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"Viaggiando" nella BIBBIA...

[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. I [SM=g6198] [SM=g6198] (seguito)

4. Dio come vorrebbe il mondo? Situazione ideale.


Neppure l'autore sa come dovrebbe essere il mondo.
Sa soltanto che Dio è buono, giusto, verace.
Per cui si immagina una situazione diametralmente opposta a quella che egli conosce.

Una situazione di radicale benessere:il Paradiso.
Nel Paradiso' descritto dal Gen. 2, 4-25:

l/la donna non è più dominata dal marito ma è la sua compagna, in tutto uguale all'uomo (Gen. 2, 22-24);

2/ la vita non finisce mai, perché c'è «l'albero della vita» (Gen. 2, 9);

3/ la terra produce alberi e frutti abbondanti e non è deserta (Gen.2, 8-9);

4/ il lavoro non opprime, anzi è leggero e rende molto, perché aver cura di un giardino alberato non richiede troppa fatica (Gen. 2, 15);

5/ la fertilità della terra è garantita da un'abbondanza d'acqua che nessun'altra parte del mondo possiede (Gen. 2, 10-14);

6/ gli animali, invece di essere nemici dell'uomo, gli obbediscono e lo servono (Gen. 2, 18-20);

Dio è amico degli uomini ed ha familiarità con loro perché passeggia, chiacchiera con Adamo (Gen. 3, 8); 8/ non esiste violenza, né abuso (in senso magico) delle cose divine e neppure dominio arbitrario sugli altri.

È la perfetta armonia:
armonia tra l'uomo e Dio, tra l'uomo e gli altri uomini, tra l'uomo e gli animali, tra l'uomo e la natura.
È l'ordine radicale; tutto l'opposto del caos che egli conosce e soffre nella vita quotidiana.

Non esiste più ambivalenza.
È ciò che Dio vuole.
Il Paradiso è - per così dire - il bozzetto del mondo.

Una tale pianta della costruzione del mondo Dio la consegnò all'uomo, suo impresario, affinché egli, con le proprie mani costruisse la sua felicità.

L'uomo possedeva la possibilità reale:
1/ di vivere sempre ed essere immortale;

2/ di essere felice senza mai soffrire;

3/ di vivere in armonia con Dio senza mai peccare.
Non solo ce l'aveva, ma ce l'ha, perché Dio non ha cambiato idea.
Dio vuole ancora quel Paradiso.
Tale Paradiso dovrebbe esistere.
Con la sua descrizione l'autore denuncia il mondo di cui ha esperienza.

E il lettore, illuminato dalla sua denuncia, si pone la domanda, che è il primo passo verso la 'conversione':
«Ma perché, allora, il mondo è tutto il contrario di quello che dovrebbe essere?
Chi è il responsabile?».

Posto il problema, la risposta sarà data dalla descrizione del «peccato originale».

5. Chi è il responsabile? Qual è l'origine del male che esiste nel mondo?

L'autore parla un linguaggio strano per le nostre orecchie, ma molto chiaro e realista per quell'epoca.
La proibizione:
«Non mangerai dell'albero del bene e del male» suona arbitraria per noi.
Ma per loro, l'immagine dell'albero rappresentava la sapienza che guida l'uomo nel corso della vita. (Prov. 3, 18).
La Sapienza determinava il bene e il male, cioè quello che portava o no alla pienezza della vita, presso Dio.

Dio stesso aveva dato all'uomo una simile capacità di conoscenza, per mezzo della legge.
Per cui l'uomo che volesse definire da solo ciò che lo avrebbe portato o no alla vita (bene e male), poteva trovare qualunque cosa, eccetto la vita. Avrebbe trovato la morte.

La proibizione di mangiare i frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male significa la denuncia di un'umanità che non si cura della legge di Dio e decide di essere lei stessa il criterio unico e assoluto del proprio comportamento morale;
la vita non è più per l'uomo né dono né impegno, è sua proprietà esclusiva, al di fuori di qualsiasi rapporto di valori.
Per l'autore, la legge di Dio è strumento di ordine e di progresso.
La osservanza porta alla conquista della Pace e alla costruzione del Paradiso.

La radice del disordine stava nel fatto che i suoi contemporanei cominciavano ad abbandonare la legge, che sarebbe come dire la
«dichiarazione dei diritti e dei doveri degli uomini».

Il frutto proibito significa l'abuso della libertà contro Dio e perciò contro lo stesso uomo.

Per quale ragione gli uomini abbandonavano quel progetto di vita?
Il serpente li attraeva.
Il serpente simbolizza la religione cananea:
religione piacevole, con il culto rituale del sesso, libera da qualsiasi impegno etico, esigente soltanto rispetto al rito.
Costituiva la grande tentazione che lusingava il popolo a rifugiarsi in un rito facile, lontano dalle dure esigenze della legge.
Era questa, concretamente, al tempo dell'autore, la radice del peccato del popolo.

Con una simile precisazione l'autore spinge i suoi contemporanei ad una seria revisione di vita.
Il loro mondo potrebbe essere differente se non andassero dietro al 'serpente'.
L'autore non pensa tanto a quello che è successo in passato, quanto a ciò che accade intorno a lui e, forse in lui stesso.
È una confessione pubblica di colpa.

Adamo e Eva potrebbero chiamarsi: «Un Uomo e una Donna», per dire:
tutti noi.
Essi sono lo specchio critico della realtà che aiuta a scoprire in noi l'errore localizzato in Adamo ed Eva.

È proprio inutile chiedersi:
«perché dobbiamo soffrire noi per causa di un Uomo e di una' Donna?».
Non si tratta di scaricare la colpa sugli altri, ma di arrivare a riconoscere:
«Sono io che faccio questo! lo sono corresponsabile del male che esiste».

L'Autore non è nostalgico:
«Anticamente, tutto era così buono! ».

Egli vuole che tutti si scuotano, si sentano responsabili e aggrediscano il male alla radice, dentro di loro.
Vincere è sempre possibile, perché Dio lo vuole.
La descrizione dell' «origine del male» non si conclude con la catastrofe del «peccato originale».
La deviazione iniziale è appena il primo passo della disgrazia.

1/ Slegato da Dio, abusando della propria libertà contro Dio stesso, l'uomo si slega anche dal fratello: Caino uccide Abele; Caino rappresenta chiunque maltratta e uccide il fratello.

2/ La violenza si moltiplica spaventosamente fino a settantasette volte (Gen. 4, 24).

3/ Separatosi da Dio e dal fratello, l'uomo si mette sulla difensiva e cerca salvezza nella fuga, usando il rito e la magia (Gen. 6, 1-2).

4/ Finalmente, continuando di questo passo, l'umanità si impenna e si disintegra perché la convivenza e l'agire insieme diventano impossibili. (Torre di Babele).

Nonostante tutto, però, l'autore spera e predice la vittoria dell'uomo sul male, che viene dal serpente.


SEGUE..



Una stretta di [SM=g1902224]




[Modificato da mlp-plp 09/10/2009 13:36]
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