È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!





Benvenuti nel forum

Lo scopo di questo forum
è di dare a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione
su ogni argomento dello scibile umano
rimanendo nel rispetto di OGNI
membro che lo compone.
L'apologia della propria religione è consentita.
Ci aspettiamo da ogni utente che si iscriverà qui,
la propria presentazione nell'apposita sezione
e l'estensione del proprio cordiale saluto a tutti gli iscritti
i quali sono invitati ad accoglierlo altrettanto cordialmente





Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

reincarnazione e cristianesimo

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2012 17:03
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 3.209
Post: 1.465
Registrato il: 21/04/2008
Registrato il: 08/02/2009
Sesso: Femminile
Utente Master
31/01/2012 21:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

che ne pensate?

Reincarnazione e Cristianesimo possono andare d'accordo?

Il pensiero della reincarnazione - che viviamo non una sola ma molte vite sulla terra, interrotte da "soste" in un mondo ultraterreno - sta prendendo sempre più piede nel mondo occidentale. In Italia è ancora frainteso sotto molti aspetti, perché la forte tradizione cattolica afferma l'assoluta verità della dottrina cristiana cattolica, sconsigliando ai cristiani cattolici di affidarsi a ciò che viene considerata una dottrina lontana dalla nostra mentalità, adatta soltanto alle culture orientali.

Ciò nonostante, anche in Italia molte persone, e non soltanto giovani, come spesso si dice, si sentono attratti dall'idea della reincarnazione. Per loro essa sembra il naturale sviluppo di un disegno divino, che non ammette ingiustizie e trattamenti di preferenza da parte della Divinità.

Oggi il pensiero della reincarnazione non si limita a comprendere i fedeli del buddhismo o di altri credi orientali. Infatti, attraverso lo studio diretto del buddhismo, nonché di altre fonti, vediamo come in realtà è forte ed armoniosa la base di questa teoria affermativa del principio della vita e della giustizia, quando essa viene spogliata dalle ovvie interpolazioni umane che troviamo in ogni religione. Si scopre anche come la teoria della reincarnazione si possa allineare serenamente con l'insegnamento d'amore di Gesù Cristo, più di quanto sia il caso dei molti dogmi creati dagli uomini nel corso della storia bimilennaria del cristianesimo. Così vediamo che il pensiero della reincarnazione oggi sta portando una ventata di novità e di speranza sempre più forte nelle società occidentali.

Molti non sanno che all'inizio anche il cristianesimo andava d'accordo con questo pensiero, e che comunque la reincarnazione è da sempre oggetto di innumerevoli infervorate discussioni tra i teologi. Origine (ca. 185-254), uno dei padri della Chiesa, dichiarava l'esistenza precedente delle anime. Gli sembrava la conseguenza logica della dottrina dell'immortalità. Ed Origine non riusciva a trattenere l'irritazione provocata in lui dalle idee dei suoi contemporanei riguardanti il giorno del giudizio e la resurrezione dei morti, concetti per lui inaccettabili. Nonostante circostanze poco corrette intorno al Concilio di Costantinopoli del 553, l'apparente condanna dell'insegnamento della reincarnazione ed altri insegnamenti di Origine è stata comunemente accettata dalla Chiesa. Ma in realtà la decisione del Quinto Concilio Ecumenico (Secondo Concilio di Costantinopoli) che doveva ratificare la condanna, è da ritenersi non valida - poiché non fu presente alcun rappresentante di Roma. Papa Vigilio era a Costantinopoli, ma si rifiutò di partecipare al Concilio. Infatti, dopo egli protestò veementemente contro le decisioni dello stesso. Chi in realtà decise che il Concilio dovesse ritenersi valido, fu l'imperatore Giustiniano, che aveva tenuto Papa Vigilio prigioniero per parecchi anni per fare i comodi propri. Quindi, tecnicamente, ancora oggi nulla impedisce alla Chiesa di rivalutare gli insegnamenti di Origine. (Fonte: Catholic Encyclopedia, edizione del 1913, IV, pagg. 308-9; XI, pag. 311.)

In Europa del Nord il pensiero della reincarnazione è largamente accettata. Anche se i cittadini dei Paesi nordici sono cristiani di base (con una vasta maggioranza di protestanti), molti tra essi non vedono screzi tra la fede in Dio Padre/Madre e il concetto delle continue rinascite sulla terra per imparare, crescere spiritualmente e compensare torti dovuti e subiti. A molti, moltissimi, sembra più giusto un tale ordine universale, che non l'idea che l'uomo nasca una sola volta, ricco o povero come capiti, nell'estremo Oriente o in una capitale occidentale.

Il libro "Verso la Luce" ci pone le seguenti considerazioni sulla giustizia di Dio:

Quale Dio è il più giusto?

Colui che giudica lo spirito umano dopo una sola breve vita sulla terra; che pretende cieca ubbidienza e fede senza comprensione; che attraverso i suoi inviati pretende che la vera fede debba essere diffusa con la spada; che rende la guerra sacra; che si pone come supremo signore della guerra dell'una, dell'altra o di tutte le parti, lottando quindi contro se stesso; che preferisce un popolo fra tutti, chamandolo il suo

oppure:

Colui che dà agli uomini il necessario numero di vite sulla terra per far maturare il loro spirito e vincere il potere delle tenebre; che non costringe nessuno alla cieca ubbidienza ed alla cieca fede in base a dogmi formulati dagli uomini; che, attraverso i suoi inviati, perpetuamente ammonisce gli uomini: non dovete uccidere, non dovete prendere con violenza, non rubare e non saccheggiare; che con dolore avverte lo sguardo dagli uomini, quando essi conducono guerre cruente; che non sceglie un popolo solo ma dice: tutti gli uomini sono uguali per me, tutti sono ugualmente vicini al mio cuore paterno?


Sta a noi scegliere. Che pensare di tali affermazioni? Che credere? Come riuscire a trovare la verità?

L'uomo ha ricevuto un dono da Dio: la vita spirituale. E' la vita spirituale che ci distingue dagli altri esseri viventi su questo pianeta. Ed è la vita spirituale che ci dà l'intelligenza per poter rispondere alle domande che ci poniamo, a tutti i nostri perché - la vita spirituale in collaborazione con un altro elemento vitale: la coscienza.

Attraverso la coscienza possiamo raggiungere la verità, perché la coscienza è il parametro che ci permette di distinguere tra l'ordine e la confusione. Attenzione, però: spesso la coscienza ci dice cose che sono contrarie a ciò che credevamo essere la verità - fino al momento in cui ci mettiamo in testa di voler trovare la risposta una volta per sempre, seguendo l'iter dell'obiettività. Saper seguire la coscienza può essere arduo, comporta un lavoro di pensiero e di spietata onestà verso sé stessi, che non sempre l'essere umano è disposto ad intraprendere. A volte è più facile e comodo seguire i sentieri già battuti.

Così finiamo per continuare per quei sentieri battuti. Finché non ci succede una cosa grave. Forse muore una persona amata, e non comprendiamo il senso di questa perdita. O ci ammaliamo gravemente, e ci capita perfino di arrabbiarci con Dio, perché pensiamo di non meritarci questa malattia... ignari che Dio non c'entra nulla con la malattia e con la morte - sono cose che non fanno parte della Sua natura.

In tali momenti qualcuno perde la fede, e qualcuno vede rafforzarsi la fede. Ma tutti si sentono persi davanti a fatti incomprensibili, che il cristianesimo non sa spiegare. Non ci soddisfa la consolazione del Paradiso, e il Giorno del Giudizio ci lascia indifferenti. Ci soddisfa ancora meno l'affermazione che Dio è mistero, e che solo Lui sa, perché queste cose devono succedere. Che Dio è mai questo, che cela la Verità per gli uomini, le sue creature?

Le domande si ripresentano, più incalzanti che mai: Perché la vita di questa persona doveva essere così breve? Andrà in Paradiso? O in Inferno... Potrebbe magari rinascere; Dio potrebbe fare in modo che rinasca tra noi... La resurrezione della carne è scartata in partenza dalla persona intelligente, come è giusto che sia: la materia terrena, il nostro corpo fisico incluso, obbedisce alle leggi naturali, che Dio non viola mai. Questo ci lascia con la possibilità della rinascita dello spirito - in un altro corpo, in un altro momento. Oppure con il Nulla, con il freddo credo (sì, anche questo è un credo!) degli agnostici, secondo cui Dio non esiste, la vita è soltanto quella che si svolge sulla Terra, e dopo la morte - nulla più. Bella soddisfazione, dopo tutta questa fatica...

"Dio, perché mi hai fatto questo?" Questa domanda disperata si sente di frequente pronunciare da chi è in preda alla confusione determinata proprio dai dogmi cristiani.

Non è Dio che compie le ingiustizie della vita terrena. Non è Dio che decide di "portarsi via" una persona amata da noi. Non è Dio che ci manda le malattie e le sofferenze. Se Dio è Amore, è facile arrivare a queste conclusioni.

Soprattutto nel mondo cattolico il concetto di "offrire la propria sofferenza a Dio" è molto diffuso. Così pare avere più senso la sofferenza. Per alcuni. Altri si amareggiano e non comprendono. Perché mai dobbiamo soffrire - pare che Dio ne abbia piacere?

Gesù soffrì sulla croce, d'accordo, ma io sono un semplice essere umano: perché devo soffrire io? Che posso mai offrire a Dio, io?

Questo è la coscienza che si ribella, e giustamente. Non c'è nulla di logico nel concetto di offrire la sofferenza a Dio. Dio non è contento, quando noi soffriamo. Se vogliamo offrire a Dio qualcosa di veramente prezioso, ci sono delle validissime alternative: offriamogli la nostra sincerità, la nostra curiosità di voler sapere la verità, la nostra voglia di conoscerLo meglio. Non dobbiamo avere paura di domandargli aiuto per comprendere. E' importante cominciare questo lavoro di avvicinamento alla comprensione. E' un lavoro che ci porterà lontano, molto lontano, e che ci darà gioie impensate - perché non c'è nulla di più soddisfacente che raggiungere da soli la certezza della totale e pura Giustizia del nostro Dio e Padre.

"Cercate e troverete". Queste parole della Bibbia sono vere - ma è anche vero che chi non cerca non potrà mai trovare. Chi pensa che tutto ciò che di vero si possa trovare sia già stato trovato nel ambito religioso, si sbaglia. Come lo studioso scienziato non smetterà mai di cercare e di sviluppare le sue scoperte, così neanche il credente si deve fermare davanti alla religione già confezionata. Fra un anno o due lo scienziato avrà fatto nuove scoperte, e così anche lo studioso dell'ambito spirituale. L'uomo è in continua crescita, cento anni fa non riusciva a comprendere cose che oggi sembrano logiche, e fra cento anni si guarderà indietro ed osserverà incredulo le tenebre che circondavano il pensiero umano nell'anno 2000.

La reincarnazione è una delle possibilità da studiare con maggiore impegno. Non è soltanto un vago concetto di una lontana religione orientale. La reincarnazione potrebbe essere una delle Eterne Verità, tra le più fraintese e bistrattate.

E' una reale offerta alternativa all'Inferno e il Paradiso delle nostre antiche tradizioni cristiane, e andrebbe studiata un po' più a fondo sia dai credenti, sia dai teologi.


www.altrementi.com/reincarnazione.htm
--------------------------------------------------
AVER PAURA DEL DIAVOLO E' UNO DEI MODI DI DUBITARE DI DIO ...
OFFLINE
Post: 3.209
Post: 1.465
Registrato il: 21/04/2008
Registrato il: 08/02/2009
Sesso: Femminile
Utente Master
31/01/2012 21:38
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Cristianesimo e Reincarnazione
A cura di Giovanni Peccarisio - 25 marzo 2010

Conoscenze orientali della reincarnazione
Correva l’anno 869 d.C. Tutto ebbe inizio dalla cancellazione dell’esistenza dello Spirituale da parte della Chiesa cattolica.
La Chiesa cattolica è una istituzione creata per difendere e diffondere il messaggio del cristianesimo ma che poi, in breve tempo, si è sempre più burocratizzata sostituendo al messaggio evangelico di Cristo, che invita a mettersi al servizio di tutti gli uomini, quello dell’esercizio del proprio potere ecumenico e cattolico.
Quando perciò si parla del messaggio del Cristo bisogna distinguere nettamente il termine cristianesimo da cattolicesimo.

Nel Concilio di Costantinopoli tenutosi nell’869 la Chiesa cattolica decretò che doveva essere cancellata l’esistenza dello Spirito come parte costitutiva dell’essere umano e che da quel momento, solo l’anima umana poteva avere qualche qualità spirituale ma nulla più di questo.
In tal modo fu cancellata non solo la parte spirituale dell’uomo, quella parte cioè che può avere possibilità di evoluzione, ma fu di fatto negata anche l’esistenza del Mondo Spirituale con tutte le sue leggi evolutive, compresa la legge del karma e della reincarnazione e conseguentemente la possibilità di autodeterminazione dell’essere umano.

Tale decreto era stato preparato già con il secondo Concilio di Costantinopoli del 552 d.C.
In seguito il tutto fu ribadito con il Concilio di Lione del 1274 e quello di Firenze dell'1439.
La Chiesa cattolica condannava l'idea di reincarnazione come “… una antica idea pagana” .
Per tale motivo essa fu considerata alla stregua di un’eresia.
Questi Concili hanno condannato la reincarnazione anche perché, come parametro di giudizio, prendevano in considerazione l'idea di reincarnazione che viveva nel mondo orientale.

La reincarnazione invece si basa su ben altre leggi spirituali come, in modo sintetico, si cercherà di dimostrare.
Nelle antiche civiltà orientali si pensava che l'uomo fosse stato cacciato dal Cielo e, per punizione, confinato a vivere eternamente sulla Terra, considerata perciò luogo d’esilio.
Nacque in tal modo nell’uomo orientale l’idea delle ripetute vite terrene o reincarnazione.

Oggi l’orientale, ha ancora il sentimento istintivo della reincarnazione, ma, non riuscendo più a coglierne il vero significato, cerca soltanto di liberarsi dallo spietato circolo delle ripetute vite terrene che lo costringe a ritornare in un corpo fisico sulla terra, luogo di dolore.
Con il tempo inoltre è sorta una visione distorta: quella della possibilità di reincarnazione di un essere umano in un corpo di animale quale ulteriore punizione per gravi mancanze o peccati commessi. Sarebbe opportuno a questo punto, per maggior chiarezza, correggere il termine reincarnazione, o ripetuta incarnazione di un’anima in un corpo umano, con metempsicosi, o trasmigrazione dell’anima in un corpo d’animale.

L’idea orientale considerata dalla Chiesa cattolica, ha comportato un’errata interpretazione del concetto di reincarnazione basata su due punti essenziali:

1° - l’idea dell'eterno ritorno quale punizione e, per conseguenza, la non possibilità di evoluzione.

2° - l’idea della reincarnazione come possibile caduta nel regno animale o metempsicosi.

Un tale modo di pensare deriva dal fatto che gli antichi orientali non avevano ancora né conoscenza, né tanto meno coscienza di possedere un Io individuale avente la possibilità di compiere una evoluzione personale.
L'evoluzione invece consiste in un graduale, lento perfezionamento che si attua portando l’Io umano, la prima e più elevata parte spirituale costitutiva, a vivere alternativamente nel mondo terrestre e in quello Spirituale, per raggiungere il grande compito di conquistare la Libertà individuale e l’Amore per tutto il Creato.
Tale lungo cammino viene regolato e caratterizzato dalle leggi del karma e della reincarnazione.

Moderne conoscenze
La Chiesa cattolica per tutto il periodo che andava dal 500 al 1800, si rapportava, riguardo alle conoscenze sulla reincarnazione, sulle idee errate dei popoli orientali.
Nel 1915 il Sant’Uffizio ancora una volta ha condannato duramente l’idea della reincarnazione presentata dalla Società Teosofica perché, com’è affermato, “ … l’idea deve essere rifiutata, anche se è presentata dalla Teosofia sotto una falsa veste scientifica ”.
In seguito, con la venuta dell'Antroposofia di Rudolf Steiner, la Chiesa cattolica ha continuato a mantenere il suo parere negativo sulla reincarnazione, basandosi questa volta su un insegnamento ritenuto fondamentale dalla religione cattolica.

Tale insegnamento risulta incompatibile con l’idea della reincarnazione, poiché afferma che la redenzione dell'umanità deve avvenire solo tramite la morte sacrificale del Cristo sul Golgota
Questo concetto, fissato in dogma, è sorto nel V secolo d. C. ed è la conseguenza di una disputa fra Pelagio e S. Agostino.
Pelagio, un asceta inglese, operò in Italia, a Roma, all'inizio delle 400 d. C.
Egli negava il peccato originale quale trasmissione ereditaria di un peccato morale. Considerava questo concetto non compatibile con la giustizia di Dio, perciò affermava che l'uomo, nascendo senza peccato, per conseguenza aveva la capacità di scelta fra il bene e il male e quindi era libero di scegliere o meno la propria redenzione.
S. Agostino affermava al contrario che il peccato originale commesso da Adamo era ricaduto moralmente anche sui suoi discendenti impedendo loro di vincere il male basandosi soltanto su forze puramente umane.
La Chiesa del V secolo d. C. per risolvere una simile controversia, scelse una via di mezzo: adottò un po' le idee di Pelagio, un po' quelle di S. Agostino.
Essa accolse la tesi di S. Agostino e in altre parole che l'uomo da solo non può superare il male ma deve rimettersi alla grazia originata dal sacrificio del Cristo, collegandosi però anche alla tesi di Pelagio secondo il quale la grazia da sola non basta, poiché l'uomo le deve andare incontro sforzandosi di scegliere il bene, adeguandosi per conseguenza a quello che la Chiesa cattolica stabiliva fosse il bene.
In tal modo da una parte la Grazia divina agisce tramite il perdono dei peccati per l'azione redentrice del Cristo. e dall'altra per lo sforzo individuale dell'uomo il quale - sempre secondo la Chiesa cattolica - dopo la morte verrà premiato con un premio o con un castigo, con il Paradiso o con l’Inferno.

Riassumendo perciò, e sintetizzando, a tutt’oggi la Chiesa cattolica riguardo la vita umana sulla terra e oltre la morte riconosce soltanto due situazioni possibili:

1° - la remissione dei peccati
2° - il premio o il castigo.

Conoscenza antroposofica della reincarnazione.
Con la conoscenza e l’ammissione della legge della reincarnazione e del karma, nell’Antroposofia di Rudolf Steiner è introdotto qualcosa di totalmente nuovo.
Secondo tali leggi è possibile ammettere la possibilità di riparazione o compensazione di falli morali commessi dall'uomo a mezzo di ripetute vite terrene, le quali si svolgono in modo giusto ed equilibrato secondo la legge del karma.
Le dottrine esposte dall’Antroposofia, in realtà corrispondono non a idee personali e arbitrarie di Rudolf Steiner ma, come lui stesso dimostrò nelle sue oltre seimila conferenze, furono reali verità spirituali da lui colte grazie alle sue particolari capacità spirituali. Tali dottrine sono osservabili e dimostrabili in modo scientifico, secondo una scienza che sa aprirsi ed accoglie anche la conoscenza di leggi scientifiche di natura spirituale.

Su ciò la Chiesa cattolica e le altre istituzioni religiose di ispirazione cristiana, accusarono Rudolf Steiner di sostenere l’auto-redenzione dell'uomo in contrapposizione alla redenzione dei peccati possibile solo grazie al sacrificio di Cristo sul Golgota.
Questa però è solo un’interpretazione non esatta della Chiesa cattolica del pensiero di Rudolf Steiner. Egli in una sua raccolta di conferenze dal titolo “ Cristo e l’anima umana“ tratta l’argomento in modo ampio ed articolato.*

Lo rileva con molta esattezza e lo riassume in due punti essenziali.

1° - Quando l’uomo commette una mancanza ( in termini religiosi fa un peccato ) ed arreca un torto ad esempio ad un’altro essere umano o comunque ad altri esseri viventi, infrange l’armonia di leggi cosmiche e compie un atto che ha una conseguenza duplice.
Il male compiuto potrà - e dovrà - essere pareggiato in una successiva vita dall’essere umano stesso che addirittura aspirerà a voler riparare, secondo le leggi del karma, l’atto negativo compiuto.

2° - Il fallo morale però non concerne esclusivamente il singolo uomo che l’ha commesso e che perciò deve ripararlo ma, come già accennato, va a squilibrare e addirittura a lacerare la stessa “ trama spirituale del Cosmo “.

L’essere umano non è in grado di compiere tale riparazione a causa della sua attuale insufficiente forza spirituale.
Soltanto un Essere spirituale superiore all’uomo può intervenire e riparare la lacerazione compiuta nella trama spirituale, nell’ordine equilibrato del Cosmo.
Questo essere spirituale è il Cristo.

In altri termini l’essere umano, quando compensa il “ male“ da lui compiuto, fa un processo di autoredenzione. Questa riparazione riguarda però il ristretto, personale ambito di ciascun uomo.
La ripercussione dello squilibrio causato, che sempre avviene nella realtà cosmica spirituale, viene compensato dal Cristo che compie, in tal modo, un atto di redenzione posto a servizio di qualunque essere umano.

Quanto esposto è il reale e completo pensiero di Rudolf Steiner che perciò riassume in due aspetti, secondo veridicità, le leggi di reincarnazione e karma:

1° - l’aspetto microcosmico, quale auto-redenzione da parte dell’essere umano ( sempre secondo le leggi di reincarnazione e karma )

2° - l’aspetto macrocosmico quale redenzione da parte del Cristo grazie al Suo intervento riparatore nel Cosmo spirituale.

L’insegnamento che si può trarre dal susseguirsi di questi eventi, e in altre parole l’interpretazione erronea data dalla Chiesa cattolica lungo i secoli riguardo alla realtà della reincarnazione, del karma e dell’autodeterminazione dell’essere umano, non può essere che uno solo.
Quando vi sono grandi responsabilità occorre molta più cautela e approfondimento nelle analisi.
I giudizi non devono e non possono essere superficiali, poiché le scelte compiute da pochi investono il destino di milioni di esseri umani.
I giudizi inoltre non possono essere avventati specie se compiuti su chi, come nel caso di Rudolf Steiner, ha messo al servizio di tutti gli uomini le proprie conoscenze, le proprie profonde, esatte, documentate ricerche scientifico spirituali.
Tutto questo però parte da un presupposto fondamentale senza il quale non può esservi che l’errore: occorre un sincero anelito, una vera ricerca della verità e non un’ottusa volontà di potere sugli esseri umani.
Quanto è stato esposto, anche se succintamente, è il reale pensiero di Rudolf Steiner su reincarnazione, karma e autodeterminazione dell’essere umano per approfondire, completare, correggere nuove conoscenze rivolte naturalmente a coloro che le cercano per una propria esigenza interiore “ …come una necessità vitale, come si sente fame e sete.”. **

* O.O. n. 155 ed. Antroposofica
** O.O. n. 26 ed. Antroposofica

Giovanni Peccarisio, laureato alla "Libera Università della Scienza e dello Spirito" di Dornach (Svizzera), come Maestro Waldorf (scuole steineriane) e Maestro di pittura.
Consulente pedagogico, svolge la sua attività di conferenziere in varie sedi in Italia e all'estero.
Autore dei libri: "L'evoluzione storica della coscienza: il passaggio della Soglia" ed "Ereditarietà ed individualità

www.disinformazione.it/cristianesimo_reincarnazione.htm
--------------------------------------------------
AVER PAURA DEL DIAVOLO E' UNO DEI MODI DI DUBITARE DI DIO ...
OFFLINE
Post: 5.147
Post: 1.131
Registrato il: 11/11/2007
Registrato il: 28/06/2009
Sesso: Maschile
Utente Master
05/02/2012 11:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


[Modificato da francocoladarci 05/02/2012 11:30]

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
OFFLINE
Post: 3.209
Post: 1.465
Registrato il: 21/04/2008
Registrato il: 08/02/2009
Sesso: Femminile
Utente Master
05/02/2012 11:32
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


C'è qualcosa che non riesco a trovare, il mio post breve di risposta a Lovelove su questo tema, sparito oppure è di un'altra discussione simile? mah, Piero vedi che fine ha fatto quel mio post.



ahah perchè forse mi hai risposto nel tuo forum???? [SM=g9295] [SM=g9295] [SM=g9295] [SM=g9295]

nel frattempo ti ringrazio per le spiegazioni!
[Modificato da lovelove84 05/02/2012 11:33]
--------------------------------------------------
AVER PAURA DEL DIAVOLO E' UNO DEI MODI DI DUBITARE DI DIO ...
OFFLINE
Post: 3.408
Post: 2.407
Registrato il: 31/05/2007
Registrato il: 03/08/2007
Sesso: Maschile
Utente Master
Amministratore
05/02/2012 17:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota





[SM=x2515800] [SM=x2515800] Cara Lovelove, leggi attentamente, e capirai quanto sia ""sciocco"" il credo
della reincarnazione!! [SM=x2515800] [SM=x2515800]
[SM=g10897] è un pò lungo...dai leggi: [SM=g11279]




Gli errori dello spiritismo e della reincarnazione
di Bruto Maria Bruti




Psiche e anima

Nella psicologia moderna e nell’uso comune si intende per psiche l’insieme delle
funzioni sensitive, affettive e mentali grazie alle quali l’individuo ha esperienza
di sé e della realtà esterna. Questo insieme di funzioni si traduce in rappresentazioni
di eventi, di fatti, di cose e in bisogni, desideri, atti volitivi e intellettivi.

Il filosofo cattolico Jean Daujat ha evidenziato come si stata la concezione cartesiana
dell’anima ( erede degli errori platonici ) a creare una grande confusione fra la religione
e le scienze psicologiche perché ha considerato il corpo e l’anima come due sostanze fra
loro collegate e non come due princìpi costitutivi di un’unica sostanza.

Per Cartesio l’uomo è costituito da due sostanze, un corpo materiale e uno spirito puro:
l’anima abita nel corpo ma è indipendente e separata dal corpo, una sorta di pilota che
guida la macchina – corpo.
Questo concezione ha portato Cartesio a dividere lo studio dell’essere umano in due scienze:
la fisiologia che studia il corpo e la psicologia che studia l’anima.

Corpo ed anima, in realtà, non sono due sostanze che si sommano ma i princìpi costitutivi
di un’unica sostanza.
Per questo la psiche non è il regno in cui agisce uno spirito puro indipendente dal corpo
ma bisogna tenere conto dell’esistenza della parte vegetale e animale della psiche da cui
originano sensazioni e fantasie che sfuggono al controllo diretto della volontà e della
coscienza e si situano al di sotto della coscienza ( subconscio ).

Nel subconscio si situano, ad esempio, le immagini sensibili che abitano in noi senza che
noi ne serbiamo un ricordo cosciente: automatismi dell’istinto, automatismi acquisiti con
l’abitudine, sentimenti ( attrazioni, repulsioni, aggressività, affettività ) che ci muovono
e ci influenzano e sui quali dobbiamo, con sforzo, dirigere l’attenzione della volontà e
dell’intelligenza per poterne diventare coscienti e per poterli guidare verso ciò che è
buono oggettivamente.

La psiche, dunque, non comprende solo la parte della coscienza e della volontà ma anche la
parte dell’inconscio - ovviamente inteso in senso etimologico e non nel senso freudiano -
in cui si muove tutto ciò che c’è in noi di vegetale ( vita organica ) e di animale
( funzioni della sensibilità ): ciò costituisce propriamente il subconscio e cioè il luogo
da cui originano tutti quei moventi del comportamento situati al di sotto della coscienza.

Nell’inconscio si muove anche ciò che c’è in noi di più spirituale e da cui origina la
manifestazione della coscienza e della volontà: la natura immateriale della nostra stessa
anima che costituisce il sovra - conscio.

C’è dunque nella psiche una struttura e una gerarchia estremamente complessa come la realtà
umana stessa e in questa realtà profonda e misteriosa dell’essere umano tutto è collegato.

Dalla concezione cartesiana dell’anima come spirito puro indipendente dal corpo e che
costituisce la psiche è nata una sorta di rivalità fra la religione e le terapie psicologiche
che, invece, sono autonome e distinte nelle loro rispettive sfere d'azione. (1)

La distinzione tra le realtà spirituali e quelle fisiche, che si manifestano nelle funzioni
della psiche, non deve tuttavia giungere al limite della separazione e pertanto è auspicabile
che si giunga ad una collaborazione fra psicologia e religione allo scopo di contribuire a
migliorare la salute della persona vista nella sua totalità fisica e spirituale.

La religione e quindi i sacerdoti, i moralisti ed i teologi devono tenere conto del fatto
che molte persone sono ostacolate nella via dello spirito da una diminuzione della libertà
determinata da meccanismi psicologici errati e non del tutto coscienti.

La psicoterapia deve tenere conto del fatto che nelle zone più profonde della psiche umana
esiste il ricordo ed il bisogno del sacro e che l'amore di Dio e la speranza della vita eterna
rappresentano la principale e più potente motivazione in grado di illuminare ed incoraggiare
l'essere umano nelle difficoltà della vita, in grado di suscitare e mantenere in lui la volontà
di guarire, anche di fronte alle difficoltà più gravi che superano le stesse forze umane.

San Tommaso d'Aquino, ricorda Daujat, non è caduto nell'errore di Cartesio e, in accordo con
Aristotele, ha situato la scienza psicologica nel campo della fisica in modo da non confonderla
con la metafisica. Ma che cos’è propriamente l’anima e dove è localizzata ?

Platone localizzava l’anima nel punto di attacco della corda spinale con il cervelletto,
Cartesio nella ghiandola pineale, J.C. Eccles – premio nobel per la neuro – biologia, nei
moduli piramidali della corteccia sensitivo – motoria.

Invece, per San Tommaso d’Aquino e per la dottrina della Chiesa Cattolica – Concilio di Vienna -
l'anima è il principio vitale da cui scaturisce ogni azione corporea, quella dell'apparato
locomotore come quella della psiche. L'anima non sta in un luogo particolare del corpo perché è
l'architetto interiore che dà forma alla materia informe, che struttura la materia in modo tale
da renderla un essere vivente, è il principio vitale che unifica, organizza e armonizza ogni
più piccola parte del corpo penetrandola alla radice e totalmente: si può dire, con San
Tommaso d'Aquino, che non è il corpo che contiene l'anima ma è l'anima che contiene il corpo

e lo contiene fino a quando continuano a rimanere in vita quegli elementi corporei indispensabili
ad assicurare il mantenimento dell'unitarietà funzionale dell'organismo.

Attualmente la scienza medica ritiene che l’organismo non sia morto fino a quando resta il
tronco cerebrale funzionante la cui vita assicura il mantenimento dell’unitarietà funzionale
degli organi, seppure in una condizione di tipo vegetativo persistente (2)



L’esistenza dell’anima spirituale

Scrive San Pio X nel suo Catechismo Maggiore: “ l’anima è la parte più nobile dell’uomo, perché
è sostanza spirituale, dotata d’intelletto e di volontà, capace di conoscere Dio e di possederlo
eternamente. (…) l’anima nostra non si può né vedere né toccare perché è spirito. (…) l’anima umana
non muore mai: la fede e la stessa ragione provano che essa è immortale“. (3)

Con il termine anima, che deriva da ànemos - soffio, vento -, si intende il principio primo
dell’attività di tutti gli esseri viventi.

Nell’uomo, la natura dell’anima è immateriale anche se essa informa il corpo e costituisce
con esso un'unica sostanza:
il modo di agire manifesta il modo di essere e alcune operazioni intellettive e volitive
dell'essere umano, pur procedendo dal corpo, trascendono il mondo materiale dimostrando
che non possono avere il corpo come unico soggetto.

L'esistenza dell'anima spirituale è dimostrabile per via logico deduttiva:
essa si deduce dall'esistenza di tre attività umane che trascendono il corpo e la
materia stessa.

Queste attività sono la conoscenza intellettiva ( da non confondere con la semplice
conoscenza sensitiva ), l'autocoscienza o conoscenza riflessa o riflessione, il desiderio
della felicità assoluta e quindi dell'eternità.

Conoscere nel senso intellettuale non consiste nel semplice prendere, toccare, sentire o
vedere le cose con i sensi e con il cervello che è il centro di integrazione dei sensi:
il cervello, infatti, è dotato di immaginazione riproduttrice – capacità di riprodurre
l’oggetto visto -, immaginazione associatrice – capacità di associare le immagini degli
oggetti visti – e memoria – capacità di conservare le immagini-. I sensi hanno il compito
di registrare le cose come si presentano ma solo l’intelligenza ha bisogno di porre la
domanda:
che cos’è questo?

Questa domanda è il segno che, per l’uomo, nei dati provenienti dai sensi resta un oggetto da
conoscere che i sensi non possono cogliere. Qual’ è dunque questo oggetto? Questo oggetto è
l’essenza di una cosa, ciò per cui una cosa è quella che è: il perché esiste e perché esiste
in quel modo.

Per esempio, mentre con l’occhio vedo molte piante particolari, diverse le une dalle altre, con
l’intelletto sono capace di fare astrazione delle differenze delle piante particolari e di formare
il – concetto – di pianta che posso applicare a tutte le piante, dall’insalata al pino: primo
processo astrattivo che coglie l’unità estraendola dalla diversità. L’animale vede una pianta
particolare ma è incapace di concepire la caratteristica unitaria che accomuna tutte le piante.

In virtù di questa capacità astrattiva l’uomo può dire: la pianta appartiene al regno vegetale e
non a quello animale, come il cane, né a quello minerale come il ferro.
Può, cioè, formulare giudizi che si applicano a tutte le piante, a tutti gli animali, a tutti i
minerali.

Per noi esseri umani questa operazione di astrazione intellettuale è talmente naturale che non ci
rendiamo conto dell’esistenza di questa capacità per il semplice fatto che la mettiamo continuamente
in funzione in modo del tutto naturale, così come mettiamo in funzione i nostri cinque sensi.

Questa capacità astrattiva è più evidente nei concetti quantitativi di ordine fisico – matematico,
cioè in quei concetti dove definiamo la misurabilità delle cose per la loro grandezza.
La lunghezza, per esempio, è una parola che serve ad indicare una proprietà comune delle cose – gli
oggetti sono più o meno lunghi -, ma anche ad esprimere l’idea o modello della lunghezza che possiede
la proprietà della lunghezza al massimo grado, cioè l’infinitamente lungo.

Questa misura massima è un’idea o modello che i sensi non possono conoscere perché nessun oggetto
che noi vediamo o tocchiamo possiede totalmente questa proprietà ma la riceve solo in parte da
qualcosa che trascende le cose stesse: secondo processo astrattivo che riesce a cogliere l’essenza
di un oggetto senza l’oggetto particolare, che riesce, cioè, a cogliere l’idea direttrice, il progetto
da cui ha avuto origine la proprietà di una cosa.

Il nostro intelletto, dunque, non solo conosce una proprietà comune delle cose, per cui affermiamo
che gli oggetti sono più o meno lunghi – primo processo astrattivo che coglie l’unità estraendola
dalla diversità - ma riesce anche ad estrarre da questa proprietà unitaria la sua misura massima.

Dopo la conoscenza sensitiva, dunque, l’intelletto è capace di ottenere una ulteriore conoscenza e
riesce a vedere, per esempio, non solo che le cose sono più o meno belle, ma anche a concepire l’idea
della bellezza assoluta, riesce a vedere non solo che le cose sono più o meno lunghe, ma anche a
concepire l’idea dell’infinitamente lungo.

Quando definiamo le cose, la definizione presenta le cose nella loro essenza e questa essenza viene
estratta fuori dalla materia, liberata dalla materia, - detemporalizzata -, despazializzata -,
sradicata dal suo contesto materiale, particolare, limitato, finito.
Per esempio, quando dico che l’uomo è un animale razionale “- la definizione dell’uomo – animale
razionale - non implica, in sé, né dimensioni, né colori, né età, né lingua, nulla cioè di ciò che
caratterizza i singoli individui e che quindi non è comune a tutti gli uomini.

Quando definiamo le cose, la nostra intelligenza prescinde totalmente dalla materia sensibile.
La definizione presenta le cose nella loro essenza e astrae da tutto ciò che è sensibile e materiale.

Questo prova che l’anima umana strappa le essenze dal mondo della natura e le – detemporalizza-
e – despazializza-“-. (4)

Consideriamo ora l’autocoscienza o conoscenza riflessa o riflessione: noi esseri umani non solo
capiamo ma capiamo di capire; accanto allo scire c’è in noi il cum scire, cioè accanto alla
scienza esiste l’auto coscienza.

Una facoltà puramente corporea è estesa e conosce solo in modo esteso, al più una parte può
ripiegarsi sull’altra ma non il tutto sul tutto: l’occhio, da solo, senza uno specchio non può
vedere se stesso e il dente non può mordere se stesso.

Invece l’intelligenza è cosciente di se stessa, si ripiega completamente su se stessa in modo
da essere insieme forza conoscitiva e oggetto conosciuto: l’intelletto, per poter conoscere s
e stesso, deve porsi da un punto di vista diverso da quello dell’oggetto in modo da potersi
osservare come un oggetto.

In accordo con il principio di non contraddizione – il quale dice che nessuna cosa può essere
e non essere contemporaneamente e sotto lo stesso aspetto -, l’intelletto, nell’operazione
delle riflessione, può essere contemporaneamente soggetto conoscente e oggetto conosciuto ma
non può esserlo sotto lo stesso aspetto: cioè può essere soggetto conoscente e oggetto conosciuto
ma da punti di considerazione diversi; soggetto conoscente in alcune operazioni e oggetto conosciuto
in altre.

Analoga è l’analisi della volontà: anche nella volontà si verifica una riflessione su se stessa,
una auto volizione.

Come l’intelletto conosce la sua conoscenza, così la volontà può volere la sua volizione a qualunque
costo: ad esempio, posso smettere di leggere questo scritto soltanto per voler dimostrare di volerlo. (5)

Infine consideriamo il desiderio tipicamente umano della felicità assoluta e quindi dell’eternità.
L’essere umano desidera che i suoi momenti di felicità siano tali da soddisfarlo perfettamente e
tali, quindi, da non finire mai.

Il desiderio di felicità assoluta comporta il desiderio dell’immortalità perché la felicità assoluta
on sarebbe tale se dovesse finire con la morte.
Il desiderio d’immortalità introduce il concetto di un tempo diverso da quello attuale dove la felicità
non ha termine e che chiamiamo eternità.
San Tommaso d’Aquino spiega che si può desiderare qualcosa - anche di nuovo - ma solo a partire da
qualcosa che già si conosce.

Ad esempio, posso desiderare di camminare nell’aria perché conosco la possibilità di camminare in terra
e conosco l’esistenza del cielo, posso desiderare l’esistenza di forme di vita nell’universo perché
conosco due cose: la vita e l’universo.

Posso desiderare una felicità assoluta, cioè libera da vincoli e da limitazioni e tale, quindi,
da non finire mai perché esiste già in me qualcosa che tende alla perfezione e all’eternità.

Ogni soggetto dotato di conoscenza desidera di perdurare nell’essere nel modo con il quale conosce
l’essere: quello che conosce l’essere di un momento desidera solo questa esistenza momentanea, quello
che conosce l’essere perpetuo desidera di essere sempre e poiché nessun desiderio naturale può essere
vano, questo soggetto conoscente deve essere sempre.

Lo stesso suicidio non è una negazione del desiderio di felicità perfetta e quindi immortalità.

Nella maggior parte dei casi, il suicidio non è un atto di amore per la morte in se stessa ma
una fuga dal dolore.

In alcuni rari casi il suicidio è il frutto della superbia cioè della disordinata stima di se stessi.
Il superbo può giungere a rifiutare la sua dipendenza dal Creatore fino al punto di voler essere
padrone del momento della sua morte.

Il filosofo ateo Friedrich Wilhelm Nietzsche, in Così parlò Zarathustra, giunge ad esaltare –
la libera morte, che viene a me, perché io voglio-.

Zarathustra non desidera la morte per se stessa ma cerca di ribellarsi alla sua condizione di
essere – mortale - dandosi la morte. (6)



Il rapporto fra l’anima spirituale ed il corpo

L’uomo è una sostanza fatta di anima e corpo, anima e corpo non sono due sostanze fra loro
collegate ma sono la forma e la materia della stessa sostanza uomo.

Materia e forma, in metafisica, sono due principi costitutivi di una stessa sostanza e non
due sostanze che si sommano. Un pezzo di legno, ad esempio, può diventare una statua oppure
una sedia, un tavolo.
Il legno è la – materia - che può prendere la - forma - della statua o della sedia o del tavolo:
la forma in metafisica non è il profilo esterno di una cosa ma il principio d’essere di una cosa,
l’atto che le conferisce una determinata proprietà, che la fa essere ciò che prima non era, che
la organizza in un certo modo. La materia, invece, è ciò che viene organizzato, ciò che è in
grado di ricevere un atto che le conferisce una determinata proprietà.
Dopo che il materiale del legno è stato organizzato in un certo modo, esso ha acquisito una forma:
la forma di statua o di tavolo o di sedia.

Dire che l’acqua è composta di ossigeno e di idrogeno - cioè di due atomi che si uniscono - non
è la stessa cosa che affermare che la statua è composta dal materiale e dalla forma di statua
perché la materia e la forma della statua non sono due sostanze che si sommano ma sono due principi
costitutivi di una stessa sostanza.

L’anima non sta in un luogo particolare del corpo ma è forma corporis – la forma in senso metafisico
del corpo - cioè il principio primo che anima - mette in movimento - un essere dal di dentro,
senza un intervento esterno ad esso, rendendolo un essere vivente. Se si osserva un essere vivente
in via di formazione, si riscontra che possiede in se stesso il principio interiore del suo sviluppo.
Tale principio interno presenta soprattutto tre caratteristiche:

1) mette in movimento la materia dal di dentro;

2) questo lavoro di movimento e di sviluppo armonicamente finalizzato rivela la presenza di un
progetto intrinseco al vivente o idea – guida;

3) poiché i diversi organi e le diverse parti del corpo sono unificati in un tutto perfettamente
organizzato, tale caratteristica si chiama forma: con questo termine si vuole indicare non tanto
la figura esterna ma il principio intrinseco di determinazione e di unificazione. (7)

Per unità sostanziale dell’essere umano, dunque, deve intendersi quella situazione in cui l’anima
non sta in un luogo particolare del corpo ma è il principio vitale che informa tutta la materia
del corpo.

La filosofia che nega l’unità sostanziale dell’essere umano ( condannata dalla Chiesa Cattolica
nel Concilio di Vienna, dove si afferma che l’anima è forma corporis ) è sbagliata perché finisce,
anche senza volerlo, per negare ciò che afferma e cioè l’esistenza dell’anima.

Infatti, se l’anima e il corpo fossero due sostanze ciascuna delle quali ha un essere proprio
distinto dall’essere dell’altra sostanza, l’anima sarebbe come una specie di guidatore ed il corpo
( cervello compreso ) sarebbe la macchina da guidare.

In questa maniera non si capisce come il guidatore, una volta che abbia deciso - e si tratterebbe
di una decisione spirituale presa dall’anima - di portare la macchina verso una certa direzione
( ad esempio di affrontare un pericolo ), si tiri in dietro e non riesca a farlo.

Se il guidatore ( che sarebbe l’anima ) non riesce a guidare la macchina del corpo, una volta che
lo ha deciso, questo starebbe a significare - ed è la considerazione del filosofo Baruch Spinoza -
che l’anima non esiste per se stessa ma sarebbe solo un attributo del corpo.

La concezione dualista - cioè la concezione secondo cui il corpo e l’anima sono due sostanze fra
loro collegate - finisce per negare l’esistenza dell’anima stessa, cioè il fatto che l’anima possa
esistere per se stessa. (8 )

Per le sostanze puramente corporee non può esistere la forma senza la materia: ad esempio, la
statua non può esistere senza il materiale che viene organizzato in statua.

Nella sostanza uomo, invece, per via delle operazioni spirituali dell’intelletto e della volontà,
l’anima deve sussistere per sé in maniera spirituale anche senza la materia che informa: sussistere
significa esistere per sé e non in virtù di un altro essere.

Mentre in tutte le sostanze corporee chi ha l’essere è il composto di forma e materia, nell’uomo
chi ha l’essere è l’anima la quale lo comunica al composto così che la sostanza uomo esiste in
virtù dell’essere dell’anima. Per l’uomo, le cui operazioni intellettuali e volitive dimostrano
l’esistenza di un elemento non corporeo - che pertanto ha una sussistenza spirituale -, tale
elemento, che chiamiamo anima, deve continuare a sussistere necessariamente anche se viene privato
del corpo che è la sua costruzione, il suo modo d’essere.

La natura spirituale dell’anima esige che la sua origine sia dovuta ad un intervento diretto di Dio.
Infatti l’anima non può essere prodotta da preesistente sostanza materiale essendole superiore;
né può essere prodotta dalla preesistente sostanza spirituale dei genitori.

Infatti questo tipo di generazione esigerebbe che lo spirito dei genitori comunicasse una parte
di sé ma ciò non è possibile perché lo spirito non è divisibile come la materia. L’anima perciò
è creata direttamente da Dio nello stesso momento in cui avviene la fecondazione umana.

L’azione immediata di Dio non è un’azione speciale di tipo miracolistico perché fa parte dell’ordine
e del piano naturale dell’universo creato. (9)

Questa unità sostanziale dell'essere umano - situazione in cui l'anima non sta in un luogo particolare
del corpo ma è il principio vitale che informa la materia del corpo - spiega bene i rapporti che
intercorrono fra la realtà materiale e quella spirituale.

Con l'unità sostanziale dell'essere umano si capiscono i motivi per cui l'uomo non sempre riesce a
fare ciò che vuole - e si tratterebbe di una decisione spirituale dell'io dotato di coscienza e
volontà -. I motivi sono due: i difetti corporei ed i disordini dell'anima.

Difetti corporei: l'uomo in coma non può agire, l'intelletto di un bambino deve attendere lo
sviluppo del cervello per manifestarsi.
Dopo la morte l'io spirituale sussiste necessariamente ma in un modo di cui non possiamo avere
alcuna idea o esperienza. Si tratta di uno stato violento a lui non naturale in quanto separato dal
suo modo d'essere ( il corpo ) e perciò non può agire nel mondo dei corpi perché il suo corpo è il
suo mezzo ordinario d'azione:
la sua possibilità d'azione può dipendere solo dalla libera iniziativa di Dio.

Disordini dell'anima: la ribellione contro Dio ha prodotto la ribellione delle potenze inferiori
dell'anima ( passioni ) contro le superiori ( ragione e volontà ) per cui l'uomo spesso non fa il
bene che vuole ma il male che non vorrebbe.

Scrive S. Agostino:” l’anima comanda che la mano si muova, e la cosa avviene così immediatamente
che a stento si distingue il comando dall’esecuzione: eppure l’anima è spirito e la mano è materia.

L’anima comanda poi a se stessa di volere: si tratta della medesima anima, eppure non obbedisce.
Come mai ciò? Perché? L’anima, dico, ordina di volere: non ordinerebbe se non volesse, eppure,
non esegue ciò che essa stessa ordina. (…)

Non è (…) incredibile che avvenga di volere e di non volere nello stesso tempo, perché è una
debolezza dell’anima (…). ” (10)

Il peccato di Adamo ed Eva ha ferito la natura umana per cui il progetto interiore, l’idea-guida –
cioè l’anima creata da Dio – non può realizzarsi in maniera completa e ordinata con la natura
contaminata che si trova a disposizione.
Il peccato dei progenitori ha ferito la materia vivente da trasmettere ai figli.
Dopo il peccato originale, l’anima di ogni essere umano compie un lavoro di movimento, di sviluppo
e di formazione su di una materia vivente che è stata resa priva dei particolari benefici di cui Dio
l’aveva dotata per poter rispondere alle esigenze dell’anima stessa:
infatti tale materia è diventata corruttibile e reca in sé l’imprinting di un evidente conflitto fra
le varie componenti psichiche.
Un conflitto che fa dire all’apostolo Paolo che la carne ha desideri contrari allo spirito.

Dopo il peccato originale, l’io spirituale creato da Dio, dotato di coscienza e volontà, animando
una materia vivente contaminata, subisce una situazione di disordine, non nella sua essenza, ma nelle
sue operazioni.



Lo spiritismo e la reincarnazione


Spiritismo e reincarnazione presuppongono una concezione dualista platonico- cartesiana di anima
e corpo che nega l'unità sostanziale dell'essere umano e porta, come abbiamo visto, alla posizione
erronea del materialismo.

Solo la preghiera a Dio è il mezzo ordinario per poter comunicare con l'anima separata violentemente
dal suo corpo. L'anima privata del suo corpo non può agire nel mondo dei corpi se non per iniziativa
di Dio: le tecniche dello spiritismo sono una evidente forzatura del mondo dello spirito perché
pretendono di ottenere con sforzi umani solo ciò che Dio può concedere e pertanto sono negative dal
punto di vista dell'equilibrio psicologico e spirituale e, in ultimo, esiste il fondato sospetto che
esse non siano immuni da intervento diabolico.

Scrive Carlos Aldunate nel suo libro -Il cristiano di fronte al paranormale- :" Provocare questi
fenomeni significa entrare volontariamente nello stato particolare di ricettività che si chiama TRANCE.
In essa, il medium lascia da parte il suo spirito critico e si fa trasportare dalla propria sensibilità.
Per questo la trance è uno stato degradato dell'uomo. (...)
Il medium in trance sospende le proprie capacità superiori, per essere permeabile alle forze
dell’ inconscio inferiore (...).

Queste forze sono sconosciute: possono venire dall'inconscio del medium, dall'inconscio del cliente o
dall'inconscio collettivo.
Possono venire anche da uno spirito sconosciuto, perché non c'è mai piena sicurezza che vengano dallo
spirito invocato.
Possono infine venire da un demone.

Certamente non possono venire da Dio, perché Dio non può essere captato e obbligato a rispondere
alle nostre domande.

Si crea facilmente una dipendenza dagli spiriti; dipendenza che può risultare assai funesta.

Conosciamo vari casi in cui l'invocazione degli spiriti ha provocato ossessioni con voci, sensazioni
corporali, impulsi al suicidio, ecc. (...)
Se un'attività è essenzialmente malsana per l'uomo, è segno che essa non è conforme alla sua natura,
non rientra nell'intenzione del Creatore. Semplicemente quell'attività è contro l'etica; non si deve
svolgere.

I pericoli delle pratiche spiritiche, gli effetti perniciosi che spesso producono, ci avvertono che
esse non devono essere compiute. La trance comporta sempre una diminuzione della chiarezza intellettuale,
dello spirito critico e della libertà umana; quindi ne deriva sempre una diminuzione della responsabilità,
che è la caratteristica propria dell'uomo adulto e maturo.

L 'uomo in trance è come un uomo più o meno drogato, un uomo sminuito. Questa trance si verifica nel
medium e anche nella persona che lo consulta e che entra nella suggestione scatenata dal medium" (11)

La dottrina della reincarnazione è, nella sua realizzazione pratica, come una ruota che parte da un punto
per fare ritorno nel luogo di partenza.
La diversità degli esseri è momentanea, presente soltanto nelle esistenze intermedie che si manifestano
fra la partenza e l'arrivo: minerali, poi piante, poi animali, poi uomini fra loro disuguali e infine
l’uguaglianza e cioè uno spirito perfetto, identico.
Secondo tale dottrina gli uomini sarebbero più o meno avanzati a seconda che siano più o meno vicini al
punto di arrivo, che è simile al pleroma gnostico: il pleroma gnostico è una sorta di magma originario
e indistinto e lo gnostico Basilide lo chiama apertamente il nulla.

Nella dottrina della reincarnazione:

A) gli uomini non hanno più un proprio essere, una propria identità personale: infatti essi non
hanno conoscenza delle proprie esistenze anteriori, non possono rintracciare la propria continuità
e la propria unicità.
Questa amnesia delle esistenze precedenti è in contraddizione proprio con la teoria della reincarnazione
la quale presuppone l’esistenza di uno spirito indipendente dal corpo, cioè di uno spirito che sta nel
corpo come una sostanza di natura completa e che pertanto guida il corpo come il pilota guida la nave.
Infatti, se lo spirito è una sostanza in se stessa completa, nel disincarnarsi dovrebbe portare via con sé
i ricordi e, senza perdere il possesso di questi, dovrebbe entrare nel nuovo corpo, allo stesso modo in
cui il pilota non perde i propri ricordi nel passare da una nave all’altra.

B) L’ignoranza delle esistenze anteriori rende inutile la reincarnazione.
Infatti, considerando l’ignoranza delle esistenze precedenti, non si vede in che modo la reincarnazione
possa servire a favorire il progresso individuale.
Per i reincarnazionisti la dottrina della reincarnazione servirebbe a far progredire gli individui
attraverso vite successive corrispondenti al loro stato di avanzamento spirituale-: questa sarebbe
la cosiddetta legge del Karma.
Perché l’ avanzamento dello spirito possa avere luogo, esso dovrebbe essere perfettamente consapevole
dell’esperienza acquisita in ciascuna delle esistenze precedenti, ma come si può realizzare un tale
progresso se lo spirito perde il ricordo delle esistenze precedenti?

C) gli uomini non hanno più una vera famiglia: infatti, per la dottrina della reincarnazione i figli
esistevano già prima che i genitori prestassero loro un corpo in cui incarnarsi. Prima di essere nostri-
secondo tale dottrina - i figli furono di altri genitori, che furono probabilmente anche di altra famiglia,
di altra nazione, di altra patria, di altra razza.
Gli stessi genitori potranno reincarnarsi in un corpo prestato loro dai figli.

D) gli uomini non avrebbero più una vera identità sessuale: infatti la reincarnazione può avvenire in
un corpo sessualmente diverso dal precedente.

E) Non ci sarebbe vera differenza fra l'uomo e l'animale: perché possiamo essere stati animali e
possiamo esserlo in futuro. (12)

Ammessa la dottrina della reincarnazione diventa facile, da un punto di vista filosofico, giustificare
comportamenti devianti come l’incesto, l’omosessualità, la zoofilia. Inoltre, da questo nucleo filosofico
reincarnazionista, è inevitabile che abbiamo origine dottrine contrarie alla famiglia e alla giuste e
naturali disuguaglianze fra gli uomini

Dalla dottrina della reincarnazione deriva anche una concezione panteista:l'uomo si salva da solo
attraverso successive reincarnazioni e Dio finisce per identificarsi con la somma di tutte le cose.
Ma se non esiste più un Dio personale e trascendente, la natura non è più l’opera del Creatore, non
è più il frutto del logos, il risultato di un progetto razionale e pertanto non esisterebbero più né
verità, né leggi, né diritti assoluti, sacri, inviolabili .
La natura diventerebbe soltanto una sorta di materiale nato dal caso, frutto di semplici e momentanei
rapporti di forza, un materiale su cui il più potente ha il diritto di esercitare la sua forza:
rimarrebbe un solo diritto e anche un solo dovere, quello della forza.

In realtà, il vero e autentico dominio dell’uomo sulla natura può attuarsi soltanto attraverso la
conoscenza ed il rispetto delle leggi naturali.

La natura non può essere dominata calpestandone le leggi: la natura si lascia dominare solo
conoscendone le leggi ed applicandole.

Il dominio accordato dal Creatore all'uomo non è un potere assoluto, ne si può parlare di
libertà di -usare e abusare -, o di disporre delle cose come meglio aggrada.

La limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal principio, ed espressa simbolicamente con
la proibizione di -mangiare il frutto dell'albero -( cf Gen 2,16), mostra con sufficiente chiarezza
che, nei confronti della natura visibile, siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche
morali, che non si possono impunemente trasgredire-". (13)



Alcune obiezioni scientifiche alla reincarnazione.

La regressione ipnotica sarebbe, per i reincarnazionisti, prova della reincarnazione.

In realtà nel sub-conscio avviene una caotica rielaborazione di tutti i dati pervenuti durante
l'esistenza ed è possibile che ci sia una identificazione con dati, storie e avvenimenti depositati
e rielaborati nell'inconscio, identificazione indotta dall'ipnotizzatore: l'influsso dell'ipnotizzatore
è evidente nel fatto che, se suggerisce al soggetto un ritorno all'infanzia, questo agisce e parla come
un bambino; se gli suggerisce di essere stato un animale, questo parla e agisce come un animale; se gli
suggerisce di tornare ad un altra vita, comincia ad elaborare la storia di un'altra vita. Inoltre i
racconti dei soggetti in stato di ipnosi sono suggeriti più o meno consapevolmente dagli stessi
ipnotizzatori.

Infatti i soggetti ipnotizzati da ]oe Keeton accettano lo schema del loro ipnotizzatore:
asseriscono tutti di essersi reincarnati subito dopo la morte.

Quelli ipnotizzati da Arnall Bloxham trascorrono lunghi periodi nelle sfere astrali.
Quelli di Helen Wambach si scelgono il sesso prima di reincarnarsi e quelli di Edith Fiore si
reincarnano tra parenti che si odiano.

Le famose esperienze del Deja vu sono facilmente spiegabili con dati ed elaborazione dei dati che
riemergono dal sub-conscio in seguito ad associazioni emotive indotte da immagini, sensazioni, luoghi,
persone, situazioni che contengono elementi analoghi a quelli depositati nel sub-conscio.

Inoltre la stessa parapsicologia fornisce strumenti analitici per dimostrare come molti casi di
presunta reincarnazione siano in realtà fenomeni di possessione. (14)

Bruto Maria Bruti

Note:
1) cfr Jean Daujat, Psycologie contemporaine et pensée chrétienne, Téqui, Paris 1976

2) cfr Pierre Marie Emonet O.P., Mirella Lorenzini O.P., Conoscere l'anima umana, elementi di
antropologia filosofica, edizioni studio domenicano, Bologna 1997; cfr Gianfranco Basti, Il rapporto
mente-corpo nella filosofia e nella scienza, ed. studio domenicano, Bologna 1991, in particolare da
pag 265 a pag 269; cfr Tommaso d'Aquino S. Th., I,76,8c, eccetera; cfr Corrado Manni, Il risveglio
dal coma? Attenzione a non dire eresie, Il Medico d’Italia, n.6, 7 marzo 1995, p. 9

3) San Pio X, Catechismo Maggiore, ed. Ares, Milano, sesta edizione 1987, n.50, 51, 52 p.22.

3) cfr San Tommaso D’Aquino, Summa Teologica I, q. 75, a. 5; citazione, Pierre –Marie Emonet O.P.,
Mirella Lorenzini O.P., Conoscere l’anima umana, elementi di antropologia filosofica,
edizioni studio Domenicano, Bologna, 1997, p.71

4) cfr San Tommaso d’Aquino, Summa teologica I, q.75, a.5; citazione, Pierre- Marie Emonet O.P.,
Mirella Lorenzini O.P., Conoscere l’anima umana, elementi di antropologia filosofica,
edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1997, p.71

5) cfr San Tommaso d’Aquino II Sent. Dist.XIX q.I, 1, art.1; Summa contra Gentiles lib.II,
cap.49; cfr Gabriele Paolo Carosi, Compendio di filosofia, ed. Paoline, Roma 1984, pp.396-397

6) cfr Ramòn Lucas Lucas, L’uomo spirito incarnato, compendio di filosofia dell’uomo,
ed. San Paolo, Milano 1993, pag 314-330; cfr San Tommaso d’Aquino, Summa Teologica I, q. 75, a. 6

7) Pierre – Marie Emonet O.P., trad. it., in Pierre Marie Emonet O.P. e Mirella Lorenzini
O.P., Conoscere l’anima Umana, ed. Studio Domenicano, Bologna 1997, pp.10-11.

8) cfr Armando Plebe, Storia del pensiero, vol.II, ed. Ubaldini, Roma 1970, pp.106-107

9) cfr San Tommaso d’Aquino, Summa Teologica I, q. 76, a. 1, q. 90, aa 2 –3; cfr Sofia Vanni Rovighi,
Elementi di filosofia, vol. III, ed. La Scuola, Brescia 1963, pag 178; cfr Ramòn Lucas Lucas,
L’uomo spirito incarnato, compendio di filosofia dell’uomo, San Paolo, Milano 1993, pp.288-299

10) S Agostino, Le Confessioni, ed. Paoline 1975, trad. di Aldo Landi, , libro VIII, cap. IX , p 257.

11) Carlos Aldunate, Il cristiano di fronte al paranormale, ed. Ancora, Milano, marzo '94, pag.56-58

12) cfr Fernando Palmés S.J., Gli errori dello spiritismo, I Di oscuri, trad. it., Genova 1989, pp.388-392

13) Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, n.3.

14) J. Head - L. Cranston, Il libro della reincarnazione, Milano 1980; H. Wambach, Life before life,
New York 1979; E. Fiore, You Have Been Here Before, New York 1979; H. Sherman, Vivrai dopo la morte,
Milano 1984.





[SM=x2610547]


Piero




contatto skype: missoltino 1
I nostri amici





Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:39. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
Horloge pour site Orologio per sito