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"Viaggiando" nella Bibbia..cosa si "Scopre"?..cosa dicono gli Esegeti?

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2013 17:09
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[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. XI (seconda parte) [SM=g6198] [SM=g6198]

origine dei quattro vangeli:
dal «vangelo» ai quattro «vangeli»







4. Paragone tra i quattro Vangeli


Un altro aspetto curioso dei quattro Vangeli merita la nostra attenzione e può aiutarci a capirne meglio la finalità, rispetto alla nostra vita.

Molte frasi, discorsi, fatti e miracoli di Gesù sono raccontati contemporaneamente nei quattro Vangeli o, almeno, nei tre così detti sinottici (Mt. Mc. Lc.).

Mettendo a confronto queste descrizioni, si notano molte differenze, come abbiamo detto sopra.

Alcuni esempi!

II Padre nostro:
Matteo lo considera parte del Sermone della Montagna (Mt. 6, 9-13), mentre Luca lo riferisce ad un'altra occasione (Lc. 11, 1-4).

Chi ha ragione?
In Matteo prevale la preoccupazione catechetica.
Si potrebbe dire che scrive per aiutare i professori di religione.

Per questo ha facilitato le cose, ed ha riunito, in un unico discorso, tutto quello che si riferisce alla preghiera (Mt. 6, 5-150).

La parabola della pecorella smarrita è raccontata da Matteo,come espressione dello zelo apostolico (Mt. 18, 12-14) e, da Luca, come espressione dell'amore misericordioso di Dio, che va in cerca dei peccatori (Le. 15, 3-7).

La Trasfigurazione:
Matteo parla di volto splendente come il sole e di nuvola luminosa (cf. Mt. 17, 2-5).

Ci ricorda Mosè quando, sul Monte Sinai, avvolto da una nuvola luminosa, aveva il volto splendente e dettava al popolo la legge antica.

Matteo, dunque, presenta Gesù come un nuovo Mosè, che dà agli uomini la legge nuova.

La legge è Gesù Cristo, presentato dal Padre, che dice:
«questo è il mio Figlio amato:
ascoltatelo!» (Mt. 9, 31).

Luca, invece, a proposito della trasfigurazione, dice che Elia e Mosè parlavano con Gesù della passione e morte (Lc. 9, 31) e racconta il sonno degli apostoli (Lc. 9, 32).

Pensa all'agonia del Getsemani, quando Gesù si confrontava con la passione e gli apostoli se la dormivano (cf. Lc. 22, 40-46).

La passione di Cristo ebbe inizio quando Egli stesso decise di soffrire, al momento della trasfigurazione.

E potremmo continuare, moltiplicando gli esempi.

Ma l'importante è che gli evangelisti non si propongono di tramandarci letteralmente le parole di Gesù.

A loro importano, soprattutto, i lettori, che leggeranno le parole di Gesù.

La vita di questi deve essere raggiunta dalla Parola di Dio!
Perciò ogni evangelista presenta le cose nel modo che crede più efficace, per raggiungerli.

Per conseguenza non è possibile leggere i Vangeli, come se non avessero niente a che vedere con la nostra vita.

Non possiamo limitarci a spiegare i testi e fermarci lì.
Bisogna legarli alla vita che viviamo.

C'è chi pensa che la fedeltà consista nel conservare la verità cosi come sta, senza cambiare nulla.

Basta ripetere sempre le stesse cose.

Se, poi, la verità corrisponde o no alle esigenze della vita, poco importa.
A loro interessa solo di conservare la verità ortodossa.

Si perdono in discussioni, il più delle volte inutili. Non servono a niente, se non riflettono la verità della vita!

Per gli evangelisti, professare la vera fede significava:
essere sempre pronti a cambiare la vita, se Gesù lo avesse chiesto.

Fedeltà, non era solo il contenuto del 'credo', con cui si faceva
la professione di fede.

Proprio per questo, agli evangelisti non importa tanto di copiare, scrupolosamente, alla lettera, le parole e i fatti della vita di Gesù, ma di presentarli in modo tale che il lettore possa capire che questo fatto o questa parola sta in stretto rapporto con la vita.

Chi legge i Vangeli per istruirsi e non per viverli, si trova fuori dalle finalità del Vangelo.

La prima preoccupazione degli evangelisti è stata inserire il messaggio di Cristo nella vita del lettori.

E poiché i lettori dell' Asia sono differenti da quelli dell'Italia o della Palestina, ogni evangelista esponeva i fatti della vita di Gesù in modo differente.

Non si preoccupavano della storia o del passato, ma della vita presente dei cristiani.

Non ebbero, certo, molti scrupoli nel modificare un po' il senso letterale delle parole di Gesù, purché i lettori arrivassero a coglierne il messaggio.

Come loro, misero in costante collegamento la 'realtà' di chi leggerà e il «messaggio del Vangelo»;
così chi oggi vuole leggere i Vangeli deve necessariamente avere la stessa preoccupazione:
collegare «la realtà di chi legge» e il «messaggio dato dai Vangeli».

Altrimenti, saremo come colui che «ascolta la parola di Dio e non la mette in pratica» (Mt. 7, 26).






5. Origine dei Vangeli: dal Vangelo ai quattro Vangeli


Dopo tutto quello che abbiamo visto fin qui, possiamo, con più facilità, descrivere l'origine dei vangeli.

Non si deve pensare che un bel giorno lo Spirito Santo sia sceso giù e abbia chiamato quei quattro uomini, perché scrivessero, sotto dettatura.

Tutto il contrario.

Gesù ordinò loro di non scrivere niente, ma li inviò a predicare e ad annunciare la Buona Novella della sua morte e resurrezione:
si fece uomo come noi, amico ,di tutti, per portare tutti sulla strada della vita e manifestare a tutti il vero senso della vita quotidiana.

Ne abbiamo certezza, perché Lui risuscitò e vive in quelli che credono in lui.

Questa è la Buona Notizia, è questo il Vangelo.

Gli apostoli lo predicavano e lo annunciavano a tutti:
Cristo è vivo in mezzo a noi, per aiutarci a scoprire il senso della vita.

La predicazione cominciò con la Pentecoste.

Basta scorrere appena gli Atti degli Apostoli per farsi un'idea di come andarono le cose.

Molta gente aderiva al messaggio, aderiva alla persona di Gesù Cristo che apriva una prospettiva nuova di vita.

Si manifestava concretamente nell'esperienza dell'amore e della carità.

Da ogni parte sorgevano comunità ferventi di persone chiamate «cristiani» (Atti 1l, 26) perché credevano in Cristo.

I ‘cristiani' si trasformarono, radicalmente, nel modo di affrontare la vita.

Proprio per questo erano carichi di un'infinità di problemi e di necessità:
come fare per comunicare la fede agli altri (perché chi scopre una cosa buona sente il bisogno di comunicarla agli altri)?

Come giustificare la fede, di fronte alle accuse degli altri giudei e pagani?

Possiamo continuare ancora ad osservare l'antica legge?

Come risolvere i problemi interni della comunità:
possiamo ricorrere ai tribunali civili?

Come organizzare il nostro culto?

Come celebrare, in comune, le cose che ci interessano e che costituiscono, adesso, la gioia della nostra vita?

Quale deve essere il rapporto fra i membri della comunità?

Soprattutto, dal giorno in cui aderirono a Cristo, nacque in loro un grande amore per lui e un bisogno di conoscerlo meglio, per scoprire, sempre di più, la sua funzione nel piano di Dio.

Cercavano risposte a tutte queste domande ben concrete, che si riferivano alla vita concreta di ogni giorno.

Ricorrevano agli apostoli, e questi si ricordavano delle cose che Gesù diceva e faceva.

Fu così che, dentro la comunità dei cristiani, incominciarono a circolare un gran numero di racconti su Gesù:
pezzi di discorsi, storie di miracoli, descrizioni di fatti della vita di lui e frasi isolate, che Lui aveva detto, in differenti occasioni.

Con questi racconti, fatti dagli apostoli, in risposta alle loro domande, i cristiani cercavano di orientarsi nella vita nuova.

Poco a poco, come succede sempre, ci fu chi mise insieme le frasi di Gesù, per facilitarne la memorizzazione e per conservarle.

Qualcuno fece la collezione dei miracoli, altri cercarono di catalogare le discussioni di Gesù con i farisei (servivano da falsa-riga, per risolvere le loro discussioni con i giudei).

Più tardi, quando gli apostoli incominciarono a sparire, morendo, uno dopo l'altro, i cristiani sentirono il bisogno di fissare sulla carta quello che correva, di bocca in bocca, sulla vita di Gesù, tramandata
dagli apostoli.

Fino a che, finalmente, quattro persone, in luoghi ed epoche differenti, (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) decisero di mettere insieme, ciascuno per conto suo, in un solo volume, tutto, quello che potevano raccogliere e ricordarsi a riguardo di Gesù (cf. Lc. 1, 1-4).

Nel loro lavoro, la nostra fede riconosce l'azione dello Spirito Santo, fino al punto di vedere, nella parola dei Vangeli, la Parola di Dio.

Si deduce, allora, che gli evangelisti non solo descrivono i fatti della vita di Gesù, ma riflettono, allo stesso tempo, la preoccupazione dei primi cristiani, che cercavano risposte ai loro problemi di ogni giorno, riguardanti la testimonianza della fede.

Senza l'interesse, che i primi cristiani avevano di vivere la loro fede nella pratica della vita, i Vangeli non sarebbero mai stati scritti.






6. Risposta alla domanda iniziale


Le informazioni del dizionarietto popolare hanno ragione o no?

Come definire il Vangelo?

Dottrina?

Libro?

Cerimonia?

Morale?

Verità o Storia?

La risposta è già stata data e possiamo riassumerla così:
il Vangelo è, anzitutto, una vita nuova, sbocciata nell'uomo dalla sua adesione a Cristo.

Questa è la grande verità che provoca una conversione, da cui deriva un nuovo comportamento morale.

Dalla riflessione su questa realtà deriva la dottrina, che, messa per scritto, genera il libro e, dalla celebrazione della vita comunitaria, sorge il culto con la cerimonia.

Fondamento di tutto è la storia di Gesù di Nazareth, che nacque e visse durante 33 anni, morì assassinato e risuscitò.

Continua oggi, presente e attuante in coloro che si aprono a Lui
con la fede.

La storia è il fondamento, ma non solo la storia di Gesù.

Anche la nostra storia oggi, qui.

La nostra storia attesta la veracità del Vangelo in cui crediamo.
Non occorre parlare molto, se poi, nella vita, non si vede niente, se poi noi non risuscitiamo ad una vita nuova, che tutti possono vedere.




una stretta di [SM=g1902224]



Pierino






contatto skype: missoltino 1
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