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Conosciamo le Tre "Figure" DIVINE?...

Ultimo Aggiornamento: 25/12/2010 18:55
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Dalla summa teologica di San Tommaso:

posterò parte dei suoi scritti, riguardante le
tre Personalità Divine "LA TRINITA'"


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parte 7:



LA PERSONA DELLO SPIRITO SANTO

Ci rimane ora da trattare della persona dello Spirito Santo [cf. q. 33, Prol.], il quale è chiamato non soltanto Spirito Santo, ma anche Amore e Dono di Dio.
Sullo Spirito Santo si pongono quattro questioni:
1. Se Spirito Santo sia il nome proprio di una persona divina;
2. Se la persona divina chiamata Spirito Santo proceda dal Padre e dal Figlio;
3. Se essa proceda dal Padre per il Figlio;
4. Se il Padre e il Figlio siano un unico principio dello Spirito Santo.

Articolo 1
Se Spirito Santo sia il nome proprio di una persona divina
Sembra che Spirito Santo non sia il nome proprio di una persona divina. Infatti:
1. Nessun nome comune alle tre persone può essere proprio di una sola. Ma Spirito Santo è comune alle tre persone. Infatti S. Ilario [De Trin. 8, nn. 23, 25] dimostra che nella Sacra Scrittura col nome di Spirito di Dio alcune volte è indicato il Padre, come nel passo [Is 61, 1; Lc 4, 18]: "Lo Spirito del Signore è su di me"; altre volte è designato il Figlio, come quando Gesù stesso disse [Mt 12, 28]: "Se io scaccio i demoni in virtù dello Spirito di Dio", volendo con ciò indicare che egli scacciava i demoni con la potenza della sua natura [divina]; altre volte ancora è indicato lo Spirito Santo, ad es. dove si legge [Gl 2, 28; At 2, 17]: "Effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo".
Quindi Spirito Santo non è il nome proprio di una persona divina.
2. I nomi delle persone divine sono termini relativi, come dice Boezio [De Trin. 5]. Ma Spirito Santo non è un termine relativo. Quindi non può essere il nome proprio di una persona divina.
3. Essendo Figlio il nome di una persona divina, non si può dire: il Figlio di questo o di quello. Invece si usa dire: lo spirito di questo o di quell'uomo, come in quel brano della Scrittura [Nm 11, 17]: "Il Signore disse a Mosè: Prenderò parte del tuo spirito per darlo a loro". E altrove [2 Re 2, 15]: "Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo". Pare dunque che Spirito Santo non sia il nome proprio di una persona divina.

In contrario: Dice la Sacra Scrittura [1 Gv 5, 7 Vg]: "Sono tre che rendono testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo".
"Tre che cosa?" si domanda S. Agostino, e risponde [De Trin. 7, cc. 4, 6; cf. 5, 9]: "Tre persone ". Quindi Spirito Santo è il nome di una persona divina.

Rispondo: In Dio ci sono due processioni; la seconda però, quella dell'amore, non ha un nome proprio, come si è detto sopra [q. 27, a. 4, ad 3]. Quindi anche le relazioni che ne sorgono mancano di un nome proprio, come si è già spiegato [q. 28, a. 4]. E da ciò deriva che neppure la persona che procede secondo questa processione può avere, per lo stesso motivo, un nome proprio.
Tuttavia, come per indicare quelle relazioni furono dall'uso adottati alcuni nomi comuni, cioè processione e spirazione, che propriamente significano più gli atti nozionali che le relazioni, così per designare la persona divina che procede per processione d'amore fu adottato secondo l'uso della Scrittura il nome di Spirito Santo.
E di ciò si possono trovare due motivi di convenienza.
Primo, la comunanza della persona chiamata Spirito Santo. Spiega infatti S. Agostino [De Trin. 15, 19; cf. 5, 11]: "Essendo lo Spirito Santo comune alle due [persone], esso è chiamato propriamente con denominazioni comuni a entrambe: infatti il Padre è Spirito e il Figlio è Spirito; il Padre è santo e il Figlio è santo".
Secondo, il significato proprio [di Spirito Santo]. Nel mondo fisico infatti spirito significa impulso e moto: infatti chiamiamo spirito il fiato e il vento. Ora, è proprio dell'amore muovere e spingere la volontà di chi ama verso la realtà amata. Ma a quelle cose che sono ordinate a Dio viene attribuita la santità.
Quindi convenientemente è detta Spirito Santo la persona divina che procede come l'amore con cui Dio si ama.

Soluzione delle difficoltà: 1. Se l'espressione spirito santo viene considerata come due parole distinte, allora è comune a tutta la Trinità.
Poiché con la parola spirito si indica l'immaterialità della sostanza divina: infatti nel mondo fisico lo spirito [vento o fiato] è una sostanza invisibile e di minima densità: perciò a tutte le sostanze immateriali e invisibili diamo il nome di spirito. Con l'aggettivo santo invece si indica la purezza della bontà divina.
Se al contrario si considera l'espressione Spirito Santo come una parola sola allora, per la ragione già detta [nel corpo], in forza dell'uso della Chiesa essa è stata adottata per designare una delle tre divine persone, quella che procede secondo la processione dell'amore.
2. Sebbene Spirito Santo non sia un termine relativo, tuttavia viene usato come se lo fosse, in quanto fu adottato per designare una persona distinta dalle altre per la sola relazione. - Si potrebbe però anche scorgere in questo termine una relazione se Spirito venisse preso nel senso di spirato.
3. Nel termine Figlio è indicata soltanto la relazione di un soggetto derivante da un principio verso quel principio; in quello di Padre invece è indicata la relazione di principio, e così pure in quello di Spirito, in quanto include l'idea di impulso. Ora, nessuna creatura può essere principio di una persona divina, ma al contrario. Quindi si può dire Padre nostro e Spirito nostro, non però Figlio nostro.

Articolo 2
Se lo Spirito Santo proceda dal Figlio
Sembra che lo Spirito Santo non proceda dal Figlio. Infatti:
1. Secondo Dionigi [De div. nom. 1] "non si deve aver l'ardire di affermare qualcosa della supersostanziale divinità oltre a ciò che ne è detto nella Sacra Scrittura". Ora, questa non dice che lo Spirito Santo procede dal Figlio, ma solo dal Padre, come appare da quel testo [Gv 15, 26]: "lo Spirito di verità che procede dal Padre". Quindi lo Spirito Santo non procede dal Figlio.
2. Nel Simbolo del Concilio ecumenico di Costantinopoli si legge: "Crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre, e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato". Non si doveva dunque in alcun modo aggiungere nel nostro Simbolo che lo Spirito Santo procede anche dal Figlio: anzi, parrebbero degni di scomunica coloro che fecero tale aggiunta.
3. Dice il Damasceno [De fide orth. 1, 8]: "Affermiamo che lo Spirito Santo è dal Padre e lo diciamo Spirito del Padre; non affermiamo invece che lo Spirito Santo è dal Figlio, sebbene lo diciamo Spirito del Figlio". Quindi lo Spirito Santo non procede dal Figlio.
4. Una cosa non procede dal soggetto in cui riposa. Ma lo Spirito Santo riposa nel Figlio. È detto infatti nella Leggenda di S. Andrea [inizio]: "Pace a voi, e a tutti quelli che credono nell'unico Dio Padre e nell'unico suo Figlio, il solo Signore nostro Gesù Cristo, e nell'unico Spirito Santo che procede dal Padre e rimane nel Figlio". Quindi lo Spirito Santo non procede dal Figlio.
5. Il Figlio procede come verbo [o parola]. Ma noi vediamo che il nostro spirito [o fiato] non procede dalla nostra parola. Quindi neppure lo Spirito Santo procede dal Figlio. 6. Lo Spirito Santo già procede perfettamente dal Padre. Quindi è superfluo dire che procede dal Figlio.
7. "Nelle realtà sempiterne", come dice Aristotele [Phys. 3, 4], "non c'è differenza tra essere e poter essere"; specialmente poi in quelle divine. Ma lo Spirito Santo potrebbe distinguersi ugualmente dal Figlio anche se non procedesse da lui. Infatti S. Anselmo [De process. Sp. Sancti 4] dice: "Sia il Figlio che lo Spirito Santo ricevono l'essere dal Padre, ma in due maniere diverse: poiché mentre il primo lo ha per nascita, l'altro lo ha per processione, in modo che per questo si distinguano tra loro". E aggiunge [ib.]: "Se il Figlio e lo Spirito Santo non fossero per altro distinti, per questo solo già si distinguerebbero". Quindi lo Spirito Santo si distingue dal Figlio anche se non procede da lui.

In contrario: S. Atanasio afferma nel Simbolo: "Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio, non fatto, né creato, né generato, ma procedente".

Rispondo: È necessario affermare che lo Spirito Santo procede dal Figlio.
Se infatti non procedesse [anche] da lui, in nessun modo si potrebbe da lui distinguere come persona. Il che risulta evidente da quanto abbiamo già spiegato [q. 28, a. 3; q. 30, a. 2].
Infatti non si può dire che le persone divine si distinguano tra loro per qualcosa di assoluto, poiché sarebbe così negata l'unità di essenza delle tre [persone]: infatti tutto ciò che in Dio si dice in modo assoluto appartiene all'unità dell'essenza.
Resta dunque che le persone divine si distinguano l'una dall'altra solo per le relazioni. - Però le relazioni non possono distinguere le persone tra loro se non in quanto sono contrapposte. E ciò è dimostrato dal fatto che, pur essendo due le relazioni attribuite al Padre, e cioè una verso il Figlio e l'altra verso lo Spirito Santo, queste, non essendo tra loro opposte, non costituiscono due persone distinte, ma appartengono all'unica persona del Padre.
Se dunque nel Figlio e nello Spirito Santo non vi fossero se non le due relazioni con cui ciascuno di essi si riferisce al Padre, tali relazioni non sarebbero tra loro opposte; come non lo sono le due con le quali il Padre si riferisce ad essi.
Come quindi la Persona del Padre è una [nonostante le due relazioni], così una dovrebbe essere la persona del Figlio e dello Spirito Santo, con due relazioni opposte alle due relazioni del Padre.
Ma questa conclusione è eretica, poiché distrugge la fede nella Trinità.
Quindi è necessario che il Figlio e lo Spirito Santo si riferiscano l'uno all'altro con opposte relazioni. - Ora, in Dio non ci possono essere altre relazioni tra loro opposte se non quelle di origine, come si è già spiegato [q. 28, a. 4]. Ma le opposte relazioni di origine sorgono o dal fatto che un soggetto è principio, o dal fatto che deriva da un principio.
Quindi non rimane altro che affermare o che il Figlio procede dallo Spirito Santo, cosa che nessuno ammette, oppure che lo Spirito Santo procede dal Figlio, come professiamo noi. E ciò è consono all'indole delle due processioni. Si è detto infatti [q. 27, aa. 2, 4; q. 28, a. 4] che il Figlio procede per processione intellettuale come verbo, e lo Spirito Santo per processione di volontà come amore.
Ora, è necessario che l'amore proceda dal verbo: infatti non si ama se non ciò che si conosce. È quindi chiaro che lo Spirito Santo procede dal Figlio.
Anche l'ordine che vediamo nel creato porta alla stessa conclusione.
Infatti non avviene mai che dalla stessa causa procedano effetti molteplici senza ordine, a meno che non si tratti di cose che differiscono soltanto materialmente: come può avvenire per i vari coltelli prodotti dallo stesso artigiano e numericamente distinti senza che vi sia alcun ordine tra loro. Nelle cose invece tra cui non c'è solo una distinzione materiale, c'è sempre un certo ordine nella molteplicità dei prodotti.
Per cui anche nell'ordine delle realtà create risplende la bellezza della sapienza divina.
Se dunque dall'unica persona del Padre ne procedono due altre, cioè il Figlio e lo Spirito Santo, ci deve essere un ordine tra loro.
E non è possibile assegnare un altro ordine diverso da quello di origine, in forza del quale uno procede dall'altro. Se quindi non si vuole ammettere l'assurdo di una distinzione materiale [tra le persone divine], non si può dire che il Figlio e lo Spirito Santo procedano dal Padre in modo tale che uno di essi non proceda anche dall'altro.
Inoltre i Greci stessi ammettono che la processione dello Spirito Santo ha un certo ordine al Figlio. Concedono infatti che lo Spirito Santo è lo Spirito del Figlio, e che procede dal Padre per il Figlio.
Anzi, si dice che alcuni di essi concedono che sia dal Figlio, o che emani da lui; [non ammettono] però che ne proceda. E ciò potrebbe dipendere o da ignoranza o da caparbietà. Infatti, se si bada bene, non è difficile vedere che la parola processione è la più vaga e indeterminata fra tutte quelle che stanno a indicare un'origine. Infatti la usiamo per indicare qualunque origine: come diciamo che la linea procede dal punto, il raggio dal sole, il ruscello dalla fonte, e così in qualsiasi altro caso.
Quindi, [se si ammette] qualche altra parola che significhi origine, si può anche concludere che lo Spirito Santo procede dal figlio.

Soluzione delle difficoltà: 1. Non si deve attribuire a Dio cosa alcuna che non sia contenuta nella Scrittura o espressamente con le parole o per il senso.
Ora, quantunque nella Scrittura non si trovi affermato esplicitamente che lo Spirito Santo procede dal Figlio, tuttavia lo si trova affermato quanto al senso; specialmente là dove il Figlio, parlando dello Spirito Santo, dice [Gv 16, 14]: "Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà".
Si deve poi tenere per regola che quanto nella Scrittura viene detto del Padre, pur con l'aggiunta di un termine esclusivo, va inteso anche del Figlio, a meno che non si tratti di cose che distinguono il Padre e il Figlio mediante le opposte relazioni. Quando infatti il Signore dice [Mt 11, 27]: "Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre", non esclude che egli conosca se stesso.
Allo stesso modo dunque, quando si dice che lo Spirito Santo procede dal Padre, anche se vi fosse aggiunto che procede dal solo Padre, con ciò non sarebbe escluso il Figlio: poiché il Padre e il Figlio non si oppongono tra loro nell'essere principio dello Spirito Santo, ma solo nell'essere uno Padre e l'altro Figlio.
2. In ogni concilio fu compilata una professione di fede che prendeva di mira l'errore condannato in quel concilio. Per cui il concilio seguente non compilava un Simbolo diverso dal primo, ma soltanto con qualche aggiunta spiegava, contro le nuove eresie, ciò che implicitamente era contenuto nel Simbolo precedente.
Infatti nelle determinazioni del concilio di Calcedonia [Act. 5] si legge che [i Padri] che parteciparono al concilio di Costantinopoli insegnarono la dottrina riguardante lo Spirito Santo "non aggiungendo qualcosa che mancasse ai [Padri] più antichi (che presero parte a quello di Nicea), ma spiegando il pensiero di questi contro gli eretici".
Poiché dunque al tempo degli antichi concili non era ancora sorto l'errore di coloro che dicevano che lo Spirito Santo non procede dal Figlio, non fu necessario mettere ciò esplicitamente [nel simbolo]. Ma in seguito, sorto quell'errore, in un concilio tenuto in Occidente ciò vi fu inserito esplicitamente per autorità del Romano Pontefice, con l'autorità del quale anche gli antichi concili venivano convocati e confermati. - Tuttavia [questa aggiunta] era già implicita nell'affermazione che lo Spirito Santo procede dal Padre.
3. I primi ad affermare che lo Spirito Santo non procede dal Figlio furono i Nestoriani, come si può vedere da un loro simbolo condannato nel Concilio di Efeso [Act. 6]. E tale errore fu poi seguìto dal nestoriano Teodoreto [Ep. 171 Ad Io. Ant. Episc.], e da parecchi altri dopo di lui, fra i quali ci fu anche il Damasceno. Quindi in questo caso non si può seguire la sua sentenza.
Quantunque alcuni sostengano che il Damasceno, come non afferma che lo Spirito Santo procede dal Figlio, così, neppure lo nega, stando alle parole riferite [nell'ob.].
4. Dicendo che lo Spirito Santo riposa o rimane nel Figlio non si esclude che proceda da lui, dato che anche del Figlio si dice che rimane nel Padre, quantunque da lui proceda. - Si può anche dire che lo Spirito Santo riposa nel Figlio perché l'amore di chi ama [cioè del Padre] riposa in lui [Figlio] quale oggetto amato; oppure si ha di mira la natura umana di Cristo, secondo quelle parole [Gv 1, 33]: "L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza [in Spirito Santo]".
5. In Dio il termine Verbo viene preso per una certa somiglianza non già col verbo orale [o parola], da cui lo spirito [il fiato, il respiro] non procede, perché allora sarebbe verbo soltanto in senso metaforico, ma per una somiglianza con quello mentale da cui procede l'amore.
6. La perfetta processione dello Spirito Santo dal Padre non solo non rende superflua quella dal Figlio, ma la include necessariamente. Essendo infatti identica la virtù del Padre e del Figlio, tutto ciò che proviene dal Padre proviene anche dal Figlio, a meno che ciò non ripugni alla sua condizione propria di Figlio. Il Figlio infatti non procede da se stesso, sebbene proceda dal Padre.
7. Lo Spirito Santo si distingue personalmente dal Figlio perché l'origine dell'uno è diversa da quella dell'altro. Ma la differenza delle due origini sta in questo, che il Figlio procede solo dal Padre, mentre lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Diversamente infatti le processioni non si distinguerebbero, come si è dimostrato [nel corpo].

Articolo 3
Se lo Spirito Santo proceda dal Padre per il Figlio
Sembra che lo Spirito Santo non proceda dal Padre per il Figlio. Infatti:
1. Ciò che procede dal suo principio per [mezzo di] qualche altra cosa non procede da esso immediatamente. Se dunque lo Spirito Santo procede dal Padre per il Figlio non procede immediatamente dal Padre. Cosa questa che non si può ammettere.
2. Se lo Spirito Santo procede dal Padre per il Figlio, non procederà dal Figlio se non in forza del Padre. Ma ciò in forza di cui un soggetto è tale, lo è maggiormente [Anal. post. 1, 2]. Quindi lo Spirito Santo procederà più dal Padre che dal Figlio.
3. Il Figlio ha l'essere per generazione. Se dunque lo Spirito Santo procedesse dal Padre per mezzo del Figlio, prima dovrebbe essere generato il Figlio e poi procedere lo Spirito Santo. E così la processione dello Spirito Santo non sarebbe eterna. Ma questa è un'eresia.
4. Quando si dice che uno opera per un altro si può anche invertire la frase: come diciamo infatti che il re agisce per il suo ministro, così diciamo pure che questi agisce per il re. Ma in nessun modo si può dire che il Figlio spiri lo Spirito Santo per il Padre. Quindi non si può neppure dire che il Padre spiri lo Spirito Santo per il Figlio.

In contrario: Dice S. Ilario [De Trin. 12, 57]: "Conserva, te ne prego, incontaminato questo voto ardente della mia fede: che io possieda sempre il Padre, te, voglio dire; e adori assieme a te il Figlio tuo; e meriti il tuo Spirito Santo, che procede da te per il tuo Unigenito".

Rispondo: In ogni espressione in cui si dice che uno opera per un altro, la preposizione per indica nel complemento la causa o il principio di quell'atto.
Ma siccome l'azione sta tra l'agente e l'effetto, il complemento a cui è unito il per alcune volte esprime la causa dell'azione secondo che questa deriva dall'agente. E allora determina l'agente ad agire: in qualità o di causa finale, o di causa formale, o di causa efficiente o motiva. Finale quando, p. es., diciamo che un artigiano opera per desiderio del danaro; formale se diciamo che opera per [conformità a] la sua arte; motiva se diciamo che opera per comando di altri.
Altre volte invece il complemento a cui è unita la preposizione per indica la causa dell'azione in quanto questa ha come termine l'effetto: come quando diciamo che un artigiano opera per il martello. Infatti con tale espressione non si vuol dire che il martello abbia determinato l'artigiano ad agire, ma che è stata la causa che ha portato l'artefatto a derivare dall'artigiano; e che anche questa causalità l'ha avuta dall'artigiano. - E ciò corrisponde alla spiegazione di quanti insegnano che la preposizione per alcune volte indica l'autorità, come nell'espressione: il re opera per il suo ministro, mentre invece altre volte indica l'autorità indirettamente, come in quest'altra espressione: il ministro opera per il re.
Ora, siccome il Figlio ha dal Padre di essere principio dello Spirito Santo, si può dire che il Padre per il Figlio spira lo Spirito Santo; oppure, ed è la stessa cosa, che lo Spirito Santo procede dal Padre per il Figlio.

Soluzione delle difficoltà: 1. In ogni azione si deve badare a due cose, cioè al soggetto agente e alla virtù per cui esso agisce: al fuoco, p. es., e al calore per cui riscalda.
Se dunque nel Padre e nel Figlio si considera la virtù per cui essi spirano lo Spirito Santo, allora non si dà alcun intermediario: poiché questa virtù è la stessa e identica [in ambedue].
Se invece si considerano le persone spiranti, allora, siccome lo Spirito Santo procede ugualmente dal Padre e dal Figlio, si trova che lo Spirito Santo deriva immediatamente dal Padre in quanto procede da lui, e ne deriva mediamente in quanto procede dal Figlio. E in questo senso si dice che procede dal Padre per mezzo del Figlio. Come, p. es., Abele derivò immediatamente da Adamo in quanto questi ne fu il padre, e mediatamente in quanto Eva, che ne fu la madre, procedeva da Adamo.
Però questo esempio di una processione materiale è evidentemente poco adatto a significare la processione immateriale delle persone divine.
2. Se il Figlio avesse una sua virtù di spirare lo Spirito Santo numericamente distinta da quella del Padre, ne verrebbe che egli sarebbe come la causa seconda e strumentale [di tale spirazione]: e allora si dovrebbe dire che [lo Spirito Santo] procede più dal Padre che dal Figlio. Essendo però questa virtù spirativa numericamente la stessa nel Padre e nel Figlio, lo Spirito Santo procede ugualmente dall'uno come dall'altro. Qualche volta però questa processione viene attribuita principalmente e in proprio al Padre, dato che il Figlio vi partecipa in virtù del Padre.
3. Come la generazione del Figlio è coeterna al generante, poiché il Padre non esisteva prima che generasse il Figlio, così la processione dello Spirito Santo è coeterna al suo principio. Quindi non fu generato il Figlio prima che procedesse lo Spirito Santo, ma tanto la generazione quanto la processione sono eterne.
4. Non è vero che quando si dice che uno opera per un altro si possano sempre invertire i termini: infatti non possiamo dire che il martello opera per l'artefice.
Diciamo invece che il ministro agisce per il re perché il ministro è padrone dei suoi atti, mentre il martello non opera, ma è solo adoperato: perciò non se ne parla altro che come di uno strumento. Si usa dire dunque che il ministro opera per il re, quantunque questa preposizione per indichi mezzo, perché quanto più un soggetto è elevato nell'ordine dell'agire, tanto più diviene immediato il suo potere sull'effetto: è infatti proprio l'efficacia della causa prima che fa raggiungere il suo effetto alla causa seconda; per cui anche nelle scienze dimostrative i primi princìpi si dicono immediati. E così, se si bada alla coordinazione dei soggetti che agiscono, si dirà che il re opera per il ministro; se invece si bada all'ordine dei loro poteri si dirà che il ministro opera per il re, poiché è il potere del re a far sì che l'azione del ministro raggiunga l'effetto.
Ora, tra il Padre e il Figlio non vi è subordinazione di poteri, ma solo di soggetti [o persone]. Quindi si dice che il Padre spira per il Figlio e non viceversa.

Articolo 4
Se il Padre e il Figlio siano un unico principio dello Spirito Santo
Sembra che il Padre e il Figlio non siano un unico principio dello Spirito Santo. Infatti:
1. Non pare che lo Spirito Santo proceda dal Padre e dal Figlio in quanto sono una cosa sola: non [procede infatti in quanto sono tali] nella natura, perché allora lo Spirito Santo, che ha anch'egli la medesima natura, procederebbe da se stesso; e neppure [in quanto lo sono] in qualche proprietà, poiché evidentemente una stessa proprietà non può convenire a due persone.
Quindi lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio in quanto sono distinti. Quindi essi non formano un solo principio dello Spirito Santo.
2. Quando si dice che il Padre e il Figlio sono un solo principio dello Spirito Santo non si può indicare con ciò un'unità personale: perché allora sarebbero una sola persona. E neppure un'unità di proprietà: perché se per un'unica proprietà il Padre e il Figlio sono un unico principio, per lo stesso motivo, in ragione delle due proprietà esistenti nel Padre, questi sarebbe due princìpi, uno del Figlio e l'altro dello Spirito Santo, il che è inammissibile. Quindi il Padre e il Figlio non sono un unico principio dello Spirito Santo.
3. Il Figlio non è unito al Padre più dello Spirito Santo. Ma il Padre e lo Spirito Santo non formano un unico principio di qualche persona divina. Quindi [non lo formano] neppure il Padre e il Figlio.
4. Se il Padre e il Figlio non sono che un unico principio dello Spirito Santo, questo unico [principio] o è il Padre o non è il Padre. Ma nessuna delle due cose si può ammettere: perché se fosse il Padre, allora il Figlio sarebbe identico al Padre; se invece non fosse il Padre, ne verrebbe che il Padre non è il Padre.
Quindi non si può dire che il Padre e il Figlio formano un unico principio dello Spirito Santo.
5. Se il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo, evidentemente si può anche dire l'inverso, e cioè che l'unico principio dello Spirito Santo è il Padre e il Figlio. Ma ciò è falso: poiché il termine principio sta o per la persona del Padre o per quella del Figlio: e in tutti e due i casi la proposizione è falsa.
Quindi è falsa anche la reciproca, cioè che il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo.
6. L'unità di due cose nella sostanza le rende identiche. Se dunque il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo, ne segue che sono uno stesso e identico principio. Ma questa affermazione molti la negano.
Quindi non si deve concedere che il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo.
7. Si dice che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Creatore perché sono un unico principio delle creature. Ma il Padre e il Figlio, per molti [teologi], non sono uno, ma due spiratori. E ciò è conforme a quanto dice S. Ilario [De Trin. 2, 29], che cioè lo Spirito Santo "deve ritenersi derivato dal Padre e dal Figlio come da suoi autori". Quindi il Padre e il Figlio non sono un principio unico dello Spirito Santo.

In contrario: Dice S. Agostino [De Trin. 5, 14] che il Padre e il Figlio sono un solo principio, e non due princìpi dello Spirito Santo.

Rispondo: Il Padre e il Figlio sono in tutto e per tutto una stessa cosa, eccetto in quegli aspetti in cui vi è distinzione per l'opposizione delle relazioni.
Ora, siccome nell'essere principio dello Spirito Santo non c'è questa opposizione relativa, ne segue che il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo.
Tuttavia alcuni dicono che l'espressione il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo è impropria. Poiché il termine principio, preso al singolare, non significando le persone, ma le proprietà, sarebbe usato come aggettivo; e siccome un aggettivo non è determinato da un altro aggettivo, sostengono che non si può dire che il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo: a meno che quell'unico [unum] non venga preso come avverbio, in modo da dare questo senso: [il Padre e il Figlio] sono in un unico modo, cioè con un unico procedimento, principio [dello Spirito Santo].
Ma allora si potrebbe analogamente dire che il Padre è due princìpi, cioè del Figlio e dello Spirito Santo, dato che lo è in due modi diversi.
Perciò riteniamo che sebbene il termine principio significhi una proprietà, tuttavia la significa come sostantivo: nel modo in cui si usano i termini padre e figlio anche parlando delle creature. Quindi, come tutti i sostantivi, esso riceve il numero dal concetto stesso che esprime.
Come dunque il Padre e il Figlio sono un unico Dio per l'unità del concetto espresso dal termine Dio, così sono un unico principio dello Spirito Santo per l'unità della proprietà indicata dal termine principio.

Soluzione delle difficoltà: 1. Se si guarda alla virtù spirativa, [si può dire che] lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio in quanto sono una cosa sola per tale virtù spirativa, la quale, come si dirà in seguito [q. 41, a. 5], in un certo senso indica la natura unita a una proprietà. E non c'è nessun inconveniente se un'unica proprietà si trova in due soggetti che hanno la stessa natura.
Se invece si considerano i soggetti della spirazione, allora lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come da persone distinte, inquantoché procede da essi come amore che li unisce entrambi. 2. Quando si dice: il Padre e il Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo, si indica una sola proprietà, che è la forma espressa dal nome. Non segue però che per le sue due proprietà si possa dire che il Padre è due princìpi: poiché ciò implicherebbe una pluralità di soggetti.
3. La somiglianza o dissomiglianza in Dio non si desume dalle proprietà relative, ma dall'essenza. Come quindi il Padre non è più simile a se stesso che al Figlio, così il Figlio non è più simile al Padre di quanto lo sia lo Spirito Santo.
4. Le due proposizioni il Padre e il Figlio sono un unico principio che è il Padre e il Padre e il Figlio sono un unico principio che non è il Padre non sono contraddittorie. Quindi non si è costretti ad ammettere [soltanto] l'una o l'altra. Infatti nell'espressione: il Padre e il Figlio sono un unico principio, principio non ha un'attribuzione precisa, ma confusa, in quanto si riferisce simultaneamente a tutte e due le persone.
Quindi nel ragionamento c'è un sofisma di equivocazione, cioè [si passa arbitrariamente] dall'attribuzione confusa a quella determinata.

5. Anche questa affermazione è vera: l'unico principio dello Spirito Santo è il Padre e il Figlio, poiché il termine principio non sta per una persona soltanto, ma indistintamente per due, come si è spiegato [ad 4].
6. Si può benissimo dire che il Padre e il Figlio sono un identico principio, in quanto principio sta simultaneamente in modo confuso e indeterminato per le due persone.
7. Alcuni dicono che il Padre e il Figlio, sebbene siano un unico principio dello Spirito Santo, tuttavia, data la distinzione di persone, sono due spiratori, come pure sono due spiranti: poiché gli atti si riferiscono ai soggetti.
Per il termine Creatore invece è un'altra questione: infatti lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio in quanto sono due persone distinte, come si è detto [ad 1], mentre le creature non procedono dalle tre persone in quanto sono distinte, ma in quanto sono per essenza un'unica realtà.
Sembra però meglio dire che, figurando spirante come aggettivo e spiratore come sostantivo, il Padre e il Figlio sono due spiranti, data la pluralità dei soggetti, ma non due spiratori, essendo unica la spirazione. Infatti gli aggettivi prendono il numero dal loro soggetto, i sostantivi invece lo hanno da se stessi, cioè dall'idea che esprimono.
L'affermazione poi di S. Ilario che lo Spirito Santo "procede dal Padre e dal Figlio come da autori" va spiegata nel senso che il sostantivo è usato come aggettivo.


DONO QUALE NOME DELLO SPIRITO SANTO

Ora trattiamo del nome Dono [cf. q. 36, Prol.].
A questo proposito si pongono due quesiti:
1. Se Dono possa essere un nome personale;
2. Se sia proprio dello Spirito Santo.

Articolo 1
Se Dono sia un nome personale
Sembra che Dono non sia il nome di una persona divina. Infatti:
1. Ogni nome personale accenna a qualche distinzione in Dio. Ma il nome dono non accenna ad alcuna distinzione esistente in Dio, poiché S. Agostino [De Trin. 15, 19] dice che lo Spirito Santo, "come dono di Dio, è dato in modo che anch'egli, quale Dio, doni se stesso". Quindi dono non è un nome personale.
2. Nessun nome personale può convenire all'essenza divina. Ma come appare chiaramente da un'affermazione di S. Ilario [De Trin. 9, 54], l'essenza divina è il dono che il Padre dà al Figlio. Quindi dono non è un nome personale.
3. Secondo il Damasceno [De fide orth. 3, 21; 4, 18], tra le persone divine non ci sono subordinati né sottoposti. Il dono invece comporta una certa subordinazione sia al soggetto a cui viene dato, sia a quello dal quale è dato. Quindi dono non è un nome personale.
4. Il dono indica una relazione alle creature, quindi viene attribuito a Dio dall'inizio del tempo. Ma i nomi personali si dicono di Dio da tutta l'eternità, come Padre e Figlio. Perciò dono non è un nome personale.

In contrario: Dice S. Agostino [De Trin. 15, 19]: "Come il corpo di carne non è altro che la carne, così il dono dello Spirito Santo non è altro che lo Spirito Santo". Ma Spirito Santo è un nome personale. Quindi anche Dono.

Rispondo: Il termine dono include l'idea di attitudine a essere donato.
Ora, ciò che è donato dice rapporto sia a chi dà sia a chi riceve: poiché non sarebbe dato se non fosse di chi lo dà, e viene dato appunto perché sia di colui a cui viene dato.
Ora, una persona divina si dice di qualcuno o perché deriva da lui, come il Figlio è del Padre, o perché ne è posseduta. D'altra parte noi diciamo di possedere ciò di cui possiamo liberamente fare uso o godere. E in questo modo una Persona divina non può essere posseduta se non da una creatura razionale unita a Dio.
Le altre creature invece possono sì subire la mozione di una Persona divina, non però fino a essere in grado di godere di essa e di operare sotto il suo impulso. Al che invece talora arriva la creatura razionale, p. es. quando è fatta partecipe del Verbo divino e dell'Amore procedente in modo da poter liberamente conoscere con verità Dio, e rettamente amarlo.
Quindi solo la creatura razionale può possedere una Persona divina. Ma per averla in questo modo non le bastano le sole sue forze, per cui è necessario che ciò le sia dato dall'alto: si dice infatti che ci è dato quanto abbiamo da altri.
Perciò a una Persona divina compete di essere data e di essere Dono.

Soluzione delle difficoltà: 1. Il termine Dono accenna a una distinzione di persone, in quanto il dono è di qualcuno come da questi derivante.
Tuttavia lo Spirito Santo dà se stesso in quanto è di se stesso, potendo servirsi o piuttosto fruire di se medesimo: come anche l'uomo libero si dice che è di se stesso. Ed è quanto dice S. Agostino [In Ioh. ev. tract. 29, 3]: "Che cosa è mai tanto tuo quanto te stesso?".
Oppure si potrebbe rispondere meglio ancora che il dono deve essere in qualche maniera di chi lo dà.
Ma questo essere di qualcuno può essere inteso in molti modi.
Primo, può indicare identità, alla maniera riferita da S. Agostino [l. cit.]. E così il dono non è distinto da chi lo dà, ma solo da chi lo riceve. E in questo senso si può dire che lo Spirito Santo dona se stesso.
Secondo, il possessivo può indicare proprietà o dominio: e in questo caso è necessario che il dono sia essenzialmente distinto da chi lo dà. E qui il dono di Dio è qualcosa di creato.
Terzo, l'essere di qualcuno può limitarsi a indicare l'origine: e allora [si dirà che] il Figlio è del Padre, e lo Spirito Santo di ambedue. In quanto dunque si dice che il dono è di chi lo dà in questo terzo modo, allora esso si distingue come persona dal donatore, ed è un nome personale.
2. L'essenza [divina] è detta dono del Padre nel primo dei modi suddetti [cf. ad 1]: poiché l'essenza è del Padre per identità con lui.
3. Il Dono, in quanto è il nome di una persona divina, nei riguardi del donatore non comporta subordinazione alcuna, ma soltanto derivazione. In rapporto invece a chi lo riceve sta a indicare il libero uso e la fruizione, come si è spiegato [nel corpo].
4. Il dono viene così denominato non perché è dato, ma perché è atto a essere dato. Quindi da tutta l'eternità una Persona divina è detta Dono, quantunque venga data nel tempo.
E neppure si può concludere che sia un termine essenziale per il fatto che dice relazione alle creature, ma si può solo dire che include nel suo concetto qualcosa di essenziale: allo stesso modo in cui nel concetto di persona è inclusa implicitamente l'essenza, come si è già fatto osservare [q. 34, a. 3, ad 1].

Articolo 2
Se Dono sia un nome proprio dello Spirito Santo
Sembra che Dono non sia un nome proprio dello Spirito Santo. Infatti:
1. Dono viene da dare. Ora, sta scritto [Is 9, 5]: "Ci è stato dato un Figlio". Quindi essere Dono conviene al Figlio come allo Spirito Santo.
2. Il nome proprio di una Persona significa qualche sua proprietà. Ma dono non significa alcuna proprietà dello Spirito Santo. Quindi non è un suo nome proprio.
3. Lo Spirito Santo può essere detto spirito di qualche uomo, come si è già visto [q. 36, a. 1, ob. 3]. Ma [lo Spirito Santo] non può essere detto dono di un uomo, ma solo Dono di Dio. Quindi dono non è un nome proprio dello Spirito Santo.

In contrario: Dice S. Agostino [De Trin. 4, 20]: "Come per il Figlio l'essere nato significa derivare dal Padre, così per lo Spirito Santo l'essere Dono di Dio significa procedere dal Padre e dal Figlio". Ma lo Spirito Santo ha il proprio nome in quanto procede dal Padre e dal Figlio. Quindi Dono è un nome proprio dello Spirito Santo.

Rispondo: Dono come termine personale è in Dio un nome proprio dello Spirito Santo.
Perché ciò sia chiaro è da notare che, come dice Aristotele [Topic. 4, 4], il dono è un "dare senza resa", cioè un dare senza pensare a una retribuzione: e così indica una donazione gratuita.
Ora, il motivo di una donazione gratuita è l'amore: infatti diamo una cosa gratuitamente a qualcuno perché vogliamo per lui il bene. La prima cosa dunque che gli diamo è l'amore con il quale vogliamo a lui il bene.
Quindi è chiaro che l'amore ha natura di primo dono, da cui provengono tutti i doni gratuiti.
Ora, si è già visto [q. 27, a. 4; q. 37, a. 1] che lo Spirito Santo procede come Amore, quindi procede come primo dono. Per cui S. Agostino [De Trin. 15, 19] dice che "per il Dono che è lo Spirito Santo sono distribuiti molti doni particolari alle membra di Cristo".

Soluzione delle difficoltà: 1. Come il Figlio, procedendo come Verbo, implica l'idea di somiglianza rispetto al principio da cui deriva, per cui è detto propriamente Immagine sebbene anche lo Spirito Santo sia simile al Padre, così dunque anche lo Spirito Santo, procedendo dal Padre come Amore, è detto propriamente Dono quantunque anche il Figlio venga donato.
Infatti il dono stesso del Figlio nasce dall'amore del Padre, secondo quanto è scritto [Gv 3, 16]: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito".
2. Nel termine dono è inclusa l'idea di appartenenza a colui dal quale esso deriva.
E in tal modo è inclusa la proprietà di origine dello Spirito Santo, cioè la processione.
3. Il dono prima di essere dato è solo di chi lo dà, ma dopo che è stato dato è di chi lo ha ricevuto.
Ora, siccome nel concetto di Dono non è inclusa la donazione effettiva, non si può dire che sia dono dell'uomo, ma Dono di Dio che lo dà. Però una volta che è stato dato, allora è spirito o dono dell'uomo.





SEGUE.....




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Pierino





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