00 09/11/2009 18:15
Come si diffonde il virus? Quali sono i sintomi? Quando preoccuparsi? Da dove viene il virus?
QUALI SONO I SINTOMI?

Ecco la percentuale di pazienti che accusano il singolo sintomo. Come si può notare non tutti i pazienti hanno febbre o tosse, che pure sono i sintomi più comuni. I medici consigliano di stare a casa finchè si è asintomatici per 24 ore.



COME SI DIFFONDE IL VIRUS?

QUALI SONO I SINTOMI?

I tempi di incubazione dell’infezione vanno da 1 a 7 giorni, ma più spesso da 1 a 4. Un soggetto influenzato è da considerarsi infettante da un giorno prima della comparsa dei sintomi a 7 giorni dopo l’inizio. I bambini possono essere infetti anche per 10 giorni. I virus dell’influenza si diffondono direttamente da persona a persona, espulsi nell’aerosol di saliva con i colpi di tosse e gli sternuti degli infetti. A volte ci si può infettare toccando oggetti o superfici (maniglie, ripiani, ecc) infette, e poi portandosi le dita agli occhi, al naso o alla bocca.

QUANDO PREOCCUPARSI?
Nei bambini la respirazione accelerata o difficoltà a respirare, colore della pelle bluastro o grigiastro, difficoltà a bere liquidi, vomito grave e persistente, difficoltà a svegliarsi e a interagire, irritabilità tanto da non voler essere tenuto in braccio, peggioramento di febbre e tosse dopo un breve miglioramento. Negli adulti difficoltà a respirare o fiato corto, dolore o senso di oppressione a petto e addome, improvviso giramento di testa, confusione, vomito grave e persistente, peggioramento di febbre e tosse dopo un breve miglioramento. «In questi casi non si va in ospedale, ma si chiama il medico di famiglia» dice Pregliasco. «Andare in pronto soccorso significa solo trasmettere questa malattia agli altri pazienti in attesa. Sarà il medico di famiglia a predisporre il percorso terapeutico migliore».

DA DOVE VIENE IL VIRUS?
«L’attuale pandemia non è una ripetizione della Spagnola del 1918, ma il proseguimento di quella infezione, cioè si tratta della infezione di quello stesso virus» dice Robert B Belshe, della Division of infectious diseases and Immunology, Saint Louis University, St. Louis. Il ceppo è infatti lo stesso, anche se non identico: è già circolato dal 1918 al 1957 e poi ancora dal 1977 a oggi. Certo è un po’ cambiato, ma le caratteristiche epidemiologiche di questa pandemia, cioè le persone che colpisce, sembrano dimostrare che gli anticorpi formati in quelle epidemie diano una protezione almeno parziale anche contro questa.

Franco

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bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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