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La pessima figura di Delemme - Una stele di infamia per Philippos

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2011 19:54
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Nuova replica di csssstrinakria l'arcicensore:


Ho cinque minuti da perdere e li sciupo rispondendo alla mail di un venditore di parole.
Innanzitutto non credo capisca molto di satira, altrimenti avrebbe capito il senso della discussione. Il papa ex cathedra è infallibile e in questo caso abusa della sua autorità pur non "legiferando" sotto lo "spirito santo cattolico".
Il "filologo" si arrampica sugli specchi giocherellando con le parole. Il documento fa riferimento ad una DIRETTIVA del papa in ACCORDO con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Quindi, se avesse avuto un po' di intelligenza avrebbe capito che in questo caso non c'entra nulla l'infallibilità del suo papa ma una DIRETTIVA non si può ignorare come ben evidenzia lo scritto: "Alla luce di quanto esposto, "DOVRANNO ESSERE OSSERVATE LE SEGUENTI DIRETTIVE...".
Questo individuo somiglia più a Vanna Marchi che ad un filologo.
Ritengo solo "fuffa" quello che scrive ed è evidente che è lui che non sa leggere e non noi.

Le sue non sono argomentazioni ma presunzioni a cominciare da questa sua bestemmia: "È la Bibbia che NASCE dalla chiesa cattolica perché è una sua invenzione".
Questo tizio non c'è con la testa. Fare NON significa catalogare, quindi "Vanna Marchi" spreca il suo fiato e si arroga un diritto mai attestato.

È accertato che il primo cristianesimo si corruppe per vari motivi e che con i concili vennero approvate molte dottrine settarie, fino al momento minoritarie. Così quel cristianesimo corrotto divenne chiesa di stato che schiacciò di fatto tutte le altre chiese. Quindi aver catalogato libri già attestati, (ricordiamoci che i Vangeli erano autoritativi, perciò catalogati e fintanto che anche un solo libro era catalogato in modo inequivocabile nel primo o secondo secolo, allora è certo che il canone così come ce lo abbiamo non può essere merito della chiesa cattolica) insieme ad altri non riconosciuti dalle chiese diverse da quella cattolica, è dimostrazione che questa chiesa si catalogò i libri già attestati ed altri che per evidenti contraddizioni con il messaggio uniforme non furono accettati.
È interessante un passaggio presente nel libro di B. Metzger "Il Canone del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia, 1997" a pag. 248:
"Detto altrimenti, in luogo di sostenere che certi libri erano accidentalmente accolti nel canone del Nuovo Testamento e altri ne erano accidentalmente esclusi - fosse l'esclusione dovuta all'attività di individui o sinodi o concili -, risponde maggiormente al vero affermare che certi libri si esclusero da se stessi dal canone".
Pertanto, i libri che noi riconosciamo, sono stati catalogati in base a criteri che rimandavano alle scelte fatte nel I secolo EV, quindi l'argomentazione di Polymetis è priva di fondamento.
Il tentativo maldestro di questa persona è evidente, vorrebbe farci credere che l'assenza del canone lasciava gli ebrei senza nessuna Sacra Scrittura, cosa del tutto falsa perché i primi cristiani accettavano come ispirate le Sacre Scritture disponibili a quel tempo.
Pertanto nel IV secolo non c'è stato nessun "parto biblico", nessuna nascita. Per questo venditore di parole dovremmo attribuire ad un semplice bibliotecario la paternità di una legislazione esistente e riconosciuta da tutta la comunità esistente prima di allora.

Che il tizio in questione non sappia leggere e di conseguenza non capisca lo si evince da un altro suo passaggio: "si illude che attaccarmi sul privato faccia crescere le sue quotazioni". Dove starebbe questo attacco sul privato? Poverello, la riflessione nasce spontanea quando afferma di essere d'accordo col papa sull'eliminazione del Nome di Dio ma non lo è quando il papa si schiera contro l'omosessualità. Questo sarebbe un attacco personale? Probabilmente s'è laureato di notte e con la nebbia fitta. La mia è una semplice considerazione dell'ipocrisia di certi cattolici "del comodo" (è un'espressione idiomatica diversa da "di comodo").
Afferma che nessuno ha saputo controbattere sull'argomento "omosessualità" e che ha avuto ragione su tutti i fronti.
Ora "Vanna Marchi" vorrebbe venderci altra "fuffa". Le argomentazioni presentate da questo tizio non hanno dimostrato nulla. Ha semplicemente tagliato il pelo in mille parti ha accatastato milioni di parole citando questo e quello, ma di fatto ha chiuso gli occhi sulla condanna dell'omosessualità nella Bibbia. "Uomini che giacciono con uomini", grandi o piccoli che fossero, sempre di omosessualità si tratta. Che non fosse conosciuto il termine è ininfluente, noi che non siamo filologi non guardiamo al termine ma ALL'AZIONE. L'azione omosessuale è condannata dalla Bibbia.
Davanti ad un morto, "Vanna Marchi" affermerebbe che non è morto perché il termine non esiste, direbbe che è senza vita, che non respira, ma non affermare che è morto.
Ora se vuole capirlo, bene, diversamente, vada a sciorinare la sua biancheria altrove. Non possiamo considerarlo un filologo, semmai un corruttore della lingua parlata e scritta. Le manifestazioni di chi è fobico sono le stesse di questo individuo, ciò ci autorizza a dedurre che....
Sulle gratuite offese alla nostra Organizzazione ed ai testimoni di Geova in genere, sorvolo, non rispondo a chi della propria bocca ne fa una greppia.



Mia replica:



“ Il papa ex cathedra è infallibile e in questo caso abusa della sua autorità pur non "legiferando" sotto lo "spirito santo cattolico".”



Perché abuserebbe della sua autorità? Il papa non legifera solo ex cathedra, perché tutti sanno già, se sono cattolici istruiti, che ci sono diversi livelli del magistero, ossia se un pronunciamento è ex cathedra è una legge vincolante per potersi definire cattolici, se non è ex cathedra è una legge che si può ignorare o contestare pur rimanendo cattolici. Il papa non abusa della sua autorità perché chiunque se è un lettore teologicamente dotto sa come inquadrare le leggi che promanano dal papa e dunque sa a cosa è obbligato ad attenersi e a cosa no.


“Il "filologo" si arrampica sugli specchi giocherellando con le parole. Il documento fa riferimento ad una DIRETTIVA del papa in ACCORDO con la Congregazione per la Dottrina della Fede. “



Non mi arrampico per nulla sugli specchi, ho semplicemente corretto, da filologico, la vostra erronea attribuzione del testo al papa, giacché avevate scritto: “Filippo ha presentato un documento del papa che obbliga nella liturgia e non solo, la sostituzione del Tetragramma YHWH, Sacro nome di Dio. “
Ora, che il documento sia stato scritto su direttiva del papa non mi sembra d’averlo negato, come tutti potranno leggere nella mia e-mail, ho semplicemente spiegato che non è un documento del papa. Non l’ha scritto lui, semplicemente è stato ispirato da una sua direttiva.


“Quindi, se avesse avuto un po' di intelligenza avrebbe capito che in questo caso non c'entra nulla l'infallibilità del suo papa “



Ma io ho scritto che l’infallibilità del papa non c’entra nulla solo perché voi avete intitolato la discussione riferendola all’infallibilità pontificia, cioè col titolo “le direttive del papa ex cathedra”.


“ma una DIRETTIVA non si può ignorare come ben evidenzia lo scritto: "Alla luce di quanto esposto, "DOVRANNO ESSERE OSSERVATE LE SEGUENTI DIRETTIVE...". “



Veramente sì, si può ignorare. In quanto il documento non è infallibile, il fatto che contenga un ordine, rende l’ordine non infallibile. Se ordino qualcosa, ma l’ordine è in un contesto non infallibile, ipso facto la trasgressione dell’ordine rende non eretici ma “temerari” (secondo la terminologia tecnica del diritto canonico). Siete voi TdG ad avere un magistero monolitico e dunque a non concepire le sfumature del magistero.



“Le sue non sono argomentazioni ma presunzioni a cominciare da questa sua bestemmia: "È la Bibbia che NASCE dalla chiesa cattolica perché è una sua invenzione".
Questo tizio non c'è con la testa. Fare NON significa catalogare, quindi "Vanna Marchi" spreca il suo fiato e si arroga un diritto mai attestato. “



Cosa vuol dire catalogare? Il problema non è chi abbia scritto la Bibbia, ma chi abbia detto che la Bibbia è quella e non dell’altro. In fatto che esista un vangelo di Matteo, non rende di per sé lo scritto ispirato, perché il fatto che esista uno scritto (tra i tanti che vi furono nel I secolo, v. Lc 1,1-2), non implica che il testo sia ispirato. Ora, che i testi che compongano il NT esistano da prima del canone, non è in discussione, quello che è in discussione è come fare a sapere, prescindendo dalla Chiesa, cosa faccia parte del canone. Io poi posso ovviamente ritenere che la Chiesa abbia anche scritto il NT, nel senso che coloro che lo scrissero facevano parte della Chiesa, ma siccome voi non credete invece che facessero parte della mia Chiesa, l’argomentazione non andrebbe in porto. Con la faccenda del canone invece la cosa è diversa, perché esso giunge alla sua forma attuale solo nel tardo IV secolo, cioè addirittura dopo il Concilio di Nicea, e dunque è certamente opera della mia Chiesa, giacché gli ignoranti di Brooklyn collocano la nascita della Chiesa cattolica al tempo di Costantino, e dunque il canone del NT, essendo giunto alla sua forma definitiva dopo tale data, è un prodotto della mia Chiesa.


“È accertato che il primo cristianesimo si corruppe per vari motivi e che con i concili vennero approvate molte dottrine settarie, fino al momento minoritarie.”



Ma, che buffo, oggi persino i dilettanti che non sanno neanche l’alfabeto greco e non saprebbero neppure da che parte prendere in mano una fonte antica pensano di poter dire cosa il mondo accademico abbia o meno accertato… Ah, i bei tempi in cui tutte le opere storiche erano scritte in latino, impedendo agli storici della domenica di dibattere… Oh, che rimpianti! Beh, a parte il dispiacere di vedere che alcuni 'am hà'àreṣ che dibattono, si potrà valutare quello che scrivono. Si dice che il cristianesimo si corruppe, e che man mano con vari concili si approvarono idee sbagliate a prima minoritarie. Ora, i TdG sono forse in grado di produrre qualcuno che, prima del IV secolo, cioè prima di Nicea, attesti di credere al canone del NT attuale con tutti e soli i 27 libri oggi presenti? Perché vedete, prima del IV secolo ci sono solo canoni parziali e visioni distinte sui singoli libri. Il caso più eclatante e a fine II secolo il canone muratoriano che ha 22 dei 27 libri attuali. Si può dunque dire tranquillamente che i TdG accettino una dottrina, cioè il canone attuale a 27 libri, che nella sua forma odierna non esisteva prima del IV secolo, cioè dopo Nicea. Ma perché accettano una dottrina che s’è man mano trasformata, ed è arrivata alla sua forma attuale solo nel IV secolo, mentre con lo stesso motivo negano altre dottrine, come la Trinità, adducendo come pretesto che si sarebbero trasformate tra I e IV secolo, giungendo alla loro forma definitiva solo nel IV secolo? Visto che la stessa cosa vale per il canone, e che esso NON ESISTE nella sua forma attuale prima del IV secolo (in caso contrario me lo si mostri), allora perché essi rigettano altre dottrine venute a compimento del IV secolo, mentre accettano una tarda dottrina come il canone?


“Così quel cristianesimo corrotto divenne chiesa di stato che schiacciò di fatto tutte le altre chiese. “



Fate un po’ voi. La prima attestazione del canone attuale è in una lettera festale dell’odiato Atanasio nel 376 d.C., cioè dopo Nicea e Costanino. Il cristianesimo diventare religione di Stato con Teodosio nell’editto di Tessalonica del 381, quindi il canone e la Chiesa cesaropapiste sono fenomeni coevi.


“uindi aver catalogato libri già attestati, (ricordiamoci che i Vangeli erano autoritativi, perciò catalogati e fintanto che anche un solo libro era catalogato in modo inequivocabile nel primo o secondo secolo, allora è certo che il canone così come ce lo abbiamo non può essere merito della chiesa cattolica) “



Questo è tanto vero quanto irrilevante. E’ vero che i Vangeli sono stabili all’interno della Grande Chiesa già dal II secolo, il problema è che il canone del NT non coincide coi Vangeli. I Vangeli sono 4, i libri del NT sono 27. Ora, ci si fosse un accordo di massima su circa 22 dei 27 libri attuali all’interno della Grande Chiesa, non implica assolutamente che ci fosse accordo su testi che pure fanno parte del canone dei TdG come Giacomo od Ebrei. In particolare la lettera agli Ebrei è stabile circa dal 380 nelle raccolte canoniche, quella di Giacomo dal 350. Sicché, per avere questi testi nel canone, occorre passare per la Chiesa del tardo IV secolo e considera autoritativa, in caso contrario i TdG dovranno accontentarsi di un canone decurtato.
Inoltre, che già dal 200 ci sia un nucleo del NT stabile intorno a circa 22 dei 27 libri attuali è verissimo, ma è verissimo solo se consideriamo le fonti della Grande Chiesa. Il problema è presto detto: se si prendono i Padri della Chiesa, che per l’appunto fanno parte della mia chiesa, si avrà questo accordo di massima su circa 22 libri, e sempre all’interno della corrente della mia chiesa si arriverà verso il IV secolo ai 27, ma, per l’appunto, sempre della corrente della mia chiesa si tratta. Come facciamo a saperlo? Perché questi Padri, in cui troviamo queste liste canoniche, si riconoscevano in una Chiesa che diceva di sé che a garantire la propria ortodossia era la successione apostolica di vescovo in vescovo, e che dunque, poiché ogni vescovo aveva ricevuto l’imposizione delle mani da un vescovo precedente, e così all’indietro sino agli apostoli, allora i vescovi di questa Chiesa erano legittimi ed in comunione tra loro. Vale a dire che le fonti in cui nel II secolo troviamo un canone con circa 22 libri sono le stesse fonti che considererebbero eretici i TdG in quanto essi non possono vantare alcuna successione apostolica, essendo nati dalla follia di un americano del XIX secolo oggi morto.
I TdG, poiché non hanno alcuna successione apostolica, come tutti i protestanti, sono critici verso il criterio della successione apostolica, e sostengono che non provi nulla. Ma così facendo essi delegittimano le fonti del II secolo da cui traggono un canone parziale. Perché, lo ripetiamo, quello è solo il canone di una corrente, cioè una corrente, quella della Grande Chiesa, che si riconosceva nella successione apostolica. Ma non è che nel II secolo ci fosse solo la Grande Chiesa, c’era anche una quantità di altre sette, ad esempio vari gnostici, chiese valentiniane ad esempio. Ora dunque è verissimo che nel II secolo la mia chiesa aveva circa 22 dei 27 libri attuali, il problema è che i TdG non credono alla validità della successione apostolica, cioè alla validità del criterio che legittimava la Chiesa che aveva questo canone di circa 22 testi, sicché non si vede proprio che senso abbia dire che nel II secolo i cristiani avevano un canone già parzialmente formato. Che ci fosse un canone già parzialmente formato infatti è valido solo se ci si limita a considerare le fonti patristiche della mia Chiesa, che però i TdG rigettano, perché se andiamo a vedere quali altri testi sacri gli altri cristiani considerassero ispirati nel II secolo vedremmo che c’erano gruppi col Vangelo di Tommaso, altri col Vangelo di Filippo, di Valentino, ecc. Dunque, perché non classificare anche questi testi come parte del canone visto che alcuni cristiani del II secolo li consideravano ispirati? I TdG odierni che parlano di un canone già quasi formato nel II secolo cioè non si rendono conto che per ottenere questa idea devono restringere le fonti in cui cercare questo canone alle sole fonti patristiche della Grande Chiesa, ma, qui sta il paradosso, la Grande Chiesa è da loro delegittimata e rigettata. Sicché non si vede proprio sulla base di che cosa poter dire che nel II secolo i 4 Vangeli avevano già autorità limitandosi a guardare ciò che dice il canone Muratoriano od Ireneo. Visto che i TdG rigettano la Chiesa di questi documenti si dovrà estendere la ricerca a tutti gli altri cristianesimi, e così avremmo che nel II secolo non era autoritativo solo il Vangelo di Matteo (infatti questo è vero solo per la MIA corrente), dovremmo invece anche dire che era autoritativo il Vangelo di Filippo, e questo per il semplice fatto che altri cristianesimi, quelli gnostici, lo ritenevano autoritativo. Così come gli gnostici dicevano d’essere nel giusto, ed avevano dei Vangeli che davano loro ragione, così la Grande Chiesa pensava d’essere nel giusto, e aveva i propri testi sacri più conformi alla propria teologia. Come dirimere la questione su chi avesse ragione su quale fosse la Chiesa legittima? I membri della Grande Chiesa risposero che essi erano la vera Chiesa perché i propri vescovi godevano di successione apostolica, ma, e qui casca l’asino, il criterio della successione apostolica è proprio ciò che i TdG rigettano, e così facendo perdono la possibilità di spiegarci perché mai, nel valutare cosa fosse canonico nel II secolo, dovremmo basarsi su quello che ci dice Ireneo e non su ciò che ci dicono Valentino e Basilide.


“è dimostrazione che questa chiesa si catalogò i libri già attestati ed altri che per evidenti contraddizioni con il messaggio uniforme non furono accettati. “



Cosa vuol dire “già attestato”? Che circolava già? Ma è ovvio. Ma il problema non è se un libro sia attestato, ma stabilire se è ispirato, e appunto i Padri della Chiesa nei primi 4 secoli begavano per stabilire cosa fosse canonico e cosa no, perché ognuno ovviamente caldeggiava i libri con le dottrine che più s’accordavano al proprio modo di pensare.
Inoltre, parli di contraddizione col messaggio uniforme. Ma cosa vuol dire questa frase? Chi stabilisce cosa sia il messaggio uniforme? Usare simili espressioni significa cercare di far uscire la Chiesa dalla porta ma farla rientrare dalla finestra, perché si ammette che c’era per l’appunto qualcuno che ha valutato il messaggio cristiano nella sua coerenza interna e dunque, tramite un confronto tra le proprie credenze e nuovi libri canditati ad entrare nel canone, ha deciso se questi libri erano uniformi o meno a quello che già si credeva. Quindi si vede benissimo perché è insensato dire che un libro “si sceglie da solo”, perché i libri non possono mettersi a brillare per segnalare di essere ispirati ed ortodossi. Ci vuole sempre qualcuno che li legga, li confronti con gli altri, e li giudichi o meno conformi. Non esiste dunque il contenuto di un libro in sé e per sé, perché un libro inizia a parlare solo nel momento in cui qualcuno lo legge, e dunque ci dev’essere sempre un referente umano che valuta e fa la scelta, a meno di non voler sostenere che tutti i singoli libri del NT si siano messi a vorticare in aria, e che un vortice d’aria li abbia fatti scontrare e assemblare nel turbine della sua girandola… In quel caso sì i testi si sarebbero assemblati da soli senza alcun concorso umano! In caso contrario, carissimi, ci vuole qualcuno che legga un testo, lo giudichi più o meno ortodosso, e decida se fa parte o meno del canone. Il problema è che questa operazione è avvenuta per alcuni libri solo nel IV secolo tardo, come nel caso di Giacomo ed Ebrei. I TdG hanno il serio problema di spiegarci come sia possibile che personaggi, da loro considerati del tutto apostati in quanto cristiani del IV secolo, abbiano fatto una scelta che abbia qualche garanzia di correttezza. Devono cioè rendersi conto, loro che criticano tanto la consustanzialità tra Cristo ed il Padre stabilita a Nicea, che l’attuale canone del NT è un dottrina PIU’ TARDA della consustanzialità tra Cristo e il Padre, e che la Chiesa ha prodotto il Concilio di Nicea ancor prima di avere il canone del NT in base a cui i TdG la criticano. In caso contrario, ci facciano vedere qualcuno che testimoni il canone attuale, con tutti e soli i 27 libri che attualmente lo compongono, prima di Nicea. Sicché una fonte del genere però non esiste, allora essi devono mettersi in testa che il canone attuale è una dottrina cristiana giunta alla sua forma attuale in epoca assai tarda, frutto di un cristianesimo del tutto apostata secondo i loro canoni.


“È interessante un passaggio presente nel libro di B. Metzger "Il Canone del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia, 1997" a pag. 248:
"Detto altrimenti, in luogo di sostenere che certi libri erano accidentalmente accolti nel canone del Nuovo Testamento e altri ne erano accidentalmente esclusi - fosse l'esclusione dovuta all'attività di individui o sinodi o concili -, risponde maggiormente al vero affermare che certi libri si esclusero da se stessi dal canone".
Pertanto, i libri che noi riconosciamo, sono stati catalogati in base a criteri che rimandavano alle scelte fatte nel I secolo EV, quindi l'argomentazione di Polymetis è priva di fondamento. “



E’ evidente che csssstrinakria non ha mai letto il testo di Metzger e sta semplicemente copiando da internet una citazione che ha trovato, Metzger infatti non dice nulla in merito a “scelte già fatte nel I secolo”. La posizione di Metzger è un’altra, ovviamente discutibile perché in questo caso si cessa di parlare di raccolta dei dati e si inizia a parlare di teologia, e quest’altra posizione di Metzger non ha nulla a che vedere con l’ipotesi di una scelta già fatta nel I secolo. Sono i poveri fondamentalisti americani a nutrire fede nella pia favola che il cristianesimo abbia smesso di essere ortodosso con la morte dell’ultimo apostolo, Giovanni, che essi immaginano sia defunto verso il 100 d.C.
Questa pia favola li obbliga però a dire che il canone fosse già compiuto e scelto nel I secolo, che poi chissà perché si sarebbe confuso in una Babele, e che infine verso il IV secolo si sarebbe nuovamente ristabilito. In realtà Metzger dice tutt’altro, e non ritiene che il canone del IV secolo fosse un riproposizione di quanto fu già scelto nel I secolo, dice semplicemente che i libri dell’attuale canone si imposero perché erano “i migliori”, cioè che fu il valore stesso dei libri a determinarne il successo tra i vari altri perché essi erano banalmente i più storici, i più vicini al Gesù della storia. Metzger ammette chiaramente che all’inizio della fede cristiana non c’era alcun canone, questa è cioè una favola aggiunta da csssstrinakria, ma lo studioso americano ritiene che si sia arrivati ai 4 Vangeli attuali, e che questi siano dunque giusti, perché sono i migliori in fatto di storia.
Ecco cosa scrive: “Tra la dozzina o più di vangeli che circolavano nella chiesa primitiva può sembrare un mistero come, quando e perché i nostri quattro vangeli fossero scelti per assumere la loro altissima posizione: ma è un chiaro caso di sopravvivenza dei più idoneo. Come Arthur Daeby Nock era solito dire ai suoi studenti di Harvard parlando del canone, “le strane più percorse in Europa sono le migliori e questa è la ragione per cui sono così intensamente percorse”.” (Bruce Metzger, Il canone del Nuovo Testamento, p. 248)
Dopo aver fatto questo preambolo Metzger chiosa con la frase secondo cui dunque gli apocrifi si esclusero “da soli” dal canone, ed esso non può essere definito una creazione della Chiesa.
Che dire di questa ricostruzione? Gli storici del dogma leggendo le frasi di Metzger non potranno fare a meno di vedere lontano tre chilometri la ben nota posizione di K. Barth sull’auto-manifestazione della Scrittura nella Chiesa, posizione che il sottoscritto ha già avuto il piacere di demolire molte volte facendo eco a K. Rahner e che sarà un piacere prendere a cannonate anche qui. Innanzitutto bisogna rilevare le carenze gnoseologiche del Metzger, giustificate dal fatto che egli era solo uno storico e non anche un filosofo, e dunque evidentemente non si è reso conto che la frase "si sono scelti da soli" non significa nulla ontologicamente e gnoseologicamente parlando.
Infatti per quanto un testo possa essere davvero il migliore, occorre sempre qualcuno che lo giudichi essere tale, cioè il migliore. Il messaggio di un libro è lettera morta, è solo inchiostro su pagina, finché non c'è qualcuno che lo legge e trasforma quell'inchiostro in un significato. Vale a dire che i libri non hanno un messaggio in se stessi, ma hanno un messaggio soltanto quando qualcuno li legge. Dire che un testo si è imposto perché era il migliore non può dunque escludere dall'equazione il referente umano, cioè quel qualcuno che proprio perché l'ha letto e l'ha paragonato agli altri ha potuto constatare che secondo lui era il migliore. Il ragionamento di Metzger assomiglia a chi dicesse che durante un concorso di bellezza, ad esempio Miss Italia, la concorrente ha vinto “da sola” e le altre si sono “escluse da sole, in quanto è semplicemente sopravvissuta la più bella, e le altre si sono eliminate perché erano meno belle. Ovviamente questa frase farebbe ridere tutti, perché è vero che ha vinto la più bella, ma il problema è che le altre non si sono eliminate da sole, bensì c'era una giuria che ha classificato la vincitrice come la più bella e ha scartato le altre. Allo stesso modo nei Vangeli posso anche essere d'accordo, in quanto anch'io li ritengo ispirati, che quei vangeli certamente sono più belli, ma ciò non toglie che qualcuno gli abbia giudicati essere i più belli, e se il giudice non è infallibile, la sua scelta diventa del tutto umana ed aleatoria.

Dobbiamo poi aggiungere che la spiegazione di Metzger è insufficiente anche sotto altri punti, perché il fatto che un Vangelo sia migliore, cioè sia per ipotesi il più storico, non implica nulla in relazione alla sua ispirazione. Un testo può essere anche perfettamente storico, ma storicità ed ispirazione sono due concetti diversi. Io posso ad esempio scrivere una descrizione perfetta di un personaggio storico, come pure è un personaggio a me contemporaneo, e può essere vero che non ci sono errori nella mia biografia, ma questo la rende forse ispirata?
Il fatto che un Vangelo sia storico significa semplicemente che descrive meglio di altri la vita di Gesù Cristo, ma che una vita sia stata scritta bene non implica che la descrizione sia stata ispirata da Dio. sicché il fatto che i Vangeli siano storici, cioè che siano banalmente i testi migliori in circolazione sul Gesù della storia, non implica di per sé il motivo per cui essi dovrebbero far parte della parola di Dio.
Col metodo di Metzger, il quale si limita a stabilire i vangeli migliori storicamente, si avrà semplicemente quattro biografie di un personaggio storico, anche quattro biografie molto esatte se ci si crede, ma ciò non renderebbe queste quattro biografie diverse da quattro biografie che trattino di Giulio Cesare o di Pericle scritte da storici contemporanei a questi due personaggi antichi. Il Nuovo Testamento sarebbe cioè materiale per storici, in quanto storicamente accurato, ma non necessariamente la lettera scritta da Dio agli uomini per la loro istruzione spirituale.

Vorrei poi mettere in luce, ancora riguardo al primo punto, che Metzger si mostra particolarmente ingenuo e si lascia andare dei giudizi di valore che anche altri protestanti gli hanno contestato nella loro debolezza: egli ad esempio dice che se si provano a leggere i Vangeli apocrifi si capirà da soli perché si sono auto-esclusi dal canone, in quanto essi mostrano Gesù molto diverso da quello dei vangeli canonici. Ma chi non si rende conto che questo è solo un grossolano circolo vizioso? Infatti egli assume come premessa ciò che dovrebbe dimostrare, cioè che i quattro Vangeli attuali siano quelli da considerarsi canonici, e dunque siccome altri vangeli sono diversi, li esclude, ma l'esclusione di questi vangeli diversi in realtà viene fatta presumendo al principio dell'operazione ciò che invece dovrebbe stare alla fine, ossia la scelta di quali siano i vangeli canonici da usare come metro di paragone per gli altri. Vale a dire che del tutto naturale che Metzger essendo un protestante, e dunque un erede del cristianesimo basato su canone attuale, trovi del tutto alieni al suo gusto i Vangeli gnostici, che descrivono il Gesù di altre correnti. Quello di cui non si rende conto e che se invece fosse nato all'interno di una famiglia gnostica del secondo o del terzo secolo avrebbe detto che erano ispirati e di suo gusto i Vangeli di Tommaso, e di Filippo magari, e che questi vangeli tra di loro concordavano meravigliosamente, e che il Gesù espresso in questi vangeli gli piaceva molto, e che i Vangeli usati invece dalla grande Chiesa mostravano invece Gesù ben poco interessante, cioè che erano soltanto libri per semplicciotti, mentre la verità esoterica su Gesù stava nelle dottrine segrete degli gnostici.
Pare dunque che il fatto che gli altri Vangeli oggi apocrifi ci sembrano strani dipende unicamente dal fatto che noi siamo abituati i nostri quattro Vangeli, ma questo è un problema nostro, e dunque non può essere fatto pesare in una valutazione imparziale volta a stabilire quali siani i vangeli canonici e quelli apocrifi.
È ovvio infatti che ognuno ritiene meravigliosamente profonde le opere della propria religione e le ritiene le migliori. Io ad esempio che sono cattolico, e “tutti” gli altri cattolici nell'arco degli ultimi 2000 anni, abbiamo avuto un canone diverso per l'Antico Testamento da quello usato dai protestanti, in quanto com'è noto abbiamo sette libri in più rispetto ai 39 usati dai testimoni di Geova o dai luterani. Il problema è che se chiedete a me se quei libri mi sembrano consoni al resto del messaggio biblico, se mi sembra cioè che facciano parte del canone, se mi sembra che siano opera d'ispirazione divina e da soli promanino luce, io risponderò ovviamente di sì, perché sono abituato ad usarle, se invece chiedete ad un protestante se vi sembra che questi libri siano consoni al resto delle Scritture può darsi invece che risponda di no.
Dunque sembrano alquanto pacchiane, è un po' filosoficamente ingenue le affermazioni di Metzger, che ad esempio si mette a dire che se confrontiamo l’apocrifa Lettera di Barnaba con la Lettera agli Ebrei sapremo subito perché la Lettera agli Ebrei è entrata nel canone e quella di Barnaba invece no, in quanto quest'ultima e qualitativamente più scadente della Lettera agli Ebrei. Ovviamente queste affermazioni sono del tutto gratuite io invece potrei ritenere la Lettera di Barnaba molto più profonda e assai più bella. Il fatto che si sia litigato per quattro secoli su quali libri facessero meno parte del canone è la prova migliore contro le affermazioni di Metzger. Se fosse infatti evidente che tutti i libri del nuovo testamento siano ispirati, e fosse il loro stesso testo a manifestarli come ispirati, non ci sarebbe stata nessuna bega ed essi si sarebbero imposti senza creare divisioni. Vediamo invece che abbiamo canoni parziali e addirittura Padri della Chiesa che rigettano esplicitamente dei libri che oggi sono canonici, oppure per contro canoni che accettano libri che oggi sono apocrifi, ad esempio il frammento muratoriano che ha 22 dei 27 libri attuali accetta testi come l'apocalisse di Pietro che oggi invece sono apocrifi.
Per fare un esempio nell'epoca moderna possiamo dire che Lutero nel 16º secolo ritenne che la lettera di Giacomo fosse estranea al resto del Nuovo Testamento, non riteneva infatti il suo messaggio consono con il resto della rivelazione, e dunque espulse dal proprio novero dei libri ispirati la lettera di Giacomo. Questo fatto mi permette di aprire una parentesi interessante, che anche Metzger affronta, e che non credo I testimoni di Geova saprebbero sopportare con altrettanta radicalità come fa Metzger. Metzger infatti si chiede se il canone del Nuovo Testamento attuale sia chiuso o invece ancora aperto. Poiché egli non riconosce il valore ai concili che hanno stilato una lista del canone, allora egli si chiede se, visto che il canone attuale si è formato nell'arco di secoli, e alcuni libri si sono aggiunti solo nel quarto secolo, allora anche noi siamo ancora in una fase di transizione e sia possibile che alcuni libri in futuro vengano aggiunti o tolti dalla Bibbia. La cosa in realtà è molto coerente perché se non si accetta che esista una chiesa che abbia l'autorità di fermare il canone del Nuovo Testamento allora nulla impedisce di fare come Lutero e di togliere un testo che prima si considerava ispirato o di aggiungerne un altro che prima non lo era, esattamente come avveniva ed è avvenuto tra secondo e quarto secolo. Il fatto che ad esempio la lettera di Giacomo sia stata considerata ispirata per dei secoli non implica nulla sul fatto che sia ispirata davvero: la storia infatti conosce dei libri che sono stati canonici per un determinato periodo di tempo e poi non lo sono più stati, ad esempio il già citato frammento muratoriano cita tra i libri canonici l'apocalisse di Pietro, che dunque allora era considerata come canonica, però in seguito sappiamo che tale Apocalisse petrina venne espunta dal canone, e infatti noi non la riceviamo, motivo per cui nulla vieta che la stessa sorte capiti alla lettera di Giacomo o ad altri testi. Metzger infatti arriva a chiedersi cosa dovremmo fare se per ipotesi trovassimo un'altra lettera autentica scritta da San Paolo: dovremmo inserirla oppure no nel canone? Questa domanda di Metzger ovviamente presuppone ancora la sua confusione tra "storicità" di uno scritto e "ispirazione" di uno scritto. Il fatto che un'opera sia scritta da San Paolo implica solo che essere registri il suo parere come personaggio del primo secolo sul Gesù, non implica che con lo scrittore sia ispirato. Vediamo infatti degli Atti degli apostoli che c'erano altre persone, coeve a Paolo, che avevano altre idee su cosa dovesse costituire l'identità cristiana, ad esempio alcuni giudei della Chiesa madre di Gerusalemme che ritenevano che anche i fedeli provenienti dai Gentili dovessero essere circoncisi prima di diventare cristiani. Erano per l'appunto persone del primo secolo con un'idea diversa rispetto al cristianesimo. L’antichità di uno scritto dunque non dimostra che sia ispirato, Luca stesso nell’incipit del suo Vangelo ci dice che alla sua epoca di Vangeli ne furono scritti parecchi (Lc 1,1-2), eppure noi oggi non li annoveriamo tra i canonici, perché l’antichità non è garanzia di ispirazione. Non sembra dunque plausibile dire che se trovassimo una nuova lettera di Paolo questa automaticamente farebbe parte del canone, perché Paolo può benissimo sbagliare, e non è che qualsiasi cosa scrivesse fosse automaticamente ispirata da Dio. Sappiamo infatti che anche gli apostoli possono sbagliare, un esempio clamoroso è quello di San Pietro che ad Antiochia fu ripreso e sgridato da San Paolo perché si comportò ipocritamente non volendo consumare il pasto insieme ai fratelli provenienti dal paganesimo, e questo solo perché erano giunti degli emissari da parte di Giacomo e Pietro non voleva fare brutta figura. Se si è sbagliato Pietro nulla ovviamente garantisce che un altro apostolo, e per di più neppure uno dei 12, cioè San Paolo, sia sempre corretto, esente da errori, e pure ispirato. Metzger riconosce questi fatti e dunque afferma che se si trovasse una nuova lettera di San Paolo la comunità cristiana dovrebbe valutare attentamente se inserirla o meno nel canone e invece non inserirla in automatico. Qui ovviamente però casca l'asino, come si diceva prima. Infatti il processo di vaglio ecclesiastico che lui nega sia avvenuto per il Nuovo Testamento attuale è costretto ad ammetterlo esplicitamente qualora venisse trovata una nuova lettera di San Paolo, infatti lui scrive che se venisse trovata una nuova lettera "La Chiesa dovrebbe valutare se il suo contenuto aggiunga qualcosa di sostanzialmente nuovo a quanto è disponibile nelle lettere di Paolo già universalmente accettate." (p. 237). Aveva fatto uscire la Chiesa fuori della porta nel caso del canone antico ma il modo in cui tratta l'ipotesi di una nuova lettera di Paolo fa rientrare invece la Chiesa dalla finestra mostrandoci quanto fosse senza senso la sua frase sui "libri che si escludono da soli". Lui stesso infatti dice che se venisse trovata una nuova lettera di Paolo ci vorrebbe qualcuno che valuti se si è ispirata o meno, perché non è che il testo brilli di luce propria o ci sia una luce che dall'alto venga a illuminarlo per stabilire che quel testo è ispirato: ci vuole una persona fisica, o addirittura come scrive Metzger la Chiesa, che nel suo insieme valuti lo scritto.
Lo stesso ovviamente vale per gli scritti antichi, che hanno soggiaciuto al medesimo processo di selezione della Chiesa. Aggiungo poi che il fatto di trovare una nuova lettera di Paolo non è un'ipotesi campata per aria. Infatti non tutta la corrispondenza di Paolo è sopravvissuta e nella prima lettera ai Corinzi ad esempio San Paolo chi parla di una precedente lettera alla stessa comunità da lui spedita, e che non c'è però arrivata. Questo fa capire ulteriormente che non tutto quello che usciva dallo stilo di Paolo era automaticamente ispirato, in caso contrario queste lettere chi sarebbero arrivate.

Il fatto che la posizione di Metzger e i suoi presupposti siano incompatibili con i testimoni di Geova si capisce anche da quanto lo studioso dice a proposito dell'eventuale apertura o chiusura attuale del canone: infatti se non esiste una Chiesa infallibile che possa fermare il numero dei libri allora il fatto che nel quarto secolo si sia giunti a questo attuale canone non implica nulla sul fatto che questo canone sia definitivo o sia giusto, come già si esponeva sopra possiamo citare l'esempio di Lutero che voleva escludere non solo la lettera di Giacomo ma anche quella di Giuda, quella gli Ebrei, e l'Apocalisse, possiamo altresì citare diniego di un altro grande fondatore della riforma, cioè Zwingli, alla canonicità del Apocalisse, che tra l'altro riprende quanto diceva ancora Eusebio di Cesarea nel quarto secolo il quale riteneva non ispirata l'Apocalisse a causa dei suoi eccessi millenaristi. Tutto quello che Metzger riesce a dire su questa spinosa questione del fatto che le scelte di una Chiesa antica, concepita dai protestanti come non infallibile, non dovrebbero di rigore vincolare le scelte di una Chiesa futura è che attualmente non ci sono richieste da parte del pubblico di allargare o restringere il canone, e dunque il problema non si pone affatto. Ovviamente questa risposta lascerebbe perplesso chiunque in quanto non risolve il problema ma lo sposta solo, perché la questione non è se la richiesta di allargare o restringere il canone ci sia, e nemmeno il problema è di stabilire se questo allargamento sarebbe utile o dannoso all’ unità dei cristiani, ciò che conta è che se non si ammette che la Chiesa che ha creato il canone sia infallibile allora non c'è nessuna garanzia che il canone attuale sia corretto, e dunque ad esempio i Testimoni di Geova che citano dall'Apocalisse non hanno nessuna garanzia di sta citando da un libro ispirato. Il fatto che lo studioso americano si ponga il problema della fallibilità o meno del canone mostra bene quello che sto dicendo, cioè che senza la Chiesa la sicurezza del canone affonda nelle sabbie mobili e così si potrà fare come K Aland che propose di togliere alcuni libri dal Nuovo Testamento per facilitare il dialogo ecumenico (l’episodio è citato da Metzger stesso)!
Bisogna poi dire che Metzger è incredibilmente contraddittorio visto che a pagina 248 scrive esplicitamente che siccome i libri apocrifi, secondo la sua favola ideologica, si sarebbero "esclusi da soli", allora non si può dire che sia stata la Chiesa scegliere il canone, tuttavia appena 10 pagine prima, a pagina 237, scriveva invece: "La Chiesa d'oggi è vincolata alle decisioni della Chiesa primitiva riguardo al numero è l'identità dei libri del nuovo testamento? ". È evidente che qui l'autore non si è reso conto che ragionando normalmente e non in maniera ideologica è arrivata ad mettere una cosa ovvia, cioè che non c'è nessuna luce divina che scende sui libri per farli brillare e indicare alla gente quali sono quelli ispirati, e che dunque i libri li ha scelti la Chiesa, e non si sono affatto imposti da soli, non più di quanto una concorrente vinca da sola Miss Italia per la propria bellezza: ci vuole sempre una giuria. È come dire che i diamanti sono diamanti ma noi non possiamo sapere se sono diamanti oppure dei fondi di bottiglia a meno che non ci sia un gioielliere (la Chiesa), esperto in pietre preziose che ci dica quali sono i gioielli originali e quali invece sono copie. A nulla vale replicare che diamanti sono diamanti a prescindere dal fatto che gioielliere ce lo dica, perché il problema non è se il nuovo testamento sia ispirato, ma come i protestanti che non accettano la Chiesa possano fare a sapere che è ispirato. Usando una metafora io non sto negando che i Vangeli siano diamanti, sto semplicemente chiedendo come fanno i protestanti, senza un gioielliere infallibile, a stabilire quali sono i diamanti e quali invece sono i fondi di bottiglia fatti di vetro.
Vorrei poi chiudere, visto che mi è stata citata l'autorità di Metzger, con un saggio di pensiero antico che mostra come la mentalità ecclesiastica fosse completamente aliena a quella che si immaginano i protestanti dal 16º secolo in poi. Metzger infatti da buon protestante si è subito fissato con l'idea che se un cattolico dice che la Chiesa ha stabilito il canone allora il cattolico sta per forza parlando solo di un concilio ecumenico. In realtà i concili ecumenici hanno la funzione di ratificare e di rendere infallibile ciò che la Chiesa ha però creato altrove, cioè nello scambio di opinioni e nel dibattito che avveniva tra i vescovi i Padri della Chiesa dal secondo al quarto secolo. È verissimo cioè che non è stato un Concilio a creare di punto in bianco il canone, e che i concili si sono semplicemente limitati a ratificare un canone che era accettato dalla larga parte della Chiesa, il problema è che il canone che i concili hanno ratificato è il canone creato dalla Chiesa stessa, cioè all'interno della grande Chiesa dal dibattito tra i pensatori cristiani e sulla base dell'autorità delle singole comunità locali. Questo fatto, che presto andrò a documentare, può mostrare quanto sia senza senso la frase di Metzger secondo cui i libri si “sceglievano da soli”. Vorrei citare a tal proposito un documento molto significativo in cui un padre della Chiesa, cioè Agostino, risponde ad un suo interlocutore che gli chiedeva proprio come fare a sapere quali sono i libri che compongono il nuovo testamento.
Il fatto che un interlocutore di Agostino abbia chiesto al santo Dottore come fare a stabilire quali fossero i libri del canone mostra quanto sia falsa l'affermazione di Metzger secondo cui questi libri brillavano di luce propria da soli, e si sarebbero imposti ugualmente da soli, infatti la richiesta dell'amico di Agostino evidenzia come la situazione fosse aleatoria e ci fosse un dibattito, a volte molto aspro. Ma quello che è più significativo è la risposta che Agostino dà sul criterio che permette di distinguere i libri canonici del apocrifi. Cosa risponde Agostino al suo interlocutore? Gli rispondere con quello che io sto dicendo da tutto questo messaggio, e cioè che stabilire cosa sia canonico è cosa non lo sia è l'autorità della Chiesa, e che dunque se si deve vedere se un libro è canonico o meno si dovrà semplicemente guardare quali sono i libri accettati dalla maggioranza delle chiese in comunione tra di loro, ritenendo come scrittura sicuramente ispirata quella che trova d'accordo tutte le chiese, come opere “quasi sicure” quelle che trovano d'accordo quasi tutti i vescovi ma non tutti, e come opere dubbie ed insicure invece quelle che trovano d'accordo soltanto una parte minima della grande Chiesa. Questo ragionamento, adifferenza della filosofia, anzi della pessima filosofia protestante che propugna Metzger nel 20º secolo, è un esempio di mentalità cristiana antica presa direttamente dal quarto secolo, cioè presa direttamente da un autore antico a proposito del modo in cui gli antichi hanno scelto il canone, del modo in cui valutavano la canonicità dei vari libro. In questo senso la testimonianza di Agostino e 10 volte più significativa, di Metzger perché Agostino era presente nell'epoca in cui il canone andava consolidandosi, e dunque la sua testimonianza è emblematica di una mentalità che protestanti guarda caso non hanno, e che però poiché ci viene testimoniata da questa fonte coeva ai fatti assume un valore probatorio grandissimo. Ecco il testo di Agostino:
Quanto a noi, riportiamo la considerazione a quel terzo gradino del quale avevamo stabilito di approfondire ed esporre ciò che il Signore si fosse degnato di suggerirci. Pertanto sarà diligentissimo investigatore delle divine Scritture colui che, prima di tutto, le legge per intero e ne acquista la conoscenza e, sebbene non le sappia penetrare con l'intelligenza, le conosce attraverso la lettura. Mi riferisco esclusivamente alle Scritture cosiddette canoniche, poiché, riguardo alle altre le legge con tranquillità d'animo chi è ben radicato nella fede cristiana, per cui non succede che gli disturbino l'animo debole e, illudendolo con pericolose menzogne e fantasticherie, gli distorcano il giudizio in senso contrario alla retta comprensione.Nelle Scritture canoniche segua l'autorità della maggior parte delle Chiese cattoliche, tra le quali naturalmente sono comprese quelle che ebbero l'onore di essere sede di un qualche apostolo o di ricevere qualche sua lettera. Riguardo pertanto alle Scritture canoniche si comporterà così: quelle che sono accettate da tutte le Chiese cattoliche le preferirà a quelle che da alcune non sono accettate; in quelle che non sono accettate da tutte preferirà quelle che accettano le Chiese più numerose e autorevoli a quelle che accettano le Chiese di numero inferiore e di minore autorità. “ (De doctrina Cristiana, 8,12)

Questo è quello che intendevo dicendo che per la mentalità del cristianesimo antico è la Chiesa la garante dall’autorità della Scrittura. La Scrittura, ancora in questo periodo quando il canone è già relativamente solido, non si può riconoscere da se stessa bensì solo perché la Chiesa ti indica qual è il canone, ed è sull'autorità delle Chiese apostoliche che è da ritenersi vero proprio quel canone e non un altro.
Per questo Agostino è chiarissimo nel dire, altrove, in una sua nota opera: “Non crederei al Vangelo se non mi spingesse l'autorità della Chiesa cattolica” (Contra ep. man. 5, 6).

Questo è un saggio di mentalità antica sulla formazione del canone del nuovo testamento, righe scritte nel mezzo dei fatti storici che ci interessano, e che mostra quanto siano moderne e ben poco antiche le ideologie protestanti di Metzger quando parli di “libri che si scelgono da soli”. E’ utile in questo caso vedere come Metzger, impareggiabile studioso, sia eccellente finché lavora da storico, cioè nella mera raccolta dei dati di cui il suo libro è pieno, mentre invece scada quando deve lanciarsi in considerazioni filosofiche e teologiche.


“Che il tizio in questione non sappia leggere e di conseguenza non capisca lo si evince da un altro suo passaggio: "si illude che attaccarmi sul privato faccia crescere le sue quotazioni". Dove starebbe questo attacco sul privato? Poverello, la riflessione nasce spontanea quando afferma di essere d'accordo col papa sull'eliminazione del Nome di Dio ma non lo è quando il papa si schiera contro l'omosessualità. Questo sarebbe un attacco personale? Probabilmente s'è laureato di notte e con la nebbia fitta. La mia è una semplice considerazione dell'ipocrisia di certi cattolici "del comodo" (è un'espressione idiomatica diversa da "di comodo"). “



Come già detto non c’è alcuna ipocrisia perché è la struttura stessa della religione cui sia io che il papa apparteniamo ad avere nella sua essenza l’idea che il papa non sia infallibile, bensì siano infallibili solo alcuni suoi atti, sicché non è incoerente la perfettamente possibile all’interno di questo sistema assiomatico essere d’accordo con alcune opinioni del papa ed essere in disaccordo con altre, proprio perché il sistema per essere coerente non richiede l’adesione a tutte le opinioni del papa. Sarebbe come dire che se voto per Bersani devo essere d’accordo con tutto quel che Bersani dice: no, non funziona così. Mi basta essere d’accordo con la maggior parte delle cose che dice Bersani, e soprattutto essere d’accordo con quelle affermazioni irrinunciabili che costituiscono l’essenza del PD, e su cui tutti gli iscritti al PD devono essere d’accordo per poter essere iscritti.

Fine prima parte.
La seconda segue subito sotto, ho dovuto spezzare in due perché il forum non permette post troppo lunghi.
[Modificato da Polymetis 11/03/2011 16:28]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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