00 06/04/2012 11:28



Stavo facendo una riflessione in questi giorni e vediamo se riesco a coinvolgere almeno qualcuno di voi perché le opinioni degli altri mi servono per non fossilizzarmi nella mia.
Dunque, riflettevo sul limite al quale può arrivare la comprensione dei cristiani verso quelli che si comportano male nei confronti del loro prossimo. Io capisco che bisogna cercare sempre di capire il motivo per cui una persona si comporta male, risponde male, si esprime con epiteti offensivi, mente o parla con violenza verbale, senza concentrarci troppo sulla forma usata, ma fino a che punto si dovrebbe fare ciò?

La comprensione cristiana dovrebbe essere illimitata tanto da permettere a tali persone di dire o fare ciò che vogliono sempre e comunque, perché tanto noi li dovremmo “comprendere”??

Se vogliamo ritenerci cristiani, dovremmo sempre lasciar correre e sempre cercare di “scusare” sforzandoci di discernere il motivo intrinseco di un certo comportamento violento o offensivo?

E se cercassimo di far capire al o agli interessati dove sta l’errore, palesando senza mezzi termini il nostro disappunto verso un certo comportamento a nostro avviso errato, qualcuno avrebbe il diritto di considerarci “poco cristiani” o addirittura per nulla cristiani??

Qualcuno dice che per essere cristiani bisogna sempre “porgere l’altra guancia” ma cosa significa porgere l’altra guancia? Cosa intendeva dire Gesù quando disse queste parole??

Chiedo scusa per le tante domande ma non sono riuscita ad esprimermi diversamente anche perché in realtà vorrei delle risposte per confrontarle col mio concetto di cristianità e sviscerarne la vera essenza, se possibile.


Ely