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"Viaggiando" nella Bibbia..cosa si "Scopre"?..cosa dicono gli Esegeti?

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2013 17:09
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[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. VII (prima parte) [SM=g6198] [SM=g6198]

Geremia: la fuga non è mai soluzione





Benché sia vissuto in un tempo totalmente differente dal nostro, qualcosa tuttavia ci unisce a quest'uomo.

Ci risveglia a certi aspetti della nostra realtà, nei quali non eravamo soliti vedere o percepire gli appelli di Dio.
Ci si presenta come un uomo concreto, non più un uomo solo del passato, ma del tutto inserito nel nostro presente.

Potremmo trovarcelo davanti in qualunque angolo della strada.

Attenzione!



1. La realtà: la condizione umana del popolo al tempo di Geremia


Situazione internazionale:
È il tempo che va dalla morte del re Giosia (609) fino alla distruzione di Gerusalemme e alla deportazione del popolo verso l'esilio di Babilonia (587).

Il quadro della politica internazionale è completamente cambiato:
le due grandi potenze mondiali, Assiria e Egitto, hanno perduto l'egemonia coloniale.

Si profila all'orizzonte una terza potenza, terribile e che incute spavento: Babilonia.

Nell'anno 612, Babilonia distrusse la capitale dell'Assiria, Ninive.
Fu uno choc internazionale, simile a quello della bomba atomica cinese a Washington.

Il piccolo popolo di Giuda vedeva di buon occhio il cambiamento e cercava di dare il suo contributo (a suo proprio vantaggio).
Il re Giosia, nell'anno 609, inviò il suo esercito per impedire il passaggio del Faraone di Egitto, Nekao, che si recava a dare aiuto agli ultimi resti delle forze dell’Assiria (un tempo nemica, ma adesso amica, a causa della minaccia di Babilonia), rifugiate nel nord della Siria.

Giosia fu sconfitto e perse la vita in battaglia (lutto nazionaIe).
Le forze alleate dell'Egitto e dell' Assiria furono sgominate e annientate a partire dall'anno 609;
il cammino dell'avanzata dI Babilonia era aperto.

Ripercussione della situazione internazionale sul piano nazionale:
Due erano le correnti politiche del governo di Giuda:
alcuni erano a favore di Babilonia, altri a favore dell'Egitto.
Per cui, tre mesi dopo la morte di Giosia (che era a favore di Babilonia), il Faraone d'Egitto riuscì a deporre dal trono il successore Gioacaz, anch'esso favorevole a Babilonia, e a mettere al suo posto un nuovo re, Gioacchino (609-598), favorevole all'Egitto.

Adesso, era Babilonia il grande pericolo!

Con la vittoria di Babilonia su Nekao, nell'anno 605, Giuda diventò vassalla di Babilonia.
Intrighi dei filoegiziani suscitarono una rivolta che fu schiacciata.

Dal tempo di questa rivolta (602) fino alla distruzione (587) si ebbe una situazione confusa.

Lentamente si andava creando una vera psicosi contro Babilonia, chiamata «il pericolo del nord». (cf. Ger. 1, 14-15).
Intrighi, politica sporca, sabotaggi.

Nessuno più pensava onestamente.
Per limitare il pericolo, si suggerivano soluzioni assurde.

Situazione nazionale:
La morte inattesa e prematura del giovane re Giosia, condottiero amato dal popolo, fu un duro colpo che soffocò le speranze nel cuore di molti.

La riforma incominciata (vedi capp. 4 e 6) non andò avanti.
Ebbe inizio la decadenza.

Il trono era occupato da re inetti.

Nella generale incertezza, ciascuno si difendeva come meglio poteva e dilagava la più nefasta ingiustizia.

Si cercava sicurezza nelle alleanze militari con l'Egitto;
era la politica dello struzzo, che nascondeva o ignorava il pericolo dicendo: «Va tutto bene!

Va tutto bene!» Mentre tutto andava male. (Ger. 6, 14).
Si parlava solo di felicità per nascondere le piaghe del terrore (cf. 8, 11). E si tentava rifugiarsi in una politica fiacca e falsa, sotto il manto protettore della religione ufficiale.

Si pensava di trovare la fonte della sicurezza nel fedele adempimento della liturgia, con tutte le sue feste e cerimonie:
«Siamo salvi!» (7, 10). E non era difficile trovare profeti e sacerdoti che legittimassero un processo del genere e che rassicurassero i capi circa le soluzioni da loro suggerite per superare la crisi (8, 10).

La religione diventò cosi, un «vero oppio del popolo» che credeva in questi falsi profeti quando dicevano:
«Vi sarà dato tutto il bene! Non vi succederà alcun male!» (23, 17).

Ma non si combatte un esercito con riti vuoti, con cerimonie senza vita e con promesse senza garanzia.

La disgrazia si avvicina inesorabilmente.

La religione era strumentalizzata per difendere gli interessi dei gruppi.





2. Riflessione critica sulla situazione: nasce la vocazione del profeta


Nel villaggio di Anatot, circa sei km. a nord di Gerusalemme, abitava un ragazzetto, Geremia, di stirpe sacerdotale (Ger; 1, 1), forse discendente di Ebiatar, sommo sacerdote al tempo di David, destituito dei suoi diritti da Salomone (cf. 1 Re 2, 26-27).

Era, dunque, un ragazzo che aveva nelle vene la tradizione del popolo, che viveva molto intensamente il dramma della sua nazione e si accorgeva dell'inutilità delle soluzioni ufficiali, che non coglievano il fondo del problema.

Da quello che si può dedurre dagli scritti posteriori del profeta, egli vedeva la situazione con occhio critico, illuminato dalle esigenze della sua fede in Dio.

Era una visione molto semplice e quasi semplicista, ma di grande portata.

La situazione attuale provava ad oltranza che il popolo aveva abbandonato il cammino di Dio.
L'ingiustizia si era installata nel potere, a cominciare dallo stesso Re (cf. Ger. 22, 13, 19).

Geremia arrivò perfino a dubitare che in Gerusalemme ci fosse ancora un solo uomo capace di praticare la giustizia (5, 1).
«Passano di delitto in delitto e non mi riconoscono più, dice il Signore» (9, 2).

Causa di tutto era l'abbandono di Dio (2, 13).
Invece di servire Dio, che esigeva la pratica della giustizia (7, 5-6), ciascuno seguiva il suo Dio.

Tanti dèi quante erano le città di Giuda, e tanti altari quante erano le strade di Gerusalemme (11, 13 ).
Per questo, la nazione camminava verso la sua totale disintegrazione.
In una situazione del genere, era inutile la politica dello struzzo, che si sottraeva alla responsabilità e cercava protezione e sicurezza in una religione vuota di senso o in alleanze militari equivoche.

Bisognava attaccare il male alla radice:
«Praticate la giustizia fin dall'aurora, liberate l'oppresso dalle mani dell'oppressore, affinché la mia ira non divampi, come le fiamme di un braciere ardente che non si spegne mai» (21, 12).

Qualsiasi altra soluzione sarebbe stata solo un innesto su un ramo morto. Invece di allontanare il «pericolo del nord», queste soluzioni l'avrebbero avvicinato sempre più.

Si scavavano la fossa con le loro stesse mani.

Sembrava che nessuno avesse coscienza delle sbaglio:
mentre si sforzavano per risolvere la crisi, affrettavano l'epilogo della disgrazia.

La visione critica della realtà segnava la responsabilità di Geremia. Bisognava fare qualche cosa.

Dio lo voleva.

Era diventata un'ossessione.


Un giorno, in cucina, vede la pentola rovesciarsi dalla parte del sud:
« Vedo una pentola che bolle;
il suo contenuto trasborda da nord a sud» (1, 13).

E il fatto comincia a parlare, a partire dal momento in cui si lega al problema che lo interessa:
«La malizia ferve a nord, e ricade su tutti gli abitanti di questo paese» (1, 15).

Così nacque la sua vocazione.

Con una coscienza chiara, si accorge che Dio lo chiama per parlare al popolo.
Si accorge che questa è la sua missione, per la quale fu destinato fin dal seno di sua madre (1, 5).

E ha paura:
«Oh, Signore, vedi, io non ho forze per portare il peso della tua parola; sono appena un ragazzo» (1, 6).
Ma la paura non ha senso, perché la forza di Dio sarà con lui:
«non aver paura davanti al popolo, perché io starò con te e ti proteggerò» (1, 8).

Diventerà «come una città fortificata, una colonna di ferro, una muraglia di bronzo» (1, 18), cioè, nessuno lo potrà vincere, perché la verità e la ragione staranno con lui.

È invincibile.

«Si proveranno a lottare contro di te, per vincerti e sgominarti, ma non ci riusciranno, perché io sto con te per liberarti» (1, 19).

Geremia partì.

Si investì della missione che si era maturata lentamente in lui, diventando convinzione personale, inalienabile e sicura, venuta da Dio, Signore del suo popolo.



SEGUE..


[SM=g1916242] con una stretta di [SM=g1902224]


Pierino


[Modificato da mlp-plp 12/10/2009 21:08]
contatto skype: missoltino 1
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