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"Viaggiando" nella Bibbia..cosa si "Scopre"?..cosa dicono gli Esegeti?

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2013 17:09
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[SM=g6198] [SM=g6198] CAP. XII (seconda parte) [SM=g6198] [SM=g6198]

il discorso della montagna:
consiglio, legge o ideale?






4. La vita di una persona spiega e dà senso alle parole che dice



In mezzo a tante opinioni contrastanti, non è facile definire quale fu il genuino pensiero di Gesù!

L'esegeta corre sempre il rischio di presentare le sue idee personali, come se fossero di Gesù.

Tuttavia è pur necessario fissare dei criteri che ci aiutino a vedere con chiarezza come orientare la nostra vita.

Perché quello che diremo non sia soltanto il nostro pensiero, ma corrisponda davvero a quello che il Vangelo ci dice di Gesù, credo che sia indispensabile situare il discorso della montagna dentro l’ambiente generale della vita di Gesù e vedere come Lui viveva e praticava ciò che insegnava e proponeva agli altri.

La vita di Gesù ci darà la chiave per aprire la porta che ci introduce dentro il discorso della montagna.

Per esempio:
Gesù disse che non ci si deve arrabbiare (Mt. 5, 22), ma Lui andò su tutte le furie e non una sola volta (Mt.3, 5).

Arrivò al punto di fare una frusta e cacciare i venditori dal tempio (Gv. 2, 5).

Gesù disse che non si possono insultare gli altri ma Lui stesso insultò e usò parole molto forti contro gli altri:
«Ipocriti» (Mt. 23, 27),
«Figli di assassini» (Mt. 23, 31),
«Sepolcri imbiancati» (Mt. 23, 27),
«Serpenti! Razza di vipere» (Mt. 23, 33).

Disse che bisogna dare la guancia destra a chi ti percuote sulla sinistra (Mt. 5, 39).

Ma Lui stesso, quando ricevette uno schiaffo, non offerse l'altra guancia.

Anzi, protestò energicamente e reagì con decisione:
«se ho parlato male, dimostramelo;
e se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv. 18, 23).

Disse che non dobbiamo preoccuparci col mangiare, col bere, col vestire, ma Lui aveva con sé i 12 apostoli che pensavano a tutto (Mt. 16, 7).

E anche un gruppo di «pie donne» che «gli davano assistenza con le loro sostanze» (Lc. 8, 3).

Disse che non si devono giudicare gli altri (Mt. 7, 1), ma Lui li giudicò quando disse al popolo:
«Fate tutto quello che i Farisei vi dicono, ma non imitate le loro opere, perché loro dicono, ma non fanno» (Mt. 23, 3).

Non si può ignorare questo modo di vivere di Gesù, quando vogliamo spiegare il vero senso delle sue parole.

Dalla vita ci vengono gli elementi per spiegare il vero senso delle parole.

Vita vissuta e parola pronunciata sono come la cassa di risonanza e le corde:
formano un tutto inscindibile, l'unità della chitarra che trasmette la musica e il messaggio del discorso della montagna che arriva fino a noi.

Inoltre, succede oggi al discorso della montagna, lo stesso fenomeno che si verificò con la persona di Gesù Cristo:
si danno molte opinioni, tra le più disparate, ma nessuna riesce ad esprimere tutta la realtà.

Tutti si sentono in dovere di dare pareri ma nessuno coglie nel segno: non è una legge, non è per una é1ite, non è per gettarci nella disperazione, non è solo una cornice, né soltanto una mentalità... Ma, allora, che è?

La stessa cosa accadde anche a Gesù.

Tutti lo conoscevano, l'avevano sentito parlare e davano pareri su di Lui.

Alcuni erano perfino molto belli, ma erano come le bolle di sapone dai mille colori:
appena le tocchi, svaniscono.

Una volta Gesù riunì i suoi discepoli, per fare un'indagine sull'opinione del popolo a suo riguardo:
«Chi dicono che io sia
?» (Mc. 8, 23).

Risultato spaventoso:
nessuno ci indovinava.

Chi diceva che era Giovanni Battista o Elia, chi pensava che fosse un profeta (Mc. 8, 28).

Mettendo insieme le opinioni, sparse lungo i vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento, si nota la grande varietà dei giudizi dati su Gesù e sul suo messaggio:
«uomo di Dio» (Gv. 3, 2),
«agitatore che sovverte il popolo» (Lc. 3, 2),
«il profeta Geremia» (Mt. 16, 14),
«il profeta promesso e atteso» (Gv. 6, 14),
«un pericolo permanente per il popolo» (cf. Gv. Il, 47-50),
«un distruttore delle sante tradizioni» (Mt. 26, 61),
«un uomo che non viene da Dio, perché non osserva il sabato» (Gv. 9, 16), «pazzia e scandalo» (1 Cor. 1, 18.23),
«mangione e beone, amico dei pubblicani e peccatori» (Mt.11, 19),
«il Messia o Cristo» (Mc. 8, 29).

In fondo in fondo, ciascuno giudica Gesù da quello che ne sa, da quello che è e che vuole.

Lo riducono alle dimensioni dei loro pensieri.

Cristo, là dentro, ci sta stretto.

Sta stretto negli schemi inventati da noi.

Prima o poi, li fa crollare tutti, con la forza del Nuovo, che è Lui.

Come si vede, accadde a Gesù quello che sta accadendo al discorso della montagna.

Ma perché nessuno ci indovina?

Forse un esempio popolare, preso dalla vita quotidiana, può aiutarci a capire il problema:

Cento anni fa, un povero contadino, un giorno, andò in città e per la prima volta vide un aereo:

«una grande carcassa di ferro lucente, con due grandi ali, che si alzava da solo da terra e volava».

Tornando al suo paesetto, dove nessuno ancora aveva visto, né aveva sentito parlare di aereo, cercò di spiegare che cosa era un aereo.

Quando ebbe finito di parlare, ognuno cercò di dire la sua, per spiegare quello che aveva capito:
«Vola?»
«Vola sì, ma non batte le ali»;

«Fa chiasso?»,
«Altro che!
Ma la voce non esce dal becco»!

«Ha il becco?»
«Sì, ma non lo apre».

«Mangia e beve?»
«Beve la benzina, ma non ha stomaco»

«Digerisce?»
«Sembra di sì, perché tutto il liquido sparisce nel suo ventre, ma non ha intestino»

«Vola da solo?»
«Vola, ma non è vivo» «Ma come è possibile una simile cosa, amico mio! ».

Nessuno riuscì a farsi un'idea esatta di quello che fosse un aereo.

Il poveretto cercò di paragonare l'aereo a tante cose, che i suoi amici conoscevano.

Ma l'aereo era una cosa così nuova, che non c'era verso di paragonarlo, costringendolo ad entrare nelle categorie familiari a quel popolo.

Solo vedendolo con i propri occhi e toccandolo con le proprie mani, avrebbero potuto capire e rendersi conto che cosa fosse quella carcassa meravigliosa, di cui il loro amico parlava con tanto stupore.

Successe così a Gesù e così succede anche oggi al discorso della montagna.

La persona, la vita, le parole di Gesù furono così nuove e differenti che non entravano nella testa del popolo di quel tempo e neppure del tempo nostro.

Cercarono e cerchiamo ancora di paragonarlo a cose e persone di nostra conoscenza:
Giovanni Battista,
profeta,
uomo di Dio,
legge,
causa di disperazione,
consiglio,
mentalità,
cornice.

Ma, tutti i nostri concetti messi insieme non sono capaci di arrivare alla radice, là dove Gesù pensa e agisce.

Non c'è verso di capire chi è Cristo e che senso abbia il discorso della montagna, usando solo le idee, che nascono da noi.

Sputiamo sentenze e non cogliamo nel segno.

Perché, prima di Gesù, Dio mai si è fatto così piccolo, così vicino?

Così umano, così nascosto dentro la vita?

Era così nuovo, che soltanto vedendo e toccando da vicino Gesù in persona, convivendo con Lui, poteva darsi che la mente del popolo si aprisse per capire chi fosse Lui e che senso avesse il discorso della montagna.

Qui sta la chiave per capire il discorso della montagna.

Dove mai ci porterà il «nuovo», incarnato nella vita di Gesù?

SEGUE..



Una stretta di [SM=g1902224]



Pierino



contatto skype: missoltino 1
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