo scopo.

Nacque come mezzo per esprimere una speranza e per alimentarla;
funzionava come valvola di sicurezza per aiutare il popolo a respirare.

Era come se il popolo dicesse:
«vogliamo vivere, non vogliamo morire da un momento all'altro!
possiamo ancora sperare, farci coraggio, resistere, perché abbiamo con noi la forza dello 'Spirito di Dio».

Questo obbiettivo concreto provocò un crescendo nella dimensione favolosa e fantastica dei fatti e ci dimostra che la speranza del popolo non conosce limiti. Si tratta di un racconto più patriottico che storico; somiglia piuttosto al monumento di Porta Pia che al grido storico di Garibaldi.
Fu il mezzo che fece crescere la coscienza del popolo e lo mantenne all'erta. Il popolo non poteva adattarsi.



4. La storia di Sansone a fumetti

Nascita di Sansone (Cap. 13). Tutto fa pensare che il bambino diventerà un grande uomo;
il padre si chiama Manoach che vuol dire 'tranquillo'.
La madre è sterile (Giud. 13, 2).
E con tutto ciò nasce un bambino 'terribile'.

Se ne deduce che dietro alle quinte c'è Dio.
Perciò si racconta che la nascita fu annunziata da un "angelo di Dio" il quale chiese di consacrarlo interamente a Dio.
Perciò sua madre deve osservare certe prescrizioni (Giud. 13, 4) e il bambino non si dovrà mai tagliare i capelli (Giud. 13, 5).

Già si prevede il destino di Sansone e la fonte della sua forza:
proviene dalla sua totale consacrazione a Dio che in lui vuole manifestare la forza dello Spirito.
In tutta la Bibbia l'annuncio anticipato della nascita fa parte dello schema secondo il quale il bambino che nascerà è investito di una specialissima missione che realizza il piano di Dio: Giacobbe (Gen. 25, 21-26) Samuele (1 Sam. 1, 1-28) Giovanni Battista (Lc. 1, 5-25) Gesù Cristo (Lc. l, 25-37).

Matrimonio di Sansone (cap. 14). Sansone andò contro tutte le regole.
Si innamorò di una fìlistea nemica del popolo e la sposò.
Nessuno riuscì a dissuaderlo (Giud. 14, 1-3).
Molto tempo dopo il popolo riconobbe in questo fatto la mano misteriosa di Dio che tutto disponeva per il suo bene, perché da questo matrimonio venne la vittoria sui Filistei (Giud. 14, 4).

In altri termini «Dio scrive diritto su righe storte».
I versetti 5-20 sono evidentemente una favola leggendaria intorno ad un fatto che oramai è impossibile dimostrare: uccise un leone all'insaputa dei genitori.

Durante la festa nuziale propose un rebus e perse la scommessa a causa dell'insistenza di sua moglie; dovendo pagare il prezzo di 50 tuniche, entrò in una città filistea, uccise 50 uomini, strappò loro le tuniche e pagò il debito.

E la Bibbia dice che mentre ammazzava «lo Spirito di Jahvè irruppe su di lui» <14, 19). Alla fine dei conti Sansone ritornò furibondo a casa di suo padre. Il suocero aveva dato la figlia ad un altro.

Litiga con i Filistei (cap. 15). Quando Sansone dopo molto tempo andò a trovare sua moglie seppe che il suocero l'aveva ingannato dando la figlia ad un altro. Dalla rabbia prese 300 volpi, le legò due a due sulle code insieme a una torcia accesa e le spinse nei campi di cereali. Bruciò tutto (Giud. 15, 4-5).

I Filistei si vendicarono bruciando vivi la moglie e il suocero.

Sansone rispose per le rime uccidendo un numero «grande di Filistei» e poi si andò a nascondere in una grotta (Giud. 15, 6-8).
L'avvenimento fu causa della rivolta dei Filistei contro gli Ebrei.
I familiari di Sansone, per evitare mali maggiori, mandarono un plotone di 3000 uomini a prendere Sansone e a consegnarlo ai Filistei.
Non volevano seccature.

Sansone si lasciò prendere e consegnare ai nemici della sua nazione.
Ma al momento della consegna lo Spirito Santo si impossessò di lui (Giud.
15, 14); Sansone spezzò le corde, prese una mascella di somaro e uccise 1000 Filistei.

Stanco e assetato dopo questa avventura, chiese a Dio che gli mandasse dell'acqua e una roccia si spaccò e ne scaturì l'acqua. Aveva appena finito di ammazzare 1000 uomini e Dio lo ricompensava con un miracolo!

Fine tragica e gloriosa di Sansone (cap. 16).
Sansone andò a Gaza, città dei Filistei, e entrò in una casa di prostituzione. I Filistei pensarono di averlo preso in trappola.
Chiusero le porte della città.

Ma Sansone esce, scardina le porte delle mura e se le carica in spalla fino nei pressi dell'Ebron. Un viaggio di molte miglia (Giud. 16, 1-3). Poi si innamora di Dalila, anch'essa Filistea.
I Filistei fecero un piano per ucciderlo. Dalila era la persona-chiave.

Doveva scoprire il segreto della forza di Sansone. Sansone la ingannò per tre volte (Giud. 16, 4-14).
La quarta volta Sansone capitolò e rivelò che il segreto si nascondeva nei lunghi capelli: sette lunghe trecce che non erano mai state tagliate, segno della sua consacrazione a Dio.

Mentre dormiva gli tagliarono i capelli, lo presero e lui non ebbe più la forza di resistere. Gli cavarono gli occhi e lo gettarono in prigione.

Quando un uomo permette che un altro si intrometta tra lui e Dio, deviandolo da Dio, perde la forza e il coraggio e diventa zimbello della malizia umana.

Organizzarono allora una grande festa al dio Dagon.

Nel frattempo i capelli di Sansone crebbero ancora di nuovo e la sua forza tornò. Durante la festa Sansone fa crollare il tempio e uccide più Filistei di quanti ne aveva uccisi in tutta la sua vita (Giud. 16, 30).


5. Sansone e Dalila: folclore o qualche cosa di più?

Chi legge questa storia non può fare a meno di provare ripugnanza e ammirazione: ripugnanza per i delitti commessi; che la Bibbia non si preoccupa di nascondere né di giustificare.

ammirazione per l'audacia e l'autenticità di Sansone; non mentisce, è sincero, è del tutto libero; sfida le convenzioni; sconfigge i traditori (suoi familiari) che volevano farlo prendere; non sopporta doppiezza né compromesso.

La Bibbia non approva i delitti e le debolezze di Sansone, si limita soltanto a descrivere quello che il popolo diceva di lui e indica il cammino che dall'oppressione portò alla libertà.

Tuttavia sottolinea il carattere che distingue il cammino dal principio alla fine: sincerità e amore alla libertà.

Mette pure in évidenza un consiglio sempre attuale:
non lasciarsi trasportare dalle parole della donna leggera, perché ne derivano soltanto noie, e perfino un uomo forte come Sansone può uscirne sconfitto.

Sono racconti popolari di un popolo riconoscente che non ignora la colpa, ma che sa perdonare. Sansone fu un bandito, ma viveva e incarnava un ideale che era l'ideale del popolo, ideale sacro: l'amore alla libertà.

Egli contribuì alla piena riconquista della libertà al tempo di David.
Per questo il popolo, guardando i fatti ad una certa distanza, riconosce la mano di Dio in quella storia incomprensibile e si convince che Dio può scrivere diritto su righe storte.

Gran parte della storia di Sansone e Dalila è folclore. Ma non per questo la sua importanza è minore. Il valore sta precisamente nel folclore esuberante che mette in evidenza l'interesse e il giudizio del popolo in tutti quegli avvenimenti:

1/ esprime la speranza di un popolo che cammina verso il futuro appoggiandosi alla potenza di Dio;

2/ esprime l'amore alla libertà e alla sincerità;

3/ esprime la fede incrollabile che Dio cammina con il popolo in tutte le circostanze;

4/ condanna coloro che preferiscono i compromessi e che perciò tentano di togliere di mezzo l'uomo veramente libero.



6. Altre conclusioni


La riflessione sulla storia di Sansone e Dalila ci apre uno spiraglio per capire come nacque la Bibbia e come fu composta.
Non certo da un giorno all'altro.

Nacque per un lento processo che accompagnò il lento formarsi della coscienza del popolo, che alla luce di Dio percepiva sempre più chiaramente la sua responsabilità.

Per questo incontriamo nella Bibbia (e anche solo in uno dei suoi libri) diverse stratificazioni che si riferiscono a epoche differenti.

Nel nostro caso la storia di Sansone è vista da un lato con gli occhi dello scrittore che viveva al tempo del re Giosia;
dall'altro con gli occhi del popolo che visse centinaia di anni prima sotto l'oppressione dei Filistei.

Il libro dei Giudici sembra una costruzione nuova fatta con mattoni vecchi. Lo studio di questo libro della Bibbia prova che l'interesse della Bibbia non è soltanto conservare la storia dei tempi antichi, ma conservarla in modo che dia al popolo una visione di fede d'accordo con quello che il popolo vive al momento presente.

Scopo della Bibbia è mantenere il popolo sveglio e consapevole della sua responsabilità.

La storia di Sansone inoltre rivela la sincerità con cui il popolo raccontava il suo passato: non nasconde nulla.
Senza approvare gli sbagli commessi, si accorge anche del bene che essi contengono.

In questo la Bibbia anche oggi ha ragione.

Basta dare uno sguardo alla storia umana: ogni azione umana è ambivalente, è un misto di bene e di male.
Spesso il male sta alla radice dell'agire mentre le apparenze sono buone.

Gesù ha chiamato 'farisaico' un comportamento del genere quando l'esterno non riflette l'interno.
A volte il male affiora alla superficie mentre la radice è buona.

Dio preferisce questo secondo comportamento, per cui accoglie i peccatori, i pubblicani e le prostitute.

Sansone era un uomo il cui comportamento era molto cattivo, ma nell'intimo egli era molto buono: sincerità, autenticità, amore alla libertà.
Del resto anche la storia della Chiesa è un miscuglio di bene e di male.

In nome di Dio si fecero cose orribili:
certi fatti delle crociate, dell'Inquisizione, della persecuzione agli eterodossi all'inizio del nostro secolo... Non abbiamo diritto di condannare le azioni di Sansone.

Al contrario esse ci chiedono un esame di coscienza.
In fondo ciascuno, esaminando la sua vita e la concatenazione dei suoi gesti, si accorge che il bene e il male si mescolano in modo da formare un tutto inseparabile.
Non per ciò Dio è assente dalla nostra vita.

A questo punto la Bibbia getta la maschera e dice chiaramente: «Ecco chi siamo noi!» Non nasconde né giustifica, ma riconosce e confessa tentando di 'riformare' e 'convertire'.

Al mondo non piacciono gli uomini liberi che non vanno dietro alla legge della maggioranza, che sfidano tutti e scomodano amici e nemici, come faceva Sansone. Però il più delle volte proprio loro preparano un futuro migliore.

Possono fare molti sbagli, come Sansone e come tanti che anche oggi si battono per un futuro migliore.

Ma non riconoscere ciò che vi è di positivo e l'appello di Dio che sta in loro, sia ieri che oggi, è «peccare contro lo Spirito Santo», come dice Gesù.

Di lui dissero che aveva il demonio in corpo perché scomodava e impediva a molti di stare tranquilli. Per giustificarsi attribuivano al più grande avversario di Dio quello che Dio stava operando in Gesù Cristo per liberare gli uomini (cf. Mc. 3, 23-30).

Per un peccato del genere non c'è perdono, perché ostruisce la sorgente dell'acqua che potrebbe lavare e purificare il male della nostra vita. Sarebbe come se tagliassimo alla radice qualunque tentativo di 'riforma' proprio col pretesto di voler fare riforme e innovazioni.




SEGUE..


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Pierino








[Modificato da mlp-plp 09/10/2009 13:42]
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