La Fede RasTafari in breve

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Wolde Negus
00sabato 24 ottobre 2009 23:15
Un seguito? L'applicazione.
mlp-plp
00sabato 24 ottobre 2009 23:20
Re:
Wolde Negus, 24/10/2009 23.15:

Un seguito? L'applicazione.






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intendevo:
che "nella tomba" periscono tutti i nostri pensieri....(e questo si sà)

ma il Re diceva altro?



Una stretta di [SM=g1902224]



Pierino









Wolde Negus
00domenica 25 ottobre 2009 22:19
E' storicamente comprovabile il fatto che non sia ancora nato l'uomo che abbia raccolto tutti i Detti del Re.

Per attenermi all'argomento, citerò un'altro pensiero di Qadamawi Haile Selassie, sulla convivenza pacifica e sull'Educazione:

La lealtà ispira la comprensione, e la comprensione la cooperazione; queste sono le più chiare prove di forza.
Ma il solido fondamento per tutti consiste nell'Educazione.
E' l'Educazione a permettere alle genti di vivere assieme, ed essa permette loro di evitare le trappole dell'immoralità, inducendoli al rispetto della legge. Veramente, la realizzazione di questi alti obiettivi è basata sull'educazione: aiutare la gente a vivere assieme, per evitare la manchevolezza, l'immoralità e l'illegalità.

30 Marzo 1948, in occasione dell'inaugurazione di una Biblioteca e della scuola serale al suo interno.
Elyy.
00domenica 25 ottobre 2009 22:48
Re:
Wolde Negus, 25/10/2009 22.19:

E' storicamente comprovabile il fatto che non sia ancora nato l'uomo che abbia raccolto tutti i Detti del Re.

Per attenermi all'argomento, citerò un'altro pensiero di Qadamawi Haile Selassie, sulla convivenza pacifica e sull'Educazione:

La lealtà ispira la comprensione, e la comprensione la cooperazione; queste sono le più chiare prove di forza.
Ma il solido fondamento per tutti consiste nell'Educazione.
E' l'Educazione a permettere alle genti di vivere assieme, ed essa permette loro di evitare le trappole dell'immoralità, inducendoli al rispetto della legge. Veramente, la realizzazione di questi alti obiettivi è basata sull'educazione: aiutare la gente a vivere assieme, per evitare la manchevolezza, l'immoralità e l'illegalità.

30 Marzo 1948, in occasione dell'inaugurazione di una Biblioteca e della scuola serale al suo interno.




Mi pare che questi principi non manchino nemmeno nelle altre religioni che si ritengono cristiane, e forse anche in molte non cristiane, quindi condivisibilissimi per tutti gli esseri umani civilizzati.

E' comunque interessante sapere cosa diceva il Re. A quanto pare era un uomo molto saggio (io lo definisco così) anche se voi lo ritenete il Cristo ritornato.

Una cosa non capisco. Dite che il corpo del Re non è stato trovato quindi presumete sia ancora vivo, ma da quel che mi risulta, una sparizione del genere non è nello stile del Cristo, che quando se ne andò dalla Terra, 2000 anni fà, si fece vedere, e tutti i suoi fedeli sapevano dov'era andato e come.

Come mai non sapete come e dove se n'è andato il Re? come mai questo "top secret"? sono sinceramente curiosa di sapere cosa ne pensate.


Ciao Ely






Wolde Negus
00domenica 25 ottobre 2009 23:24
La tua domanda è importante Ely.

Sappiamo, e non crediamo, che Cristo Haile Selassie I sia stato deposto dal proprio Trono come Cristo Iyesus (Gesù) fu deposto dalla propria Croce. Dopo esser stato deposto nel 1974, Haile Selassie I dimorò per un anno nell'antico palazzo di Menelik II. Il Derg, ovvero il regime socialista che prese il posto del regime Imperiale -Derg, per altro autore del genocidio etiopico degli anni '70-'80-, comunicò nell'Agosto del 1975 la presunta morte del Re.
I giornali etiopici dedicarono a tale scomparsa pochissime righe, il che è piuttosto sorprendente considerando il ruolo altissimo da Egli ricoperto nella storia e nell'attualità del Paese, e la profondissima venerazione che l'Imperatore aveva , ed ha, presso il Suo popolo; alla "morte" del re sarebbero seguiti lutti e comunicazioni di ben altra portata, anche da parte dello stesso Derg.
Da quel momento, sino al 1992, tutte le cronache portavano dei punti interrogativi riguardo la sparizione di Haile Selassie I.
Tale scomparsa venne definita "misteriosa", si seppe che nessuno vide mai il corpo, e molte prove testimoniano l'assenza di una teoria comune e chiara sull'accaduto: coloro che parlano di morte cercano di comprovare la propria opinione con giustificazioni una discordante dall'altra. Vi sono la scuola del soffocamento per mezzo di un cuscino, la scuola del post intervento alla prostata, e probabilmente molte altre ancora. L'intervento alla prostata non fu mai effettuato, su testimonianza del medico ufficiale di Haile Selassie I, il quale medico confermò il perfetto stato di salute dell'Imperatore fino all'ultimo giorno in cui fu visto. Dunque, il presunto intervento fu un'invenzione del Derg. Quella del soffocamento per mezzo di un cuscino era una delle voci che circolava al tempo, ed è l'attuale accusa imputata al colonnello Menghistu Haile Maryam, capo del regime -che ha tra l'altro confessato di non aver ucciso il Sovrano.
Fino al 1992, pertanto, nessuno vide il corpo, nessuno seppe di alcuna tomba, nessuno diede motivazioni valide.
Nel 1992, la neo repubblica Federale etiopica pretese di aver ritrovato le ossa dell'Imperatore in una fossa comune. Le ossa, sottoposte ad analisi anatomiche, non corrispondono alle misure anatomiche del Re; fu richiesto un esame del DNA alle ossa, ma funegato. Rimane alla ragione chiedersi quale sia il buon senso che possa spingere degli uomini a dare un nome ad un mucchio di ossa sconnesse ritrovate in una fossa comune con altri corpi decomposti.
Perciò ora, queste ossa sono state riposte in un sarcofago, al quale è stato fatto un funerale da parte di Stato.

Sappiamo dunque che nessuno conosce il luogo di riposo del Corpo di Cristo Haile Selassie, così come nessuno conobbe quello del corpo di Mosè, che è immagine di Cristo.
Posso inoltre dimostrarti che quello che hai chiamato comportamento "non nello stile del Cristo", è in realtà perfettamente coerente e corrispondente con la storia evangelica: quando i Giudei complottarono con i romani, affinchè nonsi credesse che Cristo risorse, ingiunsero loro di dire che i Suoi discepoli erano venuti al sepolcro e Ne avevano trafugato il corpo. "E questa diceria continua ai giorni nostri tra i Giudei", cosi come lo è ai giorni nostri fra gli etiopi.

Il Capitolo 20 dell'Apocalisse (Rivelazione), spiega con precisione come il Regno Millenario di Cristo sulla Terra non sia eterno, ma appunto di una durata limitata (Mille anni). Dopo i mille anni il dragone viene rilasciato, e dopo aver portato ultriore distruzione, viene definitivamente ucciso. Solo, e soltanto a questo punto, il Regno "senza fine" di Cristo viene inaugurato, dopo il giudizio finale. Dove va Cristo durante il periodo di transizione tra il Regno temporalmente limitato, e quello eterno? Non è scritto.
Sappiamo soltanto che si conclude, e sappiamo anche che Cristo non può morire dopo la prima morte, sulla Croce.
D'altronde, non è la prima volta che Cristo si nasconde agli occhi degli uomini; leggiamo difatti in diversi versi dei Vangeli come Egli si eclissasse tra la gente, per nascondersi a quanti Lo cercavano -per perseguitarLo o adorarLo.

Concludendo, vi sono state due visioni di Haile Selassie I, dal tempo del Suo occultamento volontario, in Etiopia. Esse furono testimoniate da Sacerdoti e bambini, che raccontarono di visioni straordinarie, del Re dei re fra il fuoco, attorniato da leoni. In occasione di uno degli avvistamenti fu anche proclamato il digiuno nazionale (nel paese che Lo ha rinnegato, presso la Chiesa che in gran parte Lo ha rinnegato, è un avvenimento alquanto straordinario).
Wolde Negus
00domenica 25 ottobre 2009 23:44
Preciso: la voce del soffocamento circolava al tempo, ma fuori dell'Etiopia, messa in circolo da giornalisti occidentali. Il Derg difese fino all'ultimo la propria versione, quella secondo la quale la "morte" dell'Imperatore sarebbe occorsa per complicazioni seguite al -mai avvenuto- intervento alla prostata.
Elyy.
00lunedì 26 ottobre 2009 00:17

Scusami Wolde Negus (posso chiamarti solo Wolde o solo Negus?), non per contraddirti, ma solo per capire: tu dici


Posso inoltre dimostrarti che quello che hai chiamato comportamento "non nello stile del Cristo", è in realtà perfettamente coerente e corrispondente con la storia evangelica: quando i Giudei complottarono con i romani, affinchè nonsi credesse che Cristo risorse, ingiunsero loro di dire che i Suoi discepoli erano venuti al sepolcro e Ne avevano trafugato il corpo. "E questa diceria continua ai giorni nostri tra i Giudei", cosi come lo è ai giorni nostri fra gli etiopi.



ma come si evince da quello che ho evidenziato e sottolineato furono i farisei e i romani (quindi nemici di Cristo) che complottarono per far credere che il corpo di Gesù fu rubato dai suoi discepoli, MA i discepoli non riportarono affatto questa versione. Loro lo videro dopo la risurrezione, più volte, prima che se ne risalisse al cielo, evento, quet'ultimo, testimoniato da tutti i suoi fedeli e dai testimoni oculari.
Mentre il Re Selassie I dalla sua misteriosa sparizione non si fece più vedere, nemmeno dai suoi fedeli. Questo mi stupisce.
Le visioni del Re da parte di alcuni, dopo la sua sparizione, sono riscontrabili anche nei confronti di Maria e di diversi Santi, che, a suo tempo, morirono.
Pensi che Selassie I non avrebbe avuto il potere di farsi vedere dai suoi fedeli, nonostante le dicerie dei nemici, per rassicurarli?

Inoltre dici


Dove va Cristo durante il periodo di transizione tra il Regno temporalmente limitato, e quello eterno? Non è scritto.



ma io riflettendo su quanto sopra dico: da dove deduci che dalla fine dei 1000 anni e l'inizio del Regno eterno ci sia un periodo di transizione?
Inoltre io leggo che alla fine dei mille anni "l'agnello" siede sul trono del Padre, quindi condividono lo stesso trono in quanto sono Dio entrambi, un Unico Dio, della stessa sostanza. Ora, siccome nella condizione in cui si trova Dio e tutta la Trinità è al quanto impensabile che esista veramente un trono materiale da condividere in quanto nella loro condizione non esiste spazio e tempo, questa espressione farebbe piuttosto pensare che alla fine di tutto, tutto sarà sottomesso alla Trinità, senza che le tre Persone siano differenziati da ruoli differenti l'uno dall'altro. Ora non ho tempo per prendere le Scritture, ma se non ricordo male questi sono i fatti da esse esposti.

E poi vorrei capire come mai hai preso il cap.20 dell'Apocalisse. Dicendo che non si sa dove vada a finire l'Agnello tra la fine dei 1000 anni e l'affermazione del Regno eterno, vorresti dirmi che in questo momento il Re Selassie si trova in quel periodo di transizione, e per questo non si sa dove sia?
Forse ho capito male, ma leggerò volentieri la tua spiegazione, anche se adesso però me ne vado a nanna.


Ciao, Ely

Wolde Negus
00lunedì 26 ottobre 2009 19:43
Puoi chiamarmi Wolde, se preferisci.

Ho parlato del complotto tra giudei e romani contro Cristo, e l'ho citato per dimostrare la corrispondenza degli eventi: gli etiopi, popolo del Messia, Lo rinnegarono e si accordarono con i popoli del mondo per dichiararLo morto, facendo continuare questa diceria ai nostri giorni.

Le visioni del Cristo Haile Selassie I di cui ho parlato, non sono da sottovalutare se si vuole comprendere il fenomeno teologico dell'occultamento volontario agli occhi del mondo. Infatti, come -secondo quanto giustamente ricordi- gli Apostoli e i Discepoli, nonchè alcune delle donne legate a Iyasus, Lo videro in diverse occasioni dopo la Resurrezione, così anche gli Etiopi e quanti ad Egli legati, videro il Signore Qadamawi Haile Selassie già due volte. E' ravvisabile, anche in questo caso, la corrispondenza con la storia neotestamentaria, che, nei nostri tempi, come gli Apostoli non credettero alla Resurrezione del Cristo se non dopo Sue saltuarie apparizioni (la terza, per essere precisi), così il Cristo Haile Selassie è apparso soltanto due volte, fino a quando finalmente sarà chiaro a tutti che Egli non è morto.
La nostra teologia vuole che Cristo non sia asceso ai Cieli, poichè i Testi Sacri che parlano della Sua seconda venuta non parlano di Ascensione ai Cieli, che avvenne nella prima venuta, ma descrivono una presenza regale ed immanente. Pertanto Egli si eclissa, ma è presente (atteggiamento che, come gia detto, assumeva anche nella Sua prima venuta).

Ora, la questione da te sollevata sul Regno Messianico è importante, ed è bene non fare confusione. L'Apocalisse è piuttosto precisa al riguardo: Apocalisse 20, 6-7: "Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui QUEI MILLE ANNI. Quando i mille anni SARANNO TRASCORSI, Satana sarà sciolto dalla sua prigione." Vediamo come il Regno è di mille anni, e dopo mille anni il regno nonviene più avvertito e si conclude temporaneamente. Dopo i mille anni la "città diletta", ovvero Gerusalemme, che è per la nostra tradizione ortodossa l'Etiopia, viene assediata dagli empi, dai detronizzatori del Cristo.
Poi, Apocalisse 20, 11, dice: "Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro." Viene dunque segnato con la visione di un Trono e la scomparsa di ciò che era prima, come dice il capitolo 21, il Cielo e la Terra di prima non si videro più , e con loro nemmeno il mare. Pertanto è ragionevole ammettere che tra il regno millenario e quello eterno non vi sia continuità in termini di tempo, ma che per breve tempo sia data potestà all'empio, sciolto dal suo carcere. E' questa una dottrina confermata dalla patristica cristiana, secondo la quale il Regno millenario è quello del Figlio, mentre quello eterno è quello del Figlio e del Padre. Difatti è quanto scritto nel Libro dell'Apocalisse, come tu notavi. Ma soltanto dopo i Mille anni. Perciò non vedo quale sia il motivo di polemica su questo fatto.

Un ultimo, piccolo, appunto: quando usi l'espressione "Re Selassie", non stai facendo altro che rispondere alla tua domanda sul Trono e la Trinità; difatti stai dicendo "Re Trinità" (Selassie=Trinità , e Haile Selassie= Potere della Trinità).

Buona lettura
Elyy.
00lunedì 26 ottobre 2009 20:21
Mi dovrò prendere iltempo per elaborare il tuo scritto, ora non mi riesce perchè la Tv mi distrae.
Comunque, nessuna polemica, solo domande per comprendere.
Già che ci sono volevo chiederti se voi siete d'accordo col fatto che la Trinità sia al di fuori dal tempo e dallo spazio, essendo stati questi ultimi proprio da loro creati.

Grazie
Ely

Wolde Negus
00martedì 27 ottobre 2009 17:58
Dobbiamo prima di tutto definire tempo e spazio.
La Trinità in principio "stava" soltanto in Se Stessa, e avendo creato il Cielo dimorò lì, senza perdere la Sua condizione originale. Consideriamo attentamente il fatto che il Cielo è un luogo, è creazione, e pertanto possiede uno spazio e tempo proprio, ma da intendere in senso spirituale e non fisico.
La Terra ha uno spazio ed un tempo intesi in senso fisico, terreno, pertanto è possibile dire che, in questo senso, Dio sia al di sopra del tempo e dello spazio. Nel momento, tuttavia, in cui la Trinità dimori sulla Terra, come è stato e come sarà, essa dimorerà in uno spazio e tempo fisico.

Benedizioni
selassie80
00martedì 27 ottobre 2009 21:17
Elyy.
00martedì 27 ottobre 2009 23:18
Re:

Wolde Negus, 26/10/2009 19.43]Puoi chiamarmi Wolde, se preferisci.

Ho parlato del complotto tra giudei e romani contro Cristo, e l'ho citato per dimostrare la corrispondenza degli eventi: gli etiopi, popolo del Messia, Lo rinnegarono e si accordarono con i popoli del mondo per dichiararLo morto, facendo continuare questa diceria ai nostri giorni.

Le visioni del Cristo Haile Selassie I di cui ho parlato, non sono da sottovalutare se si vuole comprendere il fenomeno teologico dell'occultamento volontario agli occhi del mondo. Infatti, come -secondo quanto giustamente ricordi- gli Apostoli e i Discepoli, nonchè alcune delle donne legate a Iyasus, Lo videro in diverse occasioni dopo la Resurrezione, così anche gli Etiopi e quanti ad Egli legati, videro il Signore Qadamawi Haile Selassie già due volte.



In che modo lo videro? In sogno? In visione? nel reale? Lo poterono toccare? E due volte non è poco visto che avete fede che non sia morto? Non sarebbe più logico che si faccia vedere (e toccare) più spesso se veramente non è morto. Gesù rimase sulla terra 40 giorni prima di risalire al Padre, e in questi 40 giorni rimase coi suoi discepoli e fedeli, vivendo con loro e istruendoli ancora, poi sparì ai loro occhi mentre lo videro ascendere al cielo.
Ma Re Selassie, che non è morto e, stando a quanto dici, non è risalito al cielo, avrebbe ancora più tempo per farsi vedere più spesso, credo.



E' ravvisabile, anche in questo caso, la corrispondenza con la storia neotestamentaria, che, nei nostri tempi, come gli Apostoli non credettero alla Resurrezione del Cristo se non dopo Sue saltuarie apparizioni (la terza, per essere precisi), così il Cristo Haile Selassie è apparso soltanto due volte, fino a quando finalmente sarà chiaro a tutti che Egli non è morto.



Saltuarie apparizioni? Leggi Atti 1,3 (si tratta di 40 gg di permanenza in cui apparse loro e parlò loro delle cose del regno di Dio)


La nostra teologia vuole che Cristo non sia asceso ai Cieli, poichè i Testi Sacri che parlano della Sua seconda venuta non parlano di Ascensione ai Cieli, che avvenne nella prima venuta, ma descrivono una presenza regale ed immanente.



Per la seconda venuta non si parla di ascensione ai cieli perchè tutti avrebero visto che sarebbe venuto dai cieli("Ecco, viene tra le nubi e tutti lo vedranno - Apocalisse 1,7)e dai cieli avrebbe continuato ad agire (penso).
Riguardo la presenza regale ed immanente, anche questa non mi torna. Cristo è Re di sicuro, ma Re del Regno di Dio (dei cieli) non di qualche governo terrestre o di una nazione circoscritta. Ricordi che quando lo volevano fare re, Gesù si ritirò sui monti tutto solo, giusto perchè il suo regno non era di questo mondo, come disse anche a Pilato? Inoltre se fosse immanentemente Re sulla terra, non pensi che le condizioni del mondo sarebbero diverse? a maggior ragione le condizioni del Paese in cui starebbe governando.




Pertanto Egli si eclissa, ma è presente (atteggiamento che, come gia detto, assumeva anche nella Sua prima venuta).



Nella sua prima venuta si nascondeva solo e unicamente quando "marcava male" cioè quando vedeva che gli animi dei farisei erano agitati e avrebbero potuto metterlo a morte prima del tempo stabilito, ma dai suoi discepoli si faceva vedere sempre, infatti non era da loro che in quei certi momenti si nascondeva, ma dai suoi nemici.


Ora, la questione da te sollevata sul Regno Messianico è importante, ed è bene non fare confusione. L'Apocalisse è piuttosto precisa al riguardo: Apocalisse 20, 6-7: "Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui QUEI MILLE ANNI. Quando i mille anni SARANNO TRASCORSI, Satana sarà sciolto dalla sua prigione." Vediamo come il Regno è di mille anni, e dopo mille anni il regno nonviene più avvertito e si conclude temporaneamente. Dopo i mille anni la "città diletta", ovvero Gerusalemme, che è per la nostra tradizione ortodossa l'Etiopia, viene assediata dagli empi, dai detronizzatori del Cristo.



Sicuri che quei "mille anni" debbano essere interpretati come 1000 anni letterali?
Secondo quanto ho letto nei commentari biblici il "Regno millenario" ha significato simbolico, si tratta cioè del governo di Cristo sui suoi fedeli ancora sulla terra, il Suo governo nei loro cuori, e questo fino all'ultimo giudizio che avverrà alla fine di questo periodo. Il numero 1000 rappresenta simbolicamente un periodo molto lungo.
Inoltre dici che dopo i "1000 anni", visto che Satana viene sciolto, il regno non viene più avvertito e si conclude temporaneamente; ecco, questo a me sembra impossibile perchè il Regno di Dio non può concludersi, neppure temporaneamente. Il fatto che Dio permetta a Satana di dare il suo ultimo colpo di coda non significa che il suo Regno sia temporaneamente concluso o che non se ne sentano gli effetti infatti per quelli che rimarranno fedeli il "regno" cioè l governo di Cristo in loro, continua a sussistere senza interruzione fino e oltre la loro glorificazione
E' ovvio che questo è quel che credo io, ma voi potete credere a quel che volete, stiamo solo confrontando le nostre vedute.



Poi, Apocalisse 20, 11, dice: "Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro." Viene dunque segnato con la visione di un Trono e la scomparsa di ciò che era prima, come dice il capitolo 21, il Cielo e la Terra di prima non si videro più , e con loro nemmeno il mare. Pertanto è ragionevole ammettere che tra il regno millenario e quello eterno non vi sia continuità in termini di tempo, ma che per breve tempo sia data potestà all'empio, sciolto dal suo carcere. E' questa una dottrina confermata dalla patristica cristiana, secondo la quale il Regno millenario è quello del Figlio, mentre quello eterno è quello del Figlio e del Padre. Difatti è quanto scritto nel Libro dell'Apocalisse, come tu notavi. Ma soltanto dopo i Mille anni. Perciò non vedo quale sia il motivo di polemica su questo fatto.



Come ripeto, niente polemica ma solo confronto.
Ti chiedevo cosa pensavi del Tempo/Spazio per una ragione precisa, infatti se credevi che la Trinità si trovasse al di fuori del tempo e dello spazio, essendo stati da Essa creati, non era logico pensare a una discontinuità del Regno di Dio. Ma vedo, da quel che mi hai risposto sul tempo/spazio, che credi che dopo averli creati, la Trinità vi ci abiti, quindi capisco il motivo per cui credi a una discontinuità.

Cosa pensi di questo concetto espresso da Franco nel thread che parla dell'onniscenza di Dio?

"Il creatore dell’universo e quindi dello spazio/tempo è al di fuori di queste caratteristiche prettamente fisiche, Egli è Atemporale, il Passato, il Presente, il Futuro non esistono come essenze separate ma unite, presso di lui vi è solo un Eterno Presente, Egli Osserva il passato, presente e futuro nel loro insieme, per così dire vede contemporaneamente questi tre aspetti, quindi conosce il mio futuro, il tuo e di tutti gli uomini, Dio non ha bisogno d’aspettare che gli avvenimenti accadano, davanti a Lui sono già accaduti, ricordiamo ciò che dice Apocalisse ” è caduta Babilonia la grande è caduta”, in effetti anche se la Rivelazione fu data a Giovanni alla fine del I secolo, d’avanti a Dio è Effettivamente Caduta."



Un ultimo, piccolo, appunto: quando usi l'espressione "Re Selassie", non stai facendo altro che rispondere alla tua domanda sul Trono e la Trinità; difatti stai dicendo "Re Trinità" (Selassie=Trinità , e Haile Selassie= Potere della Trinità).



Questa è una chicca che non conoscevo affatto, come tra l'altro tutto il vostro credo, fino al vostro arrivo in questo forum [SM=g8422]



Buona lettura anche da parte mia


[SM=g1902224] Ely
Wolde Negus
00sabato 7 novembre 2009 14:32
Saluti

Chiedo scusa per il ritardo nel rispondere, ma in questo periodo non ho avuto e ancora non avrò tempo per alcuni giorni. Appena possibile risponderò.

Grazie e Benedizioni
Elyy.
00sabato 7 novembre 2009 22:03
Ok, grazie per aver avvisato, mi stavo preoccupando...


Ciao e a presto [SM=g10400]


Ely [SM=g1902224]



Wolde Negus
00domenica 8 novembre 2009 23:49
Come gia spiegato, coloro che Lo videro -VIDERO-, Lo videro per due volte. Anche le donne seguaci di Cristo Gesù Lo videro -VIDERO- due volte. Dopo di chè tutti Lo riconobbero, e stette fra di loro per 40 giorni prima dell'Ascensione. E se Cristo Gesù, non ancora asceso, si manifestò soltanto due volte - prima del definitivo riconoscimento da parte degli Apostoli, nella terza apparizione-, poichè era ancora sulla terra, non avrebbe potuto mostrarsi con più frequenza, come tu dici Haile Selassie avrebbe dovuto fare?

Pertanto con "saltuarie apparizioni" intendevo quelle prima dei 40 giorni.

Come dici bene,per la seconda venuta non si parla di ascensione. Ma ho forse detto che se ne parla?
Quando Egli scende dai cieli su una nube, non agisce dai cieli, ma scende a terra (so). Questa dottrina, che è quella della scuola di Giovanni Apostolo e dei suoi discepoli dell'Asia Minore, quali Papia di Gerapoli, Policarpo, Ireneo di Lione, è detta "Millenarismo", poichè professa il credo secondo cui "Cristo tornerà", per regnare sul Trono di Davide per mille anni. Dopo di che, nel momento del Giudizio, il Cielo si unirà alla Terra e si avrà il Regno celeste in terra, in Gerusalemme (Etiopia). Non quoto ogni passo scritturale che confermi quanto detto, ma riporto l'articolo di un confratello sul Messianismo e sul Millenarismo, che descrive la dottrina originale ed ortodossa:

Nella sezione precedente ("Essenza della Livity") si è affermato che la Livity Rastafari si sviluppa entro la tradizione del Messianismo biblico, di cui riconosce il compimento nella Persona storica del Re dei Re Qadamawi Haile Sellassie. In ciò essa manifesta sia la propria radicazione Israelita che la propria contiguità con il (vero) Cristianesimo, Israelita a sua volta. Anche il gruppo dei discepoli di Cristo sorse infatti come movimento messianico: non si trattava inizialmente di una religione a parte, ma di un Cammino spirituale interno all'ebraismo, che tuttavia si distingueva da quest'ultimo proprio per aver riconosciuto nella Persona storica di Iyasus Nazrawi (Gesù di Nazareth) il Messia atteso in Israele. Allo stesso modo, la tradizione Rastafari, sostenendo che le numerose promesse messianiche non compiutesi al primo avvento di Cristo si siano compiute alla Sua seconda venuta in veste di Re dei Re, si colloca in tal senso rispetto al (vero) Cristianesimo al modo stesso in cui questo, alle sue origini, si poneva rispetto all'ebraismo. È così chiaro che un Rastafariano si senta pienamente Ebreo e pienamente Cristiano, o meglio un Israelita Etiope.

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È dunque utile una pur generale panoramica sul fenomeno messianico, a partire dal modo in cui esso figuri presentato nella Sacra Bibbia, cui noi facciamo riferimento secondo il canone etiopico sancito dal Re dei Re stesso nell’anno 1953 E.C. (1960/61; per informazioni al riguardo visitare il link: Canone biblico etiopico): vi sono dunque inclusi, in ossequio alla millenaria ed autorevole venerazione di cui tradizionalmente godevano presso la Cristianità etiopica, alcuni libri aggiuntivi rispetto al canone romano-cattolico; tra questi, risultano cruciali ai fini della trattazione messianica, nello specifico, il Libro di Henok (Metzhafe Henok), il Libro dei Giubilei (Metzhafe Kufale) e l’Apocalisse di Ezra (Ezra Sutu’el), che saranno qui citati, com’è dunque ovvio, con riconoscimento di piena e vincolante autorità canonica.

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Chi è il Mashiach (Messia)?

Non sarebbe errato affermare che la Sacra Bibbia sia un libro orientato al Messia, imperniata cioè sul fondamento che la regalità di Dio, da essa proclamata in ogni singola lettera, si sarebbe un giorno manifestata nel mondo visibile e nella storia umana per mezzo di un Uomo divino, il Mashiach (Messia); il compito di Questi sarebbe consistito nel ricucimento dell’originale comunione tra Dio e uomo, frantumata dal peccato, e dunque nella restaurazione della realtà alla sua perfezione primigenia, allo stato di beatitudine e prosperità in cui era stata originariamente pensata ed attuata dal Creatore prima che la trasgressione umana intervenisse a contaminarla. E’ dunque necessario comprendere che la redenzione messianica, seppur prospettata dalle Scritture come un evento storicamente riservato al tempo futuro, vi è comunque concepita, sotto il profilo ontologico, più come moto di ritorno che non come evoluzione progressiva, essendo l’assenza del male nella natura e l’Immagine di Dio nell’Uomo condizioni naturali che necessitano di essere riacquisite piuttosto che introdotte. Il Messia è dunque l’Adam Kadmon (Qadamawi), l’Adamo primigenio: con ciò non si intende, sia chiaro, che Egli si identifichi personalmente con l’Adamo che operò il peccato, ma al contrario che incarni l’Adamo Edenico precedente al peccato, ossia l’Uomo dall’originaria e indivisa intenzione divina, l’Archetipo dell’Uomo rispondente all’intenzione e volontà di Dio.

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Anche dopo la loro divisione, le tradizioni giudaica e cristiana concordano nell’attribuire all’intera Scrittura questo senso massimamente messianico: se il Cristo fu accolto dai propri discepoli come “Colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i profeti” (Giovanni 1, 45), il Talmud sa bene che “tutti i profeti profetizzarono soltanto in riferimento ai giorni del Messia” (Berachot 34b; Sanhedrin 99a). In generale, i profeti annunciarono che ai tempi del Mashiach (yemot ha-Mashiach) si sarebbe verificato un rinnovamento spirituale talmente radicale da condurre gli esseri umani a dimorare alla presenza di Dio come era stato per i loro progenitori Adamo ed Eva prima dell’espulsione dal Giardino di Eden. Proprio in conseguenza di questo benefico rinnovamento del rapporto con Dio anche le relazioni degli esseri umani tra di loro e con il resto del creato sarebbero state finalmente risanate, producendosi di ciò segni storicamente tangibili: per citarne soltanto alcuni tra i più rilevanti, la guerra e le violenze avrebbero cessato di esistere, i poveri e gli afflitti sarebbero stati riabilitati, la giustizia sociale avrebbe prevalso universalmente, la conoscenza di Dio avrebbe riempito la terra come l’acqua ricopre il fondo dei mari e persino la natura avrebbe tripudiato al sopraggiungere di quel giorno. Ciò che ne risultava in sintesi significato è che l’avvento del Mashiach avrebbe in un modo o nell’altro segnato un’irruzione di Dio nella storia assolutamente superiore a quelle, pur salvifiche e prodigiose, sino ad allora esperite da Israele, e per mezzo di quest’ultimo dall’umanità tutta.

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Queste aspettative lasciano già intuire quanto la missione del Messia sia concepita, nelle Scritture, in termini fisicamente concreti, come un evento da realizzarsi dunque nella storia e nella realtà visibile, entro i confini del tempo e dello spazio. La mentalità ebraica non avrebbe potuto neppure concepire un’idea di redenzione che riguardasse esclusivamente l’interiorità umana o il mondo spirituale, in quanto non intende le relazioni corpo/anima e terra/cielo secondo gli schemi oppositivi e divisivi che sono invece propri della visione occidentale del mondo, dovuti infatti all’influsso di categorie filosofiche dualistico-pagane sul cristianesimo occidentale; Adonay (il Signore) si era presentato a Israele per la prima volta con un atto salvifico tutt’altro che privo di implicazioni secolari - la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana, spirituale e morale certo, ma sociale e politica nondimeno- e così anche l’avvento del Messia avrebbe dovuto investire la realtà a tutti i suoi livelli.

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Cosa significa il titolo “Mashiach”?

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Letteralmente la definizione di Mashiach indica chi sia distinto dall’ordinario e consacrato mediante un atto di unzione sacramentale. Essa poteva perciò applicarsi ad individui introdotti ad una speciale relazione con lo Spirito di Dio in funzione di specifici compiti religiosi, politici, sociali, come nel caso di sovrani, sacerdoti e profeti. Nondimeno varie occorrenze chiariscono che la dignità “messianica” così intesa potesse essere anche direttamente conferita da Dio a prescindere da qualsivoglia mediazione istituzionale e/o cultuale umana, ed in tal senso il titolo può riferirsi in generale a quanti si trovino in uno stato di particolare prossimità spirituale all’Eterno. In ogni caso, nella Bibbia è soltanto in riferimento al sovrano che esso figura in forma sostantivata, altrove utilizzandosi soltanto come aggettivo; in altri termini, mentre si poteva parlare di un sacerdote o di una devoto unto/messia, il re soltanto veniva nella società del tempo apostrofato come Meshiach ELOHIM, l’Unto di Dio per eccellenza.

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Questo ci aiuta a comprendere come mai anche il Redentore del futuro divenne noto come Mashiach. Giacché infatti le primissime profezie Lo mettevano in relazione al concetto di regalità, annunciando in seguito che si sarebbe trattato di un RE della stirpe di Davide, divenne presto chiaro che Egli sarebbe stato Mashiach / Consacrato al modo dei Suoi antenati regnanti terreni; poiché tuttavia la Sua unzione era di gran lunga più autorevole, compiuta da Dio in persona per mezzo del Suo Spirito (Isaia 11), si sarebbe trattato non più di un qualsiasi mashiach transitorio, ma del Messia vero ultimo perfetto, il Maschiach del quale i messia passeggeri erano stati incompiute prefigurazioni.

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La discendenza del Messia

La storia sacra matura progressivamente una serie di segni funzionali al riconoscimento del Messia tra gli uomini. Il primo è che Egli sarebbe stato un nato da donna, giacché soltanto un essere umano avrebbe potuto operare la riconciliazione dell’umanità tutta con Dio a seguito del peccato originario; essendo infatti compito del Messia la riparazione a questa frattura, tradizione ebraiche e proto-cristiane concordano nell’interpretare in senso messianico le parole pronunciate dal Signore contro il serpente tentatore proprio al momento dell’espulsione degli antenati dall’Eden, appena dopo cioè il verificarsi del peccato stesso: “E io porro inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; questo ti schiaccerà il capo” (Genesi 3, 15). Il seme di lei deve così intendersi come simbolico riferimento al Messia, che nel Suo avvento escatologico doveva schiacciare il capo al serpente, personificazione del peccato e delle sue conseguenze a tutti i livelli di esistenza.

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L’elezione di Israele, realizzata con la chiamata di Abramo e dei patriarchi suoi eredi, deve comprendersi come categoria teologica e sfrondarsi perciò delle sue strumentalizzazioni etnico-nazionalistiche: con ciò non si intende affermare –lo ripetiamo- che la promessa che ne consegue sia priva di implicazioni sul piano secolare, ma soltanto che il suo concetto vada giustamente interpretato come consacrazione di una nazione –quella ebraica- alla sacra missione di custodia del patto divino in vista della salvezza di tutte le genti, e non dunque in quanto preferenza espressa da Dio nei confronti di una singola entità etnica o politica; sovente fraintesa come la più angustamente nazionalistica tra le dottrine della Bibbia, quella dell’elezione risulta al contrario costituirne il cuore universalistico, e non è un caso, infatti, che al momento della sua elezione Israele neppure esistesse fisicamente, essendo soltanto un potenziale contenuto nei lombi di Abramo e prefigurato nei suoi atti di fede e nelle sue opere di giustizia. Ciò posto, si comprende allora che una simile promessa -proprio per il suo carattere marcatamente universalistico, palesato dalle parole rivolte al patriarca: “In te saranno benedette tutte le stirpi della terra”- acquisisca significato soltanto nella prospettiva messianica, essendo quest’ultima l’unica a garantirne la realizzazione; oltre che un essere umano, dunque, il Messia avrebbe dovuto essere un Israelita, un discendente dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe (Genesi 12, 2; 18, 18; 28, 14).

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Profezie messianiche immediatamente successive iniziano a delineare la connotazione regale del Messia; Egli sarà cioè, in ebraico, ha-Melekh ha Mashiach (Re Messia, in etiopico: Negus Mesih). Il nipote di Abramo, Giacobbe/Israele, profetizzò che tra i suoi dodici figli, capostipiti delle altrettante tribù componenti il popolo di Israele, alla stirpe di Judah sarebbe spettato ospitare la regalità, e più specificamente, in seno a questa, il seme messianico (Genesi 49, 10): “Lo scettro non sarà rimosso da Yihuda né il bastone del comando tra i suoi piedi fino a che venga Shiloh/Colui al quale spetta l’obbedienza dei popoli”. Ancora nella Torah, nel libro dei Numeri, si parla del Messia come di “un astro che spunta da Giacobbe, uno scettro da Israele” (Numeri 24, 17). Sul finire dell’epoca degli shoftim (i “giudici”), la madre del profeta e nazireo Samuele, Anna, soggetta ad ispirazione, preannuncia che “il Signore giudicherà le estremità della terra, e darà forza al Suo Re, innalzerà la Potenza del Suo Mashiach”; tale passo è cruciale, potendosi a buon diritto considerare la prima evenienza biblica in cui al sovrano e redentore escatologico venga letteralmente applicato lo specifico titolo di Mashiach (ISamuele 2, 10).

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Il successivo e definitivo segno per il riconoscimento del Messia affermatosi nella storia sacra è che Egli sarebbe stato un discendente di Davide, il giusto e devoto sovrano di Israele cui Dio aveva appunto concesso questa promessa, l’Alleanza Messianica, espressa nella Bibbia in innumerevoli occasioni (si veda per le principali: Salmo 89; II Samuele 7; I Cronache 17, 11-14; II Cronache 6, 16; Salmo 18, 50; Salmo 61, 6; Salmo 63, 11; Salmo 78, 70; Salmo 122, 5; Salmo 144, 10). Per quanto Davide possa aver in parte meritato tale elezione a motivo della propria rettitudine, anche in questo caso, similmente a quanto affermato in merito all’alleanza abramica, la selezione di una stirpe specifica per la nascita del Messia non deve certo intendersi come preferenza familiare assoluta da parte di Dio, trattandosi al contrario di una scelta mirata a provvedere i segni utili al riconoscimento del Salvatore in cui gli uomini di ogni luogo ed epoca dovranno riporre speranza. Tale promessa, inoltre, non si pone in antitesi con le precedenti, ma anzi le completa, giacché la famiglia davidica, oltre a discendere ovviamente da Abramo, si collocava più specificamente nella stirpe di Judah cui Giacobbe aveva, come si è visto sopra, promesso la regalità.

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Nella mentalità ebraica, pertanto, nessun individuo privo della discendenza davidica avrebbe mai potuto pretendere uno status messianico, e sino ad oggi ciascun candidato messianico della storia ebraica – che fosse veritiero (nostro Signore Iyasus Krestos) o falso (Bar Kosiba, Shabtai Tsevì, Rebbe Schneerson, ecc.) è stato sempre presentato come un davidide dai suoi discepoli. Per quel che riguarda il vero Messia, due dei quattro Vangeli cristiani si aprono attestando appunto la discendenza di Iyasus (Gesù) da David, a dimostrazione del carattere cruciale di tale prerequisito, in assenza del quale, anche a voler proporre una valutazione meramente storica, nessun Israelita avrebbe potuto prendere in considerazione la Messianicità di Quegli; allo stesso modo, tutti gli Etiopi sanno dalla propria Tradizione Vivente che Qadamawi Haile Sellassie discende legittimamente da Davide tramite il figlio di questi Salomone, come attestato tra l’altro nel K'bra N'ghest, essendo questo uno dei fondamentali caratteri costitutivi dell’Etiopia in quanto Nuovo Israele biblico, ed è per questa ragione che il motto della monarchia etiopica, antica di 3000 anni, affermava che "il Leone ha prevalso dalla tribù di Judah".

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Varie tipologie messianiche

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È evidente e accettato che la Bibbia, in quanto insieme complesso di libri, descriva il Messia secondo modalità varie, sostanzialmente categorizzabili, sulla base dei loro parametri, in alcune tipologie principali cui potrebbero affiancarsene altre ausiliarie. Se complesso, tuttavia, la Bibbia è altresì insieme organico, e in merito a tale categorizzazione non bisogna dunque confondersi: le varie tipologie possono essere sì giustamente individuate e isolate, ma per convenzionale finalità descrittiva e funzionale accomodamento alla limitata comprensione umana. In quanto fedeli di mentalità biblica non accettiamo dunque la tendenza storico-critica a ritenere dette tipologie come rimontanti a concezioni originariamente parallele se non opposte, giacchè ciò equivarrebbe ad una negazione della profezia; piuttosto, comprendiamo che l’incommensurabilità della Persona messianica e la complessità della Sua missione, irrisolvibili in un’unica modalità descrittiva, abbiano giustamente ricevuto trattazioni diverse da parte dei singoli autori biblici in accordo alle rivelazioni e ispirazioni da essi ricevute. Così posta la questione, le varie tipologie risultano dunque assolutamente complementari.

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La principale tipologia messianica così individuabile è Messianico-Regale, quella cioè di cui si sono già sin qui descritte le fasi iniziali, ma che fu notevolmente ampliata nella successiva epoca profetica. Si tratta del paradigma descrivente il Messia, appunto, come un Re discendente dalla stirpe di Davide che dovrà regnare sul trono da questi inaugurato; nonostante il cristianesimo abbia, per ragioni politiche (teologia imperiale bizantina) e filosofiche (spiritualismo ellenistico), spiritualizzato ogni aspettativa in merito, non vi è alcun dubbio che le numerose espressioni bibliche descrivano il Re Messia come sovrano operante nella realtà fisica, anche politicamente, e parimenti il suo governo come un’entità storico-politica concreta. Si è definita questa tipologia come principale non soltanto in quanto è la più diffusa e radicata nella Bibbia, cui sovente le altre si affiancano in un ruolo ancillare, ma soprattutto perché è invero da essa che la stessa categoria concettuale e linguistica di “Messia” prende sostanza, essendo storicamente mashiach, come si è visto, proprio il titolo cerimoniale dei sovrani dividici.

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A questo paradigma si affiancano altre due tipologie comunque primarie per rilevanza e ricorrenza, quelle definite, dal carattere messianico che descrivono, del “Figlio d’Uomo” e del “Servo Sofferente”, la prima riconducibile alle esperienze mistiche incorporate nella letteratura apocalittica, l’altra principalmente descritta in alcuni capitoli del libro di Isaia pur non mancandone espressioni anche altrove. Su queste tipologie si tornerà a tempo debito e le loro connotazioni risulteranno allora più chiare.

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Quali sono i caratteri del Re Mashiach secondo la Bibbia?

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Soffermandoci per ora principalmente sulla tipologia regale e leggendo la Bibbia da una prospettiva complessiva –prescindendo cioè in questa sede, per ragioni di sintesi, da una considerazione dei successivi tempi in cui la manifestazione storica dell’aspettativa si sia articolata- si possono individuare i seguenti tratti come elementi preminenti e caratteristiche principali dell’identità del Melekh ha-Mashiach / Re Messia (Nota: chi sia interessato seriamente alla comprensione delle realtà enunciate dovrebbe consultare effettivamente i passi biblici di seguito elencati e associati ai caratteri messianici, risultandone altrimenti ogni profonda percezione delle stesse inevitabilmente compromessa):

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1- Il Messia dovrà essere un discendente della tribù di Judah, e più precisamente un Regnante della stirpe di Davide. Egli insedierà un regno storico nella realtà fisica, sedendo personalmente sul Trono davidico; una Regina sarà inoltre al Suo fianco qual sposa e Gli recherà prole (Genesi 49,10; Giubilei 31, 19-20; I Samuele 2, 10; II Samuele 22, 51; II Samuele 7, 12-14; Salmo 45, 1-8; Salmo 72; Salmo 132, 11. 17-18; Isaia 9, 1-6; Isaia 32, 1; Isaia 11, 1-5; Isaia 16, 5; Geremia 23, 5-6; Ezechiele 34, 23-25; Zaccaria 6, 12-13; Amos 9, 11-12; Osea 3, 5; Geremia 33, 23-26).

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2- Al Suo avvento gli muoveranno guerra le nazioni avide di dominio e bramose di opprimere la terra ed i suoi abitanti, contro la volontà di Dio. Tuttavia Egli prevarrà, le ammonirà nel diritto e nella giustizia con la Parola della Sua bocca causando la loro disfatta e manifestando la rettitudine del Suo Regno Cristico contro l’iniquità su cui poggiano i domini anticristici; (Salmo 2, 1-9; Zaccaria 14, 1-5; Salmo 48, 3-8; Salmo 110, 1; Apocalisse di Ezra 13, 30-38; Henok 48, 8.10; Henok 62, 2; Apocalisse di Ezra 12, 31-34; Isaia 42, 1-4; Isaia 11, 4-5; Isaia 2, 17).

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3- A seguito di ciò, Egli manterrà un Regno di Pace in virtù del quale i popoli giungeranno a disimparare l’arte della guerra e a mutare i loro strumenti bellici distruttivi in utensili produttivi per il miglioramento della specie; Egli stesso sarà supremo mediatore e operatore di pace (Henok 52, 8-9; Salmo 46, 9; Isaia 2, 4: Isaia 9, 6; Isaia 11, 6; Isaia 52, 7; Zaccaria 9, 10; Michea 5, 5; Salmo 72, 7).

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4- Il suo avvento segnerà il rimpatrio dei dispersi di Israele dai quattro angoli della terra. Allo stesso tempo, però, in Lui saranno radunate anche tutte le altre nazioni, che allora guarderanno all’Unico Dio, al Suo Tempio e alla Sua Santa Gerusalemme (Geremia 23, 7-8; Geremia 30, 9-10; Apoc. Ezra 13, 39-40; Neemia 1, 9; Salmo 14, 7; Salmo 53, 6; Salmo 147, 2; Isaia 2, 1-5; Isaia 11, 12; Isaia 25, 6-8; Isaia 56, 8; Ezechiele 11, 17; Ezechiele 20, 34; Sofonia 3, 10; Geremia 33, 23-26; Isaia 49, 22; Isaia 56, 7).

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5- Il Mashiach è un Essere Umano in carne ed ossa, ma allo stesso tempo è realmente e pienamente Dio, di natura eterna e pre-esistente, e non un semplice uomo mortale. Pertanto Egli riceve titoli divini, e persino il Nome esplicito, il Tetragramma descrittivo dell’essenza di Dio e dunque inapplicabile dalle Scritture a chiunque che non sia l’Altissimo in persona, chiamandosi così ADONAY TSADKENU /Adonay nostra giustizia (Pre-esistenza: Henok 48, 3. 6; Henok 62, 6-7; Apoc. Ezra 12, 31-34; Salmo 110, 3; Michea 5, 2; Dio nella carne: Isaia 42, 13; Henok 25, 3; Giubilei 1, 26-28; Isaia 48, 12-14. 16; Isaia 52, 8; Ezechiele 37, 26-28; Michea 5, 1-4; Zaccaria 2, 10-11; Zaccaria 14, 9; Ezechiele 34, 11; chiamato ADONAY TSADKENU: Geremia 33, 16; chiamato EL GHIBBOR / Dio Potente: Isaia 9, 6; chiamato EMMANUEL / Dio con noi: Isaia 7, 14; 8, 8; chiamato ELOHIM / Dio: Salmo 45, 6 il Suo Nome è la salvezza: Henok 48, 7; Salmo 72, 17).

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6- Il Suo Regno è Eterno e Universale (Daniele 7, 13-14; Salmo 72, 5-7; II Samuele 7, 16; Salmo 45, 17; Isaia 2, 3; Isaia 25, 7; Isaia 56, 7).

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Nota: la ricerca storico-critica contesterebbe qui che le citazioni da Henok e Daniele non sarebbero propriamente da riferirsi alla tipologia davidico-regale. Dissentiamo tuttavia con questo punto non soltanto a motivo del suo fondamento speculativo –non essendo, come si è detto, le varie tipologie artificiosamente e radicalmente separabili, e riferendosi esse a un unico Messia, è inevitabile che si intersechino e sovrappongano fluidamente- ma anche nel suo contenuto specifico, dal momento che: 1) il Figlio d’Uomo ampiamente descritto in Henok è denominato due volte mashiach nel libro, con chiaro riferimento dunque alla Sua unzione regale, e la Sua intronizzazione vi è ripetutamente menzionata; 2) il Figlio d’Uomo in Daniele fu sempre inevitabilmente identificato con il Re Messia davidico lungo tutta la storia interpretativa d’Israele, come attestano ancora le fonti giudaiche, ad esempio un dibattito che coinvolge Rabbi Akiba (TB Hagiga II, 1, 14 a) o altri scritti rabbinici quali TB Sanhderin 96b e Tanhuma Toledoth 20 (70b); per contro, l’attitudine interpretativa caratterizzante il giudaismo odierno di identificare questo Figlio d’Uomo con il popolo di Israele è attestata solo a partire da epoca molto tarda, medievale, e molto probabilmente sorta dunque in polemica con il Cristianesimo.

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Più avanti sarà nostro compito esaminare questi punti singolarmente, rilevandone il compimento nella vita terrena del Re Messia, Qadamawi Haile Sellassie. È ora possibile prendere in considerazione le altre, non meno importanti, tipologie messianiche presenti nelle Scritture Sacre.

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A seguire: il Messia Figlio dell'Uomo nei libri di Daniele, Henok, 4Ezra;

il Messia Servo Sofferente nella tradizione biblica.

(tratto da re-messia.blogspot.com/2007/10/chi-mashiach-le-scritture-ispirate-c...

Non vi è alcuna discontinuità tra atemporalità del tempo di Dio e temporalità del Regno di Dio. Innanzitutto, sbagli a ritenere che la Trinità abiti al di sopra del Creato, poichè è esplicitamente scritto che abita nei Cieli, ed un tempo, all'origine, sulla Terra. Il luogo di abitazione della Divinità è dettp Tempio, e vi è un tempio celeste ed uno terrestre. Quando entriamo in una Chiesa, siamo vicinissimi alla sostanza di Dio, poichè lì Egli abita, senza perdere i Suoi attributi di eternità e incommensurabilità: Egli sta al di sopra, ma anche all'interno. Non ho la presunzione di poter approfondire un simile mistero.
Le parole di Franco pertanto vanno lette alla luce di questa conoscenza.

Benedizioni
selassie80
00sabato 21 novembre 2009 16:18
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