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"Viaggiando" nella Bibbia..cosa si "Scopre"?..cosa dicono gli Esegeti?

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2013 17:09
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[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. VIII (prima parte) [SM=g6198] [SM=g6198]


Sapienza:

Ansia di vivere..
Necessità di morire..




Con il presente capitolo entriamo in un settore nuovo dell'Antico Testamento.
Abbiamo già parlato, in parte, dei libri storici nei capp. 1-4, e dei libri profetici nei capp. da 5 a 7.

Vediamo, adesso, qual è il significato dei così detti libri sapienziali.

Il titolo «ansia di vivere - necessità di morire» serve solo a polarizzare la nostra riflessione intorno ad un tema che ha preoccupato gli autori dei libri sapienziali, dal principio alla fine.

Un altro tema assillante era la sofferenza e la cattiveria che esistono nel mondo.
Ne parleremo nel cap. 9, a riguardo di Giobbe.

Prima, però, di entrare nell'argomento specifico, è necessario fare alcune riflessioni sull'origine dei libri sapienziali.




1. Origine, natura e senso dei libri sapienziali

Una parte della Bibbia è dedicata ai libri così detti sapienziali.
Essi sono:
Proverbi.
Ecclesiastico.
Ecclesiaste.
Cantico dei Cantici.
Giobbe e Sapienza.


C'è chi include nella lista anche il libro dei Salmi.
Però, parleremo dei Salmi in un capitolo a parte, nel cap. X.

Grande è la differenza fra i libri storici e profetici, da un lato, e i libri sapienziali dall'altro.

I primi sono espressione di un pensiero nuovo che i capi religiosi si preoccupavano di trasmettere al popolo e di innestare nella vita, per trasformare, attraverso di essi, l'esistenza umana.

I secondi esprimono il pensiero del popolo, già in atto, che attraverso di essi diventa parola e si organizza allo scopo di migliorare la vita.

Sono due differenti modi di pensare:
uno che ragiona dal di fuori verso il dentro, dall'alto in basso;
l'altro che ragiona dal di dentro verso il fuori, dal basso in alto.

Queste due maniere di pensare esistono anche oggi.


Ai libri profetici corrisponde la dottrina della Chiesa, esposta e formulata nei catechismi e nei documenti conciliari e pontifici;
quella che ci hanno insegnato e che ci serve per orientarci nella vita.

Ai libri sapienziali corrisponde la ricerca dell'uomo di oggi che, partendo dai dati concreti della vita, vuol trovare un cammino per migliorare la sua esistenza:
antropologia, psicologia, sociologia, economia, filosofia, medicina ecc. o, in parole povere, la sapienza popolare e l'esperienza della vita.

Fino ad oggi, i libri sapienziali sono quelli che più piacciono al popolo e i meno studiati dal clero.

Forse un incosciente preconcetto di classe ha portato il clero, di cui fanno parte gli esegeti e i teologi, a preferire i libri storici e profetici (quasi tutti scritti dai colleghi della stessa casta privilegiata) ai libri sapienziali, nati dalla bocca del popolo.

E non è possibile farlo senza nuocere alla rivelazione divina, che si esprime anche nel pensiero del popolo e nelle sentenze dei libri sapienziali.

Oggi, però, si nota un ritardo nello studio dei libri della sapienza.

La Sapienza non dà la priorità ad una virtù intellettuale, ad una conoscenza, ma alla capacità di orientarsi bene nella vita e di agire con buon senso.

Sarebbe quello che oggi si chiama «filosofia della vita».

Si tratta di una certa maniera di affrontare la vita, comune a quei popoli, che, per se stessa, ha poco a che vedere con la religione, così come, al tempo d'oggi, le radici del pensiero dell'antropologo o dell'economista poco hanno a che vedere con le loro convinzioni religiose.

Non per il fatto di essere protestante o cattolico, il ragioniere sarà più bravo nella contabilità, o il contadino saprà meglio coltivare i campi.

La convinzione religiosa non ha nessuna influenza sulle radici del pensiero di questa gente.
Però, può influire sul ‘come' mettere un sostegno alla pianta, perché cresca dritta.

In questo senso anche la fede influisce, sia sul nostro mondo che sul mondo della Bibbia.
Si spiega così la direzione nuova che la Sapienza prese nella Bibbia, e la differente applicazione che un capitalista o un comunista fanno dei risultati della scienza.

In questo caso il popolo della Bibbia è uguale agli altri popoli e riflette sulla vita con gli stessi loro criteri.

Arriva perfino a prendere in prestito alcuni passi dalla Sapienza dell'Egitto (Prov. 22, 17-23, 11).

Anche al giorno d'oggi:
la sociologia in Brasile (esempio) soffre molto l'influenza dei sociologhi dell'America del Nord.

All'origine della Sapienza troviamo il popolo che riflette sulla vita e cerca una risposta alla domanda:
come vivere?
Come fare per riuscire bene nella vita?
Come comportarsi?

Sono domande che rivelano la preoccupazione di chi cerca il segreto per orientarsi concretamente nella vita, per non essere vinto dalla vita.

La ricerca della Sapienza è la ricerca dei valori e delle leggi che regolano la vita umana;
ci si propone di scoprire questi valori e queste leggi per integrarli nella vita e così progredire e stare meglio.

La ricerca incomincia umilmente, insieme al popolo semplice, attraverso i Proverbi, che anche oggi si leggono sui camion che corrono per le nostre strade.

Diventa complicata e scientifica, tanto nei libri di Giobbe e della Sapienza come nei progetti e nelle conclusioni complesse della scienza moderna.

La più importante conclusione della Sapienza è quella di affrontare i mali della vita, di formare la nuova generazione che cresce, contribuendo così al governo della vita.

La Sapienza si caratterizza per il metodo induttivo.
Accetta solo quelle soluzioni la cui efficacia è stata verificata nella pratica della vita.

Un esempio tipico lo troviamo nel libro dell'Ecclesiastico, che ci dà un vero ritratto di come procede il sapiente nelle sue ricerche.

L'ambiente da cui trae origine la Sapienza è quello dell'educazione familiare:
i genitori cercano con ogni mezzo che i figli aprano gli occhi sulla realtà e vedano con oggettività le cose della vita.

È tutto un capitale di esperienza accumulato attraverso il susseguirsi delle generazioni, trasmesso di padre in figlio, con un metodo pedagogico molto interessante.

Sapiente, anticamente, era colui che sapeva formulare meglio una determinata esperienza di vita, compendiandola in un proverbio incisivo.
Sorsero così i proverbi o detti popolari, simili a pezzi di vita, che esprimono i valori scoperti dal popolo.


Ecco alcuni esempi, scritti nella Bibbia:

«L'animo allegro fa buon sangue e lo spirito triste secca le ossa» (Prov. 17, 22)

«Chi risponde prima di avere ascoltato si mostra sciocco e degno di biasimo» (Prov. 18, 13)

«Il povero supplicando parlerà . e il ricco risponderà arrogantemente» (Prov. 18, 23)

«Le ricchezze attirano amici in abbondanza e dal povero, anche gli amici che aveva, si scostano» (Prov. 19, 4)

«Tutti i giorni del povero sono brutti, però, un animo tranquillo è come un banchetto perpetuo» (Prov. 15, 15)

«Anche lo stolto, se tacerà, sarà creduto saggio e intelligente se chiuderà le labbra» (Prov. 17, 28)

«Il pigro tuffa le mani nel piatto e neppure per portarsele alla bocca le tira fuori»(Prov. 19, 24)

«Un monile d'oro al naso di un porco è la bellezza di una donna sciocca» (Prov. 11, 22)

Ed altri ancora.

Il proverbio esprime un'esperienza elementare di vita, tramandata sotto forma di mashal (cioè di paragone).

Esprimono tutti buon senso e scaturiscono là dove pulsa il cuore della vita, nell'ambiente familiare, nell'educazione dei figli, nel circolo degli amici.

Sono familiari e servono come indicazioni lungo il cammino dei figli, non già come ricette pronte e come precetti tassativi, ma in quanto mettono in evidenza i valori.

Si preoccupano delle cose della vita, del comportamento e del rapporto con gli altri, insomma degli interessi immediati.

La Sapienza popolare, qualunque ne sia la fonte, è caratterizzata da poca speculazione filosofica ma da molta profondità.

Ecco, per esempio, alcuni argomenti trovati nel libro dell'Ecclesiastico, a rispetto dei quali l'esperienza ci è tramandata sotto forma di proverbio:
pazienza,
elemosina,
falsa sicurezza,
lingua e suo controllo,
amicizia,
lutto,
libertà,
relazioni sociali,
rispetto della donna,
timore di Dio,
galateo a tavola,
saper dubitare,
prudenza con i potenti,
uso delle ricchezze,
vino e donne,
lussuria e adulterio,
malizia della donna,
dovere del segreto tra amici,
prestiti,
educazione dei figli ecc.






2. Istituzionalizzazione della Sapienza e formazione dei libri sapienziali


A poco a poco, però, la Sapienza che era stata accumulata dilaga e penetra in tutti i settori della vita umana.

Esce dallo stretto ambito della famiglia, diventa oggetto di ricerca, perde un po' di spontaneità e di familiarità e diventa una istituzione, al fianco delle istituzioni del sacerdozio e del profetismo, in vista dell'organizzazione della società.

Nella mano del re, l'istituzione della Sapienza diventa ora uno strumento di governo e comincia ad essere associata alla figura del re Salomone, il sapiente per antonomasia (cf. I Re 4, 27-54).

Come prima la Sapienza contribuiva ad organizzare e dirigere la vita personale e familiare, adesso contribuisce all'organizzazione e al governo del popolo.

Così trasformata, uscita dall'ambiente familiare e entrata nell'ambiente ufficiale del governo, la Sapienza comincia ad essere oggetto di approfondimento e di studio.

Al posto dei proverbi brevi e popolari, sorgono trattati e studi profondi sullo stesso argomento.
L'aspetto concreto cede il posto alle ricerche e si incomincia a investigare intorno alla filosofia e alla concezione della vita, che si nascondevano dietro il movimento della Sapienza.

Come al giorno d'oggi:
da secoli gli uomini esercitano la politica:
solo oggi, però, si comincia a studiare la politica in sé e per sé e cominciano a sorgere scuole di scienze politiche.

La pratica della Sapienza subì, dunque, una evoluzione, come si può constatare nei vari libri sapienziali contenuti nella Bibbia, che registrano le epoche e i diversi aspetti di questa evoluzione.

Proverbi.
Questo libretto contiene un complesso di proverbi antichi e molto popolari.
Gli autori compilarono una specie di prefazione che va dal cap. I al cap. IX, in cui spiegano che cos'è la sapienza e quale ne sia l'origine.
I primi nove capp. sono molto posteriori e, perciò stesso, molto più teorici e molto più profondi che il resto del libro (derivato da incontri familiari, cioè da genitori preoccupati per l'educazione dei figli e per i problemi della vita).

Cantico dei cantici.
A quanto sembra, si tratta qui di una compilazione di canti popolari che parlano di amore.
Un saggio pensò che questi canti potevano molto bene essere espressione concreta dell'amore di Dio verso gli uomini e dell'amore degli uomini verso Dio.
Mise insieme 12 di questi canti popolari e compose il libro che adesso si trova nella Bibbia e che fu sempre uno dei più commentati.

Ecclesiastico.
Rappresenta la pratica della Sapienza, nel momento in cui uscì fuori dall'ambiente familiare. Contiene tanti piccoli trattati sui più svariati argomenti.
Si nota una sistematizzazione dei proverbi, in diverse categorie.
Ma, con questo libro, non si arriva ancora alla riflessione filosofica sull'origine della sapienza.
La concretezza predomina in tutti i settori.

Ecclesiaste.
Fu scritto da uno dei saggi ufficiali del governo, che esprime così la sua profonda frustrazione di fronte ai differenti atteggiamenti degli uomini nella vita.
Nessuno lo soddisfa.
Li esamina, uno per uno, e arriva alla conclusione che tutto è assurdo. Introduce qua e là proverbi sull'intervento di Dio nella vita degli uomini, per dire che non avevano perso del tutto la fede nella vita e nell'autore della vita: Dio.

Giobbe.
È la più alta espressione letteraria della Sapienza e tratta di argomento che sempre ha preoccupato, più di ogni altro, i sapienti:
il problema della sofferenza del giusto.
Sembra un copione di teatro.
Non ha più nulla dell'antico proverbio, ma è quasi la forma classica del dramma.
Rappresenta l'esperienza viva di un uomo che soffre.

Sapienza.
È l'ultimo dei libri sapienziali, scritto verso il 60 a.c.
È il più profondo trattato sull'origine della Sapienza che viene da Dio. Risente molto l'influenza della filosofia greca, almeno nel modo di esprimersi.
È stato scritto in Egitto.





SEGUE..




Una stretta di [SM=g1902224]



Pierino



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