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[SM=g1916242] "Viaggiando" nella BIBBIA...






[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. II [SM=g6198] [SM=g6198]

Abramo: un uomo in cerca di assoluto.


1. Difficoltà sorte circa la figura di Abramo

Di Abramo si parla nel Gen. 12-25.
La sua vita non era facile ma lui godeva il vantaggio di avere Dio vicino a sé. Dio interviene, parla con lui ed orienta la sua vita.

E oggi?
Dove sta questo Dio?
Dio è cambiato, o noi siamo diventati più cattivi?
Se la storia di Abramo serve appena come esempio su cui riflettere per tirare qualche conclusione sulla mia vita, oggi, francamente preferisco pensare a Giovanni XXIII, a Luther King o a Gandhi. Uomini che hanno vissuto più da vicino la nostra vita di oggi.

Abramo ha vissuto una situazione del tutto differente.
Insomma, Cristo è già venuto, Abramo ha preparato la sua venuta.
A che serve esaminare ciò che è vecchio, dal momento che il nuovo sta sotto i nostri occhi?

Quando la casa è pronta, le impalcature si tirano via.
Continuare a discutere per sapere come era la vita di Abramo potrebbe essere una buona scusa:
«mi interesso di religione, quindi sono a posto e compio il mio dovere». Di fatto, però, non fa quello che dovrebbe per aiutare il mondo a diventare migliore.

Problemi del genere sono seri e mettono in dubbio la figura di Abramo rispetto a noi, oggi. Stando così le cose, come possono aiutarci testi antichi a risolvere i nostri problemi e a scoprire Dio nella nostra realtà?
Vale anche in questo caso quello che abbiamo già detto rispetto al Paradiso:
la nostra maniera di interpretare la figura di Abramo non corrisponde allo scopo dell'autore.



2. Il punto di vista della Bibbia rispetto alla figura di Abramo

Un esempio: celebriamo la presa di Roma commemorando il grido di Garibaldi: «O Roma, o morte».
Ci sono tante maniere di commemorare questo fatto:
1/i libri di storia adottati nelle scuole;
2/ il monumento di Garibaldi sul Gianicolo;
3/ la festa del XX Settembre;
4/ il proclama di Pio IX che nel 1870 si rinchiuse in Vaticano.
Maniere differenti di commemorare lo stesso fatto.
E se le analizziamo tutte attentamente, nessuna delle quattro è capace di darci una versione esatta del fatto in sé.

La storia è molto complessa; le interpretazioni sono spesso contraddittorie.
I libri di storia danno una versione del fatto in sé, e neppure la più oggettiva.

Il monumento di porta Pia, a Roma, ostenta l'importanza dell'avvenimento, così come lo sentirono coloro che l'hanno costruito.
La celebrazione del XX Settembre rivela un modo di interpretare il fatto; il proclama del Papa prigioniero ne rivela un altro.
Con la presa di Roma, ebbe inizio un processo, ancora in germe nel 1870, oggi molto importante per tutti noi;
la fine del potere temporale dei Papi.

I ricordi e le commemorazioni non si preoccupano del fatto in sé, quanto del significato che esso riveste per la vita.
Figuriamoci come sarebbe un monumento costruito a pezzi e bocconi: 1870.... 1970: Crispi - Mussolini - Saragat.
Ne risulterebbe un monumento sconnesso ed eterogeneo.
Ogni statista vi scolpirebbe un tratto corrispondente alla sua ideologia sulla libertà e sulla indipendenza.

I racconti della Bibbia rispetto ad Abramo compongono un monumento del genere.
Abramo visse verso l'anno 1800-1700 prima di Cristo.
In quel tempo lontano cominciò a nascere qualcosa, di per sé insignificante, ma molto amato dal popolo.

I discendenti di Abramo celebravano il fatto in sé, dandogli però il significato che assumeva per la loro vita.

In epoche successive (sec. X, sec. IX, sec. VI) si elaborarono nuove descrizioni corrispondenti alla mentalità del tempo;
finché, nel V sec., qualcuno stese la redazione definitiva, che è quella della nostra Bibbia.

È una mescolanza delle quattro descrizioni precedenti. Lo ha scoperto la ricerca scientifica degli ultimi 50 anni.
I racconti di Abramo somigliano a un monumento sconnesso ed eterogeneo.
Per cui è molto difficile sapere esattamente come andarono le cose, tanto più che la Bibbia non si preoccupa di dircelo.

L'interesse della Bibbia consiste nel presentare al popolo del suo tempo la figura di Abramo in modo tale che i contemporanei possano impararvi come scoprire la presenza di Dio e come camminare con lui nella vita. Camminare è indispensabile.

Ma tutto questo non è falsificare la storia?
Di un Tizio posso fare una fotografia o una radiografia.
Una è completamente differente dall'altra.
I libri di storia fanno la fotografia dei fatti.
La Bibbia li vede ai raggi X.

In tutt'e due i casi, i risultati sono reali, ma molto differenti. Inoltre, è quasi impossibile percepire tutta l'importanza e il senso di un fatto, nel momento in cui si svolge.
Ci riusciamo soltanto guardandolo da lontano.

Quando imbocchiamo una curva molto larga non ce ne accorgiamo neppure.
Ma chi guarda la strada da lontano è in grado di distinguere nitidamente l'inizio della curva.

Quando Abramo entrò nella «curva» che modificò il corso della sua vita, lui stesso, forse, non se ne rese conto.
Ma guardando il fatto a grande distanza, il popolo dice:
«la nostra vita con Dio cominciò lì, con Abramo».

La Bibbia racconta il fatto non già come lo visse Abramo, ma come lo vide il popolo a distanza di anni, attraverso il prisma dei problemi avvicendatisi nelle epoche successive della sua storia.

3. Com'era la vita di Abramo?

Da tutto quanto è stato detto, nasce una curiosità:
ma insomma, com'era la vita di Abramo?
Come avvenne quell'ingresso storico di Dio nella vita degli uomini?
Quale fu il fatto concreto in cui riconobbero l'inizio dell'azione di Dio?

Saperlo, ci aiuterà a vedere la nostra vita ai raggi X e a scoprire, là dentro, i segni della venuta e della presenza di Dio.
Abramo visse nei secoli XIX - XVII prima di Cristo.
Uscì dalla terra di Ur dei Caldei (oggi Irak, sul golfo persico), risalì l'Assiria (oggi Siria) fino alla città di Haran.
Di là, scese nella Palestina, entrò in Egitto, ritornò nella Palestina, dove morì nella città di Hebron.

Fece tutto per ordine di Dio, stava in contatto con lui.
Basta leggere la Bibbia (Gen. 12-25).
A questo punto bisogna notare' due elementi che illuminano il fatto dal punto di vista storico.

1/ In quel tempo esisteva un movimento emigratorio che, dalla regione del Golfo persico, attraversava la Siria e scendeva giù, lungo la Palestina, fino all'Egitto.
Abramo era uno dei tanti.
Non si distingueva dagli altri.

2/ Tutte le tribù che lasciavano le proprie terre in cerca di terre migliori, avevano i loro dèi. Erano gli «dèi della famiglia». Qualunque cosa facessero, era per ordine degli dei.

Conclusione:
ma allora Abramo era come tutti gli altri?
Non aveva niente di differente che lo distinguesse, neppure la sua fede?
Era uno dei tanti che si perdevano nella massa anonima?
Cosi sembra, guardando i fatti dall'esterno.

Che volevano significare quei popoli antichi quando parlavano di «Dio»? Che tipo di Dio era il loro?
il Dio della Bibbia o un altro, del tutto differente?

La religione comune a tutti i popoli che vivevano nel deserto, nacque, in parte, nella maniera seguente.
Succede sempre che la vita è il risultato di un'armonia fra la natura e l'universo:
piogge di primavera, greggi che svernano a valle, avvicendarsi delle stagioni, inondazioni che irrigano i campi, il sole che sorge ogni mattina, il giorno, la notte, i mesi e gli anni che si succedono.
Finché durerà tale armonia, la vita sarà al sicuro, perché la terra avrà di che germinare e l'uomo di che vivere.

Ma sappiamo che la vita è costantemente minacciata da forze imprevedibili:
terremoti, bufere, malattie, inondazioni disastrose ecc.
Ci sentiamo impotenti ad intervenire nelle forze dell'armonia e del disordine.
Sono più grandi di noi e non riusciamo neppure a spiegarle.
Si pensa che siano forze ultraterrene o divine. Per poter continuare a vivere, l'uomo deve farsele amiche.

Perciò comincia ad adorarle e così nasce la religione.

E, così, ogni popolo o gruppo umano si crea il suo dio protettore (patrono).

In quel lontano tempo, per vivere bene, in modo degno di un uomo, per garantirsi e preservarsi la vita, bisognava adorare gli dèi.
Guai a chi non lo avesse fatto!
Avrebbe messo e repentaglio la vita sua e quella degli altri, perché il Dio poteva irritarsi e non curarsi più di mantenere in equilibrio le forze della natura.

«Dèi» del genere non erano affatto Dio.
Erano espressione dei desideri e della paura degli uomini, della loro volontà di vivere.

Il culto dato agli dèi esprimeva la volontà dell'uomo di vivere con sicurezza.

In questo senso Abramo, al tempo suo, fu un uomo sincero, cercava di vivere bene, adorando quel Dio che aveva ereditato da suo padre.

Al giorno d'oggi la scienza ha demolito l'antica teoria dell'armonia e del disordine dell'universo.
Non provengono da forze divine. Per esempio:
il sole non sorge perché Dio lo spinge.
Le scoperte scientifiche hanno cambiato tutto.

Non è cambiata soltanto la volontà eterna dell'uomo di vivere una vita sicura, di riuscire ad essere fedele, di poter conservare la vita, di fare liberamente quello che gli dice la sua coscienza.

Al tempo di Abramo gli uomini riuscivano a farlo adorando le divinità e esercitando culti di magia.
Anche oggi c'è tanta gente che fa lo stesso, cercando di dare senso e valore alla vita.

Abramo cercava l'ideale della vita, il valore assoluto, cioè il valore più alto che, per se stesso, dà valore a tutto il resto.
Anche oggi c'è tanta gente che cerca il valore della vita e il valore assoluto, con una religiosità simile a quella di Abramo.
Alcuni lo fanno senza pensare alla religiosità, né a Dio né alla divinità, come per esempio nel lavoro per la famiglia, nello sforzo di costruire un mondo più giusto, più umano, più fraterno, nella professione di medico, di avvocato ecc.

Tutti pensiamo di realizzare la nostra vita umana e di cogliere nel segno.

In fondo, la preoccupazione di tutti è la stessa, benché le forme concrete di viverla siano molto diverse.
In quel tempo tutti vivevano il senso verticale della 'divinità'!
Oggi molti preferiscono il senso orizzontale dell"umanità' (lavorare per gli altri dare il mio contributo per il bene di tutti).



SEGUE..


Una stretta di [SM=g1902224]



Pierino









[Modificato da mlp-plp 09/10/2009 13:39]
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