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"Viaggiando" nella Bibbia..cosa si "Scopre"?..cosa dicono gli Esegeti?

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2013 17:09
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[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. XII (prima parte) [SM=g6198] [SM=g6198]

il discorso della montagna:
consiglio, legge o ideale?







1. Alcune notizie per ambientare il discorso di Gesù


Il cosiddetto «discorso della montagna» si trova nei capitoli 5, 6, 7 del Vangelo di Matteo.

Si chiama «discorso della montagna» perché, secondo Matteo, Gesù usò come pulpito un'altura che si trovava in quei paraggi.

Dice il Vangelo:
«Gesù, vedendo la folla, salì sulla montagnola.

Si sedette, e i discepoli gli si strinsero intorno.

Prese allora la parola, e li educava dicendo...» (Mt. 5, 1).
Con queste poche parole l'evangelista dipinge lo sfondo del quadro, su cui si stagliano le lettere luminose del discorso rivoluzionario.

«Il discorso della montagna», che invita tutti a leggerlo, ad ascoltarlo, meditarlo.

Il discorso della montagna è il primo dei 5 grandi discorsi di Gesù, nel Vangelo di Matteo.

Matteo vi ha raccolto tutto quanto si riferisce all'entrata nel regno di Dio:
chi può entrare nel Regno, a quali condizioni, come ci si deve comportare per appartenervi.

Gli altri discorsi trattano rispettivamente della diffusione del Regno attraverso la predicazione apostolica (Mt. 10), del «Mistero del Regno» nascosto nelle parabole (Mt. 13), della convivenza reciproca nel Regno (Mt. 18) e della manifestazione finale del Regno (Mt. 24-25).

Il discorso della montagna si divide in tre parti:

1/ Le Beatitudini (Mt. 5,1-12), che definiscono i membri del Regno di Dio.

2/ Il modo di vivere degli uomini, che fanno parte del Regno (Mt. 5, 13 fino 7, 2).

3/ Le conclusioni finali (Mt. 7, 13-27), in cui Gesù insiste molto sulla prassi e non solo sulla mentalità e l'intenzione.

Quanto al modo di vivere, descritto nella seconda parte, si distingue così:

1/ funzione dei membri del Regno, in mezzo al mondo: essere sale della terra e luce del mondo (Mt. 5, 13-16).

2/ Lo spirito che li muove dev'essere differente dallo spirito che anima i farisei (Mt. 5, 17-20).

3/ Con 6 esempi contrari, Gesù definisce la vita del cristiano, rispetto all'Antico Testamento (Mt. 5, 21-48).

4/ Gesù precisa quale spirito deve animare i 3 grandi esercizi di pietà: elemosina, preghiera, digiuno (Mt. 6, -1-18).

5/ Spiega come ci si deve comportare rispetto ai beni di questo mondo (Mt. 6, 19-34).

6/ Descrive i rapporti reciproci (Mt. 7, 1-5) con quelli che «non sono niente» (Mt. 7, 6) e con Dio (MI. 7, 1-5).

Finisce con la cosiddetta «regola d'oro» (MI. 7, 12).






2. Tre difficoltà per chi legge il discorso della montagna


1/Sembra che Gesù metta tutto a testa in giù:
per Lui la felicità è dei poveri e degli afflitti, degli umili e dei perseguitati.(Mt. 5, 3-12).

Dice che è venuto per completare la legge (Mt.5, 17) e allo stesso tempo ordina cose impossibili (cf. Mt. 5, 22.48).

2/ Se è vero che il discorso della montagna indica la strada della felicità, possiamo pure rinunciarci:

non arrabbiarsi mai con gli altri (Mt. 5, 22);

non offendere mai il fratello (Mt. 5, 22);

non rimanere alla messa se un altro ha qualcosa contro di me ma, prima, fare la pace (Mt. 5, 23-24);

non guardare mai una donna con desiderio di possederla (Mt. 5, 28);

non giurare mai (Mt. 5, 37);

non opporre resistenza al malvagio e, se ti dà, uno schiaffo sulla guancia destra, presentagli l'altra guancia (MI. 5, 39);

dare anche la camicia a chi vuol portarti via la giacca (Mt.
5, 40);

amare i nemici (Mt. 5, 44);

perdonare sempre (Mt. 6, 12);

non fare niente per essere visto dagli altri (Mt. 6, 1);

avere tanta fiducia in Dio che diventino superflue perfino le parole della preghiera (Mt. 6, 5-8);

non mettere da parte denaro (Mt. 6.19);

scegliere tra Dio e il denaro (Mt. 6, 24);

non preoccuparsi del cibo, della bevanda e del vestito e vivere come i passerotti, senza alcuna preoccupazione (Mt. 6, 25-31);

non giudicare mai nessuno (Mt. 7, 1-2);

fare agli altri quello che vorresti che fosse fatto a te (Mt. 7, 12);

insomma essere perfetto come è perfetto il Padre che sta nel cielo
(Mt.5, 48).

È mai possibile osservare tutto questo?

È possibile che si arrivi al punto di dire:
«ho fatto tutto.
Sono perfetto, come è perfetto il mio Padre?».

3/Luca riferisce lo stesso discorso.
Ma in modo molto differente da Matteo.

Leggiamo nel Vangelo di Luca 6,20-49:

1/ Non fu su di una collina, ma in pianura (Lc. 6, 17).

2/ Le beatitudini sono 4 e non 8, come dice Matteo (Lc. 6, 20.22).

3/ Inoltre, ci sono 4 maledizioni, che mancano in Matteo (Lc. 6.24, 26).

4/ Molte cose che Matteo registra, Luca le omette, per esempio:
manca il Padre Nostro e non ci sono neppure certi esempi che si esprimono per contrasto, non dice niente del sale della terra e della luce del mondo (ne parla altrove) ecc.


Si tratta proprio dello stesso discorso?

In caso affermativo, quale dei due evangelisti ha ragione?







3. Soluzioni proposte


Prima difficoltà:
«Gesù colloca tutto a testa in giù».

Non solo nel discorso della montagna, ma in molte altre cose dette da Gesù:

gli ultimi saranno i primi, i primi saranno gli ultimi (Mc.10, 13);

il più piccolo è il più grande (Lc. 9, 4-8);

perdere la vita per guadagnarla, ma perde la vita chi vuol guadagnarla (Mt. 16, 25);

peccatori, pubblicani e prostitute, alle porte del Regno, hanno la precedenza sui farisei, sui giusti (Mt. 21, 31) ecc.

Siamo così abituati a queste espressioni, che neppure ci accorgiamo della minaccia che nascondono contro la nostra sicurezza, che si appoggia su cose e valori, da noi stessi creati e tenuti in piedi.

Le abbiamo già sentite tante volte, e così poca gente le prende sul serio!

Sembra perfino che non siano vere!

Conservano la parola di Gesù, come si conservano nei musei spade e cannoni:
belli a vedersi e ad ammirarsi, ma, oramai, non fanno più paura a nessuno.

Sono stati messi fuori combattimento.

La stessa cosa succede al crocifisso.

Sta dappertutto;
case, bar, negozi, uffici, distributori di benzina, parlamento, luoghi dove si fa la giustizia e l'ingiustizia.

Fa parte dell'arredamento, come fa parte del pranzo il caffè espresso che si usa prendere alla fine.

Non ci accorgiamo nemmeno più che si tratta di un uomo torturato e legalmente assassinato, per un ideale che non ha voluto rinnegare.

Anche le parole del discorso della montagna sono incorniciate ad arte e riposte nel cotone.

La parola di Dio, questa spada a due tagli (Ebr. 4, 12), non ferisce più.

La sua azione è controllata e neutralizzata.

La nostra coscienza non si scomoda per lei.

Facciamo della parola di Dio quello che la pubblicità, al giorno d'oggi, fa delle idee nuove che sorgono:
se ne impadronisce e poi le butta sul mercato.

In questo esatto momento l'idea nuova non scomoda più, perché è stata messa a servizio degli interessi di coloro che non vogliono essere scomodati.

Soluzione facile e frequente, che riduce la parola di Dio alle dimensioni della nostra.

Quanto alla seconda difficoltà:

è possibile osservare il discorso della montagna?

Non è da oggi che i cristiani vedono il problema e cercano di risolverlo.

Ecco alcune delle risoluzioni proposte, dai tempi antichi fino ad oggi.

1/Il discorso della montagna è solo per una piccola élite.

C'è chi pensa così:
«quello che Gesù dice nel discorso della montagna non può essere per tutti!

È impossibile».

Ne deducono che il discorso della montagna deve essere inteso, non come legge universale, valida per tutti, ma come consiglio diretto ai più generosi, a quelli che ne sentono la vocazione.

Il gruppo scelto si limiterebbe ai vescovi, ai preti, ai religiosi e a qualche laico di azione cattolica.

Per la grande massa della gente comune basterebbero i dieci comandamenti, che sono anche troppo.

Non si dovrebbe esigere dai laici quello che Gesù propone nel suo discorso.

Opinione molto comune tra i cattolici, non come teoria ufficiale, ma come pratica della vita.

2/Il sermone della montagna deve essere spiegato e osservato} come qualunque altra legge.

Gesù è un Dottore della Legge.

Sarebbe venuto per codificare, in un modo nuovo, i comandamenti della Legge di Dio.

Anzi, Lui stesso disse che era venuto, non per annullare la legge, ma per completarla (Mt. 5, 17).

Il discorso della montagna è una legge} e deve essere applicata come un'altra qualunque.

Davanti ad una legge è proprio inutile lamentarsi e dire:
«è troppo difficile per me».

Davanti al tribunale, non vale la scusa:
«io non sapevo che questa legge esistesse».

Oppure:
«non l'ho osservata, perché una legge del genere,per me, è impossibile».

Tutti i cittadini devono agire in modo da stare sempre nella legge e la legge dalla parte del cittadino.

Perché, così, chi giudica non può procedere contro di lui;
e lui, con l'osservanza della legge, ha di che difendersi contro chi giudica.

L'osservanza del discorso della montagna cominciò ad essere, per molti, un mezzo di difesa contro Dio legislatore.

Si fecero studi profondi:
come fare, perché il cristiano non si senta condannato dal discorso della montagna?

Come fare per osservarlo integralmente?

Come fare perché il cristiano possa avere sempre la coscienza tranquilla e sentirsi nella legge, ed essere difeso dalla legge?

L'eccesso del raziocinio fece cadere molta gente nel cosiddetto legalismo, o casistica.

Il discorso della montagna sarebbe come il programma della televisione, che fa propaganda dell'utilitaria a rate:

«l'automobile è tua!
portatela a casa, oggi stesso!»
ossia, «il Regno di Dio è tuo!
beati i poveri!» (Mt. 5, 3).

Ma, sia nell'uno che nell'altro caso, le cose sono così difficili che né l'utilitaria né il Regno usciranno mai dalla vetrina.

Si tratta solo di una réclame (o promessa) o nient'altro.

3/Il discorso della montagna si propone di provocare alla penitenza.

Lutero tentò di osservare il discorso della montagna come se fosse una legge, ma non ci riuscì e finì col domandarsi...
alla fine, perché Cristo è venuto?

Per facilitare o per complicare la salvezza?


Per aprirci alla speranza o per precipitarci nella disperazione?

Lutero si accorse che mai e poi mai un uomo, per quanto si sforzasse, sarebbe stato capace di osservare quello che Cristo propone nel discorso della montagna.

Ma allora, perché il Cristo pronunciò il discorso della montagna?

Lutero si rispose così:
col discorso della montagna Gesù cercò di convincere gli uomini, una volta per tutte, che noi, con le nostre forze, non riusciremo mai a realizzare quello che Lui ci chiede.

Se Dio si fosse messo a esigere da noi tutto quello che doveva, avremmo potuto rinunciare definitivamente alla salvezza e andarcene diretti alla dannazione, senza biglietto di ritorno.

Perché ce lo mettessimo bene in testa, Cristo usò la pedagogia del discorso della montagna.

Là sta scritto quello che avremmo dovuto essere, ma che non saremo mai, né potremmo esserlo.

Gesù, a bella posta, ci ha proposto un ideale divino, assolutamente impossibile a noi.

Il discorso della montagna servirebbe per farla finita con l'orgoglio dell'uomo, di fronte a Dio.

Il fine sarebbe duplice:

anzitutto, l'uomo posto davanti a tali esigenze, dispera di poter raggiungere la salvezza con le sue sole forze;

è costretto a riconoscere la sua miseria e la sua radicale impotenza a salire, da solo, la scala del cielo.

In secondo luogo, il discorso della montagna serve a portare l'uomo a gettarsi nelle braccia della misericordia di Dio e a dire col pubblicano:

«Signore, abbi pietà di me, che sono solo un povero peccatore» (Lc. 18, 13).

L'uomo deve aspettarsi la salvezza esclusivamente da Dio e non dai suoi sforzi.

Dio gliel'ha promessa, perciò, si è compromesso a dargliela.

Dio non inganna.

Perciò l'uomo non deve fidarsi delle sue forze, perché le sue forze non sono capaci di conquistare niente.

Il discorso della montagna servirebbe solo a condurre l'uomo a Cristo, riconoscendo in Lui l'unico salvatore.

4/ Gesù non ha dato una legge) ma ha insegnato una mentalità.

L'opinione è oggi accettata da molti.

Attraverso un insegnamento molto concreto, servendosi di esempi e di fatti, Gesù ci starebbe educando ad una nuova mentalità.

Per esempio:
«Chi si adira col suo fratello, dovrà comparire davanti al tribunale,) (Mt. 5, 22) non sarebbe una legge che proibisce, anzi, non arriverebbe neppure a essere una legge, ma appena una maniera concreta di dire che chi crede in Gesù dovrebbe avere una mentalità tale che gli fosse impossibile anche la più piccola mancanza contro la carità.

È molto differente considerare il discorso della montagna come legge, come consiglio, come mentalità, o come esigenza reale ma impossibile.

La differenza che esiste fra le varie opinioni dice chiaramente che non si tratta di un problema di facile soluzione.

Vedremo, più avanti, che pensare di tutto ciò.

Il fatto è che le diverse opinioni ebbero grande influenza nella vita dei cristiani e, fino a oggi, influiscono sulla vita di molta gente.

Si disse:
«È una legge».

Ne risultò quell'infinità di regole e osservanze, tutte imposte in nome di Cristo, che misero tanta gente in angustia, in ribellione, per tutta la vita, senza capire un'acca dell'amore di Dio e del senso della vita.

Per loro, il Vangelo - che vuol dire «felice notizia» - di «felice notizia» aveva solo il nome.

Invece di pace e tranquillità, causava, e causa tuttora, angustia e disperazione di coscienza.

Per questo, molta gente non ne vuol più sapere di religione.

Si disse:
«è un consiglio».

Ne risultò quell'abitudine di predicare al popolo solo la morale dei l0 comandamenti.


Poco o niente ne sa il popolo dell'ideale del Regno di Dio.

La promessa del Vangelo non lo attraeva.

Agiva più per interesse e per paura.

Per non perdere il cielo, dopo la morte.

Si disse:
«È un mezzo per chiamare a penitenza».

Ne derivò quell'atteggiamento cristiano che non vede la terra che ha sotto i piedi e guarda solo al cielo, aspettando che le cose succedano senza la sua partecipazione.

Dio faceva tutto da sé;
l'opera dell'uomo era inutile;
Dio diventa il fac-totum.

Molti cristiani non vedevano neppure il rapporto tra Vangelo e lavoro, per trasformare il mondo e renderlo migliore.

Per loro il mondo è una porcheria, non serve a niente, neppure per comprarsi il cielo.

Non si disse, ma si pensò:
«sono soltanto belle parole! ».

E la religione e la fede furono soltanto una bella cornice messa intorno alla vita.

Restarono al margine, dove realmente scomodavano la coscienza degli uomini.

Fede e vita si separarono definitivamente.

Si disse «È una mentalità».

Ne derivò un atteggiamento vago, che non significa niente.

Ciascuno va dietro al suo capriccio, con piena libertà.

Si nega il bisogno della Scrittura e delle norme;
il Vangelo è tutt'altra cosa.

Non è facile trovare il punto giusto, da cui si possa valutare e capire tutta la profondità del messaggio racchiuso nel discorso della montagna.

Quanto alla terza difficoltà:

«perché Luca fa un discorso tanto differente?»

la risposta è stata data, in parte, nel capitolo precedente.

Basta fare alcune osservazioni.

Matteo scrive per i giudei convertiti.
Per questo, mise insieme frasi e discorsi di Gesù, che formassero una sintesi del messaggio del Vangelo, accessibile a loro.

Si capisce, allora, il continuo confronto tra l'Antico e il Nuovo, nel capitolo V.
Interessava i giudei convertiti.

Luca scrive per i pagani convertiti.
Ad essi non interessava tanto il confronto tra la morale instaurata da Gesù e la morale dell'Antico Testamento, per cui Luca lo omette del tutto, e conserva appena quello che interessa ai suoi lettori.

Segue l'esempio di Matteo:
sintetizza il pensiero di Gesù, non per i giudei convertiti,
ma per i pagani convertiti.

Ambedue cercano di essere fedeli al Vangelo:
il Vangelo si propone di «convertire» e provocare un cambiamento nella vita.

La fedeltà al Vangelo esige che il messaggio di Cristo sia presentato in modo tale che raggiunga la persona nella sua vita concreta.

La vita concreta dei pagani convertiti era differente da quella dei giudei convertiti.

In nome della fedeltà, le parole di Gesù dovevano essere presentate in modo differente all'una e all'altra categoria di persone.

Inoltre, bisogna ricordarsi che Matteo aveva di mira i «professori di religione».

I professori di religione, in generale, non hanno né tempo né modo di fare una sintesi della materia.

Vanno sempre in cerca di un manuale, dove possano trovare raccolto tutto quello che si può dire su uno stesso argomento.

Matteo si incaricò di farlo, e riunì, sotto forma di discorso, tutto quello che si riferiva al comportamento necessario per entrare a far parte del Regno.


SEGUE..




Una stretta di [SM=g1902224]



Pierino



[Modificato da mlp-plp 26/11/2009 15:47]
contatto skype: missoltino 1
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